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Autore: Isabelle_Mavis    31/03/2016    1 recensioni
"Stava osservando le finestre, quando da una di queste, al secondo piano, le sembrò di vedere una figura che la guardava. Non riuscì a mettere bene a fuoco, ma notò il colore rosso attraverso il vetro. –Andiamo, signorina-. La invitò ad entrare l’uomo tenendo aperto il portone. la ragazza lo guardò e annuì, ma prima di avviarsi lanciò uno sguardo alla finestra: il bagliore rosso era scomparso. Con un brivido che le percorreva la schiena entrò nell’atrio. Con la chiusura del portone si lasciò alle spalle ogni via di fuga insieme al rumore della pioggia e del cigolio deprimente delle giostre."
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beyond Birthday, L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7
 
-Vivian svegliati o rischierai di fare tardi- la chiamò pacatamente Wynter. La diretta interessata mugolò una risposta indecifrabile, cominciando a scostarsi di dosso le coperte di malumore. Si tirò in posizione eretta, prendendo a stropicciarsi un po’ gli occhi.

–Che ore sono?- chiese, con la voce insonnolita. Trattenne uno sbadiglio e guardò le sue compagne di stanza in attesa.

–Le otto e mezza di mattina- rispose Cindy, infilandosi un maglioncino bordeaux. La rossa le guardò allibita.

–E’ presto, considerato che è domenica! E poi… tardi per cosa?-. Zoe la guardò confusa, per poi aprire la bocca in una piccola “o”.

–E’ vero! Dimentico che non sei ancora a conoscenza di tutte le nostre abitudini dal momento che sei appena arrivata. Eppure questa settimana mi è sembrata molto più lunga di quanto sia effettivamente stata. In ogni caso, fra poco ci sarà la colazione e dopo ci riuniremo tutti per andare a messa nella chiesa qui vicino-. Vivian cercò di assimilare tutte le notizie. Ecco spiegato il perché le sue amiche si stessero vestendo più accuratamente del solito.             

–A che ora è la funzione?- chiese a nessuno in particolare.

–Alle dieci precise inizia- le comunicò Wynter. Una volta fatto un piccolo calcolo sbiancò, solo per saltare giù dal letto subito dopo.

–E’ tardissimo allora!-. Si diresse verso il bagno, sentendo le risatine divertite delle compagne prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
**
 
Quando arrivò in mensa scoprì con suo grande sollievo che ancora tutti erano occupati a mangiare. Cercando di attirare il meno possibile l’attenzione su di sé per via del piccolo ritardo, si diresse dalle altre ragazze. Si sedette sulla sedia che le avevano occupato e iniziò a mangiare in silenzio. In realtà mise nel piatto solo una brioche che morse un pochino: non aveva poi molto appetito. Ogni tanto sorseggiava del succo per  tenersi occupata, mentre  lanciava delle piccole e brevi occhiate alle sue amiche. Si scambiavano qualche parola, coinvolgendo anche Vivian, ma per lo più rimasero silenziose. Da come mangiavano e dai loro sguardi, la rossa capì che questo loro momentaneo mutismo era dovuto molto probabilmente solo al fatto che fosse domenica. Un giorno di riposo totale, in teoria. Vivian apprezzò questa loro calma, dandosi della paranoica per aver pensato all'inizio che ci fosse qualcosa che non andava. Si ritrovò a vagare con la mente verso ricordi della sua vita prima di quella settimana, prima della morte dei suoi genitori. Anche con loro la domenica si andava in chiesa, nonostante i capricci della più piccola di casa: sua sorella. Sentì un sorriso affiorarle sulle labbra, ma lo represse. Non poteva permettersi distrazioni. Neanche per un attimo. Ne valeva del buon proseguimento della sua permanenza alla Wammy’s House. Lo aveva deciso appena varcata la soglia dell’orfanotrofio. Non era più Violet Cole. Era solo Vivian adesso. Aveva fatto la sua scelta e non se ne sarebbe pentita.

Per trovare qualcosa di diverso a cui pensare, alzò lo sguardo e lo lasciò vagare per la stanza. Passò qualcosa come un paio di minuti, ma alla fine lo trovò. Avrebbe dovuto aspettarselo. B era seduto al suo tavolo, affiancato da altri ragazzi. Girava svogliato un cucchiaino in una tazza. Evidentemente neanche lui aveva molta fame. Vivian si aspettò di vederlo alzare lo sguardo verso di lei, come al solito, invece non accadde. Continuò a guardare la tazza. La ragazza si concesse allora uno studio alla sua persona, non sapendo quando le sarebbe potuto ricapitare. I capelli neri un po’ scompigliati, con alcune ciocche che gli sfioravano la fronte e le tempie; la carnagione della pelle era pallida, per questo le leggere occhiaie creavano un contrasto insolito. Si chiese a cosa stesse pensando. Per quanto fosse intimorita da lui, non poteva fare a meno di sentirsi anche attratta. Vivian sospirò: non riusciva a spiegarselo.

Ad un tratto, B alzò lo sguardo e parve cercarla. Quando la trovò i loro sguardi si allacciarono. La rossa arrossì un po’: l’aveva beccata a fissarlo. Lui sembrò notarlo e i suoi occhi si fecero divertiti. Vivian si sentì presa in giro. Ormai aveva perso il conto di tutte le volte in cui le era capitato con quel ragazzo. Stava per voltarsi e smettere di prestargli attenzione, quando capì di non volergliela dare vinta. Aveva una carta da giocarsi, tanto valeva sfruttarla. Si guardò impercettibilmente intorno, per essere sicura che nessuno stesse facendo caso a loro. Le altre ragazze sembravano ancora immerse nei loro pensieri. Riportò la concentrazione su B, il quale la guardava più attento e curioso.

Vivian allora mosse le labbra, sillabando un nome.

Non aveva emesso nessun suono, ma era stata abbastanza chiara.

“Beyond”.

Il diretto interessato sgranò un po’ gli occhi, evidentemente sorpreso. Da questo ebbe la certezza che avesse recepito il messaggio. Per la prima volta da quando era cominciata quella lotta di sguardi, Vivian sorrise. Imitò il sorrisetto che esibiva sempre il suo avversario: vittoria.

Senza aggiungere altro si alzò dal suo posto e dopo aver sussurrato un “ci vediamo dopo” alle sue amiche, uscì dalla sala. Ebbe la certezza di avere lo sguardo rosso puntato contro anche senza girarsi.
 
**
 
Vivian cercò il bottone del suo cappotto blu notte per rigirarselo tra le dita ancora una volta. In quel momento, seduta sul quinto banco della fila sinistra, le sembrava la distrazione più efficace. Erano arrivati nei pressi della chiesetta giusto in tempo per l’inizio della messa: le campane stavano suonando. Camminare per le strade di Winchester e respirare un po’ d’aria pulita le aveva fatto bene, tanto che si era ripromessa di seguire con attenzione la funzione religiosa. Eppure, già dopo i primi dieci minuti si era sentita inquieta: non partecipava ad una messa dal funerale dei suoi genitori. E poi quell'intenso odore di incenso le faceva pizzicare la base del naso e gli occhi. Ora che erano quasi alla fine si domandò come mai quel giorno le capitasse di pensare così tanto ai suoi parenti. Alla fine arrivò alla conclusione che ancora non poteva dimenticarli, neanche dopo una settimana intensa come quella. Ricordò l’insolito silenzio di quella mattina a colazione. Forse era la stessa cosa per tutti gli altri. Erano troppo impegnati da altro per potersi soffermare sul passato; così il giorno di riposo diventava per le loro menti un modo per essere catapultati nei ricordi. Forse non si poteva dimenticare e basta, neanche dopo molto tempo. Nonostante quello fosse uno dei motivi principali della sua permanenza lì. Si ritrovò perciò ad affrontate quegli ultimi venti minuti giocherellando con i bottoni. Al suo fianco, sulla sinistra, erano sedute le sue compagne. Seguivano attentamente la funzione religiosa, come tutti i presenti. Tranne lei e i bambini più piccoli, che facevano tuttavia diligentemente silenzio. In chiesa non c’erano solo loro della Wammy’s House ovviamente. C’erano molti altri partecipanti. Alcune persone avevano persino sorriso vedendoli e li avevano salutati da lontano. Dovevano essere abituati a vederli. Si erano sistemati verso gli ultimi banchi di entrambe le file. Per pura curiosità cominciò ad ammirare l’interno dell’edificio con molta discrezione. Era molto semplice, di un colore chiaro e con alcune statue o quadri come decorazioni, oltre alle finestre colorate e gli affreschi che ornavano il soffitto e le colonne. Era tutto sommato accogliente. Continuò a giocherellare con i bottoni, anche se non vedeva l’ora di uscire.
 
**
 
Fu accontentata quasi subito, quando dopo pochi altri convenevoli, quali i saluti, si ritrovò a camminare per le strade di Winchester come un’ora prima, solo che che a ritroso. Quella mattina c’era stranamente il sole che faceva capolino timidamente da dietro alcune nuvole. Faceva freddo in ogni caso, essendo alla fine dell’autunno. Infilò le mani nelle tasche e continuò a guardare il paesaggio il più possibile, nel tentativo di memorizzarlo con l’aiuto delle sue amiche che le tenevano compagnia parlando. Erano uscite da quel bozzolo momentaneo di silenzio e umore un po’ cupo e distante.

Arrivarono all'orfanotrofio con inaspettato anticipo. Varcarono il cancello e finirono nel cortile. Roger li avvisò che il pranzo sarebbe stato pronto entro un paio di ore massimo.

–Non fate ritardo, ragazzi, altrimenti niente doppia razione di dolce- concluse il direttore, facendo l’occhiolino scherzosamente. Non era serio, ma i più piccoli si allarmarono ugualmente, correndo verso l’interno. Che stessero andando a prendere già posto in mensa? Il solo pensiero fece ridacchiare la ragazza.

–Vivian, noi andiamo a metterci vestiti un po’ più comodi e poi andiamo nel salone centrale. Vieni con noi?- la invitò Wynter. La rossa stava per voltarsi verso di loro e acconsentire, quando sentì la guancia pizzicarle. Diede una veloce occhiata per confermare la sua ipotesi. B era poco lontano da lì e la stava guardano. Vivian sorrise mentalmente: ormai si era quasi abituata del tutto a quella sensazione. Il ragazzo si voltò di spalle si avviò verso il retro dell’edificio, dove c’era l’altra parte di giardino. In un primo momento rimase confusa, poi capì: voleva che lo seguisse. Si affrettò allora a dare una risposta alle ragazze, prima che si spazientissero.

–Preferisco restare un altro po’ all'aperto: le belle giornate sembrano miracolose, perciò voglio approfittarne- rispose, enfatizzando il tutto stiracchiandosi gli arti superiori. –Magari vi raggiungo più tardi- aggiunse infine. Cindy le sorrise. –Va bene-. Wynter invece ridacchiò un po’. –Ti abituerai al clima; non è poi così male-. Le tre si avviarono verso l’entrata.- A dopo, Vivian- la salutò definitivamente Zoe, facendole un occhiolino. La rossa non seppe se lo avesse fatto in modo casuale e scherzoso oppure perché avesse intuito qualcosa. Quest’ultima ipotesi non era da scartare, date le precedenti rivelazioni. Rimasta sola, non poté che avviarsi al seguito del ragazzo. Magari aveva frainteso tutto e B non voleva parlare con lei. Ma ormai era tardi per cambiare idea. E poi era certa di dover chiarire la questione della scommessa, soprattutto dopo che l’aveva chiamato per nome quella mattina. Un passo dopo l’altro arrivò a voltare l’angolo, ritrovandosi sul retro. Individuò subito B. Era seduto su una delle altalene e si dondolava svogliatamente muovendo appena i piedi; le mani nelle tasche della giacca nera. La adocchiò solo un attimo, poi la ignorò. O almeno sembrò fare questo, secondo Vivian. Non che si aspettasse chissà quale reazione energica, ovvio. Non aveva alternative se non raggiungerlo. Evitò le pozzanghere e si sedette sull'altra altalena al suo fianco. Si portò le mani ai bottoni e ricominciò a passarsene uno tra le dita.

B si girò verso di lei, puntandole contro quei due riflettori rossi.                                         

–Lo facevi anche prima- osservò lui improvvisamente, riferendosi al suo passatempo con un cenno del capo. Vivian arrossì e sentì le mani sudarle un po’. Smise subito e afferrò le catene che sostenevano la giostra.          

–Mi tiene occupata, tutto qui- cercò di motivarsi. B sorrise impercettibilmente, tornando a guardare davanti a sé. La ragazza tuttavia non voleva finirla in quel modo.

–Tu come fai a saperlo? Mi stavi spiando?- chiese infatti. Voleva proprio sentire la sua risposta. La parte competitiva di lei stava riemergendo.                                             

–In un certo senso. Mi tiene occupato, tutto qui- ribatté il ragazzo, allargando il sorrisetto. Vivian si morse l’interno guancia. Si stava palesemente divertendo a burlarsi di lei.                                                                                                 

–E poi non è niente che non abbia fatto anche tu-. Si riferiva al loro gioco di sguardi. Più precisamente a quando l’aveva sorpresa a fissarlo a colazione.

–Cercavo di capire il tuo comportamento- rivelò. Tanto valeva provare ad essere sincera: era l’unica opzione a cui aveva pensato per metterlo alle strette. Vivian cercava di smuovere quella sua apparente compostezza. 

–A che riguardo?- domandò B.

–Riguardo a me. Mi chiedevo come mai non ci parlassimo da una settimana-. Il ragazzo rallentò il movimento della sua altalena e riportò lo sguardo verso di lei.

–E cosa hai dedotto?- le pose come quesito. Dal momento che l’aveva incuriosito poteva definirsi una vittoria, ma doveva comunque fare i conti con la risposta che avrebbe dato.

–Niente- rispose sospirando. B non smise di guardarla, tra il divertito e il sorpreso. Vivian si sentì un po’ in soggezione, tuttavia non evitò quel colore rosso.

–Quindi tu avresti voluto parlare con me?-. La ragazza arrossì nuovamente. Non sapeva cosa dire. Non poteva certo riferirgli tutte le sue sensazioni contrastanti. Non si sarebbe messa a nudo in quel modo.                                                                                                                

–Non lo so- mormorò alla fine. Aveva timore di risultargli poco lucida. Lui, dal canto suo invece, sembrò quasi soddisfatto di quel dialogo. Riprese a dondolarsi sul posto, grazie alla spinta dei talloni.                                                                                                                    

-Hai detto che la prossima volta che avremmo parlato mi avresti chiamato per nome. L’ho preso piuttosto alla lettera- commentò B. Vivian alzò le sopracciglia, ragionando su quanto detto. Voleva forse dirle in modo implicito che se lei non avesse scoperto il suo vero nome, non avrebbero più parlato? Non le andava di chiederglielo, anche perché segretamente non voleva conoscere la risposta. Si concentrò sul presente.                      

–Come potevi sapere prima di oggi che non conoscessi ancora la tua vera identità?- gli domandò. Sospettava, sebbene una piccolissima parte di lei, che l’avesse spiata per davvero. Rabbrividì al solo pensiero. E poi era a dir poco ridicolo.                                                                                                                                                     

–Supposizioni-.

Enigmatico come al solito. Però la rossa voleva conoscere la verità, almeno questa volta.                   

–Che intendi con “supposizioni”?-.                        

–Ho supposto semplicemente che saresti stata tu stessa a darmi un qualsiasi segnale per farmi capire di aver vinto. Oggi hai fatto appunto così- spiegò in tono calmo. Per lui non faceva una piega. Lei si sentiva un po’ prevedibile. B aveva puntato tutto sul fatto che lei non avrebbe resistito a non provocarlo. Seppure in modo apparentemente superficiale, aveva calcolato tutto. Una vocina dentro di lei suggeriva di definire questo comportamento subdolo, ma si rese conto di non poterlo fare. Semplicemente, era stato più furbo e attento di lei ai dettagli. Capì perché fosse il primo in classifica.                                                                                               

–Hai fatto centro. Ma forse ti comporti in modo troppo sicuro-.                                                                                           

–Perché?-.                                                                                                                                                                                         

–Non potevi sapere per certo che avrei realmente cercato di stuzzicarti-.                                                                                     

–Ho corso il rischio-.                                                                                                                                                                                 

–Avrei potuto non farlo-.                                                                                                                                                               

–Ma l’hai fatto-.                                                                                                                                                                                  

–Sì-.                                                                                                                                                                                                     

Vivian non poteva credere che si fossero scambiati tutte quelle battute senza esitare. Era stata come una reazione a catena. Inevitabile, che non poteva fermarsi. Avvertì la luce del sole farsi più lieve per un momento, segno che esso fosse stato oscurato da una nuvola. La ragazza si chiese che ore fossero e quanto tempo fosse passato dall'inizio di quello strano dialogo. Aveva detto alle altre che forse le avrebbe raggiunte, ma in quel momento non ne aveva voglia. Aveva prima una faccenda da portare a termine. Sentì le mani tremare, un po’ per il freddo e un po’ per l’emozione, così decise di infilarle nelle tasche.                                   

–Ciò non toglie il fatto che io ora conosca il tuo vero  nome- buttò giù tutto ad un tratto. Prese fiato per calmarsi.

–Beyond Birthday-.

La rossa sentì da lontano alcune voci di bambini, tuttavia la sua attenzione era rivolta interamente a B. Lui, dal fatto suo, le lanciò una fugace occhiata, sorridendo come suo solito. Perché non diceva nulla? –Sì, hai scoperto il mio nome- confermò lui, tranquillamente. Eppure a Vivian non scappò il suo tono un po’ alterato da quella che sembrava soddisfazione. Nel caso c’avesse visto giusto, per cosa sarebbe dovuto essere compiaciuto? Non lo sapeva proprio. Aspettò che continuasse.                                                    

–Ma non hai vinto- concluse infatti subito dopo. Non aggiunse altro però.                           

–Vorresti darmi una spiegazione?- chiese allora incitandolo, non riuscendo più a stare sulle spine.                           

–E’ un pareggio-. Vivian non poté fare a meno di spalancare un po’ gli occhi, completamente allibita. Un pareggio significava soltanto una cosa. E durante tutta quella settimana non si era posta il minimo dubbio a riguardo. Si era totalmente concentrata sulla sua parte della scommessa, mentre invece la sfida non era a senso unico. Cercò di parlare, ma rimase con le labbra schiuse, non trovando niente di concreto da dire.                

B sembrò leggerle nel pensiero. –Proprio così. Anche io ho scoperto il tuo vero nome, Vivian-. Si fermò improvvisamente, fermando i piedi. Le catene stridettero un po’. Poi calò il silenzio.

B lo ruppe, sussurrando: -O dovrei chiamarti Violet Cole?-.

ANGOLO AUTRICE

Salve! La volta scorsa ho dimenticato di avvisarvi che non avrei aggiornato durante la settimana di Pasqua a causa delle vacanze e del computer che non era a portata di mano :o Scusate questo piccolo scherzetto xD In cambio questo è un capitolo un pochino più lungo e spero sia anche interessante *-* Mi sono divertita a scriverlo, perché far interagire Vivian e B lo trovo a dir poco emozionante ;) Qui principalmente, oltre al colpo di scena finale (ve lo aspettavate? ^-^), è possibile notare il modo in cui si stuzzicano a vicenda (questa è chimica!) xD Ringrazio i lettori e tutte le persone che mettono la storia nelle seguite/ricordate/preferite e chi lascia una recensione! E' tutto sempre ben accetto per poter migliorare *-* Detto questo, alla prossima settimana! :D Passo e chiudo, Isa-chan :)

   
 
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