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Autore: Soul Mancini    23/09/2016    5 recensioni
Un attore pieno di sé abituato a recitare non solo sul palco, ma in ogni momento della sua vita.
Una fan tredicenne troppo ingenua, troppo esuberante, che a recitare non ci riesce proprio e che si racconta attraverso i suoi disegni.
Due occhi blu, mille bugie, un'amicizia. Vite opposte, una storia a unirle.
Questo accade quando il fuoco incontra il ghiaccio.
- QUINTA CLASSIFICATA al contest "The Zodiac Sings" indetto da Jadis_ sul forum di EFP.
- SESTA CLASSIFICATA al contest "Buona la prima! La sfida." indetto da Lady.EFP sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inverno nel cuore



Io ci provavo, la ignoravo, ma lei ogni volta ricompariva.

Era venuta a vedere alcuni dei miei spettacoli e qualche volta la incontravo per strada, dato che aveva iniziato un corso di disegno nella mia cittadina. Ogni volta mi mostrava i suoi progressi, mi parlava delle sue speranze e si preoccupava di come stavo.

Ma del resto era normale: io mi comportavo come se le volessi un bene immenso, la incitavo a parlare e mi mostravo sempre molto interessato; non potevo fare altrimenti, ormai le avevo dimostrato affetto, l'avevo illusa e non potevo tirarmi indietro, avrei perso una fan e probabilmente molte altre.

Tra noi c'era una specie di amicizia e non potevo che domandarmi come era potuto accadere, dato che io la sopportavo a malapena e quando camminavo per strada mi guardavo attorno, con il timore di vederla arrivare.

Un pomeriggio di fine novembre, dopo le prove, io e alcuni della comitiva chiacchieravamo all'esterno dalla struttura. Mi intrattenevo spesso con loro, dovevo mantenere un buon rapporto con i miei colleghi.

Stavamo giusto commentando l'ultimo pettegolezzo sul fruttivendolo poco distante, che a quanto pare era stato visto con una donna che non era sua moglie, quando sentii qualcuno che mi posava una mano sulla spalla. Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con lei, l'ultima persona che avrei voluto vedere: Annabeth.

Al contrario degli altri giorni, esibiva un lieve sorriso incerto e sembrava essere un po' a disagio.

Ciao Dan, scusa se ti disturbo, me ne vado subito. Volevo solo consegnarti questo... ovviamente non sei obbligato” mormorò, mentre estraeva da una tasca un bigliettino bianco. Le sue guance, già naturalmente colorite, si imporporarono ulteriormente.

Non l'avevo mai vista così insicura e imbarazzata e devo ammettere che, forse, in quel momento mi fece un pizzico di tenerezza.

Le sorrisi. “Cos'è? Ho capito, lo devo aprire dopo. Grazie, sei troppo carina e gentile!”

La strinsi in un abbraccio e le chiesi dove fosse diretta.

A una lezione di disegno, ma inizia tra più di mezz'ora. Il mio insegnante mi ha detto che sto migliorando a vista d'occhio e che, alla mostra d'arte di Natale, se mi impegno molto potrebbe esporre una delle mie opere!”

Mentre parlava, i suoi grandi occhi blu tornarono a brillare della sua solita allegria.

Davvero? Che bello, sono contentissimo per te! Ma io che ti avevo detto? Sapevo che i tuoi disegni ti avrebbero dato tanta soddisfazione!”

Lei sorrise e mi fece una domanda che mi poneva ogni volta: “Per caso ti sto disturbando? Se hai qualche impegno me ne vado!”

Quanto avrei voluto dirle la verità!

Intanto i colleghi con cui stavo chiacchierando ci lanciavano occhiate interrogative, così decisi di presentare loro Annabeth. In questo modo l'avrei resa ulteriormente felice, avrebbe conosciuto altri attori.

Dopo una decina di minuti di conversazione, la ragazzina si ricordò della sua imminente lezione, così salutò tutti calorosamente e corse via.

Che dolce quella ragazzina” commentò Julia, una ragazza piccola ed esile, con un sorriso.

Tutti i presenti furono d'accordo con quell'affermazione, ma loro non potevano capire cosa si provava a mandare avanti un'amicizia fittizia con una bambina fin troppo estroversa.

Se fossero stati al mio posto, di certo non avrebbero parlato così.


Ero molto curioso di sapere cosa contenesse quel biglietto. Inconsciamente speravo fosse un altro disegno, perché ogni volta che vedevo un'opera di Annabeth non potevo che rimanere a bocca aperta.

Ovviamente ero troppo orgoglioso per ammetterlo, ma la prima cosa che feci quando misi piede in casa fu prendere il bigliettino.

Era un semplice foglio piegato in due.

All'esterno vi era uno schizzo tracciato con una matita blu, i cui bordi erano poi stati marcati in alcuni punti per dare un effetto tridimensionale: rappresentava una stella di Natale in ogni minimo dettaglio, ogni singola venatura del fiore era stata tracciata con la massima precisione.

Sotto di essa, il nome era stato scritto con una grafia fine e accurata, dello stesso colore del disegno.

Rimasi senza fiato a osservare quell'immagine, così semplice eppure spettacolare. Quel blu era della stessa tonalità degli occhi di Annabeth: pulito, deciso e intenso.

Mi riscossi e aprii di fretta il biglietto.


Dan,

mi sembra quasi incredibile: abbiamo quindici anni di differenza e, a parte la passione per il teatro, nulla in comune... e invece abbiamo stretto una specie di amicizia. Te lo saresti mai immaginato? Io no!

Ormai io ti voglio bene per quello che sei, una persona divertente e dolce, e quando parlo con te mi dimentico chi sei e ciò che fai sul palco. Per me sei solo Dan!

Questo bigliettino è un invito: il 15 dicembre compirò quattordici anni e darò una piccola festa. Sarebbe bellissimo se ci fossi anche tu!

Ovviamente non ti devi sentire in obbligo, so che hai tanti impegni e potresti anche non averne voglia, quindi se non ti va fammelo sapere e capirò!

Ti voglio bene,

Tua Beth ♥


Sotto era riportato l'indirizzo, il giorno e l'orario della festa.

Sbuffai. Ma in che situazione mi ero cacciato?


Che altro avrei potuto dirle? Mi guardava con gli occhi pieni di speranza!

Sì, mi ero cacciato in una situazione di merda totalmente da solo, ma una parte di me continuava a ripetere che era tutto sotto controllo, che potevo ancora controllare il corso degli eventi.

Se così fosse stato, il 15 dicembre non mi sarei ritrovato di fronte al cancello della casa di Annabeth. Non le avevo preso nessun regalo, era già tanto presentarsi alla festa!

Ero là, fermo di fronte al cancelletto, e sentivo risate e chiacchiericcio dall'interno della casa. Dovevo suonare, ma l'idea della serata che avrei passato mi bloccava; inoltre, se fossi entrato in casa sua, sarebbe stata la conferma della nostra amicizia, a quel punto non sarei più potuto tornare indietro, ed era proprio quello che non volevo.

Mentre stavo per premere il tasto, mi fermai a riflettere: era questo quello che volevo? Io, Daniel, volevo passare una serata infernale con una peste di appena quattordici anni, quando avrei potuto benissimo chiamare Ada o qualsiasi altra donna e andarci a letto?

Mi accorsi che a questo punto non si trattava più solo di recitare, stavo dando troppo ad Annabeth e mi stavo perfino facendo abbindolare da lei. Non andava bene, dovevo riprendere in mano la situazione, pensare a me, a ciò che mi piaceva veramente fare e alla fama, che presto sarebbe arrivata. Non avevo tempo da perdere con una fan esaltata.

Mi si dipinse sul volto un sorriso di ghiaccio; lanciai un'occhiata sprezzante, mi voltai e mi diressi alla macchina.

Non lo sapevo, ma mi ero lasciato alle spalle le lacrime che Annabeth avrebbe versato quella sera per me, soltanto per me.


Ciao Dan.”

Era alla fermata del bus, stavolta da sola.

Ma perché la trovavo ovunque? Dovevo ricordarmi di non parcheggiare la macchina vicino alle fermate dei mezzi pubblici.

Erano passati quattro giorni dalla sua festa, il Natale era alle porte e intorno a noi brillava ogni tipo di lucetta e decorazione colorata.

Annabeth non sembrava particolarmente entusiasta quando mi vide. Era la prima volta che le accadeva, e io provai un senso di oppressione e di liberazione allo stesso tempo.

Beth, ti stavo giusto cercando! Devo scusarmi con te per non essere potuto venire alla festa, non sai quanto mi è dispiaciuto! La compagnia ha fissato le prove generali di uno spettacolo proprio quella sera, speravo di potermi liberare in tempo e invece siamo rimasti rinchiusi là fino a notte fonde!” mi scusai, esageratamente mortificato, andandole incontro.

Lei sollevò lo sguardo dal bordo del marciapiede e lo posò su di me, incerta. “Davvero? Non ti preoccupare, non fa niente, tutti possono avere un imprevisto.”

Sicura che non te la sei presa? Io ho pensato molto a te in questi giorni e... a proposito, non ti ho fatto ancora gli auguri!”

La strinsi in un abbraccio.

Adesso mi devi raccontare com'è andata la festa!”

Lei parve rassicurata dal mio interesse nei suoi confronti e ricominciò a lanciarmi occhiate allegre e spensierate. Probabilmente ci era rimasta male per la mia assenza, ma io ero riuscito anche stavolta a salvare la situazione.

Mentre mi raccontava della torta, degli invitati e dei regali, promisi a me stesso che non avrei mai più permesso a nessuno di avanzare pretese nei miei confronti: una chiacchierata ogni tanto andava bene, per il resto ero io che dettavo le regole.


Febbraio era arrivato e molte compagnie famose a livello nazionale mi avevano promesso piccole parti nei loro spettacoli per la stagione estiva. Sarebbe stato un buon trampolino di lancio, qualcuno mi avrebbe sicuramente notato e sarei finito sugli schermi cinematografici, me lo sentivo. Già pregustavo il sapore del successo.

Con Annabeth continuai a fingere, mostrandomi però leggermente più distaccato; tra noi si sarebbe risolto tutto quando sarei partito per la stagione estiva, semplicemente non ci saremmo più visti e io mi sarei liberato di lei.

Ci incontravamo abbastanza di rado ultimamente e io finalmente avevo il tempo di respirare, ma nonostante ciò avevo notato in lei un cambiamento quasi impercettibile: era sempre estroversa – e a volte pedante – come prima, però aveva qualcosa di più serio e sospetto nello sguardo. Quando parlavamo non staccava i suoi occhi dai miei, mi osservava molto di più e, prima di rispondermi, a volte aspettava qualche secondo, come se stesse riflettendo. Era come se mi stesse studiando, tanto che osservava le mie reazioni e le mie espressioni anche quando interloquivo con qualcun altro.

La cosa mi irritava e mi preoccupava allo stesso tempo, non sapevo che le passasse per la testa e temevo che mi mettesse di fronte a qualche altro intricato problema.

Ma ancora non sapevo cosa mi attendeva, quel pomeriggio di metà febbraio.

Non vedevo Annabeth da circa una settimana e avevo il presentimento che presto si sarebbe palesata, così non mi sorpresi quando la vidi con la schiena contro un palo all'angolo della strada in cui si fermava sempre a prendere il pullman. Aveva dipinta in viso un'espressione talmente seria che il blu dei suoi occhi pareva spento, terribilmente minaccioso.

Deglutii.

Daniel, hai un po' di tempo? Ti devo parlare” esordì.

Ciao Beth, come va? Ma certo, a me fa sempre piacere scambiare due parole!” ribattei gentilmente, cercando di riscaldare quell'atmosfera gelida.

Lei, senza aggiungere altro, mi afferrò per un polso e mi condusse lungo la strada semi deserta, nella direzione opposta della fermata.

Arrivammo a una panchina in mezzo all'ampio marciapiede innevato e Annabeth mi fece cenno di sedermi.

Non lo potevo accettare, era come se un'insulsa quattordicenne mi stesse mettendo all'angolo, in punizione.

Che succede?” domandai fermamente, senza eseguire il suo ordine.

Ora basta Daniel, voglio sapere tutta la verità.”



   
 
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