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Autore: piccolo_uragano_    01/09/2017    6 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A tutti quelli che oggi volevano essere sull'Espresso per Hogwarts.  


“Martha, ho detto di no!”
“Una sera soltanto!”
Kingsley roteò gli occhi. “Ho detto di no.” ripeté.
“Ma perché no?”
“Perché no!”
“Che risposta è?”
“Ho detto di no.”
“Me ne starei fuori dal castello e basta! Mi conoscete, cazzo, sapete che sono brava nel mio lavoro!”
Kingsley si fermò in mezzo al Quartiere Generale degli Auror. “Certo che lo so.” Disse, con tono grave. “Sei una delle persone più competenti con cui io abbia mai lavorato, ma …”
“Allora mandami a Hogwarts.”
“Non posso.”
“Si che puoi!”
“No.”
“Manda Sirius.”
“Non posso!”
“Kingsley, ho bisogno di sentirli vicini.
“Metterò Aaron.”
Lei batté i piedi a terra. “Aaron! Aaron, sempre Aaron! Andiamo, Aaron non è nemmeno un Auror!”
“Aaron è più agile e più sveglio di quanto sembri.”
“Lo so! Ma sono i miei figli!”
“E sono i suoi nipoti!”
“E non li conosce!”
“Sono irremovibile.” Disse, allontanandosi. Poi, fermandosi, la guardò da lontano, in mezzo al via vai di tirocinanti terrorizzati. “E non provare a fare di testa tua.”
Martha gli fece il verso con una linguaccia.
 
Remus mise i piatti nella credenza con un incantesimo veloce.
“Anche io ti avrei detto di no.”
“Tu diresti di no a qualsiasi cosa.” Si lamentò Martha. “Insomma, non ci pensi ai ragazzi?”
“Oh, ci penso eccome.” Ammise Remus, fissando la finestra. “Lumacorno non li lascerà respirare.”
“Non farmi pensare a cosa starà facendo passare a Robert e Kayla.” si scoraggiò lei. “E quanto starà leccando il …”
Remus indicò Nicole che giocava seduta nel box accanto con uno sguardo.
“Rose avrebbe …”
“Rose odierebbe il fatto che tu ipotizzi come lei avrebbe cresciuto sua figlia.”
Martha si bloccò. Aveva ragione, aveva dannatamente ragione. Per un attimo le parve di vederla, Rose, in piedi alla fine del tavolo con le mani sui fianchi e uno sguardo pieno di disapprovazione. Era ancora lei, era ancora la sua Rose, la sua certezza negli anni bui: era ancora Rose, con i capelli castani e i riflessi rossi, gli occhioni azzurri e quel corpo comunque da favola. Martha per un attimo vide sua sorella, in modo talmente nitido da fare quasi più male del previsto.
“C’è una cosa che di sicuro Rosalie sta odiando.” Disse, poi. “Ed è non esserci più.”

Kayla aveva imparato a guardare bene negli occhi le persone. Aveva imparato a scavarvi fino a trovare la verità, per quanto scomoda o brutale potesse essere. Aveva imparato a non avere paura che qualcuno scavasse nei suoi, di occhi. Aveva imparato a camminare a testa alta.
Però in quel momento, alzare gli occhi non le era possibile: era rannicchiata sul divano della Sala Comune verde e argento, mentre leggeva uno dei vecchi libri che aveva trovato tra le cose di sua zia. Nel divano accanto, ne era certa, c’era Draco Malfoy. E per quanto volesse farlo, c’era una vocina nella sua testa che le ripeteva di non alzare lo sguardo.
Sapeva che era stato Draco a ferire Harry, sul treno. Aveva litigato con Harry per l’imprudenza con cui si era messo ad origliare e anche per la sua ostinata idea che Draco fosse un Mangiamorte. Harry l’aveva ascoltata e poi accusata di ‘non essere dalla sua parte’, e lei aveva risposto dicendo che stava solo cercando di metterlo in guardia.
Perché, quando alzò lo sguardo e si trovò gli occhi immersi in quelli di Draco, sentì che non c’era nulla da temere. Vide due occhi buoni e impauriti in un viso dall’espressione arrabbiata ed agguerrita.
“A cosa stai pensando?” chiese lei, spiazzandolo completamente.
“Ti sembra una domanda da fare?” rispose lui.
“Assolutamente si.”
“E perché?”
“Perché mi sembri preoccupato.” Ammise lei, alzando le spalle.
“Ho … ho un po’ di preoccupazioni, sì.” Disse lui, annuendo.
“E vuoi per caso parlarmene?” azzardò.
“Sei l’ultima persona con cui ne parlerei, Black.”
“E chi è la prima?” chiese, infastidita dal ritorno all’uso del cognome.
Lui la scrutò per qualche secondo, conscio di non potersi assolutamente permettere di sentirsi così tranquillo in presenza della sorella di Harry Potter. Eppure, lei gli faceva quasi dimenticare tutte le sue preoccupazioni.
“Possiamo tornare al punto in cui tu leggi e io sto qui a godermi il silenzio?” chiese poi, senza mai distogliere lo sguardo da lei.
Kayla annuì quasi subito. “Non volevo … beh, non volevo infastidirti, sai, ma alleggerirti.” Disse poi, tornando a leggere.
“Lo apprezzo.”
Lo apprezzo. Ma non posso permettermelo.
Furono le ultime parole che si scambiarono per il resto della serata. Lei andò avanti a leggere, e lui si perse ad osservare i suoi riccioli corvini. Quando si sentì abbastanza stanca, si alzò dalla poltrona e, senza dire una parola, prese le scale per i dormitori femminili. Lui rimase a osservare quelle scale, sperando che Kayla riapparisse. Quando si accorse dell’assurdità di quel pensiero, scosse la testa e corse verso la sua stanza.

Robert sorrise. “E hai vinto?”
“Ho vinto la Felix Felicis!” rispose Harry, incredulo.
Il fratello annuì pensieroso. “Hermione non l’avrà presa bene.”
“No, non … non capiva come avessi fatto.”
“Non le hai detto delle istruzioni nel libro?”
“Si, solo a fine lezione. Lei, Ginny e Kayla si sono preoccupate, e hanno … hanno cercato di capire se non fosse stregato o altro. Ovviamente non lo è.”
Robert, seduto sulla solita vecchia panchina di pietra con la sigaretta tra le dita, si perse a fissare il nulla. “Principe Mezzosangue, hai detto? È un nome piuttosto bizzarro.” 
“Perché?”
“Perché quelli che una volta erano ‘principi’ non erano assolutamente dei Mezzosangue.”
“Tipo i Black?”
“Esatto.”
“Credi che sia appartenuto a quel genere di gente?”
“Nessuno dei Black o dei loro simili si sarebbe mai vantato di essere un Mezzosangue.”
“Tranne te.”
Robert sorrise. “Mi piace come nome, ma Lumacorno mi guarda già abbastanza male senza che io inizi a farmi chiamare così. Preferisco essere da lui indicato come ‘la creatura nella pancia di Martha Redfort quando lei prese i M.A.G.O.’, sai?”
“Non è un po’ lungo come nome?”
Robert continuò a sorridere, tirando con la sigaretta. “Provo a chiedere a Fred e George, se vuoi. Magari loro con tutte le ricerche che fanno per il negozio ne hanno già letto o sentito.”
Harry lo guardò, spettinato con la barba di un paio di giorni. Si ricordò del giorno in cui lo aveva conosciuto, con gli occhi meno segnati dalle preoccupazioni e dalla mancanza di sonno, più basso e meno muscoloso, e per la prima volta in sei anni si rese conto che probabilmente loro erano stati fratelli da subito.
Se Robert aveva dei vaghi ricordi di James e Lily o di Harry appena nato, il giovane Potter non aveva questa fortuna. Aveva la certezza, però, di essere stato il fratello di Robert da prima di subito.
“Grazie.”
Robert gli strizzò l’occhio.

“Zio Sirius?”
Sirius, che teneva in braccio Anya, si voltò di scatto.
Gabriel, in pigiama e con gli occhi arrossati dal pianto, era in piedi sull’ultimo gradino delle scale della Tana.
“Buongiorno, ometto.” Gli sorrise Padfoot. “Solito tè con il latte per colazione?”
“Zio Sirius, ho sognato Rose.” 
Ed ecco perché hai pianto, pensò.
Sirius esitò qualche secondo, poi decise che Anya sarebbe potuta andare a giocare sul divano. La lasciò a terra e lanciò uno dei peluche in modo che lei si concentrasse su quello.
“Ed era un bel sogno o un incubo?” domandò, posando la tazza di Gabriel al suo solito questo.
Il ragazzino prese posto e si strofinò un occhio. In quattro anni e sarebbe andato a Hogwarts, eppure, sembrava già molto più grande di quanto in realtà non fosse.
“Non lo so.” Ammise, girando il cucchiaio nella tazza.
“Beh, lei era felice?”
Gabriel annuì.
“Eravamo a casa, a … a Parigi. Ti ricordi che bella, la casa di Parigi?”
“Certo che mi ricordo.”
“Ecco, eravamo a casa a Parigi, e Nicole continuava a piangere perché Rose non tornava. E lei, lei a un certo punto tornava. Tornava a casa, baciava papà sulle labbra e me sulla fronte, poi andava da Nicole, e Nicole smetteva di piangere. Ed eravamo tutti felici.”
Sirius lo scrutò per qualche secondo. “Quando la sogno io, invece” ammise “torna giusto in tempo per il mio compleanno.”
“Il tuo compleanno?”
“Il mio o quello di Robert. Sai che lei adorava i compleanni, e adorava sottolineare che fossi vecchio, dimenticandosi di avere la mia stessa età. Ecco, quando la sogno io, Martha sta mettendo le candeline sulla torta e lei entra in casa, sorridendo. E sai cosa mi dice?”
“Che ti dice?”
“Che per nulla al mondo si perderebbe il mio compleanno.”
Gabriel si perse a fissare la sua tazza di tè. “Zio Sirius, ma uno quando muore dove va?”
Sirius rimase immobile. Pensò a Rose, a James, a Lily e a Regulus. Poi pensò a Robert e Marie Redfort, ai Potter e a Orion e Walburga. Pensò ad Azkaban, a tutti gli uomini che erano spirati dopo pochi giorni, e a quelli che ci avevano messo anni ad arrendersi. Pensò al freddo di quel posto e a quante volte, lì dentro, arrivò a pensare di essere morto e di non essersene accorto.
Ma Rose non poteva essere in un posto del genere. Rose era, quasi sicuramente, seduta in una bella veranda a raccontare a James e Lily gli ultimi vent’anni. Probabilmente parlava di Kayla a Serpeverde, di Harry che era identico a James e di Robert che si ricordava di loro, poi con un sorriso tutto suo parlava di Gabriel e Nicole, e James rideva all’idea di una Rose che diventava mamma.
“Non lo so, Gabiel. Ma Rose non può che essere in un bel posto.”
“Anche se si perde il tuo compleanno?”
“Ma lei non si perderà il mio compleanno.”
“Ma lei non c’è più. Come la mamma.”
“Non dire fesserie! Non voglio credere che, nel corso delle tue giornate, non ci sia niente che ti ricordi tua mamma o Rosalie.”
Il bambino sembrò indispettito. “Ci sono un sacco di cose, invece!”
“Ecco. Sia Rose che la mamma ci sono, sono in quelle piccole cose che te le ricordano.”
Gabriel ci pensò su. “Tipo quando mi dimentico di lavarmi i denti dopo mangiato e sento Rose che mi dice di farlo sennò mi cadranno tutti i denti?”
“Esatto.”
Gabriel sembrava comunque pensieroso. “E a te, cosa ricorda Rose?”
Tu, gli venne da dire. Tu, ragazzino, e la tua mancanza di peli sulla lingua. Sicuramente, si disse, questa sua impertinenza non era un tratto del francese o della sua defunta moglie.
Poi pensò seriamente alla domanda.
Martha. Martha che prepara la Pozione Antilupo per Remus. Martha che si pettina prima di dormire. Martha quando scuote la testa con le braccia incrociate sul petto.
Remus quando dice ‘per Godric!’. Remus quando ride. Remus quando si perde a guardare il nulla dalla finestra.
“Tante piccole cose. Vuoi saperne una divertente?”
Gabriel annuì.
“Robert e Kayla quando ballano. Io e Martha non sappiamo ballare, e tantomeno lo sapevano fare James e Lily, i genitori naturali di Harry. Ma Rose ballava sempre. Se ci fai caso, Robert e Kayla quando canticchiano qualcosa, ballano anche un poco. Ecco, ballano come Rose.”
Gabriel sorrise.
“Oppure la pizza. Sai che prima di conoscere Rose non avevo mai mangiato la pizza?”
Gabriel sgranò gli occhi. “Mai? Mai in tutta la vita?!”
“Mai in tutta la vita!” rise Sirius. “L’ha cucinata lei un giorno, dopo Natale.”
Martha apparve sulla soglia delle scale, vestita per il lavoro ma con espressione assonnata. “Buongiorno splendori.” Disse, sorridendo. “Perché state ridendo?”
Gabriel indicò Sirius sorridendo. “Perché prima di conoscere Rose non aveva mai mangiato la pizza! Mai in tutta la vita!”
Martha osservò il viso paffuto di Gabriel e il suo ditino puntato verso Sirius. passò lo sguardo dall’uno all’altro e poi scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Si avvicinò, baciò Gabriel sulla fronte e si sedette accanto a Sirius, ridendo con loro.
 
   
 
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