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Autore: Ramo97    14/05/2016    3 recensioni
I Mangiamorte che erano stati catturati con tanta fatica dagli Auror evadono misteriosamente. Toccherà allora a Harry Potter, il Prescelto, ora capo dell'Ufficio Auror a dare loro la caccia.
Mentre Harry tenta di evitare una nuova catastrofe, anche Draco Malfoy si interesserà alla vicenda, trovandosi ben più invischiato di quanto lui credeva di essere.
Ma i Mangiamorte, aiutati da un inquietante personaggio, vogliono tentare l'impresa più pericolosa di tutte: entrare a Hogwarts e prendere qualcosa (o qualcuno) che dicono che gli spetta, proprio nel primo anno di scuola di Teddy Lupin, il figlio orfano di Ninfadora Tonks e Remus Lupin.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ted Lupin'
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Il 2 maggio

- Oggi siamo qui per ricordare. Ricordare la grande semplicità degli uomini, che non per loro scelta, sono diventati eroi!
Harry stava in piedi su un palco, con un leggio davanti. Gli stendardi del Ministero della Magia e di Hogwarts troneggiavano per tutta la Sala Grande, mentre tutti gli studenti e i professori sedevano su delle gradinate di legno poste davanti al palco, nel posto solitamente occupato dai tavoli. Su di esso c'erano un centinaio di sedie, dove sedevano i combattenti di Hogwarts e le loro famiglie. Era il 2 maggio, la Festa della Vittoria. La festa da cui aveva preso il nome Victoire, perché nata in quel giorno.
A Teddy era stato chiesto se voleva salire sul palco, come aveva fatto fino all'anno prima, ma aveva preferito stare in mezzo ai loro amici.
- Oggi siamo qui per ricordare tutti i morti che, volontariamente o involontariamente, si sono opposti a Voldemort e sono morti per questo – continuò Harry – siamo qui per ricordare Cedric Diggory, Sirius Black, Albus Silente, Malocchio Moody. Siamo qui oggi per ricordare chi ha dedicato la sua intera vita alla redenzione, perché loro sono eroi tanto quanto gli altri! Siamo quindi qui per ricordare Regulus Black e Severus Piton!
Un caloroso applauso dell'intera platea lo interruppe. Teddy si unì, ma era triste. Ogni anno, quel giorno, si ricordava quanta gente aveva perso per causa di quella stupida guerra. I suoi cugini, Sirius e Regulus, il suo nonno omonimo, sua madre e suo padre.
- Siamo qui a ricordare le vite spezzate di quei giovani ragazzi, che avevano la vostra età o poco più, che trovarono la morte per permetterci di essere liberi! Ricordiamo Fred Weasley, che ha dedicato la sua vita alla felicità ed è morto per difendere la nostra! Ricordiamo Colin Canon, che ha combattuto con tutto sé stesso per abbattere chi non gli permetteva di esercitare la magia perché Nato Babbano. Per lui e per tutti i Nati Babbani che sono morti e che hanno combattuto oggi dobbiamo ricordare! Per tutte le famiglie stroncata dalla violenza razzista dei Mangiamorte! A Edward Tonks, il cui nipote oggi porta orgogliosamente il suo nome!
Teddy aveva la pelle d'oca. L'applauso scatenato da quell'ultima affermazione lo aveva reso felice e ancora più triste nello stesso tempo. Felice perché era fiero del nome che portava, triste perché non sapeva se ne era degno. Suo nonno aveva combattuto due guerre, lui invece stava infrangendo una cinquantina di regole, indagando in proprio. George era pallidissimo. Guardava assente le foto che erano state appese dietro di loro, quelle di tutti i caduti. Dennis Canon era dello stesso colorito ed era appoggiato contro una parete, a capo chino. Nonna Weasley stava piangendo, mentre Andromeda e Percy avevano gli occhi lucidi.
- A chi ha sacrificato la bellezza di essere genitore per garantire ai propri figli un mondo migliore! A James e Lily Potter, a Frank e Alice Paciock, a Ninfadora Tonks e Remus Lupin!
Andromeda scoppiò a piangere e Teddy si sentì cadere. Non sapeva perché, ma ogni volta che Harry, ogni anno, pronunciava i nomi dei suoi genitori, sentiva qualcosa rompersi dentro di sé. Sperava fino all'ultimo che i suoi genitori fossero ancora vivi e che da un momento all'altro spuntassero all'improvviso e lo abbracciassero, ma tutto crollava quando Harry pronunciava i loro nomi.
Guardò gli spalti. Alcuni applaudivano, altri erano più mogi. Gli studenti più vecchi erano entrati in quella scuola negli anni immediatamente successivi alla guerra e avevano conosciuto studenti che avevano frequentato Hogwarts sotto i Carrow. Bartemius in un angolo si asciugava gli occhi. Non si erano parlati tanto in quei pochi giorni tra la scoperta dell'assassino del papà di Teddy e la festa del 2 maggio. Bartemius aveva preferito chiudersi in te stesso e darsi la colpa per suo padre, come al solito. Avrebbe voluto parlarci, ma Anne gli aveva detto di desistere, non sarebbe stato utile.
- Siamo qui per ricordare tutti coloro che sono morti, feriti, tutti coloro che si sono impegnati per farci lavorare, studiare, vivere in libertà! Ma il ricordo non è nulla senza l'impegno. Non abbiamo bisogno di eroi, ma di gente consapevole! Studiate, leggete, informatevi. E a chiunque oggi scappa, che vuole minacciare la nostra libertà e si rifugia, aspettando il momento giusto per attaccarci, sappiate che chi di dovere agirà e vi colpirà, senza alcuna pietà!
Un tripudio di studenti e fischi si alzò dalla folla, mentre Harry salutava la folla. Sembrava stanco. Era un bravo oratore, ma il discorso di quel giorno non era stato bello ed emozionante come quelli che aveva fatto negli anni precedenti. Pareva che non avesse la minima voglia di salire su quel palco. Lo capiva, non doveva essere semplice commemorare delle persone che erano morte per fermarne delle altre, mentre quelle altre erano di nuovo in libertà. Capiva Harry. Come lui e Bartemius si sentiva in colpa per tutto. Era da anni che si dannava per qualsiasi piccolo errore della sua vita, per ogni morte che era accaduta in guerra. Certe volte, quando stavano insieme, notava che Harry lo osservava triste, come se vedesse i suoi genitori.
Un misto di studenti e sopravvissuti si alternavano davanti al leggio, leggendo i nomi di tutti i morti uccisi dai Mangiamorte. Victoire intanto si stava arrampicando sulla gradinata alla sua ricerca.
- Teddy – urlò quando lo vide. Baston e Anne scoppiarono a ridere, mentre molti studenti più anziani si giravano a guardarli. Teddy arrossì e sentì sprofondare. Come faceva quella diavolo di bambina a fregarsene di tutto quello che le accadeva intorno?
Victoire lo abbracciò – Mi sei mancato!
Teddy si sentì un po' come il gatto di Hermione, Grattastinchi. Victoire lo stritolava e lui miagolava dolorosamente. Ora volevo miagolare dolorosamente pure lui.
- Anche tu Victoire, auguri! - biascicò, stritolato dalle braccia della bambina.
Victoire era nata due anni dopo la Battaglia di Hogwarts, la prima della nuova generazione Weasley.
- Grazie mille! E' il mio compleanno – urlò alla platea.
Molti la ignorarono, altrettanti le urlarono gli auguri, la McGranitt sorrise. Bill Weasley si guardava intorno imbarazzato, mentre George lo guardava sorridendo malignamente. Era il primo sorriso che il gemello faceva quel giorno.

*

Sua nipote era un genio, pensò George guardando Victoire. Quando lui era piccolo, anche se era tutto tranne che timido, era comunque in difficoltà a relazionarsi con una ragazza che le piaceva. Lei invece era un'abbordatrice da bar, andava dritta verso il suo obbiettivo fregandosene di tutto quello che le accadeva intorno. Tipo che si trovavano in mezzo a una cerimonia di commemorazione o che un intera scuola la stava osservando. Che bello essere menfreghisti, non avrebbe mai voluto essere nei panni di Teddy. Era talmente rosso che perfino i suoi capelli stavano assumendo sfumature di quel colore.
Era grato a Victoire. Quel tocco di gioia che stava dando alla giornata copriva il nero più profondo in cui George era stato immerso fino a quel momento. Odiava il 2 maggio, odiava il 2 maggio con tutto il suo cuore. Ogni volta che si svegliava quel giorno, si ricordava tutto di quel giorno. Ogni singolo gesto. Si ricordava il suo risveglio, la colazione con Fred, tutte le battute che avevano detto prendendo in giro loro  madre, la notizia della Battaglia, l'arrivo a Hogwarts, le battute su Percy, la morte di Fred. Ogni 2 maggio si alzava e vedeva il parallelo tra quella giornata e quella della morte di suo fratello.
- Cos'è quel sorriso? - le chiese Angelina di fianco a lui, piacevolmente stupita. Non doveva essere facile essere sua moglie, soprattutto in quei giorni, dove stava chiuso in sé stesso per la gran parte del tempo. Era strano la vita con lei. Litigavano spesso, anche se meno di suo fratello ed Hermione, ma gli piaceva vivere con lei.
- Nostra nipote – rispose alla moglie a mo' di spiegazione.
- Quello è sangue Weasley, George
Lui annuì – Della miglior specie. Sicuramente non ha preso da Flebo.
- Nemmeno da Percy.
- Hey vi sento! - bisbigliò il diretto interessato.
- Come se ce ne fregasse qualcosa, Percy – disse George, facendo scoppiare a ridere Angelina.
Percy sbuffò e tornò a guardare cerimoniosamente il leggio, dove un Grifondoro stava leggendo alcuni nomi di caduti.
Finalmente la cerimonia finì. Non che non capisse l'importanza del momento, ma ogni anno era sempre una sofferenza più grande. Fred non avrebbe mai conosciuto i suoi bambini, non era stato suo testimone al suo matrimonio. Aveva chiesto un permesso al Ministero per poterlo celebrare senza testimone, in modo da lasciare simbolicamente la testimonianza a Fred.
- Zio – disse una voce dietro di lui.
Teddy lo aspettava seduto appena fuori dalla Sala Grande.
- Teddy – disse rivolgendogli un sorriso.
- Ho bisogno di parlare con te.
- Ti serve della roba?
- No, sta succedendo un casino. Ho bisogno di parlarne con qualcuno che non sia Harry.
George si stupì. Se Teddy doveva parlare con un adulto, quello era Harry. Non gli era neanche mai passato per la testa di parlare con qualcun altro. Perché adesso non voleva più parlare al suo padrino? E soprattutto perché, tra tutte le persone di buon senso, aveva deciso di rivolgersi a lui?
- Dimmi pure.
- Non qui – borbottò Teddy guardandosi intorno guardingo – abbiamo bisogno di un posto dove nessuno possa sentirci.
George annuì e si diresse verso i sotterranei, aprendo un passaggio segreto che ormai conosceva bene. Lo avevano usato lui e il suo gemello come magazzino segreto.
- Non c'era questo nella mappa che mi hai fatto.
George sorrise – L'abbiamo costruito io e Fred quando eravamo a scuola, al nostro ultimo anno. Ci serviva per nascondere della roba dalla preside di allora. Una strega del peggior tipo. Che volevi dirmi?
Teddy si guardò di nuovo intorno, come se avesse paura che qualcuno lo spiasse. Quel modo di comportarsi ricordò a George quando Victoire era venuta da lui a parlare “ipoteticamente” della sua cotta. La mattina in cui aveva visto Rookwood, quel lurido bastardo.
- Abbiamo pedinato dei professori – disse bruscamente Teddy, interrompendo il flusso di pensieri di George.
- E?
- Dawlish collabora con i Mangiamorte.
George annuì. Non gli era mai piaciuta la scelta di piazzare quell'uomo come insegnante, ma si era fidato del raziocinio di Harry e della McGranitt. D'altro canto, se dopo la morte di Silente avesse trovato Piton, lo avrebbe ucciso. Lo stesso con Sirius prima che scoprisse chi era veramente.
- Come fai a esserne sicuro?
- Lo abbiamo visto parlare con Mundungus Fletcher.
Il gemello si sentì morire. Nessuno sapeva del rapporto tra Fletcher, Malfoy e di ciò che aveva visto sui Monti Cambrici, a parte l'Ordine della Felice e l'Ufficio Misteri. C'erano pochi dubbi, Dawlish era invischiato in quella faccenda.
- Cosa devo fare, zio? - gli chiese il ragazzino, con un misto di paura e fierezza negli occhi. La stessa espressione che aveva suo padre. La stessa che suo padre aveva prima di morire.
- Torna a scuola e non fare nulla di pericoloso. Al tuo padrino è andata bene, ma della gente è morta per molto meno. Dawlish è pericoloso, tu, per quanto geniale, sei un ragazzo.
- Non lo dirai a Harry?
George guardò il ragazzo. Sembrava distrutto dai sensi di colpa.
- Lo dirò, Teddy, e lui, anche se non lo dirà ad alta voce, sarà fiero di te.
- Fiero?
- Credi davvero che Harry reputa quello che fai sbagliato? Tu hai pedinato solo un insegnante, lui lo ha fatto più volte. Tu hai visto un centauro suicidarsi, lui ha affrontato un cane a tre teste. Da una parte ha paura per te, dall'altra si rivede.
- Non si arrabbierà?
George sorrise, addolcito dallo sguardo dubbioso di Teddy.
- No, non si arrabbierà. Magari eviterò di dirlo a Hermione. Farebbe l'ennesima scenata.
- Lei e Ron hanno fatto pace?
- Ancora qualche mese e forse ritorneranno a parlarsi – rispose George con un risata. Ma dentro di sé non c'era felicità, solo una nuova grande paura.

*

Teddy non riusciva a dormire. Guardava fisso il baldacchino del suo letto, mentre i suoi due compagni di stanza erano silenziosamente assopiti.
Il 2 maggio era sempre così per lui; triste, violento e solitario. La presenza della morte come fatalistico e inderogabile finale di ogni vita si faceva palese. Lui era solo e non poteva fare niente per porci rimedio. Avere amici, parenti o divertimenti di ogni sorta era solo una distrazione dalla inevitabile sconfitta della vita: la morte. Forse allora era davvero meglio cadere in battaglia, mentre si combatteva per ciò in cui davvero si credeva. Una morte eroica, indimenticabile, quasi inumana, affrontando a viso aperto la morte stessa. Non sdraiato su un letto, circondato dai propri cari, divorato da una malattia che gli toglieva ogni fierezza, che lo rendeva, più di altra cosa, un uomo. Un uomo che si spegneva esattamente come un Mangiamorte, mentre affrontava in modo triste e doloroso la fine definitiva.
Un gracchio ruppe il silenzio della stanza, svegliando del tutto il già insonne Teddy.
Plenilunio lo osservava dalla cima di uno dei tanti letti vuoti nella stanza, cosa che provocò al ragazzo un colpo al cuore.
- Che ci fai qui? - sussurrò rivolto al corvo.
Quello, in tutta risposta, uscì dalla stanza.
Teddy sbuffò e si alzò dal letto. Notò che non si era ancora tolto la divisa. La festa, Victoire e la chiacchierata con George lo avevano talmente stremato che si era perfino dimenticato di mettersi in pigiama. Se non fosse stato così tanto triste, forse avrebbe trovato la cosa quasi ironica. Calzò le scarpe e recuperò la bacchetta, poi uscì. Il corpo svolazzava silenziosamente per una buia e vuota Sala Grande, come se lo stesse aspettando. Appena lo vide, volò fuori dalla porta.
- Lumos – mormorò Teddy, mentre seguiva il suo animale domestico.
Come al solito sapeva che stava facendo una cosa sbagliata, ma, sempre come al solito, la sua curiosità stava avendo la meglio sul suo buonsenso. Odiava quella sua parte di sé.
Teddy si sentiva attirato da dove stava andando. Doveva andarci.
Vari Auror controllavano i corridoi, ma nessuno riusciva a vederlo. Passava loro di fianco con assoluta tranquillità e nessuno di loro lo notava. Sembrava che Plenilunio lo stesse rendendo invisibile. E la cosa strana era che a Teddy sembrava una cosa normalissima.
Arrivarono alla Stanza delle Necessità. Dentro la stanza era spoglia, a parte per un'enorme poltrona.
Fu allora, come quella volta nella Foresta Proibita, che capì che il suo desiderio di venire in quel posto era irrazionale. Ma, come quella volta nella Foresta Proibita, non era solo.
- Edward Remus Lupin – disse una voce femminile dalla poltrona.
Una donna incappucciata dava le spalle a Teddy, fluidamente seduta. Sul suo polso era appoggiato  Plenilunio.
- Sei della stessa setta del tuo amico?
Quella rise. Non era una risata cattiva o rancorosa, ma divertita, gioiosa, felice. Anche a Teddy venne voglia di sorridere. Si sentiva così a suo agio con lei, come se la conoscesse da anni.
- Sì, possiamo dire così; siamo nella stessa “setta” - gli rispose lei.
- E cosa vuoi? Aiutarmi anche tu?
La testa incappucciata annuì.
- Altri enigmi stupidi?
- No, quelli li lascio al mio caro collega. Io sarò diretta: i Mangiamorte attaccheranno tra due settimane. Ci saranno più offensive e sono sicuro che gli Auror, per quanto bravi, se ne lasceranno sfuggire almeno una.
- Perché avvisi me? Io sono solo uno studente del primo anno.
- Perché sei l'unica persona con cui posso parlare.
- E per quale motivo?
La donna sospirò – Quando sarà il momento capirai.
E sparì.

Angolo dell'autore

Sono tornato! Era da un po' che non mi si vedeva, a causa della Maturità. Si procede verso la conclusione, spero tanto che vi piaccia. Lasciate una recensione!

Alla prossima,
Ramo97

  
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