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Autore: Signorina Granger    13/01/2017    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
1944: Gellert Grindelwald rappresenta più che mai una minaccia e la Camera dei Segreti è stata misteriosamente aperta da circa un anno; nemmeno Hogwarts è un luogo sicuro.
Nella speranza di preparare i suoi studenti a ciò che potrebbe aspettarli dopo il Diploma, il Preside Armando Dippet convoca alcuni tra i suoi più talentuosi ex studenti per far seguire delle lezioni nuove, creando così una classe speciale formata dai più capaci studenti dell’ultimo anno.
Queste nuove lezioni li aiuteranno ad affrontare la crudeltà della vita vera?
Oppure anche i loro nuovi insegnanti si ritroveranno ad imparare qualcosa da loro?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Magisterium '
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Capitolo 29: Di chi resta e di chi se ne va'
 
Domenica 30 Maggio, 21:30


Camminava con le mani sprofondate nelle tasche, senza neanche fare troppo caso a dove stesse andando: del resto quante volte aveva percorso quella strada? Ormai l'avrebbe potuta fare ad occhi chiusi, volendo. 

All'inizio girovagare al buio, nei corridoi avvolti nel completo silenzio, era stato strano e vagamente inquietante... ma con il tempo ci si era abituato, arrivando ad apprezzare considerevolmente il silenzio che calava a quell'ora nel castello di solito piuttosto rumoroso. 

Quella sera però, il suo penultimo turno di ronda, sembrava che dovesse andare diversamente: era circondato dal silenzio, sì... fatta eccezione per qualcuno che, alle sue spalle, stava sgranocchiando patatine senza proferire parola.

Erano appena arrivati al primo piano quando Antares non riuscì a non voltarsi, rivolgendo ad Isabella un’occhiata vagamente scettica che la fece bloccare all'istante con una patatina in mano, a metà tra la ciotola e la sua bocca:

“Beh? Che c'è?” 

“Bella. Credimi, ormai sono abituato alle trovate che mi rifili ogni volta... Ma si può sapere perché stai mangiando patatine a quest'ora?!” 

“Scusa, avevo fame, non ho cenato... ne vuoi una?” 

La rossa porse la scodella al ragazzo, continuando a parlare a voce bassa mentre il Serpeverde, dopo aver esitato per un attimo, prelevava una manciata di patatine.

“Ehy! Una, non cinquanta!” 

“Si chiama spirito di condivisione... E comunque, mi dici perché stiamo sussurrando?” 


La Corvonero inarcò un sopracciglio, riflettendo seriamente su quella domanda prima di stringersi nelle spalle, continuando a trotterellare con nonchalance dietro al ragazzo:

“Non saprei. Ma hai ragione, è stupido... direi che possiamo benissimo parlare a voce normale, tanto qui ci siamo solo no-“ 


Isabella però non finì la frase, bloccandosi all’improvviso e smettendo al contempo di camminare: la sua attenzione, e anche quella di Antares, venne catturata da un rumore proveniente senza alcun dubbio dalla porta infondo al corridoio che sembrava quasi essere circondata da un’aura minacciosa. 

I due si voltarono sincronicamente in quella direzione, tacendo per qualche istante prima che Isabella parlasse di nuovo, ancora una volta con un filo di voce: 

“... hai sentito?”   

“Ovviamente... beh, suppongo che tu voglia andare a dare un’occhiata!” 

Antares sfoggiò un sorriso, prendendo la ragazza per le spalle senza neanche darle il tempo di replicare e iniziando a trascinarla verso la porta incriminata: la rossa sgranò gli occhi chiari con orrore, guardando la porta con un che di preoccupato.

“CHE? No, io lì non ci vado!” 

“Devo andare io? È il bagno delle ragazze, non ci entro! E poi non eri tu quella che qualche settimana fa non appena ha sentito un rumore sospetto è praticamente corsa nella tana del lupo per “acchiappare il ladro?e poi non era neanche un ladro, se vogliamo dirla tutta...” 

“E’ diverso! Io LÌ non ci metto piede... di notte poi, sei matto? Non c'è nessuno a quest’ora, chi vuoi che ti veda se anche entri?” 

La rossa inchiodò bruscamente prima di fare il giro e imitare il compagno, spingendolo verso la porta:

“CHE FAI? Io non ci entro, scordatelo!”  

Probabilmente i due si sarebbero anche messi a discutere per l’ennesima volta, ma un secondo rumore proveniente dal medesimo bagno li fece tacere nuovamente per qualche istante, finchè Bella non parlò di nuovo:

“Propongodifingeredinonesseremaistatiquiedispostarcialsettimopiano.” 

“Per una volta non ho nulla da replicare Bella... andiamocene. E lascia qui le patatine, così magari il mostro mangerà quelle e non noi.” 

“... Parlare con te mi mette sempre così tanta allegria, lo sai Antares?” 


                                                                               *


20 Giugno 1935 


Maledizione, era in ritardo... proprio quel giorno, per di più. 

Sbuffò, maledicendo la sua mala sorte: possibile che dovesse fare tardi proprio al suo ultimo giorno ad Hogwarts, quando avrebbe dovuto essere puntualissima? 


Charlotte Selwyn sbuffò, continuando a scendere le scale di corsa e cercando di scacciare la fastidiosa voce di sua madre dalla sua testa, che le diceva qualcosa sull’educazione e che una signorina non dovesse mai tardare. 

Si sistemò in fretta e furia la cravatta blu e nera sopra alla camicia bianca, non vedendo l'ora di stringere il Diploma tanto agognato e sudato tra le mani... ma allo stesso tempo le sarebbe mancato quel castello che le aveva fatto da casa per anni. Era triste pensare che non ci sarebbe più tornata, dopo quel giorno.

Era così presa a chiedersi come sarebbe sopravvissuta a vivere di nuovo con sua madre che non si accorse di non essere poi l'unica ad essere in ritardo per la consegna dei Diplomi... tanto che qualcuno le andò addosso mentre attraversava il Salone d’Ingresso deserto. 

“Ehi! Guarda dove vai!” 

La Corvonero fulminò con lo sguardo la causa dell’urto, che le sorrise di rimando guardandola dall’alto in basso e senza smettere di camminare verso la porta socchiusa della Sala Grande:

“Scusa Selwyn... non ti avevo vista!” 

Probabilmente in un altra situazione avrebbe replicato, perché il tono supponente e il sorrisetto strafottente di William Cavendish l’aveva sempre irritata parecchio... ma era troppo di fretta per badare al Serpeverde e si limitò a sbuffare, seguendolo dentro la Sala Grande gremita di studenti.


Imbecille... grazie al cielo da domani non ti dovrò più sopportare ogni giorno. 


                                                                         *


31 Maggio 1944


“A cosa stai pensando?” 

“All'ultimo giorno da studentessa qui, quando pensavo che non sarei più tornata. Ironico, mi ritrovo per la seconda volta nella stessa situazione. Ah, e anche a quanto fossi antipatico un decennio fa, quando studiavamo qui. Ti ricordi al Diploma? Eravamo entrambi in ritardo e mi sei finito dritto addosso nell’Ingresso.” 

“Tu sei spuntata dal nulla, non è stata colpa mia.” 

“Ovviamente, ci mancherebbe altro. Sua maestà ha il diritto di precedenza, mi scuso per non aver invece disteso il tappeto rosso...” 

Charlotte rise appena e Will la fulminò con lo sguardo, assestandole una leggera gomitata mentre erano in piedi davanti ad un’ampia finestra, osservando il Lago Nero scintillare sotto il sole. 

“Scherzo, non fare il permaloso... e poi lo sai, a scuola non mi eri poi molto simpatico.” 

“Neanche tu se è per questo, la tua lingua era ancora più biforcuta di quanto non sia ora. Ti sei placata con l’Addestramento per caso?” 

“Può darsi, si. Tu invece... no, non sei cambiato poi molto, forse.” 

“Stai dicendo che sono ancora antipatico?” 

“Ovviamente.” 

Will la guardò male di nuovo, osservandola ridere e scuotere debolmente il capo, come se si divertisse moltissimo a prenderlo in giro:

“Vedo che sei sempre molto simpatica... Invece di deridermi, hai fatto le valige?” 

“Si. Anche se, ora che ci penso, credo di avere un’ultima cosa da fare. Ci vediamo dopo.” 


Charlotte sorrise, allontanandosi dalla finestra per prendere qualcosa che luccicava sul tavolo: l'orologio d'oro di Sean.

Will la seguì con lo sguardo, inarcando un sopracciglio mentre l’Auror apriva la porta della stanza:

“Che cosa devi fare?” 

“Quello che ho fatto quando eravamo appena arrivati qui... vado a cronometrare Reg!”


                                                                            *


“Che musi lunghi! Cos’è, siete stati colpiti dalla depressione del lunedì?” 

Ingrid inarcò un sopracciglio, osservando Dante e Oliver osservare i rispettivi piatti con due facce da funerale considerevoli. 

“Si e no.” 

I due si scambiarono un’occhiata tetra e la bionda continuò a guardarli con lieve scetticissimo, chiedendosi che cosa avessero per la testa mentre Jane continuava a restare in silenzio, come se preferisse stare fuori dall’argomento: aveva decisamete intuito a cosa stessero pensando i due Grifondoro, ma preferiva non dirlo ad Ingrid e aspettare che lo sapesse da sola dai due diretti interessati.

“Si e no? Cosa c'è allora?” 

“È il 31 Ingrid, il 31!”   Oliver sfoggiò una smorfia considerevole, scuotendo leggermente come il capo quasi con disperazione mentre Ingrid continuava a non capire, lanciando un’occhiata incerta in direzione di Jane: la Tassorosso però si limitò a sorriderle cn aria divertita, il capo appoggiato sulla spalla di Dante che per una volta era in religioso silenzio. 

“Deve per caso arrivarti il ciclo, Olly? 


Jane dovette premersi la mano sulle labbra per soffocare le risate, mentre accanto al quartetto Maximilian non ci provò neanche, scoppiando fragorosamente a ridere ma affrettandosi al contempo a nascondersi dietro la tazza di caffè. 

Oliver fulminò il ragazzo con lo sguardo ma poi tornò a concentrarsi sulla bionda, che lo guardava a metà tra il divertito e il curioso:

“No, simpaticona! Ma tra cinque giorni cominciano gli esami, e io non sono pronto!” 

“Neanche io se è per questo...” Dante sbuffò, parlando con un tono piatto e tetro che non gli si addiceva neanche un po’, tanto che Jane gli rivolse un sorriso consolatorio come a volerlo tirare su di morale, accarezzandogli un braccio:

“Andiamo... ce la faremo. Non sono i primi, no? E fortunatamente, gli ultimi...” 

“Si, ma sono anche i più importanti... non ce la farò mai ad arrivare a fine Giugno, avrò una crisi di nervi ben prima...” 

Oliver sfoggiò una smorfia e Ingrid gli sorrise, guardandolo quasi con luce divertita negli occhi chiari, come se trovasse comica tutta quella preoccupazione. Le parole del Grifondoro invece fecero quasi drizzare le orecchie a Jane, che lanciò un’occhiata preoccupata in direzione di Dante: non disse nulla ad alta voce, ma ora che ci pensava quasi temeva una crisi nel fidanzato, più che in Oliver. 

Del resto sapeva che cosa poteva scaturire l'ansia e l'essere sotto pressione nel Grifondoro... 
Forse anche Dante stava pensando la stessa cosa, ma rimase impassibile e non batté ciglio, continuando a tenere lo sguardo puntato sul tavolo dei Corvonero con aria quasi assorta. 

“Dan...” 

Jane fece per mettergli una mano sulla spalla ma improvvisamente il Grifondoro si mosse, alzandosi quasi di scatto:

“Devo andare.” 

“Andare? Dove? È ancora presto!”   

“Si, beh... devo chiedere una cosa alla Hobskin prima della lezione, quindi mi prendo in anticipo... ci vediamo in classe.” 

Sotto lo sguardo quasi sospettoso di Jane e confuso di Oliver e Ingrid Dante si allontanò dal tavolo, camminando con ampie falcate grazie alle gambe lunghissime verso le porte della Sala Grande.

“Secondo voi cosa deve chiedere alla megera?”  Ingrid inarcò un sopracciglio, tornando a rivolgersi ad Oliver e Jane prima che la Tassorosso sgranasse gli occhi azzurri quasi con orrore, alzandosi di colpo: 

“Oh no... Dante, non osare! Lascialo stare!” 

Prima di dare il tempo alla Corvonero di chiedere spiegazioni – quella mattina sembravano tutti strani – la Tassorosso quasi corse dietro al fidanzato, imprecando mentalmente per non essersene resa conto prima mentre Oliver ridacchiava leggermente:

“Ma che succede oggi a tutti?” 

“Non ne sono sicuro, ma credo che Jane stia per salvare la vita ad un tuo compagno di Casa...”    


                                                                           *


Regan Carsen sorrise mentre prendeva in mano la foto che lo ritraeva insieme a Stephanie il giorno del loro matrimonio, incorniciata e tenuta per settimane sul comodino posto accanto al suo letto. 

Restò immobile per qualche istante, osservando le immagini in bianco e nero muoversi magicamente: Stephanie aveva le mani intrecciate dietro il suo collo e rideva, rivolta verso la macchina fotografica mentre invece lui teneva gli occhi fissi su di lei, sorridendo con le braccia che le circondavano la vita.

Un po’ gli dispiaceva lasciare Hogwarts per la seconda volta, in realtà... avrebbe mai pensato, dieci anni prima, di tornarci? 
Decisamente no... e anche se si era divertito, non vedeva l'ora di tornare a casa per poterla abbracciare. 

Rimise la foto sul comodino, l'unica cosa che doveva ancora mettere via, prima di avvicinarsi alla porta della stanza e spalancarla per scendere un’ultima volta a fare colazione.

Il mago esitò quando si trovò davanti Charlotte, guardandola con gli occhi chiari spalancati:

“CeCe? Che ci fai qui?” 

“Sette minuti... sei decisamente migliorato da quando siamo arrivati qui, ma secondo me puoi fare di meglio.” 


Charlotte sorrise, chiudendo l'orologio che teneva in mano e sollevando lo sguardo su di lui, che sospirò leggermente prima di chiudersi la porta alle spalle, mettendole un braccio intorno alle spalle e sospirando:

 “Sei veramente assurda a volte, lo sai?” 

“Forse. Però mia vuoi bene, no? E poi dovevo cronometrarti Reg, è come un cerchio che si chiude!” 


                                                                                     *


“Non fare quella faccia, piccola Jane.” 

“Faccio la faccia che più mi aggrada! E ora siediti Dan, dobbiamo parlare.” 

“Ma perché la fai tanto lunga, non lo volevo mica picchiare...” 

“Meglio essere previdenti.” Dante sbuffò ma prese posto su una sedia e Jane sedette accanto a lui, nell'aula di Incantesimi ancora completamente vuota: 

“Dovrò ringraziare Bella, mi ha detto lei di averti visto venire di qua...” 

“Ma perché le ragazze si aiutano sempre tra loro?” 

“Non saprei, è una di quelle domande alle quali non si troverà mai risposta... come il motivo per cui noi andiamo in bagno in gruppo. In ogni caso Danny... sei sempre stato leggermente geloso di me in effetti, ma non devi prenderla così male. Non ha senso, ti fai solo mille paranoie per niente.” 


Jane gli sorrise, parlando con la voce dolce che riusciva sempre a tranquillizzarlo. Dante teneva invece lo sguardo basso, sbuffando leggermente e senza guardarla in faccia:

“Forse in effetti piaccio a Ryan, ma se anche fosse? Non ti devi preoccupare, per me ci sei soltanto tu.” 

“Davvero?” 

“Certo. Perché, hai anche dubbi? Il solito scemo...”   Jane roteò gli occhi, provando a fingersi scocciata senza però grandi risultati davanti al sorriso a trentadue denti di Dante, che si sporse per abbracciarla... come sempre dovette ricordarsi di non stritolarla, ma ormai Jane ci era abituata:

“Stai imparando a non inchinarmi le costole Dan?” 

“Ci provo... Ma tanto tu mi adori per quello che sono no? Gli abbracci spezza-ossa fanno parte del pacchetto, mi spiace.” 


                                                                      *


Le sembrava strano che fossero passati quasi quattro mesi, da quando era tornata ad Hogwarts... quelle settimane erano volate e salutare i ragazzi, il giorno prima, le aveva trasmesso una sensazione strana. 

Eppure, anche se un po’ le dispiaceva salutarli e “abbandonarli al loro destino”, sentiva di aver fatto tutto quello che doveva fare: sperava che sarebbero riusciti ad affrontare positivamente gli esami che sarebbero iniziati a giorni, e soprattutto la vita che li attendeva fuori da Hogwarts, lunga, insidiosa e piena di sorprese.

Ricordava come fosse stato il giorno prima quando Dippet le aveva scritto, o ancora quando era arrivata lì... sorrise, nel ricordare tutte le parolacce mentali quando si era persa al primo giorno, cercando la Sala Insegnanti. 


In effetti tra cene con Lumacorno, spuntini notturni e verifiche all'aperto gliene erano capitate di tutte in quelle settimane, quasi più di quando studiava lì.

Era come se in quei giorni si fosse trovata in una splendida, comoda bolla... forse era anche tornata un po’ indietro, a quando era una Corvonero che prendeva il massimo dei voti in tutte le materie.

Ma ora doveva tornare a casa, alla vita vera... e Lyanna lanciò un’ultima occhiata alla foto del suo matrimonio appoggiata in cima al cumulo di vestiti  prima di chiudere il baule, alzandosi per guardarsi allo specchio prima di uscire dalla stanza. 

Forse un po’ era cambiata da quando era lì... Ma il rossetto rosso era sempre lì, a fare capolino sul suo volto... e probabilmente sarebbe sempre rimasto, un frammento indelebile della donna sposata che era stata per otto anni.


                                                                                    *


Antares Black sorrise, convinto di averla scampata... ma quasi gli venne un infarto quando dovette inchiodare di colpo, trovandosi davanti il sorriso dolce e quasi minaccioso di Isabella Burton:

“Ciao Black. Dove vai di bello?” 

“Bella? Come hai... ma non eri...?” 

Antares inarcò un sopracciglio, voltandosi verso il punto dove fino a due secondi prima aveva visto la rossa... stava seriamente prendendo in considerazione l'idea che avesse trovato un modo per Smaterializzarsi dentro il castello quando la Corvonero sbuffò, guardandolo con aria grave:

“Dopo tutto questo tempo, dopo tutti questi anni ancora mi sottovaluti? Coraggio, se hai finito di giocare a nascondino ti devo dire un paio di cose.” 

“Perché ho la sensazione che non mi piaceranno per nulla?” 

Isabella però ignorò deliberatamente l’osservazione tetra del compagno, leggendo cn espressione vagamente accigliata quanto scritto nella pergamena che teneva in mano, con una calligrafia familiare ma a dir poco strettissima:

“Dannazione, la scrittura di Silente è minuscola... comunque, visto che sono indubbiamente la sua studentessa preferita...’ 

“Su questo ho qualche dubbio.” 

“... come dicevo, Black, visto che mi adora ha accettato di toglierci tutti i turni per Giugno, visto che abbiamo i M.A.G.O... alla faccia dei Prefetti. Comunque, temo che ad uno di noi due spetti l'onore di avere l'ultimo il 20.”

Antares sfoggiò un lieve sorriso, dandole una pacca sulla spalla prima di superarla:

“Grandioso. Divertiti a fare la ronda l'ultima sera, Bella.’ 

“Divertente, se pensi che io abbia voglia di farlo... no, essendo diplomatica ho deciso che tireremo a sorte. Casualmente ho qui una moneta.” 

Isabella sorrise e tirò fuori un Galeone dalla tasca, facendo sospirare leggermente Antares anche se annuì:

“Casualmente, certo. D’accordo, se proprio ci tieni... testa vinco io, croce perdi tu.” 


Con suo gran sollievo Bella non sembrò prestare molta attenzione alle sue parole, lanciando la moneta prima di riprenderla con la stessa mano, osservando la parte visibile con espressione vagamente accigliata, come se non fosse del tutto convinta:

“Testa...” 

“Meraviglioso allora... come ho detto Bella: divertiti.” 


Il Serpeverde sorrise e senza neanche darle il tempo di replicare girò sui tacchi, allontanandosi lungo il corridoio e lasciandola sola a brontolare sommessamente.


                                                                          *


Il suono della campanella le provocò quasi un brivido: erano passati anni, ma quel suono era sempre una specie di allarme per lei, portandola a drizzare le orecchie quasi come se potesse essere interrogata di nuovo da un momento all'altro. 

Nel vedere un’onda di ragazzini uscire dall’aula di Storia della Magia però sorrise, osservando attentamente gli studenti del secondo anno prima di soffermarsi su un Corvonero con i capelli scuri e spettinati. 

“Digeon?” 

Lyanna sorrise al nipote, che si voltò verso di lei e ricambiò mentre la zia gli si avvicinava, zigzando tra i ragazzini:

“Ciao... cosa c'è zia?” 

“Sono venuta a salutarti tesoro, più tardi torno a casa. Per favore, non combinare guai nelle prossime settimane.”  Il piccolo Corvonero sfoggiò un sorrisino che le fece quasi mettere le mani nei capelli, annuendo a mo’ di tenero angioletto:

“Ovviamente zia, per chi mi hai preso?” 

“Per il figlio di mio fratello, ecco per chi... comunque mi raccomando, fai bene gli esami, ok? Ci vediamo a fine mese.” 

“Ci proverò. Ora devo andare, ho Pozioni con il triche- con Lumacorno.” 

Digeon fece per darsela a gambe ma la zia lo afferrò per la manica della camicia bianca, abbracciandolo velocemente e stampandogli un bacio su una guancia, lasciandogli il segno rosso acceso.

“Zia, basta affetto!” 

Digeon sbuffò, sfoggiando una smorfia mentre Lyanna ridacchiava, strofinandogli leggermente una guancia per attenuare il segno del rossetto:

“Va bene ho capito, me ne vado, la mia presenza non è gradita. Vorrà dire che d'ora in poi vizierò solo tua sorella... Ciao piccola peste!” 

La donna sorrise e girò sui tacchi, incamminandosi lungo il corridoio e iniziando a contare mentalmente... il sorriso sul suo volto si allargò quando, arrivata al tre, si sentì chiamare dal nipote:

“Zia? Ovviamente ti voglio bene, quindi devi viziare anche me!” 

“Naturalmente... Non avevo alcun dubbio su questo.”  


                                                                              *


“Allora, dimmi... che cosa vedi?” 

“Non saprei, ma ho una certa fame... quindi penso che se avessi “l’Occhio” vedrei qualcosa di buono da mangiare.” 

Ingrid roteò gli occhi, scuotendo il capo quasi come se si fosse arresa mentre Oliver sorrideva, seduto davanti a lei:

“Andiamo biondina, è l'ultima lezione di Divinazione... mi devi pur divertire! Tu cosa vedi?” 

“Vediamo... ah si, vedo un ragazzo di mia conoscenza che prenderà Troll all'esame di Divinazione!” 

“Se questo ragazzo è alto, ha i capelli biondo cenere ed è carino, temo di essere io.” 

“Come sei egocentrico oggi!”  Ingrid rise di fronte all’espressione affranta del ragazzo, che subito muto in un sorriso: del resto già lo sapeva, non sarebbe mai andato bene in quella materia... insieme a Storia della Magia, ovviamente.

“Diciamo pure che mi sono arreso all’evidenza, mia cara Ingrid... per lo meno verremo bocciati insieme a Storia della Magia, così ci sarai tu a farmi da supporto!” 

“Evita di chiamare disgrazie, tesoro, preferirei non venire bocciata in Storia! Mia sorella me lo rinfaccerebbe per l’eternità, probabilmente... e non ridere!” 

“Ja, Führer...” 

“Olly. Guarda che non scherzo! Ti ricordo che dalle MIE parti ci insegnano molte cose interessanti che qui neanche vi sognate... si, anche se sei il mio adorabile Olly, lo farei comunque.” 


                                                                                   *



Aprì la porta senza fare rumore, facendo planare il baule sul tappeto del salotto per attutirne il tonfo mentre si chiudeva lentamente la porta alle spalle: non voleva che lo sentisse... non le aveva scritto che sarebbe tornato quella sera, voleva farle una sorpresa. 

Regan sorrise, puntando alle scale quasi con sollievo: era bello essere di nuovo a casa, in quelle stanze così familiari... anche se in effetti in quelle settimane aveva capito che “casa” era dove c'era lei, più che un luogo fisico specifico. 

Si sfilò le scarpe per non fare rumore, camminando con un passo felpato che probabilmente avrebbe reso orgogliosa una sua certa amica. La casa era praticamente al buio, ma salendo al secondo piano Regan scorse perfettamente una sottile striscia luminosa proiettata sul muro dalla porta socchiusa del suo studio. 

Se l'era aspettato, in realtà: aveva sempre sospettato che lei gli stesse fregando lo studio in sua assenza, anche se Stephanie aveva sempre negato con un sorriso da angioletto stampato in faccia. 

Percorse il corridoio con lo stesso sorriso definito “da ebete” da Will che aveva stampato in faccia da quando si era svegliato prima di fermarsi davanti alla porta, esitando per un attimo prima di aprirla lentamente: quasi non gli sembrava vero, di essere tornato... e forse sarebbe valso anche per sua moglie. 

Il suo sorriso si allargò quando la vide, seduta davanti alla scrivania e china su chissà quali rapporti... gli dava le spalle e sembrò non sentirlo, forse troppo presa da quello che stava facendo per badare a lui. O forse era abituata a stare sola e non ci fece caso, visto che prima che se ne andasse  sentiva ogni suo minimo movimento.

Regan si trattenne dal ridere mentre le si avvicinava con un paio di falcate, mettendosi le mani dietro la schiena prima di chinarsi, mettendo la testa alla stessa altezza della sua, sopra la spalla della donna:

“Che stai facendo?” 

Ridacchiò nell’assistere alla reazione dell’Auror, che quasi sobbalzò sulla sedia prima di voltarsi verso di lui e sorridere con sincera gioia:

“Reg!” 

Un attimo dopo Stephanie si era alzata per abbracciarlo... o meglio, saltargli praticamente in braccio e allacciargli le gambe in vita.

“Mi hai fatto prendere un infarto... perché non mi hai detto che saresti tornato oggi?” 

“E togliermi il divertimento di farti una sorpresa? Neanche morto... mi sei mancata.” 

Regan le sorrise teneramente prima di baciarla con trasporto, accarezzandole i capelli sciolti sulla schiena mentre lei gli spettinava per la centesima volta il ciuffo di capelli castani.

“Anche tu. Sono felice che tu sia tornato, finalmente.” 

Stephanie sorrise, appoggiando la fronte su quella del marito con gli occhi quasi luccicanti. 

Regan annuì, continuando ad accarezzarle i capelli quasi distrattamente:

“Anche io sono felice di essere qui... e sai una cosa? Ho imparato che non mi va proprio di riavere un’esperienza simile, se devo starti lontano per mesi. Temo che d'ora in poi mi dovrai sopportare costantemente.” 

“Lo faccio già da dieci anni, ti ricordo! Anzi, mi dici perché ci hai messo così tanto a chiedermi di sposarti? Stavo per farti la proposta io!” 

“Ad ognuno i suoi tempi, Signora Carsen. Non preoccuparti comunque, ora che siamo sposati non li liberi più di me, stanne certa.” 


                                                                              *


Nella Biblioteca aleggiava un’atmosfera decisamente tetra: tutti erano chini sui libri e muniti di espressioni poco allegre mentre facevano i compiti.

Un po’ perché era lunedì è un po’ perché, se la fine della scuola si avvicinava, questo comportava anche l'avvicinarsi degli esami imminenti.

Così, mentre l'unica ad essere allegra era probabilmente Coraline Julius, seduta tra i due fratelli con un sorriso sulle labbra per essere l'unica del trio a non avere esami importanti da temere, tutti gli altri sembravano poco allegri o loquaci: in tanti anni in cui aveva lavorato lì Eloise Jones non aveva mai assistito ad un simile silenzio, non quando c'era Dante Julius dentro la Biblioteca.

Eppure, con sua somma gioia, quella sera anche il raggio era taciturno, intento a studiare in compagnia dei fratelli minori con una faccia quasi schifata, mentre poco lontano tutte le ragazze di Corvonero dell'ultimo anno erano chine sui compiti di Antiche Rune e Aritmanzia.

“Sapete una cosa? Forse non avrei dovuto scegliere nessuna materia extra, al secondo anno.” 

Imogen Selwyn sbuffò, passandosi una mano tra i lunghi capelli castani quando si rise conto di aver letto la stessa riga per cinque volte, mentre accanto a lei Cassiopea Black cercava di tradurre un testo apparentemente infinito di Antiche Rune. 

“Non so se sia permesso, in realtà... ma di certo sarebbe stata una scelta strategica. Bella, hai finito Aritmanzia?” 

“No, oggi ho il cervello fuso, non capisco niente! Probabilmente non saprei dirvi neanche le tabelline, ora come ora.” 

La rossa sbuffò, guardando il libro con stizza come se lo incolpasse di essere troppo difficile, mentre si massaggiava nervosamente le tempie. 

C'era qualcosa che le ronzava in testa, ma non sapeva cosa... eppure era sicura di aver scordato un particolare, che magari le era sfuggito. 
Ma cosa? Ci pensava da tutto il giorno praticamente, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse.


"Io sono bloccata sullo stesso paragrafo da mezz'ora! Ma non ditelo a mio fratello, altrimenti mi deriderà fino al Diploma...” 

“Non capirò mai perché siete così competitivi l'uno con l'altro. Ma perché diamine fate a gara per chi finisce di tradurre per primo?” 

“Non so, ormai è un’abitudine. Bella, a cosa stai pensando? Sei con noi sulla Terra?” 

Alle parole di Cassiopea Imogen e Ingrid si voltarono verso la Caposcuola che teneva, accigliata, gli occhi chiari puntati con insistenza su uno scaffale dietro la Black e un’espressione concentrata stampata in faccia, come se stesse cercando di afferrare qualcosa che le stava sfuggendo. 

“Chissà, magari sta considerando l'idea di defenestrare i compiti...’ 

“Nah, non lo farebbe mai... è troppo puntigliosa per farlo. Avrà qualcosa che le frulla per la testa.” 

Imogen si strinse nelle spalle e fece per abbassare di nuovo gli occhi chiari sul libro, quando Isabella quasi scattò in piedi:

“TESTA! Testa vinco io, croce perdi tu... MALEDETTO, me l'ha fatta un'altra volta!” 

Isabella sbattè con amarezza la mano sul tavolo mentre le altre tre si scambiavano occhiate incerte:

“Bella? Un po’ di tempo fa hai ricevuto una lettera dal San Mungo se non erro... sei sicura di stare bene, vero?” 

“Rilassati Cassy, alla fine è venuto fuori che non ho ereditato l’emofilia come mio fratello da qualche lontano parente, non sono nemmeno una portatrice sana... ma ora devo andare, aspettatemi qui!” 

“Andare? Dove?” 

“Non ne ho idea, ma... vado, lo trovo, lo ammazzo, gli rubo i compiti di Aritmanzia perché non sto capendo nulla... e poi torno!” 

Senza dare alle amiche il tempo di chiedere spiegazioni la rossa corse via, come se fosse questione di vita o di morte:

“Secondo voi di chi parlava?”    Ingrid inarcò un sopracciglio, osservando con espressione confusa il punto dove l'amica era sparita mentre Cassiopea si stringeva nelle spalle con noncuranza, tornando a concentrarsi sui compiti: 

“Non lo so, ma aveva la sua faccia determinata, quindi è meglio lasciarla fare... Scommetto venti galeoni invece che c'entra mio cugino... ci stai Imogen?” 

“D'accordo, andata.” 


                                                                              *


“BLACK! Dove scappi? Torna subito qui!” 


Antares sbuffò, roteando gli occhi prima di fulminare con lo sguardo suo cugino che, contrariamente a lui, se la stava ridendo deliberatamente mentre lo guardava quasi scappava dalla voce minacciosa di Isabella Burton.

“Non ridere Altair.” 

“Naturale che rido, siete troppo divertenti...” 


Antares fece per replicare e mandarlo gentilmente a quel paese, ma uno strano formicolio alle gambe lo distrasse, portandolo ad imprecare a mezza voce: non riusciva a camminare velocemente.

“Sleale, Burton.” 

“Perdonami, ma visto che non mi ascolti ti costringo a farlo.” 


Isabella entrò nel suo campo visivo proprio mentre suo cugino se la dava a gambe sghignazzando, probabilmente per osservare il teatrino a debita distanza: di sicuro non voleva finire Trasfigurato in qualcosa se i due avessero dovuto prendersi a maledizioni. 

Antares sbuffò, fermandosi e arrendendosi all'idea di non potersela svignare a causa dell’incantesimo della Corvonero che gli avrebbe comunque rallentato i movimenti.

“Ok, va bene... cosa c'è questa volta?” 

“E me lo chiedi? Testa vinco io, croce perdi tu... mi hai preso per scema, pensavi che non me ne sarei accorta?” 

“Ah, te ne sei accorta finalmente... ce ne hai messo di tempo.” 

Antares sfoggiò un sorrisetto che la fece sbuffare, fulminandolo con lo sguardo prima di incrociare le braccia al petto:

“Si, beh... in ogni caso t’informo che il 20 mi farai compagnia Black, è la punizione per la tua malvagità.”

“Va bene va bene... è la punizione per la mia malvagità. Ma ora mi liberi, per favore? Mi sta venendo un crampo...” 

Il Serpeverde sfoggiò una smorfia e la rossa annuì, agitando la bacchetta e liberandolo dal fastidioso formicolio che Impedimenta gli aveva procurato. 

“Mi fa piacere che abbiamo trovato un compromesso Antares... piuttosto, nella borsa per caso hai anche Aritmanzia?” 

“Si, l'ho appena finita con Altair... perché?” 


Antares inarcò un sopracciglio e prima di rendersene conto Bella gli si era avvicinata, rubandogli la borsa prima di darsela allegramente a gambe lungo il corridoio.

“EHY! Burton, ridammi la borsa!” 

“Scusa Black... te la restituisco domani!” 

Ovviamente Antares fece per seguirla e raggiungerla, ma non riuscì a farlo: si trovò bloccato, DI NUOVO. 

“Ma come diamine ha fatto... ALTAIR, PENSI DI LIBERARMI O CONTINUERAI A RIDERE FINO AL DIPLOMA?” 














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Angolo Autrice:

Buonasera! 

Il capitolo è piuttosto lungo, scusate ma avevo troppe idee per tagliare XD E ho voluto dare un po’ più spazio ai cari prof visto che nell'altro li avevo messi da parte. 
Grazie per le recensioni come sempre, spero che anche questo penultimo capitolo vi sia piaciuto...
Aggiornerò domenica con l’Epilogo, quindi a presto! 

Signorina Granger 

   
 
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