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Autore: Amantea    26/02/2016    19 recensioni
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande". (Jorge Luis Borges, L'Aleph)
Il mio modo di celebrare l'amore eterno di Oscar e André, attraverso la voce di chi ne fu l'unico complice e testimone.
[...]L'uomo guarda la scacchiera d'ombre e luci che danza dinanzi ai suoi occhi, e la trova quasi bella.
Una brezza leggera risveglia le fronde, l'oceano non è lontano da lì. In certe giornate limpide e schiette si può quasi spingere lo sguardo fino all'orizzonte e credere di vederci il bianco spumeggiante delle onde. Vere però sono le vele che, lente, si stagliano in quel biancore, il punto in cui il mare svapora nel cielo.[...]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Madame Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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LA  FELICITA'  PIU'  GRANDE
"[...] ma egli ebbe quello che il suo cuore bramava, e tardò molto ad averlo, e forse non c'è felicità più grande".
(Jorge Luis Borges, L'Aleph)




-8-

«Quando la tua anima è pronta, 
lo sono anche le cose»

(William Shakespeare)


Taglia per i campi, spronando il cavallo al galoppo, i contorni che si fanno sfumati in un'acquerugiola grigia e informe che svapora non appena tocca il suolo, e si rifrange di schizzi nell'urto tra gli zoccoli, e l'erba.
E nella testa, gli occhi di Camille... gli risuonano dentro, più delle parole, come se fossero stati fatti di segni e voce, come se li avesse visti scorrere nei suoi, al pari delle sillabe stampate in un libro, lettera dopo lettera, e le lettere composte in parole, e le parole in frasi, e quelle in concetti e segni. E se le parole evocano immagini (oh, grande è il loro potere sulla nostra mente, sì che non siamo mai soli, se leggiamo, perché la testa si affolla di miraggi, e un universo parallelo si schiude ai nostri occhi), ecco che tutto assume un significato nuovo e inusitato.

Cos'è che vediamo, cos'è che vogliamo vedere veramente.
Cosa la mente accetta, e crede, e tutto il resto cancella.

Il pianto di Rosalie ad accoglierlo, le mani sbiancate in grembo conficcate l'una nell'altra.
Le mani forti di Bernard a bloccarlo, prima che erompesse a cercarli, nella stanza adibita a ospedale di fortuna per i feriti del 14 luglio.
E i suoni che arrivano confusi, parole che non trovano riscontro.
- Alain, Oscar avrebbe voluto che... Oscar e André avrebbero voluto tornare assieme ad Arras -.
E poi solo rimpianto, dolore, rabbia... strano come il cuore erompa e non si spezzi, deflagri e non si spenga. Come si rimetta assieme, un poco storto, come un osso saldato malamente. Che per tornare a posto, ha forse da rompersi di nuovo, e provare a ricomporsi, enumerando i pezzi.
Così si sentiva in quel momento, le gocce di pioggia a incidere la pelle, l'orizzonte acquoso, fin dentro lo stomaco, a squassarlo un poco, e rivoltarlo.

Scende da cavallo, i passi decisi, fin dentro casa.
L'angolo degli attrezzi, la pala afferrata con decisione, e poi fuori, di nuovo.
Perché Oscar non avrebbe mai fatto passare tanto tempo senza dare notizie. Perché il suo Comandante avrebbe condiviso il suo piano con lui, se solo avesse potuto. Come ogni volta che c'era una missione da compiere, perché era lui, ed André, che si portava appresso. Perché era l'unico soldato di cui si fidava. Perché sapeva che avrebbe venduta cara la pelle, per lei e per André. L'unico a cui avrebbe affidato la propria vita. L'unico che li conosceva. L'unico amico che avevano. L'unico che non li avrebbe traditi mai...
E allora forse, se il racconto di Camille aveva una qualche probabilità di essere vero, non doveva essere stata un'idea di Oscar.
Forse era stata un'idea di quel Bernard, abituato a redigere piani, a calcolare percorsi, a stimare esiti e iniziative. Lo aveva fatto nei panni del cavaliere nero. Lo aveva fatto il giorno che aveva radunato migliaia di persone per chiedere la liberazione dei dodici soldati della guardia. Lo aveva fatto ancora, prima e durante l'assalto alla Bastiglia.
Non Rosalie... troppe lacrime per restare lucida. Ma ella conosceva bene il comandante, i luoghi della sua infanzia, intuiva forse persino l'amore che la legava ad André.
Avrebbe potuto suggerire a Bernard il luogo, e questi pianificare il resto.
I cadaveri quel giorno abbondavano. Non sarebbe stato difficile chiuderne due in una cassa, magari con le giubbe da soldati. E nel frattempo trafugare in qualche modo i due feriti, verso un luogo sicuro, in attesa che le ferite guarissero, che la situazione si acquietasse un poco, e poi... permettere loro di ricominciare a vivere, da qualche parte, insieme. E se anche fosse stato spedito un messaggio... era cosa risaputa che le lettere venissero trafugate dai postali, o perdute.

Sbatte il cancello sotto la sua irruenza, le scarpe che affondano un poco nel fango, i fiori che si sporcano.
Poche falcate, la lapide bianca che si staglia un poco inclinata all'indietro, il roseto che rifulge nei verdi rinnovati dalla pioggia.
E le mani, grandi e salde, che impugnano il legno, e un mugolio soffocato, il ferro che s'incunea nella terra, e lì rimane.

- No!!-.
E' quasi un grido, ma non trema la voce. Arriva, dritta e ferma, a far vibrare la pala, il piede sul bordo a fare forza, lo sguardo fisso, volto in basso, fosco come quel nero di fango e terriccio, e allo stesso modo dilaniato.
- No -.
La voce è più vicina adesso.
Come un fruscio lieve di stoffa bagnata, di fiori carichi d'acqua, che piegano il capo, ma solo per poco, e non è resa, ma solo accettazione.
E la sua mano, tremula e ruvida di pioggia, eppure calda, e lieve e forte al contempo, come quella notte, sotto la pergola.
La sente di nuovo, che attraversa il tessuto della giacca, come se fosse a pelle, e si spande (una goccia di colore in una pozza nera, che la tinge e la rischiara: quasi una magia).

- Io devo sapere!! -.
Un urlo, questo, invece. Che esce senza poterlo trattenere o controllare, come se fosse stato sopito troppo tempo, e ora ha fretta di venir fuori.
- Non ho passato giorno che non mi sentissi in colpa di essere vivo... Vivo, io, al posto loro. Non è passato giorno che non desiderassi essere morto anch'io! Che non mi chiedessi che peccato avessi mai commesso, per ritrovarmi l'unico sopravvissuto di ogni persona cui avessi voluto bene. Mia madre, mia sorella, i miei compagni di brigata... Se nemmeno l'amore ti salva dalla morte... perché io... perché io!! -.
La mano lo segue, nelle ginocchia che son piegate contro il suolo, nei singhiozzi che escono e che non riesce a fermare.
E solo allora la guarda.
Una nuvola di zucchero che l'acqua non dissolve, raccolta in ginocchio accanto a lui, i capelli disciolti in ciocche pesanti e lunghe, le margherite scivolate, come una ghirlanda senza intreccio, i gambi ravvolti dall'oro reso scuro dalla pioggia. E su tutto, gli occhi, liquidi e profondi, come certi fondali, dove non arrivano le onde, ma solo certe correnti, così antiche da sembrare quasi immobili.
- Forse perché dovevi avere cura del loro ricordo... -. Sale lenta la mano, a incontrare la spalla, e poi il viso, e l'altra pure, e ora entrambe circondano il suo volto, così ingenue eppure coraggiose, perché non le è sfuggito lo sguardo che ora la investe, che le entra dentro e la denuda.
- Forse perché dovevo trovarti io... per questo sei rimasto qua. Perché ti trovassi io -.
Cade in terra il legno, e sono rapide le mani ad aggrapparsi a quel viso di fanciulla, un poco sgraziate nello scostare i capelli, ma calde nell'accarezzarne il contorno, e poi immense, immense e testarde a trattenerlo.
- Non è importante, Alain... Che siano loro, sepolti qui. Oppure qualcun altro... non è veramente importante. E' il momento di vivere... se ti senti pronto, solo questo conta. Vivere -.
E' poco più di un soffio, che rimbomba nel petto.
- Vieni in Inghilterra con me -.
Gli occhi che si cercano, che cercano ombre e non le trovano. Che pongono domande, senza quasi rendersene conto, e ottengono risposte, anche a ciò che ancora non si è nemmeno chiesto.
- Non sei libera -.
- Lo sarò -.
- Non puoi chiedermi di esserci solo per un capriccio. Non riuscirei più a staccarmi da te -.
- Non farlo... ti chiedo di esserci, giorno dopo giorno. Io e te... vieni in Inghilterra con me, Alain -.




L'uomo si deterge la fronte con il dorso della mano, più volte.
Una goccia di sudore, minuscolo cristallo di sale, gli pungola un occhio, costringendolo a strizzare le palpebre per sfuggire a quel piccolo bruciore.
Sistema le spalle contro il tronco, flesso un ginocchio e allungato l'altro, scioglie con gesti lenti il fazzoletto che porta annodato sotto la gola e se lo passa sul collo e la nuca.

L'uomo guarda la scacchiera d'ombre e luci che danza dinanzi ai suoi occhi, e la trova quasi bella.
Una brezza leggera risveglia le fronde, l'oceano non è lontano da lì. In certe giornate limpide e schiette si può quasi spingere lo sguardo fino all'orizzonte e credere di vederci il bianco spumeggiante delle onde. Vere però sono le vele che, lente, si stagliano in quel biancore, il punto in cui il mare svapora nel cielo.
Più volte ha immaginato di lasciare la terraferma e imbarcarsi. Ricominciare, reinventarsi... una rinascita.
Si alza, gli occhi fissi ad abbracciare il campo.
Lentamente, assaporando ogni contorno, a imprimersi nella mente ogni profilo, ogni suono, ogni profumo.
Si china, e raccoglie la sacca appoggiata sull'erba.
Un gesto rapido, ed eccola che penzola sul dorso, una mano all'imboccatura e al laccio che la stringe con fermezza.
L'altra mano in tasca, e poi volge le spalle. I passi, uno avanti l'altro, senza incertezza alcuna, verso l'oceano, e la vita che l'attende, con Camille.

Un sibilo leggero stormisce l'erba e le foglie, danza le corolle del trifoglio, solleva un poco la polvere asciutta e fine del sentiero, la smista, e la ricade.
Confonderà le orme a poco a poco, rimescolerà i passaggi, e nulla sarà successo per davvero
E' il vento che parla, e narra le sue storie. Anche se nessuno lo sta ad ascoltare.
Un uomo, e una ragazza.
Un'estate di secoli fa, ad Arras, tra un campo, una pergola, e i ricordi di un amore eterno, come solo chi ama davvero capisce e sa.




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Grazie di cuore a chi ha seguito questa mia storia, dall'inizio, e chi si aggiungerà.
Grazie a chi ha lasciato una traccia, pubblica o privata, a chi ha seguito, preferito, ricordato, e ancora lo farà.
Amo il personaggio di Alain e credo che non riuscirei a farne ritratto più intenso di questo (almeno per le mie corde, intendo).
Un grazie di cuore a MARIAN che in un pomeriggio di chiacchiere suggerì il nome per Camille.
Spero che la storia non vi abbia deluso.
Un grazie di cuore, con affetto
Amantea








 

   
 
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