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Autore: Crystal eye    12/02/2017    2 recensioni
Salve!!! Eccomi qui con un'altra storia, è nata per caso... pensando "e se Tom Riddle si fosse innamorato?" e questo è il risultato!!!
"Tom la guardò con occhi infuocati cercando di attirare la sua attenzione, detestava essere ignorato, se poi a non prestargli attenzione era lei si sentiva come invisibile agli occhi del mondo intero, come se il suo sguardo fosse l’unico importante nell’intero universo."
Può una bambina risvegliare un cuore che non ha mai provato amore? E può una persona cambiare per Amore?
leggete e scopritelo!!!
Crystal
Genere: Dark, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort, Walburga Black
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
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NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti!!! Ecco l'ultimo capitolo di questa piccola storia... spero vi piaccia... volevo ringraziare tutti coloro che l'hanno letta, recensita, messa tra preferite/ seguite/ ricordate.... davvero grazie di cuore!!!
Un bacione
Cry



Capitolo 7 – Epilogo
 
Anno 2007
 
Harry Potter era stato da poco promosso a Capo dell’ufficio Auror e aveva trascorso quella giornata festeggiando la bella notizia con la sua famiglia.
Proprio mentre stava giocando con suo figlio, James Sirius, insegnandogli ad andare su una scopa giocattolo, un gufo reale dalle piume nero cupo mai visto prima cominciò a picchiettare alla finestra dello spazioso salotto di casa Potter.
Confuso e preoccupato, l’Auror prese la bacchetta, che teneva sempre a portata di mano e andò ad aprire la finestra, lasciando entrare il volatile.
Il piccolo Jamie scese dalla sua scopa per potersi allungare a prendere le piume dell’uccello, che si era posato sul trespolo che Harry aveva tenuto in ricordo della sua coraggiosa civetta delle nevi, Edwige.
Tolse la lettera dal becco del gufo, ricevendo un verso strano, quasi lo volesse rimproverare per la sua cautela, o forse per averci messo tanto. Poi girò la testa di 360° e Harry notò che aveva qualcos’altro attaccato al collo con un nastrino di seta verde serpeverde.
Lo sciolse per poter prendere il resto del pacchetto e il gufo spiccò il volo per tornare da chiunque fosse il suo padrone.
Legato al nastrino c’era un piccolo sacchetto che conteneva a sua volta un cofanetto minuscolo, che non riuscì però ad aprire.
Scosse la testa e, concentrandosi sulla lettera, le lanciò contro qualche incantesimo di controllo per evitare che fosse maledetta o contenesse qualche pericolo per lui o per il piccolo curioso che cercava di arrampicarsi sulla sua gamba per poter vedere cosa faceva.
Quando fu sicuro che non ci fosse alcun pericolo, si abbassò per prendere James in braccio e si sedette sul divano per leggere comodamente.
 
Potter,
so che ti sorprenderà leggere questa lettera, almeno quanto sorprende me lo scriverla.
Il ritratto di mio nonno ha parlato per la prima volta da molto tempo e mi ha ordinato di inviare quel cofanetto all’erede di Lily Evans. Io non ho idea di cosa ci sia dentro, non sono stato in grado di aprirlo, né so quale possa essere il motivo per cui era conservato nello studio del patriarca Malfoy, ma a quanto pare ti appartiene.
L’ho rimpicciolito per poterlo spedire meglio.
Cordialmente,
Draco Lucius Malfoy
 
Harry dovette leggere diverse volte quella piccola lettera prima di comprenderne appieno il significato. Guardò più volte, con preoccupazione crescente, la piccola scatolina, timoroso di scoprirne il contenuto.
Poi una voce dentro di lui gli disse, -Avanti Harry! Hai sconfitto Voldemort, cosa sarà mai una stupida scatola?-
Annuì a se stesso, prendendo un bel respiro per farsi coraggio.
“Papi? Che suttede? Pecché sei tritte?” domandò a quel punto James, osservando il padre con i suoi occhioni castano nocciola, tenendo le sopracciglia corrugate in un’espressione confusa.
Gli sorrise leggermente.
“Non sono triste, piccolo mio! È solo che questa lettera mi ha molto sorpreso.” Gli spiegò facendolo sedere sul divano, per potersi alzare e riportare il cofanetto alle sue dimensioni reali. Intanto il bambino non gli aveva tolto gli occhi di dosso, aspettando per qualche altra spiegazione.
“Vedi, io e la persona che mi ha mandato la lettera non eravamo molto amici a scuola… mi ha stupito ricevere da lui questa scatola…” aggiunse, tornando a sedere.
Gli occhi di suo figlio che si illuminavano della meraviglia tipica dei bambini mentre lui apriva la scatola per svelarne il contenuto.
Non sapeva esattamente cosa si aspettava, ma dopo che Draco Malfoy gli aveva detto di non essere riuscito ad aprirla, era rimasto un po’ sospettoso.
Il bambino batté le manine appena il cofanetto si aprì, senza alcun problema, rivelando diversi oggetti al suo interno.
Uno in particolare gli fece fare un suono simile ad uno squittio e richiudere immediatamente la scatola, prima che il piccolo decidesse di prendere qualcosa.
Lo scatto spaventò James, che guardò il padre con gli occhioni spalancati e lucidi.
Harry lasciò da parte la scatola per prendere suo figlio in braccio e distrarlo da quel regalo.
“Vieni, James, andiamo a vedere cosa stanno facendo la mamma e il tuo fratellino!” disse, spostando con un incantesimo il cofanetto nella stanza che divideva con Ginny.
“Ma… e la ccatola? Non ti va di ccoprire cosa c’è dento?” gli domandò il bambino, cercando di divincolarsi dalla presa del papà per tornare alla scatola.
Harry sorrise e scosse la testa.
“Papà! Mettimi giù! Voglio vedere cosa c’è nella ccatola!” disse, dimenandosi ancora di più.
“Allora vuoi che ti metta giù?” chiese, spostandosi per far fare a James un casquè, per poi tirarlo su.
Lo fece un altro paio di volte, scatenando le risate del bambino.
Poi recuperò la scopa giocattolo.
“Ora è meglio andare, sai quanto sarà contenta la mamma nel vedere che le andiamo incontro?” domandò Harry, riuscendo a convincere il bambino a lasciar perdere la scatola, almeno per un po’.
Usciti dalla porta di casa, Harry smaterializzò entrambi alla Tana, dove Ginny si trovava per stare un po’ con i genitori.
“Harry! James!” li chiamò Ginevra Weasley-Potter, vedendo il marito materializzarsi nel prato della Tana, correndo loro incontro.
“Ciao mamma!” salutò con grande entusiasmo il piccolo Potter, sbracciandosi per essere preso dalla mamma.
“Tesoro mio! Che bella sorpresa mi avete fatto!” disse, sorridendo, prendendo in braccio il figlio maggiore, mentre lanciava sguardi indagatori al Salvatore del Mondo Magico, preoccupata, cercando di capire se fosse successo qualcosa.
Harry la abbracciò, dandole un bacio sulla guancia.
“Sta tranquilla non è successo nulla, volevamo solo venirti incontro, vero Jamie?” fece, con un sorrisone.
Il bambino annuì, contento.
Molly e Arthur Weasley uscirono dalla casa per salutare il genero e il nipote, insieme a Charlie Weasley con in braccio il piccolo Albus Severus Potter.
Il bimbo venne lasciato a terra e corse verso i nonni, lo zio e il fratellino.
“Nonna! Nonno! Zio Charlie!” gridò, buttandosi tra le braccia aperte della nonna.
“Ciao piccolo Jamie! Ti va un po’ di succo di zucca e un biscotto? Li ho appena sfornati!” disse Molly, accompagnando il bambino dentro.
“Mamma! Non fargli mangiare i biscotti, poi a cena non mangia nulla!” si raccomandò Ginny, implorando il padre di controllare la situazione.
Arthur Weasley si strinse nelle spalle, ormai arresosi davanti al comportamento della moglie e salutò Harry con una pacca sulla spalla.
Charlie, avvicinatosi alla coppia, porse il piccolo Potter mezzo addormentato tra le braccia di suo padre, salutandolo.
“È bello vederti, Harry! La piccola peste chiedeva di te!” disse, dandogli anche lui una pacca sulla spalla.
Harry cullò un po’ il suo secondogenito, Albus Severus, sotto gli occhi inquisitori della moglie.
Appena il bambino chiuse gli occhi, poggiando la testa sulla sua spalla, spostò i suoi occhi verde giada a ricambiare l’occhiata.
“Ginny, davvero! Non è successo niente di grave. Mi è solo arrivata una lettera…” disse, volendo tranquillizzarla.
Lei inarcò un sopracciglio rosso in risposta, avendo capito che c’era altro che non le stava dicendo.
Harry sbuffò leggermente, alzando gli occhi al cielo.
“La lettera era da parte di Malfoy e mi ha mandando anche una scatola con dentro degli oggetti che non ho voluto esaminare con James vicino… c’era un diario… era identico a…” spiegò.
Gli occhi castani, che si erano riempiti di incredulità nel momento in cui aveva sentito chi gli aveva scritto, si spalancarono con una punta di paura nel capire a cosa si riferiva.
“Tu non pensi significhi che…” provò a dire, bloccandosi senza riuscire a concludere la frase.
“No! Voldemort è morto! Di questo sono pienamente convinto! Ma lui potrebbe in qualche modo avere una parte in questa cosa…  insomma la scatola era tenuta a Malfoy Manor, nello studio privato del patriarca, qualcosa significherà.” La rassicurò, pur esponendole i suoi sospetti.
“Pensi ad una qualche maledizione contro di te?” gli chiese, appena più tranquilla.
“No, io e Malfoy non siamo amici, ma non credo cercherebbe di farmi del male adesso… però, sentivo che non era il caso di esaminare il contenuto di quella scatola davanti a James.” Disse.
Ginny a quelle parole si tranquillizzò, decidendo di accantonare le ipotesi per qualche ora.
“Dai entriamo, visto che anche tu e James siete qui, non credo che la mamma ci farà andar via prima di cena.” Fece, abbracciando la vita del marito con un braccio mentre entravano.
Trascorsero una piacevole serata alla Tana, ridendo e scherzando con i suoceri e il cognato, giocando un po’ con i bambini.
°°°
Tornati a casa, i coniugi Potter misero i loro figli a dormire nei loro letti, prima di ritirarsi nella loro stanza.
La scatola faceva bella mostra di sé sul comodino di Harry, che prese un bel respiro e cominciò lanciare tutti gli incantesimi che conosceva per esaminare il contenitore e il contenuto.
Sospirò in parte più tranquillo quando non fu rivelato alcun incantesimo, tranne quello che impediva a chiunque non fosse consanguineo della persona che aveva sigillato il cofanetto di aprirlo.
Questa cosa comunque non lo fece sentire meglio, perché voleva dire che in qualche modo lui era legato a questa persona e la lettera di Malfoy diceva “all’erede di Lily Evans”.
Ginny gli si avvicinò in silenzio, posandogli una mano su una spalla.
“Ora dovrei scoprire cosa contiene…” mormorò.
“Non sei costretto a farlo ora, se non vuoi.” Gli disse lei, stringendolo in un abbraccio.
“Lo so. Ma potrebbe riguardare mia madre e voglio sapere che collegamenti può mai aver avuto con Malfoy Manor, ma soprattutto con Abraxas Malfoy.” Ribatté con convinzione, prendendo la scatola e sedendosi sul letto.
La aprì e osservò il contenuto.
C’erano diversi bigliettini di pergamena, una lettera sigillata indirizzata a Lily Evans, due diari dalla copertina di pelle, esattamente identici a quelli di Riddle, un piccolo specchio intarsiato, quelle che sembravano foto magiche piegate a metà.
Harry prese la lettera per sua madre e Ginny tirò fuori lo specchio per esaminarlo.
Dopo qualche istante, la giovane si accorse che Harry stava solo osservando la busta della lettera con occhi malinconici.
“Harry?” lo riscosse.
Lui scosse la testa.
“Avrebbe dovuto riceverla lei… ma non le è mai stata inviata…” mormorò, sfiorando con il pollice il nome di sua madre.
“Avanti leggila! Sono certa che vorrebbe sapessi cosa c’è scritto!” gli fece coraggio.
“Già…” rispose lui, aprendo finalmente la busta.
Quando prese la pergamena all’interno le mani quasi gli tremavano per l’emozione.
 
Mia adorata Lily,
ti scrivo per dirti la verità su chi sei e su chi sono veramente i tuoi genitori.
So per certo che sarai molto sorpresa di ricevere questa lettera, soprattutto di leggere ciò che sto per dirti, dato che è improbabile che tu senta parlare di me…
Io sono Estele Demon, sono una strega Purosangue e, cosa più importante, sono tua madre…
 
Harry smise di leggere, non avendo la forza di credere a quelle parole.
Sua madre era una Nata Babbana. Non era di certo figlia di una qualche purosangue!
“Queste sono solo bugie! Deve essere uno scherzo di pessimo gusto!” esclamò infervorato, lanciando la pergamena sul letto.
Ma Ginny lo calmò e, recuperata la lettera, gli chiese di continuare a leggere.
 
…Questa rivelazione deve essere scioccante per te, me ne rendo conto. E non sai quanto mi abbia spezzato il cuore doverti allontanare da me, da tuo padre e da tua sorella gemella. Perché si, piccola mia, tu hai anche una gemella. Non so se avrai già avuto la possibilità di conoscerla o se la cercherai dopo aver letto questa lettera.
Il suo nome è Juliet Silvano.
Potresti incontrarla addirittura a Hogwarts! Ci sono così tante cose che vorrei poterti dire. Anche solo dirti ancora che ti voglio bene, anche se ho dovuto allontanarti da me.
Vorrei tanto poterti dire tutto questo di persona, essere con te quando riceverai la tua lettera per Hogwarts, accompagnarti a prendere l’Espresso, vederti partire, conoscere persone nuove, innamorarti.
Crescere.
Ma queste sono cose che posso solo sognare nel poco tempo che mi è ancora concesso.
Posso solo scriverti ancora che ti voglio tanto bene e che mi si spezza il cuore al pensiero che non ci conosceremo mai.
Che non mi chiamerai mai mamma.
È probabile che ciò che sto per dirti ti stupirà enormemente, forse ti lascerà inorridita, ma vorrei pregarti di leggere fino alla fine. Forse, in questo modo, ti sarà più facile capire.
Io e tuo padre ci siamo incontrati per la prima volta poco prima dell’inizio del mio primo anno di scuola, nell’orfanatrofio dove lui aveva vissuto tutta la vita.
Non è stato semplice interagire con lui, era un tipo molto chiuso, molto riservato e schivo verso il mondo, ma già allora sentivo che ci legava qualcosa di molto profondo.
Sono stata smistata nella sua casa, Serpeverde; questo ci ha permesso di stringere ancora di più i rapporti, anche se lui non si è mai aperto con me, non quell’anno almeno…
Il suo nome era Tom…
 
Harry rimase immobile ad osservare quelle parole, senza avere il coraggio di leggere il resto, spaventato che potesse essere quello che lui credeva. Le sue mani tremavano anche più di prima.
Ginny gli andò in aiuto, cominciando a leggere lei stessa il proseguimento della lettera.
 
…Tom Orvoloson Riddle.
Mentre scrivo questa lettera, io prego che questo nome non venga associato agli orrori che so in agguato nel suo futuro, ma in realtà so, purtroppo, di non avere modo di evitarli.
Sappi solo che, qualunque cosa lui abbia fatto, ha amato te e tua sorella sin dal momento in cui ha saputo che ero incinta ed è stato ancora più felice di scoprire che stava per diventare padre di due bambine.
Il nostro amore è stato mal visto da molti, sia tra i suoi seguaci, che al di fuori. Persino Albus Silente, che più di tutti avrebbe dovuto capire, mi avvisò di stare lontana da Tom…
 
“E aveva ragione! Maledizione! Aveva ragione! Era malvagio! Non sapeva amare!” gridò Harry, non riuscendo a sopportare oltre quelle parole che dicevano cose per lui completamente assurde. Inverosimili.
Sua madre non era figlia di Voldemort.
Lui non era imparentato con l’uomo che aveva ucciso i suoi genitori.
Con l’uomo che aveva dovuto uccidere.
Non poteva essere vero.
Non era vero.
Quello doveva essere solo uno scherzo, di pessimo gusto, ma solo un brutto scherzo.
Ginny lasciò perdere la lettera, per andare ad abbracciare suo marito, che si abbandonò in ginocchio ai suoi piedi, nascondendo il viso nel suo grembo, mormorando.
“Perché? Se questa è davvero la verità perché li ha uccisi? Perché ha cercato di uccidere me? Perché?”
“Oh Harry! Non lo so… davvero non lo so…” gli rispose lei, stringendolo a sé, mentre incrociava i suoi occhi verdi pieni di lacrime.
Rimasero così per un po’, poi Harry si rialzò e riprese a leggere, volendo ormai arrivare in fondo a tutta la faccenda.
 
...È possibile che anche tu creda che lui era solo un essere malvagio e senza cuore, ma ti assicuro che non è così.
Era solo una parte di lui, quella che preferiva mostrare al mondo, cosicché niente potesse ferirlo ed io, probabilmente, lo sto per ferire nel modo più completo e brutale che ci sia.
Nel momento in cui scrivo questa lettera, sto ancora elaborando il dolore per averti lasciata ad una famiglia di babbani, che mi auguro ti abbiamo voluto bene e ti abbiano amata come avrei fatto io, come avrebbe fatto Tom. Mi sto preparando per un gesto estremo, che spero garantirà la salvezza tua e di Juliet.
Lord Voldemort, Tom Orvoloson Riddle, Signore Oscuro, in qualunque modo lo si voglia chiamare, mi ama. E per amor mio, non sta cercando di sterminare tutti quanti, babbani e maghi, senza motivazione, ma sta cercando di agire in maniera più umana, risparmiando le vittime innocenti che alcuni dei suoi Mangiamorte adorano torturare.
Questo ad alcuni di loro non sta bene, pensano che non stia facendo tutto il necessario per epurare la popolazione magica, sono convinti che sia arrivato il momento di usare meno pietà, meno misericordia nei confronti di quelli che considerano “indegni”. Per questo mi vogliono togliere di mezzo e lo stesso avrebbero fatto con te e tua sorella, bambina mia.
Sto solo cercando di proteggervi.
Ma è probabile che il mio gesto non sia sufficiente.
Io sto per morire. Forse Tom subirà il mio stesso destino, un giorno, e per questo per te sarà sicuro sapere la verità.
Sappi che qualunque cosa sia accaduta, io ti amerò per sempre e, anche se ti potrà sembrare impossibile, anche Tom ti porterà per sempre nel suo cuore.
Maggiori informazioni su di noi, sulla nostra storia, si trovano nei diari che trovi nel cofanetto, ti spiegheranno meglio ciò che è stato, forse così potrai capire chi erano davvero i tuoi genitori. Spero che un giorno potrai perdonarmi per averti abbandonata.
Il mio tempo su questa terra è scaduto, ma il tuo è appena cominciato.
Con tanto amore,
tua madre, Estele Demon
 
Harry rimase immobile, con lo sguardo fisso sulla pergamena, senza più essere in grado di leggerne il contenuto. Era tutto assurdo.
Sua madre… Lily Evans… era figlia di Voldemort…
Lui stesso… colui che lo aveva sconfitto più volte e alla fine ucciso… era suo nipote… Harry Potter era nipote di Lord Voldemort…
Anche solo pensarlo sembrava impossibile…
Ginny lo osservò in silenzio, dandogli il tempo di elaborare la notizia, insicura lei stessa su come doveva reagire.
Harry si rialzò e prese la giacca.
“Dove vai?” gli domandò allarmata.
“A cercare delle risposte.” Rispose con tono determinato, uscendo dalla stanza.
Ginny gli andò dietro.
“Dove? I diari possono…” cominciò.
“Non so se posso fidarmi di ciò che dicono, Gin… voglio parlare con Silente, lui mi dirà la verità.” La interruppe, guardandola intensamente.
La giovane donna si rilassò appena, sentendo che sarebbe stato ad Hogwarts e non in qualche altro luogo chissà dove.
Annuì, senza dire nulla, baciandolo prima che andasse via.
Prima di smaterializzarsi, lui le sorrise.
°°°
Si smaterializzò ad Hogsmeade, non volendo allarmare troppo gli abitanti del castello e approfittando della strada per calmarsi e riorganizzare i pensieri.
Una volta davanti ai cancelli, mandò un patronus alla preside McGrannitt, che lo andò ad accogliere.
“Signor Potter! Si può sapere cosa sta succedendo? Come mai è piombato qui così all’improvviso?” domandò, con una punta di preoccupazione.
“Ho fatto delle scoperte, professoressa McGrannitt, e ho bisogno di avere dei chiarimenti, che solo il professor Silente può darmi…” rispose, stupendola.
“Che tipo di scoperte?” chiese, ancora preoccupata.
“Se intanto vogliamo accomodarci nel suo ufficio, sarò ben lieto di informarla.” Disse con un piccolo sorriso.
Harry approfittò dei minuti che occorsero per arrivare nell’ufficio della preside per riordinare le idee il più possibile, poi, poco prima di entrare nell’ufficio chiese quasi sovrappensiero.
“Professoressa, lei conosceva una certa Estele Demon? Era una serpeverde.”
La donna si girò verso di lui sorpreso dalle sue parole, poi annuì.
“Oh? Si, l’ho conosciuta, più o meno. Abbiamo frequentato Hogwarts negli stessi anni, ma non abbiamo mai parlato, che io ricordi. Molti la ammiravano. A quanto pare ha tenuto più volte testa a Tom Riddle, a scuola. So che è morta molto tempo fa, ma non ho mai saputo cosa le sia successo esattamente.” Disse, entrando e prendendo due tazze di tè e bollitore con sopra un incantesimo sempre-pieno e riscaldante per mantenere l’acqua sempre calda.
Versò ad entrambi del tè e chiese di rimando ad Harry.
“Come mai me lo chiedi, Potter? E come conosci il nome di Estele Demon?” lui per tutta risposta chiese a Dobby di portargli la scatola e tutti i fogli che conteneva, per rispondere alla donna mostrando la lettera che l’aveva tanto sconvolto e che diceva delle cose veramente assurde e inconcepibili, ma che, nel mondo magico, avrebbero potuto avere una logica. E questo lo spaventava.
Minerva McGrannit intanto aveva letto la lettera che Estele Demon aveva scritto a sua figlia, Lily Evans, e in cui le spiegava chi erano davvero i suoi genitori.
Tom Riddle alias Lord Voldemort, che aveva ucciso la donna perché mezzosangue, schierata contro di lui nella guerra; a quanto pareva aveva ucciso la sua stessa figlia e aveva tentato per anni di uccidere suo nipote, il quale, alla fine, lo aveva ucciso.
Guardò il giovane uomo che aveva davanti, era normale che volesse delle spiegazioni dopo rivelazioni del genere.
Chissà cosa avrebbe detto il suo mentore, che era stato testimone degli sviluppi di quella coppia, almeno per il periodo della scuola.
Harry si perse ad osservare il ritratto di Silente, sperando che gli desse le risposte che cercava, ma, come era da quando era stato messo lì, dopo la morte del vecchio preside, questo dormiva, incurante di ciò che gli accadeva attorno.
Il suo primo istinto da Grifondoro fu quello di spaccare tutto l’ufficio, come aveva fatto durante il quinto anno, ma ora non apparteneva più all’uomo, perciò non se la sentiva di fare una cosa del genere.
Continuava a chiedersi perché Silente non avesse fatto nulla per impedire che sua madre venisse uccisa dal suo stesso padre, anche se nessuno avesse saputo nulla… era possibile che nel mondo magico non ci fossero stati segnali del fatto che lei non era una nata babbana come pensavano tutti?
La lettera di Hogwarts avrebbe dovuto dare qualche risposta, rivelare le reali origini di sua madre, oppure… nulla.
Nessuno ne aveva saputo niente o comunque nessuno aveva fatto nulla per cambiare le cose.
“Professor Silente? Signore? Vorrei poter parlare con lei!” disse, guardando fisso il volto del ritratto davanti a lui. Anche Minerva voltò un po’ il busto e la testa per poter osservare la reazione del dipinto, che ovviamente fu nulla.
“Professor Silente! La prego! Ho bisogno che lei mi dia delle risposte sulla storia di Estele Demon e Tom Riddle!” ripeté Potter, alzando leggermente il tono di voce.
Il professore continuò a far finta di nulla, restando a dormire senza mostrare di avere sentito qualcosa di ciò che era stato detto.
Harry strinse i pugni per la frustrazione di essere così bellamente ignorato e si alzò, avvicinandosi al ritratto.
“Adesso lei mi deve delle risposte! Ho ucciso l’uomo che aveva ucciso i miei genitori! Ho vinto la guerra! E ora vengo a sapere che lui era mio nonno! Era il padre di mia madre! E l’ha uccisa! Mi deve delle risposte!” disse, quasi gridando.
Tuttavia, l’anziano mago nel ritratto rimase ancora immobile, addormentato.
Il Grifondoro sospirò pesantemente, tornando a sedersi sulla poltrona, tenendosi la testa tra le mani.
Minerva gli andò vicino.
“Io purtroppo non posso darti le risposte che cerchi, ma…” cercò di consolarlo Minerva, non riuscendoci, poiché lui preferì alzarsi di nuovo e salutarla.
“Mi dispiace di averle fatto perdere tempo… speravo di ottenere delle risposte… ma forse devo solo cercare da qualche altra parte… la ringrazio per avermi ricevuto a quest’ora così tarda.” Disse, prendendole la mano che aveva proteso per consolarlo, con un sorriso mesto.
“Avrei voluto poter fare di più, Harry.” Rispose la donna, aggiungendo l’altra mano a coprire quelle del giovane uomo.
Non capiva perché Albus continuasse a rifiutarsi di parlare.
Harry scosse la testa, sorridendo più sinceramente alla sua vecchia Capocasa.
“Non importa, davvero! Troverò le risposte che cerco, anche se non sarà Silente a darmele, ma ora dovrei proprio andare…” fece, mostrando una smorfia preoccupata. “Quando me ne sono andato ero piuttosto agitato, Ginny sarà preoccupata che mi vada a cacciare in qualche guaio!” ridacchiò, guardando un’ultima volta verso il preside, sperando che magari cambiasse idea prima che lui uscisse definitivamente dall’ufficio.
Camminò per i corridoi del castello deserto, ricordandosi i giorni che vi aveva trascorso come studente, dove, nonostante l’ombra di Voldemort, i problemi erano riuscire a superare gli esami, come comportarsi con le ragazze, quale scherzo fare ai Serpeverde.
Poi ricordò quando vi aveva combattuto per salvare la sua vita e quella dei suoi amici.
Aveva lottato fino alla morte con suo… era difficile anche solo pensarlo.
Lord Voldemort non gli era mai sembrato un tipo che potesse provare amore.
Forse solo quello che aveva conosciuto nella Camera dei Segreti al suo secondo anno, ma lui non era ancora il Lord Voldemort che aveva ucciso i suoi genitori e centinaia di altre persone, non era ancora il Lord Voldemort crudele e sanguinario che era diventato più avanti.
Lui avrebbe potuto innamorarsi di una ragazza? E desiderare di avere con lei una famiglia? Forse neanche Silente avrebbe saputo rispondere.
Harry lasciò Hogwarts, smaterializzandosi nel cimitero di Godrics Hollow, dove erano seppelliti i suoi genitori, Sirius Black, Remus Lupin e Ninfadora Tonks, sperando di trovare conforto o magari una qualche risposta.
Non si aspettava di ricevere davvero un qualche segnale, che però arrivò sotto forma di una luce bianca dalla forma vagamente umana, per ciò che riusciva a vedere.
La seguì, con la convinzione che non poteva essere una coincidenza che una luce simile comparisse dopo che avevo ricevuto quella lettera, soprattutto sulla tomba dei suoi genitori.
La luce lo condusse in una radura deserta, per poi avvolgerlo e smaterializzarlo in un altro luogo che all’inizio non riconobbe.
Almeno finché non vide la statua dello scheletro con le ali e la falce. Era nel cimitero dove Voldemort era risorto.
La luce che lo aveva portato lì svanì, permettendogli di vedere la figura semitrasparente di una donna vestita in maniera elegante che piangeva sul punto esatto dove Lui era rinato.
Le si avvicinò con cautela, timoroso che potesse rivelarsi una trappola di qualche tipo, con la bacchetta pronta a colpire se necessario.
Le arrivò a poche passi di distanza, ma lei non sembrò accorgersi del fatto che ci fosse qualcuno.
“Mi scusi? Signora?” richiamò la sua attenzione.
Lei si tirò su dalla sua posizione accucciata e lo guardò, stupita.
“Tu puoi vedermi?” domandò con voce fievole e rotta dal pianto.
“Io… si, certo!” rispose Harry, tentennante.
La osservò bene e rimase stupito di quanto sembrava esserci di sua madre in quella donna, come se fossero imparentate o…
“Voi siete Estele Demon?” chiese, continuando a guardarla.
Lei sorrise appena, annuendo.
“Era molto tempo che non sentivo pronunciare quel nome…” Mormorò, “Ma… se tu mi vedi…sei figlio di Lily? O di Juliet?” gli domandò, cambiando tono, passando dal malinconico all’euforico in un secondo.
Harry sgranò gli occhi, sorpreso dal repentino cambiamento, e balbettò nel rispondere.
“Di… di Lily.”
Il fantasma si illuminò di gioia, sollevandosi da terra e avvicinandosi a lui così tanto che poteva avvertire il freddo che proveniva da lei.
“Dimmi! Come sta la mia bambina? Tu hai i nostri stessi occhi lo sai? Hai altri fratelli o sorelle? E come sta Juliet? Si sono incontrate? Hanno perdonato la loro mamma e il loro papà? Come ha preso la mia lettera?” lo interrogò, sommergendolo di parole.
Harry stava per rispondere, ma la luce che lo aveva guidato lì tornò a splendere, anche se più fiocamente rispetto a prima.
L’osservò attentamente, chiedendosi cosa fosse o cosa la provocasse, poi vide di nuovo la figura di un essere umano racchiusa al suo interno e decise di ignorare sua “nonna” per capire meglio.
Si avvicinò alla luce, lasciandosi avvolgere nuovamente da essa e all’improvviso gli sembrò di essere portato in un altro luogo.
Era una specie di giardino fiorito, accanto ad un piccolo laghetto.
Seduta su una panchina di pietra, con indosso un bell’abito verde smeraldo stava una donna dai lunghi capelli biondi e grandi occhi verdi, identici ai suoi.
Lei gli sorrise, appena lo vide.
“Ciao Harry! Sono felice di poterti parlare, finalmente!” lo salutò con voce dolce.
Harry la guardò sorpreso.
“Siete… Estele Demon? Ma… stavo parlando con voi poco fa… eravate un fantasma!” disse, indicando il punto alle sue spalle in cui si trovava il fantasma della donna che aveva davanti, senza vedere più nulla.
Estele rise.
“Si, quella è una parte di me. È rimasta bloccata qui e non sa nulla di ciò che è accaduto…” rispose, perdendo il sorriso.
Harry rimase fermo, scrutandola un po’ insospettito.
Voldemort dopotutto aveva creato sei Horcrux  per non morire… in quanto sua amante, lei poteva aver fatto lo stesso… sostenne il suo sguardo accusatore per qualche istante, poi sospirò.
“Non hai osservato i ricordi del diario, vero? Comunque no… non ho creato un Horcrux… credo di aver creato un “prototipo”, o qualcosa del genere, della protezione che Lily ha lasciato su di te e una parte di me è rimasta sopita, legata ad una persona che, con la mia morte, ha smesso di esistere.” Mormorò, evitando di incontrare lo sguardo di suo nipote. “Non avrei mai voluto che le cose andassero in questo modo…”
Lui sospirò.
“Non credo che avresti potuto fare qualcosa per impedirlo.” Ribatté con un tono brusco.
Poi sulla superficie delle acque del lago cominciarono a crearsi delle immagini, ritraenti diversi momenti in successione che riguardavano una ragazza bionda dagli occhi verdi con la divisa Serpeverde e un ragazzo moro con profondi occhi neri, anche lui Serpeverde. Harry riconobbe in quel giovane il Tom Riddle che aveva visto nel ricordo del diario, durante il suo secondo anno, eppure aveva qualcosa di diverso. Sembrava emanare un’aura differente quando si trovava in compagnia della giovane, probabilmente Estele.
Osservò un po’ quelle immagini, sentendo il cuore stringersi per l’emozione.
“Cosa... Cosa significa? Cosa sono?” domandò.
“Sono i nostri ricordi. Quelli felici… quelli di quando eravamo insieme… di quando le cose andavano bene…” rispose lei con nostalgia.
Rimasero per qualche istante in silenzio, perdendosi in quei ricordi, dal sapore dolce amaro per Estele.
“Posso farti una domanda?” fece Harry ad un certo punto, dopo aver guardato per un po’ le immagini.
Estele annuì.
“Perché non hai fatto in modo che mia madre ricevesse quella lettera? Avresti potuto… che ne so… farci un incantesimo che gliela facesse arrivare al compimento della maggiore età o qualcosa di simile…” disse, con tono accusatore.
Lei si lasciò scappare una risata amara.
“Avrei voluto… ma poteva essere rischioso… un incantesimo del genere avrebbe lasciato una firma molto forte dietro di sé… avrei dovuto eseguire un rituale di sangue per assicurarmi che la potesse leggere solo lei, ma Tom o qualcun altro avrebbe potuto rintracciarlo… avrei messo a rischio la sua vita… la cosa che non mi aspettavo era che Abraxas non avrebbe avuto alcuna fiducia in suo figlio per questo compito. Anche se, considerando a chi era sposato… non aveva proprio tutti i torti.”
Harry sbuffò.
“Perché allora Malfoy me l’ha mandata solo ora?”
“Forse perché la cassaforte del patriarca Malfoy lo ha accettato solo ora, o perché Abraxas gli ha spiegato come accedere allo scomparto segreto dove teneva la mia scatola…” suppose Estele.
“Pensi che se lui avesse saputo, nonostante la profezia, si sarebbe comportato diversamente? O avrebbe solo scelto la famiglia di Neville?” domandò poi, cambiando argomento.
“Il Tom che ho conosciuto e amato avrebbe prima cercato tutte le risposte, perciò, forse, avrebbe anche potuto ignorare la famiglia del tuo amico, ritenendo più probabile che suo nipote avrebbe avuto le caratteristiche per essere suo eguale… anche se avrebbe anche dovuto conoscere la profezia per intero. Avrebbe potuto provare a contattare tua madre, ma visto il suo temperamento, prima di accettare di parlarci ci avrebbe messo chissà quanto…” mormorò, prima di sospirare pesantemente.
“Sai lui non era malvagio. Aveva solo bisogno di qualcuno da amare e da cui essere amato. Finché siamo stati insieme, siamo stati felici, lui non era crudele o spietato come è diventato dopo la mia morte e forse scoprire che le sue bambine erano vive gli avrebbe fatto bene, avrebbe potuto salvarlo dal diventare un mostro…. Ma io non potevo credere, allora, che sarebbe cambiato così tanto…. Ero accecata dall’amore che provavo per lui, riuscivo a vedere così chiaramente la sua parte buona, da arrivare quasi a dimenticare tutto il resto…. Ma sbagliavo…. Si è fatto prendere dall’odio che lo aveva sempre accompagnato, fin dall’infanzia, e lo ha sfogato sul mondo…. Mi dispiace!” mormorò, con gli occhi che lentamente si riempivano di lacrime.
Harry strinse i pugni, diviso tra il desiderio di sfogarsi su di lei per la morte dei suoi genitori e per la vita che lo aveva costretto a vivere e quello di abbracciarla per farla smettere di piangere, perché, in fondo, anche se avesse agito diversamente, sarebbe davvero cambiato qualcosa?
Non ne era veramente convinto.
Eppure quell’anima continuava a soffrire.
“Estele?” la chiamò, avvicinandosi.
Lei alzò gli occhi colmi di gocce salate e lo guardò, dicendo con un filo di voce.
“Lo so che mi odierai per questo e ne hai tutto il diritto. Io….”
“Non ti odio!” la interruppe, sorprendendola. “Non avresti potuto prevedere le sue mosse, magari non avrebbe attaccato i miei genitori o forse l’avrebbe fatto lo stesso, perché ormai la sua anima era spezzata in tanti pezzi da renderlo qualcosa di mostruoso…. Io non ti odio!” disse, abbracciandola. “Ora dovresti trovare la tua pace.” Aggiunse, non volendo che lei continuasse a soffrire bloccata a quel modo.
Lei fece un piccolo sorriso, ricambiando l’abbraccio, prima di baciargli la guancia e fargli una carezza leggera.
“Non posso farlo, nipotino mio. Sono bloccata qui finché Tom non ritornerà da me….” Rispose, lasciandolo di stucco.
“Ma lui… lui potrebbe non tornare più! La sua anima io l’ho vista in una specie di limbo, quando ha eliminato l’horcrux che era dentro di me…. Era qualcosa di orribile…” mormorò lui, sconcertato e triste per quella visione e per il fatto che  lei non se ne sarebbe potuta andare.
“Non preoccuparti per me, tesoro. Sono felice di sapere che tu hai una bella vita, con i tuoi figli e la tua famiglia acquisita. Mi rende sopportabile restare bloccata in questo limbo, in attesa del suo ritorno.” Fece, con un sorriso vero e felice, abbracciandolo di nuovo.  “Ora devi andare, tua moglie si preoccuperà altrimenti.” Disse, sciogliendo l’abbraccio e facendogli cenno di andare. 
“Si è vero…” concordò, avviandosi verso una specie di porta luminosa comparsa proprio alle sue spalle.
Estele era tornata a guardare il lago a rimirare le immagini che si riflettevano su di esso.
“Estele? Per quello che vale…. Penso di poter perdonare Tom Riddle per ciò che è stato…” disse con un piccolo sorriso, poi se ne andò, senza aspettare la sua risposta.
Attraversò la luce e si ritrovò nuovamente nel cimitero di Godric’s Hollow.
Ritornò a casa, dove Ginny lo aspettava in ansia, preoccupata che si cacciasse nei guai.
Entrato in casa, la trovò in salotto, che sorseggiava preoccupata una tazza di the.
Quando lo vide, posò la tazza e gli corse incontro, abbracciandolo stretto.
“Oh Harry! Avevo paura che fosse successo qualcosa!” esclamò, stringendolo e baciandolo.
Lui ricambiò il bacio e la strinse di rimando.
“Tranquilla, amore mio. Va tutto bene, ho avuto le risposte che cercavo….” Le disse appena si distanziarono un poco.
Ginny ridacchiò, poi disse.
“Sei più tranquillo di quanto mi sarei mai aspettata…”
Anche Harry rise.
“Si…. È così… ho avuto la possibilità di venire a patti con tutta questa storia… ma ora sarà meglio andare a dormire, ne abbiamo bisogno entrambi.” Rispose, spingendola delicatamente verso la loro camera da letto.
Guardò per un istante fuori dalla finestra e vide due giovani con la divisa di Serpeverde, gli stessi visti dentro il lago, che si tenevano abbracciati e guardavano verso di lui.
Tom Riddle chinò il capo nella sua direzione, mentre Estele gli sorrise raggiante.
Harry ricambiò il cenno con un piccolo sorriso, poi li vide girarsi e sparire.
Sorrise, forse Estele non sarebbe rimasta bloccata in quel limbo, dopotutto.
Posò un bacio sul collo di sua moglie, che lo guardò interrogativa per un secondo.
“Pensavo a quanto sono fortunato ad averti qui con me…. Ti amo, Signora Potter.”
 
 
  
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