Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    19/01/2018    1 recensioni
Una raccolta su situazioni, più o meno imbarazzanti, che lo sfortunato protagonista si ritroverà a dover gestire. Fatti quotidiani, che capitano nella vita di chiunque, prima o poi... quindi, perché non in quella del soldato più forte dell'umanità? - Raccolta di One-shot indipendenti le une dalle altre.
Dal testo:
«Posso entrare nel carrello? Mi fanno male gli scarponcini» fece per sedersi su una scaletta, di quelle usate dai commessi, ma una mano callosa lo tirò bruscamente in piedi.
«No»
«Perché no?»
«Ci devo mettere la spesa nel carrello»

La raccolta comprenderà situazioni differenti (sia AU, che non, all'occorrenza)
[La One-shot n° 8 partecipa al concorso "Situazioni XY" indetto sul forum efp da Biancarcano e Harriet]
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La volta in cui Levi partecipò a una gara di orienteering


La fanfiction partecipa al COWT indetto da Lande di Fandom.
Missione 2, prompt: Gara.
Parole: 3786
Nb. La raccolta contiene one shot indipendenti le une dalle altre. Per una lettura più scorrevole, ho aggiunto uno spazio tra le frasi (perché non sono capace di inserire l'interlinea nella formattazione di efp).

***

La storia partecipa al contest "Una sana risata", indetto da Amayph sul forum di Efp.

***
 

Era stata l’ultima volontà di Shadis, prima che andasse in pensione. L’ormai ex-comandante aveva decretato una gara di orienteering tra i componenti della Legione Esplorativa. A detta sua, competizioni simili rafforzavano il cameratismo, sviluppavano i sensi ed aiutavano a ritrovare l’orientamento fuori dalle mura.

Naturalmente, il suo successore ne avrebbe fatto volentieri a meno; tuttavia, quando aveva firmato le carte per assumere il titolo, non si era accorto della microscopica postilla scritta a fondo pagina e contrassegnata da un minuscolo asterisco, che nessun occhio umano avrebbe mai potuto notare. La nota trattava appunto della prova di orienteering.

Consapevole di non poter sfuggire al proprio destino, Erwin Smith aveva dunque convocato i suoi migliori soldati, certo che da loro non avrebbe ottenuto un netto rifiuto. Li aveva chiusi nella biblioteca della caserma, assicurando che non avrebbero cenato, né dormito finché non avessero aderito all’iniziativa. Presi per sfinimento, Nanaba e Levi erano stati i primi a siglare gli accordi, troppo desiderosi di concedersi un bagno dopo quello sfiancante assedio;  Hanji e Mike firmarono quando non riuscirono a dominare i crampi per la fame. L’ultimo a capitolare fu Moblit, ma lo fece soltanto per spirito comunitario.

Erwin aveva dunque approfittato per formare le squadre. Aveva immediatamente accolto il desiderio di Moblit di seguire e servire fedelmente il suo caposquadra, mentre aveva rigettato la richiesta di Mike di poter andare con Nanaba.

«Niente affatto!» aveva decretato «Nanaba verrà con me. In fondo, è la migliore esploratrice del nostro gruppo e non intendo ovviamente rischiare di perdere…»

«E io?» il pigolio incerto di Levi si era fatto immediatamente sentire: fino a qualche attimo prima, era certissimo che Erwin avrebbe scelto lui come compagno d’avventura. Insomma, un romantico viaggio nella natura incontaminata, a tu per tu con l’uomo della propria vita, svegliandosi con il cinguettare dei passeri al mattino e rifugiandosi in una stretta tenda da campeggio la notte…

«Tu andrai con Mike!»

Il sogno si era così trasformato in un incubo: Levi si era visto scarpinare come un dannato su un impervio sentiero di montagna, costretto a piantare la tenda a ridosso di un dirupo ed a dormire fianco a fianco con Mike, all’ombra del suo russare e dell’odore di sudore.
Far cambiare idea al comandante, comunque, era risultato impossibile: sarebbe andato con Zacharias, che gli piacesse oppure no.
 

***
 

Erwin osservò tutta la propria attrezzatura, ben disposta sul pianale della scrivania. Aveva preparato il necessario per una gara di orienteering e per poter sopravvivere in caso di emergenza.

«Preso tutto?» la voce di Nanaba lo obbligò a rialzare il viso. La giovane donna era apparsa sull’uscio del suo ufficio, con un voluminoso zaino sulle spalle.

«Penso di sì» indicò gli oggetti ben divisi per categoria «Ho una mappa aggiornata dei sentieri più frequentati. Kit di pronto soccorso. Torcia da campeggio, tenda e picchetti con la massima adesione al terreno. Sacchi a pelo in grado di resistere fino a meno venticinque gradi.»

«Ma… siamo in piena estate.»

«Lo so, ma non possiamo prevedere bruschi abbassamenti di temperatura, specie in montagna. Potremmo rimanere bloccati da una tormenta di neve…»
«è estate...»

«O intrappolati su un ghiacciaio. Meglio essere prudenti. A tal proposito, ho preso il telefono satellitare e il gps, per ogni evenienza. Una bussola. Una bussola di scorta. E una bussola di scorta della bussola di scorta. Thermos, borraccia. Calzini di ricambio. Lenze e ami, nel caso venissero a mancare le provviste di cibo liofilizzato. Vestiti di ricambio, rigorosamente in microfibra, così occupano meno spazio e possono essere velocemente lavati. Bastoncini da Trekking in carbonio.  Tu cosa hai portato?»

«Più o meno le stesse cose. In aggiunta, la crema solare e dei cappellini.» Nanaba cavò un paio di berretti verdi con lo stemma della legione stampato sopra la visiera.
«Perfetto!» Erwin cavò dall’armadio un paio di pantaloni, degli scarponcini e una polo marroncina, con un simpatico coccodrillo cucito sul petto e sulle maniche «Vado a cambiarmi e siamo pronti a partire.»

 
***
 

La partenza era stata del tutto informale. Si erano semplicemente ritrovati al centro di una valle e, dal cortile del rifugio “Alpi Belle, ma proprio belle”, avevano intrapreso sentieri diversi seguendo le indicazioni delle mappe lasciate da Shadis. Nessuno era accorso a salutarli, a fare il tifo e nemmeno vi era un giudice di gara.

«Come faremo a sapere chi avrà vinto?» aveva chiesto Hanji, ma il comandante si era limitato ad una scrollata di spalle:

«Vincerà il primo che tornerà a casa vivo.»

Ciò definito, erano partiti tutti in gran carriera.
 

***
 

Hanji superò un tratto scosceso, scansando ciottoli e radici sporgenti.
«Ci siamo quasi!» disse, volgendo uno sguardo al proprio assistente, che la seguiva arrancando sul sentiero.
La scienziata aveva indossato per l’occasione un paio di pantaloncini corti dal taglio militare ed una maglietta color verde oliva. Sul cappellino, aveva agganciato dei rametti, per potersi meglio mimetizzare con la vegetazione circostante. Naturalmente, aveva costretto Moblit a fare lo stesso ed a caricarsi di un pesante zaino.

«Dovevamo portarceli appresso tutti, caposquadra?» domandò lo sventurato, arrancando per poterla raggiungere «Capisco che desiderate sfruttare la gara per osservare la flora e la fauna montana, ma… credete davvero che “L’enciclopedia universale dei fiori alpini” sia davvero indispensabile?»

«Beh, se dovessimo imbatterci in qualche pianta sconosciuta, vorrei poterla riconoscere! Ti fideresti a mangiare bacche di un arbusto senza nome, Moblit?»

«No, ma… avremmo potuto ovviare al problema portando, semplicemente, delle provviste.»

«Pff… quisquilie! ­» Hanji continuò a muoversi, facendo per superare un altro tratto impervio. Si inserì in una stretta gola, ignorando le fatiche del galoppino alle sue spalle «Come possiamo assaporare il vero gusto della natura, se ci portiamo dei volgari panini?»

«A me sarebbero piaciuti i panini…»

«Sì, ma non sono salutari! Inoltre… vuoi davvero paragonarli a tanta bellezza? Nutrirsi di radici, di bacche e di funghi, come facevano i nostri antenati!»

«A tal proposito, sono certo che “Il libro dei funghi” possa esserci utile per distinguere quelli velenosi da quelli buoni, ma… “Muffe dei boschi”? E “Riconoscere i fringuelli dal loro canto”?»

«Quanto sei noioso! Se non volevi venire con me, bastava lo dicessi!»

«Non fraintendete, caposquadra. La vostra compagnia è preziosa, solo… se aveste portato uno zainetto anche voi, magari potevamo dividerci il carico e…»

Hanji si acquattò bruscamente dietro ad un cespuglio, portandosi l’indice alle labbra e chiedendo il silenzio. Moblit la seguì gattonando.

«Guarda!» la donna gli indicò un enorme ammasso di carne rosa che sonnecchiava all’ombra di un robusto pino «è un gigante! Presto, prendi la macchina fotografica.»

«Caposquadra… vediamo giganti tutti i giorni. Che ha questo di speciale?»

«Questo è in natura!»

«Sono “in natura” anche quelli che combattiamo.»

«…è nel suo habitat originario. Dobbiamo assolutamente documentare la scoperta.»

«Siete sicura, caposquadra?» armeggiò con le fibbie della bisaccia, cercando di cavare la reflex «Io credo sarebbe più prudente filarc…» non riuscì a terminare la frase. Incrociò uno sguardo porcino ed una bocca ghignante, dalle cui labbra dischiuse colavano fili di densa bava. Il titano si era svegliato e li stava fissando come si fissa un lauto banchetto dopo settimane di digiuno.

«Ca-ca-caposquadra…» balbettò Moblit, tirando insistentemente il braccio della collega «Per caso…avete messo anche il movimento tridimensionale nello zaino?»

«Emh, no. Non pensavo sarebbe servito.»

 
***

 
Erwin puntò il binocolo, osservando l’orizzonte.
«Due titani a destra e uno a sinistra.» snocciolò, mentre Nanaba recuperava l’ennesima bandierina dal terreno. Avevano già percorso una decina di chilometri, raccattando tutte le lanterne che avevano trovato sul sentiero. Non erano sicuri che andassero raccolte, ma ormai l’avevano fatto.

«Possiamo abbatterli facilmente.» fu la risposta, mentre la compagna si agganciava la manovra ai fianchi. Portarla si era rivelata una grande idea. Avevano già abbattuto tre giganti che sonnecchiavano nei pressi di un check-point.

«No, suggerisco di aggirarli. Non sono vicini al punto di interesse, quindi possiamo passargli accanto e proseguire. Risparmieremo gas e lame, così.» Erwin controllò il gps, indicando un punto sul crinale opposto «Dobbiamo dirigerci da quella parte. Allungheremo di poco il giro, ma dovrebbe esserci un ruscello e potremo fare rifornimento d’acqua.

«Perfetto.» Nanaba spiò il proprio orologio da polso «Abbiamo ancora un’ora prima che inizi a calare il sole. Direi di proseguire finché c’è luce e poi trovare un posto dove piazzare la tenda. Magari lungo qualche costone, così saremo sicuri di non incontrare giganti.»

«Ottima idea.» Erwin le passò una barretta energetica «Tieni. Dobbiamo essere sempre in forma. Ti confesso, comunque, che sono un po’ preoccupato… chissà come se la stanno cavando Levi e Mike…»

 
***
 

Levi soffiò sul fuoco, ma un alito di vento gelido lo spense nuovamente. Era impossibile fare del tè in quelle condizioni! Aveva seguito Mike lungo una strada particolarmente impervia, fidandosi stupidamente dell’istinto altrui:

«è una scorciatoia!» gli aveva assicurato il caposquadra, prima di catapultarlo lungo un sentiero così ripido che a metà salita aveva dovuto sedersi per riprendere fiato. A tre quarti, aveva iniziato a vedere tutti i santi del culto delle mura. Alla fine, si era accasciato a terra, incurante dei ragni che gli zompavano felicemente sulle gambe e sulle braccia. Aveva chiesto d’essere sepolto lì, ma Mike lo aveva rimesso immediatamente in piedi. A quanto pare, erano in ritardo e non potevano concedersi soste.
In tutto ciò, non avevano trovato nemmeno una lanterna; erano incappati soltanto in cacche di vacca, ovini al pascolo e, infine, in un gruppo di turisti tedeschi che, travisando la loro richiesta di informazioni, li aveva spediti sul ghiacciaio più vicino.

Levi si gettò il sacco a pelo sulle spalle, cercando di non tremare. Infilarsi soltanto dei pantaloncini corti ed una maglietta non era stata una grande idea. Stava rischiando di morire di ipotermia. Sentiva la neve permeare nella stoffa dei calzoncini e della t-shirt, scivolando sulla sua pelle ormai bluastra. Tirò sul col naso, ormai rosso da far paura. Lo avrebbe perso? Forse sì.

«S-sto co-nge-lando…» biascicò tra il battere dei denti, mentre qualche fiocco gli finiva tra i capelli umidi.

«Che strano!» borbottò Mike, in piedi su una roccia ed intento a scrutare l’orizzonte «Eppure, secondo la mappa, stavamo procedendo nella direzione giusta.»

«Che cazzo guardi?! Non c’è niente da vedere… solo nuvole e neve e neve e… moriremo qui.» Levi si rannicchiò, stringendo le ginocchia al petto «è tutta colpa tua! Non dovevi fermarti a chiedere indicazioni. E… e …ectiù!»

«Salute.»

«Salute un corno!» sbottò il capitano «Sto crepando assiderato… fai qualcosa!»

«Qualcosa?»

«Sta venendo su una tormenta… chiama Erwin, digli di venire a salvarci.»

«Ma… io non ho portato il telefono. Ho solo…» lo vide frugare nello zaino e cavarne un paio di walkie talkie «Questi. Li avevo presi con i punti delle merendine e…»

«Che cazzo ce ne facciamo di due radioline così?! Fai… qualcosa!» ripeté.

«Ho già piantato la tenda! Perché non fai qualcosa anche tu, invece che lamentarti sempre?»

Levi gettò uno sguardo al loro rifugio: la tenda pendeva da un lato, frustata dal vento, mentre le corde e i picchetti riuscivano sempre meno a reggere la struttura. Aveva l’aria d’essere tutto, tranne che un posto affidabile dove passare la notte. Magari avrebbero potuto costruire delle igloo? Sarebbe stato sicuramente più confortevole.

«Io… sto morendo, cazzo…» ringhiò allungando la mancina per raggiungere il proprio zaino «Ho anche e-esau-rito la scorta di bi-biscotti che avevo portato!»

«Beh, scusa, ma… solo tu potevi portare delle scatolette di tè e dei biscotti in alta montagna! Non potevi portare un kit di pronto soccorso? O dei viveri?»

«Tu cosa hai portato?!»

«La birra!» Mike gli piazzò accanto un paio di bottiglie di chiara e una scatoletta argentata «E il fumo. Pensavo bastassero…»

«Ma che…»

«Insomma, sono lo starter pack di ogni gita scolastica che si rispetti!» Mike gli rollò una canna, passandogliela «Tieni. Fuma un po’, vedrai che ti passa.»
 

***
 

Erwin si accomodò al tavolo, spiando rapidamente il menù. Trovare quel rifugio era stato un vero colpo di fortuna! Avevano trascorso la notte in tenda, riparati da un costone di roccia, lontani da foreste, titani e corsi d’acqua infestati dalle zanzare. Dormire sui ciottoli appuntiti non era stato un problema, grazie al rivoluzionario materassino gonfiabile a doppia protezione di cui erano dotati. Il sacco a pelo con termoregolazione autonoma si era rivelato un vero tocco di classe. Non avevano patito il caldo e nemmeno il freddo. Tutto sommato, era stata una esperienza piacevole; niente a che vedere con i campeggi scout a cui era abituato: ricordava ancora la volta in cui aveva dovuto condividere la tenda con Mike e Nile. Mike non la smetteva di russare e Nile di scrivere raccapriccianti poesie per Marie.

Avevano ripreso il cammino subito dopo una abbondante colazione, sfruttando i primi raggi del sole e guadagnando altre quattro lanterne, prima di incappare in una baita davvero graziosa. Si erano avvicinati, spinti dalla curiosità, ed avevano scoperto che la casetta ospitava persino un ristorante. Dopo un rapido consulto, avevano optato per pranzare lì.

La proprietaria, una allegra signora di mezza età, li raggiunse al tavolo, lasciando una caraffa di vino rosso ed un antipasto di formaggi d’alpeggio.
«Avete scelto cosa ordinare?» domandò, mentre il comandante spulciava nuovamente la lista.

«Per me… un arrosto di cervo e polenta» mormorò, guardando poi Nanaba «Per te?»

«Risotto ai funghi e frutti di bosco.»

«Grazie!» la locandiera si ritirò immediatamente.

Erwin si guardò attorno; la stanza che li ospitava era piuttosto buia. I soffitti in legno, benché caratteristici, non aiutavano l’illuminazione, così come le tende a fiorellini che accompagnavano la maggior parte delle finestre. I tavoli, anche questi in legno scuro, possedevano un tocco rustico ed artigianale ed erano accompagnati da sedie altrettanto lavorate. Lungo una parete, una ordinata serie di dipinti ed alcune mensole con suppellettili di scarso valore.

Attese che arrivassero le portate, prima di attaccare:
«Nanaba, che voto dai alla location

«Allora, il posto mi piace.» replicò la donna «Tuttavia, è un po’ buio e trovo che quei soprammobili siano orribili. Non so, forse bisognerebbe rimodernare un pochino.  Cambierei il motivo delle tende, senza dubbio; le fantasie floreali non sono più in voga, ormai. Nel complesso, però, mi sembra adatto ad un ambiente di montagna. Darei un sette.»

«Molto bene! Anche io dico sette.» Erwin pungolò il proprio arrosto, passando poi alla polenta «Il cibo è ottimo. Il cervo è ben cotto, condito con attenzione. Sento un retrogusto di erbe alpine che non mi dispiace per niente. Una piccola nota dolente sul vino, forse troppo corposo. Però, mi sento di dare un otto.»

«Il mio risotto è poco cotto, purtroppo. Peccato, perché l’abbinamento è eccezionale. Forse, avrebbero dovuto lasciarlo qualche minuto di più in padella. Trovo che una riduzione di aceto balsamico sarebbe una eccellente guarnizione. Comunque darò un sei e… Oh, guarda! Moblit e Hanji!»

Erwin si voltò immediatamente verso la finestra più vicina: i due camerati stavano correndo a rotta di collo giù per un pendio. Hanji si trascinava un cavalletto completo di macchina fotografica, mentre Moblit lanciava dei pesanti volumi all’indirizzo di un gigante, intento ad inseguirli.

«Fanno proprio una bella coppia, non trovi?» sorrise, tornando ad osservare la propria compagna di viaggio «Pensi abbiano bisogno d’aiuto?»

«Nah… sanno cavarsela e poi… non abbiamo ancora ordinato il dolce.» Nanaba richiamò l’attenzione della locandiera «Io vorrei una crostata alle fragoline di bosco.»

«Io prenderò… “selezione di biscotti con crema di latte”. Ci può portare anche il conto?»
 

***
 

Hanji e Moblit si accasciarono contro un tronco. Ce l’avevano fatta, alla fine! Erano riusciti a seminare quel gigante. La scienziata si passò una mano sulla fronte, ritraendola coperta di sudore.

«Non abbiamo dei vestiti di ricambio, vero?»

«No, caposquadra.»

«Peccato. Beh, tanto sono abituata a puzzare.» Hanji sollevò un braccio, ficcando il naso sotto l’ascella «Mh, un odore interessante e… Uh, guarda!» squittì, indicando un’altra deforme massa rosa ai margini del boschetto «Un titano nel suo habitat naturale! Forse dovremmo scattargli delle foto!»

«Non credo sia una buona idea, caposquadra…»

L’avvertimento del buon Moblit giunse troppo tardi. La scienziata puntò l’obiettivo verso la creatura e…

“Click”
 

***
 

Erwin guardò i commensali. Al suo tavolo si erano aggiunte altre persone. In particolar modo, la coppia di tedeschi in vacanza a cui Mike aveva chiesto informazioni.
«Allora, secondo voi… quanto abbiamo speso? ­» domandò solenne.

«Mah… centonovanta» disse Nanaba.

«Cientoquavantaquattvo» disse Tedesco Uno.

«Was?» replicò Tedesco Due.

«Abbiamo speso… centosettanta monete. Giusto?»

«Per me è giusto.»

«Io penzafo di più!»

«Was?»

Erwin si alzò:
«Ristoratori, vado a prendere i taccuini!»

Poco dopo quell’annuncio, nel locale scese una musichetta confortante.
Tedesco Uno fu il primo a lasciare un parere:
«Alla location ho dato cinque. Molto pella, ma in Germania abbiamo paite più pelle! Poi c’erano troppi sopvammobili.»

«Al servizio ho dato otto. La signora è stata cordiale e mi è piaciuta l’atmosfera ospitale del luogo.» snocciolò Nanaba, mentre Tedesco Due si prodigava in un:

«Was?»

«Una location carina affacciata su un bellissimo scenario alpino» disse Erwin, sorridendo ai presenti. Modulò la voce in un tono affabile «Qualche piccola pecca nel menù e nel servizio, ma il conto è stato ottimo. Infatti, gli ho dato nove!»

«Erwin…» Nanaba gli tirò una manica della Lacoste, obbligandolo a riportare l’attenzione sulla più vicina finestra «Quelli non sono Hanji e Moblit?»

«Di nuovo?» si stropicciò gli occhi, cercando di mettere a fuoco la scena «Ah, sì. Il titano, invece, pare diverso. Dici che dobbiamo dargli una mano?»

«…Nah.»
 

***
 

Levi si svegliò di soprassalto, completamente fradicio. Annaspò, cercando di riemergere dalle acque gelate del ruscello. Una robusta mano lo ripescò, abbandonandolo sul ciglio della riva.

«Che cazzo…»  Domandò, incrociando lo sguardo con quello beffardo di Mike «..stai facendo? Volevi affogarmi?» ringhiò, strizzando maglietta e pantaloni. Una rapida occhiata lo convinse di non essere più sul ghiacciaio. «Dove siamo?»

«Non lo so.»

«Come non lo sai?!»

«So dove non siamo. Non siamo più in vetta, contento?»

Quindi… si erano persi nuovamente? Beh, almeno non erano più asserragliati dalla tormenta, ma… dove erano di preciso? Non avrebbe saputo rispondere. Si era addormentato in mezzo al gelo e si era risvegliato in un fiumiciattolo di montagna, ai piedi di un bosco di latifoglie.
«Perché mi hai buttato nell’acqua?»

«Per farti riprendere i sensi…»

«Cosa?»

«Eri svenuto, così ti ho portato in spalla fin qui. Non volevo che morissi di ipotermia.» la voce di Mike era completamente atona, come se non provasse alcuna emozione. Come se, in effetti, stesse parlando del trasporto di un sacco di patate. «In realtà, ho anche pensato di abbandonarti su. Insomma, un’occasione simile non ricapita, sai? Ci ho riflettuto: se ti avessi lasciato, saresti sicuramente morto di freddo. Ti avrebbero ritrovato tra duemila anni, in compagnia di qualche scheletro di gigante congelato.»

«Grazie, eh…»

«Prego, figurati! Come dicevo, se ti avessi mollato ora sarei di nuovo io “il soldato più forte dell’umanità”; e non mi sarei più dovuto sorbire le tue idee cretine.»

«”Idee cretine”? Chi ha insistito per chiedere consiglio ai tedeschi?»

«Erano delle brave persone e poi… non ci saremmo persi se tu non avessi usato le mappe come carta igienica.»

«Veramente l’unico ad andare in bagno sei stato tu!»

«Si, ma l’idea di usarle come carta è stata tua…»

Levi aggrottò la fronte. Non ricordava affatto quel dettaglio, ma era possibile che Mike stesse cercando di scaricargli addosso ogni colpa. Oppure sì, era un’altra delle sue pensate geniali. Non riusciva a rammentare, non con la testa che ancora pulsava per il bagno gelido. Si sfregò la fronte, mentre l’emicrania aumentava. Sentiva freddo dappertutto. Le dita avevano assunto una terrificante sfumatura violacea e così anche la punta del naso.

«Mi cadrà il naso.» si lamentò, scoccando poi un’occhiata secca all’altro «Non potevi trovare un modo migliore per svegliarmi?»

«Sì, beh… avrei potuto prenderti a sberle, ma non credo ti sarebbe piaciuto.»

Squadrò le mani enormi del caposquadra. In un attimo, decise che il tuffo nel fiume non era poi un metodo tanto sbagliato. Almeno aveva ancora le orecchie al loro posto, il naso dritto e tutte le ossa intere. In fondo, non gli era andata poi così male. Cercò di rimettersi in piedi: le gambe gli dolevano, così come le braccia e la schiena. Provò a stiracchiarsi, ma senza successo.

«Ah, cazzo…» sibilò, inclinando il collo per sgranchirlo «Avrei preferito…» si interruppe scorgendo il viso di un titano chino sopra al proprio. Vicino, terribilmente vicino!
Balzò all’indietro, mentre le mani correvano ai fianchi, alla ricerca delle spade. Sì, ma… erano partiti senza manovra tridimensionale.

«Merda, merda, merda…» squittì. Era finita. Quel gigante li avrebbe sicuramente divorati. Avrebbe potuto provare a correre, se solo le sue ginocchia non fossero state tanto intorpidite. «Mike! Aiutami!» gridò, gettando un’occhiata al compagno che, nel mentre, aveva cavato due birre dallo zaino «Che stai facendo?! Prendi un bastone! Una pietra! Una cosa qualunque, ma…»

Lo vide tendere una bottiglia al gigante, sorridendo con aria sorniona:
«Toh, fatti un goccio!»

«Cosa state facendo voi due?» una voce sconosciuta si fece largo nel silenzio sbigottito del capitano. Levi spostò l’attenzione sul nuovo arrivato: un uomo alto, di circa cinquant’anni, vestito con una divisa verde bottiglia. Tra le mani ruvide era comparso un distintivo «Guardia forestale. È severamente vietato dar da mangiare ai giganti della riserva naturale.»

«Ci deve essere un errore…» Levi era sconcertato. Aveva appena rischiato di farsi divorare da uno stupido titano e ora… rischiava persino una multa? «Non lo stavamo nutrendo. Non intenzionalmente, almeno.»

«Ah, lo vedo! Stavate cercando di dargli da bere piuttosto. Temo dobbiate seguirmi in centrale.»

«No! Quel coso voleva mangiarci!»

«E avete pensato di offrirgli una birra?»

«Io non l’ho pensato! È stato lui!» puntò l’indice verso Mike che, nel mentre, aveva già stappato la bottiglia e stava bevendo avidamente.

«Sì, dicono tutti così. È evidente che siete complici. Devo portarvi in caserma.»

«Non sarà necessario! Ce ne stavamo andando e…»

«Yo, guardia!» il caposquadra Zacharias alzò una birra in direzione del Forestale «Ti va una bevuta?»

 
***
 

Erwin e Nanaba furono ovviamente i primi – e gli unici – a raggiungere il traguardo. Avevano raccolto tutte le lanterne segnaletiche.

Il comandante si accomodò al tavolino del rifugio “Alpi Belle, ma proprio belle”. Ordinò un Martini con ghiaccio e scorse gli articoli sulla prima pagina del Wall Maria Post. Una fotografia sbiadita di Levi e Mike, sotto al titolo “Fermati bracconieri”, mentre poco sotto capeggiava un secondo articoletto: “Escursionisti smarriti, la famiglie lanciano un S.O.S.”, accompagnato dai ritratti di Moblit e Hanji.

Nanaba sedette accanto a lui, un sorriso trionfante stampato in volto:
«Abbiamo vinto, alla fine.»

«Avevi dubbi?»

«Neanche uno. Gli altri?»

«Levi e Mike sono in galera; forse dovremmo pagare la cauzione quando rientreremo a Trost. Hanji e Moblit sono dispersi da qualche parte.» Erwin si concesse un sorso di aperitivo «Pensi che dovremmo andare a cercarli?»

La ragazza si sfregò il mento, pensierosa. Era il caso di organizzare una missione di soccorso?
«Mh, forse dovremmo, ma…» sussurrò, scrollando poi le spalle «… Nah.»
  
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