Beh, che dire. Spero di essere riuscito a creare un giallo che vi abbia lasciato col fiato sospeso, o almeno con un pizzico di curiosità.
Ma, prima ancora, spero di essere riuscito a dare il giusto lustro al personaggio di Choji, a dipingerlo a tutto tondo senza eccedere, e soprattutto a renderlo un buon protagonista.
Voglio fare un ringraziameno speciale a Suikotsu, per le sue recensioni, le sue correzioni a tutti quegli errori di battitura che mi sfuggono sempre, e per avermi supportato dall'inizio alla fine in questo progetto :)
Un ringraziamento e un saluto va anche a Magaskawee, che ha inserito questa fanfiction nelle storie seguite, a Allymc89 e Diamon907, che sono passati per lasciarmi anche loro una recensione, e a tutti i lettori invisibili e silenziosi che sono passati per dare un'occhiata^_^
Prima di lasciarvi all'ultimo capitolo, un'AVVERTENZA.
Come per lo scorso capitolo, anche in questo (anzi, dopo. Capirete continuando a leggere dopo la parola FINE) si trova un colpo di scena di quelli enormi. Mi farebbe piacere se NON lo accennaste qualora voleste lasciare una recensione, così da evitare di spoilerare. Se avete dubbi o curiosità al riguardo, mandatemi pure senza paura un messaggio in privato.
E ora, come sempre, buona lettura!
...
...
...
18.
Inizialmente
gli ANBU di pattuglia non sembravano molto convinti, quando mi
presentai a loro
con l'anziana Signorina Azumi in spalla. Decisero comunque di darmi il
beneficio del dubbio, e la presero in consegna. Dopo averla portata in
una
delle loro tende, la bloccarono in una camicia di forza e la legarono
ad una
sedia; quindi le versarono in faccia un po' di acqua fredda per farle
riprendere i sensi, allo scopo di interrogarla.
Una volta risvegliatasi, la donna non provò nemmeno a
fingere di essere
innocente, anzi: forse anche per via della mia presenza nella tenda e
dei miei
pugni pronti a colpire di nuovo, la Signorina Azumi ammise subito la
sua
colpevolezza, maledicendoci tutti per non aver agito secondo i suoi
piani.
Ormai la mia missione si poteva dire conclusa con successo,
perciò avrei potuto
benissimo uscire e godermi un meritato riposo. Invece, preferii restare
sveglio
un altro po' per assistere anch'io all'interrogatorio. E feci molto
bene:
rispetto a quanto le avevo sentito confessare davanti a Yori e gli
altri,
infatti, venni a conoscenza di qualche dettaglio interessante in
più.
In
principio Azumi era una semplice kunoichi proveniente da Ame, un
villaggio né
povero né ricco costruito durante un periodo di pace tra la
prima e la seconda
grande guerra. Per guadagnare più soldi e potersi permettere
una vita agiata,
durante la seconda guerra decise di tradire il proprio villaggio e
vendersi
alle due superpotenze che in quel momento erano in conflitto con il
Paese del
Fuoco, ovvero il Paese dell’Acqua e quello della Terra.
Come prova da far vedere ai rispettivi Kage per dimostrare le sue
qualità di
assassina, Azumi aveva pensato di consegnare loro i cadaveri interi di
una
squadra di ninja di Konoha accampati nei pressi di Ame; ma, essendo
troppo
ingombranti da trasportare, aveva deciso infine di portare con
sé soltanto le
loro facce. Fu in quel momento che nacque la sua malata passione per le
maschere.
Così, togliendo la vita e il viso di centinaia di soldati
del Paese del Fuoco,
finì per accumulare tanto di quel denaro da riempire del
tutto la grotta che
usava come nascondiglio.
Ma
Azumi sapeva che prima o poi i ninja di Konoha avrebbero cominciato a
prenderla
in considerazione e indagare su di lei. Per allontanare il rischio di
essere
arrestata e quindi non poter mai godere dei soldi che aveva accumulato,
pensò
di confondere le acque uccidendo nel suo solito modo anche un ninja
originario
del Paese della Terra: in tal modo, sperava che i capi del Paese del
Fuoco,
rinvenendo il cadavere di quel soldato nemico, pensassero che
"l'assassino
che rubava le facce" fosse un problema comune a tutti i Paesi coinvolti
in
guerra.
Il suo piano, però, fallì prima ancora di
cominciare. Il ninja che avrebbe
dovuto uccidere riuscì a sfuggirle. Per evitare che
quell'uomo spargesse la
voce, Azumi, sapendo già tutto di lui avendolo spiato in
precedenza, lo seguì
fino al villaggio dove viveva per assassinare lui e tutte le persone a
cui era
legato, fino a far saltare in aria con una cartabomba la casa in cui
sua moglie
e suo figlio piccolo lo stavano aspettando.
Per puro miracolo, il bimbo era riuscito a sopravvivere all'esplosione:
fu
proprio la sua sopravvivenza e il suo essere un orfano a far venire ad
Azumi
l'idea di crearsi una seconda identità, quella di benevola
protettrice degli
orfani di guerra. Preso con sé il neonato e trovato l'aiuto
inconsapevole della
Signorina Hiromi, che a quel tempo era un'infermiera, si
trasferì nel piccolo
Paese dei Fiumi e trovò un edificio abbandonato nel bosco,
che restaurò per
farne la sua nuova dimora.
Negli anni successivi, mentre la Signorina Hiromi restava a gestire
l'orfanotrofio in sua assenza, Azumi ricominciò a viaggiare
per il mondo. Per
trovare e portare via con sé tanti bambini e ragazzi che
avevano perso entrambi
i genitori a causa della guerra (e a causa sua), ma soprattutto per
passare
prima dal suo nascondiglio e prendere un po' per volta i suoi soldi,
che
avrebbe poi chiuso in una cassaforte nell'orfanotrofio.
Finito
di trasferire tutto il denaro, per Azumi non restava altro da fare che
attuare
l’ultima parte del suo piano, che le avrebbe permesso di
vivere il resto dei
suoi giorni nella ricchezza e con la certezza che nessuno
l’avrebbe mai più
perseguitata per i suoi crimini. Nell’ultimo dei suoi viaggi,
opportunamente
mascherata, Azumi tornò al suo nascondiglio per farsi
trovare e inseguire di
proposito dalla squadra di ANBU che ancora stavano indagando su di lei.
Tornata
nel Paese dei Fiumi, valutando bene le sue mosse li portò ad
accerchiarla
nell’area in cui sorgeva l’orfanotrofio; infine, un
mese dopo fece trovare loro
il corpo senza viso di Isoka, per dargli la certezza che il
Mascheratore avesse
trovato asilo all’interno della struttura.
Secondo
i suoi piani, gli ANBU, una volta scoperto che l’orfanotrofio
non era mai stato
riconosciuto dai capi del Paese dei Fiumi, non avrebbero esitato ad
invaderlo
per sterminare fino all’ultimo degli orfani senza correre il
rischio di causare
un incidente diplomatico: così, senza più bocche
da sfamare e senza più ninja
di Konoha a fiatarle sul collo, Azumi avrebbe finalmente coronato il
suo sogno
di vivere la vecchiaia nella più totale ricchezza.
-E
ci sarei riuscita, se non fosse stato per quell’obeso
impiccion...- la sentii
strillare, mentre uscivo dalla tenda.
Ormai
avevo sentito tutto quello che mi interessava sapere.
Finalmente
libero, raggiunsi un falò che gli ANBU avevano acceso poco
lontano. Mi sedetti
di fronte, appoggiando la schiena contro un albero, e chiusi gli occhi.
...
-Sveglia,
dormiglione. È ora.
-Mh...
Cos...
Sentii
qualcuno picchiettarmi sulla spalla. Ero ancora rintronato dal sonno,
ma mi
sforzai di aprire un occhio.
-Mh,
non è ancora l’alba... È ora di cosa?
-Di
partire. Torniamo a Konoha, qui non è rimasto più
nulla da fare.
-Ah,
giusto... Fate buon viaggio...
-Forse
non hai capito, Choji. Dobbiamo partire tutti, compreso tu.
-Oh,
è vero, scusa... ...come hai detto?!
Quella
notizia mi fece scattare in piedi ancora prima che mi svegliassi del
tutto.
L’ANBU che mi aveva parlato, un ninja con una maschera da
rana, spense il falò
con un secchio pieno d’acqua prima di spiegarsi.
-Insieme
alla sconfitta del Mascheratore, Danzou ci ha anche chiesto di fargli
un
rapporto dettagliato della missione. Però, visto che sei
stato tu a portarla a
compimento, l’onore spetta a te.
-Capisco,
il ragionamento non fa una piega... Potete darmi qualche minuto? Giusto
il
tempo di andare a riprendere il mio bagaglio e tornare...
-D’accordo,
ma fa’ in fretta.
-Grazie,
grazie infinite! Farò in un lampo!
Salutandolo
con la mano, cominciai a correre attraverso la boscaglia. Questa volta
sapevo
già la direzione da prendere per tornare
all’orfanotrofio: la notte prima,
infatti, mentre portavo in spalla il Mascheratore verso
l’accampamento, mi ero
premunito di raccogliere un mucchietto di sassi da far cadere a terra a
intervalli regolari, di modo da creare un sentiero che mi impedisse di
perdermi
come era quasi successo un paio di giorni prima.
A
quest’ora staranno ancora dormendo
tutti... Accidenti, perché tutta questa fretta di tornare a
Konoha? Potevano
concedermi almeno un altro giorno, giusto il tempo di salutare come si
deve gli
amici che mi sono fatto qui.
Il
pensiero di dovermene andare alla chetichella senza dire nulla a
nessuno mi
fece venire un nodo alla gola, ma strinsi i denti per riuscire a
sopportarlo.
...ma
prometto che tornerò. Appena
avrò del tempo libero, sarà la prima cosa che
farò...
-?!
Non
appena uscii dalla boscaglia, vidi qualcosa che mi colse totalmente
alla
sprovvista. Seduti sugli scalini d’ingresso
dell’edificio, ancora in pigiama o
in vestaglia, c’erano Yori, Iwao, Nao, Naoki e la Signorina
Hiromi.
Evidentemente mi stavano aspettando, perché quando mi videro
si alzarono tutti
in piedi, e Yori agitò le braccia per farmi avvicinare.
-Ma...
Ragazzi... Tutti voi, che ci fate qui fuori?- dissi, fermandomi in
fondo ai
gradini -non siete riusciti a dormire?
-Sì
e no... Ma, più che altro, volevamo darti questo.
Così
dicendo, Yori prese da terra un borsone, il mio borsone, e me lo
passò al volo.
-Ouff!...
G-grazie, ma... come sapevate che...
-Che
saresti tornato a riprenderlo? Beh, era ovvio. Così abbiamo
pensato di farti
risparmiare tempo. Controlla pure se c’è tutto.
Ancora
confuso, mi chinai e aprii la cerniera con un gesto secco.
-...non
manca niente, mi pare... Sì, c’è tutto!
...quindi- aggiunsi, tirando la testa
fuori dal borsone -sapete anche che devo partire?
-No,
ma io me l’ero aspettato- parlò Yori a nome di
tutti, mentre scendevano i
gradini per raggiungermi -hai portato a termine una missione, quindi
devi
tornare al tuo villaggio per fare rapporto. È
così che funziona di solito, o
no?
-Sì,
Yori. È esattamente quello che mi hanno appena detto.
Credetemi, mi dispiace
davvero non poter rimanere ancora un...
Yori
alzò di scatto una mano, zittendomi all’istante.
-Non
devi essere dispiaciuto, Choji. Inoltre, è meglio
così. Con te ancora in giro,
sarebbe molto più complicato raccontare una storia credibile
agli altri orfani.
-Eh?
Di quale storia parli?
-Di
quella che dovrò inventarmi per giustificare
l’improvvisa scomparsa di Isoka,
della Signorina Azumi, e di te. Lo so, lo so, l’altra sera ti
ho detto che
detesto le bugie e i segreti, ed è sempre vero,
però... Choji, non voglio
nemmeno pensare a come la prenderebbero, se sapessero che la Signorina
Azumi,
l’eroina di tutti noi, in realtà...
Sarà banale, ma preferisco aspettare che
diventino tutti un po’ più grandi, prima di dire
loro la verità.
-Farei
la stessa cosa anch’io, al tuo posto. Non ti preoccupare- la
rassicurai
sorridendo.
-Ti
ringrazio, Choji. ...ahhh...
In
quella, Yori si fece seria di colpo.
-C’è...
qualche problema?
-Choji,
rispondimi sinceramente. È vero, quello che ha detto la
Signorina Azumi, a
proposito dei tuoi colleghi ninja là fuori? È
vero che non avrebbero esitato a
sterminarci tutti pur di far fuori anche il loro obiettivo?
Quella
domanda così a tradimento mi fece perdere
all’incirca un litro di sudore dalla
testa. Cosa avrei dovuto dirle?
-Eh
beh... Beh eh... Vedete...
-Non
disturbarti, Choji- mi interruppe Yori -ti si legge in faccia che la
risposta è
“sì”.
-Ops...
Ebbene, è così... Però non tutti i
ninja di Konoha sono come loro!- esclamai,
alzando entrambe le mani come per farmi scudo -ecco, vedete... Quelli
lì obbediscono
agli ordini di un consigliere anziano, ma l’Hokage in carica
è di tutta un’altra
pasta! E poi, dovete credermi, ci sono parecchi ninja, anche miei
coetanei, che
pongono sempre al primo posto la vita dei loro compagni e degli
innocent...
Allungando
un braccio, Yori mi posò un dito sulle labbra per zittirmi.
-Ti
credo, Choji. Dopotutto, hai bloccato le porte e le finestre dei
dormitori
apposta per impedire che gli altri bambini venissero coinvolti.
Inoltre, hai
quasi rischiato di morire soffocato pur di proteggere noi. Ci hai
salvato la
vita, e a nome di tutti ti ringrazio di cuore. Sai, finora ero convinta
che
tutti i ninja fossero delle macchine assassine disposte anche a
infilzare un
ostaggio pur di uccidere il nemico... però, se tuoi coetanei
sono come te,
allora Konoha non dev’essere un posto così
orribile come ci diceva la Azumi.
-No,
infatti... E grazie... No, volevo dire, prego, per me è
stato un piacere più
che un dovere... Eh, sì... Eh, eh...
Ben
poco dignitosamente mi grattai la nuca e ridacchiai, dando sfogo a
tutta la mia
modestia.
Non
sono abituato a ricevere complimenti, specialmente da persone che
conosco da
poco tempo, per questo ogni volta che accade mi emoziono al punto da
non saper
più che dire. È una cosa che mi manda sempre in
confusione... ma mi rende anche
molto felice.
Un
po’ anche per scacciare l'improvviso imbarazzo mi rivolsi
agli altri tre orfani
che l'avevano accompagnata, a cominciare dal più grosso.
-Ah, certo! Prima che me ne dimentichi, c'è una cosa che
devo assolutamente
dirti, Iwa...
-MI DISPIACE!!!
Cogliendomi
alla sprovvista, tutto tremante Iwao si era prostrato ai miei piedi con
la
fronte schiacciata per terra, per implorare pietà.
-Mi dispiace! Mi dispiace davvero! Mi sono comportato male, malissimo!
Ma adesso
ho capito di aver sbagliato! Se l'avessi saputo prima non avrei mai
fatto tutte
quelle cose orribili, mi devi credere! TI SCONGIURO, NON VOGLIO FINIRE
IN
PRIGIONE!!!
Il suo cambiamento improvviso mi aveva lasciato di sasso. Tuttavia, non
ero
molto sicuro del fatto che fosse pentito fino in fondo. Avevo bisogno
di una
prova.
-Iwao... Con "tutte quelle cose orribili", ti riferisci agli insulti
e i dispetti che mi hai rivolto in questi giorni senza sapere che in
realtà fossi
un ninja in grado di schiacciarti con un pugno se solo avessi voluto?
-B-beh, sì... CIOÈ, NO! Cioè, non
solo, io... Io parlo di quello che ho fatto a
Isoka!
Iwao alzò la testa all'improvviso. In viso era rosso come un
pomodoro, oltre
che sporco di terra. Soprattutto, stava piangendo a ridotto.
-Isoka non mi stava simpatico, e qualche volta la sua presenza mi dava
fastidio, ma io non ho mai sperato che morisse! Volevo solo che la
piantasse,
che si arrendesse e diventasse mio amico, e... E... E per colpa mia
è morto! Se
mi fossi comportato meglio, se non avessi distrutto i ricordi di sua
mamma...
Isoka non avrebbe mai pensato di chiudersi in sé stesso e
nascondersi in un
buco per evitarmi e starsene da solo! Se lo avessi aiutato a stare
meglio
invece di costringerlo, a quest'ora Isoka sarebbe ancora vivo, e... La
S-Signorina A... Azumi, non avrebbe mai pensato di ucc... Ucciderlo!
È tutta
colpa mia! Se... Se potessi tornare indietro... Ti scongiuro, Choji!
Non
portarmi in prigione! Dammi la possibilità di farmi
perdonare, ti prego! TI PREGO!
Senza smettere di singhiozzare, Iwao chinò di nuovo la testa
ed unì le mani per
pregarmi.
Dovevo ammetterlo, non avrei mai immaginato di vederlo un giorno
ridotto così.
E non avevo più dubbi sul fatto che fosse sinceramente
pentito... però c'era
ancora qualcosa che non mi tornava. Da un tipo come lui mi sarei
aspettato una
reazione del tutto diversa, più orgogliosa...
Poi, dopo qualche secondo, ci arrivai da solo.
Per quanto fosse grande, grosso, caciarone e prepotente, Iwao era pur
sempre e soprattutto
un ragazzino. Uno che non aveva ancora affrontato i problemi della
realtà. Uno
che, forse per colpa degli insegnamenti della Signorina Azumi, si era
convinto
che la vita dovesse essere sempre semplice come un gioco. Forse,
ipotizzai, non
aveva mai nemmeno conosciuto i suoi genitori, e per colpa di
ciò non era mai
stato in grado di capire come mai Isoka sentisse tanto la mancanza di
sua
mamma...
-Iwao-
gli dissi, sospirando -avrai fatto tante cose brutte, ma di sicuro non
meriti
di finire in prigione come un assassino. Dico davvero. Dai, adesso
alzati.
Prendendolo
per un braccio, lo aiutai personalmente a rimettersi in piedi.
-Sono...
Sono p-perdonato? Io... Grazie, Choj...
-Non
sei perdonato!- esclamai, spaventandolo con uno sguardo fulminante.
-Ah...
No? M-m-m-ma allora cos...
-Ascolta, solo
perché io non ti arresto non significa che tutte le tue
prepotenze siano già
acqua passata. Giusto un istante fa hai detto che vuoi avere la
possibilità di
farti perdonare, no?
-...sì,
l’ho detto... Cosa vuoi che io faccia, Choji? Se non serve a
niente chiedere
perdono...
-Oh
no, chiedere perdono è necessario! Prima ancora,
però, devi restare in vita.
Tutti
mi lanciarono un’occhiata storta, come se avessi dichiarato
la cosa più ovvia
del mondo. Non Iwao, però: a lui avevo già detto,
la notte precedente, che se
avesse continuato a mangiare il cibo che gli portava Nana prima o poi
sarebbe
morto.
-Stavo
appunto per ricordarti di non mangiare mai più il cibo che
fai rubare dalla
dispensa, e di fare qualcosa per rimettere a posto il tuo fisico...
-Un momento, cos'è questa storia del cibo rubato?- si
intromise Yori -c'entra
forse qualcosa con le scatole che ho trovato già aperte,
Choji?
-...Choji non ha colpe, Yori- mormorò Iwao, con la voce
ancora tremolante
-devo... Devo confessarti una cosa. Urgentemente.
-Urgentemente, eh... D'accordo. Andiamo a parlarne un po'
più in là, a
quattr'occhi, così non rubiamo altro tempo a Choji.
I due si allontanarono nel cortile, restando comunque nel nostro campo
visivo.
Mi
auguro che Yori non si infuri
troppo...
Li
lasciai perdere per un attimo, e ne approfittati per rivolgermi agli
altri due
orfani presenti.
-Nao,
Naoki... Come vi sentite?
-...a dire il vero, non lo sappiamo ancora- rispose il fratellino,
mentre la
sorellina annuiva a ogni sua parola -sarà difficile
riprendersi, dopo... Dopo
tutto, ecco. Ma ci proveremo. ...anch'io ho qualcosa che vorrei dirti,
Choji.
Se posso...
-Certo che puoi!
-Grazie. Per prima cosa, volevo chiederti scusa per quella frase che
t'ho detto
ieri. Sai, quella storia a proposito di perderti e trovarti...
-Ah, quella... Acqua passata, Nao! Io stesso me ne stavo già
dimenticando!
-Davvero? Meno male... Grazie, comunque.
Ci scambiammo una stretta di mano.
-Poi, beh- aggiunse -ci sarebbe un'altra cosa. Posso farti una
domanda... un
po' personale?
-Uh... Va bene, spara.
-Grazie. Allora... Beh... Oh cielo, come posso dirlo senza farti
arrabbiare...
Dunque, voi ninja siete in grado di trasformarvi in qualunque persona
vogliate,
giusto?
Annuii.
-Bene, perfetto. Allora, ecco la mia domanda. Ehh... Come mai... Come
mai
allora, tu, per infiltrarti nell'orfanotrofio, non hai cambiato
più di tanto il
tuo aspetto? Te lo chiedo, perché... perché...
Choji, per quanto mi riguarda mi
dissocio, ma ho sentito che le persone piacevolmente paffute come te
non sono
molto popolari. Se ti fossi trasformato in un ragazzo un po'
più magro magari
avresti potuto evitare che gente come Iwao ti prendesse in giro per il
tuo
fisico. Ecco, l'ho detto. Se non vuoi rispondere, non fa nient...
-Invece ti rispondo volentieri, Nao! Hai fatto una domanda molto
interessante!
Nao
e Naoki sbatterono le palpebre tre o quattro volte, stupiti dalla mia
tranquillità.
-Purtroppo
hai ragione. Quelli come me vengono sempre presi di mira dai prepotenti
e dagli
stupidi. Io lo so bene. Mi è successo tantissime volte
quando ero un bambino, e
di tanto in tanto mi capita ancora anche adesso. È vero, se
mi fossi
trasformato in uno smilzo mi sarei risparmiato un bel po' di
grattacapi- e
dicendo questo gettai un'occhiata fugace a Iwao -ma non ho mai preso in
considerazione quest'idea, anzi non l'ho mai nemmeno pensata,
perché io mi
piaccio così come sono. E non soltanto perché
l'essere robusti è una
caratteristica del mio clan. Se sono riuscito ad apprezzarmi per
davvero, lo
devo soprattutto ai miei amici, e in particolare ai miei compagni di
squadra...
Un nuovo, piccolo moto di nostalgia mi assalì in quel
momento. Per mascherarlo,
distolsi lo sguardo dai miei interlocutori ed alzai gli occhi verso il
cielo.
-Si chiamano Shikamaru e Ino. Conosco il primo sin da quando eravamo
piccoli: a
differenza degli altri bambini con cui tentavo di giocare, lui non ha
mai
badato alle apparenze. Mi ha accettato subito, così come
sono, e di questo gli
sarò grato in eterno. La seconda... a dire il vero
all'inizio non mi aveva
preso in simpatia, ma a poco a poco, man mano che abbiamo imparato a
conoscerci
meglio, anche lei ha smesso di guardarmi, e ha cominciato a vedermi.
Voglio
molto bene ad entrambi, e so che loro ne vogliono a me. Ecco, il motivo
è
semplicemente questo per cui ho mantenuto la mia stazza. È
stata una cosa
spontanea...
-Ti invidio, Choji.
Era
stato Iwao a parlare. La conversazione privata con Yori era
già terminata, a
quanto pareva.
-Mi
invidi?
-Sì,
insomma... Tu hai amici che ti accettano per quello che sei, mentre
io... Mi
sono reso conto che di amici veri non ne ho neanche uno. È
proprio come mi
avevi rinfacciato tu alle terme: tutti quelli che mi seguono lo fanno
solo
perché io li ho costretti con la paura...
-Non tutti- lo corressi -Nana era tua amica sin dal principio, me lo ha
confidato ieri. Sotto sotto, sono certo che lo sia ancora. Ecco! Puoi
cominciare da lei! Appena puoi prendila in disparte, chiedile scusa per
tutto,
e poi chiedile di darti una mano a tornare sulla retta via. Lei si
ricorda di
com’eri prima che ti venisse in mente di diventare grosso e
fare il bullo,
scommetto che accetterà molto volentieri di aiutarti a
tornare quello che eri
davvero. Dalle ascolto, e vedrai che a poco a poco anche gli altri
ragazzi con
cui hai voluto fare amicizia non avranno più paura di te.
-Nana...
D’accordo, seguirò il tuo consiglio. Ci voglio
provare.
-Bravo!
...a proposito, hai detto tutto a Yori?
-Ogni cosa, soprattutto per quanto riguarda i cioccolatini- rispose
Yori per
lui, sottolineando l’ultima parola mimando delle virgolette
con le dita -non
posso dire di non essere furiosa per i ripetuti furti... ma lo
aiuterò lo
stesso a perdere il vizio e rimettersi in forma. Direi che sei mesi di
esercizio fisico e dieta equilibrata possano bastare per rimetterlo a
nuovo.
Iwao
si lasciò sfuggire un verso di sofferenza. Non potevo
biasimarlo...
-Su,
sei mesi passano in fretta- lo incoraggiai, dandogli una pacca vigorosa
sulla
spalla.
Infine,
mi rivolsi all'unica persona che ancora non aveva aperto bocca.
-Signorina Hiromi... Uhm...
Non l'avevo notato, prima, ma ora che la guardavo bene in faccia
sembrava come
sul punto di esplodere o scoppiare a piangere peggio di Iwao.
Poveretta. Non sarà facile per lei,
riprendersi dopo le ultime rivelazioni. E io l'ho pure criticata per la
sua
eccessiva dolcezza... C'è una sola cosa che posso fare per
tirarla su.
Senza dire una parola, sorridendo, spalancai le braccia, per
permetterle di
darmi uno dei suoi calorosi abbraccioni.
Dopo qualche secondo, finalmente, al limite dell'ebollizione la donna
fece un
passo verso di me, mosse le braccia, e...
-C-Choji...
N-non... Non devi preoccuparti, finché ci sarò io
gli orfani saranno al sicuro!-
gridò, battendosi un pugno sul petto e alzando l'altro al
cielo -li proteggerò
anche a costo della vita, e farò di tutto
affinché non sentano la mancanza di
quella vile, meschina, infame, disgustosa, ripugnante donna di facili
costumi
che è Azumi! Come prima cosa, mi recherò dalle
autorità competenti e farò in
modo che l'orfanotrofio diventi in regola! Se non vorranno ascoltarmi,
li
convincerò con i soldi! Sì, Azumi, proprio i tuoi
soldi!
Scatenata al massimo, la Signorina Hiromi mise le mani intorno alla
bocca e
puntò la sua voce tonante in direzione del bosco.
-Hai sentito, racchia? Userò il tuo sporco denaro per dare
un futuro a questi
pargoli! Prendi e porta a casa! PRRR!!!
La sua pernacchia riecheggiò per tutta la foresta, facendo
scappar via stormi di
uccelli da ogni dove.
Ero
rimasto di sasso, come tutti i presenti, ma non persi
l’occasione di lanciare
un’occhiata verso Yori, come per dirle “E
così la Signorina Hiromi non è abbastanza forte,
eh?”
-Beh,
Signorina Hiromi... Non ho più nulla da dirle- ammisi,
stringendole la mano
-con una direttrice come lei, l'orfanotrofio è in ottime
mani!
-Puoi dirlo forte, caro mio! Puoi dirlo forte!
-...beh,
direi che è il momento dei saluti- sospirai, dopo aver
lasciato la mano della
Signorina Hiromi -purtroppo gli ANBU mi hanno dato pochi minuti, e mi
sa che ne
ho sfruttato anche qualcuno di più... Mh?
Ero
certo di aver appena sentito dei rumori provenienti da dentro
l’orfanotrofio, e
quando tutti si zittirono ne ebbi la conferma. Sembravano dei passi
pesanti e veloci,
alternati a dei tonfi, come se qualcuno stesse scendendo le scale in
tutta
fretta.
I
passi si fecero sempre più vicini. Poi, in cima alla
scalinata, fece la sua
comparsa un ragazzo che stava ancora finendo di vestirsi. Non ne vidi
la testa,
ancora intrappolata dentro una maglietta rossa, ma lo riconobbi
ugualmente.
Rokuro?!?
-Sta'
fermo dove sei, ti do una mano!- gridò Yori, bloccandolo
appena prima che
mettesse un piede in fallo -Signorina Hiromi, vada a controllare se
anche gli
altri si sono svegliati! Non li faccia scendere!
-Subito!
Mentre
la donna spariva di corsa all’interno
dell’edificio, Yori aiutò Rokuro a
scendere i gradini, e con molta fatica riuscì poi a fargli
trovare i buchi per
le braccia e quello per la testa della maglietta.
-Ecco, sei a posto. Allora, spiegami dove pensavi di andare a
quest’ora del...
-Yori, meno male che ti ho trovata! Ho bisogno di aiuto! Choji se
n'è andato! È
scomparso!!!- strillò lui, scuotendola per le spalle -mi
sono alzato un attimo
per andare in bagno, ho acceso la luce per trovare la porta come faccio
sempre,
e ho visto! Anzi, NON ho visto! Mancavano i suoi vestiti, mancavano le
sue
cose, mancava il suo borsone, ma soprattutto mancava lui! Corri a
vestirti
anche tu, Yori, veloce! Dobbiamo andare a cercarlo! ...sì?
Senza
aprire bocca Yori alzò un dito davanti alla sua faccia e gli
indicò la sua
destra. Rokuro si girò, e finalmente si accorse anche della
mia presenza.
-Ehi, ma... Quello è il borsone di Choji... E dentro ci sono
le cose di Choji!
E tu, tu indossi i vestiti di Choji! Ma allora...
-Ebbene,
sì- ammisi -mi dispiace che tu l’abbia scoperto in
questo modo, ma...
-CHE
COSA NE HAI FATTO DI CHOJI???
...eh?!?
Eravamo rimasti tutti di sasso. Tutti eccetto Rokuro il quale,
imbufalito come
non avrei mai immaginato di vederlo in vita mia, avanzò
verso di me a passi
pesanti.
-Tu chi sei? Come ti sei permesso di rubare le sue cose?! Che cosa ne
hai fatto
del mio amico?!?
-Ro...
Rokuro, che dici? Sono io Choj...
-BUGIARDO!!!
Con
un salto sbilenco ma per questo impossibile da anticipare Rokuro si
avventò su
di me, strattonandomi un po’ dappertutto.
-Bugiardo!
Io conosco bene Choji, lui non ha questi capelli lunghi! E non ha
questi
ghirigori disegnati in faccia! Impostore, dimmi chi sei veramente!!!
“Ahio...
Allora è solo per questo che
non riesce a riconoscermi? In tal caso...”
-Henge No Jutsu!
Attivai
la tecnica della trasformazione, riprendendo le sembianze che avevo
adottato
per travestirmi. Colto di sorpresa, Rokuro mi lasciò subito
andare e mi fissò
con uno sguardo scioccato.
Per
almeno uno o due secondi, poi tornò l’allegrone di
sempre.
-Choji!
Allora sei davvero tu!- esclamò eccitato -perché
non mi hai mai detto che sai
farti crescere i capelli con la forza del pensiero? È un
trucco bellissimo!
-Oh...
G-grazie, ma non è niente di che... Oh cielo...
Presi
a grattarmi una guancia con un dito, al limite dell’imbarazzo.
Maledizione,
e adesso cosa gli
racconto? Non posso scappare via senza dire una parola, ma non posso
nemmeno
dirgli tutta la verità! Devo farmi venire in mente
un’idea!
-...Rokuro... In realtà... il mio vero aspetto non
è questo, ma quello di
prima. Guarda, e non spaventarti.
E
mi ritrasformai di nuovo, facendo però apparire prima le
spirali e poi i
capelli lunghi, per far abituare in qualche modo Rokuro alle mie
sembianze
reali.
-Oh,
capisco... Ehi, adesso che ti guardo meglio non sei così
diverso da come ti ho
conosciuto! Non capisco, però... Perché ti sei
accorciato i capelli? Temevi che
la Signorina Azumi non ti facesse entrare?
-La...
Signorina Azumi... No, il motivo è un altro... Ma... Rokuro,
io... io non sono
quello che credevi... Io...
-Rokuro,
Choji in realtà è uno stermina-orchi in incognito.
Era
stata Yori a parlare.
-Uno
stermina-orchi?!- esclamammo io e Rokuro all’unisono.
-Sì,
precisamente!- continuò lei -ma Rokuro, pensavo che
l’avessi già capito da
solo! Dopotutto, è ormai risaputo che Choji ha salvato tutti
noi da un
pericolosissimo orco, alle terme!
-...eh?-
fece Iwao, inarcando un sopracciglio.
-Devi
sapere, Choji- mi spiegò Yori, rivolgendomi un occhiolino
-che ieri pomeriggio,
tra una patatina e l’altra, Rokuro mi ha confidato le tue
gesta, ma non era
sicuro di aver compreso tutti i dettagli.
-Quindi-
balbettò Rokuro -Choji è davvero un
ammazza-orchi? Non me lo sono inventato?
-È
tutto vero. Ah, e ha pure fatto sloggiare i ratti dalla palestra!
-Pure!?
-Pure.
Adesso Choji partirà per nuove avventure, a caccia di nuovi
orchi da fare a
pezzi a suon di testate sul grugno... Ah! E già che
c’è, per un tratto di
strada scorterà la Signorina Azumi ed Isoka nel loro viaggio?
-Viaggio?-
esclamarono tutti in coro.
-Sì.
La Signorina Azumi ha deciso di fare un altro viaggio alla ricerca di
altri
orfani da salvare, e Isoka si è offerto di accompagnarla ed
aiutarla come può,
per farsi perdonare le sue trasgressioni al regolamento.
E
Yori mi lanciò un altro occhiolino.
Così,
quella sarebbe stata la bugia a cui gli orfani avrebbero dovuto credere
negli
anni a venire.
Tutto
sommato... poteva funzionare, perché no?
-...esatto,
Yori ha riassunto la faccenda alla perfezione! Io stesso non avrei
saputo dirlo
meglio!- confermai, con un sorrisone a trentaquattro denti -la
Signorina Azumi
ed Isoka sono già partiti e mi stanno aspettando nella
foresta, non posso farli
attendere oltre. Per cui...
Rokuro
aveva cominciato a piangere.
Prima
silenziosamente, poi urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
-Rokuro,
no! Non fare così!- gli disse Yori, stringendolo alla vita
per impedirgli di
crollare a terra -cerca di controllarti! Cosa c’è?
-Non
è... Aaaaaaghh... Non è giusto! Choji non deve
andare! NON DEVE ANDARE!!!
Lui... Lui è l’unico che mi ha detto che sono
molto simpatico! Nemmeno Supaida
me l’ha mai detto! E LUI NON DICE MAI NIENTE!!!
Mi
si strinse il cuore.
-Rokuro...
vieni qui.
Yori
lo lasciò andare, ma Rokuro non si mosse. Così,
mi feci avanti io. Lo
abbracciai stretto stretto, e gli permisi di piangere sulla mia spalla
per
tutto il tempo che gli serviva.
Di
sicuro gli ANBU mi avrebbero maledetto per il mio ritardo mostruoso, ma
in quel
momento non me ne poteva fregare nulla.
-Rokuro-
gli mormorai, poco dopo che ebbe smesso di gridare -non so fra quanto
tempo, ma
tornerò a trovarti. Te lo prometto.
Senza
dire nulla, Rokuro ricambiò finalmente l’abbraccio.
-Ma
tu... Promettimi che sarai felice. Yori ha bisogno del tuo sorriso.
-Lo
so... Lo so!
Sciolto
l’abbraccio, Rokuro si asciugò le lacrime col
palmo della mano.
-Lo
so... Ma... Sentirò la tua mancanza! Come faccio a
sorridere? Come faccio?!?
Come... Eh?
In
quella, Iwao gli posò una mano sulla spalla.
-Senti
un po’... Davvero non viene mai nessuno nell’aula
di musica, a parte te e Yori?
Rokuro
annuì.
-Te
lo chiedo perché... Mi hanno appena detto che devo fare
degli esercizi di
ginnastica, e... Mi piacerebbe molto farli ascoltando la tua musica.
Con te a
battere il ritmo, saranno molto meno faticosi! Allora, che ne pensi?
Rokuro
lo squadrò attentamente, per dei secondi carichi di tensione.
Poi...
-YA-UUUUUUH!!!
Il
buon, vecchio Rokuro saltò addosso a Iwao, lo
abbracciò e gli strinse la mano,
il tutto senza smettere di saltellare come un bambino.
Missione
compiuta,
pensai, sorridendo a mia volta come un bambino.
...
Con
la certezza di non aver lasciato più nulla in sospeso, il
momento di dire
arrivederci fu molto meno difficile da superare.
Borsone
a tracolla, mi inoltrai nella foresta. Non prima, però, di
essermi voltato una
volta ancora per salutare i miei nuovi amici con la mano.
Non
saprei dire come mi sentivo in quel momento. Non ero triste...
né felice...
Semplicemente,
stavo bene.
Avevo
compiuto una missione che per le mie capacità sembrava
impossibile.
Avevo
consegnato un mostro alla giustizia.
Avevo
risolto piccoli problemi di ragazzi e ragazze che non avevo mai
conosciuto
prima.
Avevo
trovato nuovi amici.
Avevo
reso orgoglioso Asuma-sensei.
Non
appena fossi tornato a Konoha, avrei reso orgogliosi anche mio padre e
i miei
amici...
Ma
prima di tutto ciò, avevo reso orgoglioso me stesso.
Choji
Akimichi, l’insicuro e pauroso ninja obeso di Konoha, aveva
dimostrato a sé stesso
che anche lui vale qualcosa.
E
non è poco!
FINE
...
...
...
...
...
CAPITOLO
EXTRA
(All’insaputa
di Choji)
Quel
pomeriggio altri due giovani, un maschio e una femmina, avevano detto
arrivederci all’orfanotrofio.
A differenza
di Choji, però, quei due se n’erano andati alla
chetichella.
Erano già
lontani, nel bosco, quando Yori avrebbe trovato la lettera che avevano
lasciato
per lei.
“Naoki
ha avuto un improvviso attacco di panico. Questo posto non
è più sicuro per la sua salute. Devo portarla
via, mi dispiace. Con affetto,
Nao.”
Così
c’era
scritto.
E quindi,
eccoli lì, a correre come dei dannati per la foresta,
evitando alberi e radici
sporgenti, e avere anche il fiato per parlare fra loro.
-...sei
sicuro che se la berrà e non partirà per
cercarci? Potevamo anche scrivere
la verità e farle promettere di non parlarne mai con
nessuno...
-Meno
persone sanno di questa storia, meglio è. Per rispondere
alla prima domanda:
sì, sono sicuro. Beh, forse per qualche giorno Yori e la
Signorina Hiromi, a
turni, proveranno a cercarci... ma passato qualche giorno avranno
già lasciato
perdere, te lo dico io.
-Sarà...
Ehi, certo che proprio all’ultimo abbiamo rischiato di farci
scoprire!
Ammettilo, anche tu stavi arrossendo mentre Choji diceva tutte quelle
cose su
di noi!
-...sì, lo
ammetto. Mi sono emozionato. In un modo o nell’altro, Choji
riesce sempre a
spiazzarmi...
-Salve.
Il
dialogo
tra i due minuti corridori fu smorzato dall’arrivo sulla
scena di un ninja
alto, brizzolato e mascherato completamente tranne che per un occhio.
-Kakashi-sen...
No, volevo, dire, chi sei tu? Non farci del male, siamo solo due
bambini
dispersi!...
-Piantatela
con la sceneggiata- sentenziò il succitato Kakashi ai due
pargoli -so chi siete
ed esigo una spiegazione. Pensavate che nessuno si insospettisse della
vostra
improvvisa partenza notturna?
-Ecco...
Sinceramente no! Non avete trovato i biglietti che abbiamo lasciato?
-Oh, i
biglietti! “Devo partire per ordine del Quinto Hokage, non
posso dire altro!”...
-Beh,
Tsunade-sama era all’estero nel Paese del Ferro, impossibile
da contattare in
breve tempo, quindi pensavamo che la scusa potesse reggere...
-E in
effetti poteva reggere... peccato per voi, però-
sentenziò Kakashi, puntando un
dito inquisitore -che, poche ore dopo la vostra improvvisa sparizione,
il
Quinto Hokage fosse tornato a Konoha per prendere un documento che
aveva
dimenticato. È rimasta al villaggio per pochi minuti, ma
sono stati sufficienti
per me per fare quattro chiacchiere con lei. E, indovinate un
po’?, ha
confermato i miei sospetti! Non c’è stato nessun
ordine da parte sua, voi due
avete lasciato il villaggio senza permesso!
I due
fuggiaschi si guardarono l’un l’altra, sudando
gelido. Erano stati smascherati
e non potevano farci niente.
-Q-quante
persone lo sanno?- domandò uno dei due.
-Solo io e
Tsunade. Per ora. L’ho convinta a far finta che vi avesse
dato davvero una
missione, così da coprire la vostra assenza. Ma adesso basta
parlare di queste
quisquilie secondarie. Voglio una spiegazione per il vostro
comportamento,
adesso.
I due piccoletti
deglutirono all’unisono. Si scambiarono un altro sguardo, e
poi, per un tacito
accordo, decisero di alternarsi.
-E va bene,
diremo tutto. Quel giorno eravamo liberi, e volevamo invitare Choji a
cena come
nostro solito. Lui però non era in casa, e un passante ci ha
detto di averlo
visto avvicinare da un ANBU con un messaggio di convocazione immediata
per lui.
-Siamo corsi
al palazzo dell’Hokage. Sapendo che al momento in carica non
c’era Tsunade, ma
Danzou, abbiamo temuto il peggio e non siamo stati in grado di
aspettare.
-Così,
prendendo il possesso di una mosca grazie al Capovolgimento Spirituale,
abbiamo
potuto origliare la conversazione nell’ufficio senza essere
visti.
-Quando
abbiamo scoperto che razza di missione Danzou aveva affidato al nostro
Choji,
non ci abbiamo pensato due volte. Sapendo che sarebbe partito il
mattino dopo,
noi ci siamo mossi già la notte stessa. Abbiamo lasciato i
biglietti, e insieme
abbiamo lasciato il villaggio...
-...per
raggiungere il Paese dei Fiumi e l’orfanotrofio molto prima
di lui. Due giorni
prima, per l’esattezza. Abbiamo corso il doppio della nostra
solita velocità e
fatto meno soste possibili.
-Eravamo
stanchissimi quando siamo arrivati, e questo ci ha aiutato a rendere
più
credibile la nostra mascherata agli occhi degli ospiti
dell’orfanotrofio, e
soprattutto agli ANBU pattugliati nei dintorni.
-Già. Ci
siamo presentati come Nao e Naoki, orfani sfuggiti a un villaggio
distrutto da
una guerra lampo. Due giorni dopo è arrivato Choji, e
così abbiamo potuto
mettere in atto il nostro piano.
-Ovvero
sorvegliarlo da vicino, senza farci scoprire ovviamente, e aiutarlo a
risolvere
il caso. Fine della spiegazione.
-Bisogna
aggiungere però una cosa, la più importante!
Ovvero, Choji non ha avuto bisogno
del nostro aiuto! Se l’è cavata alla grande con le
sue sole forze, noi non
abbiamo contribuito in alcun modo alla riuscita della missione!
-Anzi,
abbiamo rischiato di complicargliela. Infatti, non si sa come, abbiamo
finito
per entrare nella sua lista dei sospettati...
-Io lo so
come! È tutta colpa di questi braccialetti d’oro!
Ti ho ripetuto mille volte
che non erano necessari!
-Come, no?
Dovevamo passare per fratello e sorella... Non legati dal sangue, per
rendere
la nostra storia più drammatica e veritiera, certo... Quindi
dovevamo sfoggiare
qualcosa che facesse capire “ehi, quei due sono fratello e
sorella, chi mai
sospetterebbe il contrario”...
-ADESSO
BASTA!- tuonò Kakashi, al che i due bisticcianti si
irrigidirono come statue di
sale.
-Mi avete
molto deluso, tutti e due!- dichiarò ancora Kakashi, con il
fuoco nell’occhio
visibile -avete abbandonato il villaggio senza permesso, vi siete
immischiati
in una missione che non vi competeva... E, cosa ancora più
grave, avete
dimostrato di non avere nemmeno un briciolo di fiducia nel vostro
compagno di
squadra! Questo da voi non me lo sarei mai aspettat...
- NON È
VERO!- gridarono i due finti orfani all’unisono, e stavolta
fu Kakashi a
rimanerci di stucco.
-Noi abbiamo
sempre avuto fiducia in Choji, ma Danzou gli aveva affibbiato una
missione che andava oltre le sue capacità! Non gli
era mai capitato prima di andare sotto
copertura, da solo! Sarebbe stata la prima volta, e lui non aveva
esperienza!
-Inoltre,
anzi, soprattutto, la posta in gioco era troppo alta! Choji, mai
più un ninja?
Ma stiamo scherzando? Danzou non poteva farci questo! Dovevamo
impedirglielo!
-Tutto
quello che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto perché ci teniamo
a Choji!
Esaurito il
fiato, già speso abbondantemente per correre il
più lontano possibile
dall’orfanotrofio, i due fedeli compagni di Choji si
affidarono alla clemenza
di Kakashi. L’avrebbero ottenuta?
-Dovreste
saperlo benissimo anche voi. Nel mondo dei ninja, colui il quale
infrange le
regole e disobbedisce agli ordini non è altro che
spazzatura...- dichiarò
solennemente, preparando i due al peggio.
-...però,
colui il quale non ha a cuore il bene dei propri compagni è
peggiore della
peggior spazzatura- concluse invece con tono goliardico, cancellando
l’atmosfera di pesantezza che s’era venuta
inutilmente a creare.
-...perciò...
Siamo solo spazzatura, Kakashi-sensei? In tal caso, che punizione ci
verrà
assegnata?
-Punizione?
Oh oh oh oh oh, nessuna punizione, tranquilli! Quelle che ho elencato
non sono
leggi ufficiali, ma la lezione di vita che un mio buon amico
d’infanzia mi
lasciò in eredità insieme al suo Sharingan. Per
quanto abbiate rischiato di
mandare tutto all’aria infrangendo una mezza tonnellata di
codici, il vostro
attaccamento nei confronti del vostro compagno per me vale
più di tutte le leggi del
mondo. Non farò alcun rapporto negativo su di voi.
I due
assolti sospirarono di sollievo alla lieta notizia. Pericolo scampato e
umanità
mantenuta, cosa può desiderare di più un ninja?
-Beh,
direi
che è giunto il momento di muoversi- proclamò
Kakashi battendo le mani
-riprendendo il giusto ritmo, torneremo a Konoha prima di Choji e in
tempo per
accoglierlo come se non ci fossimo mai mossi da lì. Su, che
aspettate a
riprendere il vostro aspetto? Con quelle gambette corte non credo
possiate
andare da molte parti.
-Subito,
Kakashi-sensei. Prima, però, ci deve promettere una cosa-
disse chi aveva
l’aspetto della piccolissima Naoki.
-Ho già
detto che non farò parola con nessuno delle vostre azioni,
Ino. Puoi stare
tranquilla...
-No, non
parlo di quello. Kakashi-sensei, voglio che lei ci prometta di non
ridere.
-Ridere? Per
quale motivo?
-Perché...
Non sono io Ino.
Ciò
detto,
“Naoki” indicò il suo
“fratellone”, che in un batter di ciglia si
tramutò in
una splendida ragazza dall’abito viola e dalla bionda chioma
fluente, lasciando
di sasso l’incredulo Kakashi.
-Se... Se
Ino sei tu... Allora la bimba...
E anche la
bimba cambiò forma, diventando un ragazzo
dall’aria solitamente indifferente,
ma che in quella precisa occasione aveva la faccia dipinta di un
accesissimo
rosso scarlatto.
-Volevo...
essere assolutamente sicuro... che Choji non ci riconoscesse...
è stata una mia
idea...
-Beh, ha
funzionato. È questo che conta, no?- chiese Kakashi,
appoggiando una mano sulla
spalla del giovane.
-Non è
questo il punto, Kakashi-sensei- spiegò Ino, che non avendo
promesso nulla si
sentì libera di ridacchiare -è che il nostro
genio al momento della decisione
non ha considerato le conseguenze che il fingere di essere una bambina
dovesse
comportare. Come, per esempio, passare un pomeriggio alle term...
-INO, CHIUDI
QUELLA BOCCA!- tuonò Shikamaru, e da quel tuono in poi
nessuno dei tre fece più
parola dell’argomento.