Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: Lory221B    07/08/2017    6 recensioni
Raccolta di storie di genere mistery/thriller
Prima storia: "Amnesia" John Watson si sveglia all'ospedale senza ricordare nulla del suo passato.
Seconda storia: "Il Gatto Nero" (liberamente ispirata dal racconto di Edgar Allan Poe). Sherlock e John ricevono la visita di un gatto e strani avvenimenti accadono nell'appartamento dei vicini.
Terza storia: "Il reparto" Sherlock deve affrontare il suo problema finale
[light!johnlock]
Genere: Angst, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il Reparto


Una goccia d’acqua cade dal soffitto e atterra sul pavimento con un tonfo più forte di quanto ci si aspetterebbe da una goccia d’acqua, segno che probabilmente sono stato drogato.

La luce è lieve, il materasso molto duro e la stanza ha l’aspetto di un ospedale psichiatrico. Anzi, ha esattamente l’aspetto di un ospedale psichiatrico. Mi metto a sedere a fatica, mentre d’istinto una mano passa sulla mia nuca per massaggiarmi la testa e scopro con orrore che mi sono stati tagliati i capelli. Sono corti, circa tre centimetri, non di più.

Ho addosso una maglietta azzurra e un paio di pantaloni grigi di tuta, non ci sono altri indizi, nessun segno di violenza, nessun livido. Come sono stato portato qui e perché?

Vedo un’ombra dietro la porta, due piedi che bloccano il passaggio della luce del neon. I piedi diventano velocemente quattro e sento bisbigliare. Vorrei avere tutti i miei sensi al massimo livello, invece sono lento, non riesco a nemmeno a capire dove sono né a ricordare quanto sia accaduto.Vorrei alzarmi in piedi e prepararmi all’imminente apertura della porta della stanza dove mi sono svegliato ma in questo momento non sono nemmeno sicuro che le gambe reggerebbero il mio peso.

Si apre la porta e un uomo in giacca e cravatta e camice medico si affaccia nella stanza, seguito da una donna bionda, in evidente stato di agitazione. Ho la sensazione di averli già visti ma non riesco a ricordare quando, i miei ricordi sono offuscati come nebbia nella brughiera.

« Allora signor Holmes, oggi sarà più collaborativo o spaventerà di nuovo a morte le infermiere? » l’uomo mi rivolge un’espressione di biasimo, prima di fare un cenno nei confronti della donna che timidamente si avvicina a lui.

« Chi siete? » rispondo con un tono che vorrebbe essere duro ma la mia voce esce come ovattata. Vorrei urlare, sono impotente, bloccato in una situazione che non riesco a capire, in balia di persone mai viste e senza alcun ricordo degli ultimi giorni.

« Signor Holmes, ancora? Oh Santo Cielo. Heather, puoi prendermi una sedia? Sarà una cosa lunga » l’uomo prende con noncuranza gli occhiali dalla tasca del camice e inizia a leggere la cartella che la donna chiamata Heahter gli  passa prima di sparire alla ricerca di una sedia.

« Ho detto, chi siete? Chi è lei e perché mi trovo qui? » ripeto, stancamente.

« Va bene, ricominciamo. Io sono il dottor Sheehan e lei e qui perché soffre di una grave forma di psicosi »

« Cosa? »

« Lei ciclicamente mi pone questa domanda, chi sono? Perché sono qui? E come da sette anni a questa parte le rispondo sempre la stessa cosa: lei è William Holmes e abbiamo il piacere di ospitarla alla Clinica Psichiatrica di Northumberland dal 2010 »

Il mio silenzio sbigottito a quell’assurdità è quasi un urlo nella quiete del posto dove mi trovo.

« Non è divertente »

« Infatti non lo è. Quando suo fratello Mycroft l’ha fatta ricoverare qui, sperava avremmo avuto più successo, invece la sua psicosi non fa che peggiorare. Quindi eccoci qui, anche oggi, a sperare in una sua presa di coscienza, com’era avvenuto nel 2012, quando non era ancora sceso in profondità nella sua fantasia »

« La smetta » rispondo stizzito; se è uno scherzo di Mycroft non è divertente, se è qualcos’altro non so cosa possa essere ma devo trovare il modo di uscire. Il dottore non sembra così forte, appena riuscirò a stare di nuovo in piedi lo atterrerò con facilità, il problema è non sapere cosa c’è fuori dalla porta e non riesco a dedurlo.

« Se sta pensando nuovamente di scappare, posso ricordarle che l’ultima volta ha fatto seriamente del male ad alcune delle infermiere? Di questo passo dovremo aumentarle la dose dei medicinali »

Medicinali, ecco cos’è quella sensazione di secchezza in bocca, non droga ma qualcos’altro che sta rallentando le mie funzioni.

Il dottore emette un sospiro frustrato « Signor Holmes, so a cosa sta pensando ma lei non è un genio, è un uomo ordinario che si è inventato un’incredibile realtà alternativa perché non riusciva più  a vivere nella solitaria quotidianità »

Mi sfugge una risata, forse sto soltanto sognando tutto e presto mi sveglierò a casa. E’ più probabile che abbia abusato di qualcosa e queste allucinazioni siano davvero più vivide di quanto mi sia mai capitato prima. Devo solo resistere fino alla fine dell’effetto drogante, mi è già capitato prima di essere così fatto da immaginarmi le persone, è probabile che c’entrino con un caso o con qualcosa che ho notato e non riesco a mettere a fuoco. Devo solo rallentare il battito accelerato di un cuore sottoposto a troppe sollecitazioni.

« Vedo che si è calmato, molto bene. Come le stavo dicendo è qui dal 2010. Si ricorda perché? »

« Me lo dica lei » rispondo annoiato, appoggiando la testa all’indietro contro il muro, mi sembra di esplodere.

« Da un giorno all’altro ha iniziato a raccontare di essere un consulente investigativo, di aver inventato questa professione »

« E’ proprio così, l’ho inventata io » commento frustrato dall’ottusità della mia allucinazione.

« Certo, così ha lasciato il suo lavoro alla facoltà di chimica. Il suo capo, Gregory Lestrade, rimase sconcertato dalla scenata che fece mentre buttava le sue cose in una scatola »

« Lestrade il mio capo? Questa allucinazione diventa ogni secondo più comica »

« Così ha compensato la sua necessità di essere speciale. Ad una professione inventata adatta ad un genio  ha aggiunto un nome inesistente: Sherlock. Ma dopo un po’ ha cominciato a sentire la mancanza di contatti umani, così ha inventato John Watson »

Un lampo di fastidio, c’è un limite alle assurdità che qualcuno, anche una visione, può propinarmi.
Il dottore sorride, sprezzante « John Watson, l’amico perfetto, fedele, leale, onesto, ha sparato ad un tassista solo per salvarle la vita »

« Come, come fa a saperlo? » chiedo, con un filo di panico nella voce. Non lo sa nessuno, nemmeno Mycroft.

« Lo so perché è una storia che ci ha raccontato tante volte »

Idiota, non è una persona reale, è una visione, una mia allucinazione e per forza sa tutto quello che so io.

«E’ evidente che una persona così paziente non può esistere davvero » Continua, ostinato.

« Dottore » e sottolineo la qualifica con una risatina sprezzante « John non è sempre così paziente »

« Perché un John Watson dovrebbe sopportarla, onestamente? Lei lo maltratta, lo usa per i suoi esperimenti, gli da costantemente dell’idiota, dimostra scarsa stima ed è anaffettivo nei suoi confronti. Perché mai una persona come John dovrebbe volerle bene? O di più, lei vorrebbe che l’amasse, non è vero? »

Resto in uno stupido silenzio, sbatto più volte le palpebre ma non riesco a formulare una risposta coerente, in effetti non ho mai capito perché John abbia fatto questa scelta, ho sempre scherzato su quanto fosse matto a seguirmi e in cuor mio mi sono sempre illuso che fosse per quel qualcosa in più che soltanto io potevo dargli, ma non ho mai avuto il coraggio di parlarne apertamente.

« Insomma » continua il dottor Sheehan « Le pare che l’adrenalina sia sufficiente per seguirla come un cagnolino, senza mai protestare per i suoi metodi? »

« Come le ho già detto, John… »

« Cosa? Protestava? Di quando stiamo parlando, prima o dopo del suo ritorno nella realtà? »

Mi siedo più vicino al bordo, stranito, confuso, la testa galleggia ma il dottore non cambia espressione.

« Si ricorda il 2012? Aveva lasciato quel suo straordinario mondo fatto di casi, amici, incredibili capacità deduttive e artistiche, per tornare qui, nella realtà. Mycroft era molto contento, per ben due anni ha vissuto di nuovo semplicemente come William Holmes »

« Il salto dal tetto? » chiedo, quasi meccanicamente.

« Esatto signor Holmes, ha detto addio a quella falsa realtà, “il suicidio di un falso genio” l’aveva definita. Poi, però, la psicosi si è ripresentata » afferma mesto mentre mi trovo a respirare a fatica, quasi dolorosamente, come se avessi ricevuto una serie di colpi nel petto.

« La smetta, è assurdo »

« E’ assurdo? Tutti quei personaggi straordinari: la padrona di casa sposata con il capo di un cartello della droga, la dominatrice del sesso, il genio criminale che la sfida, che si suicida davanti ai suoi occhi e lei che lascia il suo prezioso John guardarla morire. Le sembra possibile? »

Alzo lo sguardo e mi sembra tutto così assurdo raccontato in quel mondo. Di solito leggevo il mondo filtrato dal blog di John, così romantico e avventuroso e mai mi era passato per la testa che potesse essere anche assurdo.

« Non è più probabile che lei abbia inventato John, l’amico ideale? Lei era solo, senza nessuno, incapace di avere amici ed ecco che nel giro di qualche ora incontra un ex medico militare che accetta immediatamente di diventare suo coinquilino. Chi mai lo avrebbe fatto? »

« John è speciale, lui… »

« Lui cosa? Lo sa anche lei che non può esistere, infatti quando è ripiombato nella sua psicosi John era diverso, vero? Baffi, moglie, l’ha presa a pugni quando è tornato, no? Lei avrebbe potuto bloccarlo con facilità, nella fantasia conosce il karate, invece ha lasciato che la colpisse. E’ un segno, è il modo che ha la sua testa per farle capire che quella realtà è falsa. John, l’amico fedele che la prende a pugni, che sposa un’altra. Tutto è precipitato poi, no? Ha provato di nuovo a tornare qui, solo per dieci giorni, lo ricorda? »

« Dieci giorni? Il carcere dopo Magnussen » mi trovo a rispondere, come se non fossi più in grado di tenere i miei pensieri per me.

Il dottore sorride, ma non riesco a capire che tipo di sorriso sia, la mia mente è in tilt. Sento il bisogno di piangere e non so nemmeno il perché.

« Già, poi di nuovo un tuffo nella fantasia, sempre più assurda. La morte della moglie di John, un serial killer miliardario, il suo migliore amico che la prende a calci e pugni. Cosa ha provato? Sa perché è qui cosciente? Perché quella realtà non le piace più »

Ad ogni parola ho dei flash, Mary che cade a terra morta, io che per caso trovo un busto di Margareth Thatcher, John che mi vuole lontano, John che mi butta a terra, John che non si ferma finché non viene bloccato dagli inservienti.

« Io non… »

« Baker Street è saltata per aria, ha riportato traumi? » Butta lì il dottore ed io comincio nervosamente a controllarmi, nella speranza di trovare qualche segno, qualcosa che dimostri che non sono pazzo che è successo tutto davvero, tutto, anche… « Eurus, lei… »

« Chi è Eurus signor Holmes? Una nuova parte della fantasia? »

Se potessi vedermi da fuori, credo che starei fissando due occhi spenti e vuoti, incapaci di distinguere la realtà dalla finzione. Le lacrime, quelle che prima sentivo pizzicare ora scendono senza remore.
Vorrei gridare il nome di John ma ho la sensazione che nessuno accorrerebbe; ha ragione il dottor Sheehan, è molto più probabile quello che sta dicendo.

« La lascio un po’ riflettere, vuole? Quando vorrà parlare basterà premere il pulsante vicino la porta, d’accordo? »

Il pulsante vicino alla porta, un tasto bianco e tondo che prima non avevo nemmeno notato. Prendo alcune boccate d’aria mentre il dottore si alza lasciandomi lì, sul letto, con una luce fioca a farmi compagnia e la goccia che nuovamente cade dal soffitto a sbeffeggiarmi. Sembra tutto così assurdo e così probabile, una vita inventata, un amico inventato.

« John… » mormoro, chiedendomi quante possibilità ci fossero di trovare un amico come lui, non era mai successo in trentaquattro anni di vita « Non era vero, non era reale... »

Afferro la mia testa con entrambe le mani, la sento scoppiare. I capelli così corti mi infastidiscono e sono quasi preoccupato di non riconoscere la mia immagine riflessa in un specchio, se solo ci fosse una superficie riflettente nella stanza.

Mi metto disteso, solo, spaventato, infreddolito.

**** * ****
Rumori, forti, seguiti da una serie di spari. Mi sveglio di soprassalto completamente sudato, cercando di focalizzare se sono ancora in quella stanza psichiatrica o di nuovo a Baker Street.

Pareti bianche, luce fioca, sono ancora nella clinica “di Northumberland”. Stupido!  Come ho fatto a non notarlo? Quinto fucilieri di Northumberland, lo ripeteva così orgoglioso il mio John. Ho un conato di vomito al pensiero di avere una realtà che non esiste nella testa, quando qualcuno tenta di buttare giù la porta della mia stanza. Cerco di concentrarmi ma non riesco, è tutto così buio. La porta si spalanca e non ho nemmeno il tempo di mettere a fuoco la figura che vengo travolto da un abbraccio.

« Sherlock, Sherlock. Stai bene? »

Mani gentili ma forti iniziano a controllarmi, mentre io non assecondo alcun movimento, non so di nuovo cosa stia succedendo, dove io sia.

« Sherlock, guardami. Cosa ti hanno fatto? » E’ John, credo sia John. La sua voce è strana, preoccupata, leggermente incrinata. Perché dovrebbe esserlo? Secondo Magnussen non sono nemmeno tra i suoi punti deboli.

« Sherlock! »Ci guardiamo ed è come fissare il nulla « Cristo, mi dispiace se ci abbiamo messo tanto tempo ma non sapevamo dove ti avessero portato. Tuo fratello per fortuna ha rintracciato questa proprietà appena fuori Londra, ma immagino lo avrai già capito, vero? »

Sento entusiasmo nella sua voce, mentre dolcemente mi accarezza la nuca. Perché non dice niente dei capelli?

Un altro uomo entra nella stanza, sento di nuovo la testa scoppiare, un dolore forte alle tempie.

« Greg, credo lo abbiano pesantemente drogato »

« Sì, Mycroft ha detto che potevano aver usato qualcosa di sperimentale. Meglio che giriamo con un fazzoletto su bocca e naso, John. Sono stati arrestati tutti comunque »

« Ottimo. Hai sentito, Sherlock? Come a Baskerville. E’ per questo che sei strano. Più del solito » Credo stia cercando di farmi ridere ma non posso ignorare il rimando a Baskerville. Come può esistere una base governativa segreta dove fanno esperimenti su conigli fluorescenti?

Sento i loro sguardi trafiggermi, mentre John mi aiuta ad alzarmi. Ora so cosa devo fare, tutto questo deve finire.

**** * ****
Ho chiesto di essere portato a quella che dovrebbe essere casa mia, Baker Street, rifiutando ogni ulteriore cura medica. Nessuno ha fatto storie, altro segnale evidente di una realtà che non esiste, non è possibile che tutti sorvolino sulla mia necessità di essere portato in ospedale solo perché mi comporto da ragazzino viziato.

John sale con me, vorrei chiedergli dove sia Rosie ma è una domanda superflua, presto questa realtà sarà solo un ricordo. Mi incammino stanco verso la mia camera mentre John mi grida dalla cucina che preparerà un tè, come se fosse la soluzione ad ogni cosa.

Ripercorro il corridoio al contrario, con un peso in più e mi preparo a risolvere finalmente la questione, il mio problema finale.

« Eccoti, vuoi latte o… Sherlock? » c’è paura nei suoi occhi e quasi mi viene voglia di desistere, di stare ancora un po’ con lui in questa fantasia, dopotutto le cose sono un po’ migliorate tra noi negli ultimi tempi.

« Sherlock, perché mi stai puntando una pistola? »

« Mi dispiace ma non posso andare avanti con questa follia »

« Sherlock, abbassa la pistola. Sei stato drogato, ne risenti ancora. Non so cosa ti abbiano indotto a pensare ma… »

« No, John. Basta è colpa tua, sei tu che mi trascini ancora qui »

« Non so di cosa tu stia parlando ma hai ragione, è colpa mia »

Le mie labbra tremano e di nuovo sento gli occhi pizzicare. Anche la mia mano che stringe la pistola trema appena. E’ tutto troppo forte, troppe emozioni, troppo tutto.

« Sherlock mi dispiace per tante, troppe cose. So che ho fatto tanti sbagli ma adesso sono qui, per rimanere. Se pensi che la tua vita sarebbe migliore senza di me posso capirlo. Per salvarmi sei stato lontano due anni e ci ho messo molto ad accettare che non potevi fare diversamente. Hai sparato ad un uomo a sangue freddo e hai rischiato l’esilio per questo. Ti ho accusato di aver ucciso mia moglie, ti ho picchiato… » si interrompe, un attimo, prende fiato appena « Significhi tanto per me e c’è Rosie che ha soltanto noi due »

La mia mano continua a tremare ma non posso lasciare la pistola, non posso.

« Sherlock, siamo noi due, ricordi? Noi due contro il resto del mondo »

Quella frase, quelle parole. E’ vero, è così, se sono fuggito dalla realtà è perché faceva schifo e non avevo nessuno e tornare lì non avrebbe senso. Abbasso lentamente il braccio e John tira un sospiro di sollievo, troppo prematuro perché rapido la porto alla mia testa.

« Sherlock, smettila. Non so che droga abbiano usato ma ti ha dato delle allucinazioni pesanti o non so cosa. Tu non vuoi morire, piuttosto spara a me. Non posso pensare di vivere senza di te. Ti porto in ospedale, d’accordo? Non… non ti sembra una reazione esagerata per un taglio errato di capelli? »

Abbasso il braccio, stranito dalla domanda ironica in una situazione del genere. Possibile che abbia imparato da me? E' un attimo prima che John mi atterri lanciando lontano la pistola. Eccolo il soldato, l’uomo che ho imparato ad amare negli anni senza alcuna speranza.

« Mi dici cosa è successo in quel posto? Cosa ti hanno indotto a credere quei maniaci? » cerca di sembrare tranquillo ma la forza con cui mi blocca i polsi con le mani e con cui stringe le gambe attorno al mio busto fanno pensare a tutto fuorché ad una persona rilassata.

« Che era tutto finto, che non era vero »

« Cosa? »

« Io non sono un genio, voi non esistete… »

« Wow, se sono riusciti a farti credere di non essere un genio voglio sapere che droghe hanno usato » ride e la risata è contagiosa. Ora che lo guardo bene, ogni sfumatura di grigio nei capelli, ogni piccola ruga, trovo a chidermi come ho potuto pensare che non esistesse? E’ John, è il mio conduttore di luce, nemmeno nelle mie più incredibili fantasie avrei potuto immaginare una personalità complessa come quella del dottor Watson.

« Perché non ricordo niente di come sono finito lì? »

« Non posso aiutarti più di tanto, mr “indago da solo” Holmes. Mi hai scritto che avevi una pista per trovare gli ultimi affiliati della rete di Moriarty e poi il nulla. Forse hanno pensato che fosse divertente friggere il tuo prezioso cervello » sorride e rilascia un po’ la presa; sa che sono ancora debole ma sa anche che potrei reagire in qualunque momento. Perché ti fidi così tanto di me, John?

« Moriarty, ecco perchè sapevano tante cose della mia vita » ora tutto inizia ad avere un senso, farmi credere di essere pazzo sarebbe stata una vendetta che Moriarty avrebbe trovato divertente.

« Cosa facciamo, Sherlock? Restiamo in questa posizione finché non riacquisti il senno? »

Mi trovo stupidamente ad arrossire e per un attimo vedo la sicurezza di John vacillare; mi guarda a lungo prima di azzardare ad avvicinarsi con il viso al mio « Sherlock, parlavo sul serio prima. Non posso vivere senza di te » sussurra piano.

« Lo so » rispondo con una parvenza di sicurezza, sento finalmente che l’effetto della droga sta svanendo e siamo solo noi due, distesi in cucina in una posizione che la signora Hudson definirebbe compromettente.

« Baciami » esclamo.

« Cosa? » è il turno di John di tremare; come sono stato stupido, nella mia fantasia John mi avrebbe amato dal primo giorno senza freni, non staremmo ancora ballando attorno alla sua presunta eterosessualità.

« Baciami e sarò certo che questa è la realtà; non posso essere in grado di immaginare come mi baceresti »

«Sveglierò il principe, così? » prende tempo ma ha già spostato le mani dai miei polsi e si è sollevato appena per non pesarmi più addosso. Io sorrido incoraggiante, anche se non fosse la realtà non ne vorrei una diversa.

Inclina appena il volto verso destra e appoggia delicatamente le sue labbra sulle mie, ed è come se improvvisamente il mondo esplodesse in un turbinio di colori e suoni.

 E’ tutto vero, ora ne sono certo.

**** * ****
Angolo autrice:
Chissà chi c'è ancora a leggere in questo rovente agosto questa raccolta. Oggi avevo proprio voglia di portare a termine questa storia, sempre dai toni "misteriosi", ed eccola qui, in tutto il suo angst.
Grazie come sempre e alla prossima :)


   
 
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