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Autore: Celtica    03/01/2017    10 recensioni
Coffee Shop!AU! | Bethyl
Il finimondo.
Succede questo nella vita di Beth, dal momento in cui Carol la lascia sola. Sola, al lavoro, la mattina di Natale. Con Daryl come unico cliente. E dopo che proprio lui si offre di riaccompagnarla a casa... per il cuore della giovane Greene è la fine.
Dal terzo capitolo:
«Non sono innamorata di te.»
«E invece sì.»
«Come fai a dirlo?»
«Il cliente ha sempre ragione.»

Dal quinto capitolo:
«Guarda che ti ho capito, sai. Fai finta di non sopportarmi solo perché ti piaccio troppo.»
«Pensi davvero di essere una ragazzina sveglia, non è vero?»
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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1. Guacamole

E dopo “Fiore d’Inverno” ecco una nuova Bethyl!
Questa volta divisa in pochi capitoli.

 
 

La Prossima Volta


1. Guacamole


A volte ci sono parole che non dicono niente,
ma sguardi che dicono tutto.
(Anonimo)

 

L

avorare in un caffè il giorno di Natale non è l’ideale.
Non per Beth, non dopo quella notte. Non dopo che suo padre l’ha trascinata a messa insieme a Maggie. Non dopo aver trascorso due ore con sua sorella ad aprire i regali!
No, decisamente non è un bel periodo.
E veder entrare lui, sedere al solito tavolo e farle cenno di avvicinarsi – proprio quella mattina – non è il massimo.
«Ciao Daryl» dice, allungando le labbra in un sorriso – dopo aver intercettato l’occhiata del suo capo, Carol, dietro il bancone.

«Mmh.»
«Non mi chiamo “mmh”, sai?» mormora sottovoce, chinandosi in avanti.

Daryl solleva gli occhi e la guarda. Che abbia capito?
Che esista ancora speranza al mondo?

«Una bella bistecca con le patatine. E mettici anche un po’ di quella salsa messicana, come la chiamate? Guaca…»
«Guacamole» risponde Beth, stringendo i denti.
No, decisamente il mondo è senza speranza. O almeno, quello dove vive Daryl.

«Sì, quella! Abbondante.»

«Niente uova, oggi? Come mai?»
Beth sta per voltarsi, quando – stranamente – si ferma per ascoltare la risposta.

«È Natale.»

Vorrebbe tanto ridergli in faccia – o prenderlo a sberle – perché sa che è venuto solo per irritarla. Per prenderla in giro, e farle pesare ancora di più il dover lavorare proprio quel giorno.
Natale.
Forse per Daryl non significa nulla, ma Beth ha un delizioso pranzetto ad attenderla a casa.

«Ma davvero?»
«Già. Non sei stata tu ad appendere ghirlande un po’ ovunque?»

Beth chiude gli occhi per mantenere il controllo. Certo che è stata lei! E Daryl era presente. Si era anche un po’ offeso quando Beth, festosa, gliene aveva avvolto una intorno al collo.

“Ti sta d’incanto.”
“Sta un po’ zitta.”

Ma erano altri giorni, e lei non aveva idea di dover trascorrere la mattina di Natale in caffetteria.
A servire lui.
«Sì, Daryl, sono stata io.»
Non ci sono altri clienti, e Beth può puntare direttamente dietro il bancone. Sbuffa e guarda l’orologio, sperando che l’orario di chiusura arrivi presto.

 APERTURA STRAORDINARIA
Natale, aperto fino alle 11.30
 

Manca ancora un’ora – un’intera ora – alla fine della “giornata”. E Beth non ne ha più voglia. Soprattutto con Daryl, lì, in attesa delle sue patatine con guacamole.
«Beth» la chiama Carol, dalla cucina. «Puoi venire un attimo?»
«Che succede?»
Il capo è intento a cuocere la bistecca per Daryl, e non c’è nessun altro con lui.

«Finisco qui, poi me ne devo andare.»

«Che cosa?»
Beth sgrana gli occhi, lanciando uno sguardo dietro la spalla. E il loro unico cliente? «Daryl non la prenderà bene.»
«Mi ha chiamata Sofia e… ma perché dici questo? Daryl ha chiesto di me?»

Il profumo della carne cotta – e di tutte le spezie che Carol ha il vizio di aggiungere – si propaga in fretta nell’aria, e a Beth viene in mente di aver sì fatto colazione, ma sei ore prima.
«No» risponde, coprendo appena il borbottio del suo stomaco. «Ma quando lo manderemo via…»

«Perché dovremmo mandarlo via?»

Ora, nel sorriso di Carol, Beth riesce a vedere. Non stanno per chiudere il negozio in anticipo, non raggiungerà in tempo Maggie per aiutarla a cucinare… No, resterà lì, a badare alla caffetteria, la mattina di Natale. Con Daryl.

«Io… credevo che ce ne stessimo andando.»
È un tentativo, si dice, camuffando la delusione con un sorriso incoraggiante.

«Io me ne sto andando» la corregge Carol, versando bistecca e patatine – così invitanti – in un piatto. La salsa guacamole – la famosa versione della caffetteria – è al peperoncino. «Tu resti qui.»
«Fino a quando?»
Il dito di Carol si solleva per indicare il cartello, che fa la sua figura appeso alla parete. «Undici e trenta.»
«E tu non tornerai più?»
L’espressione di Carol sembra dirle “stai scherzando?”, ma le sue parole sono più dolci – tanto per farle indorare meglio la pillola.

«No, Beth. Mi ha chiamato Sofia. È un’emergenza.»
Vorrei anch’io un’emergenza come questa. Tipo riempire il tacchino, o correre a comprare il vino.

«E Daryl?» tenta un’ultima volta, abbassando la voce. «Mi lasci da sola con lui?»
«Sono certa che non ti creerà nessun problema.»
Carol sorride, e Beth anche.

«Portagli da mangiare, adesso. Prima termina, prima se ne va.»
Non fa una piega. Afferra il piatto dalle mani di Carol, ma rimane un istante a fissarla mentre si slega il grembiule per appenderlo in fondo alla stanza.
Se ne va davvero.
Chissà perché, Beth si era illusa ancora una volta prima di vederla uscire. Potrebbe ancora tornare.
No, e lo sa bene.

«La mia bistecca?» grida qualcuno dalla sala.
Lei solleva gli occhi al cielo e gliela porta, reggendo il piatto come se pesasse dieci chili.

«Ehi, ragazzina» Daryl ha una faccia che non le piace. Divertita, troppo divertita. «Che ti è successo? Hai scoperto che Babbo Natale non esiste?»
Beth avrebbe la risposta giusta per lui, ma molla il piatto sul tavolo e si volta senza dire una parola.

Trattieniti, si ripete.
«O forse è perché non ti ha portato il regalo giusto?»
Non ha nessuna voglia di discutere con lui. O forse sì? Sarebbe un bel modo di sfogarsi… Ma se Carol lo venisse a sapere sarebbero guai. Guai seri.

«Mi chiamo Beth.»
«Come va con Zach?»

Stringi i denti. Non rispondere.
«Mi era simpatico quel ragazzo.»
«Ci siamo lasciati, Daryl» Beth si volta, trafiggendolo con uno sguardo infuriato. «Non te lo ricordi?»

«Dovrei?»
Sì, dovresti, visto che c’eri.

Beth scuote la coda bionda, dirigendosi a passo spedito verso il bancone. Posa il vassoio, e quando si volta, Daryl è seduto lì davanti. Con birra, bistecca e patatine.
«Avevo chiesto una dose abbondante di guacamole.»
«Prenditela con Carol. Ti ha servito lei.»

Fingere di essere sola non sta funzionando. Passare uno straccio asciutto sul banco, strofinare i bicchieri – già lucenti, grazie a Carol – o sciacquare il lavandino non sembrano alternative valide.
Perché Daryl è sempre lì, e continua a parlare con lei.

«Ok, chiamala.»

Beth sgrana gli occhi e lo guarda, fermandosi con lo straccio a mezz’aria.
È andata via. Siamo soli.
«Non c’è. Dovrai dirglielo un’altra volta.» Magari senza che coinvolgiate me.
Daryl prende a tagliare la carne – in modo grezzo – e Beth cerca di non cedere al dolce aroma che arriva dritto alle narici. Cerca di convincersi di aver appena mangiato, e…

«Ne vuoi?»

Lei solleva gli occhi – sul piatto invitante – e trattiene il respiro.
Dì di sì, dì di sì!
«Io… ho appena mangiato.»

La dignità ha un prezzo.

«Davvero?» la deride Daryl, puntandole contro la forchetta. «Non si direbbe da come brontola il tuo stomaco.»
In effetti, pensa Beth, ignorare quel profumo è davvero difficile. Scuote la testa e riprende a pulire un bicchiere – cristallino.
«Ho un po’ fame» ammette, lanciandogli una veloce occhiata.

Le patatine sono ancora intonse, e Beth non sa cosa darebbe per averne una! Anche senza salsa, così, subito, per prenderla e gustarsela per bene.
Daryl allarga le braccia e fa un cenno verso il piatto. «Serviti pure. Non sia mai che tu muoia di fame il giorno di Natale.»

Di nuovo. Ricordarle ancora dove si trova, quando e soprattutto con chi, non ha l’effetto sperato: la innervosisce, sì, ma non abbastanza da farle passare la fame.

«Avanti, Beth» insiste Daryl, stringendo gli occhi. «Datti da fare. Qui si raffredda tutto.»

Lei stringe le labbra, chiedendosi se valga la pena opporre resistenza.
No, decisamente no.
Prende forchetta e coltello da un cassetto, e si sporge in avanti per potersi servire. Adocchia una patatina, perfetta, lunga e dorata, ricoperta a metà di salsa, e fa per prenderla.

«Ehi, ferma» dice Daryl, facendo scontrare la sua forchetta con quella di Beth. «Non così. Le patatine vanno mangiate con le mani
Beth sta per ribattere, quando le dita di lui corrono ad afferrare la patatina. Proprio quella che aveva visto lei!

«E poi, questa è mia.»

C’è qualcosa, nel modo in cui lo ha detto, che la fa arrossire. «Avevo puntato proprio quella» mormora, affranta.
«Sei arrivata tardi, ragazzina.»

Beth sta per prenderne un’altra – quasi perfetta come la prima – quando Daryl intercetta il suo sguardo e gliela ruba. Di nuovo.
«Daryl!» grida, spalancando la bocca. «Ma lo fai apposta?»
«Perché? Prendo le migliori.»
«Finora solo quelle che ho visto io.»

Lui abbassa lo sguardo. «Allora prendo quelle che vuoi tu» dice, prima di ingollare il contenuto della lattina.
«E perché proprio quelle che voglio io?»
Daryl mastica un boccone di carne – aroma intenso – e scrolla le spalle.

«Sono più saporite.»

«Questa poi!»
Beth sgrana gli occhi e scoppia a ridere. Un bel pezzo di bistecca è dalla sua parte del piatto – tagliato da Daryl per lei – e mentre lo infilza con coltello e forchetta, sente il profumo del rosmarino.
«Allora punterò alle più brutte» aggiunge, addentando il primo assaggio.
Socchiude gli occhi, abbandonandosi al dolce sapore della carne rosea… e non vede cosa sta arrivando da parte di Daryl. Una spennellata di guacamole, inflitta tramite una patatina!

«Daryl!»

Lui sogghigna, prima di infilare l’arma in bocca. «Te la sei cercata.»
Beth passa il dorso della mano sulla guancia per ripulirsi, poi sorride. «Sai che brucia?»
«Tieni» mormora lui, avvicinandole la lattina. «Rinfrescati.»
«È peperoncino, Daryl… Non credo che un po’ di birra possa servire.»
«È Natale» risponde, guardandola serio. «Anche tu hai diritto di festeggiare.»
Beth arrossisce e distoglie lo sguardo. «Non vuoi proprio lasciarmi mangiare in pace, vero?»
«Mai.»
Stavolta è lei a colpire a tradimento, insozzandogli il mento di salsa. «Colpito!»

«Ehi, attenta… non vorrai mica cominciare una guerra?»
Beth scuote la chioma bionda e sorride. «Anche se fosse?»
Daryl si china appena in avanti, tanto da catturarla con uno sguardo. «Perderesti.»
Anche Beth si sporge in avanti, mordendosi il labbro. «Ne sei convinto?»

Splat!
Altro punto a suo favore, quando un’altra patatina – che gocciola guacamole – si abbatte sulla sua faccia.

«Daryl!» grida, con voce indemoniata.

Lui ride di gusto. «Dovresti vederti!»
Tentare di ripulirsi, questa volta, serve solo a farle riempire le mani di salsa. Beth sbuffa, cercando di mantenere un contegno dignitoso – sperando che non entri un cliente da quella porta, e che nessuno debba vederla così.

«Dai» dice Daryl, avvicinandosi con un tovagliolo di carta. «Vieni qui.»

«Non importa» sussurra lei per l’imbarazzo. «Davvero, non fa niente.»
Ma la sta già tamponando, togliendo quel che è rimasto della salsa verde dal suo viso. Ed è… una sensazione piacevole. Sì, decisamente!

«Ecco, ora stai già meglio. Somigli un po’ a un elfo, ma siamo in quel periodo, giusto?»
Gli occhi di Beth diventano due fessure. «Un elfo, eh?»
«Solo un pochino.»

«Signor Dixon» proferisce lei, incrociando le braccia al petto. «Non credi di esagerare?»

Daryl si spinge in avanti, tanto da arrivarle a un soffio. E Beth riesce a sentire il suo respiro sulla guancia.
Da quando fa così caldo qui dentro?

«No.»

Poi lui torna al suo posto e riprende a mangiare, facendole tirare un sospiro di sollievo.
Restano così per un po’, finché lei non gli offre una fetta di dolce – in fondo è Natale – e Daryl non ordina un caffè. Niente chiacchiere – per fortuna! Pensa Beth – niente di niente. Solo una mattina di festa silenziosa e tranquilla, senza bisogno di parlare.
Quando sente suonare le campane, d’istinto lei solleva gli occhi all’orologio della caffetteria e scopre di essere fuori orario. Sono le dodici meno un quarto!

«Oddio!»

Daryl la guarda senza capire. Tanto da metterla ancor più in agitazione.
«Tardi!» prende a dire, scuotendo forte le braccia. «Maggie mi ucciderà!»
«Maggie?»
«Mia sorella» spiega Beth, alzandosi.
Scioglie in fretta il grembiule, raccatta le ultime cose sul banco, le sciacqua e le infila nella lavastoviglie.

«Farò tardi. E non l’ho nemmeno avvertita… A quest’ora nemmeno sentirà il telefono. Abbiamo ospiti, oggi.»
Passa una mano sui capelli, avvolgendo la coda bionda, e si chiede come reagirà suo padre.
Non sarà lui ad arrabbiarsi… solo Maggie.

«Vivi molto distante da qui?»

Lei fa cenno di sì con la testa, poi, in un ultimo tentativo di calmarsi, fa un respiro profondo e prende a piegare il grembiule.
«Fuori dal paese» chiarisce subito, come se servisse a qualcosa. «Farò tardi. E Maggie mi ucciderà.»
Daryl lascia il suo posto, alzandosi e sgranchendosi le braccia. «Posso portarti io.»
«Non importa… Cercherò di avvertirla.»
Beth lo osserva toglierle il grembiule dalle mani – dopo averlo piegato più e più volte… - e farle cenno di no con il dito.

«Non voglio rischiare di perdere la mia cameriera preferita.»

«Se ti sentisse Carol…» risponde lei, avvampando. Carol sarebbe gelosa! Poco ma sicuro.
«Ma Carol non è una cameriera, il locale è suo.»
Un pugno leggero sul braccio, e Beth si sente subito meglio. «Ehi!»
«Che c’è?»

«Ci siamo solo io e lei qui dentro, Daryl.»

Lo vede fare un gran sorriso. «Lo so, per questo ho detto che sei la mia preferita.»
Beth solleva gli occhi al soffitto e scrolla le spalle. Cambierà mai? Verrà mai il giorno in cui lo sentirà dire qualcosa di sensato?

Persino a Natale!

«Prendo la giacca e andiamo.»
Lui non risponde, limitandosi a raggiungere la porta. Certo che a vederlo così, impettito e vestito di nero, anche Beth comincia a capire la gelosia di Carol. Non sarebbe poi tanto male – se solo stesse zitto.
Quando finalmente è pronta, escono entrambi e Daryl sparisce dietro l’angolo. Al suo ritorno, sta spingendo una-moto. Una moto!

«Stai scherzando.»
Lui la guarda con aria interrogativa.
«Io non ci salgo.»

«O questo o arrivare tardi.» Ed essere uccisi da Maggie, sembrano dire i suoi occhi.

Beth resta a pensarci, stringendosi nel cappotto. Sarà pericoloso? Da una parte l’idea di salire sembra attrarla, ma dall’altra… dall’altra preferirebbe correre a nascondersi dentro la caffetteria, a tentare di richiamare sua sorella.

«Andrai piano?»
«Pianissimo.»
Mentre si avvicina al mezzo, Beth gli lancia un’occhiata di sbieco. «Chissà perché non ti credo.»

«Dai, sali» dice lui, montando sulla sua moto. «Farò il bravo.»
«Niente casco?»
Quando Daryl si volta, Beth ha una mano appoggiata sulla sua spalla, pronta a salire. «Non va più di moda, non lo sai?»

«Forse dalle tue parti.»

Lei fa una smorfia e si costringe a salire. Abbandona le mani sul giubbotto di Daryl, sperando di non doversi aggrappare di più a lui. Sarebbe imbarazzante… soprattutto per le battute che riceverebbe in seguito.

«Non mi sembri molto fiduciosa.»
«Non lo sono, in effetti.»

«Per il casco?»
Daryl si volta appena, guardandola oltre la spalla. E Beth distoglie lo sguardo. Chiunque nelle vicinanze potrebbe pensare a loro come una coppietta intenta in effusioni, invece che a litigare.

«Sì, per il casco.»
«La prossima volta te lo farò trovare.»
«La prossima…»

Ma Beth non ha il tempo di terminare la sua domanda, che Daryl mette in moto e parte. Non può fare altro che stringersi di più a lui, nascondendo la testa dietro la sua schiena per sentire meno il vento gelido.
Maggie mi ucciderà comunque, quando mi vedrà con lui.

 n

Note dell’autrice:

Ciao a tutti! Sono alla seconda Bethyl, ed è decisamente l’opposto di “Fiore d'Inverno”. Ho ripreso lo stesso tema (caffetteria, rapporti inizialmente distaccati, periodo invernale), ma in modo completamente diverso. Tengo davvero moltissimo a quella storia, credo si sia capito (per questo, se non la conoscete, vorrei chiedervi di leggerla).
E grazie, fin da adesso, a chi leggerà, commenterà o aggiungerà la storia a seguite/preferite.
Vi lascio il link della mia pagina Facebook (Celtica).

 P.S.: ringrazio Relie che mi ha fornito un prompt bellissimo, e di nuovo in un coffee shop (anche se alla fine l’ho un po’ trasformato in una tavola calda…). E ovviamente Sb89 che non manca mai (mai!) di farmi sapere cosa pensa di ogni cosa io scriva.

   
 
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