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Autore: Il Professor What    09/02/2018    1 recensioni
Il Dottore, come sappiamo, viaggia nel tempo e nello spazio, a bordo della sua macchina e con i suoi compagni. La serie e gli altri media ci hanno fatto vedere che, occasionalmente, il nostro Signore del Tempo preferito ha visitato anche il nostro paese. Ma se ci fossero state altre avventure, che la serie non ci ha mostrato?
Questa è la prima di tredici storie dove il Dottore interagisce con la storia del nostro paese. Nell'abbazia di San Gaudenzio, 1302, Dante Alighieri e i Guelfi Bianchi si sono riuniti per cercare di tornare a Firenze. Un misterioso Monaco promette loro una sicura vittoria, con l'aiuto di qualche arma strana. Dante si oppone strenuamente, ed è appoggiato dal Primo Dottore e dal suo compagno, Steven Taylor, che quel Monaco lo conoscono bene...
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 1
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doctor Who: The Italian Adventures'
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Prologo
E rieccomi qui, a dare il via a un altro matto esperimento, sperando che vada meglio dell'ultimo.
L'introduzione ha già detto quasi tutto: questa è la prima di una serie di tredici storie, una per ogni Dottore (Jodie Whittaker è già contata, John Hurt no), ambientate nella nostra Penisola. Non seguiranno un filo cronologico (è il Dottore, perché dovrebbe?), al di là dell'alternarsi delle incarnazioni del Dottore, e ognuna di esse avrà al centro un personaggio o un avvenimento della storia d'Italia, con un limite fissato agli anni '70 per ovvi motivi (oltre si sconfina nella cronaca, e diventa tutto troppo contemporaneo). Ogni storia sarà divisa in 4 o 6 parti, come un serial della serie classica.
Spero vivamente che l'idea vi interessi; se siete ancora dubbiosi, comunque, ecco l'introduzione alla prima delle storie. Buona lettura.

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“Steven? Va tutto bene?”

Nessuna risposta. Il Dottore provò allora a spingere la porta, che cedette sotto la pressione delle sue dita. Non era stata chiusa. Cautamente, l’anziano Signore del Tempo sporse di poco la testa per guardare all’interno. Steven si era addormentato, il corpo rigirato su un fianco, la faccia volta contro la parete. Il dolore e la stanchezza dovevano averlo domato.

Meglio così, disse fra sé il Dottore, richiudendo la porta. Un po’ di riposo avrebbe fatto bene anche a lui. Quantomeno, sarebbe riuscito a calmare temporaneamente il dolore per tutto quello che era successo dopo la partenza di Vicki. Avrebbe voluto che ci fosse ancora: di sicuro avrebbe saputo trovare le parole giuste per rincuorarlo. Come in risposta, il TARDIS gli sussurrò mentalmente parole di conforto, nel tentativo di restituirgli un po’ di buonumore. “Grazie” disse piano il Dottore, “ma ho paura ci vorrà ben altro” continuò con aria triste, mentre riprendeva a premere i tasti della console. Sarebbe andato a letto fra poco, dopo aver sistemato la nave in modo che non atterrasse prima che lui o Steven si fossero ridestati.

Quando era partito da Gallifrey, sapeva di andare incontro a un viaggio lungo e pericoloso. Sapeva anche che c’erano ottime probabilità che non sarebbe più tornato, che il suo corpo cadesse in qualche pianeta deserto e restasse lì a marcire per l’eternità. La cosa non l’aveva spaventato molto. Era anziano, aveva vissuto una lunga e fruttuosa vita su Gallifrey, e l’unica cosa che aveva sempre sognato di fare davvero la stava facendo adesso: in un certo senso, morire facendola sarebbe stato il compimento perfetto di tutta la sua esistenza. L’eventualità che qualcun altro morisse al posto suo non l’aveva minimamente sfiorato. In qualche angolo della sua mente, aveva semplicemente deciso che era del tutto impossibile, quasi come se nessun altro esistesse, come se non fosse di alcuna importanza che ci fosse qualcun altro, Susan o chi per lei, all’interno del TARDIS. Bene, gli eventi degli ultimi giorni l’avevano portato a realizzare improvvisamente che, purtroppo, la cosa era molto concreta, e questo l’aveva sconvolto parecchio.

Come evocati da questo pensiero, volti sorsero dai meandri della sua memoria. Gli occhi spaventati di Katarina mentre veniva risucchiata nello spazio, che ancora brillavano di un ultimo barlume di fede. Gli ultimi sforzi di Sara contro l’invecchiamento causato dall’infernale macchina dei Dalek, mentre le gambe cedevano sotto il suo peso, riducendola a strisciare sulla sabbia di Kembel. Il dolore sul viso di Oliver, mentre i Vardans prendevano possesso della sua mente, che lui stava coraggiosamente offrendo per salvare i suoi compagni. Tutti morti, tutti e tre, per uno stupido Signore del Tempo troppo anziano che aveva deciso di andarsene in giro per l’universo a fare il turista. E questi erano solo gli ultimi, quelli che conosceva da poco: quante volte Vicki aveva corso il rischio di…? E Steven, che era ancora con lui nonostante tutto? E Ian, Barbara, Sus…

“No!” urlò il Dottore, drizzandosi all’improvviso, di fronte all’orrore di quell’ultima immagine. Grazie agli Eterni lei era salva, con l’uomo che amava, nella Terra di un lontano futuro. L’aveva lasciata andare, prima che fosse tardi. Non avrebbe voluto vederlo così, un vecchio piegato dalla paura e dal rimorso, impaurito ed esitante di fronte alla prossima meta. Una meta che, ora il Dottore lo sapeva, avrebbe anche potuto essere l’ultima, se non per lui, per Steven.

Solo nella sala di controllo, per la prima volta il Dottore mise seriamente in dubbio la bontà della sua scelta di lasciare Gallifrey. Per che cosa l’aveva fatto? Certo, aveva sempre voluto viaggiare, avere un’esperienza più grande di quella dei suoi simili, ma era una motivazione giusta per mettere in pericolo le vite degli altri? Avrebbe dovuto viaggiare da solo, ma chi avrebbe raccontato cosa aveva visto? A chi avrebbe comunicato la bellezza di quello che stava passando? Ma allora era un egoista! Uno sporco egoista intento a soddisfare un suo infantile desiderio di…

La carezza del TARDIS di nuovo giunse a interrompere i suoi pensieri, invitandolo ad andare a letto. Non avrebbe fatto bene a nessuno, men che meno a lui, continuare a rimuginare. La notte porta consiglio, così diceva un vecchio proverbio terrestre; essendo uno scienziato, forse gli poteva interessare verificarne la validità. Sorrise, il Dottore, alla battuta, mentre cedeva all’insistenza della sua macchina e si allontanava dalla console, dirigendosi verso la sua stanza.

***

Gli sembrò di aver dormito solo cinque minuti quando sentì suonare l’allarme. In poco tempo, fu in piedi, con la mente che lavorava veloce per cercare di capire cosa stesse succedendo. Escluse subito che il problema fosse un guasto tecnico: in un caso simile, il TARDIS si sarebbe illuminato di una luce rossa e avrebbe probabilmente iniziato a tremare. Grazie agli Eterni, non sembrava nemmeno un problema con le zone abitative, come la sua stanza e quella di Steven. E ora che lo notava, più che un allarme sembrava essere una sorta di radar, una segnalazione esterna al TARDIS. Era ormai arrivato nella sala della console mentre raggiungeva questa conclusione, e non gli ci volle molto per vedere la lucetta verde lampeggiare, poco sotto il motore principale.

“Dottore?” chiese Steven entrando di corsa nella sala. “Dottore, che succede?”

“Nulla di grave, ragazzo mio. Almeno, non per il momento.”

“E allora quella spia?”

“Solo una segnalazione” rispose il Dottore, mentre si affannava con i calcoli sullo scanner. “Ti ricordi il nostro ultimo incontro con il Monaco, vero?”

“Non l’aveva lasciato disperso su un qualche pianeta di ghiaccio?”

“Avevo messo un segnalatore che mi avvertisse se mai fosse riuscito a liberarci, e a giudicare dalla luce verde ci è riuscito.”

“Crede che verrà a cercarci?” domandò Steven.

“È probabile” ammise il Dottore. “Ma potrebbe anche darsi che decida di sistemare una trappola in qualche punto dello spazio-tempo e poi attirarci lì. In ogni caso, è nostro dov… credo che sarebbe meglio rintracciarlo e impedirgli di fare danni.”

“Tutto bene, Doc?” chiese Steven, improvvisamente preoccupato dalla crepa che aveva avvertito nella voce del compagno.

“S-sì” disse il Dottore, riprendendosi in fretta. Nel momento in cui aveva iniziato a tracciare il percorso del TARDIS del Monaco, tutti i pensieri dell’altra sera erano tornati a farsi vivi, e aveva dovuto sforzarsi per ricacciarli indietro. Qualsiasi cosa decidesse di fare relativamente al viaggio, il Monaco era comunque là fuori, era un pericolo, e non poteva certo lasciare che trafficasse indisturbato per la Storia. “E non mi chiamare Doc!” aggiunse subito, recuperando il proprio atteggiamento burbero.

“Be’, allora lei si vada a mettere qualcos’altro addosso” rispose a sua volta Steven, “perché con quell’obbrobrio è abbastanza difficile prenderla sul serio.”

Perplesso, il Dottore guardò quello che aveva indosso, rendendosi conto solo in quel momento che stava vestendo una specie di accappatoio multicolore sgargiante, che effettivamente non lo faceva sembrare una persona seria. Nella fretta di andare a controllare, doveva avere afferrato la prima cosa a disposizione nel suo armadio. Maledicendosi per quando si era fatto sbolognare quell’orrendo affare in un mercatino cosmico solo perché a Susan piaceva, andò a cambiarsi in uno stile più dignitoso, dicendo a Steven di aggiornarlo non appena i calcoli dello scanner fossero completati. Fortuna volle che il Dottore tornasse nella sala di controllo, con indosso la sua usuale giacca nera, giusto quando i calcoli erano completati. Vedendolo, Steven gli indicò semplicemente lo schermo, lasciando che il Dottore leggesse da solo i risultati.

“Italia… XIV secolo… 1304 per la precisione… no, 1302… d’estate… abbazia di San Gaudenzio, in Toscana, vicino Firenze.”

“Indicazioni insolitamente precise” rimarcò Steven, curioso.

“Stai facendo dell’ironia, giovanotto?” rispose il Dottore, mentre iniziava a fissare le coordinate di viaggio per il TARDIS. “Chissà che ci fa lì…” aggiunse poi, pensieroso. “Quel luogo non è particolarmente importante dal punto di vista storico, che io ricordi.”

“Forse può avere qualcosa a che fare con il periodo?” suggerì Steven.

“Sì, può darsi. Immagino che lo scopriremo all’arrivo. A proposito, ragazzo mio, direi che è meglio che iniziamo a prepararci. Non puoi certo andare in giro per il Medioevo italiano con quel maglione, anche perché, se solo conosco un po’ quelle zone, farà parecchio caldo.”

“D’accordo” annuì Steven. “Cosa faremo una volta arrivati?”

“Cercheremo il Monaco, ovviamente” rispose il Dottore “e vedremo di capire cosa ha intenzione di fare. Poi, interverremo per fermarlo, cercando per quanto possibile di non interferire con la storia.”

“Quel che facciamo di solito, insomma” sorrise Steven.

“Se vuoi ritirarti…”

“Ma nemmeno per idea! Quel pazzo è una mina vagante, non possiamo certo lasciarlo andare in giro! Mi dia dieci minuti per vestirmi e torno da lei.”

Detto, Steven uscì dalla sala di corsa, dritto verso il magazzino dove il TARDIS teneva i costumi adatti a varie epoche della storia umana, e il Dottore non riuscì a trattenere un sorriso. Amava l’energia di Steven, il suo instancabile spirito combattivo, il senso di responsabilità che sentiva per il loro ruolo. Se mai si fosse rigenerato, gli sarebbe piaciuto trasformarsi in una persona simile. Spero solo di non perdere anche lui, pensò, con il sorriso che gli vacillava sulle labbra, mentre il TARDIS iniziava la sequenza di atterraggio.

NOTE DELL'AUTORE

- Nella cronologia della serie, questa prima storia avviene durante la terza stagione classica, in mezzo fra il quarto e il quinto serial, quando, per la prima e unica volta nella serie, il Dottore è rimasto solo con un compagno di sesso maschile, Steven Taylor, pilota e soldato del 24° secolo.
- Il Monaco, che servirà da villain, è apparso in due serial della serie classica (nel secondo dei quali viene abbandonato dal Dottore su un innominato pianeta di ghiaccio), e nel primo caso cercava di modificare, per puro divertimento, la storia umana: è anche lui un Signore del Tempo rinnegato, ma a differenza del Maestro, che ambisce al potere, e del Dottore, che ricerca la conoscenza, il Monaco vuole solo divertirsi.
- I tre compagni morti cui fa riferimento il Dottore sono Katarina, Sara Kingdom e Oliver Harper. Le prime due sono morte nel serial "The Daleks' Master Plan", nella lotta contro i terribili alieni, mentre il terzo è stato un temporaneo compagno del Dottore e Steven in alcuni audiodrammi, al termine di uno dei quali ha trovato la morte. Citati sono anche gli altri compagni televisivi del Dottore: oltre a Susan, sua nipote, gli insegnanti Ian Chesterton e Barbara Wright, e la giovane Vicki Pallister.
- Direi che non c'è bisogno di chiarire ulteriormente chi sia il personaggio al centro di questa prima "avventura italiana"; il titolo che ho dato alla storia è abbastanza indicativo (e chi meglio di lui?). Aspettatevi quindi l'arrivo di messer Durante di Alighiero degli Alighieri già nel prossimo capitolo... ovviamente, se avrete la bontà di leggere e recensire.

A presto quindi!

  
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