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Autore: TotalEclipseOfTheHeart    17/08/2016    3 recensioni
Elayne O'Connel ha solo sedici anni quando la sua vita viene sconvolta, e scopre di essere stata scelta come Guardiana della Terza Dimensione, Astrapos, per combattere contro il male.
Perchè Yggdrasil, l'Albero del Mondo, sta morendo, e con lui, anche il sigillo che teneva prigionieri Nidhoggr, la Grande Viverna, sta svanendo.
Solo I Sette Guardiani possono combatterlo, ritrovando l'Aetherna, l'unica anima pura che possa sconfiggere il mostro.
E' però una lotta contro il tempo, perchè, se sarà lui a trovarla, per loro, per tutto il mondo, sarà la fine...
Tratto dal testo:
"Non ho scelto io il destino che mi è stato assegnato.
Mi sono svegliata un mattino, e booommm … la mia vita non era più come prima. Semplicemente, gli dei o chi per loro avevano altri programmi per me, e che mi piacesse o no, dovevo seguire la strada che avevano tracciato.
Seh … se pensavate davvero che gli dei fossero dei santarellini tutto amore e amicizia, mi spiace deludervi ma … non è affatto così. Prendete me, per esempio. Pensate davvero che volessi rischiare le penne per salvare il mondo? Io??? Tre denunce per rissa e sette sospensioni, tutte in scuole diverse … come no."
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Watchers Chronicles'
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Capitolo II
L'Eletta
 

Capii che saremo morti quando riuscii, finalmente, a vedere cos’era che ci stava seguendo. Ad essere sincera, non so con esattezza cosa fosse.
Sembrava un grosso drago, delle dimensioni di un carro armato, ma era privo di gambe anteriori e il muso lungo e sottile aveva i tratti più simili a quelli di un serpente che ad altro. Ovviamente, se fosse stato tutto lì sarebbe stato troppo semplice, infatti, a completare l’allegro quadretto, vi era un corazza nera spessa quanto una parete, degli artigli da far sfigurare Edward Mani di Forbice e  una coda con una bella schiera di aculei coperti di acido sulla punta. Insomma, il classico animaletto da compagnia che chiunque vorrebbe avere in casa.
Iniziavo seriamente a chiedermi cosa avessero che non andava quelli che mi volevano morta.
Indietreggiai appena mentre Sting, ancora dolorante, mi si parava di fronte: “Con la Salamandra sono stato colto di sorpresa, ma non ti metterò di nuovo in pericolo. Quindi qui lascia fare a me. Più avanti troverai un grosso pesco, ai lati della strada, è l’unico albero per chilometri, quindi lo riconoscerai. È un portale per il nostro mondo, superalo e sarai al sicuro. Io cerco di tenerlo occupato.”
Sembrava maledettamente serio, ma se c’era una cosa che non sarebbe mai riuscito a fare, era raccontarmi balle. Si vedeva che se la stava facendo sotto.
Osservai il serpentone, che nel frattempo ci era atterrato di fronte, e mi fissava, con occhi che, giuro, non avrei mai dimenticato per il resto dei miei giorni. Non mi ci voleva un chissà quale cervello per capire che era un avversario ostico.
“Col cazzo.” dissi.
Sting mi fissò, basito: “Forse non hai capito. Non è un avversario che tu possa affrontare, quindi fa quello che ti ho detto e corri! Ci vuole ben altro per farmi indietreggiare.”
Avrei voluto rispondergli per le rime, ma non ne ebbi il tempo.
Riuscii a scansarmi per un soffio, prima che una grossa sfera liquida e puzzolente si schiantasse dove, un istante prima, mi trovavo io, liquefacendo il terreno. Magnifico! Quindi, il serpentone sputava anche acido. Perché non bastava già la coda assassina, vero?
Indietreggiai, mentre il corpo di Sting iniziava a tremare, finché non esplose letteralmente dalla sua pelle, mutando fino a diventare un enorme kishin, il corpo lungo e flessuoso che si apprestava allo scontro contro la viverna.
Tremai, e finalmente riuscii a capire: era più che evidente che quello non era uno scontro che potevo sostenere.
Fissai ancora una volta il mio amico squamato.
Se mai ci saremmo rivisti,  giurai che non lo avrei preso più in giro per la sua aria innocente.
Poi feci dietro front, lasciando, con un groppo al cuore, i due titani ai loro affari e dirigendomi a rotta di collo nella direzione indicatami da Sting.
 
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato. Era almeno mezz’ora che correvo, senza fermarmi, in quella direzione. E ancora niente, niente di niente. Ormai, iniziavo a credere veramente che non ce l’avrei fatta.
L’inizio dello scontro era stato incredibile: i due si erano alzati in volo, e mentre il cielo iniziava a oscurarsi, nascondendo le loro sagome indistinte agli occhi umani, i boati di quelli che, ne ero certa, non erano fulmini, ma i loro colpi, mi erano giunti alle orecchie con fragore assordante.
Era da alcuni minuti, però che non si udiva più nulla. E io iniziavo a preoccuparmi. Che non ce l’avesse fatta? Che la viverna lo avesse ucciso? Non volevo crederci. Semplicemente, era troppo per me.
Le gambe mi bruciavano, e ormai arrancavo appena, in mezzo a quella pioggia asfissiante e alla nebbia che, ormai, mi impediva di vedere anche solo a un palmo da naso.
Una raffica di vento improvvisa mi costrinse a terra, e quando mi voltai i miei occhi misero a fuoco l’unica cosa che, in quel momento, non avrei proprio voluto vedere: la bestia era li, a pochi metri di distanza, e puntava dritta verso di me.
Non ebbi il tempo di chiedermi cosa fosse successo, o perché Sting non fosse lì. Iniziai a correre, e basta, ignorando il dolore alle gambe, nella speranza di potermi salvare.
Stavo ormai per arrendermi, quando, poco lontano, riuscii finalmente a intravvedere la sagoma vaga di un grosso albero contorto. Con un ultimo sforzo, mi slanciai in avanti, mentre con un ruggito le fauci della viverna mi sfioravano la gamba, subito prima che il portale si aprisse e, avvolta nelle tenebre, mi trascinasse in salvo.

Mi svegliai con la netta sensazione di essere appena stata travolta da un tram in corsa. La vista era ancora annebbiata, mentre la mia mente ripercorreva quelle ultime ore e, sconvolta, cercavo di rimettermi in piedi.
“Ferma, ferma, ferma …”, una mano gentile mi costrinse a rimettermi sdraiata, mentre finalmente riuscivo a mettere a fuoco un giovane che doveva avere sì e no la mia età, seduto a lato del letto.
I capelli erano una cascata color perla, con leggere striature azzurro ghiaccio, dello stesso colore di quegli occhi che, freddi, mi fissavano senza battere ciglio. La carnagione era diafana, pallida, e i tratti del viso erano affilati e secchi, così come il corpo,  che era agile e snello, ma anche slanciato e robusto.
“Era ora.”, fece quello, tastandomi appena la fronte, ancora imperlata di sudore.
“Iniziavamo a temere che Apophis ti avesse ammazzata, sai?”
“Mmmhhh … chi scusa?”, chiesi, senza capire.
Lui accennò alla mia gamba, e solo in quel momento mi resi conto della fasciatura che la stringeva, coperta a tratti da grosse chiazze purpuree. Evidentemente, poco prima di superare il portale, la viverna era riuscita a mordermi, lasciandomi anche un bel segno sulla gamba.
“Uno dei Tre Eredi di Nidhoggr, creato dalla sua essenza per operare sulle dimensioni, visto che, per ora, la Viverna non è ancora in grado di muoversi. Per fortuna, se posso dire la mia.”, mi osservò, freddo, poi riprese: “Comunque, quello che conta è che tu sia sana e salva. Non appena ti sarai ripresa ti condurremo dall’Oracolo, e così potrai conoscere gli altri e farti un’idea della situazione.”
Fece per alzarsi, ma subito lo trattenni, e lui mi fissò, accigliato: “Aspetta un secondo!”
“Sì?”, chiese, gli occhi gelidi che mi perforavano, impassibili.
Mi ritrassi appena, come scottata. Quel tipo era decisamente inquietante.
“Sting. Dov’è?”, chiesi infine, dando finalmente voce a quel dubbio che mi rodeva sin da quando mi ero svegliata.
“Chi? Il kishin? Che ne so? È uno Spirito Magno, il suo compito era condurti qui, e visto che ci è riuscito, non vedo dove sia il problema …”
Tremai, fissandolo irata: “Come sarebbe a dire che non vedi dove sia il problema? È solo grazie a lui se sono qui, e voi non ve ne fregate nemmeno?” sbottai, facendo partire un pugno dritto verso il muso di quel tipo che, lo avevo deciso, non mi sarebbe mai stato simpatico.
Il ragazzo non fece una piega, cosa che mi fece arrabbiare parecchio, ma non potevo fare niente: aveva afferrato la mia mano, imprigionandola in una morsa letale e costringendomi, mio malgrado, e fissarlo negli occhi. Sorrise, gelido: “Sai, finché continuerai a tirare colpi così deboli, dubito che concluderai mai qualcosa, novellina.”
Avrei voluto staccargli quel brutto muso a morsi, ma proprio in quel momento fece il suo ingresso l’individuo più strano e insolito che avessi mai visto in tutta la mia vita. Aveva l’aspetto di un giovane sulla ventina, se non che i tratti non erano proprio del tutto umani. Il cranio, infatti, completamente calvo e coperto da innumerevoli tatuaggi tribali, era decorato da due imponenti corna da toro, che, aggiunte alla sua mole a dir poco imponente, gli davano un’aria tutt’altro che amichevole. La carnagione era scura, quasi ambrata, e gli occhi erano neri ma allegri e solidali, i bicipiti scolpiti emergevano evidenti dalla semplice maglietta color inchiostro che indossava, assieme agli addominali e al fisico robusto e atletico. Insomma, un Adone in carne e ossa.
Eppure, nonostante il suo aspetto poco raccomandabile, in quel momento mi osservava sorridendo, gentile: “Ehilà, bellissima! Ci hai fatti proprio preoccupare, sai? Per un attimo abbiamo pensato che ci avresti rimesso le penne!”
Mi si avvicinò, sorridendo, e io lo fissai, elusiva. Che fosse chiaro, io non ero tipo da baci e abbracci, e se solo avesse osato toccarmi, lo avrei riempito di cazzotti fino alla nausea, anche se, molto probabilmente, vista la sua mole, alla fine sarei stata io e rimanerci secca.
Lo strano essere  alzò le mani, con fare innocente: “Ok, scusa! Ho capito, non sei il tipo, vero?” il suo sguardo si posò sulla mia mano, ancora saldamente bloccata a pochi centimetri dal volto del simpaticone congelato: “Ohhh … vedo che hai già fatto amicizia col nostro Chrystal. Lascia perdere, non riuscirai a smuoverlo nemmeno lavorandoci per cent’anni. Comunque, io sono Jakhaal di Doran, Guardiano della Settima Dimensione, piacere!”
Mi porse la mano, che strinsi, sorridendo in risposta.
“Mpf … fate come vi pare, io non ho tempo da perdere. Torno in Arena, quando avrete deciso di iniziare a darvi da fare, fatemi un fischio.”, e detto ciò Mr. Ghiacciolo (avevo deciso che lo avrei chiamato in quel modo, almeno finché non avesse iniziato a comportarsi in modo gentile) se ne andò, senza dire altro.
Jakhaal scoppiò a ridere, divertito: “Wow … che gli hai fatto? È la prima volta che lo vedo così arrabbiato con qualcuno!”
“Non chiederlo a me. Gli ho solo detto che è un pezzo di merda, visto che quando gli ho chiesto di Sting ha detto che sono affari suoi se è morto.” mi adombrai, e quello strano individuo sospirò, posandomi una mano sulla spalla.
 “Ehi, piccoletta. Tirati su, subito dopo che sei arrivata, io e Ainu, la Guardiana della Sesta Dimensione, abbiamo messo sottosopra tutta la zona, e non l’abbiamo trovato. Se non c’era nessun corpo, molto probabilmente sarà ancora vivo, quindi cerca di stare tranquilla, Ok?”
Sorrisi, annuendo, incoraggiata. Almeno, ora mi sentivo un po’ meglio.
La strana creatura  mi diede una pacca sulla spalla, e per un pelo non me la spaccò in due: “Perfetto! Così si fa! Ora, che ne dici di seguirmi? Così ti presento il resto della truppa!” Mi guidò quindi per i corridoi dell’edificio.
Per quel che potevo vedere, ci trovavamo in un ampio complesso di edifici, di stampo greco-romano, letteralmente sospesi a mezz’aria in mezzo a una fitta coltre di nubi, e collegati gli uni agli altri da ponti e tunnel. Le pareti erano interamente in marmo, decorate con alte colonne doriche e affreschi raffiguranti scene di caccia e festa, viaggi e avventure, ai lati dei corridoi svettavano grosse piante esotiche, armature complete e quadri dalla bellezza sublime, oltre che statue in marmo e bassorilievi dorati.
Attraversammo un grande giardino pensile, completo di fiumicello e laghetto con le ninfee, boschetto di ciliegi e cespugli dalle forme più svariate.
Jakhaal rideva, osservando la mia espressione basita, mentre strane creature mai viste prima mi sgusciavano tra i piedi, e gruppetti di spiriti ci osservavano curiosi.
“Chi sono quelli?” chiesi infine, indicando alcune figure eteree, come fatte di luce, che sorvolavano indaffarate il giardino che stavamo attraversando.
Alzò lo sguardo, e rispose: “Quelli sono Angeli della Natura, si occupano di mantenere l’ordine degli elementi nelle dimensioni.”
“Aspetta. Hai detto angeli?”, chiesi, basita.
Lui sorrise: “Già. Vedi, il Mausoleum non è solo la sede di noi Guardiani, ma è una vera e propria dimensione a parte, dalla quale si mantiene l’ordine in tutte le altre, per questo è abitata anche da molti spiriti e angeli. Ognuno di loro ha un compito specifico, e vive solo per tale ruolo. Ne vedrai molti qui, ci sono gli Angeli Guida, gli Spiriti delle Emozioni, gli Angeli Combattenti… ma imparerai a riconoscerli col tempo.”
“E tu?”, chiesi infine, “Non sei umano, giusto?”
La creatura dalle corna taurine rise, divertito: “Cosa te lo ha fatto capire? Le corna o la mia stazza? No, non sono umano. Vedi, esistono Nove Dimensioni, ognuna presieduta da un Guardiano, e ognuna di esse è caratterizzata da alcune razze piuttosto che da altre. Io sono un incrocio tra un Minotauro e un Aureo, una specie di umanoidi tipica della mia patria natale.” Annuii, decisa.
Fu allora che arrivammo, finalmente, al il Santuario. Si trattava di un grosso spiazzo, proprio nel mezzo del Mausoleum, al centro del quale troneggiava un’immensa fontana, all’interno della quale svettava una statua, raffigurante una sacerdotessa con un vaso in mano da cui usciva un rivolo d’acqua cristallina.
“Eccoci arrivati.” disse, indicandomi due figure poco più avanti.
La prima era una giovane che doveva avere circa la mia età. Portava i capelli, simili a oro fuso, raccolti in una complessa crocchia, che le ricadevano a tratti in morbidi boccoli sulle spalle, dalla carnagione color avorio. Gli occhi erano due gemme color smeraldo, il fisico agile e leggiadro, mentre da sotto i capelli si intravvedevano due piccole orecchie a punta. Un elfo.
La seconda, più inquietante, non era che una bambina. Vestiva di una leggera tunica bianca, con ricami in oro, e galleggiava a mezz’aria sull’acqua della fontana, gli occhi erano due orbite vuote e bianche, mentre i capelli che erano a caschetto, neri con striature dorate, le circondavano il viso dai tratti infantili e delicati.
“Ben arrivata.” disse infine la strana bimba. Sussultai: per essere una bambina, aveva una voce del tutto innaturale.
“Non temere, non ti farò del male. Il mio nome è Liisya, ma tutti qui mi conoscono come l’Oracolo, la voce di Dio. Sono felice che tu sia giunta fin qui sana e salva.”
“Io invece sono Ainuviel Thingarrel, Terza del Mio Nome, elfo della Sesta Dimensione e sua Guardiana.” disse, l’elfo, sorridendomi solidale, “Svolgo il mio ruolo da ormai 400 anni, e sono contenta che tu ti sia unita a noi: abbiamo bisogno della tua guida, e sono certa che svolgerai magnificamente il tuo ruolo.”
Indietreggiai appena, guardando Jakhaal incerta, che alzò le spalle, spiegando: “Vedi, tra i Guardiani c’è sempre un Eletto, che di generazione in generazione svolge il ruolo di leader del gruppo. Secondo Ainu, questa volta sarai tu il nostro capo, anche se, non avendo ancora rintracciato gli altri Guardiani, non è affatto detto che le cose vadano veramente così.”
“Aspettate un secondo. Io una leader? Stiamo scherzando? Sentite, non volevo nemmeno questo ruolo, ma essere il vostro capo? Veramente? Non fa per me, non ho mai diretto nulla nella mia vita, non sono mai stata il capo di nessuno e non mi sono mai presa responsabilità di alcun genere, nemmeno quando ne combinavo una delle mie. Essere capo del gruppo che dovrebbe salvare il mondo, seriamente? È del tutto impossibile, vi sarete sbagliati con qualcun altro.”Abbassai il capo.Non è che volessi deluderli, ma era vero.
Avevo vissuto la mia vita fregandomene dei doveri e delle responsabilità, non avevo idea di cosa fosse il gioco di squadra, anzi, avevo sempre pensato che chi fa da sé fa per tre, e che fidarsi degli altri fosse da sciocchi. Pensare che gli altri possano aiutarti porta solo guai; mi bastava vedere il modo in cui mia madre era stata abbandonata, subito dopo la gravidanza, per capirlo. Essere a capo di un gruppo? Nemmeno per idea. Non faceva per me, punto.
“Non sta a te decidere.” l’Oracolo mi si avvicinò, sorridendo rassicurante e prendendomi le mani. Rabbrividii, la sua pelle era incredibilmente gelida, quasi inumana: “ Dio ti guiderà, devi solo comparire al suo cospetto, se lui ti riterrà degna, allora stai pur certa che lo sarai. Dio non sbaglia.”
“Aspetta, Dio? Niente da fare, sono atea.” dissi, decisa.
Ok, angeli e nemici cosmici a parte, qui le cose iniziavano ad andare un po’ fuori controllo. Un Dio? Seriamente? Mi state prendendo in giro?
Jakhaal scoppiò a ridere, divertito: “Già … anch’io ho reagito così quando me ne hanno parlato. Tranquilla, Chosmos, il Dio dell’Ordine che noi serviamo, non è un tipo particolarmente severo. Si fa vedere raramente, e quando non c’è siamo noi a fare le sue veci, e poi, alla fin fine, non ha nemmeno i poteri di un vero dio, perché li ha persi anni fa, per rinchiudere la Viverna nell’Abisso.”
Mi grattai il capo, nervosa, poi annuii: “E va bene. Tanto, ormai, non mi sorprendo più di nulla …” E detto ciò seguii l’Oracolo.




Note dell'Autrice:
Rieccomi!
Finalmente si entra nel vivo dell'azione.
Come avrete certamente visto, sono comparsi anche altri personaggi. Per ora, i Guardiani presenti al Mausoleum sono solo loro quattro, ma con il tempo anche gli altri si uniranno alla causa, e allora si che ne vedremo delle belle!
Personalmente, adoro Jakhaal, anche se a volte è un po' troppo esuberante, tuttavia sa il fatto suo, e sotto sotto è un vero tenerone. Chrystal invece l'ho creato perchè...bhe, per tutte le fan degli tsundere, e poi, non poteva certo mancare un tipo come lui nella storia, no? Sa essere veramente insopportabile a volte, ma è un ottimo guerriero, e, col passare della trama, si dimostrerà anche molto sensibile, a dispetto del carattere apparentemente gelido e distaccato. Ainu, invece, (si, il suo nome è Ainuviel, ma qui la chiamano tutti così, per cui mi adeguo anch'io) per ora si è si e no fatta vedere appena appena, ma presto imparerete a conoscerla meglio!
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, nel prossimo, verrà finalmente data qualche spiegazione in più su chi sia Nidhoggr e cosa voglia, per cui vi lascio alla lettura.
Che Yggdrasil sia con voi!
Teoth
   
 
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