Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Stephanie86    10/04/2016    2 recensioni
Tutti vogliono salvare Emma.
Tutti vogliono trovare un modo per liberarla dall'oscurità prima che la divori.
Ben presto, però, Regina - e gli altri - si rende conto che per raggiungerla e aiutarla avrà bisogno di aiuto. E non di un aiuto qualsiasi.
Lily è sempre stata legata ad Emma, fin dal principio. Ha sempre dovuto lottare contro il potenziale oscuro che gli Azzurri e l'Apprendista hanno trasferito in lei. Cosa accadrà quando la sua oscurità incontrerà quella della nuova Emma? Dove la condurrà il filo rosso che la unisce al nuovo Signore Oscuro?
Regina diventerà davvero la Salvatrice?
[Spoiler! per chi non segue la messa in onda americana | Pairing: principalmente Swan Queen e Swan Star]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Lily, Regina Mills, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lost and Found'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

15

 

“Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide”

[Imagine Dragons, Demons]

 

 
Storybrooke. Oggi.

 

Inorridita, Lily vide la propria mano tendersi a toccare l’acchiappasogni, che ancora recava l’immagine di lei appena... appena rinata. Guardò il proprio volto sotto il cappuccio della tunica.

Infine la visione scoppiò nella sua testa come una bolla di sapone e il mondo le tornò addosso: Zelena che ancora sorrideva, trionfante, dietro la rete dell’acchiappasogni. Emma, paralizzata dall’inchiostro magico, con gli occhi più sbarrati dei suoi. Excalibur sul pavimento, che pareva scrutare tutto con il suo unico occhio rosso.

“Spero che tu capisca che cosa sta per succedere, Malefica”.

“So benissimo che cosa diventerà!”

“Perdonami, se puoi...”

- Perdonami... – ripeté Emma, affranta. – Era l’unico modo... non ho avuto altra scelta. Né io né tua madre abbiamo avuto scelta.

Lily sentiva che le gambe e le braccia erano pesanti come il cemento. Era sicura di avere gli occhi fuori dalla testa.

- Credo che la verità sia molto difficile da mandare giù. – commentò Zelena. Raccolse la spada, porgendola a Lily.

- C’è... – cominciò lei. Deglutì a fatica. Le sembrava che la voce provenisse da una profondo e oscuro burrone. - Non puoi averlo fatto...

- Stavi per morire... – disse Emma. – Lily, non sapevo che cosa fare per salvarti.

- Dai un’occhiata alla spada, così potrai rendertene conto veramente. - Zelena continuava ad offrirle Excalibur.

Lily la prese. Avvertì subito il formicolio sul palmo della mano e lungo il braccio, fino al gomito. Una leggera scossa. Niente di più. Girò la lama, fissando la propria attenzione sul nome di Emma, impresso su di essa.

Il guanto nero di Zelena sfiorò la spada. Le decorazioni scomparvero e Lily vide che cosa si nascondeva dietro di esse.

Lilith Page.

- Coperto da un altro incantesimo. – rise Zelena. – È sempre stato scritto lì. Proprio sotto il tuo naso e nessuno di noi se n’era accorto!

Adesso capiva una serie di cose. Le balenò l’immagine di se stessa durante la sua prima lezione di magia con Malefica. Aveva scaraventato sua madre lontano da sé con un semplice gesto. Aveva avvertito il potere, un potere oscuro e sgradevole, eppure al tempo stesso affascinante, scorrerle nelle vene come sangue. Si era sentita fuori controllo, molto più del solito. Da quando era tornata da Camelot, si sentiva fuori controllo. Diversa. Cambiata.

- Oh! Ora non c’è più solo... l’Oscuro, non è vero? Non ci sono più la Salvatrice l’Anti Salvatrice. Ora ci sono... gli Oscuri! – Si divertiva un mondo. – Ci sono... le anime gemelle oscure.

- Emma... – iniziò Lily. – Ti... ti rendi conto di quello che hai fatto, vero?

- Sì. – rispose Emma. – L’ho fatto per te. Perché non esisteva un’altra soluzione.

- Avresti dovuto lasciarmi morire. – Lily non aveva idea se a dominare fosse la rabbia, la confusione, l’orrore o qualche altro non ben definito sentimento. La sua testa era un turbine. I suoi pensieri erano turbini muniti d’occhi che spazzavano via tutto. Il drago in lei socchiuse le palpebre. Gli occhi sotto di esse erano più accesi del solito, più affamati.

- Credi davvero che avrei potuto? Che tua madre avrebbe potuto? - Era seria e angosciata. Il petto le andava su e giù affannosamente. – Dopo tutto quello che è successo a Camelot, non potevo permettere che morissi così. Non era giusto! Non volevo che pagassi un prezzo così alto, ma in quel momento... non c’era niente che potessi fare se non legarti alla spada. Era l’unica via.

- E ovviamente voleva rimediare uccidendo me. – aggiunse Zelena. – Ma come sei dolce!

- Se l’avessi uccisa, avrei distrutto l’oscurità in entrambe.

- Ed ora dirai che non avevi scelta nemmeno in questo caso, vero? – esclamò la strega.

- L’altra scelta era pagare il prezzo più alto.

Lily immaginava che il prezzo più alto fosse la loro vita. L’Oscuro poteva essere fermato, ma qualcuno doveva usare il pugnale contro di lui.

Contro di noi.

Il battito cardiaco le corrispondeva nelle tempie con una serie di tonfi mostruosi. Pensava alle notti insonni che aveva trascorso. Sua madre si era accorta che, da quando erano tornate, lei non aveva più dormito bene. Ma il punto era... che non aveva affatto dormito. Mai. Quando chiudeva gli occhi, vedeva delle cose. Vedeva ciò che Emma stava vedendo. La sua mente cercava di rilassarsi e, d’istinto, trovava quella di Emma. Quelli che credeva sogni, non lo erano. E non si era mai sentita stanca. Non veramente. La sfiniva il continuo rincorrersi dei suoi pensieri. La sfiniva il continuo porsi domande che non ottenevano risposta. Ma non c’era mai stata nemmeno l’ombra della stanchezza fisica.

- Direi che non c’è nulla da aggiungere. – disse Zelena, mostrandole di nuovo l’acchiappasogni. – Che ne dici di scoprire cos’altro è successo a Camelot... e poi di occuparci di lei? Ah, per tua informazione: credo che Emma non abbia tutti i torti ad avercela con la sua splendida famiglia. Quella parte è vera. E naturalmente la colpa è di mia sorella.

- Cos’ha fatto Regina? – sibilò Lily. Reggeva ancora la spada. Le nocche della sua mano erano diventate bianche a furia di stringere. Gli occhi le bruciavano nelle orbite a furia di spostarli lungo la lama, a furia di scrutare i due nomi impressi su di essa.

Emma Swan.

Lilith Page.

Gli Oscuri.

- Posso spiegartelo. Ma devi fidarti di me, Lily. – disse Emma.

- Ho motivo di fidarmi di te?

- Metti giù la spada e lascia che ti racconti che cos’è accaduto. E ti restituirò i ricordi. Tutti quanti.

- Si può fare di meglio. – suggerì Zelena, parlando a Lily. – Potremmo toglierla di mezzo. Tenerla a bada prima che le venga in mente qualche altro piano diabolico.

- Non darle retta per nessuna ragione. – ribatté Emma.

- E perché non dovrebbe? L’hai trasformata. Hai cambiato la sua natura. Proprio come hanno fatto i tuoi genitori molti anni fa.

- I miei genitori hanno cambiato la natura di entrambe. Hanno maledetto Lily per rendermi perfetta. Io l’ho fatto... per salvarle la vita. Lily... tu lo sai, questo. Lo puoi capire.

Emma Swan.

Lilith Page.

Lily appoggiò la lama di Excalibur sul palmo della mano, come per saggiarne la consistenza.

“Perdonami, se puoi”.

- Non avrei mai voluto arrivare a tanto, ma se fossi stata al mio posto e avessi saputo che era l’unico modo per salvarmi... so che non mi avresti mai lasciata morire.

- Ma io non sono te. – disse Lily, continuando a rimirare la spada. Il proprio nome.

- No. Però una parte di me è sempre stata dentro di te. Mi conosci. Sai che non ti sto mentendo. Sai che non ho mai desiderato farti questo. Sono stata costretta. Tua madre sarebbe morta di dolore ed io non me lo sarei mai perdonato!

Emma Swan. Lilith Page.

Lilith Page.

“Dopo tutto quello che è successo a Camelot, non potevo permettere che morissi così. Non era giusto! Non volevo che pagassi un prezzo così alto, ma in quel momento... non c’era niente che potessi fare se non legarti alla spada. Era l’unica via”.

Lily alzò gli occhi, incrociando quelli di Emma.

 

***

 

Camelot. Due settimane prima della maledizione.

 

Era un sogno. Non lo sembrava, ma doveva esserlo per forza oppure lei era priva di sensi e stava contemplando se stessa fuori dal proprio corpo.

O era morta.

Niente oscurità. L’oscurità rimase in disparte. Solo la via dei ricordi. Però il film era confuso, come se il montatore avesse alzato un po’ il gomito e non rimembrasse più il filo conduttore. Aveva l’impressione di vivere nel passato, nel presente e nel futuro. Tutto in contemporanea.

 

“Non sei responsabile delle tue sciagure e sofferenze quanto credi di esserlo”, disse l’Apprendista, sull’autobus. “Il mazzo è stato rimescolato a tue spese, Lily, non è colpa tua. Tutto quello che farai sarà difficile e tutto quello che posso dirti io è... la verità”

“Okay, Yoda. Basta con le chiacchiere. Qual è la verità?”

“Direi di iniziare dal ciondolo. Non si tratta propriamente di una pietra...”

 

 “Prendi”, disse Azzurro, afferrando l’uovo e lanciandolo a Neve.

Malefica lo colpì con la lunga coda, mandandolo a sbattere contro le rocce. Poi spalancò le fauci e scagliò un’onda di fuoco, costringendo Neve a ritrarsi.

“Prova ad incenerirci e brucerà anche questo!”, urlò, mostrando l’uovo al drago inferocito.

La creatura ripiegò le ali, chiudendosi in esse e una nube magica l’avvolse. Malefica recuperò la sua forma umana.

“Che razza di persone siete? Minacciare un innocente!”.

“Un innocente? Questo non è un innocente. È destinato a diventare un mostro come te!”

 

“Che l’oscurità trovi la sua via, dal grembo materno a un altro dell’inferno...”, declamò l’Apprendista.

Neve si portò le mani al ventre, colta da una fitta improvvisa.

“Se vedrà la luce della vita, in una terra lontana dall’ombra infinita, che la magia non le dia forma e di tale buio non lasci orma. Su questo infante sia posta la norma”.

Un lampo di luce rossastra.

 

“Aspetta! Da madre a madre... abbi pietà! Io non posso perdere mio figlio!”

“Te lo riporteremo a cose fatte”, le rispose Neve, voltandole le spalle e dirigendosi verso l’uscita con Azzurro. Il suo piede schiacciò il sonaglio, spezzandolo.

Malefica gridò, scagliando la propria magia contro di loro.

 

“Lo sto mandando dove merita di stare. In un luogo dove non potrà nuocervi”.

Il portale si aprì tra gli Azzurri e lo stregone. Si allargò come la bocca di un mostro affamato, mentre l’uovo si schiudeva, rivelando una piccola mano umana.

“David, è un bambino!”, urlò Neve. Era sconvolta, ma a Lily parve lo strillo di un idiota.

“Possiamo ancora salvarlo!”, esclamò il suo principe, correndo verso l’uovo.

Ursula e Crudelia si precipitarono verso il portale.

“Ladri di bambini!”
“Che cos’avete fatto?!”

L’uovo precipitò nel passaggio.

 

“Fuori da questa casa!”, le disse l’uomo che si definiva suo padre, indicando l’uscita con il lungo dito indice.

“Mi stai davvero cacciando? Dove potrei andare?”. Lily aveva quindici anni. Ed era arrabbiata con chiunque. Persino con se stessa.

“Questo è affar tuo”.

 

“Da quando sei andata via tutta la mia vita è andata a rotoli. Qualunque cosa faccia va per il verso sbagliato”.

“E sarebbe colpa mia? Perché non provi a fare scelte migliori?”

“Ci provo. Lo giuro. Ma ogni volta che lo faccio, tutto mi si ritorce contro. È come se avessi una maledizione”.

“Che stupidaggine!”

“È vero. È come se tutta la mia vita fosse oscura e quando ci sei tu... diventa più luminosa”.

 

“Ehi, tutto bene? Quel tipo ti stava dando qualche grattacapo, vero? Non penso che tornerà”. Un ragazzo si chinò su di lei. Vide che non andava tutto bene.

“So cavarmela da sola...”

“Non da ubriaca”.

“Non sono ubriaca. Sono maledetta”.

Il ragazzo si guardò intorno e poi sorrise. Aveva un taglietto sul mento. “Forse lo siamo tutti”.

 

“Fottiti. E si fotta pure tua madre!”

 

“Le decisioni sbagliate sono il mio destino. Coraggio, metti fine alle mie sofferenze. Tu sai quanto me che la mia vita non merita di essere salvata”.

 

“Emma, perché non hai voluto uccidermi? Io lo avrei fatto”

“Io, invece, credo di no”.

“Siamo la Salvatrice e l’Anti Salvatrice”.

“Smettila di dire così”.

 

“Stai attenta”, disse Neve.

“Quella è mia figlia”, replicò Malefica, andando incontro al drago.

Neve la seguì e Azzurro fece lo stesso.

“Mary Margaret no! Ferma! Non sa controllarsi!”

Il drago strillò e sputò fuoco. Con un poderoso colpo di coda, gettò Neve contro una roccia e lei batté forte la testa.

 

“Credevo che tu fossi un drago feroce e spaventoso e che... ci saremmo vendicate, sputando fiamme su chi ci ha ferite. Ma tu sei... una persona normale. Sei così disponibile e questo mi distrugge”.

“Perché ti distrugge? Non lo capisco. Ti prego, spiegami”.

“Perché vuoi avere un rapporto con me. Un futuro... e ogni volta che qualcuno ci ha provato è... non ha mai funzionato. Ho sempre deluso tutti. Io riesco a distruggere tutto quello che tocco. Quell’oscurità è una parte di me. Ed è pericolosa”.

“A me non dispiace un po’ di oscurità”.

 

Lily emerse dalle tenebre, indossando la tunica degli Oscuri.

Le visioni erano svanite e lei riaprì gli occhi nel profondo della foresta, nello stesso luogo in cui Emma l’aveva condotta pochi giorni prima, quando le aveva regalato quel giglio.

Brancolò, annaspando in quella pesante tunica nera che le rendeva difficoltosi i movimenti. Brancolò, sì, perché per qualche istante non seppe più cosa fosse successo né quanti anni avesse. Quindici anni? Trenta? Cento?

“Spero che tu capisca che cosa sta per succedere, Malefica”.

 “Perdonami, se puoi”.

Poi tornarono anche gli ultimi ricordi. Quelli di Camelot. E capì perché era vestita in quella maniera.

- Ciao, Lilith.

La voce ebbe lo stesso effetto di uno sparo nella testa. Rientrò in sé con un tonfo, così come avrebbe potuto ricadere sul sedile dell’auto dopo essere passata su un dosso. Sconcertata, Lily comprese più cose nel giro di un secondo; che era cambiata. Radicalmente. Non era più la Lily maledetta dagli Azzurri. Era l’Oscuro. Come Emma. Comprese che era appena rinata. Comprese anche che davanti a lei c’era una persona che indossava la stessa tunica, ma aveva una faccia verde e squamosa, due occhi spiritati, grandi e senza sclera.

- Chi diavolo sei tu? – domandò, riconoscendo a stento la propria voce. I primi passi furono incerti e vacillanti. Scese dalla piattaforma, inciampando.

- Non è un buon inizio. Ma puoi migliorare. Sono felice di vederti.

“Lui è sempre qui, non capisci? Mi parla. Mi parla continuamente. È qui ed è nella mia testa. Lo vedo...”

- So... so che cosa sei.

- Oh, davvero?

“Lui è sempre qui, non capisci? Mi parla. Mi parla continuamente. È qui ed è nella mia testa. Lo vedo...”

“Chi?”

“Tremotino. O qualcuno che ha assunto le sue sembianze. Non fa altro che parlarmi. Mi istiga. Ed io non riesco a non ascoltarlo”.

- Emma non ha fatto altro che parlare con le voci nella sua testa. Tu sei una di quelle voci. Sei il demone... sei tutti gli Oscuri. – Lily si accorse di un’altra cosa. I suoi pensieri erano straordinariamente lucidi, erano chiari e precisi. Si era sentita confusa, ma ora non lo era più. La sua testa era stata spazzata da una parte all’altra.

- Hai ragione. Io sono dentro di te. Meglio ancora. Io sono te. Noi siamo una cosa sola.

Lily allungò una mano e cercò di afferrare l’essere che le stava parlando. Ovviamente l’Oscuro svanì per ricomparire dietro di lei.

- Io non sono un Oscuro qualsiasi, Lilith. Io sono tutti gli Oscuri. Sono l’originale. Il primo. Puoi chiamarmi Nimue.

- Tu sei... l’Oscuro a cui Emma ha rubato la fiamma.

- Oh, certo. Ha preso la fiamma. E l’ha usata nel modo migliore. Ha creato un altro Oscuro. – Nimue sorrise. – Non era mai accaduto niente di simile prima d’ora. Ma sapevo che non mi avrebbe delusa. Sapevo che avrebbe ceduto all’oscurità. Insieme... saremo più forti.

- Non me ne importa niente. – Lilith si incamminò di buon passo, odiando quella stramaledetta tunica. Di certo era abbastanza lontana dal Granny’s, ma che importanza aveva quanti chilometri avrebbe dovuto percorrere? Poteva trasformarsi. Poteva trasformarsi e coprire la distanza più in fretta. Ma poteva anche camminare. Gli Oscuri non si stancavano, giusto? Non dormivano. Non si stancavano.

Oscuro.

- Invece dovrebbe. Perché se lavoriamo insieme... potremmo avere tutti ciò che desideriamo. – Nimue camminava accanto a lei.

- Io non desidero niente.

- Tu vuoi quello che vogliono molti. La vendetta.

- Voglio solo andarmene da qui.

- Se mi darai retta, se lascerai che io sia la tua guida, l’avrai.

Lily la ignorò. Per lo meno, si sforzò di ignorarla. Non era semplice. Aveva una voce stranamente ipnotica.

“Mi istiga. Ed io non riesco a non ascoltarlo”.

- Vuoi vendicarti di loro. L’ho visto. Ho visto tutto quello che hai visto tu. – continuò Nimue. – Ho sentito il tuo dolore e la tua rabbia. Conosco questi sentimenti meglio di chiunque altro. Li ho provati sulla mia pelle, centinaia di anni fa. Puoi alleviare entrambi.

- E in che modo? – domandò Lily, seguitando ad avanzare nel bosco. Aveva già capito, in realtà. Perché era qualcosa che si annidava nel suo animo da molto tempo. Qualcosa che aveva cercato di sopire, ma inutilmente.

“Mi istiga. Ed io non riesco a non ascoltarlo”.

- Schiacciando la fonte del problema, Lilith. Uccidi i genitori di Emma.

 

 
- Merlino dice che è troppo tardi. La cripta ha già trasformato Lily. – disse Regina, mestamente.

Era calata la notte. Al Granny’s non volava una mosca. Knubbin sedeva su una roccia con il suo corvo sulla spalla. Henry non aveva fatto altro che camminare su e giù davanti alla tavola calda. Merlino aveva un’aria cupa e prostrata. Da quando il suo legame con la spada era stato spezzato, non gli era rimasto più un briciolo di magia in corpo.

- Quindi ha funzionato. È viva. – disse Malefica.

- È viva, ma non l’abbiamo trovata! E nemmeno Emma! – rispose Regina. – Non avresti mai dovuto lasciare che andasse da sola a cercarla!

- Volevo andare con lei, ma me l’ha impedito. Era sparita ancora prima che parlassi!

- Beh, siete due idiote!

Quello di Regina era quasi un grido e Malefica lo sentì penetrare nel cervello, come un coltello che fruga e scava, ma senza lacerare. – Io non avevo scelta...

Regina non avrebbe mai voluto essere così dura, ma gli eventi erano precipitati senza alcun preavviso e lei non aveva la più vaga idea di come risolvere quella situazione. Non ancora. Emma le aveva affidato il pugnale, quando erano arrivati nella Foresta Incantata, aveva creduto che affidarlo a lei fosse la scelta giusta.

“A te non importa niente di Lily! Ma se avessi potuto salvare Daniel... se avessi dovuto salvare nostro figlio, l’avresti fatto!”

Cosa devo fare, adesso?

“Io ti ho salvata. Ora tu salva me”.

- Perché, invece di discutere, non elaboriamo un maledetto piano? – propose Killian. I capelli, madidi di sudore, gli ricadevano sugli occhi. Li scostò con un gesto seccato della mano. – Ci sono due Oscuri là fuori.

“E se non potrai salvarmi, allora fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei l’unica in grado di mettere da parte le emozioni e fare ciò che è necessario. Distruggermi”.

- Le tracce nel bosco sono sparite. – continuò Neve.

- Ovvio. Quelle due possono apparire e materializzarsi come credono. – disse Regina.

- Non ho più la mia magia, ma posso ancora preparare delle pozioni. – intervenne Merlino.

- Ed io posso dare una mano. – disse Knubbin, alzando un dito.

Tutti lo fissarono.

- Preparare pozioni mi rilassa. Conosco parecchi incantesimi. Ho avuto anch’io un maestro e mi ha insegnato molte cose. – spiegò il mago, grattandosi la testa. – E dato che non potrò tornare nella mia umile dimora tanto presto, preferisco non permettere al mio cervello di assopirsi.

- Dovremmo fidarci di Emma. – disse Henry. – Lei... conosce Lily. Avrà la spada con sé e saprà controllarla.

- Forse. – rispose Merlino. – Ma questi Signori Oscuri... il loro legame va ben al di là dell’oscurità che condividono.

- Credi che il fatto che siano legate da sempre le renda... più pericolose? – domandò David.

Merlino rifletté. – Non lo so. La vita di Lilith è sempre stata oscura. Adesso... dovrà lottare contro qualcosa di molto più grande. È possibile che Emma usi il dono nel modo giusto. Ma non possiamo essere certi di questo. Quell’incantesimo...

Neve scambiò un’occhiata con David.

- La maledizione. – lo corresse Malefica. - Può influenzarle?

- Emma può trovarla prima di noi. E potrebbe parlarle.

- E nel frattempo cosa dovremmo fare? Aspettare? – chiese Killian. – Vi ricordo che abbiamo anche altri problemi. Artù e Zelena, ad esempio.

“E se non potrai salvarmi, allora fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei l’unica in grado di mettere da parte le emozioni e fare ciò che è necessario. Distruggermi”.

Regina non riusciva a concentrarsi sulla sorella. Zelena poteva essere là intorno, a pianificare chissà quale tranello. Eppure tutti i suoi sensi erano all’erta e attendevano l’Oscuro. Gli Oscuri.

Di colpo la sua mente iniziò ad abbozzare un piano.

“Dovremmo fidarci di Emma”.

- Regina?

Nessuna risposta.

“E se non potrai salvarmi, allora fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei l’unica in grado di mettere da parte le emozioni e fare ciò che è necessario. Distruggermi”.

- Regina? – Neve la stava chiamando.

Lei si riscosse. – C’è qualcosa che possiamo fare. Potrebbe funzionare.

- E sarebbe? – chiese Killian, aggrottando la fronte.

 

***

 

Storybrooke. Oggi.

 

Regina sedeva davanti al televisore spento nella sua grande casa, al buio, con un bicchiere di brandy in mano.

“Sai chi è stato il primo a tradirmi?”

Talvolta i suoi pensieri sembravano farsi più acuti, più nitidi. Le riempivano la testa luminosi come il giorno e avrebbero soffocato qualsiasi rumore, se non si fosse trovata immersa nel silenzio.

“Tu, Regina”.

Ma non poteva averlo fatto. Continuava a ripetersi che c’era un’altra spiegazione. Doveva esserci un’altra spiegazione. Emma le aveva dato il pugnale a Camelot, questo lo ricordava con chiarezza. Gliel’aveva dato e aveva detto...

“Io ti ho salvata. Ora tu salva me. E se non potrai salvarmi, allora fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei l’unica in grado di mettere da parte le emozioni e fare ciò che è necessario. Distruggermi”.

Distruggerla. Non tradirla. Distruggerla.

“È stata una tua idea”.

Forse la situazione era precipitata. Forse le cose si erano messe male, per Emma e anche per loro. E lei era stata costretta a prendere una decisione terribile. Forse l’Oscuro aveva perso il controllo e aveva cercato di ferire qualcuno. Di ucciderlo. Forse Merlino non era stato in grado di aiutare Emma.

Forse. Forse. Forse.

Rivoleva i suoi ricordi, maledizione.

“Sei proprio come tua sorella. Qualche giorno fa mi ha detto la stessa cosa. Fate entrambe dei bei discorsi sul perdono...”

Zelena. Se Zelena era ancora con Emma e Lily, allora avevano un altro enorme problema.

“E vedo che sei tanto preoccupata per la tua amante”.

Era stata una vera fortuna non essere costretta a dare delle spiegazioni. Non era proprio in vena di spiegazioni. Robin non era presente quando erano andati da Emma e gli altri non avevano aperto bocca dopo che lei aveva usato Excalibur per rafforzare la barriera intorno alla casa e per congelarli là dove si trovavano. Un battito di palpebre dopo erano tutti a casa di Regina. Convincere Malefica a non commettere qualche altra follia non era stata un’impresa facile. E Capitan Mascara non era stato da meno. Era disposto a spalleggiare Malefica.

- Non c’è niente che possiamo fare, adesso. Devo usare i libri di Merlino per poter trovare una soluzione.

- Con il dovuto rispetto, Maestà. – l’aveva apostrofata Uncino. – In quei libri non c’è nulla che ci possa aiutare. Merlino, poi, non è qui.

- Nemmeno i draghi ci possono aiutare, Capitan Mascara! Se tornate in quella casa, non otterrete niente. Emma è furiosa.

- Sembra furiosa soprattutto con voi.

Si domandava perché non aveva mai ucciso il pirata. Che cosa l’aveva spinta a lasciarlo in vita? C’era qualcuno che potesse ricordarglielo? Regina aveva alzato gli occhi al cielo. - È furiosa con me e con tutti voi che avete voluto seguirmi a Camelot! Qualsiasi cosa mi sia venuta in mente di fare...

- Mi stai chiedendo di abbandonare mia figlia? – aveva ringhiato Malefica.

- No! Ti sto chiedendo... vi sto chiedendo di non commettere qualche azione scellerata. Ci faremo uccidere. Dobbiamo aiutare Emma e Lily, non peggiorare la situazione.

- Tu le credi? – domandò David. La sua voce era strana. Era tremolante. Aveva perso ogni traccia di colore.

Regina udì un rumore di passi che scendevano le scale. Henry la raggiunse in salone. Era in pigiama e a piedi scalzi.

- Henry, perché non sei a letto? – domandò Regina. Ma glielo chiese stancamente. All’improvviso si sentiva vecchia. Il suo cuore batteva lento e fiacco.

Henry la raggiunse e sedette accanto a lei. Non parlò. Non subito.

Regina attese, mettendogli a posto qualche ciuffo di capelli. Osservandolo, si ripeté, non per la prima volta, che suo figlio ormai era davvero cresciuto. Conservava ancora qualche tratto del bambino che aveva creduto ciecamente nella maledizione, nella Regina Cattiva che aveva sottratto il lieto fine a tutti i personaggi del libro, nella Salvatrice che avrebbe spezzato il sortilegio. Ma era un adolescente, ormai.

- Prima che andassimo a Camelot... quando eravamo a casa di Lily, Uncino mi ha detto di usare la penna per cancellare l’oscurità che aveva preso mia madre. – disse Henry. Parlava con un tono sereno, ma aveva anche dei cerchi evidenti sotto gli occhi, che a Regina non sfuggirono.

Usare la penna?

- E? – chiese Regina.

- Io sono l’Autore. Avrei potuto aiutarla. Ma ho rotto la penna.

- Henry...

- Avrei potuto sistemare le cose.

- Henry, non è così che puoi usare quella penna. Lo sai. – E con l’occhio della mente vedeva se stessa a Camelot mentre Emma le consegnava il pugnale. Con l’occhio della mente si vedeva trovare una soluzione, elaborare un piano per fermare l’Oscuro. Un piano che non aveva affatto sistemato le cose.

- E invece lei adesso è oscura. Hai visto cosa voleva fare a Violet? E hai visto che cos’ha fatto a Lily?

Regina stava per rispondere che lo sapeva fin troppo bene. Stava per rispondere che avrebbero trovato un modo per uscirne, per salvarla. Stava cercando disperatamente qualcosa di sensato da dire a suo figlio.

“E invece lei adesso è oscura”.

“È stata una tua idea”.

Poi una nube viola comparve in salone e Lily emerse da essa, come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Regina si alzò di scatto, urtando il tavolino accanto al divano e rovesciando quel che rimaneva del suo brandy. Per un pelo non inzuppò le pagine ingiallite di uno dei libri di Merlino. Anche Henry schizzò in piedi.

- Lily... che cosa diavolo sta succedendo? Che significa? – chiese Regina. Istintivamente si spostò per coprire suo figlio.

Lei sorrise. – Maestà, con il vostro permesso...

Incredula, Regina guardò uno dei cassetti del comò accanto allo specchio aprirsi per conto suo. Lily infilò una mano all’interno ed estrasse il portaoggetti che avevano trovato in casa di Emma. Tolse il coperchio e prese l’acchiappasogni.

Da quando sa usare così bene la magia? Malefica ha detto che ancora non si controlla!

- Excalibur... – mormorò Henry, dietro di lei.

La figlia di Malefica aveva l’acchiappasogni, ma nell’altra mano stringeva l’elsa di Excalibur. La pietra rossa baluginava, sinistra, nel buio. La ragazza si appoggiò la lama contro la spalla.

Regina formò una sfera di fuoco e si preparò a scagliarla.

- Non sprecare le energie. – disse Lily. – Sarebbe tutto inutile.

- Oh. Sul serio? Vogliamo fare una prova?

- Possiamo giocare quanto ti pare, Regina Cattiva. Non è per te che sono qui, comunque. Mi serviva solo... una cosa. – Sollevò l’acchiappasogni.

- Perché hai Excalibur? Te l’ha data Emma?

- Naturalmente. Emma si fida di me. Noi... siamo legate. Da sempre. Ed ora molto più di prima. Anche se questa spada... ormai non può più controllare nessuno.

Per un attimo, Regina pensò che Emma avesse fatto qualcosa a Lily. Che l’avesse manipolata. Che le avesse annebbiato la mente con qualche incantesimo. Che la stesse controllando attraverso il suo cuore. Ma quando incrociò i suoi occhi quell’idea morì. Il suo sguardo, lungi dall’essere stralunato o vuoto, era anche troppo pieno, troppo vivo. Era attraversato da milioni di pensieri e sembravano quasi sobbalzare nelle orbite. Era lo sguardo di chi sapeva benissimo ciò che stava facendo. E non era affatto controllata.

- Lily, di cosa stai parlando?

- Parlo di quello che è successo a Camelot. Che io sappia, non ti sei comportata bene, Regina. Vuoi un assaggio? Vuoi un assaggio di quello che non ricordi?

E Lily ruotò la spada in modo che lei potesse vedere l’altro lato, quello che recava il nome di Emma.

Solo che non c’era più solo il nome di Emma.

Lilith Page. Emma Swan.

Rimase impietrita.

- Sei... sei l’Oscuro. – farfugliò Henry.

Lily non rispose, ma non ce n’era bisogno.

Il cuore le batteva all’impazzata, i muscoli pulsavano di adrenalina. Quando parlò di nuovo, parve che la sua voce arrivasse direttamente dall’estremità di una vallata oscura. – Emma... ti ha trasformata nell’Oscuro?

- Lei e mia madre... non c’era nient’altro da fare, a quanto pare. – Lily fece sparire l’acchiappasogni. I suoi occhi diventarono gialli. – Buona fortuna, Regina.

 

***

 

Camelot. Due settimane prima della maledizione.

 

Sentore di terra, alberi e muschio. Il profumo fresco e antico dei boschi fitti, fatto dell’erba morta e della linfa dei germogli. Alzando la testa scorse qualche stella tra le cime degli alberi e benché non vi fosse nemmeno un alito di vento, Lily udì il vago palpitare di un mare di foglie secche. I suoi sensi sembravano più acuti. Percepivano molte cose.

Aveva creduto che trasformarsi fosse una buona idea, ma non lo era stata affatto.

Non appena aveva mutato forma, la sua testa si era riempita di bisbigli. Di sussurri. Voci aliene. Pensieri rossi e pensieri neri. Un covo di serpi che sibilavano all’unisono.

Aveva proseguito a piedi. Camminava nella foresta da un bel po’ e il demone era sempre con lei. A volte spariva e Lily si sentiva sollevata, ma poco dopo tornava e manteneva il passo.

- Sarebbe stato meglio volare. A quest’ora saremmo già arrivate. Se proprio non hai intenzione di...

- So come funziona! – ribatté Lily. – Lo so. Tutte le volte che uso la magia, peggioro.

- Ti sbagli. Quando la usi, sei te stessa. Il tuo potere ora è enorme. Che senso ha non sfruttarlo? – La faccia verdastra sotto il cappuccio nero esprimeva tutta la sua disapprovazione, ma anche un’implacabile determinazione.

Lily incespicò di nuovo nella tunica. – Perché devo tenermi addosso questa cosa?

Nimue non rispose e Lily tolse di mezzo la tunica e recuperò, con un semplice gesto della mano, gli abiti che aveva preso a Camelot. Sapeva come fare. Non gliel’aveva insegnato nessuno, ma fu una cosa assolutamente naturale.

- Visto? La magia è parte di te. – disse Nimue, sorridendo.

Ancora quei sussurri. Più forti. Molto più insistenti. Lily si portò una mano alla testa. – Che diavolo è questo rumore?

- È la spada. Ti sta chiamando. È vicina.

Oh, già. La spada.

- Lily! – Emma arrivò di corsa.

Ebbe giusto il tempo di rendersi conto che l’altro Oscuro assomigliava molto ad un replicante di Blade Runner con quei capelli bianchi e gli abiti neri. Poi Emma la strinse in un abbraccio.

- Finalmente, eccoti. Allora stai bene.

- Ho forse l’aria di qualcuno che sta bene? – replicò Lily, scostandosi bruscamente. – Ho passato tutta la mia vita a cercare di... controllare l’oscurità che i tuoi genitori hanno messo dentro di me e tu... tu che cosa fai? Ne aggiungi dell’altra! E con l’approvazione di mia madre!

- Per salvarti la vita. – disse Emma. La scrutava con insistenza. Era lo sguardo di Lily, su cui aveva fissato l’attenzione in realtà. Le sue iridi erano dorate. Splendevano nell’oscurità come due fari. – Legarti ad Excalibur era l’unico modo.

- Avresti potuto lasciare che le cose andassero come dovevano andare! Avresti dovuto ripensare a quando ti ho detto che la mia vita non merita di essere salvata.

- E tu avresti dovuto ricordare che quella volta non ho premuto il grilletto. Io non ti lascerei mai morire.

- Beh, guarda dove ti ha condotta la tua... voglia di salvarmi! Non so se ti sei specchiata recentemente...

- Non preoccuparti di questo. Lo risolveremo.

- Dov’è Excalibur?

La spada spezzata comparve nella mano di Emma. – Eccola. Prendi.

Lily era sconcertata. - La stai dando a me?

- Prendila. Adesso. – le disse Nimue, accostandosi a loro.

- Tu ti sei fidata di me, Lily. Hai sempre creduto che potessi fare la scelta giusta. Non hai mai smesso di pensarlo nemmeno quando ho usato la tua lacrima per liberare Merlino. – Emma le prese una mano. – Un tempo ti ho voltato le spalle. Due volte. Me ne sono pentita, in seguito, ma credevo fosse troppo tardi per tornare indietro. Ora non farò lo stesso errore.

- Ma che scena commovente. – commentò Nimue. – Prendi quella spada. Non permettere che cada nelle mani di qualcuno che può controllarti.

- Taci. – sibilò Emma.

- Riesci a vederla? – chiese Lily, senza spostare gli occhi dalla spada, dal nome inciso lungo la lama. Lilith Page.

- Ma certo che ci riesce. Mi ha evocata. Ha preso la fiamma. – Nimue fece un giro intorno ad Emma. – E poi... io sono lei. Così come sono te. Che bello vedervi insieme. Proprio voi due... gli Oscuri. Il primo... e gli ultimi. Tutti insieme.

- Non ascoltarla. Non è reale. – disse Emma. Sciolse la stretta per posarle la mano sul viso e costringerla a distogliere lo sguardo.

- Mi deludi, Emma. Dovresti sapere che sono molto reale.

- Vuole spingerti a fare delle cose, ma tu devi essere più forte.

- Voglio spingerla a prendersi ciò che è suo. – tornò a dire Nimue. - La vendetta. I tuoi genitori, Emma, hanno mutato la sua essenza, l’hanno contaminata, l’hanno bandita in un altro mondo... e si fanno chiamare ‘eroi’. Anche tu dovresti essere furiosa con loro.

- Lo sono stata. – rispose Emma, automaticamente.

- Non è abbastanza. Emma, loro hanno fatto la stessa cosa a te. – Parlava scandendo le parole, quasi stesse discutendo con persone incapaci di capire la sua lingua. Il viso verde e viscido di Nimue si avvicinò al suo. Emma avvertì l’alito gelido del demone contro l’orecchio. – Ti hanno messa in una teca e ti hanno abbandonata.

- L’hanno fatto per salvarmi. Non avevano scelta.

- Davvero? Non hanno nemmeno provato a cercare un’altra soluzione. Non hanno nemmeno provato a lottare per non perderti... si sono solo arresi agli eventi. E come se ciò non bastasse... hanno sempre deciso per te. Hanno rapito una bambina e l’hanno maledetta, perché non accettavano che la figlia che stavano per avere... non fosse perfetta. Hanno già tradito la tua fiducia.

- Basta.

- E lo faranno ancora. Ti tradiranno ancora.

- Non intendo ascoltarti. – disse Emma. Tornò a rivolgersi a Lily, che scuoteva la testa come per scacciare tutte quelle voci. – Non ascoltare nemmeno tu, Lily.

- Non sono abbastanza forte per questo, Emma. – rispose Lily, deglutendo. Lo sguardo verde e spiritato di Nimue la inchiodava.

- Sì che lo sei. – Emma girò leggermente la testa, percependo la presenza del primo Oscuro non solo accanto a sé, ma ovunque. Era molto più pressante di quanto ricordasse. Si concentrò di nuovo su Lily. – Ricordi quando eravamo alla fermata dell’autobus? Ricordi che cosa mi hai detto quella sera?

“Ogni cosa che faccio mi si ritorce contro. È come se avessi una maledizione!”

“Che stupidaggine”.

“È vero. È come se tutta la mia vita fosse oscura... e quando ci sei tu diventa luminosa. Emma, ti prego. non lasciarmi sola”.

- Sì. – mormorò Lily. – Certo che me lo ricordo.

- È ciò che sei stata anche tu per me.

Lily rise. Ma non era una risata. Era un suono inquietante. Evocava un fantasma che cerca di riprovare a fare l’umano. – Non sono mai stata niente di simile.

- Invece sì. Quando ci siamo conosciute in quel supermercato in Minnesota... ho capito fin da subito che era... che era destino. Lily... io ero sola. Non avevo nessuno. Ero nei guai. Non avevo mai avuto amici disposti a coprirmi le spalle. – Sorrise, ricordando se stessa in quel supermarket, con una scatola di... non ricordava più cosa nascosta sotto la giacca. Ricordando se stessa mentre cercava di comportarsi in maniera disinvolta. – Tu ti sei fidata di me. Non hai esitato a tirarmi fuori dai guai.

- E poi tu hai coperto me. – ricordò Lily, parlando più a se stessa che ad Emma.

- Già. Ci siamo coperte le spalle a vicenda. E adesso... continueremo a farlo. Sconfiggeremo l’oscurità. Insieme.

- Come?

- Merlino voleva condurmi ad Avalon. Ora le cose sono cambiate, ma la mia famiglia ci aiuterà. Ne usciremo.

Lily serrò le palpebre per qualche istante.

- Lily... guardati intorno.

Riaprì gli occhi, ora scuri come sempre e... si accorse che lei ed Emma erano sole. Nimue era scomparsa.

- Quella maledetta se n’è andata. – disse, sentendosi oltremodo sollevata.

- Sì. Per ora sì. – Emma tese la spada. – Prendila.

Lily allungò lentamente la mano e dapprima si limitò a sfiorare l’elsa robusta di Excalibur. Poi le dita l’afferrarono e lei la sollevò, lasciando che i raggi della luna si riflettessero sulla lama. La sistemò nel fodero dove aveva tenuto la spada che Emma le aveva dato il giorno in cui aveva liberato Merlino.

 

 
- Emma, finalmente! – esclamò Neve.

Killian si girò e sorrise. Fece per alzarsi e andare incontro ad Emma, ma poi... la vide davvero. Sgranò gli occhi, squadrandola dalla testa ai piedi. – Swan?

- Emma, vi abbiamo cercate dappertutto. – esclamò Regina. Stentava a crederci. Emma aveva un aspetto... oscuro. Sinistro. Lo scintillio nel suo sguardo verde era preoccupante. I suoi lineamenti sembravano più belli del solito, come se fossero stati scolpiti nel marmo, eppure non apparivano affatto naturali. Le labbra erano troppo rosse. La fissò, trasecolata.

Lily aveva ancora gli abiti che aveva portato a Camelot, i pantaloni in pelle infilati negli stivali, la giubba sopra la camicia. Il suo viso non era altrettanto pallido, ma aveva gli occhi orlati di rosso e segnati da ombre scure. Lei ed Emma camminavano fianco a fianco, avevano assunto la medesima andatura. Una mano di Lily era appoggiata all’elsa di Excalibur, che sporgeva dal fodero appeso alla cintura.

- Lily... stai bene. – disse Malefica, allungando una mano e prendendo quella della figlia. Poi le appoggiò una mano sul viso. La toccò per accertarsi che fosse davvero lei.

- Sembra... sembra di sì. – rispose Lily, incerta.

- Mi dispiace. Non doveva andare così. Ma non ho avuto altra scelta.

- Non preoccupatevi. Stiamo bene. Per ora. – aggiunse Emma. – Sembra peggio di quel che è.

- Swan... non sembra proprio... il tuo stile. – commentò Killian, accigliato. Stava cercando qualcosa di meglio da dire, qualcosa che lo aiutasse a sdrammatizzare, ma non trovò niente. Aveva la testa vuota.

- Già. – mormorò Regina.

Knubbin, che era rimasto seduto su una roccia con il corvo sulla spalla, si alzò, appostandosi tra Regina e il pirata. Nessuno ci fece caso.

- Dov’è Merlino? – chiese Lily. – Emma ha detto... che voleva condurla ad Avalon. Possiamo ancora andarci? Forse là potremmo sconfiggere questa... questa cosa.

- Io non posso essere sconfitta. E poi c’è qualcosa che non va qui. – disse Nimue.

Lily si sforzò di ignorarla.

- È dentro. – disse David, indicando il Granny’s.

- Bene. Dobbiamo parlare con lui. – disse Emma. – Vado io.

Emma fece un passo avanti.

- Emma, aspetta... – iniziò Lily.

Knubbin si infilò una mano nella tasca della mantella ed estrasse una boccette azzurra. La stappò e ne riversò il contenuto addosso all’Oscuro. I suoi movimenti furono sorprendentemente fulminei, al punto tale che Heathcliff si levò in volo, gracchiando innervosito.

Emma spalancò gli occhi, mentre l’intruglio la paralizzava dal collo in giù. - Lily...

Non aveva ancora finito di pronunciare l’ultima sillaba, che già Lily era scomparsa in una nube viola. Malefica scorse solo il colore dorato delle sue iridi. Uno sguardo pieno di collera. Di risentimento. Aveva allungato una mano per afferrarla, ma le sue dita avevano acciuffato solo aria.

- Che cosa state facendo? – gridò Emma, la voce aspra e roca.

- Quello che è meglio per te. – rispose sua madre. 

Regina guardò Emma. Si avvicinò a lei e infilò una mano sotto la sua giacca nera, cercando il pugnale. Lo trovò e lo prese. – Non potevo fare altrimenti.

- Dì a Lily di tornare qui, Emma. Vogliamo aiutarla. – disse Neve. – Vogliamo salvare entrambe.

- Questo per voi è salvare? – sibilò Emma. In realtà non staccava gli occhi da Regina. – Questo per te è salvare?

- È quello che sto cercando di fare. – rispose Regina.

- Come? Controllandomi? Imprigionandomi?

- Swan, guardati. – intervenne Killian. – Quello che hai fatto a Lily ti ha spinta verso l’oscurità. Sta prendendo il sopravvento. Non lo possiamo permettere.

- Anche tu, Killian? Credevo che mi amassi. – Ora Emma gli parlava come se fosse stato un completo idiota. Come un bambino che si era scordato di fare i compiti. Ma dietro le parole c’era una furia incontenibile.

- Io amo Emma. – rispose il pirata.

- Io sono Emma!

- Vorrei che fosse vero. Ho creduto che potessi farcela. Ma questo potere... rischia di distruggerti completamente. – Killian fece per avvicinarsi, ma Regina lo fermò, frapponendo un braccio tra loro due.

- È stata una tua idea. – mormorò Emma, ignorandolo e rivolgendosi a lei.

- Quando siamo arrivati a Camelot, mi hai affidato il pugnale. Mi hai detto di salvarti, come tu avevi salvato me. Oppure... – Regina aveva la gola serrata in una morsa. Riusciva a malapena a parlare. Il cuore le batteva così forte che temeva di sentirsi male.

- Sì. Te l’ho affidato! – gridò Emma. – Perché credevo che saresti riuscita a salvarmi. O che mi avresti distrutta se fosse stato necessario!

- Ed io non posso distruggerti. – Era follemente vicina alle lacrime. – Non posso farlo... per nostro figlio. Non posso...

- Quindi preferisci tradirmi?

Regina serrò le palpebre. – Sto provando a salvarti, Emma.

- Non avrei mai dovuto darti quel pugnale. Ho commesso un errore. Tu non sei affatto una Salvatrice.

- Emma... non avrei mai voluto controllarti ed arrivare a tanto. Ma hai quasi fatto del male a tua madre nella Foresta Caledoniana. Hai usato la magia contro i tuoi genitori. Ha usato Excalibur contro Merlino... e hai moltiplicato l’oscurità.

- Lily stava per morire. Ma a te non importa, vero? A nessuno di voi importa davvero.

- Certo che mi importa! Ma trasformare Lily in un Oscuro significa trasformarla in un pericolo. Lily non è come te. Lei si controllava a stento prima... ora che l’oscurità l’ha posseduta... sarà ancora più difficile. E ha trasformato anche te.

Emma non disse più niente, ma il verde dei suoi occhi lampeggiava d’ira.

Merlino uscì dal Granny’s, chiudendosi la porta alle spalle e li raggiunse.

- Il castello non è molto lontano da qui. – disse lo stregone. La sua voce era calma, ma severa. - Dobbiamo andare. Le ha dato la spada, vero?

David annuì.

Merlino strinse le labbra.

- Quale castello? Nessuno mi ha parlato di un castello. – osservò Knubbin.

Lo stregone gli lanciò una rapida occhiata, ma non rispose. Non alla sua domanda. – Regina... Lily non deve vedere dove stiamo andando.

Lei esitò solo un istante. Poi agitò una mano davanti agli occhi di Emma e lei cadde in avanti, priva di sensi. Killian e suo padre l’afferrarono prima che potesse cadere.


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Stephanie86