15
“Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide”
[Imagine
Dragons, Demons]
Storybrooke. Oggi.
Inorridita,
Lily vide la propria mano tendersi a toccare
l’acchiappasogni, che ancora
recava l’immagine di lei appena... appena rinata.
Guardò il proprio volto sotto
il cappuccio della tunica.
Infine
la visione scoppiò nella sua testa come una bolla di sapone
e il mondo le tornò
addosso: Zelena che ancora sorrideva, trionfante, dietro la rete
dell’acchiappasogni. Emma, paralizzata
dall’inchiostro magico, con gli occhi
più sbarrati dei suoi. Excalibur sul pavimento, che pareva
scrutare tutto con
il suo unico occhio rosso.
“Spero
che tu capisca che cosa sta
per succedere, Malefica”.
“So
benissimo che cosa diventerà!”
“Perdonami,
se puoi...”
-
Perdonami... – ripeté Emma, affranta. –
Era l’unico modo... non ho avuto altra
scelta. Né io né tua madre abbiamo avuto scelta.
Lily
sentiva che le gambe e le braccia erano pesanti come il cemento. Era
sicura di
avere gli occhi fuori dalla testa.
-
Credo che la verità sia molto difficile da mandare
giù. – commentò Zelena.
Raccolse la spada, porgendola a Lily.
-
C’è... – cominciò lei.
Deglutì a fatica. Le sembrava che la voce provenisse da
una profondo e oscuro burrone. - Non puoi averlo fatto...
-
Stavi per morire... – disse Emma. – Lily, non
sapevo che cosa fare per
salvarti.
-
Dai un’occhiata alla spada, così potrai rendertene
conto veramente. - Zelena
continuava ad offrirle Excalibur.
Lily
la prese. Avvertì subito il formicolio sul palmo della mano
e lungo il braccio,
fino al gomito. Una leggera scossa. Niente di più.
Girò la lama, fissando la
propria attenzione sul nome di Emma, impresso su di essa.
Il
guanto nero di Zelena sfiorò la spada. Le decorazioni
scomparvero e Lily vide
che cosa si nascondeva dietro di esse.
Lilith
Page.
-
Coperto da un altro incantesimo. – rise Zelena. –
È sempre stato scritto lì.
Proprio sotto il tuo naso e nessuno di noi se n’era accorto!
Adesso
capiva una serie di cose. Le balenò l’immagine di
se stessa durante la sua
prima lezione di magia con Malefica. Aveva scaraventato sua madre
lontano da sé
con un semplice gesto. Aveva avvertito il potere, un potere oscuro e
sgradevole, eppure al tempo stesso affascinante, scorrerle nelle vene
come
sangue. Si era sentita fuori controllo, molto più del
solito. Da quando era
tornata da Camelot, si sentiva fuori controllo. Diversa. Cambiata.
-
Oh! Ora non c’è più solo...
l’Oscuro, non è vero? Non ci sono più
la Salvatrice
l’Anti Salvatrice. Ora ci sono... gli Oscuri! – Si
divertiva un mondo. – Ci
sono... le anime gemelle oscure.
-
Emma... – iniziò Lily. – Ti... ti rendi
conto di quello che hai fatto, vero?
-
Sì. – rispose Emma. – L’ho
fatto per te. Perché non esisteva un’altra
soluzione.
-
Avresti dovuto lasciarmi morire. – Lily non aveva idea se a
dominare fosse la
rabbia, la confusione, l’orrore o qualche altro non ben
definito sentimento. La
sua testa era un turbine. I suoi pensieri erano turbini muniti
d’occhi che
spazzavano via tutto. Il drago in lei socchiuse le palpebre. Gli occhi
sotto di
esse erano più accesi del solito, più affamati.
-
Credi davvero che avrei potuto? Che tua madre avrebbe potuto? - Era
seria e
angosciata. Il petto le andava su e giù affannosamente.
– Dopo tutto quello che
è successo a Camelot, non potevo permettere che morissi
così. Non era giusto! Non
volevo che pagassi un prezzo così alto, ma in quel
momento... non c’era niente
che potessi fare se non legarti alla spada. Era l’unica via.
-
E ovviamente voleva rimediare uccidendo me. – aggiunse
Zelena. – Ma come sei
dolce!
-
Se l’avessi uccisa, avrei distrutto
l’oscurità in entrambe.
-
Ed ora dirai che non avevi scelta nemmeno in questo caso, vero?
– esclamò la
strega.
-
L’altra scelta era pagare il prezzo più alto.
Lily
immaginava che il prezzo più alto fosse la loro vita.
L’Oscuro poteva essere
fermato, ma qualcuno doveva usare il pugnale contro di lui.
Contro
di noi.
Il
battito cardiaco le corrispondeva nelle tempie con una serie di tonfi
mostruosi. Pensava alle notti insonni che aveva trascorso. Sua madre si
era accorta
che, da quando erano tornate, lei non aveva più dormito
bene. Ma il punto
era... che non aveva affatto dormito. Mai. Quando chiudeva gli occhi,
vedeva
delle cose. Vedeva ciò che Emma stava vedendo. La sua mente
cercava di
rilassarsi e, d’istinto, trovava quella di Emma. Quelli che
credeva sogni, non
lo erano. E non si era mai sentita stanca. Non veramente. La sfiniva il
continuo rincorrersi dei suoi pensieri. La sfiniva il continuo porsi
domande
che non ottenevano risposta. Ma non c’era mai stata nemmeno
l’ombra della
stanchezza fisica.
-
Direi che non c’è nulla da aggiungere. –
disse Zelena, mostrandole di nuovo
l’acchiappasogni. – Che ne dici di scoprire
cos’altro è successo a Camelot... e
poi di occuparci di lei? Ah, per tua informazione: credo che Emma non
abbia
tutti i torti ad avercela con la sua splendida famiglia. Quella parte
è vera. E
naturalmente la colpa è di mia sorella.
-
Cos’ha fatto Regina? – sibilò Lily.
Reggeva ancora la spada. Le nocche della
sua mano erano diventate bianche a furia di stringere. Gli occhi le
bruciavano
nelle orbite a furia di spostarli lungo la lama, a furia di scrutare i
due nomi
impressi su di essa.
Emma
Swan.
Lilith
Page.
Gli
Oscuri.
-
Posso spiegartelo. Ma devi fidarti di me, Lily. – disse Emma.
-
Ho motivo di fidarmi di te?
-
Metti giù la spada e lascia che ti racconti che
cos’è accaduto. E ti restituirò
i ricordi. Tutti quanti.
-
Si può fare di meglio. – suggerì
Zelena, parlando a Lily. – Potremmo toglierla
di mezzo. Tenerla a bada prima che le venga in mente qualche altro
piano
diabolico.
-
Non darle retta per nessuna ragione. – ribatté
Emma.
-
E perché non dovrebbe? L’hai trasformata. Hai
cambiato la sua natura. Proprio
come hanno fatto i tuoi genitori molti anni fa.
-
I miei genitori hanno cambiato la natura di entrambe. Hanno maledetto
Lily per
rendermi perfetta. Io l’ho fatto... per salvarle la vita.
Lily... tu lo sai,
questo. Lo puoi capire.
Emma
Swan.
Lilith
Page.
Lily
appoggiò la lama di Excalibur sul palmo della mano, come per
saggiarne la
consistenza.
“Perdonami,
se puoi”.
-
Non avrei mai voluto arrivare a tanto, ma se fossi stata al mio posto e
avessi
saputo che era l’unico modo per salvarmi... so che non mi
avresti mai lasciata
morire.
-
Ma io non sono te. – disse Lily, continuando a rimirare la
spada. Il proprio
nome.
-
No. Però una parte di me è sempre stata dentro di
te. Mi conosci. Sai che non
ti sto mentendo. Sai che non ho mai desiderato farti questo. Sono stata
costretta. Tua madre sarebbe morta di dolore ed io non me lo sarei mai
perdonato!
Emma
Swan. Lilith Page.
Lilith
Page.
“Dopo
tutto quello che è successo a
Camelot, non potevo permettere che morissi così. Non era
giusto! Non volevo che
pagassi un prezzo così alto, ma in quel momento... non
c’era niente che potessi
fare se non legarti alla spada. Era l’unica via”.
Lily
alzò gli occhi, incrociando quelli di Emma.
***
Camelot.
Due settimane prima della
maledizione.
Era
un sogno. Non lo sembrava, ma doveva esserlo per forza oppure lei era
priva di
sensi e stava contemplando se stessa fuori dal proprio corpo.
O
era morta.
Niente
oscurità. L’oscurità rimase in
disparte. Solo la via dei ricordi. Però il film
era confuso, come se il montatore avesse alzato un po’ il
gomito e non
rimembrasse più il filo conduttore. Aveva
l’impressione di vivere nel passato,
nel presente e nel futuro. Tutto in contemporanea.
“Non
sei responsabile delle tue
sciagure e sofferenze quanto credi di esserlo”, disse
l’Apprendista,
sull’autobus. “Il mazzo è stato
rimescolato a tue spese, Lily, non è colpa tua.
Tutto quello che farai sarà difficile e tutto quello che
posso dirti io è... la
verità”
“Okay,
Yoda. Basta con le chiacchiere.
Qual è la verità?”
“Direi
di iniziare dal ciondolo.
Non si tratta propriamente di una pietra...”
“Prendi”,
disse Azzurro, afferrando l’uovo e
lanciandolo a Neve.
Malefica
lo colpì con la lunga
coda, mandandolo a sbattere contro le rocce. Poi spalancò le
fauci e scagliò
un’onda di fuoco, costringendo Neve a ritrarsi.
“Prova
ad incenerirci e brucerà
anche questo!”, urlò, mostrando l’uovo
al drago inferocito.
La
creatura ripiegò le ali,
chiudendosi in esse e una nube magica l’avvolse. Malefica
recuperò la sua forma
umana.
“Che
razza di persone siete?
Minacciare un innocente!”.
“Un
innocente? Questo non è un
innocente. È destinato a diventare un mostro come
te!”
“Che
l’oscurità trovi la sua via,
dal grembo materno a un altro dell’inferno...”,
declamò l’Apprendista.
Neve
si portò le mani al ventre,
colta da una fitta improvvisa.
“Se
vedrà la luce della vita, in
una terra lontana dall’ombra infinita, che la magia non le
dia forma e di tale
buio non lasci orma. Su questo infante sia posta la norma”.
Un
lampo di luce rossastra.
“Aspetta!
Da madre a madre... abbi
pietà! Io non posso perdere mio figlio!”
“Te
lo riporteremo a cose fatte”,
le rispose Neve, voltandole le spalle e dirigendosi verso
l’uscita con Azzurro.
Il suo piede schiacciò il sonaglio, spezzandolo.
Malefica
gridò, scagliando la
propria magia contro di loro.
“Lo
sto mandando dove merita di
stare. In un luogo dove non potrà nuocervi”.
Il
portale si aprì tra gli Azzurri
e lo stregone. Si allargò come la bocca di un mostro
affamato, mentre l’uovo si
schiudeva, rivelando una piccola mano umana.
“David,
è un bambino!”, urlò Neve.
Era sconvolta, ma a Lily parve lo strillo di un idiota.
“Possiamo
ancora salvarlo!”,
esclamò il suo principe, correndo verso l’uovo.
Ursula
e Crudelia si precipitarono
verso il portale.
“Ladri
di bambini!”
“Che cos’avete fatto?!”
L’uovo
precipitò nel passaggio.
“Fuori
da questa casa!”, le disse
l’uomo che si definiva suo padre, indicando
l’uscita con il lungo dito indice.
“Mi
stai davvero cacciando? Dove
potrei andare?”. Lily aveva quindici anni. Ed era arrabbiata
con chiunque.
Persino con se stessa.
“Questo
è affar tuo”.
“Da
quando sei andata via tutta la
mia vita è andata a rotoli. Qualunque cosa faccia va per il
verso sbagliato”.
“E
sarebbe colpa mia? Perché non
provi a fare scelte migliori?”
“Ci
provo. Lo giuro. Ma ogni volta
che lo faccio, tutto mi si ritorce contro. È come se avessi
una maledizione”.
“Che
stupidaggine!”
“È
vero. È come se tutta la mia
vita fosse oscura e quando ci sei tu... diventa più
luminosa”.
“Ehi,
tutto bene? Quel tipo ti
stava dando qualche grattacapo, vero? Non penso che
tornerà”. Un ragazzo si
chinò su di lei. Vide che non andava tutto bene.
“So
cavarmela da sola...”
“Non
da ubriaca”.
“Non
sono ubriaca. Sono maledetta”.
Il
ragazzo si guardò intorno e poi
sorrise. Aveva un taglietto sul mento. “Forse lo siamo
tutti”.
“Fottiti.
E si fotta pure tua
madre!”
“Le
decisioni sbagliate
sono il mio destino. Coraggio, metti fine alle mie sofferenze. Tu sai
quanto me
che la mia vita non merita di essere salvata”.
“Emma,
perché non hai
voluto uccidermi? Io lo avrei fatto”
“Io,
invece, credo di
no”.
“Siamo
la Salvatrice e
l’Anti Salvatrice”.
“Smettila
di dire così”.
“Stai
attenta”, disse
Neve.
“Quella
è mia figlia”,
replicò Malefica, andando incontro al drago.
Neve
la seguì e Azzurro
fece lo stesso.
“Mary
Margaret no!
Ferma! Non sa controllarsi!”
Il
drago strillò e
sputò fuoco. Con un poderoso colpo di coda, gettò
Neve contro una roccia e lei
batté forte la testa.
“Credevo
che tu fossi
un drago feroce e spaventoso e che... ci saremmo vendicate, sputando
fiamme su
chi ci ha ferite. Ma tu sei... una persona normale. Sei così
disponibile e
questo mi distrugge”.
“Perché
ti distrugge?
Non lo capisco. Ti prego, spiegami”.
“Perché
vuoi avere un
rapporto con me. Un futuro... e ogni volta che qualcuno ci ha provato
è... non
ha mai funzionato. Ho sempre deluso tutti. Io riesco a distruggere
tutto quello
che tocco. Quell’oscurità è una parte
di me. Ed è pericolosa”.
“A
me non dispiace un
po’ di oscurità”.
Lily
emerse dalle tenebre, indossando la tunica degli Oscuri.
Le
visioni erano svanite e lei riaprì gli occhi nel profondo
della foresta, nello
stesso luogo in cui Emma l’aveva condotta pochi giorni prima,
quando le aveva
regalato quel giglio.
Brancolò,
annaspando in quella pesante tunica nera che le rendeva difficoltosi i
movimenti. Brancolò, sì, perché per
qualche istante non seppe più cosa fosse
successo né quanti anni avesse. Quindici anni? Trenta?
Cento?
“Spero
che tu capisca che cosa sta
per succedere, Malefica”.
“Perdonami, se
puoi”.
Poi
tornarono anche gli ultimi ricordi. Quelli di Camelot. E
capì perché era
vestita in quella maniera.
-
Ciao, Lilith.
La
voce ebbe lo stesso effetto di uno sparo nella testa.
Rientrò in sé con un
tonfo, così come avrebbe potuto ricadere sul sedile
dell’auto dopo essere
passata su un dosso. Sconcertata, Lily comprese più cose nel
giro di un
secondo; che era cambiata. Radicalmente. Non era più la Lily
maledetta dagli
Azzurri. Era l’Oscuro. Come Emma. Comprese che era appena
rinata. Comprese
anche che davanti a lei c’era una persona che indossava la
stessa tunica, ma
aveva una faccia verde e squamosa, due occhi spiritati, grandi e senza
sclera.
-
Chi diavolo sei tu? – domandò, riconoscendo a
stento la propria voce. I primi
passi furono incerti e vacillanti. Scese dalla piattaforma,
inciampando.
-
Non è un buon inizio. Ma puoi migliorare. Sono felice di
vederti.
“Lui
è sempre qui, non capisci? Mi
parla. Mi parla continuamente. È qui ed è nella
mia testa. Lo vedo...”
-
So... so che cosa sei.
-
Oh, davvero?
“Lui
è sempre qui, non capisci? Mi
parla. Mi parla continuamente. È qui ed è nella
mia testa. Lo vedo...”
“Chi?”
“Tremotino.
O qualcuno che ha
assunto le sue sembianze. Non fa altro che parlarmi. Mi istiga. Ed io
non
riesco a non ascoltarlo”.
-
Emma non ha fatto altro che parlare con le voci nella sua testa. Tu sei
una di
quelle voci. Sei il demone... sei tutti gli Oscuri. – Lily si
accorse di
un’altra cosa. I suoi pensieri erano straordinariamente
lucidi, erano chiari e
precisi. Si era sentita confusa, ma ora non lo era più. La
sua testa era stata
spazzata da una parte all’altra.
-
Hai ragione. Io sono dentro di te. Meglio ancora. Io sono te. Noi siamo
una
cosa sola.
Lily
allungò una mano e cercò di afferrare
l’essere che le stava parlando.
Ovviamente l’Oscuro svanì per ricomparire dietro
di lei.
-
Io non sono un Oscuro qualsiasi, Lilith. Io sono tutti gli Oscuri. Sono
l’originale. Il primo. Puoi chiamarmi Nimue.
-
Tu sei... l’Oscuro a cui Emma ha rubato la fiamma.
-
Oh, certo. Ha preso la fiamma. E l’ha usata nel modo
migliore. Ha creato un
altro Oscuro. – Nimue sorrise. – Non era mai
accaduto niente di simile prima
d’ora. Ma sapevo che non mi avrebbe delusa. Sapevo che
avrebbe ceduto
all’oscurità. Insieme... saremo più
forti.
-
Non me ne importa niente. – Lilith si incamminò di
buon passo, odiando quella
stramaledetta tunica. Di certo era abbastanza lontana dal
Granny’s, ma che
importanza aveva quanti chilometri avrebbe dovuto percorrere? Poteva
trasformarsi. Poteva trasformarsi e coprire la distanza più
in fretta. Ma
poteva anche camminare. Gli Oscuri non si stancavano, giusto? Non
dormivano.
Non si stancavano.
Oscuro.
-
Invece dovrebbe. Perché se lavoriamo insieme... potremmo
avere tutti ciò che
desideriamo. – Nimue camminava accanto a lei.
-
Io non desidero niente.
-
Tu vuoi quello che vogliono molti. La vendetta.
-
Voglio solo andarmene da qui.
-
Se mi darai retta, se lascerai che io sia la tua guida,
l’avrai.
Lily
la ignorò. Per lo meno, si sforzò di ignorarla.
Non era semplice. Aveva una
voce stranamente ipnotica.
“Mi
istiga. Ed io non riesco a non
ascoltarlo”.
-
Vuoi vendicarti di loro. L’ho
visto.
Ho visto tutto quello che hai visto tu. – continuò
Nimue. – Ho sentito il tuo
dolore e la tua rabbia. Conosco questi sentimenti meglio di chiunque
altro. Li
ho provati sulla mia pelle, centinaia di anni fa. Puoi alleviare
entrambi.
-
E in che modo? – domandò Lily, seguitando ad
avanzare nel bosco. Aveva già
capito, in realtà. Perché era qualcosa che si
annidava nel suo animo da molto
tempo. Qualcosa che aveva cercato di sopire, ma inutilmente.
“Mi
istiga. Ed io non riesco a non
ascoltarlo”.
-
Schiacciando la fonte del problema, Lilith. Uccidi i genitori di Emma.
-
Merlino dice che è troppo tardi. La cripta ha già
trasformato Lily. – disse
Regina, mestamente.
Era
calata la notte. Al Granny’s non volava una mosca. Knubbin
sedeva su una roccia
con il suo corvo sulla spalla. Henry non aveva fatto altro che
camminare su e
giù davanti alla tavola calda. Merlino aveva
un’aria cupa e prostrata. Da
quando il suo legame con la spada era stato spezzato, non gli era
rimasto più
un briciolo di magia in corpo.
-
Quindi ha funzionato. È viva. – disse Malefica.
-
È viva, ma non l’abbiamo trovata! E nemmeno Emma!
– rispose Regina. – Non
avresti mai dovuto lasciare che andasse da sola a cercarla!
-
Volevo andare con lei, ma me l’ha impedito. Era sparita
ancora prima che
parlassi!
-
Beh, siete due idiote!
Quello
di Regina era quasi un grido e Malefica lo sentì penetrare
nel cervello, come
un coltello che fruga e scava, ma senza lacerare. – Io non
avevo scelta...
Regina
non avrebbe mai voluto essere così dura, ma gli eventi erano
precipitati senza
alcun preavviso e lei non aveva la più vaga idea di come
risolvere quella
situazione. Non ancora. Emma le aveva affidato il pugnale, quando erano
arrivati nella Foresta Incantata, aveva creduto che affidarlo a lei
fosse la
scelta giusta.
“A
te non importa niente di Lily!
Ma se avessi potuto salvare Daniel... se avessi dovuto salvare nostro
figlio,
l’avresti fatto!”
Cosa
devo fare, adesso?
“Io
ti ho salvata. Ora tu salva
me”.
-
Perché, invece di discutere, non elaboriamo un maledetto
piano? – propose
Killian. I capelli, madidi di sudore, gli ricadevano sugli occhi. Li
scostò con
un gesto seccato della mano. – Ci sono due Oscuri
là fuori.
“E
se non potrai salvarmi, allora
fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei
l’unica in grado di mettere
da parte le emozioni e fare ciò che è necessario.
Distruggermi”.
-
Le tracce nel bosco sono sparite. – continuò Neve.
-
Ovvio. Quelle due possono apparire e materializzarsi come credono.
– disse
Regina.
-
Non ho più la mia magia, ma posso ancora preparare delle
pozioni. – intervenne
Merlino.
-
Ed io posso dare una mano. – disse Knubbin, alzando un dito.
Tutti
lo fissarono.
-
Preparare pozioni mi rilassa. Conosco parecchi incantesimi. Ho avuto
anch’io un
maestro e mi ha insegnato molte cose. – spiegò il
mago, grattandosi la testa. –
E dato che non potrò tornare nella mia umile dimora tanto
presto, preferisco
non permettere al mio cervello di assopirsi.
-
Dovremmo fidarci di Emma. – disse Henry. – Lei...
conosce Lily. Avrà la spada
con sé e saprà controllarla.
-
Forse. – rispose Merlino. – Ma questi Signori
Oscuri... il loro legame va ben al
di là dell’oscurità che condividono.
-
Credi che il fatto che siano legate da sempre le renda...
più pericolose? –
domandò David.
Merlino
rifletté. – Non lo so. La vita di Lilith
è sempre stata oscura. Adesso... dovrà
lottare contro qualcosa di molto più grande. È
possibile che Emma usi il dono
nel modo giusto. Ma non possiamo essere certi di questo.
Quell’incantesimo...
Neve
scambiò un’occhiata con David.
-
La maledizione. – lo corresse Malefica. - Può
influenzarle?
-
Emma può trovarla prima di noi. E potrebbe parlarle.
-
E nel frattempo cosa dovremmo fare? Aspettare? – chiese
Killian. – Vi ricordo
che abbiamo anche altri problemi. Artù e Zelena, ad esempio.
“E
se non potrai salvarmi, allora
fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei
l’unica in grado di mettere
da parte le emozioni e fare ciò che è necessario.
Distruggermi”.
Regina
non riusciva a concentrarsi sulla sorella. Zelena poteva essere
là intorno, a
pianificare chissà quale tranello. Eppure tutti i suoi sensi
erano all’erta e
attendevano l’Oscuro. Gli Oscuri.
Di
colpo la sua mente iniziò ad abbozzare un piano.
“Dovremmo
fidarci di Emma”.
-
Regina?
Nessuna
risposta.
“E
se non potrai salvarmi, allora
fa quello che nessun altro sarà capace di fare. Sei
l’unica in grado di mettere
da parte le emozioni e fare ciò che è necessario.
Distruggermi”.
-
Regina? – Neve la stava chiamando.
Lei
si riscosse. – C’è qualcosa che possiamo
fare. Potrebbe funzionare.
-
E sarebbe? – chiese Killian, aggrottando la fronte.
***
Storybrooke.
Oggi.
Regina
sedeva davanti al televisore spento nella sua grande casa, al buio, con
un
bicchiere di brandy in mano.
“Sai
chi è stato il primo a
tradirmi?”
Talvolta
i suoi pensieri sembravano farsi più acuti, più
nitidi. Le riempivano la testa
luminosi come il giorno e avrebbero soffocato qualsiasi rumore, se non
si fosse
trovata immersa nel silenzio.
“Tu,
Regina”.
Ma
non poteva averlo fatto. Continuava a ripetersi che c’era
un’altra spiegazione.
Doveva esserci un’altra spiegazione. Emma le aveva dato il
pugnale a Camelot,
questo lo ricordava con chiarezza. Gliel’aveva dato e aveva
detto...
“Io
ti ho salvata. Ora tu salva me.
E se non potrai salvarmi, allora fa quello che nessun altro
sarà capace di
fare. Sei l’unica in grado di mettere da parte le emozioni e
fare ciò che è
necessario. Distruggermi”.
Distruggerla.
Non tradirla. Distruggerla.
“È
stata una tua idea”.
Forse
la situazione era precipitata. Forse le cose si erano messe male, per
Emma e
anche per loro. E lei era stata costretta a prendere una decisione
terribile.
Forse l’Oscuro aveva perso il controllo e aveva cercato di
ferire qualcuno. Di
ucciderlo. Forse Merlino non era stato in grado di aiutare Emma.
Forse.
Forse. Forse.
Rivoleva
i suoi ricordi, maledizione.
“Sei
proprio come tua sorella.
Qualche giorno fa mi ha detto la stessa cosa. Fate entrambe dei bei
discorsi
sul perdono...”
Zelena.
Se Zelena era ancora con Emma e Lily, allora avevano un altro enorme
problema.
“E
vedo che sei tanto preoccupata
per la tua amante”.
Era
stata una vera fortuna non essere costretta a dare delle spiegazioni.
Non era
proprio in vena di spiegazioni. Robin non era presente quando erano
andati da
Emma e gli altri non avevano aperto bocca dopo che lei aveva usato
Excalibur
per rafforzare la barriera intorno alla casa e per congelarli
là dove si
trovavano. Un battito di palpebre dopo erano tutti a casa di Regina.
Convincere
Malefica a non commettere qualche altra follia non era stata
un’impresa facile.
E Capitan Mascara non era stato da meno. Era disposto a spalleggiare
Malefica.
-
Non c’è niente che possiamo fare, adesso. Devo
usare i libri di Merlino per
poter trovare una soluzione.
-
Con il dovuto rispetto, Maestà. –
l’aveva apostrofata Uncino. – In quei libri
non c’è nulla che ci possa aiutare. Merlino, poi,
non è qui.
-
Nemmeno i draghi ci possono aiutare, Capitan Mascara! Se tornate in
quella
casa, non otterrete niente. Emma è furiosa.
-
Sembra furiosa soprattutto con voi.
Si
domandava perché non aveva mai ucciso il pirata. Che cosa
l’aveva spinta a
lasciarlo in vita? C’era qualcuno che potesse ricordarglielo?
Regina aveva
alzato gli occhi al cielo. - È furiosa con me e con tutti
voi che avete voluto
seguirmi a Camelot! Qualsiasi cosa mi sia venuta in mente di fare...
-
Mi stai chiedendo di abbandonare mia figlia? – aveva
ringhiato Malefica.
-
No! Ti sto chiedendo... vi sto
chiedendo di non commettere qualche azione scellerata. Ci faremo
uccidere.
Dobbiamo aiutare Emma e Lily, non peggiorare la situazione.
-
Tu le credi? – domandò David. La sua voce era
strana. Era tremolante. Aveva
perso ogni traccia di colore.
Regina
udì un rumore di passi che scendevano le scale. Henry la
raggiunse in salone. Era
in pigiama e a piedi scalzi.
-
Henry, perché non sei a letto? –
domandò Regina. Ma glielo chiese stancamente.
All’improvviso si sentiva vecchia. Il suo cuore batteva lento
e fiacco.
Henry
la raggiunse e sedette accanto a lei. Non parlò. Non subito.
Regina
attese, mettendogli a posto qualche ciuffo di capelli. Osservandolo, si
ripeté,
non per la prima volta, che suo figlio ormai era davvero cresciuto.
Conservava
ancora qualche tratto del bambino che aveva creduto ciecamente nella
maledizione, nella Regina Cattiva che aveva sottratto il lieto fine a
tutti i
personaggi del libro, nella Salvatrice che avrebbe spezzato il
sortilegio. Ma
era un adolescente, ormai.
-
Prima che andassimo a Camelot... quando eravamo a casa di Lily, Uncino
mi ha
detto di usare la penna per cancellare l’oscurità
che aveva preso mia madre. –
disse Henry. Parlava con un tono sereno, ma aveva anche dei cerchi
evidenti
sotto gli occhi, che a Regina non sfuggirono.
Usare
la penna?
-
E? – chiese Regina.
-
Io sono l’Autore. Avrei potuto aiutarla. Ma ho rotto la
penna.
-
Henry...
-
Avrei potuto sistemare le cose.
-
Henry, non è così che puoi usare quella penna. Lo
sai. – E con l’occhio della
mente vedeva se stessa a Camelot mentre Emma le consegnava il pugnale.
Con
l’occhio della mente si vedeva trovare una soluzione,
elaborare un piano per
fermare l’Oscuro. Un piano che non aveva affatto sistemato le
cose.
-
E invece lei adesso è oscura. Hai visto cosa voleva fare a
Violet? E hai visto
che cos’ha fatto a Lily?
Regina
stava per rispondere che lo sapeva fin troppo bene. Stava per
rispondere che
avrebbero trovato un modo per uscirne, per salvarla. Stava cercando
disperatamente
qualcosa di sensato da dire a suo figlio.
“E
invece lei adesso è oscura”.
“È
stata una tua idea”.
Poi
una nube viola comparve in salone e Lily emerse da essa, come se fosse
stata la
cosa più normale del mondo. Regina si alzò di
scatto, urtando il tavolino
accanto al divano e rovesciando quel che rimaneva del suo brandy. Per
un pelo
non inzuppò le pagine ingiallite di uno dei libri di
Merlino. Anche Henry
schizzò in piedi.
-
Lily... che cosa diavolo sta succedendo? Che significa? –
chiese Regina.
Istintivamente si spostò per coprire suo figlio.
Lei
sorrise. – Maestà, con il vostro permesso...
Incredula,
Regina guardò uno dei cassetti del comò accanto
allo specchio aprirsi per conto
suo. Lily infilò una mano all’interno ed estrasse
il portaoggetti che avevano
trovato in casa di Emma. Tolse il coperchio e prese
l’acchiappasogni.
Da
quando sa usare così bene la
magia? Malefica ha detto che ancora non si controlla!
-
Excalibur... – mormorò Henry, dietro di lei.
La
figlia di Malefica aveva l’acchiappasogni, ma
nell’altra mano stringeva l’elsa
di Excalibur. La pietra rossa baluginava, sinistra, nel buio. La
ragazza si
appoggiò la lama contro la spalla.
Regina
formò una sfera di fuoco e si preparò a
scagliarla.
-
Non sprecare le energie. – disse Lily. – Sarebbe
tutto inutile.
-
Oh. Sul serio? Vogliamo fare una prova?
-
Possiamo giocare quanto ti pare, Regina Cattiva. Non è per
te che sono qui,
comunque. Mi serviva solo... una cosa. – Sollevò
l’acchiappasogni.
-
Perché hai Excalibur? Te l’ha data Emma?
-
Naturalmente. Emma si fida di me. Noi... siamo legate. Da sempre. Ed
ora molto
più di prima. Anche se questa spada... ormai non
può più controllare nessuno.
Per
un attimo, Regina pensò che Emma avesse fatto qualcosa a
Lily. Che l’avesse
manipolata. Che le avesse annebbiato la mente con qualche incantesimo.
Che la
stesse controllando attraverso il suo cuore. Ma quando
incrociò i suoi occhi
quell’idea morì. Il suo sguardo, lungi
dall’essere stralunato o vuoto, era
anche troppo pieno, troppo vivo. Era attraversato da milioni di
pensieri e
sembravano quasi sobbalzare nelle orbite. Era lo sguardo di chi sapeva
benissimo ciò che stava facendo. E non era affatto
controllata.
-
Lily, di cosa stai parlando?
-
Parlo di quello che è successo a Camelot. Che io sappia, non
ti sei comportata
bene, Regina. Vuoi un assaggio? Vuoi un assaggio di quello che non
ricordi?
E
Lily ruotò la spada in modo che lei potesse vedere
l’altro lato, quello che
recava il nome di Emma.
Solo
che non c’era più solo il nome di Emma.
Lilith
Page. Emma Swan.
Rimase
impietrita.
-
Sei... sei l’Oscuro. – farfugliò Henry.
Lily
non rispose, ma non ce n’era bisogno.
Il
cuore le batteva all’impazzata, i muscoli pulsavano di
adrenalina. Quando parlò
di nuovo, parve che la sua voce arrivasse direttamente
dall’estremità di una
vallata oscura. – Emma... ti ha trasformata
nell’Oscuro?
-
Lei e mia madre... non c’era nient’altro da fare, a
quanto pare. – Lily fece
sparire l’acchiappasogni. I suoi occhi diventarono gialli.
– Buona fortuna,
Regina.
***
Camelot.
Due settimane prima della
maledizione.
Aveva
creduto che trasformarsi fosse una buona idea, ma non lo era stata
affatto.
Non
appena aveva mutato forma, la sua testa si era riempita di bisbigli. Di
sussurri. Voci aliene. Pensieri rossi e pensieri neri. Un covo di serpi
che
sibilavano all’unisono.
Aveva
proseguito a piedi. Camminava nella foresta da un bel po’ e
il demone era
sempre con lei. A volte spariva e Lily si sentiva sollevata, ma poco
dopo
tornava e manteneva il passo.
-
Sarebbe stato meglio volare. A quest’ora saremmo
già arrivate. Se proprio non
hai intenzione di...
-
So come funziona! – ribatté Lily. – Lo
so. Tutte le volte che uso la magia,
peggioro.
-
Ti sbagli. Quando la usi, sei te stessa. Il tuo potere ora è
enorme. Che senso
ha non sfruttarlo? – La faccia verdastra sotto il cappuccio
nero esprimeva
tutta la sua disapprovazione, ma anche un’implacabile
determinazione.
Lily
incespicò di nuovo nella tunica. –
Perché devo tenermi addosso questa cosa?
Nimue
non rispose e Lily tolse di mezzo la tunica e recuperò, con
un semplice gesto
della mano, gli abiti che aveva preso a Camelot. Sapeva come fare. Non
gliel’aveva insegnato nessuno, ma fu una cosa assolutamente
naturale.
-
Visto? La magia è parte di te. – disse Nimue,
sorridendo.
Ancora
quei sussurri. Più forti. Molto più insistenti.
Lily si portò una mano alla
testa. – Che diavolo è questo rumore?
-
È la spada. Ti sta chiamando. È vicina.
Oh,
già. La spada.
-
Lily! – Emma arrivò di corsa.
Ebbe
giusto il tempo di rendersi conto che l’altro Oscuro
assomigliava molto ad un
replicante di Blade Runner con
quei
capelli bianchi e gli abiti neri. Poi Emma la strinse in un abbraccio.
-
Finalmente, eccoti. Allora stai bene.
-
Ho forse l’aria di qualcuno che sta bene? –
replicò Lily, scostandosi
bruscamente. – Ho passato tutta la mia vita a cercare di...
controllare
l’oscurità che i tuoi genitori hanno messo dentro
di me e tu... tu che cosa
fai? Ne aggiungi dell’altra! E con l’approvazione
di mia madre!
-
Per salvarti la vita. – disse Emma. La scrutava con
insistenza. Era lo sguardo
di Lily, su cui aveva fissato l’attenzione in
realtà. Le sue iridi erano
dorate. Splendevano nell’oscurità come due fari.
– Legarti ad Excalibur era
l’unico modo.
-
Avresti potuto lasciare che le cose andassero come dovevano andare!
Avresti
dovuto ripensare a quando ti ho detto che la mia vita non merita di
essere
salvata.
-
E tu avresti dovuto ricordare che quella volta non ho premuto il
grilletto. Io
non ti lascerei mai morire.
-
Beh, guarda dove ti ha condotta la tua... voglia di salvarmi! Non so se
ti sei
specchiata recentemente...
-
Non preoccuparti di questo. Lo risolveremo.
-
Dov’è Excalibur?
La
spada spezzata comparve nella mano di Emma. – Eccola. Prendi.
Lily
era sconcertata. - La stai dando a me?
-
Prendila. Adesso. – le disse Nimue, accostandosi a loro.
-
Tu ti sei fidata di me, Lily. Hai sempre creduto che potessi fare la
scelta
giusta. Non hai mai smesso di pensarlo nemmeno quando ho usato la tua
lacrima
per liberare Merlino. – Emma le prese una mano. –
Un tempo ti ho voltato le
spalle. Due volte. Me ne sono pentita, in seguito, ma credevo fosse
troppo
tardi per tornare indietro. Ora non farò lo stesso errore.
-
Ma che scena commovente. – commentò Nimue.
– Prendi quella spada. Non
permettere che cada nelle mani di qualcuno che può
controllarti.
-
Taci. – sibilò Emma.
-
Riesci a vederla? – chiese Lily, senza spostare gli occhi
dalla spada, dal nome
inciso lungo la lama. Lilith Page.
-
Ma certo che ci riesce. Mi ha evocata. Ha preso la fiamma. –
Nimue fece un giro
intorno ad Emma. – E poi... io sono lei. Così come
sono te. Che bello vedervi
insieme. Proprio voi due... gli Oscuri. Il primo... e gli ultimi. Tutti
insieme.
-
Non ascoltarla. Non è reale. – disse Emma. Sciolse
la stretta per posarle la
mano sul viso e costringerla a distogliere lo sguardo.
-
Mi deludi, Emma. Dovresti sapere che sono molto reale.
-
Vuole spingerti a fare delle cose, ma tu devi essere più
forte.
-
Voglio spingerla a prendersi ciò che è suo.
– tornò a dire Nimue. - La
vendetta. I tuoi genitori, Emma, hanno mutato la sua essenza,
l’hanno
contaminata, l’hanno bandita in un altro mondo... e si fanno
chiamare ‘eroi’. Anche
tu dovresti essere furiosa con loro.
-
Lo sono stata. – rispose Emma, automaticamente.
-
Non è abbastanza. Emma, loro hanno fatto la stessa cosa a
te. – Parlava scandendo
le parole, quasi stesse discutendo con persone incapaci di capire la
sua
lingua. Il viso verde e viscido di Nimue si avvicinò al suo.
Emma avvertì
l’alito gelido del demone contro l’orecchio.
– Ti hanno messa in una teca e ti
hanno abbandonata.
-
L’hanno fatto per salvarmi. Non avevano scelta.
-
Davvero? Non hanno nemmeno provato a cercare un’altra
soluzione. Non hanno
nemmeno provato a lottare per non perderti... si sono solo arresi agli
eventi.
E come se ciò non bastasse... hanno sempre deciso per te.
Hanno rapito una
bambina e l’hanno maledetta, perché non
accettavano che la figlia che stavano
per avere... non fosse perfetta. Hanno già tradito la tua
fiducia.
-
Basta.
-
E lo faranno ancora. Ti tradiranno ancora.
-
Non intendo ascoltarti. – disse Emma. Tornò a
rivolgersi a Lily, che scuoteva
la testa come per scacciare tutte quelle voci. – Non
ascoltare nemmeno tu,
Lily.
-
Non sono abbastanza forte per questo, Emma. – rispose Lily,
deglutendo. Lo
sguardo verde e spiritato di Nimue la inchiodava.
-
Sì che lo sei. – Emma girò leggermente
la testa, percependo la presenza del
primo Oscuro non solo accanto a sé, ma ovunque. Era molto
più pressante di
quanto ricordasse. Si concentrò di nuovo su Lily.
– Ricordi quando eravamo alla
fermata dell’autobus? Ricordi che cosa mi hai detto quella
sera?
“Ogni
cosa che faccio mi si ritorce
contro. È come se avessi una maledizione!”
“Che
stupidaggine”.
“È
vero. È come se tutta la mia
vita fosse oscura... e quando ci sei tu diventa luminosa. Emma, ti
prego. non lasciarmi
sola”.
-
Sì. – mormorò Lily. – Certo
che me lo ricordo.
-
È ciò che sei stata anche tu per me.
Lily
rise. Ma non era una risata. Era un suono inquietante. Evocava un
fantasma che
cerca di riprovare a fare l’umano. – Non sono mai
stata niente di simile.
-
Invece sì. Quando ci siamo conosciute in quel supermercato
in Minnesota... ho
capito fin da subito che era... che era destino. Lily... io ero sola.
Non avevo
nessuno. Ero nei guai. Non avevo mai avuto amici disposti a coprirmi le
spalle.
– Sorrise, ricordando se stessa in quel supermarket, con una
scatola di... non
ricordava più cosa nascosta sotto la giacca. Ricordando se
stessa mentre
cercava di comportarsi in maniera disinvolta. – Tu ti sei
fidata di me. Non hai
esitato a tirarmi fuori dai guai.
-
E poi tu hai coperto me. – ricordò Lily, parlando
più a se stessa che ad Emma.
-
Già. Ci siamo coperte le spalle a vicenda. E adesso...
continueremo a farlo.
Sconfiggeremo l’oscurità. Insieme.
-
Come?
-
Merlino voleva condurmi ad Avalon. Ora le cose sono cambiate, ma la mia
famiglia ci aiuterà. Ne usciremo.
Lily
serrò le palpebre per qualche istante.
-
Lily... guardati intorno.
Riaprì
gli occhi, ora scuri come sempre e... si accorse che lei ed Emma erano
sole.
Nimue era scomparsa.
-
Quella maledetta se n’è andata. – disse,
sentendosi oltremodo sollevata.
-
Sì. Per ora sì. – Emma tese la spada.
– Prendila.
Lily
allungò lentamente la mano e dapprima si limitò a
sfiorare l’elsa robusta di
Excalibur. Poi le dita l’afferrarono e lei la
sollevò, lasciando che i raggi
della luna si riflettessero sulla lama. La sistemò nel
fodero dove aveva tenuto
la spada che Emma le aveva dato il giorno in cui aveva liberato
Merlino.
-
Emma, finalmente! – esclamò Neve.
Killian
si girò e sorrise. Fece per alzarsi e andare incontro ad
Emma, ma poi... la
vide davvero. Sgranò gli occhi, squadrandola dalla testa ai
piedi. – Swan?
-
Emma, vi abbiamo cercate dappertutto. – esclamò
Regina. Stentava a crederci. Emma
aveva un aspetto... oscuro. Sinistro. Lo scintillio nel suo sguardo
verde era
preoccupante. I suoi lineamenti sembravano più belli del
solito, come se
fossero stati scolpiti nel marmo, eppure non apparivano affatto
naturali. Le
labbra erano troppo rosse. La fissò, trasecolata.
Lily
aveva ancora gli abiti che aveva portato a Camelot, i pantaloni in
pelle
infilati negli stivali, la giubba sopra la camicia. Il suo viso non era
altrettanto pallido, ma aveva gli occhi orlati di rosso e segnati da
ombre
scure. Lei ed Emma camminavano fianco a fianco, avevano assunto la
medesima
andatura. Una mano di Lily era appoggiata all’elsa di
Excalibur, che sporgeva
dal fodero appeso alla cintura.
-
Lily... stai bene. – disse Malefica, allungando una mano e
prendendo quella
della figlia. Poi le appoggiò una mano sul viso. La
toccò per accertarsi che
fosse davvero lei.
-
Sembra... sembra di sì. – rispose Lily, incerta.
-
Mi dispiace. Non doveva andare così. Ma non ho avuto altra
scelta.
-
Non preoccupatevi. Stiamo bene. Per ora. – aggiunse Emma.
– Sembra peggio di
quel che è.
-
Swan... non sembra proprio... il tuo stile. –
commentò Killian, accigliato.
Stava cercando qualcosa di meglio da dire, qualcosa che lo aiutasse a
sdrammatizzare, ma non trovò niente. Aveva la testa vuota.
-
Già. – mormorò Regina.
Knubbin,
che era rimasto seduto su una roccia con il corvo sulla spalla, si
alzò,
appostandosi tra Regina e il pirata. Nessuno ci fece caso.
-
Dov’è Merlino? – chiese Lily.
– Emma ha detto... che voleva condurla ad Avalon.
Possiamo ancora andarci? Forse là potremmo sconfiggere
questa... questa cosa.
-
Io non posso essere sconfitta. E poi c’è qualcosa
che non va qui. – disse
Nimue.
Lily
si sforzò di ignorarla.
-
È dentro. – disse David, indicando il
Granny’s.
-
Bene. Dobbiamo parlare con lui. – disse Emma. –
Vado io.
Emma
fece un passo avanti.
-
Emma, aspetta... – iniziò Lily.
Knubbin
si infilò una mano nella tasca della mantella ed estrasse
una boccette azzurra.
La stappò e ne riversò il contenuto addosso
all’Oscuro. I suoi movimenti furono
sorprendentemente fulminei, al punto tale che Heathcliff si
levò in volo,
gracchiando innervosito.
Emma
spalancò gli occhi, mentre l’intruglio la
paralizzava dal collo in giù. -
Lily...
Non
aveva ancora finito di pronunciare l’ultima sillaba, che
già Lily era scomparsa
in una nube viola. Malefica scorse solo il colore dorato delle sue
iridi. Uno
sguardo pieno di collera. Di risentimento. Aveva allungato una mano per
afferrarla, ma le sue dita avevano acciuffato solo aria.
-
Che cosa state facendo? – gridò Emma, la voce
aspra e roca.
-
Quello che è meglio per te. – rispose sua madre.
Regina
guardò Emma. Si avvicinò a lei e
infilò una mano sotto la sua giacca nera,
cercando il pugnale. Lo trovò e lo prese. – Non
potevo fare altrimenti.
-
Dì a Lily di tornare qui, Emma. Vogliamo aiutarla.
– disse Neve. – Vogliamo
salvare entrambe.
-
Questo per voi è salvare? – sibilò
Emma. In realtà non staccava gli occhi da
Regina. – Questo per te
è salvare?
-
È quello che sto cercando di fare. – rispose
Regina.
-
Come? Controllandomi? Imprigionandomi?
-
Swan, guardati. – intervenne Killian. – Quello che
hai fatto a Lily ti ha
spinta verso l’oscurità. Sta prendendo il
sopravvento. Non lo possiamo
permettere.
-
Anche tu, Killian? Credevo che mi amassi. – Ora Emma gli
parlava come se fosse
stato un completo idiota. Come un bambino che si era scordato di fare i
compiti. Ma dietro le parole c’era una furia incontenibile.
-
Io amo Emma. – rispose il pirata.
-
Io sono Emma!
-
Vorrei che fosse vero. Ho creduto che potessi farcela. Ma questo
potere...
rischia di distruggerti completamente. – Killian fece per
avvicinarsi, ma
Regina lo fermò, frapponendo un braccio tra loro due.
-
È stata una tua idea. – mormorò Emma,
ignorandolo e rivolgendosi a lei.
-
Quando siamo arrivati a Camelot, mi hai affidato il pugnale. Mi hai
detto di
salvarti, come tu avevi salvato me. Oppure... – Regina aveva
la gola serrata in
una morsa. Riusciva a malapena a parlare. Il cuore le batteva
così forte che
temeva di sentirsi male.
-
Sì. Te l’ho affidato! – gridò
Emma. – Perché credevo che saresti riuscita a
salvarmi. O che mi avresti distrutta se fosse stato necessario!
-
Ed io non posso distruggerti. – Era follemente vicina alle
lacrime. – Non posso
farlo... per nostro figlio. Non posso...
-
Quindi preferisci tradirmi?
Regina
serrò le palpebre. – Sto provando a salvarti,
Emma.
-
Non avrei mai dovuto darti quel pugnale. Ho commesso un errore. Tu non
sei
affatto una Salvatrice.
-
Emma... non avrei mai voluto controllarti ed arrivare a tanto. Ma hai
quasi
fatto del male a tua madre nella Foresta Caledoniana. Hai usato la
magia contro
i tuoi genitori. Ha usato Excalibur contro Merlino... e hai
moltiplicato
l’oscurità.
-
Lily stava per morire. Ma a te non importa, vero? A nessuno di voi
importa
davvero.
-
Certo che mi importa! Ma trasformare Lily in un Oscuro significa
trasformarla
in un pericolo. Lily non è come te. Lei si controllava a
stento prima... ora
che l’oscurità l’ha posseduta...
sarà ancora più difficile. E ha trasformato
anche te.
Emma
non disse più niente, ma il verde dei suoi occhi lampeggiava
d’ira.
Merlino
uscì dal Granny’s, chiudendosi la porta alle
spalle e li raggiunse.
-
Il castello non è molto lontano da qui. – disse lo
stregone. La sua voce era
calma, ma severa. - Dobbiamo andare. Le ha dato la spada, vero?
David
annuì.
Merlino
strinse le labbra.
-
Quale castello? Nessuno mi ha parlato di un castello. –
osservò Knubbin.
Lo
stregone gli lanciò una rapida occhiata, ma non rispose. Non
alla sua domanda.
– Regina... Lily non deve vedere dove stiamo andando.
Lei
esitò solo un istante. Poi agitò una mano davanti
agli occhi di Emma e lei
cadde in avanti, priva di sensi. Killian e suo padre
l’afferrarono prima che
potesse cadere.