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Autore: Kimberly Horan    05/11/2016    1 recensioni
I fatti narrati in questi speciali, sono un'approfondimento della storia principale ''The prince and the princess''. I fatti avvengono in diversi e in generale prima del matrimonio dei protagonisti.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Il delirio. Ecco cosa era accaduto quel giorno: il delirio. Sofia si era trattenuta a Londra ancora per una settimana, prima di partire per dare il primo esame dell’ultimo anno di università e forse non era stata poi una grande idea.
Enea aveva preso in affitto una casa in centro, in modo che Sofia potesse stare vicino ad Harry, senza però andare a vivere con lui, e che nello stesso tempo potesse fargli comodo quando si recava a Londra. Tra lo studio e tutto il resto, Sofia aveva trascorso dei giorni impossibili, ma la cosa peggiore fu che anche Harry era oberato dagli impegni. Per organizzare una cena ci avevano messo due giorni e l’avevano rinviata per tre volte. Alla fine però, riuscirono a ritagliarsi qualche ora per poter stare un po’ insieme.
Quella mattina era iniziata in maniera insolitamente tranquilla, e così era andata avanti fino alla sera: Sofia era riuscita a fare tutto quello che aveva programmato e alle sei del pomeriggio fu finalmente libera.
Tornò a casa, si fece una rapida doccia e poi si preparò per la grande serata. L’estate era finita e il clima si era inevitabilmente guastato, tanto che la sera sembrava impossibile uscire senza indossare la sciarpa e il cappotto, nonostante fosse appena l’inizio di ottobre. D’accordo che a Londra non era una cosa tanto insolita, ma Sofia non si sarebbe mai aspettata un clima così freddo. Almeno questo le aveva consentito di poter sfruttare al meglio il suo bel cappotto color ciliegia, che invece a casa usava solo tre o quattro giorni l’anno.
L’appuntamento era stato fissato per le sette e mezza di sera, ma visto che le veniva male se non arrivava in anticipo, si ritrovò davanti al ristorante già alle sette e un quarto. Rimase lì davanti ad aspettare, stringendosi nelle spalle per il freddo. Guardò l’orologio da polso e vide che l’ora dell’appunto era passata da un po’, così decise di aspettare Harry dentro al locale. La prenotazione c’era, ma il fatto di trovarsi lì da sola la metteva tremendamente a disagio. Ad ogni modo venne fatta accomodare al tavolo e mentre aspettava provò a chiamare Harry.
Il telefono squillò più volte, ma nessuno rispose. Provò a mandargli un messaggio, ma anche in quel caso non ricevette nessuna risposta. Si disse che di sicuro aveva avuto un contrattempo e che era ancora impegnato, per questo non poteva risponderle. Anche se però almeno un messaggio striminzito per avvertirla avrebbe anche potuto mandarglielo. Non sapendo cos’altro fare, provò a chiamare William, che invece le rispose immediatamente. Ma dopotutto lui era una persona affidabile e Sofia si chiese il perché non si fosse innamorata di un uomo così, invece di morire dietro ad un principe con i capelli rossi.
“Va tutto bene?”
Sofia alzò gli occhi al cielo. “Will, non è che se ti chiamo necessariamente vuol dire che sto male o che mi è successo qualcosa”. Non poteva farci nulla, William la considerava come una specie di sorella minore, o quanto meno come la cosa più vicina ad una migliore amica, perciò dire che era apprensivo sarebbe stato riduttivo.
“Giusto. Comunque va tutto bene?”
“Sì, volevo solo sapere se hai notizie di Harry”, disse quasi in un sussurro. Era preoccupata, e doveva ammetterlo, però non voleva fare la parte della fidanzata opprimente.
“No, non lo vedo da oggi a pranzo. Non dovevate vedervi per cena?”
“In teoria, ma il tuo caro fratellino sembra che abbia deciso di sparire nel nulla. Non risponde né ai messaggi né alle chiamate”.
“Beh questo è tipico di Harry”
“Grazie, ma non sei d’aiuto”. Era frustrante avere la conferma che l’uomo che stava frequentando era un principe inaffidabile, su questo punto di vista.
“Comunque non preoccuparti, si farà vivo presto, ne sono certo. Non ti darà buca, non lo farebbe mai”.
“Sì, certo”, biascicò Sofia. Non era poi così certa a questo punto. “Grazie lo stesso”. Riagganciò e sospirò abbastanza delusa.
Sofia rimase seduta a quel tavolo chissà per quanto tempo, senza sapere bene cosa pensare, dal momento che di Harry non ricevette nessuna notizia. Sapeva che la cosa più giusta da fare era aspettare Harry, ma dopo tre ore una donna poteva essere innamorata quanto voleva, ma era decisamente troppo. Alla fine prese su e se ne andò via piuttosto arrabbiata, peccato che, giusto per concludere in bellezza la serata, iniziò a piovere così forte che quando si ritrovò sul marciapiede dovette fare un profondo respiro per non lanciare l’imprecazione che aveva sulla punta della lingua. La cosa peggiore? Il decidere di tornare a casa camminando sotto la pioggia incessante, senza avere con sé un ombrello. Già, perché lei l’ombrello lo dimenticava sempre, più o meno come gli occhiali da lontano.
Completamente infradiciata, infreddolita e profondamente ferita nell’animo, svoltò l’angolo subito dopo l’uscita del ristorante e si imbatté nell’ultima persona che avrebbe volto vedere in quel momento.
Harry e Sofia si guardarono entrambi sorpresi. “Mi dispiace!” Si affrettò a dire lui. “Mi dispiace tantissimo, credimi! So che sono in ritardo ma la riunione è durata più del previsto e ti giuro che non era mia intenzione farti aspettare così tanto. Volevo chiamarti, ma non ho potuto veramente. Perdonami!”
Sofia inarcò un sopracciglio e poi scoppiò a ridere. Vedere Harry in preda al panico e con il fiatone per la corsa che aveva di sicuro fatto dalla macchina al ristorante, era decisamente troppo divertente. Esattamente come lo era lei, in quelle condizioni: per fortuna che aveva aspettato quella serata con ansia per farsi bella.
“Cosa c’è da ridere?” Le chiese lui.
“Niente, lascia perdere: sarebbe troppo complicato spiegartelo”. Gli accarezzò il braccio in un gesto involontario e confidenziale. “Sta tranquillo, non sono arrabbiata, non più, ma ti prego non guardarmi con quell’aria così mortificata”.
Harry le sorrise, poi le prese il volto tra le mani e la baciò. “Ti amo, lo sai?”
“Dopo che ti ho aspettato per tre ore, ci mancherebbe altro!”
Il giorno dopo il peso di quell’attesa così burrascosa si fece sentire in tutto il suo peso. Sofia si svegliò con un terribile mal di testa. Spense la sveglia controvoglia e si tirò su. Istintivamente si passò una mano sulla fronte e si accorse che scottava. Bene! Una bella influenza era proprio quello che ci voleva, considerando che dopo pochi giorni avrebbe dovuto partire. Facendo un profondo respiro riordinò le idee e si disse che se fosse stata a letto a riposare sarebbe riuscita a riprendersi in tempo. La prima persona che chiamò fu Enea, che come al solito non mancò di prenderla in giro, finendo con Sofia che gli attaccò il telefono in faccia.
“Buongiorno amore mio”. Harry rispose al primo squillo, probabilmente traumatizzato dall’esperienza della sera prima.
“Ho la febbre”, disse lei tossendo. La tosse era la prima cosa che doveva sparire, perché non poteva assolutamente perdere la voce a causa del mal di gola, altrimenti l’esame non l’avrebbe davvero potuto sostenere. Insomma, se la febbre non fosse completamente scomparsa avrebbe potuto comunque andare a Bologna e farlo, ma la voce, quella le serviva, dal momento che era un esame orale.
“Allora non credi che dovresti posticipare l’esame?” ecco: la fatidica domanda!
“No. Tutto può essere posticipato, ma non un esame di storia medievale”, rispose in un tono che non ammetteva repliche. Capirai, lei che non aveva mai rinviato un esame in tutti quegli anni, non aveva nessuna intenzione di farlo proprio ora. “Mi rimetto a letto. Ti chiamo dopo”.
La testa le scoppiava davvero e fu felice di rimettersi sotto le coperte. Cadde in un sonno profondo, che venne disturbato circa un’ora più tardi, quando sentì la porta della camera aprirsi. Ci mise un po’ per mettere a fuoco, ma alla fine parti l’esclamazione: “Oh no!”
Sofia si tirò su di scatto. “Davvero Harry? Che diamine ci fai qui?” Era esasperante quell’uomo!
Harry le sorrise radioso come sempre e le si avvicinò, mettendosi a sedere sul letto. “Sono venuto a trovarti! Non voglio che tu stia da sola in queste condizioni”.
Era un gesto carino e per un momento Sofia non poté fare a meno di guardarlo con dolcezza, peccato che poi prese il sopravvento la sua parte razionale.
“Aspetta, ma tu come hai fatto ad entrare in casa?”
“Le chiavi me le ha date Kate”, le spiegò. “Enea gliene ha lasciate una copia per le emergenze”.
Ah! Era sempre bello sapere che suo fratello complottava alle sue spalle, sempre e comunque. Mannaggia a lui!
Harry si sporse in avanti per baciarla, ma Sofia si spiaccicò contro la spalliera del letto, tirando il piumone fin sopra alla testa. “Ma che diamine…”, Harry le scoprì il volto, ma lei tornò a nascondersi coprendosi la faccia con le mani. “Si può sapere che diamine fai?” Chiese Harry esasperato.
“Non ti avvicinare, non puoi baciarmi, non dovresti nemmeno essere qui!” Gli disse lei. “Sono influenzata e tu non puoi permetterti di prendere la febbre: hai troppi impegni!”
Lui sbuffò passandosi una mano tra i capelli. “Sciocchezze!” Le si fiondò addosso e le tolse le mani dal volto. Era piccola, ma aveva una forza non indifferente!
“Non ho nessuna intenzione di andarmene e sappi che dovrai sopportarmi, perciò ti conviene non fare troppa resistenza”, le disse mettendo bene le cose in chiaro. “E poi se dovessi ammalarmi, vorrà dire che avremo un’altra scusa per stare insieme, ti pare?”
Sofia alzò gli occhi al cielo. “Non è un ragionamento da persona matura, sai?”
Lui fece spallucce. “E’ probabile”, le diede un rapido bacio sulle labbra e poi si sistemò al suo fianco, tenendola abbracciata.
“Quindi hai disdetto tutti gli appuntamenti di oggi?”
“Ovviamente! Se ne occuperà William”, rispose Harry ridendo.
“Come se non avesse già abbastanza cose da fare, poverino!” Quella era la politica dei fratelli minori: io non posso fare una cosa? Benissimo, ci penserà mio fratello maggiore ad occuparsi di tutto! E Sofia la conosceva bene, dal momento che anche lei era la sorella minore.
Harry avrebbe volentieri chiacchierato per tutto il tempo, ma Sofia crollò esausta praticamente subito e si addormentò di nuovo. Lui rimase un po’ a guardarla, sorridendo e accarezzandole il volto, finché anche lui si addormentò.
Quando si risvegliò, Sofia aveva ancor ala febbre e la tosse, ma non si sentiva più così tanto debole. Ci mise un po’ per fare mente locale e quando realizzò che Harry era stato davvero al suo fianco per tutto il tempo, si sentì le guance in fiamme. Forse era per via dell’influenza, ma di certo una buona dose di emozione nel trovarlo lì, addormentato al suo fianco, fece comunque la sua parte.
Con la punta dell’indice gli sfiorò il naso, dove si potevano intravedere le lentiggini che si notavano solo da vicino. Poi si soffermò sulla barba che aveva imparato ad amare e ad apprezzare. Era bello, decisamente bello, e doveva ammetterlo: era felice che lui avesse lasciato perdere tutti i suoi impegni per correre da lei. La faceva sentire importante, speciale, unica e alla fine, anche se si è la ragazza più asociale del mondo, è una cosa che fa sempre piacere. Harry sarà anche stato il principe meno affidabile di sempre, ma lei non lo avrebbe mai cambiato con nessun altro.
“Ti amo”, gli sussurrò dolcemente. Si sporse leggermente in avanti e lo baciò delicatamente sulle labbra, per poi tornare ad accoccolarsi a lui.
Sofia si riprese in breve tempo, peccato che a quel punto fu Harry a prendersi l’influenza. La cosa gli andava bene ma lo faceva ridere perché erano anni che non gli veniva la febbre.   
 
SPAZIO DELL'AUTRICE
Sì, lo so è da una vita che non aggiorno, ma ho veramente tantissimi impegni in questo periodo perciò non odiatemi XD Altro mini capitolo, altro special, spero che vi possa piacere!!
  
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