James non sa perché,
di tutti i posti, ha deciso di andare a nascondersi proprio nella Stamberga
Strillante. Negli anni, il vecchio ricovero dei Malandrini non è certo
migliorato, ci sono ragnatele ovunque e una puzza di muffa allucinante, ma
invece di andarsene non appena ci ha messo piede, ha deciso di sedersi di
fronte alla finestra sbarrata
Ricorda bene gli anni passati a provare a mutare, le volte in cui Sirius
dovette stare per tre giorni ficcato lì dentro perché aveva muso e orecchie da
cane, ricorda la risatina di Peter quando, invece di bere, lappò l’acqua che
Remus gli aveva offerto.
Ride e piange assieme, piegato in avanti sulla seggiola e con il viso deforme
coperto dalle mani. All’epoca non avrebbe mai immaginato di finire così,
storpio e dolorante, odiato dal proprio figlio e responsabile di tanto dolore.
-James.- James alza la testa di scatto, ma non si volta. Non è certo di poter
affrontare il dolore di Sirius dopo quello di Harry. Stringe i pugni sulle
ginocchia e si limita ad annuire. Sì, è lui. È tornato dall’inferno per
seminare dolore e disperazione.
-Perché non mi guardi?- mormora e James digrigna i denti.
Non pensa di aver mai provato tanta vergogna tutta assieme. Tira su con il
naso, afferra il bastone e lo punta a terra per tirarsi su. Gli occhi di
Sirius si sgranano mentre James si alza e lentamente si volta verso di lui e
Remus.
-James.- sussurra costernato, assieme a Remus che subito dopo si copre la bocca
con una mano. Il viso di James, la sua bella faccia da schiaffi, sempre così
simpatica, sembra il frutto di un incubo. La mano di Remus viene rigata dalle
lacrime del mannaro mentre Sirius sente tutta la rabbia scemare un respiro
dopo l’altro.
James abbassa gli occhi, contrito -Mi dispiace.- butta fuori - Negli ultimi
quindici anni sono stato al St.Mungo sotto falso nome. Non mi dicevano nulla,
non sapevo che tu …- alza le mano verso l’amico le cui labbra, di colpo hanno
preso a tremare -… È stato Caramell. Aveva bisogno di una storia sensazionale,
il Bambino che sopravvisse,il magico orfanello salvatore della comunità magica,
io ero un personaggio scomodo, dovevo sparire. Sono stato al St.Mungo fino a
quando Silente non mi hai trovato e…- James prova ad avvicinarsi, ma le gambe
cedono. Cade in avanti, ma Sirius gli impedisce di crollare sul pavimento,
afferrandolo da sotto le braccia e stringendolo a sé - … Mi dispiace così tanto
per quello che ti è successo. Se potessi fare a cambio lo farei anche ora.-
Sirius Black non è di certo una persona emotiva, ma quando le lacrime di James
gli bagnano il collo, sente qualcosa sciogliersi all’altezza del petto e salire
verso gli occhi e la gola. Singhiozza con la bocca premuta contro la spalla
dell’amico mentre lo abbraccia come se volesse rimetterlo insieme con quell’unico
gesto.
Strizza gli occhi, e le lacrime scendono impietose, riportandogli alla mente
frammenti di memoria e di orrore. Il freddo dei Dissennatori, la solitudine, la
paura.
-Mi dispiace.- continua a ripetere James e Sirius scrolla la testa, ormai
dimentico della rabbia e del risentimento che si ero scoperto a provare mentre
seguiva la sua traccia olfattiva fino alla Stamberga Strillante -Mi dispiace.-
-Ssssh! Smettila, va tutto bene.- biascica fra le lacrime - Siamo di nuovo
assieme, va tutto bene.-
-Perché piangi?-
Ad Harry occorre qualche secondo per capire che , questa volta, non è Mirtilla
Malcontenta a cercare di capire che gli succede, ma qualcun altro. Alza il viso
dalle ginocchia, e la mano timidamente sollevata verso di lui si ritira di
scatto. Ginny gli sorride e Harry, senza sapere perché, si ritrova a fare
altrettanto nonostante le lacrime che gli imperlano le guancie.
Tira su con il naso, e ride forte quando la ragazza, prontamente, gli allunga
il suo fazzoletto. Non sa nemmeno il perché, visto che non è per niente un
momento da ridere. -Come mai sei qui?- le chiede e Ginny , dopo essersi alzata,
si siede accanto a lui, con le spalle appoggiate sulla porta del cubicolo dove
la povera Mirtilla morì.
-Io vengo sempre qui quando ho bisogno di andare in bagno.- alza un dito verso
l’alto, per indicare la testa di Mirtilla che spunta fino al naso dalla porta -Così
le faccio compagnia e poi non c’è nessuno che mi dia fastidio.-
Sistema il cravattino e poi il mantello, quasi le fosse venuto in mente qualche
pensiero spiacevole da scacciare via. Harry annuisce mentre si tampona gli
occhi con il fazzoletto arrotolato. Ora che ci pensa, questa è la prima volta
che parla con Ginny per più di qualche battuta di sfuggita.
-Il professor Colley è mio padre.- sospira e Ginny si volta di scatto verso di
lui -Non sono impazzito, te lo giuro.-
Ginny lo ascolta in silenzio, fissandosi le scarpe e mordendosi il labbro
inferiore pensosa. Harry non ha idea del perché lo stia raccontando a lei, e
non ad Hermione e Ron, ma quando finisce di parlare, e la ragazzina gli sorride
incoraggiante, si sente davvero meglio.
-Non dovresti piangere, è un bellissimo giorno. Il tuo papà è ancora vivo,
dovresti essere felice.- Harry ribatte prontamente che, se negli ultimi
quindici anni, ha preferito starsene per i fatti suoi, lontano da lui, non vede
perché dovrebbe essere felice.
-Magari mi incolpa di essere vivo al posto della mamma.- si lamenta coprendosi
la testa con le mani, prima che Ginny lo spinga di lato con una gomitata al
fianco. Si volta a guardarla sorpreso, e la ragazza, ricambia con un espressione
altrettanto stupefatta. Per lei è già un record personale stare parlando con
Harry senza impappinarsi, arrossire e ridacchiare come un alienata, non si
aspettava di riuscire ad essere ancora amichevole e scherzosa.
-Harry lo hai guardato bene in faccia?- gli chiede corrugando la fronte - Non
hai pensato che, magari, negli ultimi quindici anni non ha potuto starti
vicino?-
-Grazie.-
Severus Piton annuisce legnosamente mentre aiuta James ad alzarsi, facendosi
passare un braccio attorno al collo. Non sa perché si stia abbassando ad
aiutarlo, visto che, una parte di lui, nonostante siano passati molti anni da
quel giorno, desidera ancora ucciderlo, ma sta di fatto che, dopo essere uscito
dal buco del Platano Picchiatore, invece di mollarlo lì, e andarsene, mantiene
la promessa fatta a Sirius e a Remus, e trascina James verso il suo alloggio.
Il mago è silenzioso, lo sguardo perso dietro gli occhiali storti sul viso deforme.
Non sei più così bello, vero Potter? Sussurra malevola la parte più
meschina di Severus mentre l’altra si chiede quanto dolore deve causargli la
carne accartocciata e rattrappita a quel modo.
-Lei parlava spesso di te...- Severus trattiene il respiro, il dolore che gira
e scava all’interno del suo petto -… Diceva che gli mancavi. Che ti avrebbe
rivoluto nella sua vita e che ti avrebbe voluto nella vita di Harry. Era
convinta che saresti stato uno zio fantastico per lui.-
Severus riprende a respirare, la gola gli fa male per le lacrime che sta
trattenendo. -Perché me lo stai dicendo?- sussurra assottigliando lo sguardo -Vuoi
divertirti a vedermi soffrire? Non ti basta avermela portata via?-
James scrolla la testa -No, voglio darti un po’ di pace, Severus. Lei ti voleva
bene, più di quanto immagini. Non sono stato io a portartela via, sei stato tu.
Sei stato un idiota a non accettare quello che voleva darti.-
Severus lo lascia andare di colpo e James cade a terra con un sacco. Ora come
ora, sarebbe capace di ucciderlo, ma allo stesso tempo, c’è una parte di lui
che sa che è così. Lily lo amava, non lo amava come lui aveva sempre desiderato,
ma lo amava sinceramente e incondizionatamente.
-Come può darmi pace ? Lei è morta, non potrò mai fare ammenda per quanto è
successo.- Non potrà mai dirgli che gli dispiace di averla svergognata solo per
orgoglio, sarebbe stato felice di vederla sposa e mamma, perché consapevole di
quanto lei desiderasse avere una famiglia. Avrebbe accettato tutto, pur di
ricevere ancora un suo sorriso spensierato.
James scrolla la testa tristemente -C’è suo figlio, però… Severus, Harry mi
assomiglia molto, è vero, ma guardalo negli occhi. È Lily. È il suo regalo.-
Severus ha ancora in
testa le parole di James quando blocca Harry davanti all’aula di
Trasfigurazione e gli fa segno di seguirlo. È figlio di Lily, è figlio di sua
madre. Lo guarda negli occhi, forse per la prima volta, e ci ritrova quel verde
sconcertante, simile ai prati d’Irlanda.
-Dove stiamo andando, Professore?- gli chiede Harry.
Severus non gli risponde mentre un idea inizia a girargli nella testa fino a
essere quasi ossessiva: C’è qualcosa che può fare? C’è qualcosa che possa
riportare tutto allo status quo? Sì.
Spalanca la porta dell’infermeria e spinge al suo interno Harry - Parla con tuo
padre, Potter.- gli intima prima di chiudere la porta, e anche se non può
vederlo, lo sa che è proprio dove l’ha lasciato con un espressione sbalordita
stampata in faccia.
Fine capitolo.
Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare.