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Autore: Mary P_Stark    14/08/2016    2 recensioni
2024. Malcolm Hamilton e i suoi amici si apprestano a terminare i loro studi alla Columbia ma il giovane, Guardiano dello Spirito e Fulcro del Pentacolo di Potere della sua famiglia, sente che qualcosa non va, che qualcosa lo minaccia, pur se non direttamente. Niente e nessuno sembra riuscire a comprendere cosa stia curiosando attorno al giovane, neppure un'entità potente come la Fenice Araba, che si è presa personale carico di aiutare l'amico e Guardiano.
Cosa vi può essere che riesce a sfuggire agli occhi di un Dominatore dello Spirito? E sarà un'entità davvero malvagia, o solo incuriosita dal potere di Malcolm e della sua famiglia?
E' difficile scoprirlo, specialmente quando cuore e anima vanno in due direzioni diverse. Se il primo vorrebbe pensare agli occhi dolci di Eiko, la seconda è incuriosita da Rin, le due nuove amiche che Malcolm conosce all'università.
Riuscirà il ragazzo a non cacciarsi nei guai, o saranno i guai a trovare lui? - SPIN-OFF serie 'The Power of the Four' (è necessaria la previa lettura della saga, per comprenderne gli intrecci)
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario, Sovrannaturale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Power of the Four'
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3.
 
 
 
 
Sorseggiando il proprio caffè da asporto mentre attraversava di corsa uno dei corridoi dell’ateneo, Malcolm mormorò al bluetooth: “Scusami se ti rompo all’università, Ben, ma non sapevo davvero dove andare a sbattere la testa.”
 
“Avresti dovuto chiamarmi prima, invece, se la tua ansia era tale da farti sbattere la testa contro i muri” replicò Benjamin Thomson – o Fenice Araba – con un misto di ironia e preoccupazione.
 
Quel commento allegro, volto a sdrammatizzare la situazione, tranquillizzò un poco il giovane Guardiano. Era impossibile rimanere ansiosi, quando si parlava con Ben, anche se si stavano sentendo solo tramite telefono, ed erano a quasi tremila miglia di distanza.
 
Lui, a New York, mentre Ben, a Seattle, all’University of Washington, dove aveva appena iniziato gli studi di medicina.
 
Tornando comunque serio, Ben aggiunse: “Ho avvertito anch’io un’energia potente galleggiare curiosa attorno a te, ma è erratica e senza corpo. Non riesco a riconoscerla in niente che io conosca, ma mi informerò ai piani alti, giusto per sapere se possono darci una mano.”
 
Il fatto che Benjamin, o Benu, o Fenice Araba, potesse parlare con una qualsiasi divinità solare dei pantheon passati – più o meno antichi che fossero –, lasciava ancora abbastanza interdetto Malcolm.
 
Lui, che era il tramite di Arianrhod in terra, non aveva ancora avuto l’onore – o l’onere? – di parlare con la dea. Per Ben, invece, avere a che fare con gli dèi solari, era come chiacchierare con il vicino di casa.
 
Ma Malcolm non era un dio reincarnato, era soltanto un Guardiano degli Elementali. Tutt’altra cosa, e su tutt’altra scala, pur se anche i suoi poteri erano di una certa portata.
 
Rendere marionette le persone, asservirle ai propri scopi, non era un dono da poco e, di certo, lui non l’avrebbe mai usato. Non in quel modo, per lo meno.
 
“Ti ringrazio… ma non voglio che tu ci stia troppo a pensare. Risolverò la cosa da solo” si raccomandò Malcolm, raggiungendo finalmente la sua aula didattica.
 
“Sei mio amico, Mal, e tra amici ci si aiuta” terminò di dire il giovane, salutandolo allegramente prima di chiudere la telefonata.
 
Già, e quando avevi per amico una divinità, le cose che potevano succedere erano davvero tante e, quasi sicuramente, la maggior parte sarebbero state strane.
 
***
 
Keath, Bobby e Malcolm stavano consumando il loro pasto – panino e bibita – all’ombra di una quercia secolare quando, in lontananza, una voce femminile attirò la loro attenzione, discostandola da ciò che stavano ingurgitando.
 
Sorridendo spontaneamente non appena riconobbe le sue due nuove amiche, Malcolm le salutò mentre avanzando verso di loro e, sotto gli sguardi curiosi degli amici, disse: “Loro sono Eiko e Rin. Anche loro fanno parte del nostro clan di artisti svitati.”
 
“Ben venga… svitati in compagnia, svitati in allegria. Si sta meglio, no?” chiosò Bobby, allungando una mano. “Sono Robert. Tanto piacere, ragazze.”
 
“E io Keath” aggiunse il fulvo amico di Malcolm, strizzando l’occhio a entrambe.
 
Eiko e Rin sorrisero cordiali nello stringere le loro mani e, dopo essersi accomodate sul muricciolo assieme al trio, estrassero dalle loro sacche un paio di sandwich.
 
“Ditemi che trovate anche voi le lezioni di Patterson una noia mortale, o mi sentirò una mosca bianca” iniziò col dire Rin, sorseggiando un succo di frutta tra un morso e l’altro.
 
“John ‘sonnolenza’ Patterson?” ironizzò Bobby, sistemandosi gli occhiali con un dito prima di atteggiarsi a uomo serioso e cupo.
 
Arricciando le labbra, disse poi con tono querulo: “Non dovete pensare che l’arte pittorica di Leonardo sia inferiore al suo genio architettonico, o militare. Il solo pensarlo è da sciocchi!”
 
Rin rise di gusto, e così pure Eiko, che celiò: “Un’interpretazione perfetta! Ora non potrò più entrare in aula senza ricordarmi di questa scena!”
 
“Grazie, grazie… troppo gentili” si inchinò Bobby, sogghignando soddisfatto.
 
Malcolm gli diede una pacca sulla spalla, chiosando: “Avresti dovuto studiare recitazione… sei un comico nato.”
 
“Posso sempre fare l’artista e il comico. Se poi vi unisco il mio genio musicale, finirò a Broadway nel giro di cinque anni al massimo” decretò Bobby, passandosi con noncuranza le unghie sulla giacca, come a lucidarle. “Vi manderò i biglietti gratis per la Prima del mio spettacolo, promesso.”
 
Keath scoppiò in una grassa risata, replicando: “Ci crederò quando vedrò i cartelloni olografici in giro per la città, non un minuto prima!”
 
“Il solito malfidato inglese dei miei stivali…” cominciò col dire Bobby, prima di volgersi verso Malcolm e aggiungere: “… o meglio, Nord-irlandese, visto che Mal è Sud-irlandese… si dice, a proposito?”
 
“Siamo irlandesi, e di certo non inglesi. Punto” si limitò a dire Mal, scrollando le spalle. “Solo che la famiglia di Keath è originaria della contea di Antrim, mentre la mia di quella di Dublino. Gli inglesi sono sull’isola accanto.”
 
“Due irlandesi?” si interessò subito Rin, fissandoli curiosamente. “E tu, Bobby, di dove sei?”
 
“Americano doc da sei generazioni. Oltre, non saprei dirti. Forse, potrei avere sangue Nativo nelle vene, ma dovrei controllare” le spiegò il giovane, ammiccando.
 
“Dovete sapere che Rin, per hobby, studia – e stila su richiesta – le genealogie delle famiglie. Ama molto studiare il passato, e ha fatto interessanti ricerche per diverse famiglie, in questi anni, stilando loro gli alberi genealogici fino a venti generazioni addietro” spiegò loro Eiko, terminando il suo sandwich. “Si è anche iscritta a Ancestry.com e ha ricevuto diversi encomi, per il suo lavoro di ricerca.”
 
Rin le sorrise divertita quanto imbarazzata, replicando: “Ammettilo che ti sei compiaciuta, quando è saltato fuori che hai dei parenti legati all’Imperatore.”
 
“Forse” ghignò l’amica, facendo finta di niente.
 
Malcolm curiosò il volto di Eiko, e asserì: “Solo forse?”
 
Eiko allora rise, arrossì leggermente sotto lo sguardo interessato di Mal, e mormorò: “Molto più che forse. Ero ammirata, lo ammetto.”
 
“Allora, se conoscessi l’albero genealogico di Mal, ti inchineresti per lo shock” replicò Keath, strizzando poi l’occhio all’amico.
 
“Eddai, Keath…” brontolò Mal, maledicendosi per essersi lasciato sfuggire quel particolare, anni addietro.
 
Mai bere birra e sproloquiare al tempo stesso… non sai mai cosa può uscire dalla bocca.
 
Ma l’amico non lo ascoltò e, fattosi serioso come un professore, dichiarò a mezza voce, all’indirizzo delle due ragazze: “Il nostro qui presente Malcolm Anthony Thaddeus James Hamilton…”
 
“Idiota… solo Anthony…” sbuffò Mal, tirandogli un destro sul braccio.
 
“Ahia!” borbottò Keath, prima di continuare. “Comunque, stavo dicendo che il nostro qui presente Mal ha parenti importanti, che risalgono fino alla notte dei tempi ai personaggi più illustri dell’Irlanda di ogni tempo. Per intenderci, parlo dei tempi in cui i soldati combattevano con le bighe e il gonnello addosso. Non è fico?”
 
Rin lo fissò completamente rapita, stupita da una simile notizia e interessata ad andare in fondo alla cosa. Intrecciando le mani in segno di preghiera, quasi agognasse a una risposta affermativa, domandò a Mal: “E hai una documentazione completa?”
 
“Per la verità, sì. La mia famiglia ci ha sempre tenuto, alla propria discendenza” ammise Malcolm, pur senza specificarne i reali motivi.
 
A dirla tutta, non era un segreto di Stato, e molti dati si potevano trovare anche su Ancestry.com. Per curiosità, vi aveva ficcato il naso, una volta.
 
Tutti potevano saperne senza problemi perché, a conti fatti, non erano tanto i nomi della sua famiglia a essere speciali, quanto i doni a essa legati.
 
E quelli, per ovvie ragioni, non comparivano nell’albero genealogico ufficiale.
 
“Pensi che potrei visionarlo? L’albero genealogico, intendo…” gli sorrise Rin, speranzosa.
 
Malcolm ci pensò su per un attimo ma, di fronte agli occhi candidi e supplichevoli della ragazza, non seppe dire di no.
 
Stranamente, aveva sentito per Rin un’istintiva spinta protettiva, che lo portava a essere più disponibile di quanto, normalmente, non sarebbe stato. I suoi dolci occhi scuri, la sua dolce ingenuità e la sua reale passione per l’argomento lo portavano ad accontentarla senza se e senza ma …perché dirle di no, e per un favore così da poco?
 
Annuendo senza alcun problema, perciò, le disse: “Ne parlerò con mio padre. E’ lui che ha il libro in questione e, se non erro, ne abbiamo anche una copia digitale. Gli chiederò di mandarmelo.”
 
“Ti ringrazio. Mi hai appena fatto un regalo bellissimo” gli sorrise lieta Rin, allungandosi spontaneamente per dargli un bacio sulla guancia.
 
Bobby e Keath fischiarono da veri idioti, ricevendo per diretta conseguenza gli insulti dell’amico, ma Rin non vi badò.
 
Continuò a sorridere tutta contenta, mentre Eiko la guardava a metà tra il sorpreso e il preoccupato.
 
Quando, però, Rin le lanciò un’occhiata curiosa, Eiko si affrettò a mascherare i suoi dubbi dietro un sorriso.
 
Malcolm se ne chiese il motivo, ma preferì non curiosare. Erano cose tra amiche, e lui non poteva ficcanasare solo perché, quello sguardo, gli era parso strano.
 
Doveva imparare a farsi gli affaracci suoi.
 
Inoltre, il bacio era stato più che apprezzato perciò, perché preoccuparsi?
 
***
 
“… e così, parlando e riparlando, è uscita fuori questa cosa, e Rin mi ha chiesto se potevo mostrargli il nostro albero genealogico” terminò di spiegare Malcolm, sdraiato sul suo letto, le ombre della notte ad allungarsi nella stanza.
 
Le uniche luci presenti provenivano dall’esterno, dalla città che non aveva nessuna intenzione di andare a dormire, né mai l’avrebbe fatto.
 
Winter rise sommessamente, all’altro capo, e replicò: “L’albero genealogico, eh? Cos’è, una nuova parola in codice per dire altro?”
 
Sbuffando, Mal sentì le guance andare a fuoco – non poteva negare che il bacio di Rin gli aveva fatto formicolare la pelle, ma non l’avrebbe mai ammesso col padre – ma disse serafico: “Hai una mente più sporca di quanto non avessi mai immaginato, papà. E dire che pensavo di conoscerla. Sei peggio di zio Autumn.”
 
Win rise di puro piacere e, mentre Kimmy lo rimproverava bonariamente per il suo ficcanasare, Malcolm sorrise tra sé. Era così bello sentir ridere il padre.
 
Per quanti anni fossero passati, non avrebbe mai dimenticato il momento in cui Winter Hamilton aveva smesso di essere il padre gioviale e allegro che era, tramutandosi in un uomo diverso.
 
Aveva avuto poco più di quattro anni, all’epoca, e molti bambini non rammentano quasi niente di quel periodo.
 
Ma essere un Dominatore dello Spirito rende ininfluente il tempo e lo spazio.
 
Certe cose rimangono dentro fin dal primo vagito, e scompaiono solo con l’ultimo respiro.
 
Perciò, rammentava il giorno in cui era morta sua madre, che era combaciato con il momento in cui suo padre si era chiuso in se stesso, relegando fuori il mondo.
 
Certo, con lui, Spring e Summer era sempre stato gentile, generoso e premuroso, ma Malcolm non aveva potuto non notare quel cambiamento, in lui.
 
Salvare lo spirito di Erin era servito solo in parte, ma non lo aveva protetto dalla china pericolosa in cui era scivolato nel corso degli anni.
 
Il ghiaccio gli aveva coperto il cuore, e solo l’avvento di Kimmy lo aveva disciolto.
 
“Te lo sto mandando ora via e-mail…” intervenne a un certo punto il padre, strappandolo a quei pensieri. “… poi, mi saprai dire cosa ne penserà.”
 
“Penserà che è lungo un kilometro, ecco cosa!” rise Malcolm, salutando i genitori prima di chiudere la comunicazione e ripensare alle ultime ore appena trascorse.
 
Non era così sciocco da non notare l’apparente interesse di Rin nei suoi confronti e, a ben vedere, era una bella ragazza, oltre che assai spiritosa e divertente.
 
Era argento vivo, una bibita frizzante e fresca, ma sapeva rendere tanta estrosa eccitazione anche assai modesta e tenera, con i suoi comportamenti sinceramente dolci.
 
Eiko era più tranquilla, forse più timida, ma era a sua volta una ragazza interessante.
 
Portandosi le mani dietro la nuca, rimuginò sull’idea di lasciarsi andare a un possibile interessamento più profondo nei confronti di Rin e, subito, sorrise mesto.
 
Le poche esperienze che aveva avuto con le ragazze, erano state un autentico disastro.
 
Visto che ormai Maeb era morta e non poteva più confidarsi con lei, non sapeva davvero che pesci prendere.
 
Sarebbe stato inutile parlarne coi genitori o gli zii e, di sicuro, non ne avrebbe parlato con la piccola Shanna. Aveva il terrore che, non solo lo avrebbe ascoltato, ma avrebbe anche saputo consigliarlo.
 
No, meglio non pensarci.
 
Essere un Guardiano degli Elementali dello Spirito, era differente dall’essere il Dominatore di un elemento della Natura.
 
Lo Spirito, per sua stessa natura, era erratico, senza una forma definita, aveva spazio solo nella mente e nell’Ultramondo, ma non sul piano fisico.
 
Insomma, esulava da tutti gli altri Elementali, ed era perciò unico.
 
Solo un altro Guardiano dello Spirito avrebbe potuto comprendere il suo stato d’animo e, al momento, lui era il membro più adulto di quella ristrettissima cerchia.
 
Ergo, non poteva confidare a nessuno quanto, l’aver percepito dentro di sé i pensieri delle ragazze con cui aveva fatto sesso, l’avessero sconcertato… e demoralizzato.
 
Due di loro si erano dimostrate felici, ma niente affatto coinvolte sul piano emotivo più profondo. Una, l’aveva fatto solo per ripicca verso l’ex fidanzato.
 
L’ultima, forse quella che più l’aveva ferito, era stata un’accolita della dea e, perciò, a conoscenza del suo segreto.
 
Le vacanze passate a Dublino erano state splendide, il giusto riposo prima di iniziare l’ultimo anno all’università, ma avevano anche voluto dire altro, per lui.
 
Aveva conosciuto Lynne all’età di tredici anni e, nel corso delle sue estati in Irlanda, avevano vissuto svariate avventure assieme.
 
Subito, come amici impegnati a gironzolare e fare scorribande in giro per le campagne. In seguito, come ragazzo e ragazza interessati l’un l’altra.
 
Aveva scioccamente pensato che, con lei, avrebbe potuto essere se stesso, visto che Lynne era a conoscenza del suo segreto.
 
Per una volta nella vita, avrebbe potuto essere il vero Malcolm, non il ragazzo qualunque che fingeva di essere, quando era con gli altri.
 
Aveva però commesso l’errore enorme di aprire la mente per sfiorare la sua, desideroso di percepire interamente la passione di quel momento.
 
Giunto al culmine del piacere, durante un amplesso tenero e piacevole sotto le stelle, aveva visto.
 
Per rispetto verso di lei, non aveva detto nulla ma, il giorno della sua partenza, le aveva detto addio per sempre, affermando di non essere più disposto a essere il suo giocattolo.
 
Non l’avrebbe mai fatta diventare la compagna di un Guardiano, poiché le uniche cose che li legavano erano il ruolo di lui, e l’ambizione di lei.
 
Lynne aveva cercato di negare e, solo quando aveva compreso cosa fosse successo, gli aveva dato dell’approfittatore e del guardone.
 
Sdegnata, se n’era andata dall’aeroporto senza più voltarsi, e a Malcolm non era rimasto altro che incassare il colpo e prendere il volo che l’avrebbe ricondotto a casa.
 
Ai genitori non aveva detto nulla, ma sospettava che Kimmy avesse subodorato qualcosa e, forse, anche il padre.
 
Ugualmente, entrambi non avevano mai chiesto nulla; un giorno, forse, gliene avrebbe parlato lui stesso ma, di certo, non in quel momento.
 
Essere rifiutato a quel modo, e da una persona con cui era cresciuto, che aveva reputato amica e confidente, era stato uno smacco non da poco. Lo aveva fatto sentire un mostro, un’aberrazione della natura.
 
Certo, non era stato carino da parte sua ascoltare ma, a volte, era praticamente impossibile non farlo.
 
Specialmente durante un amplesso, quando le barriere erano del tutto annullate, e l’animo era esposto come un piccolo cosmo acceso da un’esplosione.
 
Aveva davvero intenzione di rischiare ancora, di testare l’apparente interessamento di Rin verso di lui?
 
E Malcolm era interessato a conoscerla veramente, a mettersi in gioco?
 
Sbuffando, si levò da letto quando il computer portatile emise un flebile bip – l’e-mail del padre era arrivata – e, non avendo altro da fare, scaricò il file su una chiavetta e attese.
 
Attese che il sonno lo raggiungesse, che una voce lo consolasse, che uno spirito giungesse a dargli risposte, ma nulla avvenne.
 
Dell’energia erratica che sembrava essere incuriosita da lui, neppure l’ombra. Che avesse avvertito il suo animo ombroso, e si fosse tenuta alla larga? Chissà.
 
Pur cercandola nell’Ultramondo, non aveva captato nulla di strano, se non i soliti pensieri, le solite chiacchiere vanesie, i soliti desideri inespressi.
 
A ovest, la luce di Ben, ma nient’altro.
 
Niente che lo aiutasse a decidere, a rappacificarsi con il suo animo in pena.
 
Quando infine la chiavetta fu caricata, la estrasse e la mise nella sua sacca.
 
L’indomani, l’avrebbe consegnata a Rin e, una volta che fosse stato con lei, avrebbe forse capito come comportarsi.
 
***
 
Poteva chiedere? Poteva osare di sperare in una risposta o, ancora una volta, Rin avrebbe fatto la sostenuta e le avrebbe detto di impicciarsi degli affari propri?
 
Non le piaceva stare sulle sue, quando era con la sua amica d’infanzia, ma le era parso assai strano – e ben poco da lei – il suo interessamento sfacciato nei confronti di Malcolm.
 
Non che non potesse capirla. Mal era sicuramente un bel ragazzo, dalla parlantina sciolta e gli occhi espressivi.
 
Ma da lì a fargli un terzo grado simile, e dopo solo un incontro?
 
No, le sembrava giusto dirle cosa ne pensava, soprattutto perché interessava anche a lei fare amicizia con Malcolm, e non voleva che i modi di Rin rovinassero tutto.
 
Eiko, perciò, bussò alla porta della camera dell’amica – che aveva la stanza a fianco della sua, allo studentato – e attese.
 
Ad aprire fu la sua compagna di camera, Felicia che, vedendola, le sorrise divertita e disse: “Mi chiedevo quando saresti venuta.”
 
“In che senso?” esalò sorpresa Eiko, fissandola con tanto d’occhi.
 
Ridacchiando, Felicia uscì un momento dalla stanza per non farsi udire e, complice il caos nei corridoi, mormorò cospiratrice: “E’ più di un’ora che si lagna del fatto che tu hai fatto la rompiscatole con Malcolm Hamilton e soci, e che te ne avrebbe dette quattro. Pensavo che, ormai, le sue onde negative fossero arrivate a disturbarti.”
 
Da brava fanatica del mistico e dell’occulto, Felicia aveva dato per scontato che il malumore della compagna di stanza potesse viaggiare attraverso le pareti, fino a raggiungerla.
 
Eiko sorrise indulgente e, con una scrollata di spalle, replicò: “Potrei dire lo stesso di lei, visto che è stata così impertinente da fare il terzo grado a Hamilton, neanche ci conoscessimo da chissà quanto!”
 
Poi, accigliandosi leggermente nel rammentare una parte in particolare della frase di Felicia, aggiunse: “Li conosci anche tu? Malcolm e gli altri, intendo?”
 
“Quel concentrato di testosterone allo stato puro? Chi non li conosce?” esalò eccitata la ragazza, gli occhi brillanti come stelle. “Alle feste fanno furore, pur se è vero che Malcolm non si fila nessuna. Non che io sappia, almeno. Keath e Bob, invece, si danno da fare e, pur se sono assai corretti – nessuna si è mai lamentata, per lo meno – non hanno ancora trovato chi fa battere loro forte il cuore.”
 
“Oh” esalò sorpresa Eiko, sorridendo divertita.
 
“Sarà un peccato non rivederli, l’anno prossimo” sospirò affranta Felicia, prima di poggiare la mano sulla maniglia della porta. “Entri, allora, o aspetti che sbollisca?”
 
“Entro. Fossi in te, mi farei un giro. Non vorrei che la mia aura negativa potesse infastidirti” ironizzò Eiko, sollevando le mani a mo’ di artiglio.
 
Felicia scoppiò a ridere, le diede una pacca sulla spalla e se ne andò trotterellando, affiancandosi a un paio di amiche per chiacchierare.
 
“E così la noiosa sarei io, eh?” bofonchiò Eiko, entrando finalmente nella stanza per poi chiudersi la porta alle spalle con un secco sbam.
 
Seduta a gambe conserte sul letto, Eiko trovò Rin, quest’ultima impegnata a scribacchiare frettolosamente su un bloc-notes giallo.
 
Non appena la intravide, sbatté il blocco sul letto, si levò furiosa e, in un paio di passi, la raggiunse per dirle: “Proprio tu… sai cosa ti devo dire, bella mia? Che hai esagerato, oggi! Mi hai fatta passare per una sciocca, con quelle tue occhiate in tralice, sai?”
 
“Io? Sei tu che sei stata indiscreta! Abbiamo conosciuto solo oggi gli amici di Malcolm, e lui lo abbiamo intravisto in un negozio giusto qualche giorno prima. Ti pare sufficiente, per fare la smorfiosa e appiccicarti a lui come una cozza?!” sbottò Eiko, accigliandosi immediatamente.
 
Non era partita con l’idea di litigare ma, se Rin voleva la guerra…
 
Quest’ultima, facendo tanto d’occhi, esclamò inviperita: “Smorfiosa? Io? Ma per chi mi hai presa?! Sai benissimo che adoro studiare le genealogie, e che le storie sulle famiglie mi appassionano. Tu sei fortunata a poter contare su un albero genealogico così vasto e antico, ma io? Io non ho nessuno! Non sono nessuno!”
 
Eiko sospirò nonostante l’arrabbiatura, sapendo bene cosa intendesse dire l’amica.
 
Sapeva anche il perché Rin si fosse sempre fissata così tanto sulla storia e gli alberi genealogici. Lei non aveva mai posseduto nulla di tutto ciò. Non di veramente suo, per lo meno, e affondare con la mente nelle storie degli altri le faceva dimenticare, per qualche tempo, il fatto di essere un’orfana.
 
Abbandonata dai genitori in un orfanotrofio, era stata cresciuta in istituto fino ai tredici anni, finché non era stata adottata dalla famiglia che abitava accanto alla casa di Eiko.
 
Divenute subito amiche, Eiko non aveva faticato a comprendere il bisogno quasi spasmodico di amore della piccola Rin, così si era aperta a lei con tutto il cuore, stringendola nel suo affetto di bambina.
 
Era parso più che evidente a tutti, nel corso degli anni, quanto la mancanza di radici le avesse pesato. I suoi genitori adottivi erano sempre stati comprensivi e gentili con lei, e Rin altrettanto, ma la giovane non era mai riuscita a sviluppare un vero rapporto, con loro.
 
Solo con Eiko era riuscita a instaurare qualcosa di veramente profondo e, su di lei, Rin aveva riversato ogni stilla di affetto e amore incondizionato.
 
La casa di Eiko era divenuta quella di Rin e, spesso e volentieri, le due avevano dormito assieme nella stessa camera, come sorelle.
 
Si erano diplomate allo stesso istituto e, di comune accordo, avevano deciso di partire per gli Stati Uniti per studiare arte alla Columbia.
 
Il divertimento era sempre stato all’ordine del giorno, per loro due, e niente e nessuno aveva potuto dividerle.
 
Fino a quel momento.
 
Era mai possibile che Rin fosse davvero così interessata a Malcolm? Che il suo non fosse semplice esibizionismo, ma un reale e sincero desiderio di conoscerlo nel profondo?
 
Ed era mai possibile che lei fosse disposta a litigare con la sua migliore amica, e per un ragazzo appena conosciuto?
 
Sospirando, Eiko si calmò immediatamente e, afferrata Rin, la strinse in un abbraccio fraterno, mormorando: “Gomennasai, Rin-chan. Scusami tanto. Non dovevo prendermela a quel modo.”
 
Rin tremò nel suo abbraccio, e un singulto le uscì dalla bocca mentre le sue sottili braccia la stringevano a sua volta.
 
“Scusami tu, Eiko-necchan. Non avrei dovuto saltarti al collo a questo modo. In effetti, sono stata un po’ irruente, oggi. Non so dirti cosa mi sia preso, ma Malcolm sa essere così gentile, e la sua storia mi interessa davvero.”
 
“Non può che essere così, visto che ha un albero genealogico millenario. Avrei dovuto arrivarci da sola, senza pensare subito le peggio cose di te.” rise suo malgrado Eiko, scostandosi per carezzarle il viso acqua e sapone. “So essere così noiosa e bacchettona, quando voglio…”
 
Ciò detto, affondò in quei meravigliosi occhi color cioccolato, così dolci e cari, e ora assai contriti, e aggiunse: “Temo che mi interessi un po’ troppo conoscere Malcolm, così mi ha irritata il fatto che tu lo stessi monopolizzando.”
 
Rin rise divertita, a quel commento spontaneo quanto sincero e, lanciandosi in un altro abbraccio prima di scostarsi dall’amica, ammiccò comicamente e dichiarò: “Non sarebbe la prima volta che ci piace lo stesso ragazzo, e che ci becchiamo per lui come galline.”
 
E che falliamo miseramente nel tentativo di conquistarlo” asserì poi Eiko, facendo scoppiare nuovamente a ridere l’amica.
 
“Oh, sì! Ricordi Takada? Finimmo con il farci odiare!” ghignò divertita Rin, prendendola sottobraccio per trascinarla verso il suo letto e sedervisi sopra assieme all’amica.
 
“Dio, non mi ricordare Takada Mokuda! Arrossisco ancora al pensiero di quanto fummo sciocche, all’epoca” esalò Eiko, coprendosi il viso per la vergogna.
 
Avevano avuto diciassette anni e tanti ormoni in circolo, e si erano entrambe invaghite del capitano della squadra di kendo della scuola.
 
Erano state così maldestre e moleste che, alla fine, il povero ragazzo le aveva minacciate di pesanti punizioni corporali, se non lo avessero lasciato in pace.
 
Rin le sorrise con calore e, tornando seria, strinse tra le proprie le mani dell’amica e ammise: “Malcolm ha qualcosa di speciale e sì, la domanda sulla storia della sua famiglia non l’ho posta a caso. Mi va di incontrarlo di nuovo, oltre che di scoprire quanto sia enorme il suo albero genealogico.”
A quel doppio-senso, Eiko scoppiò a ridere e Rin la colpì a un braccio per ripicca, divenendo rossa come un peperone prima di scoppiare a sua volta in una risata.
“Non intendevo quello, depravata! Comunque, non rovinerò la mia amicizia con te, qualsiasi cosa accada. Se sceglierà una di noi per qualcosa di più della semplice amicizia, accetterò il verdetto. E tu?”
 
“Nessun uomo potrà mai dividerci. E sì, accetterò le scelte di Malcolm, anche se dovesse decidere che nessuna delle due gli interessa” sorrise Eiko, tornando ad abbracciarla. “Tu sei più importante di tutti gli uomini del mondo.”
 
“E così tu” mormorò Rin, poggiando il capo sulla spalla dell’amica, soddisfatta dalle sue parole.





Note: I misteri continuano, e sembra che la presenza erratica che segue Malcolm sia ben contenta di rimanere nell'ombra, intenta a spiarlo. Per fare cosa in seguito, è ancora tutto da scoprire (non per me, è ovvio...^_^)
Nel frattempo, persina una semidivinità come Benjamin si è messa in campo, e questo potrebbe essere l'asso vincente per Mal, al fine di scoprire chi lo spia. Vedremo...
Per ora, abbiamo scoperto qualcosa di più su Eiko e Rin, e sul loro comune passato. 
Spero di avervi incuriosite a sufficienza per continuare a seguirmi. Per ora vi ringrazio per essere passate e, se volete farmi sapere cosa ne pensate, sarò ben lieta di leggere i vostri pensieri. A presto!

 
  
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