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Autore: BillieJeanBJ    03/04/2017    6 recensioni
Il brillante sceriffo Rick Grimes si rivolge alla nota agenzia pubblicitaria -Greene Company- per inaugurare e sponsorizzare la nuova officina meccanica del suo migliore amico, Daryl Dixon.
La società è stata ereditata dalle sorelle Greene, Maggie e Beth, ma è soltanto la prima ad avere in mano le redini dell’impresa di famiglia. La seconda, invece, è la mente creativa.
E sarà proprio la piccola Beth ad occuparsi dei nuovi clienti, Rick e Daryl.
C’è solo un piccolo dettaglio: non ha assolutamente idea di quale sia il volto del signor Dixon e questo le causerà un imbarazzante, catastrofico problema.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon, Negan, Rick Grimes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’uno di fronte all’altra, nel corridoio di casa mia, ad un metro circa di distanza, continuiamo a fissarci senza parlare.
Del resto, le parole non servono quando sono gli occhi a svelare ciò che le bocche non sono in grado di articolare.
Le sue iridi, ad esempio, non sembrano più contenere gocce d’oceano ma è come se le pupille si fossero interamente dilatate sfumando l’azzurro di un blu luminoso.
Non ho mai compreso appieno le sue espressioni facciali, ma adesso riesco benissimo a cogliere desiderio, soddisfazione e conquista. Forse perché sono le stesse emozioni che travolgono anche me.
-Ti avevo detto di non venire.-
E’ lui a rompere il silenzio che dura da ormai mezz’ora, ovvero da quando sono salita sulla moto e abbiamo lasciato Rick all’incrocio.
Per un attimo di spudorata follia, credo si tratti di un’allusione sessuale perché il modo in cui ha pronunciato la frase, con tono basso e graffiante, mi ha provocato un violento spasmo nel basso ventre.
Continuando a rimanere con la schiena e i palmi appoggiati al muro, deglutisco e mi passo la lingua sulle labbra secche, senza mai mollare questo prezioso contatto visivo. Non ci tocchiamo, né sfioriamo, ma sento su ogni centimetro della mia pelle il calore di una carezza rovente. La sua.
-Non potevo. Dovevo prendermi ciò che è mio.-
E anche la mia risposta sembra un riferimento a  qualcosa, o qualcuno, di palese. E la maniera in cui continuo a fissarlo, è fine ad accentuarne il retro-significato.
Daryl inclina di poco la testa di lato, assottiglia gli occhi già sfilati per natura e fa un passo avanti.
A ritmo, il mio cuore pompa più forte.
-Cioè?-
E no! Non sarò io la prima a cedere!
Mi pare di aver fatto enormi passi avanti con lui. Anzi, mi sono proprio dichiarata! Non lo farò di nuovo se è questo ciò che crede o vuole.
-Il merito della buona riuscita di un lavoro ben svolto.-
-Mh-mh.-
Un altro passo avanti di Daryl, un altro violento battito del mio cuore.
Cerco di deglutire un’altra volta, ma ora l’ingoio è duro da mandar giù.
Gli occhi, invece, iniziano indipendenti la loro pigra ascesa perché più Daryl si avvicina, più mi sovrasta.
-Mi hai fatto davvero incazzare, ragazzina.-
Schiudo le labbra per liberare un respiro affannoso ma smetto del tutto di prendere ossigeno quando Daryl si ferma a pochi centimetri da me e solleva le braccia per piazzare i gomiti contro la parete, ai lati del mio viso.
La sua frangetta ribelle, a causa dell’inclinazione del capo, gli penzola lasciandomi così uno spiraglio da cui posso osservare apertamente i suoi occhi: seri, lussuriosi e… arrabbiati. Molto arrabbiati.
-Hai idea in che guaio hai rischiato di cacciarti?-
Pone la domanda non con lo scopo di ricevere davvero una risposta, ma per farmi capire la gravità del pericolo che ho corso. E dopo il racconto di Rick, mi rendo conto di quanto stupida sia stata a mettere a repentaglio non solo la mia vita, ma anche e soprattutto quella di Daryl.
-Mi dispiace.-
Le fiato soltanto le mie scuse perché le corde vocali si sono aggrovigliate attorno al cuore che non si è rilassato neanche un secondo, anzi al contrario, batte ancora più forte, tanto da farmi male sul serio.
-Non ancora, ragazzina.-
E prima che possa chiedergli cosa intendesse, la sua bocca si ferma appena a qualche centimetro dalla mia.
Non la tocca, neanche la sfiora, ma posso assicurarvi che sento le mie labbra fremere.
Fisso quelle linee sottili avvolte dalla barbetta appena accennata e il desiderio di sentirne davvero il contatto si accende a velocità inaspettata. Mi basta solo sporgere il mento per baciarlo, ed è ciò che ho intenzione di fare ma lui lo capisce perché muove la testa spostando il mio obiettivo.
Sollevo gli occhi sui suoi e in essi becco un guizzo sarcastico ma sempre collerico.
Lo so che solo pochi secondi prima mi ero ripromessa di non fare più la prima mossa ma, credetemi, la mia bocca è calamitata dalla sua! E’ una reazione che non posso spiegarvi, dovete provarla per capirla.
I primi a fondersi sono i nostri respiri in una condivisione così intima che sento l’intestino aggrovigliarsi piacevolmente. Sono solo questi ad unirsi, però, perché appena prima di poter assaggiare le sue labbra, Daryl si sposta il necessario per impedirmi di fare ciò che desidero ma senza allontanarsi troppo.
Non mi sento rifiutata, non avrebbe un’erezione se così fosse, ma non riesco a capire il motivo di questa negazione. Che voglia tenere il muso per tutto il giorno?
Spero proprio di no perché, per la prima volta, sono pronta a concedermi ad un ragazzo senza alcun dubbio o esitazione.
E’ Daryl che voglio.
So che con lui non ho la certezza di una relazione eterna o responsabile, e onestamente neanche la pretendo, ma so che è lui l’uomo con il quale desidero compiere uno dei traguardi più importanti della mia vita. Non avrò pentimenti o rimorsi in futuro perché oggi, Daryl Dixon, mi ha permesso di rinascere. Di ritornare a vivere.
Stacco le mani dal muro e le innalzo sul suo viso. Ancora una volta, mi nega il contatto pelle contro pelle.
Questa privazione mi sta facendo impazzire!
Mi guarda come se stesse per mordermi da un momento all’altro, causandomi pensieri e immagini poco caste, ma continua a imprigionarmi col suo corpo, facendomi solo percepire la sua presenza mentre il mio ormai è fuori controllo.
E’ evidente che è proprio questo il suo intento! Sa quanto sia attratta da lui, sa l’effetto che ha su di me, quanto desideri toccarlo ed essere toccata. Il ricordo del nostro primo bacio non è mai sbiadito. Il cuore lo ha preso in custodia e la memoria lo controlla ogni santo giorno, ad ogni ora.
Non mi ero accorta di aver abbassato gli occhi sulla sua bocca e quando, in un battito di ciglia, li riporto sui suoi capisco dal modo in cui mi sta osservando che ha indovinato la trama dei miei pensieri.
E a quanto vedo, gli piace.
Senza rendermene conto, stacco il bacino dal muro così da finire addosso a lui e mi reggo stringendogli il gilet. Ormai non mi preoccupo neanche più di controllare le reazioni fisiche, per cui gli respiro sulle labbra e tento di baciarlo di nuovo.
Ho intuito il suo piano: farmi perdere la testa così come ho fatto io con lui.
-Mi dispiace, Daryl. Non sapevo chi fosse Negan e-
Non riesco a terminare la frase perché le sue mani mi hanno afferrato il viso costringendomi a mantenere il mio sguardo su di lui. Come se fosse stato facile distoglierlo!
-Come sai il suo nome?-
Perché mi sembra di aver svelato qualcosa che avrei fatto meglio a tenere per me?
-Me lo ha detto-
-Lo sceriffo!-
Esorta con un ghigno infastidito, interrompendomi di nuovo.
-La smetti di completare le mie frasi?-
Ci guardiamo in cagnesco rimanendo immobili. Lui con le mani chiuse a coppa sul mio viso, io con le mie ad impugnargli il gilet.
E’ solo questione di un attimo prima che accada l’inevitabile.
Con un impetuoso scatto, Daryl mi fa sbattere la schiena contro la parete e nel momento in cui mi sfugge un sospiro inaspettato e doloroso, la sua bocca s’impossessa della mia in un bacio aperto, violento e troppo a lungo rimandato. La sua lingua trova libero accesso assaggiando la mia con impazienti stoccate ma mi stringe così forte che quasi non riesco a muovere la mandibola per ricambiare.
Lui sembra aver capito perché fa scivolare le mani direzionandole subito sulle mie cosce e poi sul sedere che afferra con possessività sollevandomi da terra. Gli aggancio subito la vita aprendomi a lui e accogliendo nella mia intimità la sua durezza.
Non vi nascondo che un po’ tremo all’idea di riceverlo! Voglio dire, se attraverso la stoffa dei jeans sembra essere così… esagerato, non oso immaginare quando arriverà il momento!
Spengo questi stupidi pensieri e mi concentro sulle sue labbra. Come ben ricordo, sono morbide ed esperte e si modellano alle mie con una perfezione incredibile.
Mollo la presa che ho ancora sul suo indumento per circondargli il collo e affondare le dita tra i suoi capelli e tirarli.
Emette un verso basso e di gola la cui vibrazione si scatena nel mio basso ventre.
Se penso che solo pochi giorni prima quest’uomo, che adesso mi desidera con un’intensità pari alla mia, mi aveva rifiutato, mi sale un risolino sciocco e infantile.
Quando Daryl interrompe il bacio per permettere ad entrambi di riprendere fiato, mi guarda attentamente alternando lo sguardo da un’iride all’altra mentre il suo respiro veloce e ansimante fa ondulare alcune ciocche scivolate sul mio viso.
So cosa sta facendo. Vuole assicurarsi che in essi non vi sia alcuna traccia d’indecisione.
-Sono… sono pronta, Daryl.-
Anche se le guance s’infiammano rapidamente per un imbarazzo senza precedenti, ho preferito rassicurarlo a voce perché ho imparato che con lui bisogna essere chiari e precisi.
-Non si torna più indietro, ragazzina.-
Mai nessun avvertimento fu più piacevole!
-Posso sopravvivere!-
Gli rivolgo un sorriso sincero, ma le labbra non hanno la possibilità di distendersi perché quelle di Daryl sono di nuovo sulle mie in un bacio, stavolta, dolce e lento.
Scopro che si è mosso solo quando la mia schiena si adagia su qualcosa di morbido. Ero talmente presa dalla passione, da non essermi resa conto che Daryl si è spostato nella mia camera.
Il bacio si è frammentato, nel senso che adesso la sua bocca sta scendendo con dolci carezze dal mento, al collo, al solco dei seni. La morbidezza delle sue labbra con lo sfregare della barba, è qualcosa d’indescrivibile.
Il mio respiro è diventato vergognosamente sonoro e il bacino ha iniziato a muoversi senza che sia io a comandarlo. Lo scontro delle nostre intimità è qualcosa di, oserei dire, sacro. Lo so che, secondo l’insegnamento cattolico, fare sesso prima del matrimonio è peccato (e se solo mio padre lo venisse a sapere, credo che potrebbe morirne. Sul serio), ma sto permettendo ad un uomo di entrare non solo nel mio corpo, ma anche nell’anima. Mi fido, l’ho scelto e lascio che sia lui il primo.
Quante donne abbia avuto non lo so e non m’interessa, ma con me è anche la sua prima volta.
-Quante donne?-
Merda!
OkOk, non è vero che non m’interessa, ma credo che saperlo sia legittimo, no?!
Interrompe la sua dolce tortura e solleva solo gli occhi, osservandomi con un sopracciglio inarcato.
Cazzarola, intravederlo sul mio petto, con le labbra rosse e umide, è davvero… eccitante.
-Hm?-
Ecco, e adesso che gli dico?!
Sfilo le mani dai suoi capelli e con le dita della destra, mi gratto la fronte.
-Niente. Continua.-
Continua? Continua?
Devo aver perso il senso del pudore.
Ma lui non molla, ovviamente.
Facendo leva sulle braccia, le quali si gonfiano per la pressione dei muscoli, mi solleva incombendo su di me e schiacciandomi contro il materasso.
-Che cosa hai detto?-
Le guance già scarlatte per l’eccitazione e per la vergogna, s’infiammano ancora di più.
Stringo le labbra e distolgo lo sguardo.
Mi rendo conto che, a volte, sono proprio stupida!
Percepisco il suo guardo investigatore e, al diavolo il sesso, vorrei solo scappare via.
-Ragazzina. Parla.-
Che palle! Non può lasciar perdere e basta?
Mi afferra il mento e mi costringe a guardarlo.
No, non può lasciar perdere!
-Volevo… ecco, è solo una curiosità, ma volevo soltanto sapere quante… beh, si, quante fidanzate hai avuto.-
Forse riesco a salvarmi in calcio d’angolo. Il termine fidanzate mi ha salvato in extremis. So che non è un tipo da relazioni per cui la risposta che riceverò, se mai deciderà di darmela, chiuderà utopicamente una problematica paranoia.
-Hai detto donne.-
Va beh, lasciamo stare!
Sbuffo e resisto alla tentazione d’incrociare le braccia al petto come una bambina indispettita.
-Se hai capito, perché me lo hai fatto ripetere?-
-Perché è divertente.-
-E’ divertente mettermi in imbarazzo?-
Lui annuisce lentamente e ha anche la faccia tosta di sorridere!
Però… porca pupazza, quant’è dolce e sexy quando lo fa!
Allungo una mano accarezzandogli la guancia ruvida con i polpastrelli e seguo il movimento con gli occhi; mi sento troppo a disagio per guardare i suoi.
-Tre.-
-Cosa?-
Stavolta sono io a chiedergli di ripetersi, trovando il coraggio di mirarlo.
Ho sentito bene? Ha detto tre?
Ha borbottato, per cui è probabile che io abbia capito male.
Ma lui non risponde. Non si ripete!
E adesso io non saprò mai se ha avuto solo tre donne o tre fidanzate.
Onestamente credevo sarebbero state molte, ma molte, di più. Voglio dire, Daryl Dixon –per quanto stronzo, scorbutico, antipatico, taciturno, piantagrane possa essere- è un bel pezzo di manzo.
E’ inutile ripetervi la sua descrizione fisica, posso solo ribadire che il suo aspetto va oltre la semplice bellezza.
-Ragazzina, sei sicura di volerlo fare? Perché io non ce la faccio più.-
L’intestino mi si aggroviglia e il cuore batte a ritmo con un’altra specifica parte del mio corpo che di colpo sento… ahm, più calda e umida.
Lo sguardo di Daryl è la versione visibile con la quale ha pronunciato la frase: con urgenza, foga e sensualità.
Rispondere mi è di nuovo impossibile, quindi annuisco ricambiando uno sguardo carnale il quale è appena diventato il preliminare più eccitante che avessi mai potuto sperimentare.
-Se ti faccio male, devi dirmelo.-
Acconsento ancora una volta col capo, ma l’occhiata seriosa di Daryl non mi lascia scampo.
-Okay. Te lo dirò.-
E con una dolcezza impensabile, l’uomo dagli occhi di ghiaccio mi aiuta a scrivere una nuova pagina della mia vita.

Mi sveglio sentendomi interamente indolenzita. Non ho idea di che ora sia né quanto ho dormito.
Un forte acquazzone si scontra prepotente sulle finestre, dalle quali la luce dei lampi illumina a tratti la mia stanza.
Mi volto dall’altro lato e lo vedo; Daryl Dixon, con i capelli a coprirgli metà volto, che dorme sereno e spensierato come non lo avevo mai visto. Un sorriso mi esce spontaneo mentre la mano è già intenzionata a passare leggermente tra le sue soffici ciocche perennemente scompigliate. Mi chino e gli stampo un bacio altrettanto lieve sulla fronte. Odora di sandalo, sudore e sesso. Un profumo prettamente virile, così come lo è un’altra specifica parte del suo corpo, posso garantirvelo!
Cazzarola, ragazze! Ho fatto sesso!
Mi raddrizzo prima che possa svegliarsi e beccarmi in un momento maledettamente e noiosamente dolce, e cercando di essere il meno rumorosa possibile, scendo dal letto. Sono ancora nuda per cui afferro la prima cosa che sfioro con i piedi; dall’odore si tratta della maglietta di Daryl.
Sgattaiolo verso la porta ma prima di uscire e richiuderla, gli lancio un’ultima occhiata. Da quando lo conosco, ogni mattina mi sveglio con una pericolosa e piacevole ansietà: vedrò Daryl oggi? Trascorreremo del tempo insieme? Lo farò incazzare? E lui avrà intenzione di farmi passare un’altra imbarazzante giornata?
Credo ormai sia chiaro che lui sta diventando, giorno dopo giorno, sempre qualcosa di più. In sua compagnia, seppur rischio di dovermi travestire da scoiattolo o rovinare le scarpe nuove con della pittura, sto magnificamente. Ed io… amo stare con lui. E’ questa la verità.
E’ incredibile quanto sia forte la sensazione di conoscere quest’uomo pur frequentandolo da così pochissimo tempo.
Mi sto affezionando troppo raggiungendo quel punto di non ritorno? Probabile.
Mi farò male da sola, so anche questo, ma ho bisogno di sbatterci la testa.
Chiudo lentamente la porta e nel voltarmi la testa la sbatto eccome!
Riesco a trattenere un urlo sia di dolore sia di sorpresa e quando alzo lo sguardo, trovo il mio amico ad incombere su di me per sbirciare dentro la stanza.
-Dorme?-
-Jesus!-
I suoi occhioni azzurri abbandonano lo spiraglio per abbassarsi su di me e squadrarmi da capo a piedi con un sorrisetto che la dice lunga. Si ferma un po’ troppo all’altezza del collo e il sorriso si allarga spudoratamente. E’ il mio migliore amico, ok, ma inizio a sentirmi in imbarazzo, eh!
-Scopa bene?-
-E allora!-
Divento rossa quanto un peperone, perché per quanto scopi magnificamente, queste non sono domande da fare, e dandogli una spallata –che ovviamente non causa nessun effetto-, mi dirigo in cucina. Anzi, no. Forse è meglio andare in bagno e indossare un paio di mutandine. La maglietta di Daryl è extralarge su di me, ma voglio assicurarmi di coprire bene parti che –adesso posso dirlo- solo Dixon può vedere e toccare.
Evito di guardare lo specchio perché la ragazza che riflette sembra un’altra persona: ancora con le guance colorite, labbra gonfie, capelli spettinati all’inverosimile e trucco sbavato.
Dopo aver indossato un paio di slip puliti, prendo una salviettina e mi pulisco il viso, per poi dedicarmi ai capelli.
Ahimè, non resisto e mi specchio.
Caspita, sembro davvero un’altra ragazza! Non tanto per il sesso, voglio dire… non che un rapporto sessuale possa trasformarti, ma per gli occhi lucidi, per l’espressione appagata e per queste macchiette che ho sul collo.
Mi sporgo per studiarle meglio e avvampo quando capisco cosa sono.
-Succhiotti!-
Ecco perché Jesus mi fissava proprio qui! Ma porca miseria! Domani devo andare a lavoro e se Maggie li vede…
Sbuffo irritata e mi sciolgo di nuovo i capelli sistemandoli davanti cosicché possano nascondere questi marchi.
Dixon e la sua malata idea di possessione!
Quando raggiungo la cucina quasi mi vien voglia di fare dietrofront; Jesus e Mery, con un ghigno da schiaffi, seduti al tavolino, uno difronte all’altra, si voltano nella mia direzione e mi guardano oltremodo soddisfatti.
-Perché ho come l’impressione che il posto nel mezzo l’abbiate lasciato a me?-
-Perché sei una ragazza intelligente, Betty Boop.-
E con una mano dalle unghie laccate di blu elettrico, la rossa me la indica.
Sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontarli, solo speravo non così presto.
Sospiro e, seguita dalla loro occhiata, mi accomodo sulla sedia nel mezzo.
Il silenzio che segue è solo scenografico; sia Mery che Jesus non vede l’ora di riempirmi di domande, soltanto che vogliono aumentare il disagio che provo.
Tanto vale, quindi, iniziare io stessa.
-Come… come sapevate che Daryl era-
-La moto!-
Non mi lasciano neanche terminare la domanda. Mi rispondono insieme, in una sintonia che non hanno mai avuto, entrambi ansiosi di sentire il racconto dettagliato.
Hanno dedotto che Daryl fosse qui dalla moto che ha piazzato in bella vista nel parcheggio riservato ai condomini.
Ottima mossa, Dixon!
Beh, non che io sia stata più lucida. Ero presa da altro…
Ricala il silenzio e lancio una rapida occhiata alle due pettegole che non smettono di osservarmi.
Mi schiarisco la voce e proseguo ponendo la domanda successiva, quella che mi sta tormentando l’anima.
-E da quanto siete… siete qui?-
Lo chiedo cercando di mostrarmi impassibile e disinteressata alla risposta.
Ovviamente non è così. Le molle del mio letto sono un po’ difettose e basta un minimo movimento brusco per farle cigolare, e di movimenti bruschi… beh, ce ne sono stati parecchi.
-Giusto il tempo di sitirti urlare un ‘siiii… continua! Ancora! Mi piace!’-
Alzo di scatto il mento su Jesus e gli rifilo un’occhiataccia.
-Sei un bugiardo!-
-Anche tu!-
E’ Mery ad accodarsi al ragazzo che ha sempre chiamato Pantene. Cos’è? Adesso sono diventati migliori amici?
-Non ho mai urlato queste frasi!-
-Ok, non l’hai fatto. Però è vero, ti piaciuto fare sesso.-
-Ma cosa c’entra?-
-Allora non ti è piaciuto.-
Maddai! Jesus sembra quasi deluso!
-Non l’ho mai detto!-
-Quindi ho ragione io, Betty Boop. Sei una bugiardella!-
-Quindi ti è piaciuto o non ti è piaciuto?-
Basta! Mi sta scoppiando la testa, e probabilmente il loro intento è proprio questo!
Mi alzo e vado a prendermi un succo dal frigo per poi appoggiarmi contro il ripiano della cucina.
-Domande sensate, per favore.-
Li avverto ingurgitando un abbondante sorso.
-Quanto ce l’ha lun-
-E soprattutto non troppo intime e personali!-
Aggiungo interrompendo la spudoratezza di Jesus che, con un sospiro rassegnato, richiude la bocca.
-Com’è successo?-
E’ il turno di Mery per l’interrogatorio. Almeno lei spero sia meno invadente!
-Abbiamo capito di essere attratti l’uno dall’altra.-
Semplice, no?!
-E’ stato gentile?-
L’adoro quando si comporta da mamma protettiva!
-Sì, lo è stato.-
Mi studia ancora per qualche istante ma la mia espressione serena la convince a credermi.
-Chi ha fatto il primo passo?-
Merda. A questa domanda non so replicare.
Forse io, presentandomi all’inaugurazione. O forse lui, imponendomi di salire in moto.
-Entrambi.-
Credo che come risposta possa andar bene.
-Ti sei pentita?-
Mery ed io ci guardiamo in un’occhiata, stavolta, più intensa e significativa.
Nego lentamente con la testa mentre le labbra si delineano in un sorriso sincero. Piega che anche quelle della mia amica imitano.
-Assolutamente no.-
Sussurro consapevole di avere un luccichio negli occhi.
-Che palle! Non sono queste le cose che voglio sapere.-
-E quali, allora?-
M’irrigidisco e il sorriso svanisce all’istante perché a contestare Jesus non sono stata né io né Mery, ma un uomo magnificamente a petto nudo, con indosso solo i jeans che sembrano risucchiargli quella favolosa V inguinale, i capelli ancor più spettinati e l’aria assopita di chi ha appena fatto dell’ottimo sesso.
Lancia solo una veloce occhiata disinteressata a Jesus prima d’inchiodare me con uno sguardo profondo e viscerale.
Mi sa che ho bisogno di aggiungere del ghiaccio al succo!
Senza mostrare alcun imbarazzo per l’argomento di cui si sta spettegolando, e che lo riguarda in prima persona, entra in cucina avanzando verso la sottoscritta.
E’ a piedi nudi e distrattamente mi domando se porta solo e soltanto i pantaloni, i quali esibiscono una vistosa protuberanza proprio lì!
I miei due amici si sono ammutoliti di colpo, me compresa, e quando Daryl mi raggiunge e mi ruba il succo dalle mani per terminarlo, rimango letteralmente senza fiato. Perché? Perché i suoi occhi liquidi mi stanno trasmettendo un chiaro e inequivocabile messaggio: inizia il secondo round, ragazzina.

****

-Questo cos’è?-
-Il pistone.-
-E questo?-
-Un altro pistone.-
-E questo?-
Le rivolgo uno sguardo incazzato e lei, di tutta risposta, alza le mani in segno di resa cercando però di trattenere un sorrisetto.
-Ok ok, la smetto. Non ti arrabbiare.-
Risucchia le labbra, incrocia le braccia dietro la schiena e si guarda intorno per osservare, come se fosse la prima volta, un posto che invece conosce quasi meglio di me.
E’ da circa un anno che la ragazzina si ferma in officina dopo il lavoro, così da –cito testuali parole- poter tornare a casa insieme.
E la casa in questione è la mia. E si trova proprio sopra il garage.
Credo le piaccia trascorrere il tempo con me, ma ha capito che le smancerie mi nauseano per cui evita di confessarlo trovando delle assurde alternative come questa.
Infilo di nuovo la testa nel motore dell’auto in riparazione e penso a quanto sia cambiata la mia vita da quando il microbo biondo ne è entrato a far parte, devastandola.
La prima novità? La convivenza.
Neanche lo sceriffo lo credeva possibile e quanto mi ha rotto le palle per questo… Adesso, per fortuna, ha smesso di essere una scheggia nel culo con la sua ironia.
Vivere con la ragazzina è come stare sulle montagne russe; ci sono giorni in cui mi piace dividere il mio spazio e giorni in cui vorrei sbatterla fuori!
E’ una piccola rompicoglioni ma devo ammettere che, per certi versi, è più matura di me.
Metà bambina, metà donna.
Un equilibrio che mi fa aggrovigliare il cervello.
Ma sono soltanto io ad esser diventato pazzo perché Nick e i ragazzi del bar, la venerano. La trattano come una creatura di specie rara e, quindi, da proteggere e custodire con amore. E anche con lo sceriffo il discorso non cambia. Da quando c’è lei, è quasi sempre tra i piedi.
Non che la cosa mi scocci, comunque. E’ divertente stare insieme quando i due non decidono di allearsi per farmeli girare.
Forse l’unica che può comprendermi è quell’altra squilibrata di sua sorella, Maggie.
Avevano un rapporto di merda quando ho conosciuto la ragazzina, ma adesso le cose sono un po’ diverse. Si comportano come due persone normali; la maggiore delle Greene ha smesso di comportarsi da stronza maniacale, e la piccola di crearle casini.
-Daryl?-
-Hm?-
Invece di parlare, sento le manine del pensiero che non si schioda mai dalla mia testa circondarmi i fianchi per aprirsi e fermarsi sull’addome.
E’ piccolina, per cui quasi mi sale in spalla per accostare la bocca al mio orecchio.
-Scommetti che indovino cos’è questo aggeggio che stai maneggiando?-
E’ impossibile che sappia cosa sia una testata ma il suo proposito è, infatti, perdere. Sta a me, poi, decidere se assecondarla o meno.
Tutto iniziò grazie o causa di una scommessa aperta non intenzionalmente, ma che io decisi di prendere alla lettera: mi ci gioco ciò che vuole che è un ex detenuto, e da quando la nostra è diventata una cosa duratura, non ha smesso di provocarmi.
-Sentiamo.-
-E se indovino, vuol dire che pure tu un pochetto mi ami, anche se non me lo dirai mai.-
Mi stampa un bacio sulla mandibola facendo salire la mano sul pettorale sinistro.
-Questo è…  il basamento!-
La sento trattenere il fiato perché non ha mai scommesso niente di così serio.
Inclino la testa nella sua direzione e, ricambiando il suo sguardo, le rivolgo un sorriso sghembo.
-Dunque… ho indovinato?-
Fiata visibilmente ansiosa e speranzosa.
I sottotitoli alla domanda compongono una frase ben diversa, per cui non posso darle una risposta che non corrisponde alla verità, seppur per gioco.
-Sì.-


Nda
Ed eccoci arrivati all’ultimo capitolo.
Stavolta sarò breve nella nota, promesso! xD

Ringrazio tutti voi che avete letto la mia storia, ma un ringraziamento davvero davvero speciale a chi ha condiviso come me il loro entusiasmo raddoppiando, così, il mio.
E’ per voi se ho avuto la voglia di continuare a pubblicare qui ogni capitolo.

Piccola parentesi. Per esperienze passate, vi chiedo solo di tenere per voi una recensione negativa (se mai avete intenzione di lasciarmene una, ovvio). Non perché non le accetti, anzi tutt’altro, ma perché avreste potuto scriverla qualche capitolo fa, aiutandomi e consigliandomi a correggere e/o modificare passaggi che non vi sono piaciuti.

Ok. Ho davvero finito!
Spero che questo finale vi sia piaciuto.
Grazie ancora.
Un forte abbraccio a tutti!!!


   
 
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