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Autore: EcateC    29/03/2016    6 recensioni
Tom Riddle è il classico uomo che piace alle donne. È bello, è carismatico e sa di potere, all'apparenza non potrebbe essere più perfetto. Ma attenzione però, il serpente più velenoso si nasconde proprio tra i fiori più belli. L'hanno imparato a loro spese sette protagoniste, alcune innocenti e altre colpevoli, rappresentanti ognuna una qualità importante per lo stesso Tom.
Se volete scoprire chi sono, e soprattutto se volete sapere chi è la sua preferita, questa storia fa al caso vostro.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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note: Eccoci arrivati alla fine! ^^ volevo solo anticipare che gli errori che ci sono nelle frasi di Rodolphus Lestrange sono fatti apposta perché ho voluto esasperare il suo accento francese (e che le traduzioni sono alla fine) spero che vi piaccia

 

 




 

-Ma dove ho sbagliato?-

Di fronte allo specchio della toeletta, l'algida e fredda signora Black era presa da ben gravi tormenti famigliari. Prima c'era stato lo scandalo di Andromeda, che aveva macchiato il buon nome e la reputazione dei Black, e ora la sua indomabile figlia maggiore aveva deciso di “intraprendere la carriera militare e affigliarsi a un'associazione a delinquere”, così come aveva efficacemente affermato il suo eccentrico cognato Alphard Black.

-Via cara, lo sai come è fatta, lasciala fare...-

-Lasciarla fare!?-

Druella non poteva credere alle sue orecchie.

-Cygnus, per Salazar, è proprio perché so come è fatta che mi preoccupo!- lo rimproverò la moglie, costernata -Come credi che andrebbe a finire se quell'uomo lo venisse a sapere? Credi che avrebbe pietà di lei? Lei è ancora così ingenua, poverina... No, bisogna mettere fine a questa storia. Domani le andrò a parlare io e le proibirò di pensare ancora a queste follie-

Detto questo, Druella chiuse forte la trousse, come per voler sottolineare la decisione appena presa.

Per lei, il discorso era chiuso.

Sua figlia non avrebbe mai e poi mai rischiato la vita per compiacere quel... mago, non dopo che lei lo aveva conosciuto così bene. Già le pareva di vederlo, Tom, mentre si svagava con la sua bambina piena di false speranze. Già vedeva quanto si sarebbe divertito a raggirarla, a illuderla, a depistarla, a... No, assolutamente no.

-Salazar, ma cosa ho fatto di male per meritare un tormento del genere!- esclamò melodrammatica, mettendosi una mano nella fronte -È una signorina, Per Salazar, non un Mangiamorte! E quell'uomo...-

La donna smise di parlare, tanta era l'angoscia che l'affliggeva.

-Il Signore Oscuro è un mago decoroso e ragionevole- le disse duramente il marito -Sono certo che Bellatrix non correrà alcun pericolo insieme a lui, anzi-

Druella lo guardò come se fosse un alieno.

-Ma cosa dici? Parli come se si fossero già incontrati-

Cygnus non rispose, si sedette sul letto con un'espressione stanca e gli occhi fissi in un punto.

-Cygnus?- continuò Druella, atterrita -Cygnus, ti prego...-

-È la nostra occasione. Non abbiamo avuto figli maschi, è l'unico modo che abbiamo per non restare esclusi dal mondo e per godere di un minimo di considerazione da parte sua-

Druella capì subito e si sentì mancare. Una bomba di rabbia, paura e disgusto esplose dentro di lei e la fece alzare di scatto, con gli occhi lucidi e i pugni chiusi.

-Hai venduto nostra figlia nelle mani di un assassino- lo accusò con un filo, tremante, di voce -Hai fatto questo? HAI FATTO QUESTO?-

-NON L'HO VENDUTA! HA FATTO TUTTO LEI!- sbottò l'uomo, dando un furioso pugno nel letto -Lei è andata da lui, lei gli ha parlato di nascosto e lei si è scelta quel destino, non osare addossarmi colpe che non ho, donna, non te lo permetto!-

-E perché non l'hai fermata!- gli gridò disperata

-Perché lui aveva già deciso. La vuole come allieva- le rivelò, con un'ombra di dispiacere nello sguardo.

-Che cosa? Ma, come... Perché lei?-

-Non lo so- sospirò il mago – Ma Lord Voldemort non si può contraddire

   
                                                                                                               ***

 

          

-È potente, mio padre dice che è il più potente mago oscuro mai esistito sulla terra. Ha detto che riesce a uccidere perfino con la mente, solo guardandoti negli occhi, e lo fa spesso-

-E il serpente con cui gira? È impressionante, mai visto un'anaconda così grossa prima. E poi si parlano fra loro, l'Oscuro sa parlare il serpentese come Salazar Serpeverde-

-Certo che parla il serpentese, è l'erede di Salazar...-


Bellatrix Black è sempre stata attratta dal potere.

Un'attrazione patologica, anormale per una ragazza della sua età, che l'ha sempre portata a vivere con una certa insofferenza le dinamiche della vita quotidiana. Confondeva la debolezza con la mitezza, la povertà con la mediocrità e detestava con ogni cellula del suo corpo essere nata donna. Non tanto perché non si sentiva tale, quanto perché era presunto che gli uomini, come le avevano inculcato a forza nel cervello, fossero più potenti delle donne.

Eppure lei si sentiva – non a torto- molto più forte, intelligente e potente di molti ragazzi che aveva conosciuto, e viveva nella costante esigenza di dimostrarlo. La sicurezza che riponeva in se stessa era davvero mirabile, nessuno era mai riuscito a scalfire la sua corazza di ferro e fuoco, o almeno nessuno che non fosse Lord Voldemort.

Lui sì, che era più forte, più intelligente e più potente di lei.

Lui, che l'aveva convinta che essere donna non era poi così male, anzi.

Ma è chiaro che quando si ama troppo non ci si rende conto della realtà delle cose. La carente obiettività di Bellatrix nei confronti dell'Oscuro Signore fu dovuta proprio dal suo amore indescrivibile e inenarrabile, tanto grande da potersi considerare un'attenuante di tutti i suoi crimini.

 

                                                                                                                        ***

 

Bellatrix ascoltava i Nott con le gote arrossate e le labbra dischiuse. Ogni volta che si parlava di Voldemort, la sua mente iniziava a viaggiare per lidi inesplorati e il suo corpo si riempiva di piacevole adrenalina. Anche se non l'aveva mai incontrato di persona, riponeva in lui grandi speranze e gli serbava una stima inestimabile, violenta, ben diversa dall'ammirazione che fermentava la società Purosangue. Credeva e ascoltava bramosamente tutte le voci che si dicevano su di lui, si riempiva le orecchie e il cuore di ogni informazione e le custodiva come un tesoro, ripetendosele di sera, sul letto, mentre con gli occhi chiusi sognava lui e il suo Marchio Nero.  Per questo sfruttava ogni occasione per parlare di lui, a costo di sembrare ripetitiva e un po' ossessionata.

Quella sera, tutti i Purosangue della Londra bene, alcune figure di spicco del Ministero inglese e straniero e altri maghi famosi erano stati invitati a Malfoy Manor per celebrare un galà superbo e vanaglorioso, il cui unico scopo era di imbellettarsi e di far sentire inferiori coloro che invece erano stati esclusi.

Tra i “privilegiati” privi del sangue puro, infatti, c'erano solo il professor Lumacorno, felice come un bambino a Natale, e il Professor Igor Karkaroff di Durmstrang.

Bellatrix e sua sorella Narcissa erano a sedute vicine nell'ampio salone di Malfoy Manor, magnificamente decorato a festa, insieme ai loro amici e compagni di scuola.

Ma Bellatrix in quel momento era terribilmente annoiata. Si sventolava con aria sfiduciata un ventaglio di pizzo nero perfettamente abbinato ai guanti, e ascoltava in silenzio le solite lamentele dei suoi compagni.

L'argomento di discussione, infatti, era sempre lo stesso: Quanto fossero disgustosi i Sanguesporco. Per carità, lei li disprezzava esattamente come loro, ma alla lunga quei discorsi cominciavano ad annoiarla. Lei, infatti, era più una persona da fatti che da parole, voleva agire, passare all'azione, non tergiversare con lamentele e piagnistei.

I Mezzosangue sono la rovina del mondo magico? Bene, che muoiano. Sono troppi e si rifiutano di morire? Bene, che si chiami Lord Voldemort.

-Come Curatore, mio padre ha detto che sono portatori di malattie molto gravi, soprattutto per noi maghi- spiegava con voce boriosa Theodore Nott, il rampollo dell'omonima casa -Perciò bisogna stare molto attenti a non toccare le loro cose o a star loro troppo vicini, perché è un attimo venire contagiati-

-Sì, l'ho sentito dire anch'io- confermava Parkinson, sorseggiando un po' di vino -Sono il cancro della società, e adesso per colpa loro dobbiamo perfino rimetterci la salute-

-Perché, esiste qualcosa che non abbiamo rimesso per colpa loro?-

-Sono certa di no- intervenne Bellatrix, sbrigativa -Piuttosto, c'è qualche novità sul Signore Oscuro?-

Narcissa le diede una nervosa e discretissima gomitata, che suonava tanto così: 'Cielo, Bella, basta parlare in pubblico di lui, contieniti!' monito che, naturalmente, non venne affatto ascoltato.

-Oh, lui è un mito- cominciò Nott, guadagnandosi un bel sorriso da Bellatrix -Ha la manina pesante, eh, ma se il mondo non andrà in rovina sarà solo per merito suo-

-Pare che abbia usciso dieci babani in un colpo solo, chiamala 'manina'...- a parlare questa volta era Rodolphus Lestrange, con l'erre moscia e il suo caratteristico accento francese.

-Tutta salute- commentò Nott, cinico – E, comunque, il potente deve incutere paura, se no la società si riduce a essere la caricatura di uno stato. Guardate come ci siamo ridotti noi a furia di eleggere degli smidollati! Sembriamo un ricovero per babbani, non una comunità magica. Se è vero che Lord Voldemort vuole continuare il progetto di Serpeverde, avrà tutto il mio appoggio-

-Anche il mio...- sussurrò Bellatrix, ma nessuno parve sentirla.

-Theodore, guarda che 'il progetto di Serpeverde', come lo chiami tu, l'ha già iniziato da un pezzo- lo corresse Evan Rosier, cugino di Bellatrix, sbucando all'improvviso proprio dietro di lei - I suoi sostenitori sono sempre di più, e pare che abbia dei contatti perfino nel Ministero e tra gli onorari del Wizengamot. È questione di giorni, magari di qualche anno, e i Sanguesporco saranno estinti-

-Scusatemi- intervenne Bellatrix, alzandosi dalla sedia.

Ah, non resisteva più. Le sue guance erano platealmente rosse e i suoi polmoni reclamavano aria come dopo una corsa. Non poteva continuare così, doveva assolutamente incontrare Lord Voldemort, ne andava della sua salute. Anche se la sola idea di parlargli la mandava letteralmente in confusione e visibilio. Cosa gli avrebbe detto? Sarebbe riuscita a spiccicare una parola?

Voglio diventare una Mangiamorte”

Ti amo”

Sposami”

Fammi tua, prendimi, aprirmi in due, baciami fino a strapparmi l'an...”

 

-Sei un incanto con il visino rosso, ma petite-

Bella sussultò, facendo rovesciare sulla tovaglia buona parte del cocktail che stava reggendo in mano. La presenza invadente del suo promesso la pressò da dietro. Chiuse gli occhi, almeno era arrivato al momento giusto.

-Quanto ti voglio, me fai morire- le ansimò all'orecchio, poggiandole una mano nello stomaco e l'altra nella vita -Mais dis la verité, tu aimes bien le Lord Obscur...-

-Non ho capito niente- gli mentì brusca, stringendo forte il bicchiere -Ora levami quelle manacce di dosso, prima che ti faccia pentire di essere nato-

Ma la sua tipica voce aggressiva quella volta suonò molto più fiacca e insicura, e Rodolphus se ne accorse.

-Ma se mi meto un capuscio nero e faccio la voce buia...-

-Basta!- si ribellò la ragazza, liberandosi violentemente dalla sua presa e uscendo subito nel cortile del Manor, per allontanarsi da lui e cercare un po' di refrigerio.

Lestrange era proprio un coglione, non c'era che dire. Mentre lei, in compenso, era disperata.

Ottima coppia” pensò amara, cercando di trattenere le lacrime.

Come riuscì a uscire fuori e fu lontana dagli sguardi indiscreti degli ospiti, si tolse una scarpa col tacco e la lanciò furiosamente contro uno dei pavoni, che fuggì come una gallina, sbattendo le ali e perdendo le penne per la strada.

Si prese la testa tra le mani, cercando di non piangere.

Ma chi voleva prendere in giro? Lei non avrebbe mai incontrato Lord Voldemort, non gli avrebbe mai parlato né tanto meno l'avrebbe potuto servire come Mangiamorte.

Ma forse era un bene, almeno si sarebbe evitata una pessima figura.

D'altronde, che cosa poteva farsene il Signore Oscuro di una ragazzina ribelle e testarda come lei? Cosa poteva farsene di lei un uomo pieno di alleati e di bellissime donne, sicuramente molto più mature, smaliziate e attraenti di lei? Niente.

Lei era solo una ragazza, sicuramente più bella e ricca della media, ma comunque una ragazza restava. E le ragazze, a quei tempi, non dovevano fare altro che partorire figli e stare in casa, soprattutto se appartenevano a una cerchia conservatrice e bigotta come la sua. 
Le donne Purosangue non lavoravano, dovevano solo rimanere belle, eleganti e magre come delle sardine rinsecchite, il resto lo facevano gli uomini.

Ma Bellatrix non voleva una vita così, la sola idea di diventare la copia di quel ghiacciolo rigido e morigerato di sua madre la faceva inorridire.

Lei voleva osare, voleva vivere una vita vera e piena di emozioni, voleva divertirsi e amare tanto da impazzire e gridare fino a perdere il fiato, fino a morire, se era necessario.

E sapeva che tutto questo poteva offrirglielo solo una persona nel mondo, e quella persona era lui.

Lui solo era abbastanza potente, abbastanza intrigante e abbastanza ambizioso per garantirle un futuro degno di questo nome, per non parlare poi di quanto fosse temuto. Quest'ultima cosa, poi, la faceva avvampare, adorava incutere timore e imbarazzo nelle altre persone, ma adorava ancora di più chi riusciva a farlo meglio di lei... E su di lei.

Istintivamente, chiuse gli occhi e gettò la testa indietro, e un'improvvisa folata di vento freddo ma delicato le scompigliò i capelli. Pensare a lui la eccitava e disperava insieme, non era giusto che fosse destinata a non incontrarlo, a rimanere sola per sempre...

Con gli occhi lucidi e un'espressione abbattuta andò a riprendersi il tacco finito vicino alla fontana, e come lo fece una lacrima rimastale appesa tra le ciglia le rigò una guancia.

Fece per ritornare dentro, ma all'improvviso, una voce nel buio spezzò il silenzio.

-Le stelle non dovrebbero brillare nel firmamento del cielo?-

Bellatrix si girò di scatto, e tra l'oscurità delle siepi intravide la figura nera e slanciata di un uomo. La ragazza si accigliò, sembrava un'ombra tra le ombre.

-Chi è lei?- domandò, sentendosi leggermente allarmata.

-La domanda te l'ho fatta prima io- le rispose a tono, sempre col volto ombreggiato - Cosa può turbare una stellina come te?-

-Tanto per cominciare, 'stellina' lo va a dire a qualcun altro- gli rispose lei, prontamente e malamente -E poi cosa mi turbi o non mi turbi non sono affari che la riguardano-

-Ne sei sicura?- continuò lo sconosciuto, facendosi avanti -Prova a spiegarmelo, magari potrei aiutarti-

L'uomo si mostrò alla luce delle lanterne, e Bella ne rimase colpita, tanto che dovette sforzarsi per non strabuzzare gli occhi. Era un bell'uomo, alto e sulla quarantina, che non aveva mai visto ma che, a giudicare dal vestito da cerimonia, doveva essere senz'altro tra gli invitati di Malfoy.

Come le sorrise, lei si disincantò e riprese possesso di sé.

-Grazie, ma non ho bisogno dell'aiuto di nessuno- gli rispose acida, con il suo solito cipiglio arrogante -Ora, se vuole scusarmi, io torno dentro-

Detto questo, si girò e andò a passo svelto verso il salone di Malfoy Manor, senza nemmeno aspettare che lo sconosciuto rispondesse, anche se le era parso di sentire un “È lei” che le aveva fatto accapponare la pelle.

Ma quando tornò dentro, passando dalla porta-finestra dietro la tavola imbandita, le parve di essere entrata in un altro mondo.

In meno di dieci minuti, il clima festoso e spensierato di Malfoy Manor era sparito, non c'erano più le coppie che ballavano al centro della sala, nessuno brindava e perfino la banda magica aveva cessato la musica. Tutti erano in piedi e parlottavano con lo sguardo puntato in avanti, mentre i padri di famiglia si erano radunati davanti all'entrata e aspettavano rigidamente qualcuno, in piedi.

'Ma che succede?' pensò Bellatrix, frastornata, e poi la voce inconfondibile di Rodolphus la chiamò

-Belà! Vieni qui- la chiamò il suo fidanzato -Veloce-

-Ma che diavolo succede?- gli chiese infastidita, dopo essersi fatta largo tra la folla -È morto qualcuno proprio quando ero fuori io?-

-Quasi, indovina chi è appena arrivato-

-Chi?-

-Merda, sta per entrare!-

Bella si girò verso Nott che indicava un punto impreciso davanti a sé.

-Chi sta per entrare?- domandò, iniziando a preoccuparsi -Lestrange, se è uno scherzo...-

-In piedi, ragazzi! In piedi!- li ammonì un vecchio burbero -Non vedete chi è appena arrivato?-

I giovani si alzarono subito, Nott e Mulciber avevano un'espressione euforica, Lucius era sparito e Lestrange fissava Bellatrix con malcelato divertimento, la quale, da parte sua, cercava disperatamente di vedere tra le varie teste la fonte accentratrice di tutto questo sconvolgimento. E quando riuscì finalmente a vederlo e lo riconobbe...

-Lord Voldemort!- esclamò forte Abraxas Malfoy, a mo' di encomiato -Signore e signori, Lord Voldemort!-

Un applauso scrosciante riecheggiò in Sala Feste, il mago oscuro fece la sua entrata trionfale con un sorriso di circostanza, scambiò un abbraccio ipocrita con il padrone di casa e poi con la mano salutò la platea conservatrice che applaudiva e lo osannava come se fosse una celebrità.

Tutti applaudivano meno che una ragazza, che si era portata le mani alla bocca, angosciata.

No riusciva quasi a respirare, le sue emozioni furono tantissime e tutte concentrate in un solo momento, ma la vergogna, la consapevolezza e il disagio ne capeggiavano la fila. Strinse forte le mani congiunte, e Riddle iniziò a parlare, con voce sorprendentemente alta e chiara.

-Miei cari amici, che grande onore per me vedervi tutti qui, radunati insieme, nel nome di colui che prima di me si prodigò per proteggere ciò che abbiamo di più caro al mondo: La magia e la sua potenza grandiosa, la sua purezza antica e incorruttibile, che oggi più che mai è messa a rischio da folli millantatori che predicano una morale incosciente e dannosa, senza rendersi conto dell'effetto degenerativo che essa comporterebbe e che purtroppo sta già comportando. Ma non voglio soffermarmi sul punto, ormai la stoltezza di certa gente è più che nota- fece una pausa per permettere al pubblico di ridere e sorridere con fare consapevole -Se potessi convertire in fatti tutta la fiducia che mi serbate, amici miei, a quest'ora il problema sarebbe risolto. Per questo chiedo ad ognuno di voi una piccola collaborazione, perché se non restiamo uniti...-

Con la coda dell'occhio, Riddle vide la bella figlia di Druella uscire dalla sala con fare disperato, e un sorriso gli incurvò i lati della bocca.

Bellatrix, infatti, non poté finire di ascoltarlo, tanta era l'angoscia che l'aveva assalita.

Voleva morire, aveva appena mancato di rispetto all'unico uomo sulla terra che il rispetto se lo meritava a prescindere, per il solo fatto di essere nato.

Le lacrime minacciavano di scendere, il calore tra le gambe era alle stelle e il suo proverbiale menefreghismo di tutto e di tutti pareva averla abbandonata all'improvviso.

-Che ti prende, ora?- le chiese Rodolphus Lestrange, che l'aveva seguita -Non hai visto chi sta parlando?-

-Lasciami stare!- gli ringhiò contro, con uno sguardo furioso -Vattene!! Sei uno stronzo, è tutta colpa tua!-

Il giovane la guardò senza parole -As-tu perdu la tête!? Perché mi parli così, ora!?-

-Tu lo sapevi, sapevi che sarebbe arrivato e non mi hai detto niente!- continuò furibonda e disperata -Mi hai fatto fare una figura di merda, è tutta colpa tua!-

-Lo sapevo, ma volevo fare per te una sorpresa...- si difese Rodolphus, senza sapere bene perché -Che figura hai fatto?-

-Cosa te la spiego a fare, che non capisci niente!- sbraitò di nuovo la ragazza, tanto forte da farsi sentire anche dentro -Ora vattene via, sparisci subito dalla mia vista-

-Bellà, dai...-

Ma come Rodolphus le afferrò il braccio per fermarla, la pelle di Bellatrix si fece all'improvviso incandescente come il fuoco, e il ragazzo fu costretto a mollare subito la presa. Si guardò intontito la mano scottata e poi guardò lei, che ne era rimasta sorpresa a sua volta, anche se cercava di celarlo.

-Wow...- esclamò dopo, con un sorriso ammirato -Come hai fatto, ma petite?-

-Non te lo dico- gli rispose Bella, che in verità non lo sapeva nemmeno lei.

-Sei una macchina da guerra- affermò lui, avvicinandosi -Ma dimmi, diventi così... Bruciante anche quando sei distesa sul letto? Perché in tal caso mi dovrò cercare un'armatura...-

Bellatrix trovò la forza di sorridergli, un sorriso ammiccante ma privo di allegria.

-Sempre se mi metterò distesa, per te. Non dare nulla per scontato, Roddie-

Il ragazzo fece un sospiro e la guardò tornare dentro con quella sua solita postura arrogante e presuntuosa.

Deux mois, Rod” pensò eccitato, seguendola in sala “Solo due mesi ed è tua”

 

 

 

Disperata, Bellatrix rientrò per cercarlo.

Doveva assolutamente chiedergli scusa, implorarlo di perdonarla, di avere pietà.

Se anche aveva una vaga e remota possibilità di stargli vicino, ora se l'era giocata completamente.

La ragazza si guardò intorno, Voldemort aveva già finito il discorso e ora era accerchiato da una fitta rete di persone- di uomini- che facevano la fila per parlargli e per conoscerlo.

Si avvicinò velocemente verso di lui, sgomitando e con il mento rivolto verso l'alto nella speranza di vedere il suo viso. Quando riuscì finalmente a vederlo, notò che stava parlando con i Malfoy, o meglio, che i Malfoy stavano parlando con lui.

-Mio Signore, che squisita sorpresa, vi ringrazio a nome di tutta la mia famiglia...- sentì Abraxas -Ma vi prego, lasciate che vi presenti mio figlio, è un giovane sveglio, ambizioso e con le idee chiare, l'ho educato io stesso in modo che sapesse distinguere le persone giuste da quelle sbagliate, e, perdonate la presunzione, credo proprio di aver fatto un buon lavoro. Pochi se ne vedono come lui e se ancora mi permettete, Lucius ha già...-

Ma Tom-Voldemort non stava più ascoltando quel vecchio pavone arrogante, i suoi occhi si erano soffermati fissamente oltre di loro, tanto che Abraxas e il relativo figliolo se ne accorsero e si voltarono, curiosi.

-Signorina Black! Che cosa fa qui?- intervenne subito Abraxas Malfoy, convinto di fare il volere di Voldemort -Torni subito dagli altri invitati, non può stare qui! Dov'è Cygnus...-

-Aspetta, Abraxas, io e la signorina ci siamo già conosciuti- disse Voldemort con una voce morbida, onorando lei di una complicità senza precedenti -Non è vero, miss Black?-

Sia Bellatrix che i Malfoy ne rimasero esterrefatti.

-Sì... beh, a questo proposito io... Mi dispiace tanto- sussurrò lei, mortificata e imbarazzata - Non credevo che lei... Che voi foste...-

-L'ho immaginato- la interruppe dolcemente -Temevo solo che lanciassi una scarpa anche contro di me, ma per fortuna non è successo-

Bellatrix arrossì violentemente e gli fece un sorrisino impacciato, ebete, come avrebbe detto suo cugino Sirius.

-N-no, non lo faccio di solito, cioè le scarpe le tengo, non le lancio...- balbettò, sentendosi una perfetta idiota

-Buona a sapersi-

Detto questo, il mago oscuro fece per voltarsi verso i Malfoy con un sorriso a mezz'asta, ma Bellatrix lo fermò un'ultima volta.

-No, aspettate un attimo!-

-Signorina Black, Lord Voldemort le ha già dedicato abbastanza tempo per oggi- la richiamò Abraxas, terribilmente irritato.

-Dove sono finite le tue proverbiali buone maniere? Ti sembra questo il modo di trattare una gentile signorina?- lo rimproverò Voldemort, con un tono tanto beffardo da risultare offensivo -Lasciala parlare, da bravo-

Bella si morse la lingua, davanti a lei c'erano Abraxas Malfoy e Antonin Dolohov che la stavano guardando in cagnesco, e insieme a loro probabilmente tutti i Mangiamorte alle sue spalle. Lui, però, le sorrideva.

-Ecco, io...- cominciò, in difficoltà -Mi chiedevo se un giorno potevo... Se era possibile, per me, diventare una...-

-Mio Signore, mi dovete perdonare, ma ci sono i fratelli Parkinson che chiedono di voi da più di venti minuti- questa volta fu Dolohov a parlare.

Tom si girò verso due uomini nerboruti che lo attendevano con fare scocciato, ma come lo videro cambiarono subito espressione e lo salutarono con un sorriso smagliante.

-Facciamo che me ne parli un altro giorno- disse a Bellatrix -Ti aspetto domani sera, l'indirizzo te lo farà recapitare Antonin, giusto amico mio?-

-Ma certo, Mio Signore- gli rispose il più potente e spietato dei Mangiamorte, davanti al sorrisino della giovane.

 

 

 

 

La sera successiva sembrava non arrivare mai.

Bella non chiuse occhio per tutta la notte, sia per l'orrenda figura che aveva fatto, sia per l'incredibile disponibilità che il Signore Oscuro le aveva dimostrato. Quando finalmente fu pomeriggio, lei iniziò a prepararsi, ad abbellirsi e a profumarsi al meglio delle sue possibilità.

Stranamente, però, non si sentiva nervosa. Sapeva che a lui non importava niente di lei né di quello che aveva da dirgli, sapeva che non poteva essere solo, sapeva di stare rischiando tutto, ma proprio tutto, ma nonostante ciò non riusciva a sentirsi spaventata...

“Magari vuole uccidermi” pensò, mentre finiva di truccarsi “Magari vuole... torturarmi...”

Si immaginò la scena: lei nuda sopra un tavolo sacrificale, sdraiata, i polsi legati, le gambe aper... Scosse forte la testa, bevendo un bel bicchiere di tisana calmante che si era fatta preparare.

… E lui in piedi, con la bacchetta in mano e gli occhi rossi come il sangue, le si avvicinava minaccioso, passandosi voluttuosamente la lingua tra i denti...

-Basta!- si intimò, alzandosi subito per uscire.

Per fortuna Dolohov si era dimostrato puntuale e le aveva recapitato un indirizzo, peccato però che era stato ricevuto da suo padre e che gli avesse spiattellato tutto.

Inutile descrivere lo sgomento di Cygnus Black quando venne a sapere il tutto, il quale però concesse a Bellatrix di andare, anche perché Dolohov ebbe la gentilezza di precisare che se non l'avesse fatto, il Signore Oscuro ne sarebbe rimasto molto ma molto contrariato, sia con lui che colla signorina.

-Occhi aperti- le disse solo, appena la vide scendere e dirigersi verso la camera della smaterializzazione. Come sempre, nascondeva la preoccupazione dietro la pagina di un giornale.

-Padre, non ti preoccupare-

-Parla solo quando sei interpellata, e cerca di non... Contraddirlo, un corpo illibato vale ben poco, se privato della vita-

Bella si girò a guardare Cygnus, senza riuscire a nascondere un sorrisetto.

-Padre, ma cosa dici...-

-Dico l'ultima cosa al mondo che un padre vorrebbe dire a una figlia. Ma dato che sei nata tanto bella e che stasera vorrei vederti rincasare, mi trovo costretto a farlo. Non contraddirlo, Bella, sopporta, ma non ti opporre. La vita è il dono più prezioso che abbiamo, non lo sprecare con un'inutile presa d'orgoglio-

-Non mi opporrò, puoi starne certo... - e dopo avergli mandato un bacio con la mano, si smaterializzò.

 

 

 

Tra tutti i posti che Bellatrix credeva di vedere, la tenuta in Scozia dei Rosier era decisamente l'ultima. Si materializzò proprio in casa, nella camera di materializzazione corrispondente, a due passi dalla biblioteca. Erano passati molti anni dall'ultima volta che c'era stata, tanto che non si ricordava più la strada da prendere per andare nella sala principale.

Si fermò lì, sicura che qualcuno- un domestico, magari- sarebbe arrivato a prenderla.

Per stemperare la tensione esagerata che aveva in corpo si avvicinò al primo scaffale della biblioteca e, tra le coste dei numerosi libri, riconobbe un titolo che la lasciò a bocca aperta: il terzo e rarissimo volume del “De Tenebrosis artibus”, che nella biblioteca di famiglia era misteriosamente scomparso anni prima. Sfiorò la copertina di pelle rigida come se fosse di cristallo, apparteneva perfino alla stessa collana che aveva a casa...

-Puoi prenderlo se vuoi, ormai non ha più niente da insegnarmi-

Bellatrix trasalì e si girò di scatto, come un ladro sorpreso a rubare.

Tom Riddle, o meglio, Lord Voldemort, la stava guardando con curiosità dall'ingresso della sala principale. Come sempre era estremamente elegante, con i capelli tirati indietro e un completo nero che sembrava cucito su misura. Senza la lunga e larga veste da mago, il suo fisico slanciato era ancor più messo in risalto.

-Grazie- sussurrò con una vocina, accennando un inchino.

-Vieni, accomodati pure- le disse gentilmente, indicandole una sedia sotto un banco colmo di fogli scritti e libri aperti -Bellatrix, dico bene?-

Lei annuì, sedendosi rigidamente.

-Che nome suggestivo-

-Sì, significa...-

-Lo so cosa significa- la interruppe -Immagino che tu sia venuta qui proprio per questo. Sei la bambina che aspira a diventare Mangiamorte-

-Come fate a saperlo?-

-Oh, io so molte cose- le ammiccò, insinuante -Anche se una domanda mi sorge spontanea...- continuò, sedendosi comodamente di fronte a lei -Perché?-

-Signore?-

-Perché una ragazza come te vuole diventare Mangiamorte?-

Bella raddrizzò la schiena con fare sicuro, a questo sapeva decisamente rispondere.

-Perché odio i Mezzosangue e desidero la loro morte- sentenziò decisa, stringendo i pugni -Non trovo giusto che per colpa loro e dei babbani noi maghi dobbiamo rimetterci sia magicamente che economicamente, loro sono solo dei parassiti inquinanti che come tali vanno estirp...-

-Sì, sì, bla bla bla, le solite cose- la interruppe Voldemort con fare annoiato -Ma tu capisci bene che io non posso far entrare chiunque me lo chieda; c'è una selezione naturale nell'ordine di tutte le cose, per la quale gli uomini hanno un compito, e le donne ne hanno un altro...-

Bellatrix si sentì morire, era esattamente ciò che temeva di sentirsi di dire.

-Vi prego non ditemi così- lo supplicò affranta -Datemi una possibilità, vi scongiuro-

-Le scelte che prendo si ripercuotono tutte sulla mia credibilità- le rispose con voce dolce ma dal retrogusto beffardo -Cerca di capire, Bella... Posso chiamarti Bella, vero?-

Ma la ragazza non gli rispose, era troppo disperata.

-Vi prego signore, vi scongiuro- insistette affranta -Vi renderò fiero, farò tutto per voi, qualsiasi cosa voi mi chiederete io la farò, ma vi prego, non negatemi di diventare Mangiamorte, è tutto quello che desidero al mondo-

Tom Riddle-Voldemort la guardava con sufficienza, ma dentro non si era mai sentito più compiaciuto di così. Per quanto lo riguardava, aveva già deciso fin dall'inizio che quella strega sarebbe diventata non solo una Mangiamorte, ma anche la sua prima allieva di magia. Ma vederla promettere e supplicare così lo mandava letteralmente in visibilio, d'altronde lui adorava essere supplicato, sia dagli amici che dai nemici.

Chissà fin dove è disposta a spingersi... È anche più bella di sua madre” pensò allettato, guardandole furtivamente il petto generoso che si alzava e si abbassava velocemente.

Dopo un momento interminabile passato a tamburellare con un dito e a soppesarla, il mago parlò.

-Cosa dici, Nagini?- esclamò con tono conciliante verso il serpente acciambellato sul tappeto -Diamo una possibilità a questa ragazza?-

Riconoscendo il suono del proprio nome, Nagini aprì gli occhi e alzò il collo verso di loro, ma non fece altro perché Bellatrix si alzò di scatto e andò incontro al suo padrone con un'irruenza che quasi l'allarmò.

-Mio Signore, è un sì!?- gli domandò emozionata, inginocchiandosi davanti da lui -È un sì?!-

-Ehi, ehi, frena l'entusiasmo, ragazzina, te lo devi meritare- la quietò, sempre con lo stesso tono falsamente benevolo -Non crederai certo che ti marchierò adesso, sic et simpliciter-

-No, certo...-

-Devi prima dimostrarmi di esserne all'altezza, di poter servire realmente a qualcosa, perché lo sai, basta un anello debole per spezzare la più forte delle catene, e noi vogliamo che succeda, no?-

Bellatrix scosse vigorosamente il capo, a disagio.

-Bene. Dato che mi basta guardarti per capire che sei ancora molto acerba con la magia e che ora saresti solo un peso per me e per i miei Mangiamorte...-

-Mio Signore, non sono acerba con la magia- lo interruppe offesa, ma l'occhiataccia furiosa che le lanciò subito dopo la fece pentire amaramente e piegare il capo in segno di scuse. Provava una tale ammirazione per quell'uomo che finiva di dimenticarsi che era un assassino seriale, uno di quelli che uccide con la forza del pensiero.

-Dicevo- continuò Tom-Voldemort, duro come il granito -Dato che sei molto acerba, anche troppo per la tua età, è necessario che qualcuno ti insegni a praticare la magia e a comportarti come si conviene, e quel qualcuno potrei essere io-

Bellatrix alzò il capo e per la prima volta lo guardò diritto negli occhi.

-Voi, signore?- gli chiese con la gola secca, incredula.

-Io in persona-

-Ma non...-

-Hai da ridire anche in questo?-

-No! Solo che... Non sono degna di meritare una tale attenzione, voi siete... Troppo, non potete abbassarvi a questo-

-Ripongo grandi aspettative su di te- le disse, raddolcito -E poi, talvolta, anch'io mi abbasso a fare certe cose, molte di più di ciò che puoi immaginare... E posso abbassarmi anche con te-

Le accennò un sorriso malizioso, così per confermare la sfumatura equivoca del discorso. Ma la giovane apparentemente non coglieva, arrossì e rimase impalata a guardarlo, con la bocca semi aperta. “Cosa diavolo sta succedendo?” era tutto quello che riusciva a pensare.

-Ora alzati in piedi, fammi vedere quanto sei bella-

Con il cuore in gola e il corpo accaldato, Bellatrix si alzò rigidamente. Come sua madre, anche lei era alta per essere una donna, ma questo non bastava per sminuire Riddle, che risultava alto perfino da seduto. Con la testa infatti le arrivava all'altezza del seno, ma i suoi occhi critici scrutavano tutta la sua figura per intero, ignorando l'imbarazzo che questo le procurava.

-Oh sì, sei proprio bella. Fai un bel giro- la fece roteare su se stessa, come una bambola -Così, brava... Da quanto non vedevo una bella ragazza da vicino, sei un piacere per gli occhi-

Il respiro della strega si fece tremulo, tutto il suo corpo era rigido e in allerta, ma non per la paura. Cercò di guardarlo, voleva sorridergli e ringraziarlo, ma le sembrava estremamente sciocco e banale.

-Non mi dici niente? Sono qui che pendo dalle tue labbra, Bella, non essere crudele-

-Non posso credere che non ci siano altre ragazze- riuscì a dire Bella, sconvolta, alzando appena lo sguardo su di lui, che invece si stava divertendo come un bambino.

-Credici, invece, essere me ha i suoi svantaggi- le rispose divertito, senza alcuna traccia di amarezza -Tutti hanno paura di morire quando sono in mia presenza, donne comprese. E anche se ti sembrano disinvolti, anche se sorridono e cercano di parlarmi, puoi percepire la loro paura come se fosse dipinta nei loro occhi. Per questo...-

-...Hanno bisogno di assecondarvi-

-Brava. Ma il tuo bisogno non è dato dalla paura-

-No, signore-

-Infatti. Quindi, cosa vuoi da me?-

-Tutto-

Tom Riddle sorrise e alzò entrambe le sopracciglia.

-Tutto è un po' generico, cerca di essere più precisa-

-Tutto, signore- ribadì la giovane, incapace di rispondere diversamente -Vorrei vivere con voi, vorrei stare con voi e fare tutto con voi, per sempre-

I due rimasero a guardarsi per un momento. Lui manteneva la solita espressione compiaciuta e imperturbabile con il volto rivolto in alto per guardarla negli occhi, mentre Bellatrix avanzò di un passo, fino a toccargli le ginocchia con le proprie. Bastò quel misero contatto per darle un brivido di elettricità, per cui, vedendo che lui non reagiva e che pareva gradire, si abbassò per baciarlo.

Ma quando fu a un soffio dalle sue labbra, il mago le tirò forte un ciocca di capelli e le parlò nuovamente.

-Sai, Bella, c'è differenza tra volere entrare in un gruppo per far propri gli ideali e volerci entrare per far proprio il leader... Non è il tuo caso, vero?-

-No!- gli rispose lei, troppo in fretta e con le gote troppo rosse -No, affatto, cioè... Io credo in quello che fate, condivido tutto, non ho mai pensato di...-

-Di sedurmi? Eppure lo stai facendo così bene-

Lei tacque, con gli occhi pietrificati come quelli di coloro che sanno di star per morire.

-Prima regola dei Mangiamorte, mai celare qualcosa al proprio padrone- improvvisò suadente, mollandole la ciocca per intrecciarsela tra le dita -Perché tanto lui la verrà a sapere. Se vuoi avere il Marchio Nero perché sei interessata a me, ti conviene dirlo subito-

Lei avvampò, sia per l'imbarazzo che per il desiderio che provava per lui.

-Lo sono, signore- confessò Bellatrix, come se amarlo fosse una colpa grave -Ma vi giuro che non desidero il Marchio solo per quello, perché io voglio combattere, voglio davvero aiutarvi ad annientarli tutti, uno ad uno... Mettetemi alla prova, se non mi credete! Anche subito-

-Lo farò, ma non adesso- le rispose impaziente -Ora continua quello che stavi facendo...Volevi darmi un bacio, no? Su, riprovaci, non fare la bella statuina-

Senza chiederle il permesso, le afferrò i fianchi e la fece sedere sulle sue gambe, girandola verso il suo viso. Bellatrix squittì stupita e lui le baciò violentemente la bocca, afferrandole forte la nuca e la schiena per non permetterle di divincolarsi, caso mai ce ne fosse stato bisogno. Si sentiva eccitato, era passato realmente molto tempo dall'ultima volta che era stato con una donna, queste infatti lo temevano, e il suo aspetto, per quanto attraente, incuteva più terrore che interesse. Non che la cosa gli pesasse, ma i pochi rapporti umani che era costretto a intrattenere riguardavano solo uomini viscidi, spocchiosi e servizievoli, e con il passare degli anni questo stava diventando fastidioso perfino per lui.

Fece scorrere una mano sotto la sua gonna, le sue cosce incrociate erano calde e morbide, ma come insinuò due dita nell'inforcatura, lei senza avvedersene interruppe il bacio e diede un piccolo scatto verso l'alto.

-Cosa fai...- ridacchiò, con lo sguardo carico di lussuria -Ho forse esagerato?-

-N-no, no- gli rispose avvilita, maledicendo se stessa e il suo disastroso autocontrollo. Aveva fatto una pessima figura dietro l'altra, ora come minimo o lui la sbatteva fuori dalla porta definitivamente o la dava in pasto al serpente sul tappeto che, a giudicare da come la fissava, avrebbe sicuramente gradito.

-Non ti preoccupare, sei un fuoco scoppiettante, un diamante grezzo che ha bisogno di essere raffinato- le disse assorto, passandole una mano affusolata tra i capelli -Sento il tuo potere, la tua oscurità latente... È qui che grida, è prigioniera e supplica di essere liberata, la senti anche tu?-

-Sì- rabbrividì Bellatrix, sentendosi colpita nel vivo.

-Anche tu lo sei...Ti senti prigioniera, non è vero, Bella? Snaturata e schiacciata da aspettative che non senti e che ignorano il meraviglioso potenziale che hai da offrire- le accarezzò il viso, la sua voce era morbida e rassicurante -È per questo che sei venuta da me-

-Sì!- esclamò lei sull'orlo delle lacrime, stringendosi al suo corpo come se fosse un appiglio salvifico -Sì, sì, è così!-

-Ti libererò io. Sali sul letto-

-Come?-

-Hai capito benissimo. Diventa mia, giurami fedeltà e io ti proteggerò per sempre-

Lei lo guardò spaventata, ma la sua espressione era comunque molto docile. Non si sentiva per niente pronta per quel passo... Insomma, fino alla settimana scorsa la sua unica speranza era di poterlo vedere una volta, anche solo da lontano o di sfuggita, mentre ora...

-Hai paura?-

-No... Un po', è che voi siete... Voi, mentre io non ho mai...- lasciò cadere la frase a metà, sperando di trovare un briciolo di conforto in quegli occhi assassini. Lo vide solo sorridere.

-Sarò particolarmente comprensivo- la liquidò, cercando di non sorridere -Sul letto-

Anche se separarsi da lui fu uno sforzo immane, la ragazza si alzò e si diresse verso quel letto grande e perfettamente intatto, che era dietro di loro.

Non lo dava a vedere, ma tremava da capo a piedi. Si sedette appena e pose le mani sulle lenzuola di seta, tanto lucide che parevano nuove. Si chiese quante volte ci avesse realmente dormito, ammesso e non concesso che uno come lui dormisse.

Si girò subito verso di lui, e notò che era in piedi, di spalle e si era tolto la giacca.

-Sdraiati pure, stellina- le disse allegramente, mentre iniziava a sbottonarsi anche la camicia. Lei provò ad obbedire, ma lo fece senza staccare gli occhi dalla sua figura slanciata.

-Togliti le scarpe, io ci dormo lì sopra-

-Oh, certo...-

Mentre se le toglieva, con la coda dell'occhio lo vide togliersi la camicia e scoprire la sua schiena ampia, glabra e bianca come la neve. Le scappò un gemito dalle labbra, ma lui non parve farci caso. Piegò con cura la camicia sopra il tavolo, senza fretta, e poi passò ai pantaloni.

Bella arrossì come mai in vita sua, il respiro le era diventato affannoso e le gambe si erano incrociate in una morsa ferrea. Non poteva credere che stesse accadendo davvero, ma quando lui si girò e lei lo guardò tutto, capì che di finto non c'era proprio niente, e l'ansia sfumò via, tanto veloce com'era arrivata.

-Cosa guardi, Bellatrix...-

-Scusate, signore- gli rispose con un sorrisino spontaneo, malizioso.

-Seconda regola dei Mangiamorte, piccola pervertita- esclamò eccitato, arrampicandosi sul letto con fare felino -Mai mancare di rispetto al proprio padrone, altrimenti lui si arrabbierà molto-

La ragazza respirò affannosamente e si alzò a sedere per toccarlo e baciarlo tutto, perché sì, lo voleva da impazzire e non poteva aspettare un secondo di più. Ma lui la fermò, bloccandola per il collo e sbattendola giù.

-Cos'ho appena detto?-

Bella fece una smorfia imbronciata, ma ne approfittò per accarezzargli il braccio teso su di lei.

-Se vuoi un bacio, devi chiedermelo per bene- le disse su di giri, alzandole la gonna -Devi dire: 'Maestro, vi supplico, datemi un bacio!' e allora io potrò decidere se concedertelo o no-

Ma Bellatrix era troppo presa dalle sue mutandine che si abbassavano per potergli rispondere.

-Dillo!-

-M-Maestro...-

-Sì, Bellatrix?- le rispose lui con occhi attenti, simulando perfettamente la curiosità.

-Maestro, vi supplico... -

Ma un bacio nella coscia destra la interruppe e le strappò un fremito.

-Vi imploro...-

-Ti ascolto-

-Datemi un...- lo sentì baciarla sull'inguine, e poi subito nel basso ventre e poi ancora nell'altro lato, sempre intorno alla parte più sensibile. Si dimenò disperatamente, trattenendo indietro la pancia e inforcando le lenzuola per non farlo con i suoi capelli.

-Vi prego! Vi prego!-

-Cosa?-

-Un bacio!-

-Dove?-

Alzò il collo per guardarlo; tra le sue gambe i suoi occhi marron rossicci la punsero come due aghi avvelenati, mentre il suo sorriso torbido sembrava quello di un vampiro affamato.

Non rispose, non poteva, gettò la testa sul cuscino ma aprì meglio le gambe, per fargli capire che sì, lo desiderava proprio lì.

Ma non accadde quello che sperava. Sentì il corpo di lui allontanarsi e il vestito scivolare in basso, e poi sulle labbra un bacio asciutto e inatteso. Bellatrix, ben lungi dal voler pretendere qualcosa, non poté nascondere una smorfia di delusione.

-Te lo devi meritare, Bella- le insinuò, puntellandosi su di lei con i gomiti -Non elargisco favori per niente, premio solo chi se lo merita-

Lei scosse la testa con un'espressione sofferente, agitando le gambe contro gonne ingombranti, che creavano un'inutile barriera tra il suo corpo e la pelle di lui.

-Ma per la mia ragazza Mangiamorte farò un'eccezione... Ti consiglio di rilassarti, ora-

In un attimo, il vestito volò in alto, le sue mani affusolate le afferrarono i glutei e le sollevarono il bacino verso l'alto, per rendere più agevole l'amplesso.

-Sei mia, Bella- le sussurrò, e con una delicatezza insperata ne concretizzò l'assunto.

Bella trattenne il fiato e lo guardò con gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta, stupita e impaurita insieme.

-Sei mia- ripeté, spingendosi più dentro -Sei mia, e non puoi più fare nulla per tornare indietro-

Lei strinse i denti, ma lo fece sorridendo, conscia che non poteva accaderle niente di più bello che quello. Lo sentì andare su e poi tornare giù, e poi di nuovo, più rapidamente e più profondità, e il suo sorriso si allargò fino a diventare un gemito di gioia.

-Terza regola dei Mangiamorte... Imparala bene perché ti riguarda- si sforzò di parlare rapidamente, con il viso distorto dal piacere -Essere fedeli al padrone, sempre. Dall'ordine dei Mangiamorte non si può uscire, i traditori pagheranno l'onta con il sangue e...- si bloccò, la voce gli si ruppe in un sospiro -...e lo sputeranno ai piedi del loro padrone, ai miei piedi, Bellatrix, fino a che non mi supplicheranno disperatamente di morire. E allora io, forse...-

Non riuscì a finire, ma tanto il discorso era già molto chiaro.

E Bella, dopo il primo, trascurabile, momento di dolore, iniziò a sentire il piacere immenso che tanto aveva sognato, che si irradiò a cascata in tutti i nervi del suo corpo e si depose in lei, fin nell'anima. Lo strinse forte tra le braccia e tra le cosce, baciandogli convulsamente il collo e le spalle.

-Non accadrà mai per me- gli sussurrò sulla pelle -Sono vostra, non vi lascerò mai, mai più!-

Ma lui non le rispose, continuava a muoversi con la mascella contratta e un'espressione tesa, come se stesse cercando di contenersi. Bellatrix cercò di baciarlo, ma lui spostò bruscamente il viso dall'altra parte.

Voleva quasi che smettesse, quella sensazione era talmente forte che la spaventava, ma allo stesso tempo ne voleva di più e non riusciva a tenere fermo il bacino, lo spingeva contro di lui, lui! E a ogni mossa si sentiva colpevole, come se gli stesse mancando di rispetto.

E quando arrivò la fine e tutto si fece bianco, lui si lasciò cadere di peso su di lei e lei aumentò la presa su di lui, lo cinse forte come se volesse stritolargli il bacino e la schiena, come se temesse che lui sparisse da un momento altro, che quell'episodio fosse tutto un sogno e che lei si sarebbe svegliata, sola e disperata.

-Mi fai male-

-Scusatemi!- gli disse, mollandolo subito per permettergli di uscire, poi con un'espressione più tenera aggiunse -Non volevo farvi andare via...-

-Ti consiglio di non rifarlo- l'avvertì, scivolando giù dal letto e chiamando con la mano i vestiti.

Lei sorrise furtivamente.

-Perché, ci sarà una prossima volta, Mio Signore?-

-Questo lo deciderò io- le disse secco, iniziando a vestirsi -Intanto ti aspetto domani...-

 

 

 

 

 

Note al cap.
-Mais dis la verité, tu aimes bien le Lord Obscur? = Ma dì la verità, ti sei presa una cotta per il lord oscuro?
-As-tu perdu la tête!? = Hai perso la testa!?
-Sic et simpliciter = così e semplicemente
 
Note della sottoscritta
This is it, come direbbe Michael Jackson ;)
Siamo arrivati alla fine e come prima cosa vorrei ringraziare tutti voi che avete letto e seguito questa breve storia, e un ringraziamento speciale va alle ragazze che mi hanno lasciato con costanza una recensione, ovvero:
-Manu75
-yawaraf
-LostHope92
Rispetto a quest'ultimo-CAOTICO- capitolo, ho voluto dare a Tom-Voldemort un'impronta più propagandistica che crudele, ho immaginato infatti che all'inizio della sua 'carriera' il suo essere un assassino spietato fosse coperto da un velo di mistero, anche se le voci tremende su di lui circolavano e le persone ne percepivano la pericolosità nascosta. Ma solo i Mangiamorte a lui più vicini e qualche Auror lungimirante avevano davvero compreso cos'era disposto a fare per raggiungere i suoi scopi...
Per le scene con Bella... Beh, che dire, ho cercato di fare del mio meglio ^^ Spero di avervi convinto e di aver rispettato i personaggi, e comunque per qualsiasi chiarimento/richiesta/critica io sono sempre qua (e il discorso vale anche per voi, amici posteri, che leggerete nel futuro, ammesso che ci sarete ;)
Ancora umilmente grazie,
Ecate
   
 
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