Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Marne    24/04/2017    5 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LErede del Male.


 

“O Death

Well I am Death, none can excel

I'll open the door to heaven or hell

O Death

O Death

My name is Death and the end is here.*”.



[Jen Titus – O Death]

                                  

 

Atto VI, Parte II –  Indefinito

 

 

La bambina era adorabile, con i suoi riccioli scuri ed i grandi occhi neri. In tanti l’avevano osservata aggirarsi per le vie di Diagon Alley con fare sicuro, guardando le vetrine come avrebbe fatto ogni creatura piena di meraviglia per il mondo ma con una tranquillità capace di muovere ad invidia un qualunque adulto funzionale. All’inizio nessuno si era preoccupato, era probabile che lei fosse insieme ai suoi genitori e che loro fossero solo a pochi metri di distanza, tenendola sotto controllo senza farsi notare. Doveva avere solo sei anni, nessuno sano di mente l’avrebbe lasciata davvero da sola per le vie più trafficate della Londra Magica, no?

Doveva esser con qualcuno. Ma perché, allora, nessuno si faceva vedere? Perché nessuno l’aveva affiancata, quando era caduta a causa di una pietra della pavimentazione leggermente risollevata rispetto alle altre?

Fu una delle impiegate del Ghirigoro, Louise McKenzie, che si decise a fare un passo avanti e porre quelle domande che in tanti avevano deciso di tenere per sé, convinti che, dopotutto, non fossero affari loro. Ma Louise era una madre in attesa, l’istinto le aveva impedito di mostrarsi indifferente: c’era il rischio che la piccola si fosse persa, quindi era suo sacro dovere farsi avanti e cercare di aiutarla. Forse quel suo comportamento fiero era solo un modo per non far vedere quanto in realtà fosse spaventata nel ritrovarsi da sola in un luogo tanto grande.

«Ciao, Pasticcino» la salutò, piegandosi quel tanto che il suo pancione di sei mesi le consentiva. Le sorrise, ritrovandosi quasi a squittire dalla delizia quando lei ricambiò quello stesso gesto, mettendo bene in evidenza due graziose fossette sulle guance paffute. Sembrava una bambola di porcellana. «Dove sono i tuoi genitori? Sei tutta sola?» le chiese, convinta di aver conquistato la sua fiducia.

La bambina, in effetti, non sembrava affatto spaventata da lei, tutt’altro. Louise la osservò allungare la mano affinché la prendesse e si lasciò tranquillamente trascinare all’interno della libreria. «I miei genitori sono morti» le disse, facendole sentire per la prima volta la sua vocina. Sembrava quasi il suono dolce di un flauto, così adorabile da farla sciogliere in una pozza d’acqua e zucchero. «Però non sono da sola. Io ho Tiresias».

Che nome buffo, fu il primo pensiero di Louise. Io non chiamerei mai il mio bambino così.

«E chi sarebbe questo Tiresias?» le domandò, continuando a lasciarsi trascinare. Non comprendeva quale fosse la loro destinazione: perché mai la bambina sembrava volerla trascinare verso il fondo del negozio? «Dov’è adesso?».

La piccina rise, stringendosi nelle spalle. «È ovunque! Tiresias non mi lascia mai da sola, non vuole che succedano brutte cose» spiegò, stringendo di più la mano di Louise, per spingerla ad avvicinarsi così da poterle parlare vicino l’orecchio. «Mi ha fatto promettere di fare la brava, ma ha detto che posso divertirmi un pochino. Ha detto che il momento è maturo ormai» bisbigliò, come se le avesse rivelato il più grande segreto dell’universo.

Dal canto suo, Louise McKenzie non riusciva a capacitarsi che questo – o questa – Tiresias avesse potuto lasciare la bambina da sola, soprattutto con la scusa di farla divertire. Era ridicolo, dal suo punto di vista, che si fosse limitato a dirle di assicurarsi che non ci fossero problemi. Cosa significava problemi? Per quanto Tu-Sai-Chi fosse ormai passato a miglior vita, Diagon Alley non era certo il luogo adatto ad una bimba così piccolina. Lei non avrebbe mai lasciato suo figlio o sua figlia da sola. Assolutamente no.

«Tesoro, ti va di dirmi dove vivi? Così potrò accompagnarti da questo Tiresias, uhm? Sono certa che potrai divertirti in un posto più sicuro» le mormorò, con dolcezza, accarezzandole il ricciolino scuro e mettendoglielo dietro l’orecchio. Era un peccato nascondere quelle belle guance dolci. Osservandola bene, le sembrò quasi di averla già vista da qualche parte. Era forse possibile che i suoi genitori fossero stati suoi vecchi compagni di scuola? Michelle Gobbers aveva avuto una figlia anni prima, ma lei non l’avrebbe certo abbandonata con qualche Tiresias incapace. «Non avere paura, ti riporterò indietro immediatamente».

La bambina, piuttosto che esserne felice, si adombrò, facendo un passo indietro. «Io non voglio ritornare a casa» disse, la vocina che sembrava completamente diversa da quella che lei aveva sentito e apprezzato poco prima.

Le fece venire i brividi, ma si decise ad insistere. Era ovvio che i bambini non volessero tornare a casa, una volta sperimentata la libertà, per questo era da irresponsabili il lasciarli da soli! «Ma non preoccuparti, cara, sono sicura che ti divertirai tantissimo anche a casa. Non vuoi certo metterti in pericolo, no? Tiresias ti ha detto di stare attenta, no?».

«Ma Tiresias ha detto che posso divertirmi!» urlò, strattonando via la mano con un movimento brusco. Il suo gesto fu talmente forte da far spaventare la povera Louise. Le doleva ancora il polso per il colpo e lei non riusciva a capacitarsi che quello scricciolino fosse tanto forte. Guardandola negli occhi, si ritrovò ad arretrare.

Era un lampo rosso quello che aveva visto?

«Non fare così, cara, andrà tutto…».

«Io voglio divertirmi!».

 

Nella prima esplosione persero la vita sette persone.

Fra queste, una donna incinta di nome Louise McKenzie venne ritrovata completamente sfigurata, il ventre aperto e la sua creatura non ancora formata strappata via con la forza.

La seconda esplosione, a pochi metri di distanza, uccise venticinque persone e distrusse completamente alcuni dei palazzi storici di Diagon Alley.

L’ultima esplosione, davanti alla Gringott, uccise centotrentuno maghi e trentacinque folletti.

Tutte le testimonianze concordarono nell’addossare la colpa ad un incubo da molto tempo dimenticato.

Un Obscurus1.

 

***

 

La prima cosa che Fred fece, una volta assicuratosi di essere tutto intero e capace di stare in piedi, fu cercare il suo gemello2. Fu alquanto difficile riacquistare l’equilibrio, essendo quasi sepolto vivo da cumuli e cumuli di scatole e pergamene contabili, ma il terrore lo aiutò a sconfiggere anche la gravità stessa e, in men che non si dica, si ritrovò a pochi passi dal corpo tramortito di George, a pochi metri di distanza. Ad una prima analisi non gli sembrò ferito gravemente, doveva aver perso i sensi a causa di un colpo sulla testa, proprio dove un segno rossastro stava iniziando ad assumere tinte non molto raccomandabili.

Respirava, tanto gli bastava.

Assicuratosi che il gemello stesse discretamente bene, iniziò a muoversi verso la parte frontale del negozio, mosso dalla volontà di capire cosa fosse appena successo e, soprattutto, terrorizzato all’idea dei danni che potevano essere stati provocati nella zona commerciale del locale, fortunatamente vuota a causa della chiusura settimanale. Che l’attacco fosse caduto di giovedì, il giorno dopo che lui era stato via con Hermione, aveva quasi dell’assurdo, tanto era stato fortunato. Non si sarebbe perdonato l’essere stato lontano per una situazione del genere.

Il “Tiri Vispi Weasley” era stato incantato contro le vibrazioni forti il giorno stesso in cui lui e George avevano acquistato quel piccolo locale a Diagon Alley. All’epoca si erano detti che fosse solo intelligente, da parte loro, andare a limitare i danni che loro stessi, durante degli esperimenti, avrebbero potuto procurare. E probabilmente era stato quello l’unico motivo per cui, mente fuori dalle vetrate si scatenava l’inferno, l’interno del negozio era pressoché intatto3. Solo pochi articoli erano effettivamente caduti dagli scaffali e le puffole pigmee erano per la maggior parte scappate dalla loro vaschetta per nascondersi sotto il registro di cassa, accumulandosi in pile disordinate e colorate che chiunque avrebbe potuto scambiare per pupazzetti informi ma morbidissimi. Da dove si trovava lui, così come nel retro, era impossibile sentire le urla che giusto oltre la soglia sbarrata si stavano accumulando, alzandosi al cielo come un grido d’orrore e paura.

Qualcosa dentro di lui scattò.

Quello non era certo il momento per restare lì, immobile e potenzialmente al sicuro3, mentre centinaia di persone fuggivano ed urlavano senza avere la più pallida idea di cosa fare. Con uno scatto, tornò nella zona riservata al personale, tirò suo fratello nel punto più riparato ed iniziò a dargli degli schiaffi non proprio leggeri, troppo ansioso per mettersi a cercare la bacchetta che doveva essergli caduta durante l’esplosione.

«Georgie?» chiamò, quando lo vide strizzare gli occhi, sorridendo infine sentendolo inspirare bruscamente e tirarsi a sedere alla velocità della luce.

«Fred! Oh, sei qui. Cos’è successo? Tu stai bene? È esplosa la pozione che stavamo sperimentando? Non può aver provocato così tanti danni!» sbottò, cercando di guardarsi intorno ma fermandosi con un gemito di dolore dopo essersi mosso con troppa fretta. Tornando a sdraiarsi, si portò una mano alla fonte, accettando la mano che Fred gli offrì per calarsi lentamente sul pavimento. «Questa volta non la passeremo liscia con il padrone di casa».

Sollevato nel sentire il gemello talmente lucido, gli intimò comunque di non muoversi con un gesto brusco. «Qualcosa è esploso a Diagon Alley, fuori c’è una bolgia infernale. Tu adesso resti qui, io vado a cercare di capire cosa accidenti è successo» lo avvisò, rialzandosi ed iniziando a cercare seriamente la sua bacchetta. La trovò dopo qualche istante sotto uno scaffale rovesciato. Voltandosi, si ritrovò l’occhiata accigliata di George puntata addosso e, senza neppure lasciargli il tempo di parlare, anticipò la risposta che avrebbe comunque ricevuto. «Tu non verrai. Ti sei appena ripreso, non abbiamo idea di quanto forte sia stata la botta in testa. Cerca di tranquillizzarti e poi manda subito un patronus a tua moglie, che è incita e probabilmente morirà d’ansia non appena saprà. Io non mi allontanerò».

«Col cazzo» fu la serafica risposta di George che, incurante dell’avvertimento del fratello, riprovò ad alzarsi in piedi, ritrovandosi tuttavia a barcollare e ricadere sul posto come un pesante sacco di patate. «D’accordo, io resto qui, ma ci resterai anche tu! Ti concedo di arrivare fino alla porta d’ingresso e mettere al riparo quante più persone riesci, se ti sembrerà che il pericolo sia ancora imminente» lo avvisò, puntandogli contro un indice tremante. «Non scherzo, Fred, giuro che verrò a riprenderti per i capelli se ti metterai a rischio, anche se dovrò trascinarmi con il passo della Salamandra!».

Fred ghignò, alzando gli occhi al cielo. Quello era il passo che avevano brevettato nelle loro varie fughe dal professore di turno intenzionato a metterli in punizione. La sua ilarità, tuttavia, vacillò ricordando quanto improbabile fosse che George potesse davvero ricorrere a quella mossa: il suo equilibrio, dopo la perdita dell’orecchio, era stato compromesso in modo quasi irrimediabile. Era già miracoloso che riuscisse a stare in piedi su due gambe4.

Era inidoneo alle Banshee, ricordò, sentendo nuovamente l’ondata di irritazione colpirgli la bocca dello stomaco, facendogli saggiare il sapore acido della bile.

Rassicurarlo gli venne naturale, mentre balzava verso la zona frontale del negozio, bacchetta in una mano e l’altra già immersa nella tasca dei jeans per ritrovare il suo vecchio specchietto. «Non preoccuparti, so cosa faccio» urlò, scavalcando un gruppo di puffole e spalancando con una spallata la porta d’ingresso, proprio un attimo dopo aver trovato finalmente ciò che stava cercando.

Il Supervisore rispose non appena lui chiamò e per poco non perse il contatto a causa del caos improvviso che lo circondò, ormai giunto sulla strada. «Wezly!» lo sentì urlare, il forte accento tedesco ancora più marcato a causa dell’evidentissima ansia. «Penzavo tu non chiamavi mai! Cosa sta succedendo a Diagon Alley?» gli domandò, alzando esponenzialmente il tono della voce. 

Fred si guardò per un momento intorno, cercando di comprendere qualcosa in tutto il caos che lo circondava. «Credo ci siano state minimo due esplosioni, una vicino al Ghirigoro e l’altra, la più forte, davanti alla Gringott. Ci sono moltissimi feriti, temo che anche i morti saranno parecchi» avvisò, seguendo con lo sguardo una ragazzina che non avrebbe potuto avere più di diciotto anni inciampare e strisciare via con il terrore negli occhi. Doveva aver appena finito Hogwarts, proprio la stessa età che lui aveva quando la Guerra era caduta sulle sue spalle e su quelle di tutti i suoi amici e fratelli.

«Miei agenti sono in arrivo, tu vai a vedere cosa puoi scoprire in frattmpo, ma non farti notare da Auror, tu non zei Banshee» lo ammonì l’uomo, fulminandolo dall’altra parte dello specchietto con i suoi minuscoli occhietti di un azzurro annacquato. Il suo tono di voce sembrò tremolare leggermente alla fine, probabilmente per l’irritazione.

Dopotutto, non era mai successo che qualcuno rifiutasse la sua proposta con una strillettera pernacchiante.

Ancora si chiedeva per quale assurdo motivo avesse accettato di renderlo un collaboratore esterno, piuttosto che limitarsi a cancellargli la memoria e togliere di mezzo il problema come probabilmente erano soliti fare con tutti i soggetti non idonei. Hermione aveva detto che il motto delle banshee era “Tieni gli amici vicino, ma i nemici ancora di più”, cosa che poteva giustificare il disgustoso numero di psicopatici che potevano essere conteggiati fra le loro fila. Anche Fred era da considerare fra questi? Troppo utile e pericoloso per restare ignaro di tutto, ma non abbastanza coraggioso da accettare la proposta? I suoi pregi dovevano necessariamente superare i suoi difetti.

«Vado a dare un’occhiata, ma credo che gli Auror siano già arrivati» avvisò il gemello, chiudendosi la porta alle spalle per assicurarsi che nessuno potesse entrare e fare del male a George – se non l’aveva seguito nonostante tutto, doveva stare più male di quanto non avesse immaginato – ed avviandosi allora controcorrente rispetto alla folla terrorizzata. La bacchetta che teneva in pugno sembrava notevolmente più calda, quasi avesse percepito il pericolo e volesse mantenerlo più all’erta possibile. Qualcuno, come lui, stava cercando di raggiungere il centro delle urla: un paio erano Auror colleghi di Harry, altri erano probabilmente giornalisti ed era assolutamente certo di aver notato un Indicibile sparire fra le ombre con aria preoccupata. Il Ministero si era già messo in moto, ma lui non dubitava del fatto che, nonostante il Supervisore lo avesse avvisato del prossimo arrivo delle sue squadre, alcune Banshee fossero già sul posto.

Erano come dei bravi battitori: sempre nel posto giusto al momento giusto.

Una bambina, poco lontana da lui, inciampò nella sua fuga, rovinando al suolo con un tonfo sordo. Aveva dei grandi occhi verdi velati di lacrime, i capelli castani disordinati a causa della fuga. Intorno a lei, uomini e donne terrorizzati continuarono a correre, incuranti di quello scricciolo in difficoltà e sul punto, più di una volta, di schiacciarla. Fred scattò in avanti, afferrandola per le spalle un attimo prima che un uomo parecchio avanti con l’età le rovinasse malamente addosso e salvandola, fortunatamente, da quella che avrebbe rischiato d’essere la sua morte. La strinse al petto, incurante delle urla belluine del Supervisore che ancora era in collegamento tramite lo specchietto tornato in tasca, e si spostò velocemente verso il bordo della strada, nascosto dietro dei barili che erano rimasti al loro posto grazie ad un incantesimo di protezione simile a quello che lui e George avevano scagliato contro i Tiri Vispi.

Era stranamente familiare e la cosa lo stava terrorizzando.

«Voglio la mia mamma» stava mormorando la bambina, scossa dai singhiozzi, nascondendosi contro il petto del mago come se non avesse più voluto vedere ciò che la circondava. «Voglio tornare dalla mia mamma» pianse più forte, tremando come una fogliolina.

«Va tutto bene, piccoletta» provò a tranquillizzarla, dandole qualche pacca amichevole fra i capelli in un blando tentativo di conforto. Lui non era bravo con i bambini tanto piccoli. Mai stato bravo. Preferiva giocarci e poi rimandarli dai genitori una volta finito il divertimento. Ma in quel momento non aveva molta scelta, no? Non c’era altro che potesse fare, se non ingoiare la sua ansia e fare del suo meglio. «Puoi dirmi il tuo nome, uhm? Così posso aiutarti a trovare la tua mamma».

«Freddie, dov’è Percy? Percy salva la mamma!».

Con orrore, Fred realizzò di ritrovarsi faccia a faccia con la figlia di Audrey Runcorn5.

Audrey, la fidanzata di Percy e ragazza madre.

Che lavorava alla Gringott.

«Cazzo».

 

Aveva appena fatto in tempo a riportare la bambina al sicuro nel negozio, tirando con sé due donne con bambini piccoli ed un ragazzo che avrebbe dovuto avere più o meno la sua età che era stato ferito alla testa, quando George sbucò da oltre la porta che separava le due zone del locale, pallido ma fortunatamente sulle sue gambe. Non guardò nessuno, correndo davanti a lui, la bimba tremante ancora fra le braccia. Non gli disse nulla, perché non fu necessario. Il viso già sbiancato di George variò verso una tonalità verdognola, avvicinandosi per stingere la spalla del gemello.

«Sta bene?» chiese, ansioso, facendo per allungare la mano per sfiorarle la piccola schiena ma fermandosi a metà strada, terrorizzato. «Dov’è sua madre?» aggiunse, in un sussurro spaventato. Entrambi avevano in mente, con buone probabilità, il modo a dir poco disperato con cui Percy aveva reagito alla morte di Ron. Se avesse perso anche Audrey, l’unica capace di tirarlo fuori dalla spirale di disperazione che l’aveva quasi portato sull’orlo del baratro, non sarebbe sopravvissuto. Non poteva perderla. Non potevano, non quando la bambina stretta al petto di Fred piangeva e cercava inutilmente sua madre.

«Ho trovato la piccola a qualche metro di distanza» sussurrò Fred, cullandola leggermente e sperando di poterla calmare. «Ci sono state almeno due esplosioni e una certamente alla Gringott. Prendi lei, io torno a cercare Audrey» spiegò, velocemente, alzando gli occhi al cielo quando George lo fissò come se fosse impazzito. «Non fare così, sappiamo entrambi che devo andare, prima che Percy si precipiti qui come un animale impazzito. Mandagli un Patronus, digli di venire in negozio, sono sicuro che la piccola si fidi di più e probabilmente il potersi rendere utile gli impedirà di dare di matto subito».

George scosse il capo, decisamente poco convinto, lanciando nel frattempo uno sguardo alle altre poche persone che erano al sicuro nel negozio. C’erano altri bambini che piangevano ed il ragazzo non aveva ancora smesso di sanguinare. Dovevano essere aiutati. «Freddie, tu non sei un Auror. Cosa credi di fare, arrivare lì e confonderti in mezzo a loro?».

Quasi richiamato dalla situazione, lo specchietto usato dal Supervisore iniziò a vibrare nella tasca del gemello. Avevano bisogno di lui? «Georgie, prendi la bambina e fidati di me. Non mi metterò in pericolo, me la sono sempre cavata e continuerò a farlo» lo rassicurò, con un tono decisamente più autoritario. Stare così spesso a contatto con le Banshee, seppur per brevi periodi, lo aveva aiutato a tirare fuori il Malocchio Moody che era in lui. «Avverti Percy e prenditi cura di loro. Non far entrare troppa gente finché loro non saranno al sicuro, non possiamo sapere chi ha causato le esplosioni, il rischio è troppo grande» sbottò, piegandosi di lato così da lasciargli sufficiente spazio per prendere la piccolina.

Il modo in cui George lo guardò sembrava promettere una lunga discussione, una volta risolto quel problema. Fino a quel momento aveva potuto nascondere quella parte della sua vita, ma non c’era modo di tenere a lungo quel segreto, non quando era evidente a lui stesso che il vecchio Fred non si sarebbe mai buttato nella mischia da solo. Ma il vecchio Fred era morto nel momento stesso in cui Hermione era entrata a far parte delle Banshee.

«Vieni, Eddie» mormorò il gemello senza un orecchio, staccando la piccola tremante dal fratello, seppur con molta difficoltà. Il modo in cui lei chiamava sua madre era sufficientemente disperato da spezzare il cuore dei due. «Sta’ attento e se non la trovi torna subito qui».

Fred annuì quando già era ad un passo dalla porta. Ancora una volta, la voce del Supervisore lo raggiunse quasi contemporaneamente alle urla della folla spaventata.

«È Obscurus, le zquadre è arrivate».

 

 

 

 

 

» Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

 Capitolo FredCentrico, perché io lo amo e volevo dare più spazio a lui ed a Georgie.

Fred non è morto ed è molto utile, qualcuno dovrebbe dirlo alla Rowling, con Ron fuori dai piedi si sta molto meglio, non è vero?

#SaveFred

 

 

Punti importanti:

 

» * - O Morte/ beh io sono la Morte, niente può essere superiore/ Aprirò le porte del Paradiso o dell'Inferno/ Oh Morte/ Oh Morte/ Il mio nome è Morte e la fine è qui. Ahah direttamente da Supernatural, perché ancora non c’erano stati riferimenti. Soprattutto perché la bambina mi fa pensare tantissimo alla prima “incarnazione” di Lilith, il primo demone.

 

» 1 – Per chi non l’avesse capito, la bambina che è diventata Obscurus è anche la stessa bambina Hocrux che Harry vede nel suo sogno, nei primi capitoli. Tiresias ha convinto Voldemort a “sfruttarla” così da avere un bambino estremamente magico da poter utilizzare per i suoi scopi.

 

» 2 – Qualcuno mi aveva chiesto, in un commento, se Fred avesse davvero rinunciato al suo ruolo nelle Banshee per colpa di George. La risposta è , perché la relazione che esiste fra gemelli è completamente su un altro livello, specialmente quella fra Fred e George. Si tratta di un legame spirituale più che biologico, Fred preferirebbe sapere il fratello al sicuro e non se stesso. L’aver mantenuto il segreto riguardo la sua collaborazione con le Banshee l’ha torturato per anni.

 

» 3 – Piccola spiegazione: Fred e George, con i loro esperimenti, tendevano a far saltare in aria mezza stanza. Per evitare di dover sempre ricostruire tutto e dar spiegazioni ai vicini hanno lanciato una specie di incantesimo ammortizzatore sul negozio: tutte le vibrazioni esterne (suono, esplosioni ecc…) non vengono sentite all’interno e viceversa. L’incantesimo è fatto in modo tale che, quando il negozio è “chiuso”, soltanto i gemelli possano aprire la porta d’ingresso, per questo motivo nessuno si è precipitato all’interno, se non invitato direttamente da Fred. Perché non ha invitato tutti ad entrare e mettersi al sicuro, se non soggetti scelti personalmente? Perché Fred e George sono stati “addestrati” da Malocchio Moody. Vigilanza costante.

  

» 4 -  George non è stato scartato dalle Banshee perché stava antipatico al supervisore. Per quanto la Rowling non abbia detto nulla sulle sue condizioni, la magia nera che gli ha strappato via l’orecchio ha danneggiato permanentemente il suo equilibrio, oltre che l’udito. Uno dei più grandi battitori della storia di Grifondoro oggi non può neppure stare su una scopa senza cadere giù. È una cosa molto triste ed è il principale motivo per cui Fred non parla mai di Quidditch, se può evitarlo.

 

» 5 – Avevo già accennato alla fidanzata di Percy. Sì, so di uscire dal Canon dandole una figlia che non si chiami Molly o Lucy, ma lasciatemi la licenza. La bimba mi serve (ed il nome Edelweiss mi piaceva troppo per non usarlo, shhh).

 

 

Il povero Georgie non ha idea di cosa cazzo stia succedendo, aiutatelo. 

 

 

 AVVISO:

Poiché in questa settimana (in realtà domani, il 25) ci sarà il mio compleanno, seguito da altri tre in famiglia, la settimana prossima non ci sarà l’aggiornamento! Tuttavia, e questo vale per chi mi segue dalla mia prima ff, potrebbe arrivare qualcosina collegata all’universo de Lo Specchio. Qualcosa con i piccoli Granger-Malfoy, perché ho iniziato a buttare giù qualcosina su Alexander e Vivian Malfoy, Albus Potter e Lucretia Goldstein, con possibili apparse degli altri. Ma è tutto moooolto ipotetico!

Per chi volesse dare uno sguardo:

QUI troverete la long fic da cui tutto ha origine (ed a cui ho fatto mille riferimenti, troverete anche la prima versione del Dottor Crave).

QUI troverete la seconda breve long che segue, in cui appaiono altri personaggi importanti (e che riprende il ciclo arturiano, perché io sono pazza).

QUI invece troverete la one shot in cui appaiono già i ragazzi citati (Alexander Malfoy, Albus Potter, Vivian Malfoy e Lucretia Goldstein), oltre che una negromante in azione.

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Marne