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Autore: Marne    02/10/2017    4 recensioni
Dopo quattro anni di apparente pace e prosperità, il Mondo Magico si ritrova ad attraversare un nuovo periodo di crisi. Qualcuno ha iniziato ad uccidere i vecchi Mangiamorte ed Harry Potter, distrutto dopo la Guerra, inizia a soffrire di incubi spaventosi che sembrano voler mettere in dubbio quell'equilibrio raggiunto con tanta difficoltà.
Hermione Granger, dopo esser sparita per ben due anni a causa di un impiego segreto, fa ritorno nella sua terra d'origine per portare una notizia terribile a Draco Malfoy e per riunirsi al vecchio amico nella lotta contro il nuovo Male che sembra volerli sopraffare.
Un bambino è intenzionato a distruggere ciò che è stato costruito in tantissimi anni e con immense difficoltà e nessuno sembra avere il potere di fermarlo. Come si uccide chi è giù sfuggito alla morte?
Genere: Dark, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Katie Bell, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Heir Universe'
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LErede del Male.


 

Time is a valuable thing
Watch it fly by as the pendulum swings
Watch it count down to the end of the day
The clock ticks life away
*”.



[Linkin Park – In the End]

                                  

 

Atto XII, Parte II – Il piano della Veggente

 

 

Maine non aveva aperto bocca dal momento in cui Kate era stata risucchiata via dall’oscurità, lasciando Harry a dannarsi per comprendere la natura di quelle bestie. Lui era consapevolissimo delle sue avanzate conoscenze in materia di Arti Oscure, ma era piuttosto certo di non essersi mai imbattuto in creature di quella natura. Sembravano non esistere, pur essendo stranamente familiari. Che le avesse già viste durante la Guerra? Che le avesse viste tramite Voldemort?

Non c’era modo di trovare risposta ai suoi dubbi, non senza prima far uscire il suo partner da quell’ostinato mutismo in cui si era rinchiuso.

«Maine, non possiamo continuare così, se non ti decidi a parlarmi non potrò aiutarti a liberare Hermione. Sei lì da almeno venti minuti e non sei riuscito a fare passi avanti, di questo passo non la libereremo mai» mormorò, piuttosto seccato, passandosi una mano fra i capelli e rendendoli ancora più disordinati di quanto già non fossero.

Lo sguardo che il Magizoologo gli dedicò lo fece sentire un opossum fra le fauci di un ippogrifo. Fortunatamente il suo addestramento era stato abbastanza oscuro da consentirgli di mantenere il sangue freddo. «Se credi di poter fare di meglio per Hermione, prego, accomodati» gli ringhiò contro, sventolandogli l’uncino sotto al naso come se avesse appena pensato di usarlo per motivi illeciti. «Ho tentato ogni incantesimo di mia conoscenza, ma il ragno che ha fatto questo è praticamente estinto, non ci sono molte informazioni sulle sue vittime, soprattutto perché quasi nessuno è sopravvissuto» spiegò, esasperato, lanciando un’occhiata al bozzolo di Hermione come se avesse potuto scioglierlo per pura stizza. «Senza Kate non abbiamo idea delle sue condizioni, non sappiamo se sta bene, se si sente indebolita o se grazie alla morte di Mulciber il collegamento si è spezzato, almeno un po’».

C’era molto di più dietro le sue parole, Harry riusciva a percepirlo. Quante volte si era ritrovato con il peso del mondo sulle spalle, ma senza avere la più pallida idea di come intervenire, di come aiutare tutti? Quante volte aveva saputo che la sua famiglia fosse in pericolo, sentendosi inutile? I suoi primi sette anni nel Mondo Magico non erano stati che un lungo periodo di inadeguatezza e disperazione.

Barry Maine aveva appena visto sua figlia venire inghiottita dall’Oscurità, mentre sua moglie ed il loro bambino non ancora nato rischiavano la vita fra le mani di una coppia di millenari pazzi assassini. E lui era , con Harry, incapace di aiutare Hermione nonostante fosse proprio il suo campo ad essere coinvolto.

«Sai,» tentò allora Harry, stringendo per un attimo le labbra mentre osservava con aria critica il bozzolo, «nei primi sei anni di scuola io, Hermione e Ron ci siamo spesso trovati in situazioni assurde… magari potremmo seguire quella strategia».

Maine alzò lo sguardo azzurrino su di lui, chiedendogli implicitamente quale fosse il senso di quell’ulteriore interruzione. Dalle loro spalle si sentì un sinistro scricchiolio, ma nessuno vi diede molto peso. O, quantomeno, Harry non vi prestò attenzione. «E allora? La storiella del Prescelto e dei suoi amichetti risparmiamela, Potter, da quando conosco Hermione credo di averle sentite tutte. So che è sempre stata lei a salvarvi le chiappe, ma in questo caso dubito che ci sia un modo per contattarla. Sempre che tu non sia un Legilimante e me l’abbia tenuto segreto fino ad ora. In quel caso mi sentirò autorizzato a darti un cazzotto dritto sul naso».

Con un riflesso incondizionato, Harry fece un passo indietro. «No, mi dispiace, sono discreto come Occlumante grazie al Professor Piton, ma l’inverso non mi è mai riuscito molto bene» ammise, stringendosi nelle labbra. «Non mi riferivo alla strategia del “chiedilo ad Hermione”, comunque, ma a quella di riserva che usavamo quando anche Hermione non aveva idea di che pesci prendere».

Inarcando un sopracciglio, Maine calò le braccia lungo i fianchi, esasperato. «Perché dovrebbe prendere dei pesci?» gli chiese, scettico, per poi scuotere il capo, chiedendogli di lasciar perdere. «Qual è questa strategia?».

Con un sorriso malandrino che Harry era certo di non aver sentito spuntare sul suo viso da anni, si avvicinò fino a potersi inginocchiare accanto a lui, così da essere alla sua stessa altezza. «Quando niente funziona, la nostra tecnica era la più antica di tutte e forse proprio per questo la più efficace» spiegò, con macabra allegria. Indicò con un cenno del capo l’uncino. «L’improvvisazione».

Per un singolo istante, Barry Maine lo fissò stralunato, poi ridacchiò. «Probabilmente non hai idea del perché io sti stia dicendo questo, Potter1» gli disse, rialzandosi lentamente e facendo un passo indietro per avere una migliore visuale del bozzolo di Hermione. «Ma hai la stessa espressione di mia moglie quando tira fuori uno dei suoi piani potenzialmente suicidi che comunque funzionano sempre».

«Sarà un tratto dei Penderghast?» gli rispose lui, con una domanda retorica, lasciandogli intendere di sapere e di non essere arrabbiato2. «Adesso non perdiamoci in chiacchiere però, se questo piano non funzionerà potremmo non avere tempo per salvarci la pelle».

Annuendo, nonostante la risatina ancora presente agli angoli delle sue labbra, Maine si concentrò completamente su Hermione, o ciò che la conteneva. Lentamente, poi, tirò indietro il braccio uncinato e, presa la mira o recitata una qualche preghiera, colpì il guscio con tutta la forza di cui era in possesso, perforandola come tutti gli incantesimi fino a quel momento non erano riusciti a fare.

Resistente alla magia ma non alla vecchia e cara forza bruta, fortunatamente.

Il rumore viscido di una membrana spaccata anticipò di qualche istante il fluido verdastro che defluì come sangue al suolo, un momento prima che, grazie a Barry, la stessa Hermione scivolasse via dalla spaccatura, precipitando fra le braccia aperte e pronte di Harry. C’erano così tante cose che sarebbero potute andare storte e nessuno dei due ci aveva davvero pensato. Magari Hermione non si sarebbe mai svegliata, oppure avrebbe subito qualche danno a causa del risveglio improvviso. Magari l’avrebbero ritrovata completamente fuori di testa.

«Mettila a terra» lo ammonì Maine, che nel frattempo aveva esaminato l’interno del guscio e si era ripulito l’uncino, inginocchiandosi accanto a loro per potersi avvicinare più facilmente alla compagna ancora senza sensi. Non appena Harry obbedì, lui le toccò prima il viso e poi il collo, probabilmente ricercando il battito cardiaco. Il fatto che dovesse proprio cercarlo terrorizzò Harry, che tuttavia rimase da parte senza neppure un fiato. Aveva imparato che ostacolare gli esperti portasse solo a danni. «Non sta respirando, il cuore è debolissimo» sbottò il Magizoologo, guardando l’unica mano a disposizione con Rabbia. «Potter, sai praticare la respirazione?».

Harry avrebbe voluto dire no, non ho la minima idea di cosa fare, ma non ci riuscì. «Sta… sta morendo?».

«Morirà se non farai come ti dico io» ringhiò l’uomo, afferrandolo per la spalla con la mano buona e scuotendolo abbastanza violentemente da fargli sbattere i denti. «Potter!» sbottò ancora, riuscendo finalmente ad ottenere uno sguardo un po’ più cosciente da lui, seppur non totalmente partecipe. «Prendi la bacchetta e puntala alla sua gola» cominciò ad istruirlo, usando la mano libera per tenere la testa di Hermione ferma. Non appena lui ubbidì, annuì e ricominciò a spiegare. «Con l’altra mano, devi premere all’altezza dello sterno. L’incantesimo la costringerà a riempirsi i polmoni, tu dovrai spingere l’aria fuori. Dovrebbe bastare per farle sputare via tutto il fluido che la sta soffocando. Appena sei pronto, pronuncia Ventus3».

Harry avrebbe voluto chiedergli come facesse a sapere del fluido nei polmoni o se fosse certo che quell’incantesimo avrebbe funzionato, essendo usato per sollevare brezze d’aria piuttosto forti. Voleva chiedergli se fosse certo che così facendo non avrebbe ucciso definitivamente Hermione. Alla fine, però, si limitò ad annuire, deglutire e fare esattamente come gli era stato ordinato.

La velocità con cui Hermione spalancò gli occhi, voltandosi su di un fianco per tossire via fluido verdastro lo fece quasi piangere per il sollievo. Oppure pianse davvero, un attimo prima di afferrare la sua migliore amica per le spalle e costringerla fra le sue braccia, così da accertarsi che fosse ancora viva e vegeta, ancora lì con lui. Ancora lei.

Lo spettro di Ron, che l’aveva perseguitato per due anni, sembrò allontanarsi di nuovo, soddisfatto che lui fosse riuscito almeno4 ad aiutare Hermione.

«Oh, Merlino, stai bene?» le domandò, sentendosi un po’ un idiota, lasciandola andare così che Barry potesse continuare ad esaminarla nonostante stesse ancora sputacchiando robaccia non identificata.

«Hermione, riesci a comprenderci? Puoi rispondermi?» le chiese proprio il Magizoologo, ansioso, dandole dei colpetti sul viso come se avesse temuto che lei non fosse propriamente sveglia. I suoi occhi, in effetti, sembravano fin troppo vaghi rispetto a quelli sempre attenti della strega più brillante della sua generazione. «Hermione, ti ricordi di me?».

Che lei non avesse risposto immediatamente era già terrificante di suo, ma che poi si fosse voltata a fissare il vuoto fra i due uomini lo fu ancora di più. Barry ed Harry si fissarono per un lungo istante, ansiosi, scambiandosi teorie terribili su teorie terribili senza neppure sentire il reale bisogno di parlare.

«Hermione?».

Fu allora che lei si decise ad aprire la bocca, tuttavia non per parlare ma per lanciare il più spaventoso fra gli urli terrorizzati.

Quando Harry si voltò, delle tenaglie si chiusero a meno di venti centimetri dal suo viso ed il ragno – probabilmente l’ultimo della sua specie – partì all’attacco.

 

***

 

Harry si fermò, gli occhi serrati, aspettandosi un attacco da un istante all’altro. Non c’era stato il tempo di recuperare la propria bacchetta, non quando era stato troppo impegnato a reggere Hermione per impedirle di cadere come un sacco di patate. Aveva avuto il riflesso di mettersi davanti a lei per schermarla, almeno la cavalleria era sopravvissuta a quegli anni di distruzione mentale cui si era sottoposto.

Tuttavia, il dolore che si era atteso non arrivò mai, nonostante i versi dell’animale fossero ancora vicinissimi e parecchio spaventosi. Aperti gli occhi che aveva involontariamente chiuso, si ritrovò protetto da una barriera appena evocata, Barry Maine in ginocchio davanti a lui, le braccia aperte e la bacchetta nell’unica mano puntata davanti a loro per mantenere fermo l’unico scudo posto a loro difesa. Barry Maine li aveva salvati tutti.

La bestia davanti a loro non aveva nulla di Aragog5, se non lo stesso numero di zampe e la taglia. Le sue tenaglie erano almeno tre volte più grandi, decisamente sproporzionate e probabilmente capaci di impedirgli di vedere bene nonostante gli svariati occhi. Le lunghissime zampe erano nere e lucide come pelle di drago, il corpo però era rosso intenso con particolari linee dorate, quasi stesse indossando un cappotto riccamente decorato. Gli occhietti verdi brillavano alla luce delle torce del magazzino in modo terribilmente sinistro, fissando tutti e tre gli umani come se fossero state succulente bistecche.

«Bestiola combattiva, eh?» sbottò il Magizoologo, stranamente allegro6, rialzandosi con lentezza e stando bene attento a non far cedere le loro difese. Harry strinse di più Hermione, ancora palesemente stordita ed incapace di badare a se stessa. Quantomeno fu la menzogna che raccontò a se stesso: si sentiva così inutile, in quel momento, da avere la necessità di un minimo conforto. «Potter, tutto bene?».

Seppur preoccupato, Harry annuì. «Grazie per i riflessi pronti» disse, senza fiato come se avesse appena finito una corsa di svariati chilometri. L’effetto dell’adrenalina, probabilmente. «Pensi di poter… uh… gestire la bestia? Mi sembra piuttosto arrabbiata».

La risata di Barry lo fece rabbrividire. «Ah, non ne ho idea! Ogni animale è diverso dall’altro, non ho la pretesa di conoscerli tutti quanti» spiegò, cominciando assurdamente ad avanzare. Il luccichio nel suo sguardo non aveva nulla a che vedere con la pacata dolcezza che Hagrid o Newt Scamander7 usavano con le bestie selvatiche. «Questa bellezza deve essere rimasta da sola per secoli».

Tentando di mantenere ferma una piuttosto agitata Hermione, Harry gli lanciò uno sguardo stralunato. Ovviamente lo fissò solo per un istante, le tenaglie a pochi metri da lui erano decisamente più inquietanti. E lo era anche quella sostanza verdognola che ne usciva. «Secoli? Questa roba vive così a lungo? Aragog non avrà avuto più di settant’anni ed aveva quella stazza!» squittì – non era, in effetti, un verso molto virile da parte sua, ma in quel momento non se ne preoccupò – dopo un istante di calcoli. Hagrid lo aveva ricevuto da cucciolo per poi vederlo morire durante il suo sesto anno. Per quanto il Guardiacaccia si portasse bene gli anni, non era in dubbio che non ne fossero passati di più di sessanta, settanta al massimo.

«Ti riferisci all’Acromantula della Foresta Proibita? Mia moglie mi ha raccontato qualcosa al riguardo8. Mi sarebbe piaciuto studiarla, ormai non è molto facile trovarne in giro» gli rispose Maine, tranquillo come se fossero stati seduti al bancone di un pub per bere una birra insieme. Inconcepibile.

«Se sopravvivremo, ricordami di portarti a conoscere i suoi figli».

Nonostante non si fosse girato per guardarlo, la postura di Maine tradì quanto fosse segretamente esaltato dalla prospettiva. «Dici sul serio? Sei certo che abbia ancora dei figli?».

Il ricordo dell’orda che, quasi dieci anni prima, aveva attaccato lui e Ron lo fece rabbrividire. I flashback della Guerra e di come quelle bestiacce avessero deciso di unirsi al Lato Oscuro non furono da meno. «Oh, credimi, sono piuttosto certo. Ma perché hai detto secoli? Come fai ad esserne sicuro?».

Barry Maine, nonostante la loro adorabile chiacchierata, aveva continuato a spostarsi ed avanzare, senza mai rompere il contatto visivo con l’enorme aracnide a pochi metri da loro. Erano entrambi così tranquilli che per un attimo Harry si chiese se, caduto lo scudo, la bestia avrebbe deciso di lasciarli stare o si sarebbe buttata in avanti per mangiarli. Probabilmente la seconda possibilità, il suo era un pensiero ridicolo. «Sai come si dichiarano estinti gli Animali Fantastici, Potter?» gli chiese, retorico, il Magizoologo, senza attendere una risposta prima di continuare. «Esistono incantesimi di ricerca che ci consentono di verificare l’esistenza di bestie in vita che siano allo stato brado. Circa trecento anni fa è stato fatto l’ultimo controllo per questa tipologia di ragno e non c’è stato alcun riscontro. Da qui deduco che trecento anni fa fosse già tenuto in cattività».

Harry si accigliò, confuso. «Potrebbe tranquillamente essere nato da genitori in cattività non più di settanta o ottanta anni fa, no?».

Dalle sue braccia, dopo dei movimenti piuttosto lenti ed affaticati, giunse la voce di Hermione, che doveva finalmente essersi ripresa. «L’Aracne Thailandese non può nascere in cattività» spiegò, con una smorfia, cercando di raddrizzarsi con l’aiuto dell’amico. «Non so molto sull’argomento, ma se non sbaglio può nascere solamente in un’area isolata della Provincia del Chumophon, solo da una covata di tredici uova che sia stata generata da un mostro marino sulle spiagge e poi covata da un serpente a sonagli. Hanno provato a riprodurre l’esperimento al sicuro, nelle riserve, ma nessuno ha idea del perché non sia mai riuscito9».

La risatina di Barry fu un’eco del sollievo che anche Harry provò nel sentirla. «Mi sei mancata, Hermione» le comunicò l’uomo, senza voltarsi a guardarla. «Comunque non ci sono mai riusciti perché nessuno ha idea di quale sia questo mostro marino, molti credono sia invisibile o comunque estinto» spiegò, con la stessa allegria che Hagrid aveva avuto presentando ai ragazzi del terzo anno i loro primi Ippogrifi. Doveva essere una qualche deformazione professionale, davvero. Harry aveva sentito Rosemary e Charlie usare lo stesso tono per parlare di piccoli Dorsorugosi. «Per questo credo che la bestiola sia nata prima dell’ultima verifica e sia stata poi tenuta in cattività. Immagino che Tiresias abbia avuto tutto il tempo del mondo» aggiunse, piuttosto seccato.

«Avremo tutto il tempo per accusarlo di crudeltà contro le Bestie, Barry, una volta che avrai fatto il possibile per liberarci di questa qui ancora perfettamente sana e funzionale» sbottò Hermione, occhieggiando con disgusto alla condizione dei suoi vestiti. «C’è qualcosa che possiamo fare per aiutarti? Io non sono sicura di potermi reggere in piedi, ma Harry diventa meno tonto quando siamo nel mezzo dell’azione».

Piuttosto ferito, lui le lanciò un’occhiataccia. «Grazie tante, Hermione, anche io ti voglio bene» le disse, con una smorfia, sospirando quando lei gli rispose con un sorrisino ed una stretta di spalle. «C’è qualcosa di diverso in te, non è vero? Non sei stata così… attiva, prima».

Il modo in cui lei gli sorrise fu sufficiente come conferma. «Diciamo che ho avuto modo di fare una bella chiacchierata con me stessa ed accettare cose che prima mi ero rifiutata anche solo di vedere. Non sto ancora bene, ma almeno sto meglio» ammise, dandogli una delicata pacca sul braccio, quasi a volerlo incoraggiare. «Se sopravvivremo, magari potremo far visita al dottor Crave insieme, che ne dici? Prepararci all’arrivo dei gemelli».

La prospettiva di un futuro abbastanza pacifico da consentire loro quella libertà lo fece rincuorare, anche se solo per un momento. C’era speranza, ci sarebbe sempre stata finché fossero stati insieme, almeno loro due. «Magari potremmo farlo, sì».

«Per quanto toccante, temo di dover interrompere la vostra adorabile riunioncina», la voce di Barry era stranamente agitata, nonostante l’animale non si fosse mosso di un singolo centimetro. «Ho bisogno che voi due restiate in silenzio, voglio provare una tecnica di ipnosi che mi ha insegnato zio Newt ma per farlo dovete essere praticamente due statue di sale, non posso rischiare che l’Aracne si distragga».

Piuttosto preoccupati, Hermione ed Harry si lanciarono uno sguardo, per poi annuire e restare in perfetto silenzio. Harry dubitava che fosse il dover fermare la bestiola a preoccupare il magizoologo, probabilmente era stato il riferimento ai suoi gemelli a ricordargli quanto terribile fosse la situazione di tutti gli altri. Naturalmente, l’unica persona capace di far qualcosa per aiutare Ophelia era Kate e lei, forse, l’aveva già raggiunta. Ma non si trattava certo di un pensiero particolarmente rincuorante.

Lentamente, Barry iniziò a muovere la bacchetta per compiere strani cerchi concentrici, facendo realizzare ai suoi due compagni d’avventura di aver fatto cadere l’unica protezione fra loro e le tenaglie avvelenate. C’era una strana scia verdastra intorno alla punta della sua arma che lasciava una scia capace di resistere qualche secondo prima di sparire e che stava realizzando, con i suoi movimenti, dei disegni astratti apparentemente inspiegabili ma capaci di incantare chiunque vi ci concentrasse per più di pochi attimi. Era palese che quello non fosse il suo primo tentativo, tuttavia non c’era presunzione nei suoi movimenti, solo una concentrazione assoluta, guidata da puro terrore.

Rischiava di non poter raggiungere sua moglie ed il suo bambino. Rischiava di perderli entrambi senza poter far nulla per aiutarli.

Con una punta di orrore, Harry osservò l’uomo farsi avanti di un passo alla volta, lo sguardo fisso sugli occhi della bestia che a sua volta erano puntati sui movimenti della sua mano. Era assurdo che non si stesse muovendo. Assurdo che lui fosse arrivato a pochi centimetri.

Assurdo che fosse riuscito a spostare la bacchetta e puntargliela in mezzo agli occhi, stendendolo con un colpo solo.

«Non lo chiamano Re delle Bestie senza motivo, sai?».

 

***

 

Con la bestia ridotta ad un enorme ammasso informe dai colori sgargianti, Harry riuscì a tirare un minimo sospiro di sollievo. Una parte di lui ancora tremava all’idea di cosa sarebbe stato di loro, se Maine avesse avuto dei riflessi meno pronti, ma fortunatamente era sovrastata da quella tremendamente grata ed iperattiva al pensiero di potersi finalmente rendere utile.

«Cosa significa che avete lasciato andare Kate da sola?» sbottò Hermione, sconvolta, passeggiando davanti ad entrambi gli uomini come se fermandosi avesse potuto scatenare un incidente diplomatico internazionale. Non aveva degnato neppure uno di loro di uno sguardo che non fosse carico di disappunto e che fosse durato più di tre secondi. Ad Harry era mancata quell’aria di esasperata superiorità, non la vedeva da anni. «La prima regola del Codice Banshee è mai andare in missione da soli, nonostante possa sembrare la scelta migliore!».

Maine strinse le labbra, continuando ad arrotolare magicamente una corda dorata intorno all’imponente corpo dell’animale addormentato. «Non credi che avremmo preferito andare con lei? Dovevamo prenderci cura di te. La seconda regola del codice Banshee dice di non lasciare mai qualcuno indietro. Non potevamo certo lasciarti qui» le fece notare, piuttosto seccato. Sbuffò, una volta finito il suo lavoro, voltandosi per fronteggiarli entrambi. «Tu non hai visto cos’è successo quando lei ha aperto la porta, Hermione. Ci sono bestie qui fuori, bestie che anche io sto faticando a riconoscere. Dubitavo che lei avesse ragione, quando ha detto che non avrebbero consentito a nessuno di seguirla, come se fossero state coscienti… ma quando lei ha spalancato la porta e quelle cose l’hanno afferrata...» rabbrividì, senza poterlo evitare. I suoi occhi blu si puntarono sulla porta di metallo che li separava dall’oscurità, quasi avesse potuto scorgere qualunque cosa vi fosse dall’altra parte.

«L’hanno afferrata, Herm» si premurò di specificare Harry, con una smorfia. «Ho visto mani artigliate, zampe… era come se delle ombre avessero assunto forma fisica solo per poterla portare via. Avrebbero potuto fare irruzione in qualunque momento, probabilmente potrebbero farlo anche ora… ma non lo stanno facendo».

Lei si pizzicò la radice del naso con un sospiro. «Tutto parte del piano di Tiresias, ovviamente» si lagnò, guardando a sua volta la porta con aria disgustata. «Hai detto che sembrano delle ombre? Ed hanno forme diverse e spaventose?» chiese quindi, riflettendo su quelle che avrebbero dovuto essere le loro possibilità. «Barry?».

L’uomo si grattò la guancia con l’uncino, preoccupato. «Non lo so, Hermione, non ho mai visto nulla di simile. Non credo siano creature, quantomeno non conosciute o non tradizionali, sembrano essere usciti direttamente dai miei incubi di quand’ero bambino».

Un brivido fece sbattere i denti di Harry. Sì, anche lui aveva avuto incubi simili: bestie informi sbucate dall’oscurità sotto al suo letto, dalle fessure delle scale che scricchiolavano sopra la sua testa. Quelle ombre lo avevano perseguitato finché non era stato abbastanza grande da illudersi di non vederle più, finché i mostri della vita reale non erano diventati abbastanza spaventosi da sostituirli e dare forma a quelle paure irrazionali dei bambini.

Loro erano sempre stati lì, però. In un angolo del suo inconscio, nascosti da strati e strati di convinzioni, di coraggio posticcio e di razionalità. Erano rimasti lì, in silenzio, aspettando solo quell’istante per emergere dalle sue notti e torturarlo come non avevano più potuto fare da anni.

«Dai tuoi incubi» ripeté Hermione, riflessiva, lasciando che il suo sguardo si assottigliasse come se anche lei avesse potuto improvvisamente sviluppare la capacità di guardare oltre i muri. Non si era ancora completamente ripresa dalla brutta avventura nel mondo dei sogni, eppure era quella che sembrava capace di ragionare meglio, come se l’impatto con la realtà alternativa non l’avesse sconvolta come era accaduto a loro. Forse perché vi era rimasta più tempo senza l’influenza di Mulciber? «Dai tuoi incubi!» ripeté, questa volta più forte, coprendosi le labbra con le mani come se si fosse sorpresa del suo stesso urlo. I suoi occhi scuri si spostarono da Barry ad Harry e vice versa per un paio di volte, prima di fissarsi nuovamente sulla porta. «Loro vengono dagli incubi».

Barry la fissò per qualche istante senza comprendere, per poi sbiancare più di quanto non avesse già fatto e voltarsi a sua volta verso la porta. In quel momento, Harry comprese tutta la stizza che Ron aveva maturato negli anni verso lui ed Hermione: era decisamente fastidioso essere il più stupido del gruppo.

«Qualcuno vuole spiegare a questo semplice Auror cosa sta succedendo?» azzardò, preoccupato, odiandosi per non aver mai approfondito lo studio delle creature durante il sesto anno. Avrebbe fatto bene a seguire Hagrid, magari avrebbe avuto modo di migliorare le sue conoscenze e capire da solo, senza bisogno che gli venisse spiegata ogni sciocchezza.

Quei due lo ignorarono completamente.

«Kate è riuscita a percepirli immediatamente perché sono creature oscure? Possono avere a che fare con la morte, credi?».

«Il mondo dei sogni è ciò che più si avvicina al fenomeno della morte, non mi stupirei se quei cosi fossero dipendenti dalla morte stessa».

Spazientito, Harry sbuffò abbastanza forte da attirare finalmente la loro attenzione. «Qualcuno vuole dirmi qualcosa? Mi sento leggermente escluso, qui».

Hermione gli posò la mano sul braccio, ansiosa. «Harry, quelli sono Terrori Notturni, sono letteralmente ciò che popola i tuoi incubi, però riportati alla realtà. Tutto ciò di cui l’uomo ha paura, ma libero dalle catene dell’immaginazione. Kate aveva ragione quando ha detto che non c’era modo che voi poteste scappare con lei, se dovessimo mettere un solo piede qui fuori probabilmente verremmo annientati dal terrore più acuto mai provato».

Il brivido tornò più forte di prima, lasciandolo quasi stordito. «Cosa possiamo fare? Non possiamo restare qui per sempre e di certo non possiamo smaterializzarci» mormorò, ansioso, occhieggiando a sua volta alla porta. Quelle cose avrebbero potuto fare irruzione da un secondo all’altro, forse aspettavano solo che loro si spaventassero per bene. «Come li combattiamo?».

Indecisa, Hermione si voltò in direzione di Maine, che aveva le labbra strette in una linea sottile. «Loro sono paura, tutto ciò che di negativo l’uomo può immaginare» tentò, passandosi la mano fra i capelli. «Non posso che seguire la stessa linea usata per Dissennatori e Lethifold».

  Il gemito preoccupato della sua migliore amica confermò il pensiero che si era appena formato nella mente di Harry. Dopotutto, c’era solo un incantesimo che le aveva sempre dato problemi.

«Tu vuoi usare l’Incanto Patronus». 

 

***

 

Fred Weasley non era mai stato un uomo paziente. Mai, in tutta la sua vita. Si era sforzato nei due anni che erano serviti ad Hermione per ottenere il suo nuovo incarico, così che potesse farlo nella massima tranquillità possibile. Aveva atteso un tempo anche più lungo per farle conoscere i suoi sentimenti, ma in quel caso era stata più che altro la rassegnazione a parlare, non la pazienza. Non credeva certo che lei avrebbe messo da parte Ron, non per lui almeno.

Fred non era paziente, ma aveva imparato ad esserlo per le questioni davvero, davvero importanti. Tuttavia, mentre aspettava fuori dal Quartier Generale delle Banshee, insieme ad una piuttosto agitata Rosemary, Theodore Nott e Miss Peregrine del Ministero, quella piccola stabilità che tanto duramente aveva conquistato sembrò vacillare pericolosamente.

«Non ho intenzione di aspettare un altro istante» sibilò per l’ennesima volta sua cognata, cercando di liberarsi dall’incantesimo di costrizione che l’altra donna le aveva lanciato circa tre minuti dopo essere giunti a destinazione. Quindi parecchio tempo prima. «Non me ne importa un fico secco che lei sia una Banshee sotto copertura, Peregrine! Mi lasci andare immediatamente, mio padre sta rischiando la vita lì dentro ed io non resterò qui con le mani in mano in attesa di neppure lei sa cosa!».

Pizzicandosi la radice del naso, la personificazione della Malasorte sospirò pesantemente. «Credimi, signorina Crave, neppure io vorrei essere in questa spiacevole situazione mentre i miei pochi colleghi superstiti combattono contro un male mai affrontato prima» le disse, arricciando la sua eccezionalmente lunga appendice nasale. «Ma come la piccola signorina Runcorn ci ha fatto notare, “se entrate nel castello da soli i mostri vi mangiano”» ripeté alla lettera, sfoderando uno dei vari talenti che si era scoperto avesse solo nel momento in cui aveva fatto la sua entrata scenica alla Tana insieme ad un confuso Percy.

Era stata Edelweiss a gestire quel piano, con il suo lessico da bambina e la sua determinazione da Veggente. Li aveva costretti a fare uno scambio a dir poco inconcepibile – quantomeno per Fred – e poi aveva chiesto solamente a quel piccolo gruppo di prepararsi alla battaglia, attendendo un segnale che avrebbero riconosciuto. Fred avrebbe giurato che il segnale in questione fosse stato lo scoppio della battaglia – e Rose aveva immediatamente concordato con lui – ma la Peregrine era stata lesta nel sottolineare quanto assurda fosse la sua idea. Non avevano alcuna informazione in più, se anche si fossero buttati nella mischia difficilmente ne sarebbero usciti vivi.

A pochi metri di distanza da loro, Theodore Nott non aveva smesso un solo istante di cercare informazioni sulla biblioteca che si era portato dietro. Lui era stato a sua volta contattato grazie ad Edelweiss, che aveva chiesto a sua madre di chiamare suo cugino “quello carino”. Audrey aveva a quel punto informato Percy della bizzarra storia d’amore che era nata fra sua figlia ed il figlio della sua compianta zia, l’ultimo erede Nott10, chiedendogli di andare a cercarlo immediatamente. Ritrovato il giovane, erano bastati pochi minuti in solitudine con la bambina per convincerlo a partecipare. Nessuno sapeva perché, nessuno sapeva come, ma le fiamme che si erano accese nello sguardo dell’ex Serpeverde non avevano consentito che si potesse mettere in dubbio la sua motivazione.

«Siamo tutti ansiosi di entrare in azione, Rosie» mormorò allora Fred, dando alla ragazza più giovane una pacca sulla spalla. «Il mio gemello si sta spacciando per me, mentre Hermione è ancora dispersa, come Harry e gli altri». Il suo sguardo si perse sul castello davanti a lui. «Ho visto una delle mie più vecchie amiche entrare in quel castello completamente circondata da bestie senza forma e non so quanto possa positiva possa essere questa cosa. Le Banshee non escono mai da sole».

Miss Peregrine annuì. «Katie Bell non ha mai avuto il permesso di uscire da sola, se davvero quella che abbiamo visto era lei, deve esserci una buonissima ragione dietro quel suo comportamento11. Le rare volte in cui l’ho vista, al Quartier Generale, è sempre stata circondata dai coniugi Maine».

«Bell è una Succubus» si intromise Nott, sollevando lo sguardo dai suoi libri solo per un istante. «Se quelle bestie sono davvero ciò che credo che siano, allora lei è l’unica che potrebbe avere una speranza di sopravvivenza» disse, alzandosi in piedi e raggiungendoli. «I Terrori Notturni sono creature d’oscurità, sono fatte della stessa sostanza del potere della Bell, quindi potrebbe non esserne affetta come noi».

«Hai trovato altro sui tuoi libri? Non c’è un modo per distruggerli?» si intromise Rosemary, dimenandosi ancora come una bestia in agonia. In quel momento lui capì perché suo fratello fosse stato tanto reticente all’idea di lasciarla andare senza di lui. Non era preoccupato che lei non sapesse difendersi ma, piuttosto, che loro non sapessero tenerla buona. Rosemary Crave non aveva nulla da invidiare ai draghi cui era tanto legata, soprattutto quando il suo adorato papà era in pericolo. «Nott, per Merlino!».

«Non c’è nulla sul modo di distruggerli» sbottò lui, esasperato. «So che per crearli serve un sacrificio di sangue immenso, cosa che credo potremmo ricollegare alla strage degli ex Mangiamorte, ma per il resto il libro è molto vago. Sono creature apparse raramente nella storia, di solito sparivano insieme a chiunque avesse provocato le stragi».

Fred sospirò. «Quindi dobbiamo uccidere Sisifo o, quantomeno, la sua incarnazione momentanea» sbottò, portandosi una mano alla fronte e stringendosi le tempie per cercare di alleviare il terribile mal di testa che l’aveva colpito. Tornare in vita non era stata la passeggiata che lui aveva sperato fosse, ma non poteva certo lamentarsi. «Se vi può consolare, dubito che lui sia tornato del tutto, quantomeno non ancora. Ma è forte».

«Come fai a dirlo, Weasley?» si intromise la Peregrine, osservandolo come qualcun altro avrebbe osservato una bestia rara. «La vostra famiglia non ha mai avuto alcun collegamento con il sangue della Morte».

«Sono stato resuscitato non più di due giorni fa, da quel momento ho come una… uhm… sensazione» ammise, con una smorfia. «So con assoluta certezza, per esempio, che Kate sia decisamente meno al sicuro di quanto non pensiamo».

Nott annuì. «È perché lei ti ha riportato in vita» spiegò, indicando il suo libro. «Esiste un collegamento molto forte fra Negromante e Risvegliati, probabilmente tu saresti il primo a sentire se lei dovesse tirare le cuoia».

«Confortante».

«Preferirei non mettere in conto la morte di nessuno, sinceramente» proclamò una voce dalla loro spalle, un attimo prima che da oltre gli alberi facesse la sua comparsa Barry Maine, seguito a ruota da Harry ed Hermione. Fred non si sentì mai tanto sollevato come in quel momento. «Soprattutto non quella di Trina».

A sua volta sollevata, la Peregrine si fece avanti, allungando la mano per stringere quella di Barry. «Siete vivi, non sapevamo cosa fare, quando il Dottore mi ha detto di stare all’erta perché non era stata autorizzata una missione di salvataggio ho davvero temuto per il peggio» sbottò, azzardandosi addirittura ad abbracciare leggermente Hermione, sotto lo sguardo attonito di Harry.

È davvero un po’ tardo, pensò Fred, sentendo la voce di Kate risuonare nei meandri del suo cervello, mentre si faceva avanti per strappare Hermione dalle braccia della Peregrine e la stringeva a sé.

«Il Dottore aveva dei sospetti, quindi» sospirò Maine, lanciando un’occhiata ansiosa al Quartier Generale. «E se lui aveva sospetti, non dubito che fossero più che fondati. Voi cosa state facendo qui?».

«Aspettiamo che dal cielo cada la soluzione per sconfiggere o, quantomeno, rallentare i Terrori Notturni, così da aiutare i pochi agenti ancora in vita e andare ad aiutare Draco, la Bell e gli altri, tra cui anche l’altro gemello Weasley» spiegò velocemente Nott, decisamente arrabbiato ma capace di contenersi molto meglio di Rosemary, che non aveva prestato la minima attenzione a nessuno di loro perché troppo presa dai suoi tentativi di fuga.

«Cosa fa George al Quartier Generale?»

«Siete fortunati, allora» si intromise Harry, impedendo ad Hermione di chiedere ulteriori spiegazioni, facendosi avanti ed indicando il grosso castello in subbuglio. «Noi abbiamo la soluzione adatta».

«Era ora, cazzo» si lamentò proprio Rose, riuscendo finalmente a liberarsi, complice il movimento silenzioso della bacchetta di Miss Peregrine. «Possiamo far saltare in aria il dannato portone, adesso?».

Svariate paia di occhi su puntarono su Fred.

Oh, beh…

«Fatevi da parte, Seamus Finnigan mi ha insegnato un paio di trucchetti che potrebbero fare giusto al caso nostro».

 

 

 

 

» Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri aggiornamenti!

 

 

Nessuno aveva capito chi fosse Sisifo, io sono molto soddisfatta.

 

Una bella riunioncina prima della botta finale, non credete fosse necessaria?

Ah, io amo Rosemary Crave con tutto il mio cuore e sono così felice di averla lasciata sana e salva almeno in questa ff. Peccato per il Dottore.  

 

Punti importanti:

 

» * - Il tempo è una cosa preziosa/ guardalo volare mentre il pendolo oscilla/ guardalo passare fino alla fine dei giorni/ l’orologio ticchetta via la vita. In una fedele imitazione del Bianconiglio, mi sento di specificare che il tempo sta effettivamente finendo.

 

» 1 – Harry è stato il primo a riprendersi, quindi gli altri non hanno idea di cos’abbia visto. Barry non sapeva che Harry avesse scoperto della parentela con Ophelia.

 

» 2 – Come Draco aveva detto ad Ophelia, Harry non potrebbe mai arrabbiarsi con la sua ultima parente “paterna” in vita.

 

» 3 – Ho scritto una cosa inventatissima, non ci sono riscontri di alcun tipo nei libri ma non sapevo bene che pesci prendere. Abbiate pazienza, studio legge e non medicina, non sono proprio sicurissima che una pratica simile possa effettivamente fare del bene, ma, ehi, magia.  

  

» 4 – Chi crede che Harry non si incolpi della morte di Ron è pregato di alzarsi, mettersi in un angolo e vergognarsi. Ovviamente Harry non riesce a chiudere gli occhi senza vedere il suo migliore amico ridotto ad un vegetale. Ovviamente si è sentito responsabile sia per lui che per l’ipotetica morte di Hermione.

 

» 5 – Fun Fact: non ho la minima idea di come funzionino i ragni, quindi qualsiasi riferimento successivo è puramente frutto della mia fantasia. I ragni mi fanno piuttosto schifo (anche se mai quanto gli scarafaggi).

 

» 6 – Finalmente il mio Barry è nel suo vero elemento! No, non è pazzo, è semplicemente entusiasta di rendersi utile. A lui piacciono le bestiole, come piacciono ad Hagrid. O a suo zio Newt. Che bello avere a che fare con le bestiole. Ci piacciono tanto, soprattutto quando sono grosse e con tanti denti, zampe, occhi ecc…

 

» 7 – Random Fact: Harry ha incontrato Newt in più di un’occasione ed ha avuto modo di sorprendersi per come un vecchietto potesse essere così arzillo con bestione dieci volte più grosse di lui. Chi lo sa da chi ha preso Barry.   

 

» 8 – Piccola Backstory: Ophelia ha avuto un faccia a faccia con Aragog durante una punizione serale con Hagrid. Perché era in punizione? Perché durante il suo ultimo anno – il primo anno del professor Piton – è stata misteriosamente coinvolta in una serie di strani avvenimenti nei sotterranei, tutti con vittima il povero insegnante di Pozioni. E io difenderò la mia Philly fino alla morte, è stato Piton ad iniziare con i dispetti. Provate ad immaginare l’essere l’unica parente in vita di James Potter e di dover superare i MAGO in Pozioni con Piton. Vi sfido a provarci.

Sfortunatamente per Mocciosus, Ophelia aveva un raro talento per gli intrugli, quindi è riuscita comunque a diplomarsi con il massimo dei voti e ad essere ammessa al Corso al San Mungo. AH!

 

» 9 – Per caso si nota tanto il mio aver inventato tutto di sana pianta?

 

» 10 – Come ho accennato, Audrey ed Edelweiss sono delle Runcorn e i Runcorn sono una vecchia e spocchiosa famiglia purosangue. Nella nostra situazione, la madre di Theodore Nott era sorella del padre di Audrey, quindi lui è suo cugino. Per quanto Nott padre non abbia alcun rapporto con loro, Audrey e Theodore si sono visti più volte ed Edelweiss si è totalmente innamorata di lui. Anche se la poverina sa di non avere speranza.

 

» 11 – Ovviamente loro non hanno la minima idea di cosa stia succedendo, non sanno perché Kate era da sola. E perché Katie non era mai lasciata a se stessa al Quartier Generale? La sua instabilità, prima di Draco, unita al temperamento da fiera irlandese, la rendevano piuttosto irascibile. Una Succubus irascibile non è una buona cosa.

 

Ø  Piccolo appunto: l’esplosione del portone è la stessa esplosione che Kate ha sentito nel capitolo precedente, giusto per darvi il contesto temporale. Mentre loro si fanno strada al piano di sotto, Kate viene “rianimata” da Draco e decide di provare il tutto per tutto con la madre di Winter.

 

 

 

Sono stata sul punto di mettere in mezzo il mio adorato Seamus, ma ho pensato che avrebbe rischiato di morire e così ho evitato. Almeno lui devo salvarlo.

 

  

 

Ormai mancano due o tre capitoli al massimo, wow. Ci siamo quasi gente, preparate i vestiti per il lutto, perché ne avrete bisogno.

 

Mi dispiace.

 

 

Per altre comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!

 

 

Grazie ancora a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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