SMALL
STEPS INTO OBLIVION
Appuntamento
con sorpresa
Perché
Aki fosse lì, non l’aveva ancora ben compreso;
sì, sapeva perfettamente perché
fosse lì, ma non riusciva a capirne il motivo di fondo.
Sentiva che c’era
qualcosa che non quadrava, anche se stava cercando di ignorare quella
sensazione che le attanagliava il cervello.
Marco
la guardava in modo strano; non era il modo in cui un ragazzo guarda
una
ragazza da cui è attratto. Togliendo che Aki stesse
mangiando alla stregua di
uno scaricatore di porto, ma quelli erano dettagli. Insomma, era strano, non sapeva spiegarne il motivo
ma lo era e basta.
Ignorò
se stessa, com’era solita fare, e continuò a
mangiare, curandosi di sembrare almeno
decente agli occhi di Marco.
Quello,
manco a dirlo, sorrideva senza un apparente motivo, standosene in
silenzio.
Solo dopo che la cameriera venne a chiedere se volessero altro, e se ne
fosse
andata con le loro ordinazioni per il dolce, iniziò a
parlare. Non che prima
non lo avesse fatto, solo che erano entrambi molto impegnati a mangiare
piuttosto che a conversare, manco fossero stati dei profughi del
Bangladesh.
“Allora,
Aki, ti starai chiedendo perché ti ho chiesto di
uscire”
In
effetti, era proprio così; solo che non aveva ancora avuto
il coraggio di
chiederglielo.
Marco
sorrise benevolo, e questo la fece un poco tranquillizzare, ma quella
strana
sensazione alla bocca dello stomaco proprio non voleva lasciarla andare.
“Ti
devo chiedere un favore, prima di rivelartelo” disse il
biondo, serio.
“Spara”
rispose Aki, ingollando l’ultimo pezzo di cibo rimastogli in
bocca e mettendosi
in posizione per ascoltare dignitosamente ciò che Marco
aveva da dirle.
“Non
vorrei distruggere i tuoi sogni, ma non l’ho fatto per
iniziare una relazione
con te, quindi ti prego di non dare in escandescenze”.
Spiazzante,
davvero; e anche forse un po’ affrettato ma meglio
così. Aki apprezzava le
persone sincere e dirette, che non t’intortavano con inutili
giri di parole.
Doveva ammettere che però un minimo di delusione aveva preso
il sopravvento, ma
non lo diede a vedere.
“Mi
dispiace” aggiunse Marco, e lo sembrava davvero.
“Non
ti preoccupare” sorrise lei, quasi amaramente. Dopotutto era
ben abituata a
questo genere di cose, ma decise di passarci sopra; pensarci e dare
troppo peso
alla faccenda era qualcosa su cui non valeva la pena porre la propria
attenzione.
Marco
la scrutò per qualche secondo, senza dire niente. Era ovvio
che ci fosse
rimasta male, ma lui non poteva fare altrimenti. Sicuramente avrebbe
apprezzato
molto di più quello che le avrebbe detto da lì a
breve.
“Però…”
iniziò lei, curiosa di sapere il perché di tutto
quel trambusto.
“Perché
ti ho invitata ad uscire comunque?” la anticipò il
biondo. Aki annuì.
“Per
Ace” disse tranquillamente Marco, affondando il cucchiaio nel
suo budino al
cioccolato.
“Per
Ace?” ripeté Aki dubbiosa.
“Sì,
perché se non fossi arrivato io a salvare la situazione,
probabilmente
riuscirebbe a non rivelare mai quello che pensa sul serio”.
Era
serio, estremamente serio, ma Aki non riusciva ancora a capire il suo
discorso.
“Scusa
Marco, non ti seguo” disse, infatti, confusa.
Quello
rise piano, chiudendo gli occhi e lasciando che la testa gli si
voltasse verso
l’alto. Pareva davvero divertito, e questo suo atteggiamento
finì per
infastidire Aki.
“Ace
è innamorato di te”.
Spiazzata
un’altra volta. Credette di aver avuto
un’allucinazione uditiva; non poteva
essere vero quello che era uscito dalla bocca di Marco.
“Co…cosa?
Non starai dicendo sul serio!” la sua voce uscì
più acuta di quanto non
volesse, e ciò fece ridere di nuovo il ragazzo seduto
davanti a lei.
“Hai
capito bene, e penso che anche per te sia la stessa cosa” era
tranquillo,
Marco, e non faceva una piega durante il suo discorso. Sapeva di avere
ragione,
e in quella conversazione si trovava perfettamente a suo agio, al
contrario di
lei.
“Io
non credo che…” tentò di arrampicarsi
sugli specchi, Aki, finendo per fissare
il suo dessert. Era rossa fino alla punta delle orecchie.
“Aki?”
le domandò Marco, aspettando che lei alzasse gli occhi per
guardarlo in faccia.
Ci volle un po’, ma lo fece. Aveva un’espressione
seria dipinta in volto.
“Non
dirmi bugie”.
Lei
sospirò, affranta.
“Hai
ragione. Sono innamorata di lui, ma non credo che questo possa cambiare
le
cose” sputò amaramente, non senza imbarazzo,
abbassando nuovamente lo sguardo.
“Oh
sì, invece” controbatté il biondo,
convinto.
“E
come?” i suoi occhi schizzarono immediatamente in quelli del
suo interlocutore,
attenti. Lui sorrise.
“Basta
solamente che la smettiate di fare il gioco del silenzio; e la
piantiate di
essere idioti” lo disse facendo una pausa a effetto.
Aki
iniziò a torturarsi le mani, e Marco intuì quale
doveva essere il suo problema.
Lei non era stupida, e proprio per questo aveva preso in considerazione
tutte
le possibilità che potevano esserci in una situazione del
genere.
“Marco
io…non potrebbe essere un momento
peggiore…” confessò, con gli occhi che
iniziavano a diventare lucidi, che scostò per non farli
vedere.
“Per
Perona intendi?”.
Quel
ragazzo non aveva proprio mezzi termini.
Aki
annuì sconsolata.
“Non
ti crucciare, per me è tutta una messa in scena!”
sbottò inaspettatamente
Marco, e ciò attirò l’attenzione della
ragazza su di sé un’altra volta. Sembrava
seccato.
“Che
cosa vuoi dire?” chiese curiosa di quella svolta cui, forse,
non aveva pensato
abbastanza.
“Questa
storia mi puzza, e sono convinto che alla fine la verità
verrà a galla”.
Dopo
quella frase, ad Aki si sciolse qualcosa che pareva essere rimasto
lì da troppo
tempo; non seppe dire che cosa fosse, solamente, si sentiva meglio.
“Comunque…”
ricominciò quello, vedendo la faccia perplessa della ragazza.
“Vedrai
che le cose andranno per il meglio, solo, cerca di non essere stupida
tanto
quanto lui”.
“Credo
che non sia così difficile” ridacchiò
lei, ma sapeva perfettamente che Ace non
lo era per nulla. Marco sorrise di rimando a quella battuta.
“In
amore tutti sono stupidi” e lo disse con un tono di chi la sa
davvero lunga.
“Parli
come uno che ne ha passate tante” azzardò Aki,
senza nascondere quel velo di
curiosità tipico delle donne per le questioni di cuore.
“Oh
già” ma non aggiunse altro, e Aki non volle
insistere. Se avesse voluto, glielo
avrebbe detto lui stesso, di certo non sarebbe stata lei a forzarlo.
“Anche
Ace quando ho detto che uscivo con te a pranzo, ha sfoderato la sua
espressione
più stupida per dire senza parlare che non era per niente
d’accordo” ridacchiò
Marco, ricordando la faccia contratta del suo amico quando aveva
appreso la
notizia. Aki sorrise un poco, felice di quello che aveva appena sentito.
Inevitabilmente
erano tornati al discorso di partenza.
“A
proposito di Ace, comunque” ricominciò, e Aki si
rabbuiò un poco.
“Non
preoccuparti, i suoi sentimenti nei tuoi confronti sono veri, solo che
deve
ancora capirlo. Per questo ti ho portata fuori a pranzo, per far
sì che almeno
uno dei due usi il cervello, e tu mi sembri la persona più
adatta” finì la
frase, mentre Aki arrossiva un po’, lusingata.
“Grazie…”
sussurrò grata, con un filo di voce.
“Non
ringraziarmi, almeno non ancora. Stareste bene tu e lui”
costatò pensoso, e si
portò un’altra cucchiaiata di budino in bocca, che
era arrivato poco prima. Aki
avvampò fino alla punta delle orecchie.
“Non
penso di essere proprio il suo tipo…”
rivelò a malincuore, passando in rassegna
tutte le ragazze che Ace si era portato a letto. Ben vestite, ben
truccate,
magre e con due gambe che svettavano verso l’alto senza
un’apparente fine. Lei
era esattamente l’opposto.
“Oh
invece io credo di sì. Chiediti perché non ha mai
funzionato con le altre” la
stuzzicò Marco, capendo che lei si sentiva a disagio e
interpretando alla
perfezione i suoi pensieri. D’altronde anche lui conosceva
Ace molto bene, e
sapeva quasi certamente di aver ragione.
Finirono
di mangiare e, dopo che Marco ebbe pagato il conto –non
dietro a lamentele da
parte di Aki che insisteva per pagare almeno la sua parte-, uscirono
dal locale
con la pancia piena.
“Marco?”
lo chiamò Aki, prima di dividersi per tornare ognuno a casa
propria.
“Mh?”
“Grazie”
e gli diede un grosso bacio sulla guancia, prima di salutarlo e
scomparire
dietro l’angolo.
Il
biondo sorrise, convincendosi ancora di più che quella
ragazza era
assolutamente quella giusta per Ace; e niente gli avrebbe mai fatto
cambiare
idea.
ANGOLO
DELLA
DEMENZA
Miei
prodi lettori, sono tornata, finalmente. O non finalmente,
dipende dai casi. Non mi uccidete, vi prego, perché vi
assicuro che sto
procedendo con la storia, adesso che la sessione esami è
finita e ho un
briciolo in più di tempo. Inoltre mi sono pure messa a
dieta, e quindi avrò più
tempo da dedicare alle mie storie in quanto non posso occuparlo per
mangiare.
Per chi non ci avesse capito un accidente in questo capitolo
(credetemi, è passato così tanto tempo che la
prima stesura ho dovuto
modificarla, perché non mi ricordavo assolutamente di aver
commesso errori
madornali rispetto alla trama principale…che beota),
può andare qui
per trovare il capitolo di Oblivion che ha lasciato dubbi su
dubbi a tutti voi (?) e anche a me.
Ecco il fatidico incontro tra Aki e Marco, e devo dire che
l’intelligenza di quest’ultimo non manca mai. Sia
fatto santo che tra quei due
babbei non so che faccia la peggio figura. Comunque, spero possiate
apprezzare
anche questo capitolo! Presto arriverà anche quello nuovo di
Oblivion, abbiate
fede in questo!
A presto! :D