Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: cereal_killeeeeer    12/08/2017    4 recensioni
Percy era un ragazzo come tutti gli altri: mangiava, dormiva, giocava con gli amici, e usciva di casa per andare a combattere i mostri tornati dal Tartaro per uccidere i semidei. Quel giorno pensava sarebbe stato come quelli passati, ma non sapeva invece che il Fato gli riservava delle sorprese, e che avrebbe incontrato persone cui non si era nemmeno mai sognato l'esistenza, insieme ai suoi due migliori amici e la solita maglietta viola del campo.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. INCONTRIAMO DELLE STAR NON MOLTO POPOLARI

    Ci fermammo in un bar in una città che almeno io non conoscevo, io a bere una lattina di Coca Cola comprata con soldi americani mentre Hazel e Frank studiavano insieme una mappa.

    «Bene, siamo più o meno a metà strada per New York, e se proseguiamo per questa via dovremmo trovare un hotel dove alloggiare, giusto il tempo per riposarsi» concluse il ragazzo arrotolando con delicatezza il pezzo di carta che teneva in mano.

    Annuii, mentre prendevo la mira per lanciare la lattina nel cestino «Visto, non sta succedendo niente di brutto adesso-»

    All’improvviso uno scoppio lacerò il silenzio e tranquillità che c’erano prima. Scattammo subito in piedi, mentre le persone urlavano e si spintonavano per uscire e scappare. Li seguimmo, anche se pensai avremmo fatto prima se avessi distrutto una vetrina per passare da lì, ma Jason mi ricordò molte volte che bisogna cercare di distruggere il meno possibile. Dannazione alla mia coscienza.

    Usciti fuori presi per un braccio un signore basso e calvo che correva in direzione opposta rispetto al luogo da dove veniva quel continuo rimbombo e gli chiesi «Che succede?!»

    Lui si limitò a balbettare, ma mi bastò il suo sguardo impaurito per capire che non era una cosa buona. Poi strattonò la mia mano dal suo braccio e se ne andò con la coda tra le gambe.

    «L’ho gufata» borbottai sperando non mi avessero udito, mentre correvamo tra le strade affollate della città scossa.

    «Sì, assumiti le tue colpe» replicò Frank seccato.

    ‘’Mi ha sentito!’’ «Vedrai, sarà solo una rissa tra gang del posto…» dissi cercando di discolparmi, ma nemmeno io riuscivo a credere a quella stupida balla che avevo inventato.

    «Certo, normalissimo. Si vedono e sentono ovunque cose così» si lamentò con un tono sarcastico prima di essere interrotto dalla compagna.

    «Risparmiate il fiato per dopo!»

    Ci fermammo subito dopo il primo incrocio, silenzioso senza le persone che urlavano, assordante per l’empusa che urlava a squarciagola. Probabilmente piangeva, o almeno, sembrava l’urlo di un bambino che piangeva. 

    Mi avvicinai ai miei amici per sussurrare «Mi sa che l’hanno cacciata da X-Factor. Non mi meraviglio infatti»

    Poi un grido si levò alle nostre spalle, e ci girammo all’istante, armi in mano.

    Davanti a noi c’era una grossa bestia, che aveva, sopra le possenti e muscolose gambe, il corpo di un toro, il muso spaventoso e coperto di bava decorato con un tocco di classe con le sue enormi corna, che gli conferivano un look da urlo, letteralmente. Era un mostro famosissimo, sarebbe stato più difficile trovare qualcuno che non conoscesse la sua storia. Ma io lo conoscevo per un’altra…

    «Quello è il Minotauro!» urlò Frank, più affascinato che spaventato, non capivo perché. Tirai a indovinare pensando fosse un personaggio famoso e ricercato per la sua forza in quel suo gioco di Mitomagia, e sperai quell'intrattenimento non riprendesse la realtà.

    «Amico…» gli misi una mano sulla spalla «Dovresti rivedere i tuoi gusti… Non che stia offendendo Hazel, per l’amor del cielo!» aggiunsi velocemente l’ultima parte per evitare equivoci. 

    Quest’ultima mi ignorò totalmente e cominciò a dare ordini «Frank, vai a perlustrare la zona e guarda se ci sono semidei in circolazione, magari è il loro odore che ha portato questi mostri qui. Io e Percy invece ci occupiamo di loro».

    Detto questo il ragazzo si trasformò e volò via mentre la figlia di Plutone si girò e sparì dal mio fianco, lasciandomi al Minotauro.

    «Allora, come te la spassi? Vedo che in giro non sei molto amato»

    Tenendo in mano un pugnale preso dalla mia cintura, presi un profondo respiro e partii all’attacco. Il Minotauro con la sua mazza tentò di schiacciarmi sotto, ma fui più veloce e scansai l’attacco, ritrovandomi libero di attaccarlo sul braccio. Gridò - wow sa fare solo quello - e nel momento in cui alzò l’arto ferito gli saltai addosso, col piede sul taglio, e gli infilzai il pugnale tra gli occhi. Lui urlò - di nuovo - accasciandosi a terra, ma non passò molto tempo che già si rialzò e si tolse quel bastoncino dagli occhi.

    «Aaaarggh!»

    ‘’Sì, guarda che capisco la tua lingua’’ pensai ironico «Lo so, è fastidioso avere un moscerino negli occhi»

    Sottovalutai un po’ troppo la sua velocità: corse verso di me e in un istante mi raggiunse e mi prese la gamba per lanciarmi contro una macchina parcheggiata lì di fianco, facendo partire l’allarme. Mi alzai a fatica e dopo aver preso un’altra spada dalla cintura tentai un affondo e lo colpii in un fianco.

    Gli feci solo il solletico. Prese la spada, la lanciò da qualche parte alla sua destra e mi diede un calcio che mi fece rotolare per qualche metro per la strada. Credo mi fosse sfuggito un gridolino. In ogni caso, mi misi subito in ginocchio, tossendo un po’ di sangue, pronto ad attaccare di nuovo. Tastai il fodero della cintura in cui prima c’era la spada, sconcertato per non sentirla al mio fianco, poi mi ricordai che fece anche lei qualche metro come me chissà dove. Imprecando, riuscii ad evitare che mi schiacciasse di nuovo contro la macchina con le sue corna, le quali si incastrarono alla portiera del veicolo. Si dimenava cercando di staccarsi, ma non mi diede tempo di pensare ad una veloce strategia che già si riprese e allontanò la macchina con un calcio, rimettendoci un corno, che penzolava urlando di volersi staccare. 

    Purtroppo dovevo farlo: presi l’ultima arma che avevo, un pugnale che mi regalò Hazel nella nostra ultima spedizione, chiamato Katoptris.

    «Hey, guarda! Dietro di te!» tentai di fare una faccia sbigottita puntando il dito verso di lui. Molti mostri ci cascavano e si giravano, così come questo. ‘’Non va di moda dalle vostre parti eh’’

    Saltai sulle sue spalle e con un unico e veloce movimento gli tagliai la gola. Balzai giù rimettendo Katoptris nel suo fodero mentre lui si dimenava a terra, senza dare segni di resa.

    «Cazzo, muori e basta!» gli urlai. Non potevo rischiare di perdere anche il pugnale, perciò gli saltai sul petto e staccai del tutto il suo corno, e tenendolo stretto tra le due mani, alzai le braccia e le riabbassai più forte che potei, conficcandogli nei pettorali il suo stesso corno. ‘’Ecco cosa succede quando dici ad un animale con le corna che ha qualcosa sul petto’’ «Sappi che più di tutti io ti odio…» sussurrai, godendo della sua morte.

    Ma il piacere non durò molto. Sentii dall’altra parte un grido famigliare, e urlai di rimando il suo nome «Hazel!»

    Mi precipitai verso di lei, che si trovava a terra senza sensi ad una ventina di metri di distanza. Era svenuta accanto all’empusa, una creatura di statura minore con i capelli rossi fuoco, solo che erano davvero infuocati, e zanne.

    «Direi che in questi condizioni non potrai mai vincere il concorso di Miss Bellezza»

    Mi prese alla sprovvista e mi attaccò cercando di mordermi, menomale ero un iperattivo che si era scansato in tempo.

    «Woah, hey, intendo dire che sei troppo hot, soprattutto con quei capelli! No professionisti!»

    Per un momento sembrò lusingata, ma poi sembrò capire il mio sarcasmo e, ovviamente come il suo amico, si mise ad urlare. Di nuovo. ‘’Che originalità’’. Solo che quell’urlo avrebbe potuto tranquillamente spaccare i timpani a chiunque non si fosse tappato le orecchie. E logicamente io non lo feci.

    Cominciai a perdere lentamente i sensi barcollando, mentre dalle fauci della donzella in fuoco usciva una specie di bava che schizzò sulle mie braccia e sulle gambe. Ripresi quasi subito i sensi, ma non in tempo da schivare il colpo che stava per darmi con le sue unghie assai affilate.

    Probabilmente in quel momenti sarei rimasto fermo come un verme schiacciato, accanto ad Hazel, con l’anima in viaggio di sola andata verso gli Inferi, se non fosse stato per quella freccia scagliata da non sapevo dove, la quale le penetrò in bocca e trapassò la gola, disintegrandola all’istante.

    Alzai lo sguardo per vedere l’autore di quell’opera. Vidi un carro, trainato da due cavalli, uno nero e uno marrone, e guidato da una ragazza con un arco in mano. Mi fissava, i lunghi riccioli biondi lasciati all’aria, mossi dal vento. Sollevò velocemente il viso e si preparò a scoccare un’altra freccia di fronte a lei.

    Pensavo non ci fossero altri mostri, poi vidi che mirava ad una certa aquila dai tratti famigliari che volava in picchiata verso di noi. Mi girai di scatto verso quella ragazza e allargando le braccia per farmi notare le gridai «No! Lui no!»

    Notai il suo corpo irrigidirsi alle mie parole, ed ero un po’ spaventato su cosa potesse fare, ma abbassò il suo sguardo verso di me, insieme all’arco e alla freccia, poi se li rimise sulle spalle.

    Corsi velocemente verso Hazel e la misi in grembo «Hey, va tutto bene?» chiesi preoccupato, tentando di nascondere il panico. La guardai meglio: avevo una gamba coperta di sangue, con una profonda ferita che le decorava il polpaccio in modo nauseante, soprattutto col sangue mischiato alla bava di empusa che saliva fino al viso.

    «Mh… F-Frank?…» mugugnò.

    Non mi accorsi di essere così tanto teso fino in quel momento, quando nell’udire quel nome le mie spalle si rilassarono, perché grazie agli dei almeno era ancora viva.

    Alzai un angolo della bocca «No, sono qualcuno di meglio»

    Aprì gli occhi e cercò di mettermi a fuoco «C-chi?»

    «Ahi, ahi, l’amore vi rende proprio ciechi. Ecco che arriva il nostro Frank» la consolai sospirando.

    Non toccò nemmeno terra che già riprese la sua forma da umano, vacillando appena toccò l’asfalto. Corse verso di noi il più velocemente possibile e in un batter d’occhio lo ritrovai inginocchiato davanti a me, che teneva la ragazza per il viso «Hazel, tu- tu sei ferita!» affermò lui, come se non fosse già ovvio. Sembrava stesse per svenire lui al posto suo. Certo, eravamo abituati a vederci feriti dopo ogni battaglia, ma quasi mai ne uscivamo del tutto sani: mi ricordai di quella volta in cui rimasi in coma per tre settimane dopo una caduta da un edificio a sette piani, senza poi dimenticare tutte le ossa fratturate, o quando sempre Hazel colpì la testa contro un parchimetro in un modo talmente assurdo da farle perdere la memoria per un bel po’ di tempo, e ancora in quel momento non l’aveva recuperata del tutto.

    «Tu dici?» replicò lei ironica.

    Non potei fare a meno di una piccola risata «Ha imparato dal migliore»

    Frank mi rimproverò «Non è il momento di fare lo sbruffone adesso» mi lanciò un’occhiataccia, poi si scusò con uno sguardo. Era troppo gentile quel ragazzo, avrebbe dovuto continuare a sgridarmi, non potevo davvero fare così in un momento simile, anche se non potevo farne a meno. Poi sorrise anche lui, e sapevamo tutti perché: Hazel era ancora viva, ed era ciò che contava, anche se non sapevo dire per quanto tempo lo sarebbe ancora stata.

    «L-la prossima volta che userai il tuo trucco dell’ ‘Hey guarda dietro di te’, assicurati che non ci sia nessun altro nelle vicinanze…» mi informò la ragazza, con una smorfia di dolore sulla faccia mentre tossiva sangue.

    «Su, cerchiamo un posto dove medicarti e nasconderci» suggerì il nostro compagno.

    «Già, tra un po’ arriverà la polizia. Ce ne mettono di tempo-»

    All’improvviso sentii la pelle pizzicare e i brividi sulla schiena e caddi su un braccio, la strada davanti a me che proseguiva all’infinito, Frank che mi guardava ad occhi spalancati e preoccupati. E poi il buio.

.

.

.

.

.

Innanzitutto, anche solo per aver letto il primo capitolo, vi ringrazio moltissimo, in questi ultimi momenti ho avuto bisogno di qualcuno che ascoltasse (leggesse in questo caso) le mie storie. Pianificavo già di scrivere una fanfiction su Percy che anziché far parte del campo mezzo sangue si ritrova a crescere in quello romano. Cercherò di scrivere il più possibile evitando errori di qualsiasi genere, e se vedo che continua bene magari riuscirò a unire tutte le idee che ho in mente, ed è un eNORME casino, ma riuscirò a metterle in riga. Se no probabilmente lo finirò in qualche modo più semplice, ma in ogni caso ho intenzione di completarlo (soprattutto perché odio le cose incomplete) Comunque ogni tipo di commento è un piacere, che sia positivo o negativo, che mi aiutano a migliorare la storia. Quindi, grazie per essere arrivati al secondo capitolo, spero vi sia piaciuto:))

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: cereal_killeeeeer