Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    22/04/2016    4 recensioni
1803. Yorkshire. La guerra infuria, in Europa, e Napoleone Bonaparte non nasconde le sue mire nei confronti della ricca Inghilterra. Christofer Harford, figlio cadetto del Conte Spencer, viene costretto dal padre a maritarsi prima della partenza per la guerra. Le imposizioni non sono mai piaciute al rampollo di casa Spencer, che mal sopporta l'ordine, e finisce con il rendere vittima la dolce e docile Kathleen, sua moglie contro ogni aspettativa. Le privazioni della guerra e la morte prematura del conte Harford richiamano in patria un Christofer distrutto dal dolore, che si ritrova ad affrontare non solo la morte del conte, ma anche una donna che non riconosce essere sua moglie.
Perché la nuova Kathleen è forte, non si piega alle avversità e, soprattutto, sa tenere testa al marito come mai aveva fatto prima della sua partenza. Ma cosa l'ha cambiata tanto?
Christofer è deciso a scoprirlo, così come è deciso a redimersi dalle sue colpe come marito. Ma nubi oscure si addensano all'orizzonte, minando la possibilità dei due coniugi di conoscersi, di instaurare un vero rapporto.
Saprà, Christofer, difendere la moglie da questo pericolo ormai alle porte e, nel suo cuore, potrà trovare spazio anche per l'amore?
Genere: Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Note: Oserei dire che, in questo capitolo, qualche pennellata di felicità la vedremo... poi mi saprete dire... buona lettura. ^_^






15.
 
 
 
 
 
 
Le settimane seguenti al ferimento di Kathleen si susseguirono serene, pur se di Peter non si seppe più nulla.

Christofer si chiese segretamente se covasse o meno rancori verso di loro, o se si fosse già allontanato a sufficienza da far perdere per sempre le sue tracce.

Desiderò che fosse così.

Giorno dopo giorno, la ferita di Kathleen diede segni di miglioramento, rallegrando non solo il marito, ma la servitù tutta.

Era indubbio quanto, l’aver temuto di perderla, avesse angustiato gli abitanti di Green Manor.

Anche per questo, Christofer impiegò tanto, prima di permettersi di mettere in atto ciò che, da tempo, ormai stava pregustando con gioia e aspettativa.

Passare del tempo con sua moglie, al di fuori delle mura della loro casa.

In una fresca e limpida mattina di febbraio, giungendo al tavolo per la colazione, Christofer baciò teneramente la moglie sulla fronte, prima di sorriderle speranzoso.

A quello sguardo pieno di dubbi, Kathleen rispose con un’occhiata curiosa e lui, eccitato suo malgrado, le domandò: “Posso importunarvi con una proposta?”

“Dite, vi prego” gli sorrise lei.

Whilelmina, quella mattina, non era ancora giunta per la colazione, perciò Christofer si sentì libero di inginocchiarsi dinanzi a lei per prenderle entrambe le mani.

Una dopo l’altra, gliele baciò con tenerezza.

La moglie arrossì di fronte a quel gesto delicato e tenero e il marito, in un sussurro, le chiese: “Uscireste con me? Vorrei prendere il calessino con le slitte per raggiungere la Radura del Cervo Bianco e dipingere un poco con voi, se vi va.”

La giovane si illuminò in viso, a quella richiesta e, annuendo con fervore, si arrischiò ad abbracciarlo per un attimo, asserendo: “Ne sarei felicissima.”

Levandosi in piedi con facilità – ormai, il bastone era divenuto un ricordo, pur se avrebbe sempre zoppicato un po’ – Christofer le sorrise raggiante e disse: “Faccio preparare il calessino e un cesto con il pranzo. Nel frattempo, cambiatevi d’abito. Sarò da voi entro breve.”

“Non mancherò” assentì lei, alzandosi in piedi a sua volta, l’eccitazione dipinta negli occhi ridenti.

Christofer la osservò per un momento, il nero vestito che stonava con lo sguardo scintillante della giovane e, nello strapparle un rapido bacio, sussurrò sulle sue labbra: “Indossate l’abito blu, per favore. Vi sta così bene!”

Rammentando uno degli abiti che aveva usato durante la loro permanenza alla villa dei Barnes, Kathleen annuì e, con un sorriso, lo osservò allontanarsi a passo veloce e solo leggermente claudicante.

La gamba del marito era guarita molto bene e, pur se non avrebbe mai perso quella leggera zoppia, entrambi potevano ritenersi più che soddisfatti del suo decorso post-operatorio.

Avrebbe potuto andare molto peggio, davvero molto peggio.

Ma Kathleen non voleva pensare a cose spiacevoli, in quel momento.

Christofer l’aveva invitata a una gita nel bosco, e lei voleva godersi pienamente l’idea.

Fin da quando i loro rispettivi sentimenti erano stati confessati con ardore e imbarazzo, la loro vita matrimoniale era senz’altro migliorata.

Kathleen, però, era turbata dalla totale mancanza di rapporti fisici tra lei e il marito.

Pur se lui l’aveva rassicurata, dicendole che voleva attendere la sua completa guarigione, la giovane cominciava a credere che vi fossero altri problemi, che il marito era restio a confessarle.

Che la guerra avesse lasciato strascichi diversi, oltre alla gamba?

Nel pensare a ciò, arrossì copiosamente, rammentando le rare volte in cui i suoi occhi, maliziosi, erano corsi a quella parte anatomica del marito che, più di tutte, esprimeva il suo essere uomo.

Non dubitava affatto della sua virilità, perciò cosa poteva esservi, che ancora frenava Christofer?

Davvero non ne aveva idea.

Ugualmente, scacciò via anche quel pensiero molesto ed entrò in camera da letto, dove Gwen stava sistemando la sua camicia da notte.

Vedendola così di fretta e con le gote arrossate per la corsa, la sua cameriera la fissò dubbiosa per un istante prima di chiederle: “Avete bisogno di me, milady?”

“Devo uscire con mio marito, Gwen, e vorrei indossare l’abito di velluto blu. Potresti prepararlo assieme al mio mantello con gli alamari d’argento?” le chiese cortesemente, mentre si accomodava alla toeletta per aggiustarsi i capelli, trattenuti da uno chignon apparentemente perfetto.

Notando il nervosismo eccitato della padrona, Gwen sorrise sorniona e preparò in silenzio il tutto, ben lieta che la sua signora fosse così felice.

Dopo aver indossato le brache da equitazione, sistemò la lunga e leggera gonna di velluto oltre allo spencer1 in stile ussaro e, sotto le mani attente di Gwen, mise un grazioso bonnet2 piumato in tinta con l’abito.

Ritenendosi soddisfatta, prese sottobraccio il mantello e uscì dalla sua stanza un attimo prima che Christofer bussasse.

Sorridendo entrambi con aria divertita, l’uomo le offrì il braccio dopo averla lungamente osservata con apprezzamento e, nel condurla ai piani inferiori, le confidò: “Siete davvero splendida, così vestita e, pur se comprendo i motivi delle gramaglie, vorrei davvero smetteste di portare i colori del lutto.”

“Vi prometto che, con il sopraggiungere della primavera, non li indosserò più” gli concesse lei, radiosa dinanzi al suo sguardo speranzoso.

Nel trovare William sulla porta d’ingresso, il frustino in una mano e mantello e tuba di Christofer nell’altra, Kathleen salutò il fratellastro con un sorriso e disse: “Torneremo nel primo pomeriggio, non preoccuparti.”

“Sei con tuo marito, perciò sono tranquillo. A ogni buon conto, ho messo un fucile carico e alcune munizioni, sul calessino. Non si sa mai” le confidò lui, sorridendole generosamente prima di rivolgersi al cognato e passare all’uomo l’occorrente per la giornata. “Bess ha preparato cibo per un reggimento, perciò avrete l’imbarazzo della scelta, ma voglio avvertirvi. Sebastian ha detto che entro sera giungerà un fronte nevoso, e sapete che raramente si sbaglia.”

“Saremo di ritorno per tempo, te lo prometto. E grazie” affermò Christofer, lasciandosi aiutare dalla moglie a indossare il mantello.

La stessa cortesia la concesse a lei e, con mani solo leggermente esitanti, le allacciò gli alamari fin sotto alla gola, dove si concesse una lieve carezza rubata.

Non era il caso di amoreggiare nel bel mezzo dell’entrata, e sotto gli occhi di William, per giunta.

L’attendente fece finta di nulla, fissando un punto indefinito sulla parete opposta e Christofer, con un mezzo sorriso, aprì il portone e disse: “A più tardi.”

“Buona giornata a entrambi” disse loro William, ammiccando alla sorella prima di allontanarsi.
 
***

Il lago ghiacciato risplendeva sotto il sole e, quando Christofer fermò il calesse nei suoi pressi, sospirò compiaciuto.

La neve caduta in quei giorni, grazie al freddo notturno, si era compattata, formando uno strato abbastanza solido per potervi camminare sopra senza fallo.

La luce del giorno, poi, faceva risplendere ogni cosa e, nello scendere con l’aiuto del marito, Kate non poté che dire: “E’ tutto magnifico. Sembra di essere circondati da migliaia di diamanti.”

“Speravo vi sarebbe piaciuto” ammise lui, estraendo dal calessino il necessario per dipingere. “Perché voi sarete la mia musa, oggi, e tutto deve essere perfetto.”

Kathleen lo gratificò di un dolce sorriso e di una carezza sul viso, cui lui rispose con un bacio, appena sopra il polso dell’amata.

“Ditemi… dove dovrei mettermi?” gli domandò a quel punto lei, ammiccando.

“Vi direi tra le mie braccia, ma sarebbe difficile ritrarvi, a quel punto” ironizzò il marito, facendola ridere.

Era così bello sentirla così spensierata e felice, così libera da freni e paure.

Al solo pensiero di averla quasi persa a causa di Peter, Christofer fremette.

Se e quando lo avesse trovato, si sarebbe premurato di sistemarlo una volta per tutte.

Nel frattempo, però, avrebbe gustato della compagnia della moglie e dell’amore nato tra loro, nonostante le difficoltà sorte a dividerli.

Camminando leggiadra sulla neve, Kathleen scelse infine un tronco caduto e, dopo aver spazzolato un po’ la corteccia, vi si accomodò, aprendo le ampie gonne dell’abito.

Approvandone la scelta, Christofer sistemò abilmente il cavalletto e, dopo aver preso in mano pennello e colori, iniziò la sua opera.

Kathleen chiacchierò per tutto il tempo, cercando di muoversi il meno possibile mentre il marito, abile e veloce, tratteggiava lo sfondo e le sue forme.

Timidi uccellini cantavano in sottofondo, mentre un lieve stormire di rami si accompagnava a quella giornata tranquilla.

Quando il sole iniziò a reclinare, la coppia si fermò per un breve pranzo a base di pollo arrosto, cipolle in agrodolce e pane di segale, cui accompagnarono del buon vino.

Christofer stentava quasi a credere di poter stare così bene con Kathleen, ripensando a cosa – e quanto – fosse successo dal suo ritorno a casa.

La morte di Andrew pesava ancora su entrambi ma, ora che potevano condividerla pienamente, era più facile averne ragione.

Inoltre, l’aver scoperto l’amore dentro di sé, rendeva ogni attimo, ogni respiro più piacevole, più completo.

Andrew aveva avuto ragione, dopotutto.

Gli era bastato conoscere veramente sua sorella, e non basarsi solo su molti pregiudizi e tanta rabbia a far da contraltare, per innamorarsene.

Il suo carattere indomito, la sua dolcezza innata, velata da una buona dose di cocciutaggine, la rendevano una donna unica e quanto mai piacevole.

Amava il modo in cui gli parlava, senza sentirsi minimamente a disagio con lui, come se fossero sempre stati così intimi, così teneramente coinvolti.

Più ancora, apprezzava i suoi consigli, le sue opinioni, le sue prese di posizione.

Se i suoi fittavoli gli erano ancora così fedeli, in gran parte era merito suo.

Sì, Kathleen era davvero una donna unica, e lui l’amava.

Allungandosi per darle un bacio leggero sulle labbra, mormorò: “Vi amo, mia bella Katie.”

“Fa piacere sentirselo dire” ammise lei, carezzandogli la guancia prima di lasciarsi andare a un gesto più sensuale, inusitato per lei.

Le dita scesero lungo la mascella, indugiando un attimo sulle sue labbra prima di scendere lungo il suo collo, lasciato libero dal colletto della camicia, ora slacciata.

Christofer rimase perfettamente immobile, lasciando che lei terminasse ciò che aveva cominciato, pur sentendosi molto prossimo a cedere.

Se fosse scesa a sfiorargli il torace, avrebbe sicuramente perso la sua battaglia per il dominio di se stesso.

Come presagendolo, Kate immobilizzò le dita sul suo plastron, slegato malamente e decisamente stazzonato.

Accarezzandoglielo, lei sorrise e disse: “Se vi vedessero ora, penserebbero che siete davvero disordinato, per essere un conte.”

“Al diavolo gli altri. Ho chi voglio al mio fianco, uno scorcio di natura spettacolare e le vostre labbra da divorare. Chi può dire di essere più fortunato di me?”

“Nessuno” sussurrò lei, afferrando il plastron con la mano per attirarlo a sé.

Un’altra cosa che Kathleen non aveva mai fatto.

Christofer si sentì incendiare il corpo, al suo tocco e, quando avvertì le sue ritrosie venire meno, cominciò a sperare.

A sperare che i suoi fantasmi fossero scomparsi, che il suo passato non la tormentasse più.

Che il loro futuro potesse finalmente ripartire da zero.

Un vento inclemente, però, li sorprese, levando le cappe fino a farle sbatacchiare contro i loro volti, separandoli per il gran ridere.

Rimettendo a posto il proprio mantello, Kathleen levò lo sguardo verso l’alto e, nel notare le nuvole cupe avvicinarsi leste, esalò: “Temo che la nostra uscita possa dirsi conclusa!”

“Credo anch’io!” esclamò Christofer, levandosi in piedi per raggiungere i suoi dipinti.

Kathleen lo aiutò a recuperare il tutto, sistemando poi le tele al sicuro, protette da una cerata.

Dopo aver sistemato anche il cesto con le vivande, salì in fretta sul calessino e, nel sorridere a un accigliato marito, celiò: “Pensavate davvero che avessi bisogno del vostro aiuto, per salire e scendere?”

“Affatto, mia cara, ma mi avete appena tolto un piacevole interludio” replicò Christofer, usando le briglie per guidare il cavallo verso casa.

Lei si limitò a sorridere maliziosa e, per tutto il resto del viaggio, scrutò pensierosa il cielo, torcendosi le mani come se qualcosa la impensierisse.

Il marito non si preoccupò troppo, poiché non era successo nulla di veramente strano, quel giorno, perciò le preoccupazioni della moglie dovevano essere rivolte al tempo.

Tempo che si premurò di rovinare loro l’arrivo a Green Manor.

Quando varcarono infine i confini della villa, nevicava da ormai un’ora e, poiché avevano usato il phaeton – sprovvisto di cappottino – , si ritrovarono a scendere pressoché zuppi.

Le cerate erano servite per proteggere i dipinti e, per nessun motivo al mondo, Kathleen aveva voluto togliere loro quella preziosa protezione.

Lasciate infine le briglie agli stallieri, che li fissarono con espressioni sgomente, Christofer prese in braccio la moglie e, ridente, si avviò verso le cucine.

Stavano ancora ridendo, quando fecero irruzione all’interno, bagnati e gocciolanti.

Le domestiche strillarono di sorpresa mentre la capocuoca, Mrs Kerew, si avvicinò  loro, esclamando: “Signore Iddio, ma che vi è successo? Colette, Maureene, presto! Due teli per le loro signorie, forza, svelte!”

Poi, rivolta ai suoi datori di lavoro, ordinò: “Su, bambina, avvicinatevi al fuoco. Vostra signoria, per favore, anche voi. Non vorrete buscarvi un’infreddatura, spero?”

Assentendo alla donna, Christofer depose a terra una ridente Kathleen che, accettando di buon grado il telo che Colette le passò, disse: “Credo di aver bisogno di un bagno caldo. E’ possibile averne uno?”

Mrs Kerew batté le mani e, subito, due valletti partirono di corsa per predisporre le vasche per i loro signori.

In quel mentre, Gwen fece irruzione in cucina, sicuramente avvertita da un membro della servitù e, dopo aver preso sottobraccio la padrona, disse sollecita: “Ora penserò io a voi, milady. Toglieremo subito questi abiti bagnati.”

Ciò detto, lanciò un’occhiata gelida all’indirizzo del conte, come se la colpa del tempo inclemente fosse da imputare solo a lui.

Christofer, però, non si premurò di riprenderla. In fondo, sapeva bene che Gwen stava solo pensando a proteggere la sua dolce padrona.

Dopotutto, Kathleen si era appena ripresa dal ferimento e, di certo, non aveva bisogno di ammalarsi.

Però, quel giorno, tutto era stato così speciale, così bello… e Kathleen gli era parsa così libera dalle sue consuete paure!

Sì, era valsa la pena di essersi bagnati fino all’osso.

Con un risolino, salutò le domestiche in cucina e si diresse a grandi passi verso i piani alti, zoppicando leggermente.

Il freddo non faceva bene neanche a lui, ma anche questo non importava, quel giorno.

Quel giorno, tutto era perfetto.
 
***

Sorridendo a se stessa nell’osservarsi allo specchio, Kathleen sospirò grata, quando Gwen cominciò a pettinarle i capelli umidi.

Un bagno caldo era stato un autentico toccasana, dopo tanto freddo e, ora che poteva rilassarsi nella sua vaporosa vestaglia di velluto verde smeraldo, non poteva essere più felice.

O meglio, avrebbe potuto se…

Un quieto bussare alla porta di comunicazione con la stanza del marito la fece sussultare e, sorridendo a Gwen, mormorò: “Puoi andare, grazie.”

“Mia signora…” assentì la donna, ammiccando complice.

Levatasi in piedi, Kathleen disse: “Venite pure, Christofer.”

La porta si aprì e fece la sua comparsa il marito, in vestaglia da camera a sua volta.

Aveva i piedi nudi e camminava sui tappeti con passo tranquillo, quasi trasognato.

Kathleen cercò di non badare ai polpacci nudi, così come al torace, messo in evidenza dalla vestaglia lasciata quasi del tutto aperta.

“Come vi sentite, mia cara?” domandò Christofer, guardandosi intorno con aria curiosa.

In effetti, erano state poche le volte in cui si era trovato lì in circostanze tranquille, o anche solo lontanamente normali.

“Molto bene. E voi? Vedo che siete piuttosto… discinto” mormorò lei, accennando un sorrisino.

Christofer si guardò subito e, sistemando il nodo alla vestaglia, replicò: “Chiedo venia. Non me n’ero reso conto.”

“Nessun problema” asserì a quel punto Kathleen, scrollando le esili spalle.

Avvicinandosi un poco a lui, che si era fermato nei pressi del letto, aggiunse: “Volevate parlare, mio signore?”

“Tra le altre cose” mormorò Christofer, chinandosi per darle un bacio sulla guancia. “Profumate di rose.”

“Il sapone” sussurrò lei, reclinando il capo all’indietro quando la sua bocca le mordicchiò la mascella.

“Buono.”

“Mm-mh” mormorò ancora Kate, lasciando che le sue mani indugiassero sul velluto della vestaglia di lui.

Christofer la attirò più vicina, i seni contro il suo torace, e solo il velluto a dividerli.

La bocca gli scese sul collo lungo e levigato, mentre le dita di lui aprirono un poco la vestaglia, mettendo in evidenza le clavicole e la base della gola.

La moglie, allora, emise un mugolio indistinto e lui, bloccandosi immediatamente, mormorò: “Devo smettere, Katie?”

Per tutta risposta, lei affondò le mani sotto il bordo della vestaglia, allargandola sotto le sue dita per aver pieno possesso del suo torace.

Christofer ansimò al suo tocco e, quando la bocca di lei si posò alla base della sua gola, pensò di crollare a terra.

“Scusate… io…” mormorò, scostandosi da lui per fissarlo contrita. E paonazza in viso.

“Non scusatevi mai, Katie. Mai. Io sono vostro, e qualunque cosa vogliate, o desideriate provare, potete farlo” replicò lui, sorridendole nell’accarezzarle il viso con lo sguardo e il dorso di una mano.

“Oggi è stato tutto splendido…” sussurrò allora lei, continuando a baciarlo teneramente, mordicchiando leggermente le sue clavicole. “… e io mi sentivo così bene, in quella foresta. Così libera! Non avevo paura.”

Sollevando il viso per guardarlo con occhi colmi di fuoco, aggiunse: “Non avevo paura perché voi eravate con me.”

“Non vi lascerò mai sola, Katie” le promise Christofer.

“Lo so. Ora lo so” assentì lei, allargando ulteriormente la vestaglia.

Ansò leggermente, trovandolo nudo sotto di essa, ma non si allontanò, non lasciò che le antiche paure la sopraffacessero.

Guardò suo marito forse per la prima volta, in modo completo, senza timori o pudori virginali.

Le sue mani indugiarono sui fianchi snelli, scivolando poi sull’addome piatto e teso.

Lui rimase fermo, trattenendo i fiato per il terrore di spaventarla, ma lei non tremò, non cedette.

Mordendosi il labbro inferiore, Kathleen mormorò dubbiosa: “Sembra… piuttosto imponente.”

Suo malgrado, Christofer rise e, guardandola con occhi divertiti, replicò: “Mi lusingate, mia signora. Ma non dovete temere che io possa farvi male. Non più.”

Lei annuì, ma il dubbio rimase così il marito, avvolta la sua vita con un braccio, la sospinse fino al letto, facendola distendere.

Un bottone alla volta, slacciò la sua vestaglia e, sempre sorridendole, depose un bacio sulla sua candida pelle per ogni nuova conquista.

Poco alla volta, Kathleen si sentì sciogliere sotto quella dolce tortura e, rammentando le parole del marito, comprese.

Era questo, quello che aveva inteso dire una volta, parlandole di ciò che le aveva tolto, la prima notte di nozze.

La scoperta, il dolce avvicinarsi, le tenere carezze, i baci lievi.

Quando anch’ella fu nuda dinanzi a lui, Christofer trattenne il fiato, ammaliato.

Sì, la gravidanza e la maturità avevano conferito morbidezza alle sue forme, rendendola ancor più bella.

Carezzandole i seni con le mani, li trovò perfetti per lui e, con reverenziale timore, ne baciò i capezzoli.

Kathleen, sotto di lui, tremò.

“Sì, Katie, abbandonatevi. Lasciate che vi guidi verso il piacere. Non è solo dolore, credetemi” mormorò lui, continuando nelle sue lente carezze.

Le avrebbe reso indietro tutto ciò che le aveva tolto un tempo e, poiché l’amava, le avrebbe dato tutto di sé, e anche di più.

Mentre la bocca si occupava dei suoi seni, la mano provvide a darle piacere nella sua intimità, facendole scoprire sensazioni nuove, mai provate.

Dimenandosi sotto di lui, Kathleen lo carezzò sulle braccia, tra i capelli e, più volte, richiese come pegno un bacio.

Christofer le concesse ogni cosa e, quando la ritenne pronta, si pose sopra di lei e, lentamente, la penetrò.

Kathleen ansò, fissandolo con occhi sgranati e sorpresi e, quando lui prese a muoversi, il suo sorriso si fece radioso.

Non era mai stato così, prima!

Quello che Myriam le aveva detto, tra un sorrisino e un rossore copioso, era dunque vero!

Quell’onda dilagante che, sempre più forte, ti portava via, era dunque la verità più pura tra tutte!

Adeguandosi naturalmente al ritmo del marito, Kathleen lo afferrò alle spalle e, solo per un attimo, venne presa dal dubbio.

“Christofer… la vostra gamba…”

“Ssst, lei sta bene. Noi stiamo bene, Katie, e voi siete meravigliosa” mormorò lui, accentuando le spinte.

Lei ansimò, reclinando all’indietro il capo quando il piacere crebbe, si fece fuoco e la inondò completamente.

Il ritmo aumentò, si intensificò e, quando le parve di morire, eruppe in un grido liberatorio, cui seguì quello del marito.

Mai, mai avrebbe pensato che, donandosi all’amata, quell’atto di cui, scioccamente, aveva pensato di conoscere tutto, avrebbe potuto diventare unico, incredibile.

Adagiandosi al suo fianco, ansante e soddisfatto, le sorrise fiducioso e, carezzandole il ventre bollente, esalò: “Come state?”

Kathleen si limitò a guardarlo, le lacrime agli occhi, e mormorò: “Grazie. Grazie.”

Christofer allora la avvolse nel suo abbraccio e Kathleen, stringendosi a lui, lasciò che quello sfogo proseguisse per non turbarla mai più.

Lui continuò a baciarle i capelli, a ripeterle che l’amava e, quando la crisi passò, la moglie sussurrò: “Ora sto bene. Ed è stato meraviglioso.”

Christofer la osservò sornione e, nel carezzarle un fianco, mormorò: “E questo è solo l’inizio.”

Kathleen lo fissò scettica, non credendo possibile potesse esistere piacere più grande di quello appena provato.

Il marito, però, si divertì un mondo a smentirla.







Note: Ho pensato che questo interludio avrebbe potuto farvi piacere, visto quanto abbiamo dovuto patire fino a ora.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark