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Autore: Lunaticalene    16/01/2017    3 recensioni
« No, » è la risposta pronunciata contro la sua guancia che viene sfiorata con il naso « Tu sei Victor Nikiforov, tre volte campione del mondo e stella del pattinaggio internazionale. Un Re può essere spodestato sempre. Una leggenda rimane immortale. »
« E tu credi che io sia una leggenda? »
« La domanda è un'altra Vitya: vuoi essere una leggenda? »
Cosa si nasconde dietro la maschera che una leggenda ha ormai imparato ad indossare? Dietro quel sorriso magnetico, dietro quegli occhi di ghiaccio apparentemente impossibili da spezzare? Cosa succede quando quella leggenda è chiamata a fare i conti con se stessa?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christophe Giacometti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Masquerade - Azzurro su fondo Nero
 

«QUANTE STORIE! ME LO SONO MERITATO VA BENE?» borbotta la fata di Russia prima di scendere in pista per il riscaldamento, riguardo allo zigomo scuro che si ritrova interrompendo la mano di Yakov diretta al controllo «e dopo ci mettiamo il fondotinta e ciao. Se cado dalle scale mica è colpa di qualcuno, no?» suggerisce una giustificazione, anche poco probabile, per quel pugno ricevuto in pieno nella notte. Prima di essere lasciato da solo dallo Zar, immobile all'angolo di una strada. Per un attimo, allunga lo sguardo chiaro in direzione Victor, quasi in attesa di una qualche replica diretta alle sue parole.
Non si è sentito meglio dopo avergli mollato un pugno, non quando il pugno era lui a doverlo ricevere. Ha provato, inutilmente, a chiamare Yuuri ricevendo gli squilli aperti di un evidente rifiuto. Solo un messaggio, spia del fatto che anche il giapponese ha avuto modo di assistere a tutta la scena. I due fantasmi, nascosti nello spogliatoio. Semplicemente tornati indietro a recuperare qualcosa di dimenticato. La scelta di nascondersi, del fantasma nero. Un banalissimo “Questa sera Phichit mi ha chiesto di dormire da lui, sai è venuto per farmi il tifo. Ci vediamo domani mattina in pista”. Seguito da una scimmietta stupida. Una scimmietta con le mani poggiate sulle orecchie. La scelta di urlare, del fantasma bianco. La fata di Russia che difende dal ghiaccio delle sue stesse terre uno sventurato straniero, caduto vittima dell'incanto dello Zar.
Il fantasma nero lo ha inseguito, molesto e crudele per tutta la notte. Incassandolo al letto e distruggendolo lentamente. Tortura il labbro inferiore, stringendosi nella felpa, riscaldandosi poco o niente. Troppo distratto per qualunque altra cosa. Nella pista lui non c'è. Non è mai davvero arrivato. Mancano pochi minuti alle chiamate in pista ed è solo allora che, il piccolo cigno nero compie il suo ingresso nel palaghiaccio. Come un'ombra. Dopo che lui ha mostrato la sua maschera davanti a tutti, senza nemmeno accorgersi di averlo fatto così bene. Si avvicina in un moto spontaneo, un cumulo di dolore che scivola alla gola, contro il suo sorriso che un poco si spegne.
«E il prossimo chiamato ad avvicinarsi alla pista è Victor Nikiforov. Per il suo programma libero Nikiforov ha scelto un brano di Andrew Llyod Webber, Masquerade. Anche il costume che indossa è perfettamente in tema con il brano che ricordiamo essere parte del Musical Il fantasma dell'Opera
Parole di richiamo che lo obbligano a raggiungere la pista mentre Yuuri si avvicina alla balaustra. Quel costume, definito in perfetta coerenza tematica col brano, lo obbliga a sistemare una maschera sugli occhi. Una mascherina che copre appena il naso e non scherma davvero lo sguardo. Un vezzo estetico diviso in due, in bianco e nero, come il resto dell'abito che porta addosso i colori dei suoi due fantasmi. Ho rinunciato alla vita per essere leggenda. Ho rinunciato alla scelta di un erede come i re maledetti del passato. Brucerà il mio palazzo d'inverno e io vi brucerò solo. Conquista il centro della pista portando la mano destra davanti al viso. Il fantasma bianco si mostra pigro e lento. Deluso e marchiato di grigio. Una punta d'azzurro. Di quell'azzurro infernale che contamina il mondo. Congelato. Ibernato. Come sua madre. Come ogni creatura incontrata in quei passi compiuti da solo.
Inizia. Scivola sul ghiaccio, nella prima intro, conducendosi, preciso e leggero in quella prima sequenza di salti.

Take your turn, take a ride
On the merry-go-round in an inhuman race
Eye of gold, true is false
Who is who?1

 

E scivola. Una mano tocca terra, inevitabilmente. Mentre risale. Il fantasma nero è lì. Si volta. Lo cerca con gli occhi. Una volta. Senza il diritto di trovarlo lì. Stringe le dita attorno all'anello che ancora porta al dito. Avrebbe dovuto toglierlo. Prosegue il suo brano e lui vi annega, mentre il fantasma danza con lui. Triplo lutz, e atterra male. Un idiota. Solo e soltanto un idiota. Vanno meglio gli axel. Mentre il fantasma conduce il suo viso verso il megaschermo, poco prima di una trottola. I cristalli liquidi retro illuminati restituisco il volto di Yuuri, in uno specchio definito e fluido. Le mani raccolta a coppa davanti alla bocca, come a farsi udire da chi non lo sente. L'anello ancora stretto alle dita. Quell'oro che brilla contro il nero.
«Non me lo merito» sussurra piano, voltandosi verso di lui. Quelle parole, adesso le legge contro le sue labbra.
«Non provarci nemmeno» e forse basta quello. Per un attimo lo legge come desidera. Per un attimo decide che non è accaduto niente. Stabilisce che una volta incontrato Chris nello spogliatoio è stato capace di dirgli che “si, appena Yuuri vince l'oro, lo sposo”. Immagina di non aver corso dietro a Yurio, nel gelo di Mosca, ma di essere corso a casa aver preso Yuuri tra le braccia e avergli detto quanto sia orgoglioso di lui. Che non importa chi vincerà l'oro. Che sarà sempre e comunque loro. Mentre strappa la maschera dal volto e la lancia contro il ghiaccio. Mentre ruota il proprio corpo su una gamba sola, l'altra posta in perfetto parallelo del ghiaccio. Quadruplo flip. Anticipato. Ha ancora buona parte della seconda metà. La sequenza di passi che naturalmente si complica seguendo la musica. Masquerade! Seething shadows breathing lies. Ancora una sequenza di salti. Replica quella della prima metà, in un'ovazione che scivola perfetta contro la sua stessa volontà. Masquerade! Run and hide, but a face will still pursue you , lo sguardo azzurro che scivola contro il ghiaccio, che vi si avvicina mentre poggia a terra un ginocchio, le braccia sollevate al cielo. Mentre termina il libero davanti ad applausi che non merita. Mentre si volta di scatto, trovando un sorriso dove non lo aspetta. Ritrovandosi a correre sulle sue stesse lame in direzione dell'ultimo concorrente in gara, quasi pronto a disertare il Kiss and Cry. Forse perché sul suo volto le lacrime già scorrono. Di nuovo. Quella scena. Al contrario. Quando sa di meritare unicamente un muro. Quando sa di meritare il pugno che fino ad ora è toccato unicamente a Yurio come dote per il futuro. Ma quando raggiunge l'uscita trova lì quelle braccia ad accoglierlo. Già libere dalla felpa che ha nascosto il suo abito per l'esibizione. L'organza graffia appena la sua fronte, quando la poggia contro la sua spalla.
«Io...m…m... »
«Non smetterò mai di farti piangere.» replica Yuuri poggiando delicatamente le mani contro le sue spalle, spingendolo un poco indietro, quello che gli occorre a ricercare il suo volto con le mani. I pollici guantati che raggiungono gli angoli delle sue labbra «Victor Nikiforov, vai al kiss and cry e poi torna qui a guardarmi. Mi hai quasi spezzato il cuore. Poi ho capito che dovevo solo aggiustare il tuo» e solo uno spicchio di tempo. Una scheggia di ghiaccio che si stacca da un ghiacciaio. Solo le labbra fredde che sfiorano le sue, umide. Davanti al mondo. Sono stralci di secondi quelli che passano prima che Yakov lo trascini al Kiss and Cry, borbottando i peggiori improperi russi di sua conoscenza. Per la prima volta, davanti alle telecamere, Victor Nikiforov piange. Convinto e certo di aver davanti a sé il record del disastro. Ricorda ogni minima caduta. Ogni imperfezione. Calcola le penalità con precisione matematica. Eppure spalanca gli occhi azzurri contro quel punteggio. Senza smettere davvero di piangere, nemmeno per un momento. Senza timore della maschera che deve scivolare via e che rischia di spaccarsi. Solo lo spazio di un respiro. Davanti a quel punteggio che sa di miracolo. 200,20.
«E adesso ci avviciniamo all'ultima esecuzione, decisiva per stabilire il podio che al momento ripropone la stessa dinamica del programma breve: Nikiforov conduce mentre Plitseky segue al secondo posto. La performance di Katsuki è quindi decisiva per stabilire il podio nel suo ordine esatto.»
«Riguardo alla sua esibizione di oggi Katsuki ha chiesto di presentare una variazione alla base musicale del suo programma pur mantenendolo intatto nella coreografia. Forse il risultato del programma breve ha incentivato il coach Nikiforov nel rendere la loro sfida un'effettiva performance d'insieme? Immagino che la risposta ce la darà direttamente Katsuki, che presenta il proprio programma breve su un altro brano della medesima opera di Andrew Lloyd Webber: Think of me
Gli occhi di Victor si spalancano e scivola via dalla panchina del Kiss and Cry. Lui non ha cambiato niente. Quella scelta è un messaggio. Quelle parole che Yuuri gli ha negato dalla sera prima. Quella promessa, di non smettere di farlo piangere sebbene la curiosità momentanea abbia asciugato le sue lacrime permettendogli di mettere a fuoco il costume indossato da Yuuri. È una copia, sui toni del blu, della giacca che ha indossa al mondiale antecedente al suo ritiro. A quell'anno preso e speso con Yuuri. A quella coreografia filmata su you tube.
«Non smetterai mai di farmi piangere Yuuri.» sussurra piano. Prima che la musica inizi. Senza che lui lo possa sentire. Guardandolo. Come se non fosse cambiato niente. Come se fosse cambiato tutto. Pensami. Si perde in quelle mani. Sente tutto il senso di colpa scivolargli addosso, come il ghiaccio sotto i pattini di Yuuri. Dietro lo slancio di un quadruplo toe lop eseguito alla perfezione. Segue la sua coreografia, adattandola dove occorre alla musica. Come avrebbe fatto lui. E quel quadruplo flip quella mano allungata verso di lui. Le dita sollevate, quasi attendessero di essere strette e raccolte. La musica terminata e sostituita dagli applausi. E una mano sulla sua spalla. Che stringe. Come sempre. Come in ogni momento.
«Questo è il momento in cui gli corri incontro sulla pista e lo abbracci senza aspettare che lui arrivi da te. Sei una leggenda. Immagino tu possa farlo, soprattutto una volta che è finita la musica.»
La voce di Chris lo guarda obbedirgli almeno per una volta nella vita.
«Con la musica sarebbe stato più d’effetto» uno schiocco di labbra mentre incrocia le braccia al petto osservando la leggenda scivolare sul ghiaccio. Solo un grido. Solo un richiamo.
Solo e soltanto quel nome. Quel nome che adesso stringe, conficcando le dita nelle spalle.
«Non farlo mai più. Comunque vada, Victor, non farlo mai più.»
Le dita che stringono i capelli d'argento quasi facendogli male.
«Non mentirmi mai più. Puoi essere egoista. E io risponderò e negherò il tuo egoismo. Ma non mentirmi mai più. Non quando la mia risposta è sì. Combatteremo per quest'oro. Io combatterò per il mio e tu combatterai per il tuo. Ma combatteremo insieme. E è un duello quello che ci aspetta che lo sia. Ma non mascherarlo mai più con un ballo che io non posso capire.»
«Perché mi perdoni Yuuri?»
«Perché non mi interessa niente della leggenda di Victor Nikiforov. Mi interessa l'uomo che si nasconde dietro la maschera di Victor Nikiforov. E se è uno stronzo egoista allora imparerò ad amare questo stronzo egoista che combatte il suo egoismo per me. Non mi avresti mai lasciato vincere. Ma non mi avresti mai nemmeno permesso di perdere.»
«Sono stato tremendamente egoista»

«L’amore è sempre egoista Vitya.»

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1 Masquerade, E. Llyod Webber

NdA:
E siamo alla fine. 
E mi sembra doveroso ringraziare chiunque di voi abbia avuto la voglia di seguirmi fino a qui.
Scrivere questa storia è stata una prova, nata da un banalissimo e mai sviluppato "Ma perchè nessuno mi scrive di Chris e Victor?". Quando ho iniziato a scriverla non avevo la minima idea di come sarebbe finita. 
E scopro, in queste righe, di non essere in grado di parlare di qualcosa di mio, dato che immagino vi annoierebbero i dettagli o le curiosità del caso.
Se non lo avete fatto, vi invito ad ascoltare le musiche che ho scomodato nel testo, anche nelle versioni italiane del caso.
Ringrazio di nuovo Arydubhe e la mia recensora (?) di fiducia Arsea: grazie di aver preso il tuo tempo per leggere e commentare! Come ti ho già detto i tuoi consigli sono stati e sono preziosi <3
Un abbraccio a tutti e davvero, grazie per essere arrivati con me alla chiusura del sipario!

   
 
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