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Autore: _ Arya _    16/12/2016    6 recensioni
Killian Jones, 29 anni, vive a Londra con suo fratello Liam ed è co-proprietario di un pub. Un incidente ha rovinato la sua vita portandogli via la fidanzata, la loro bambina non ancora nata e una mano. È seducente e di bell'aspetto, ma dietro la sua maschera da duro nasconde un'anima profondamente ferita, che cura impegnandosi a limitarsi ad avere soli relazioni occasionali.
Emma Swan, 18 anni, vive coi suoi genitori e suo figlio Henry. Ufficialmente lavora alla boutique di moda della sua amica Regina, ma in realtà segue una cacciatrice di taglie per imparare il mestiere. Ha avuto un'infanzia difficile segnata da malattie e prese in giro: quando la sua vita è migliorata ci ha pensato il suo primo ragazzo a ributtarla nel baratro. Pur soffrendo ancora di depressione, è una ragazza forte e indipendente e non mostra mai le sue debolezze.
Quando Liam convincerà il fratello a provare ad unirsi ad un gruppo di supporto, i destini dei due ragazzi si incroceranno: saranno troppo diversi o riusciranno ad unirsi e rimettere insieme i pezzi delle loro anime?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Liam Jones, Neal Cassidy, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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NON è il capitolo nuovo, scusate <.< è che ultimamente posto dal cellulare, quindi poi appena provo a fare una modifica si incasina tutto... la buona notizia è che dal prossimo torno a postare dal pc. Per oscure ragioni l'antivirus non mi faceva entrare in EFP ma ho trovato la soluzione lol



 

Clear the mind









EMMA POV

Avevo provato ad andare avanti come se niente fosse: a fingere che non mi importasse poi così tanto. Dopo aver saputo da Liam ciò che aveva fatto Neal, avevo avuto l'impulso di correre da Killian e assicurarmi che fosse tutto a posto. Invece non avevo fatto nulla. Mi ero scusata in nome del mio amico e avevo riattaccato, non senza ricordare al fratello maggiore che non c'era nulla che potessi fare fino a che il suo fratellino non avesse preso la sua maledetta decisione.
E avevo sperato che quella decisione l'avrebbe presa, alla fine. Che mi avrebbe chiamata per chiedermi di vederci per parlare a quattr'occhi e cercare di trovare una soluzione insieme. Credevo fermamente che fosse abbastanza adulto da essere in grado di arrivare a quella conclusione... o, perlomeno, da farsi sentire. Forse era come dicevano i miei ed ero cresciuta troppo in fretta, ma avrei preferito un rifiuto chiaro piuttosto che continuare ad aggrapparmi alla speranza che che cambiasse idea da un giorno all'altro.
Volevo una risposta. Un chiarimento.
Se fosse stata diversa da quella che speravo, ci sarei stata male e lo sapevo. Però preferivo sapere.
Invece erano trascorsi già dieci dannatissimi giorni: dieci giorni e neanche un piccolo messaggio, o uno stupido mi piace su Facebook. Nessun segno.
Ero stata fortemente tentata di essere io a scrivergli, ma Regina era riuscita a dissuadermi, perché era giusto che fosse lui a fare il primo passo stavolta - e aveva ragione.
Lei, nel frattempo, era uscita due volte con Robin ed era stata molto bene, mentre le mie giornate andavano di male in peggio. Ero talmente distratta che alla boutique mi era capitato più volte di sbagliare a lasciare il resto.... per non parlare del mio lavoro come cacciatrice di taglie. Con Cleo avevamo lavorato a due casi in quei giorni, ed il primo era andato discretamente bene... più o meno. Avevo ottenuto i risultati desiderati, alla fine, ma solo un terzo delle foto che avevo scattato all'uomo con la sua amante erano venute bene. E quello era il più facile dei compiti che Cleo mi assegnava, ormai avrei dovuto essere capace di farlo con gli occhi chiusi.
Poi avevamo lavorato ad un'operazione un po' più complicata, che aveva richiesto lunghe ricerche e di conseguenza una buona dose di concentrazione. La donna era stata incaricata da un membro della Camera dei Lord in persona di rintracciare la figlia e riportarla a casa. La ragazza aveva 18 anni ed era fuggita di casa insieme al fidanzato, che a detta del padre spacciava droga. Il nostro compito era stato di trovarla e sistemare la faccenda senza far trapelare alcuna notizia, dato che l'uomo avrebbe potuto rimetterci la carriera. Avevo rivelato alla mia mentore di trovarlo ipocrita, dato che era più interessato alla sua immagine, ma in fin dei conti desiderava comunque il bene della ragazza.
Quando avevo interrogato un suo amico che avrebbe potuto condurmi ad una pista, però, mi ero lasciata sfuggire una parola di troppo ed era saltato tutto. Grazie al cielo si era rifatto vivo lasciando un bigliettino davanti allo studio di Cleo, ma entrambe sapevamo che sarebbe potuta finire male.
-No- decisi quindi, quando la donna mi allungò una busta con parte del compenso -Io non ho fatto praticamente niente. Anzi, per poco non mandavo tutto a quel paese...
Quella scosse la testa, e ignorando la mia richiesta me la lasciò davanti.
-Sei stata distratta in questi giorni ma mi hai aiutata, Emma. Tremila sterline possono farti comodo, non capita spesso di lavorare con un Lord. Ti ho dato un terzo del compenso, non la metà... quindi accettalo.
-Non credo di meritare neanche cento sterline, figuriamoci tremila- sbiancai, aprendo la busta di carta certa che mi stesse prendendo in giro. Non le contai, ma c'erano davvero tante banconote da 100 ed io ero così stralunata che neanche fui scossa come lo sarei stata in una situazione normale. Tremila sterline, cavolo. Non avevo mai preso così tanti soldi in un mese intero con lei! Era già tanto quando riuscivo ad arrivare alla metà. Perché non ero in procinto di svenire, avere un attacco di panico o qualcosa del genere?
-Emma... sono stata discreta perché so che non ti piace aprirti. Ma... c'è qualcosa che non va? Ti andrebbe di parlarmene?
-C'è qualcosa- sbuffai -C'è che ho detto a quel coglione di Jones al nostro primo appuntamento di essere stata violentata, e lui è praticamente scappato promettendo di farsi sentire. Invece niente! E io sono così stupida che me ne sono andata di casa e vivo con Regina perché i miei non volevano che lo frequentassi. Va tutto bene, decisamente. Meglio di così non potrebbe andare!- mi sfogai, prendendomi la testa tra le mani dopo aver dato un pugno sulla scrivania.
Non ero solita straparlare in quel modo, ma stavo davvero scoppiando ormai. Forse, in cuor mio, speravo che Cleo mi desse qualche dritta diversa da quelle di Regina. Ma ovviamente non l'avrebbe fatto, perché erano tutti buoni consigli.
-Oh. Magari... gli serve più tempo?
-Gliene ho dato abbastanza, cazzo! Vuole un anno?! Io sono stata violentata e non lui! Dovrebbe essere un mio problema invece non lo è! Ci andrei pure a letto!
Ok, quelle ultime parole non avevo decisamente programmato di pronunciarle. Mi morsi il labbro nervosa e abbassai lo sguardo, a riflettere se fosse effettivamente così. Ci sarei andata a letto? Forse così su due piedi no. O meglio, non sapevo dirlo; dopo l'accaduto non avevo avuto veri e propri momenti intimi con un ragazzo, non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione. Ma ero certa, invece, che se avesse avuto un po' di pazienza mi sarei lasciata andare, alla fine. Erano ormoni come dicevano i miei? Forse. Pazienza. Era un uomo attraente e non c'era nulla di male in questo.
-Io non so come stanno le cose tra voi, ma posso consigliarti di aspettare ancora un po'. Poi, se ancora non si fa sentire, potresti fare il primo passo e andare a chiedergli spiegazioni.
-E' la soluzione più razionale... vero?
-Vero- sorrise -Non ho figli, Emma, ma riesco ugualmente a vedere che sei una ragazza molto matura per la tua età. Sono certa che si risolverà tutto... soprattutto se questo ragazzo ti piace davvero.
-Hai ragione... e sì, mi piace- ammisi a voce bassa -E' per questo che sto andando fuori di testa ma so anche che non serve a niente. Non sarai madre ma... saresti brava.- sorrisi infine, alzando lo sguardo. Ed era totalmente vero, per me lei era molto più di una mentore. Era una donna che sapeva farsi gli affari suoi ed essere discreta, ma nei momenti del bisogno c'era sempre stata per me. A modo suo, in punta di piedi, non mi aveva mai abbandonata. Ed ora lo stava dimostrando per l'ennesima volta. Non mi riempiva di domande, non mi giudicava... mi aveva dato il consiglio più giusto per me. E sì, era lo stesso di Regina, ma ciò non voleva dire che avesse meno valore.
-Grazie. Metterò i soldi da parte per l'addestramento, magari. Ora credo... credo passerò a casa a cercare di risolvere almeno uno dei miei problemi...
-I tuoi genitori.
Annuii, per poi dare una distratta occhiata al cellulare, il cui schermo si illuminò con un messaggio.
E il mio cuore perse un battito.

 

***


KILLIAN POV

Il terzo giorno senza iniezioni, era decisamente il giorno giusto. Mi sentivo molto meglio fisicamente e l'emicrania ora non era che un lieve mal di testa. Lo stesso non poteva dirsi dei miei altri problemi, dato che non sentivo Emma da dieci giorni. Per colpa mia, ovviamente... e non avevo affatto biasimato Neal per quel pugno. Anzi, avrei voluto colpirmi anche da solo, perché era stata la conferma che la ragazza ci fosse rimasta molto male. Liam era stato contento che avessi perso conoscenza, così aveva trovato una scusa per portarmi in ospedale, dove mi avevano tenuto 24 ore sotto flebo. Poi mi avevano lasciato tornare a casa, ma per cinque giorni avevano mandato un'infermiera a farmi iniezioni di non-so-cosa, perché l'emicrania era stata più forte del solito. Nonostante tutto, però, secondo le molte analisi non avevo nulla che non andasse, si era trattato semplicemente di un caso sfortunato.
Avevo provato a riflettere sul da farsi con Emma, ma era stato impossibile... così avevo deciso di dare retta a Liam, una volta tanto, e aspettare che la mia testa stesse meglio prima di prendere qualsiasi decisione. E aveva ragione, anche se era stato difficile. Il tempo trascorso lontano da lei mi era servito a capire quanto effettivamente quello passato insieme fosse speciale. Mi ero reso conto che erano anni che non stavo bene come quando ero con quella ragazza... e questo pensiero, per la prima volta, mi dava speranza. La speranza di poter essere un uomo migliore... un uomo migliore per lei. Per questo motivo, avevo deciso di fare una cosa che avevo fatto una sola volta nella vita, quando avevo chiesto a Milah di sposarmi: chiedere consiglio a mia madre. Così le avevo mandato un messaggio perché mi chiamasse su skype, in modo tale da poter parlare più tranquillamente. Ero troppo confuso per riuscire a prendere una decisione da solo - o almeno per convincermi che ciò che avevo in testa fosse la scelta giusta.
Non appena il desktop si illuminò, neanche aspettai che partisse la suoneria: risposi immediatamente, impaziente com'ero.
-Ciao tesoro, come ti senti?
-Ciao mamma, io sto bene.- tagliai corto -Tu?
-Io sto benissimo ma... non era una domanda di circostanza. Sei stato male per oltre una settimana... sarei dovuta venire, mi dispiace tanto...
-Tranquilla, non ce n'era motivo e adesso è tutto ok. Senti. Non è di me che vorrei parlare ora... Lo so che me lo rinfaccerai per sempre, ma voglio... vorrei parlarti di una ragazza. Per... un consiglio.- ammisi. Tanto valeva sputare subito il rospo, aspettare non mi avrebbe di certo aiutato a vergognarmi meno: parlare della mia salute avrebbe solo rubato tempo prezioso.
Come mi aspettai il suo volto si allargò in un gran sorriso, e ringraziai di non aver acceso la luce perché ero piuttosto certo di essere arrossito. Non ero uno che andava a parlare di ragazze con la propria madre, e lei non me lo faceva più pesare da anni. Si era abituata, sapeva che ero semplicemente fatto così e che preferivo gestirle da solo certe cose. Ma non ora.
-Si tratta sempre della stessa, vero? Emma, se ricordo bene.
-Sì, Emma...- borbottai, al limite dell'imbarazzo. Iniziai a credere di avere avuto una brutta idea, non sapevo neanche dove cominciare. Di lei conosceva solo il nome, l'età, e il fatto che avesse un figlio. Praticamente nulla, non le avevo mai raccontato delle nostre uscite.
Dovevo dirle che Emma mi piaceva, o raccontarle tutto fin dall'inizio? L'intera faccenda mi faceva tanto sentire un ragazzino in piena cotta adolescenziale, e la cosa mi imbarazzava da morire.
-Questa Emma ti piace e non ci vuole un genio per capirlo- iniziò lei, rompendo il silenzio -Perché non mi dici semplicemente qual è il tuo dubbio...
-Fosse solo uno- feci con una risata nervosa -Senti è complicato, forse dovrei pensarci da solo.
-Sono tua madre, Killian. Né ti giudicherei, né ti prenderei in giro, né niente... al massimo potrei esserti d'aiuto. Tanto vale “rischiare” a questo punto, non credi?
Non aveva tutti i torti. Cosa avevo da perdere?


-E' stata violentata...
-Cosa? Io non ho detto questo.
-Killian, ho oltre 20 anni più di te... “ha subito un orribile trauma”, in queste circostanze...
-Ok, ok. È così. È questo il problema.
Alla fine le avevo raccontato tutto, fin dal principio. Avevo deciso che fosse la cosa migliore da fare, dato che avevo disperatamente bisogno di un consiglio il più obiettivo possibile. Certo, avevo sorvolato su qualche dettaglio “irrilevante”, ma sapeva quanto bastava. Anzi, molto più del dovuto, dato che aveva intuito anche quel dettaglio che avevo deciso di sorvolare per rispetto verso la ragazza, che si era aperta con me su una questione tanto delicata.
-E esattamente... sarebbe? Pensi non possa farcela a gestire una relazione, nonostante tutto ciò che ha detto?
-No mamma, il problema non è Emma. Il problema sono io. Non so se io sono in grado di gestire una relazione con una ragazza... così. Voglio dire, lei è meravigliosa ma temo di farla soffrire, di farle del male involontariamente... e mi odierei, se dovesse succedere.
-Il solo fatto che ti preoccupi così tanto per lei la dice lunga.
-Tu... hai superato la faccenda con... papà?- le domandai a bruciapelo, trattenendo il respiro. Da anni non l'avevamo più nominato, neanche una sola volta, ma lei era l'esempio più simile ad Emma su cui potessi basarmi. Non era la stessa cosa ovviamente, non del tutto, ma magari mi avrebbe aiutato a capirci qualcosa. Era effettivamente possibile superare un trauma del genere e ricominciare con un'altra persona? Oppure non c'era modo di ricucire totalmente quella ferita?
-Stasera esco col professor Hawkins. È il terzo appuntamento, ormai.
Silenzio. Rimanemmo a guardarci attraverso lo schermo del computer, fino a che non resistetti più e sorrisi. Mi piaceva il professor Hawkins, era davvero un brav'uomo e molto galante. L'ultima volta che ero stato a Drogheda, da parte sua aveva ricevuto un bellissimo mazzo di rose rosse per il compleanno. Ma quando avevo provato a farne parola, non mi aveva detto nulla.
-Quindi... tra voi...
-Si può andare avanti, Killian, se è questo che vuoi sapere. Ho smesso di soffrire tanti anni fa per tuo padre. Non sono uscita con altri uomini semplicemente perché non avevo mai incontrato qualcuno che mi piacesse.
-E lui ti piace. Pensi... pensi possa renderti felice? Liam sa di tutto ciò?
-Non lo sa. Io volevo aspettare di vedere come va prima di parlarvene, ma a questo punto... sì, penso possa rendermi felice. Lo conosci più o meno, sai com'è... ma non parliamo di me.
-No, cosa dici! Sono davvero contento che tu abbia trovato qualcuno, sono certo che potrà funzionare tra di voi! Magari la prossima volta che veniamo a trovarti lo inviti a cena.
-Sì... va bene. E tu magari porti Emma. Tesoro, tu ti sottovaluti, sei cresciuto e sei diventato un uomo fantastico, non potrei desiderare di più! Già mi piace questa ragazza, ci ha visto lungo... non fartela scappare, io so che te la caverai alla grande. Parlale, esponile le tue paure e vedrai che andrà tutto bene. Penso che per lei non sia facile, ma sarà fortunata ad avere accanto qualcuno che ci tiene così tanto, che la apprezza per com'è. Voi uomini spesso non capite che ci basta poco...
E improvvisamente mi sentii più leggero, come se fossi appena riemerso da una vasca piena d'acqua in cui ero stato in apnea per giorni. Aveva ragione, potevo farcela. Emma mi aveva confidato quella parte del suo passato perché si fidava di me. Era voluta uscire con me, perché si fidava. E io le avrei dimostrato che aveva fatto bene, a costo di doverle chiedere scusa un milione di volte.
-Grazie mamma, ti voglio bene!
-Anch'io ti voglio bene, tesoro. Ora devo mettermi a correggere dei compiti in classe... ricordati che chiedere scusa con una scatola di cioccolatini aiuta sempre!
-Lo terrò a mente. Ci sentiamo!
Chiusa la chiamata, decisi che quella di chiedere aiuto a mia madre era stata la migliore idea di sempre. Se avessi deciso di fare di testa mia, probabilmente avrei finito per rovinare tutto ancora una volta: non mi sarei fidato di me stesso. Invece lei era riuscita, come sempre, a far leva su quel lato forte e determinato di me che mi aveva convinto di poterci riuscire. Avrei lottato per quella piccola donna che mi aveva fatto battere il cuore senza neanche rendersene conto. In cambio, avrei scacciato i fantasmi del suo passato e avrei fatto il possibile per cercare di renderla ogni giorno sempre più felice.
Sarebbe durata? Nessuno potevo saperlo, non c'era nulla di più imprevedibile del futuro. Quel che era certo, però, era che ce l'avrei messa tutta. Non avevo più paura del futuro.
Con un nuovo entusiasmo, presi il cellulare ed iniziai a digitare un messaggio.


***


EMMA POV

“Ciao Emma, come stai? Voglio assicurarti che so di essere stato un coglione, non ho scusanti per il modo in cui mi sono comportato con te. Mi dispiace davvero, davvero tantissimo, anche se tutte le scuse del mondo non basterebbero a farti capire quanto sono dispiaciuto. Non mi sto discolpando ma in questi giorni sono stato male, ho fatto anche un salto all'ospedale... e non avevo la mente lucida per riflettere. Non volevo rischiare di peggiorare ulteriormente la situazione. Se non mi odi troppo, che ne dici di vederci domani pomeriggio per parlare? Alle 17.30 davanti al London Eye. Non devi rispondermi subito, se non vuoi. Sarò lì ad aspettarti. Killian”
Con la consapevolezza che forse, finalmente, le cose sarebbero andate per il verso giusto, ero arrivata a casa dei miei genitori a cuor leggero e piena di ottimismo. Se avesse voluto dirmi che aveva deciso di lasciar perdere, non mi avrebbe mai dato appuntamento davanti al London Eye, ne ero certa. Tuttavia, avevo deciso di non rispondere: meritava di rimanere almeno un po' in attesa, io l'avevo fatto per ben 10 giorni! Una piccola vendetta personale non avrebbe fatto male a nessuno, in fin dei conti.
-Emma!
-Ciao mamma. Non ero sicura ci fosse qualcuno a casa...- borbottai con un sorrisetto, alla sua espressione stupita. Conoscevo gli orari dei miei e sapevo bene che anche alle 8 di sera c'era la concreta possibilità di non trovarli a causa del lavoro. Ma non avevo voluto lasciare messaggi.
-C'è anche papà. Entra tesoro... lo sai quanto ci hai fatti preoccupare?!
-So che Regina vi ha tenuti aggiornati...- alzai gli occhi al cielo, entrando in casa. La mia amica ovviamente non mi aveva detto nulla, ma ero certa che se i miei non avessero avuto notizie, già molti giorni fa me li sarei ritrovati alla soglia della mia nuova casa. Loro o la polizia.
-Emma, tesoro!- sentii esclamare mio padre, un attimo prima che venisse ad abbracciarmi. Io ricambiai la stretta, anche se non ero certa che avremmo saputo risolvere i problemi pacificamente.
-Sono venuta a chiedervi scusa. Per il modo in cui mi sono comportata con voi.- dissi quindi, rimanendo concentrata a studiare le loro reazioni. Sembravano combattuti come me.
-Volevamo darti tempo, per questo ci siamo accontentati di sapere da Regina che stavi bene...
-Lo apprezzo... davvero- annuii. Poi, silenziosamente, ci dirigemmo in salotto per poterci mettere comodi. Non avevo pensato bene a cosa dire, ma mi sentivo così bene che ero certa di riuscire ad improvvisare in qualche modo.
-Io volevo parlarvi del mio lavoro... è solo che non volevo vi preoccupaste, perché... lo fate già troppo. E sì, avete tutte le ragioni del mondo ma... non volevo pesarvi ulteriormente.
-Pensavi ti avremmo costretta a smettere?
-Non avreste potuto, sono maggiorenne- ricordai a mio padre, al che arricciò le labbra. A nessuno dei due andava a genio il fatto che ora fossi libera di prendere le mie decisioni da sola, ma era così e non vedevo alcun motivo di fare finta che non lo fosse. Era meglio mettere subito le carte in tavola, perché il fatto che volessi scusarmi non voleva dire che avrei accettato di fare a modo loro.
-Ma... perché? Hai voglia di... di correre rischi come reazione alla nostra iperprotettività?
-Ma no... ok all'inizio forse un po'- ammisi -ma mi piace davvero, e poi non è così pericoloso. Perlopiù scatto fotografie, faccio ricerche e parlo con le persone. La mia mentore non mi manda in azioni pericolose. E ha accettato di addestrarmi perché possa provare ad entrare in polizia.
-Polizia?!- esclamò turbata mia madre, scambiandosi un'occhiata col marito. Preoccupazione. Ancora una volta preoccupazione. E pensare che avevo creduto avessero capito che non ce ne fosse bisogno, ormai. Non ero più una bambina.
-Sì. Ho un anno per decidere se è davvero ciò che voglio ma... penso di sì. Avete sempre voluto che trovassi una vocazione... beh, credo di averla trovata.
-Proprio non... non ti ispira niente di più tranquillo? Voglio dire...
-No papà, mi dispiace.
-D'accordo- intervenne a sorpresa mia madre -C'è un anno. Un anno in cui tu potrai cambiare idea o... in cui noi dovremo abituarci a convivere con la tua scelta.
-Ma Mary Margaret...
-No, David, ha ragione Emma. Anch'io vorrei che la sua aspirazione fosse di... andare al college a studiare, che so, economia... qualcosa che la tenga al sicuro. Ma non è ciò che vuole lei.
Osservai i due guardarsi intensamente, fino a che mio padre non cedette e annuì. E il mio cuore si riempì ulteriormente di gioia, perché nonostante tutto, consideravo importante il sostegno dei miei genitori. Li amavo, li avevo sempre amati, e nulla mi avrebbe fatto stare peggio che vivere la mia vita senza averli a fianco. Un loro rifiuto non mi avrebbe fatto cambiare idea, certo, ma non sarei mai stata totalmente felice, se avessi perso il loro sostegno.
-Grazie. E non vi dovete preoccupare, io... io so badare a me stessa anche grazie a voi. So che non ve ne rendete ancora conto ma... sono cresciuta. E sì, mi ha aiutata anche questo lavoro, mi ha “costretta” a combattere alcune mie paure, mi ha spinta ad essere coraggiosa...- cercai di spiegare, anche se non sapevo bene come farlo perché capissero pienamente. Non andavo a sparare alle persone e tanto meno le rincorrevo – di solito – ma il contatto con così tanti sconosciuti, tutti diversi tra loro, era stato fondamentale per la mia crescita.
-Quindi tornerai a casa.
-Non ho detto questo, ma... nel caso, voi la smettereste con questa storia di voler mettere parola su chi voglio frequentare?
-Non... avete rotto?
-Cosa? Che vi ha detto Regina?
-Regina? Niente. Ma allora... allora avete rotto...- constatò mia madre, e io mi maledissi per aver parlato. Era chiaro che Regina non poteva avergli detto nulla, che cosa andavo a pensare? Loro, invece, perché erano tanto convinti che io e Killian avessimo rotto? Pensavano fossi tornata con la coda tra le gambe perché loro avevano ragione e io torto?
-No. Abbiamo avuto una piccola complicazione, ma penso risolveremo.- biascicai, incrociando le braccia al petto -Anzi, ne sono sicura.
-Ha osato metterti le mani addosso?!
-Tutto il contrario! Lui è... è meraviglioso, con me. Non potete capire. Voi vedete solo quello che volete vedere, giudicate un ragazzo senza neanche conoscerlo.
-Un uomo di 30 anni con una ragazzina di 18. Sono fatti...
-Bene. Ho fatto male a venire. Tolgo il disturbo.
Il sangue mi ribolliva nelle vene, e non sapevo se odiare più loro o me stessa per aver creduto che qualche giorno di lontananza avrebbe potuto fargli cambiare idea. Come avevo potuto essere tanto ingenua?
-Emma, aspetta!- esclamò mio padre, rincorrendomi e afferrandomi per un braccio, prima che potessi uscire di casa.
-No! Che genitori siete?! Vorreste che l'unico ragazzo che mi piace davvero mi lasciasse, solo perché non piace a voi! Vi rendete conto?! Non tornerò più in questa casa fino a che continuerete a ragionare così.- conclusi, liberandomi dalla presa e uscendo di corsa, seguita dai due. -Ovviamente potrete vedere Henry, ci sentiremo o ci scriveremo per organizzarci. Buonanotte!
Detto questo, approfittai del semaforo arancione per attraversare alla svelta e raggiungere il mio maggiolino, così da poter tornare a casa e concentrarmi sulle cose belle che avevo. Volevo abbracciare Henry, giocare con lui, e poi condividere con Regina la lieta notizia che avevo ricevuto. Mi avrebbe indubbiamente dato della stupida per una felicità dovuta ad un semplice messaggio, dato che ero certa che secondo lei avrei dovuto farla pagare all'uomo in qualche modo, tenerlo sulle spine per un po' e solo dopo tornare, a testa alta. Ma sarebbe ugualmente stata felice per me, non come i miei carissimi genitori.
-Emma, torna indietro. Parliamone. Proviamo a parlarne, d'accordo? Ti prego!- tentò mia madre, al che mi voltai: stava piangendo. Forse ero insensibile, o semplicemente ero una stronza, ma non mi fece pena. Quando io avevo tentato di parlarne, non avevano voluto.
-Non oggi. Mi dispiace. È inutile parlare se voi non volete provare a capire, non servirebbe.- affermai fredda, voltandomi di nuovo per tornare sulla mia strada.
-Per favore!
-NO! Basta, cazzo!
-EMMA!
Accadde tutto in pochi istanti. Fu quella piccola, apparentemente innocente, distrazione a essermi fatale. Avevo semplicemente voltato la testa per una frazione di secondo, ma tanto bastò perché non mi accorgessi del rosso che divenne verde per le auto che venivano dall'incrocio, le quali non avevano avuto tempo e modo di accorgersi di me.
Urla. Urla disperate.
Un dolore atroce.
E poi nulla.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao, so che dovevo postare l'altra ma non ho avuto tempo per finire il capitolo, questo era pronto... entro oggi dovevo finire un racconto per un concorso in scadenza, quindi mi sono concentrata su quello xD Ho deciso di farlo all'ultimo e ho avuto solo 5 giorni per scrivere, ma vabbé lol era gratis con premio in denaro, quindi tentar non nuoce xD
Spero non mi odiate per aver fatto passare 10 giorni senza che Killian desse segni di vita ad Emma lol Però è stato male, e non era abbastanza lucido per pensare. Probabilmente avrebbe solo fatto altre cavolate, ora invece è stato intelligente e ha deciso di chiedere consiglio a sua madre. Hanno fatto una lunga chiacchierata e alla fine gli è stata d'aiuto per schiarirsi le idee... ha mandato un messaggio ad Emma, ma cosa avrà deciso? Lo vedremo.
Emma non è stata molto meglio di lui in fin dei conti... ci tiene più di quanto avrebbe immaginato, e quella lunga lontananza le ha fatto male, con lui che non si è fatto mai sentire. Ha parlato brevemente con Liam, ma poi non ha più voluto sapere niente. Quindi dopo 10 giorni si è sfogata con Cleo, che le è stata di grande aiuto... inoltre ha ricevuto 3000 sterline e un sms da Killian, il che le ha restituito un po' di vitalità.
Per quanto riguarda il chiarimento coi genitori, era davvero convinta che sarebbe andata bene... ed erano partiti per il verso giusto. Tuttavia non riescono ancora ad accettare pienamente il fatto che frequenti un uomo di 30 anni. Essendo lei molto impulsiva, quando si sono convinti ad accettare di parlarne era tardi... e a rimetterci è stata Emma. Per sapere cosa sarà successo, stavolta dovrete aspettare, mi dispiace xD Però ora nulla mi impedisce di andare avanti con l'altra storia, quindi sarà questione di 10 giorni/2 settimane per questa LOL
Grazie come sempre a tutti e... siccome voglio farmi gli affari vostri (sono impicciona, lo so), che serie avete intenzione di recuperare durante questo lungo hiatus? Io ho intenzione di vedere Sherlock, Black Sails, i nuovi 4 episodi di Gilmore Girls e voglio iniziare House of Cards... magari lo finirò anche, chissà.
Un abbraccio, e a presto :*
   
 
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