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Autore: Amor31    31/03/2018    2 recensioni
Cosa ci fa una lettera di Lucy nella stanza di Gray? E perché lui non vuole che nessuno la legga?
Lluvia è sconvolta. Proprio quando pensava di aver conquistato il cuore dell'amato, ecco nuvole nere addensarsi all'orizzonte.
Se poi a fraintendere è anche Natsu, i guai raddoppiano.
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Storia vincitrice del contest "Il chiosco dei fiori" indetto da meryl watase sul Forum di EFP.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Lluvia, Lucy Heartphilia, Natsu
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Equivoci d’amore

Capitolo II

La biblioteca era quasi deserta. Gli ultimi avventurieri stavano riconsegnando i libri consultati e si preparavano a tornare a casa, godendosi nel tragitto i pochi minuti di luce ancora concessi dal sole.
Levy era in piedi su una scala a pioli, intenta a rimettere a posto i polverosi volumi dati in prestito nel corso della giornata. Due metri e mezzo più in basso, Lucy la guardava compiere l'operazione, passandole di tanto in tanto un altro libro da riporre.
-Ma sei sicura che ci sia riuscita?-, stava chiedendo alla piccola scripter.
-Oh, Lucy, lo spero! Che altro avrei potuto fare?-.
-Consegnarla tu, come avevamo stabilito!-.
-C'è mancato poco che non la trovasse Gajeel! E a quel punto cosa gli avrei detto? Che stavo custodendo per te una lettera d'amore?-.
-È tutto sbagliato-, Lucy si nascose il viso dietro le mani, scuotendo la testa. -E se Wendy l'avesse letta?-.
-È una ragazza discreta, lo sai benissimo-, le fece notare Levy. -Meno male che ci siamo incrociate al suo rientro in Gilda. Con quale scusa sarei potuta salire al piano di sopra, mh? Dai retta a me, è stata una vera fortuna che lei e Charle stessero tornando in quel momento. Così, una volta ricevuto il foglio e le dovute indicazioni, ha chiaramente detto a Mira che non avrebbe pranzato e che avrebbe preferito riposare. Stai tranquilla-, la rassicurò ancora. Scese dalla scala e le diede una piccola pacca sulla spalla.
-Sarà, ma non riesco a stare calma. Ho il terrore che possa finire nelle mani sbagliate-.
-Be', detto tra noi, quella lettera non contiene un messaggio propriamente segreto. Tutta la Gilda sa che sei innamorata di Natsu-.
-SHHH!-.
La maga stellare le pose una mano sulla bocca e si guardò intorno con fare circospetto. Vide una ragazza sistemarsi il mantello sulla schiena e uscire dalla biblioteca; Lucy si azzardò a tirare un sospiro di sollievo solo quando fu sparita all'esterno.
-Devi rilassarti. Sei tesa come le corde di un violino-, rise Levy non appena l'amica le diede la possibilità di parlare.
-La fai facile, tu. Chissà come la prenderà quando l'avrà letta-.
Nella sua testa Lucy rielaborò la frase pronunciata in "Chissà se la capirà", ma evitò di esprimere quella considerazione a voce alta. Intanto anche Levy aveva recuperato la propria giacca, pronta ad andare via.
-Te ne vai di già?-, chiese la maga stellare.
-Non è così presto, in fondo. E poi lo sai, il bambino ha bisogno della sua mamma-, sorrise. -Sei tu che hai ancora molto da fare, o sbaglio?-.
Lucy annuì: -Sì, hai ragione. Devo fare qualche altra ricerca per il romanzo e scrivere almeno altre cinque pagine per dirmi soddisfatta. È stata una giornata un po' persa, quella di oggi. Ma sai, con i pensieri che mi frullano per la mente...-.
-Ti capisco-. Levy sistemò anche l'ultimo bottone nella giusta asola della giacca e recuperò la sua tracolla: -Allora buon lavoro. Chiudi tutto per bene quando hai finito, mi raccomando-.
-Sì. Buon rientro a casa-.
Le due amiche si salutarono e presto la scripter si lasciò alle spalle la porta della biblioteca. Lucy fissò per alcuni minuti la sala deserta davanti a sé, facendo volare il pensiero alla famigliola felice che Levy e Gajeel erano riusciti a costruire insieme. Diamine, chi l'avrebbe mai detto? Quella sola immagine la riempiva da una parte di gioia, dall'altra di tristezza; chissà se e quando sarebbe toccato anche a lei vivere con marito e figli?
Scosse la testa per allontanare quelle fantasticherie che le ricordavano immancabilmente la lettera scritta un paio di giorni prima. Una sera aveva detto a Mirajane di non sentirsi molto bene e che quindi non avrebbe cenato in Gilda; si sarebbe accontentata di riposare a stomaco vuoto. Dopo essersi congedata da lei, era corsa a casa e senza pensarci un secondo di più aveva abbozzato qualche riga finendo per scrivere a cuore aperto. E così, forse con un'avventatezza inconsueta per lei, aveva deciso che avrebbe consegnato il foglio a Natsu, cercando di fargli capire una volta per tutte cosa provava per lui. Il buon proposito, però, si era volatilizzato con il sonno: al risveglio, Lucy aveva riletto la lettera ed era stata tentata di strapparla, dandosi della stupida per aver anche solo pensato alla possibilità di farla finire nelle mani del ragazzo. Allo stesso tempo, però, le era venuta in mente un'altra idea: affidarla a qualcuno di cui potersi fidare ciecamente e chiedere che la portasse al destinatario. Quell'opzione le era parsa la più efficace e quindi, giunta in biblioteca, ne aveva parlato con Levy, la persona in cui credeva di più. 
Peccato che l'amica le avesse detto di aver dato a sua volta la lettera a Wendy. Quel giro di mani non faceva altro che tormentarla, così come immaginare che qualcun altro potesse scoprire il suo amore segreto.
"Non propriamente segreto. Tutta la Gilda sa che sei innamorata di Natsu".
Le parole di Levy le riecheggiarono nella testa e Lucy si coprì con forza le orecchie come se questo potesse aiutarla a non sentire la voce della ragazza. Strinse gli occhi e di colpo le apparvero davanti i volti dei membri di Fairy Tail, da Erza a Max: possibile che ognuno di loro sapesse? Possibile che il suo amore, celato tanto a lungo, fosse palese a tutti, meno che all'interessato?
Lucy sbuffò. Si abbandonò per alcuni secondi ancora allo schienale della sedia e poi si decise a mettersi all'opera. Finalmente sola e più o meno priva di distrazioni, prese dal cassetto della scrivania a cui era seduta il manoscritto che stava ultimando. Si mise sotto gli occhi le ultime tre pagine scritte e le rilesse attentamente per recuperare il segno perso la sera prima.
"Sì, come dimenticarlo? Il sonno mi ha fermata proprio sul più bello", pensò, scorrendo le fitte righe d'inchiostro. "E mi toccherà ricominciare con una bella ricerca". 
Si voltò e fissò sconsolata i grandi scaffali pieni di libri. -A noi due-, disse, sfidando l'enorme biblioteca.
Lasciò il manoscritto lì dov'era e si allontanò lungo la prima corsia. Stava cercando un'enciclopedia o comunque qualcosa che potesse aiutarla a parlare in modo serio di fiori. Le era sembrato di aver visto, da qualche parte, una sorta di dizionario sulla floricoltura, ma non avrebbe saputo dire come e dove cercarlo.
-Magari sotto la lettera "F"?-, si chiese tra sé e sé, spostandosi tra gli scaffali. Giunse sotto il ripiano che la interessava e si rese conto di avere di fronte la sezione "FO".
-Oh, no, mi toccherà prendere la scala!-.
Sospirando, tornò al punto di partenza e si trascinò dietro la scala cercando di fare meno rumore possibile. L'appoggiò allo scaffale e cominciò a salire, scrutando le sigle nella penombra che ora avvolgeva la biblioteca.
-FI, FLA, FLE... FLO... FLOR! Sì, ci siamo!-. Scorse con l'indice una lunga fila composta da non meno di quindici libri e infine estrasse il volume che tanto bramava. -"Floricoltura e linguaggio segreto dei fiori". È anche meglio di quanto ricordassi!-.
Scese i pioli e corse alla scrivania. Sedette, cominciando a studiare il sommario, e sfogliò qualche pagina, leggendo qua e là in cerca di ispirazione. 
-Dunque, vediamo...-, parlava piano, districandosi nell'oceano di nozioni che Miss Iris Floriae, l'autrice del libro, aveva stipato nelle abbondanti seicento pagine che componevano il saggio. -Ci vorrebbe un fiore particolare, qualcosa di diverso, ma comunque simbolico. Qualcosa che non possa essere decifrato facilmente. Questo, per esempio? No, il garofano è troppo esplicito. Di rose non voglio nemmeno sentir parlare! Una margherita, magari? La gerbera?-.
Sfogliò ancora. I disegni e i colori dei fiori si susseguivano di pagina in pagina, ma nessuno sembrava essere adatto alla scena che voleva descrivere nel suo romanzo. Pian piano scartò i tulipani e qualsiasi altro bocciolo dal colore rosso: era troppo facile, a suo avviso, capire quale messaggio veicolasse quella sfumatura.
-E questo?-.
Il suo sguardo fu improvvisamente catturato dalla raffigurazione di un grosso albero dai minuscoli fiori bianchi, raggruppati lungo i rami come fossero glicine. Avevano una forma molto particolare, con il centro striato di sottili venature gialle e verdi; i petali, invece, erano tondeggianti e candidi.
-Non credo di aver mai visto una pianta simile-, disse tra sé e sé Lucy, leggendo la descrizione sotto l'immagine. -"Acacia"-, scandì, -"albero o arbusto a foglie bipennate, i fiori sono riuniti in capolini o in spighe... E possono contare su un significato specifico da sfruttare per lanciare un messaggio ad un amico, ad un familiare o alla persona amata"-.
Spalancò gli occhi. Quelle poche righe sembravano essere state scritte appositamente per lei, per il suo romanzo e, in un certo senso, anche per la situazione in cui si trovava. Riprese la lettura con un'attenzione addirittura maggiore e bevve le frasi successive, leggendole febbrilmente: -"Il suo significato moderno è legato all’amore platonico, quel sentimento che per quanto presente non viene espresso nel pieno delle sue potenzialità"-, si fermò un istante, sentendo i battiti del cuore accelerare, poi continuò, -"o anche a un amore segreto, in grado di resistere alle avversità del tempo e della situazione non favorevole in cui è nato e si è sviluppato"-.
Lucy lesse una seconda volta quanto trovato. La scena di cui voleva parlare le si materializzò davanti agli occhi, nitida e limpida come il cielo d'estate. Spostò il libro, tenendolo aperto sulla pagina che le interessava, e recuperò dal cassetto penna d'oca e inchiostro. Ispirata, si lanciò sul foglio del manoscritto lasciato a metà, finendo di riempirlo. Smaniosa di proseguire, afferrò altra carta e continuò a scrivere, presa dal fuoco che ora le ardeva nel petto.
La stesura la assorbì tanto da non accorgersi della porta della biblioteca che si apriva e richiudeva con un rumore sordo.
-Lucy? Sei ancora qui?-.
Al sentire una voce - quella voce - la ragazza sobbalzò. Scattò in piedi e fece attenzione a coprire i fogli del manoscritto con il saggio sulla floricoltura per evitare che chiunque potesse sbirciare ciò che stava scrivendo. Poi, tentando di comportarsi nel modo più naturale possibile, guardò davanti a sé e accolse con un piccolo sorriso Natsu e Happy.
-Ciao, ragazzi! Come mai da queste parti?-, chiese, sentendo gocce di sudore freddo correrle lungo la schiena.
-Siamo venuti a salutarti, che domande! E poi ci dovrebbe essere un motivo particolare per farti compagnia?-.
La risposta di Natsu la spiazzò, ma evitò accuratamente di sembrare preoccupata: -No, certo. È solo strano vedervi in biblioteca-.
-Be', non è esattamente il posto per me, in effetti, ma mi faceva piacere vedere cosa stavi facendo. Non ci siamo visti per tutto il giorno e anche ieri sera sei scappata in tutta fretta dopo cena-.
-Avevo da fare. Sai, il libro...-.
-Perché non me ne leggi un pezzetto?-.
Lucy si irrigidì: -Cosa?-.
-Che bella idea! Anche io voglio sentire!-, pigolò Happy, planando sulla scrivania.
La giovane scrittrice si lanciò sul saggio e sui fogli semi nascosti del manoscritto, incrociandovi sopra le braccia a mo' di protezione: -Oh, no, è davvero pessima, invece!-.
-Ma se il tuo primo libro è stato un successo! Questo non potrà valere meno, non ti pare?-, provò a farle notare Natsu.
-No, non se ne parla. Se vorrete, lo leggerete quando sarà finito. Ci sono ancora troppe cose da sistemare, senza contare che mi manca molto prima di ultimarlo. Per favore, tornate alla Gilda-.
Si pentì di aver detto quell'ultima frase subito dopo averla pronunciata. Vide il musino di Happy corrucciarsi e le sue pupille ingrandirsi: stava per piangere.
-Non ci vuoi qui?-, disse il gatto, trattenendo un singhiozzo.
-No, non è questo. Io... Sono impegnata, voglio finire di scrivere questo capitolo e... Ti prego, non fare così!-.
-Vieni, Happy, usciamo fuori a prendere una boccata d'aria-.
-Aspettate, per favore!-.
Lucy fece il giro della scrivania e prese in braccio l'exceed, cullandolo nella speranza di consolarlo. -Non voglio che pensiate che vi detesto o cose simili. Non piangere, Happy-.
-C'è un bagno, da queste parti?-, domandò Natsu.
-Sì, certamente. È alla fine di quel corridoio, sulla destra-.
-Allora andiamo, piccoletto. Sarà il caso di soffiarti il naso-.
La maga stellare aprì gradualmente le braccia e il gatto spiccò il volo, seguendo l'amico. Li vide allontanarsi nella penombra e si voltò a osservare il piano ingombrato della scrivania, ponderando cosa fare. Come un fulmine a ciel sereno, il pensiero che Natsu avesse visto la lettera la fece trasalire.
Aspettò qualche minuto. Stava per tornare a sedere quando il Dragon Slayer fece ritorno.
-Dov'è Happy?-, gli domandò. 
-Ha preferito chiudersi in bagno. È molto sensibile, in certi momenti-.
Lucy abbassò lo sguardo, rammaricata: -Mi dispiace, non volevo ferirlo. E non volevo ferire nemmeno te, ovviamente-, aggiunse. Ci mancava solo che Natsu credesse che non le importasse niente di lui!
-Be', in un certo senso l'hai fatto comunque-.
La ragazza sgranò gli occhi: -Quando?-.
-Sai-, riprese a parlare lui, -nell'ultimo periodo sei stata un po' fredda con me e Happy. Distante, ecco. Sappiamo che hai molte cose da fare, però... È strano non averti con noi. Ormai non sono più abituato a stare senza di te-.
Lucy deglutì a vuoto, vedendo Natsu grattarsi la nuca con fare insolitamente timido. -Oh, ecco... Scusatemi, non volevo dare questa impressione-.
-Sei diversa. Anche il tuo odore è cambiato-.
-No, dai, non annusarmi...!-.
Il Dragon Slayer inspirò profondamente, avvicinandosi a lei di un solo passo. -Non è più come prima. Due anni fa era ancora leggero, mentre adesso, invece, è più intenso. Sei cresciuta molto, Lucy. Come direbbe anche Erza, sei una donna, ora-.
La maga non sapeva più dove guardare. Sentire Natsu dire quelle cose era imbarazzante, eppure non voleva che smettesse. Le solleticavano un punto imprecisato dietro lo stomaco, che le si era annodato per la tensione fin dall'arrivo dei due compagni.
-Non so cosa dire-, provò a spezzare la tensione con un risolino stentato, -non mi aspettavo che tu potessi parlare di certi argomenti-.
-Perché no? Sei mia amica e sai che mi piaci. Così come mi piace il tuo odore, anzi, lo preferisco adesso-.
Il ragazzo le rivolse un sorriso e Lucy si sentì avvampare. "Ha letto la lettera", si disse mentalmente, "l'ha sicuramente letta. E se mi stesse prendendo in giro? Se non provasse quello stesso affetto? D'altronde mi ha appena definita amica, non posso certo pretendere altro".
-Mi farebbe davvero piacere se mi leggessi qualcosa di ciò che stai scrivendo-, continuò lui. -Se ne hai voglia, ovviamente. Non pensare che non mi importi di quello che fai. Sbagli di grosso, se lo credi-.
Ora la stava guardando con estrema serietà. Il flusso dei pensieri di Lucy si interruppe e la scrittrice raccolse le idee: -Sei proprio sicuro? Cioè, proverò a selezionare qualcosa, ma mi devi promettere che non riderai. Non devi prendermi in giro, chiaro?-, disse, sentendo le orecchie bruciare per l'imbarazzo.
-D'accordo. Affare fatto-.
Natsu le porse una mano e lei la strinse, segno che il patto era siglato. 
-Allora, fammi pensare... Prendi una sedia, intanto, almeno non resterai più in piedi-.
Il Dragon Slayer annuì e si allontanò verso una fila di tavoli come gli era stato consigliato. Lucy, intanto, spostò su un lato della scrivania il saggio di floricoltura e sfogliò le pagine del suo manoscritto. Cosa poteva leggergli? Era parecchio indecisa, a questo proposito.
-Ecco qua-, Natsu le si accomodò accanto, sbirciando il grosso volume rilegato che troneggiava a qualche centimetro dal suo braccio. -Fiori? Non è che stai scrivendo un trattato sull'argomento?-.
-Niente di simile-, sbuffò lei, senza smettere di voltare le pagine. La domanda del compagno, però, le fece venire un'idea – una malsana idea, come si disse in una frazione di secondo. -Bene. Vorrei leggerti una parte dell'ultimo capitolo che ho scritto. Non è ancora completo, purtroppo, ma mi piacerebbe avere un tuo parere-.
L'espressione di Natsu la convinse a proseguire e la lettura ebbe inizio.

 

La pendola stava battendo i dodici rintocchi di mezzogiorno. Lord Daniel Bourgh la stava fissando da parecchi minuti, fin da quando era entrato nel salone. Ogni volta che il pendolo oscillava, scandendo l'arrivo della nuova ora, il nobile pensava a dove si trovasse lei in quel momento. 
-C'è qualcuno alla porta, signore-.
La voce del suo maggiordomo gli arrivò flebile alle orecchie. Si girò a guardarlo e chiese: -Di chi si tratta?-.
-È una donna, mio Lord-.
-Mademoiselle Celia, forse?-. Dalle sue labbra era uscito un tono speranzoso che avrebbe preferito dissimulare, ma ormai era troppo tardi.
-No. Sembrerebbe essere un'anziana domestica, dai vestiti-.
-Occupatene tu, allora-, il nobile si lasciò cadere sul divano, deluso. -Non desidero essere disturbato da nessuno-.
-Bene, signore-.
Il maggiordomo girò sui tacchi e tornò alla porta. Daniel carpì qualche parola, finché qualcosa non catturò il suo interesse: -...allora consegnategli pure questo, da parte della mia padrona-.
In un istante fu in piedi. Uscì in tutta fretta dal salone e raggiunse l'ingresso di casa. Una piccola vecchietta era incorniciata sulla soglia della porta e stava passando qualcosa all'anziano Louis.
-Signora-, avanzò il nobile, -venite forse su ordine di Mademoiselle Celia?-.
Il maggiordomo si fece da parte e la donna mosse un passo dentro la sfarzosa villa dei Bourgh, accennando un inchino: -Sì, mio Lord. È per voi-.
Tese la sua manina avvizzita e gli porse una busta sigillata con ceralacca. Sopra vi era inciso il simbolo della casata dei LeFevre. 
-Vi manda a dirmi qualcosa?-, chiese ancora lui.
-No, signore. C'è solo la lettera che vi ho consegnato. E questo-.
Nel pugno sinistro teneva stretto un piccolo ramoscello fiorito. Daniel lo afferrò con delicatezza.
-Mi sarete sempre amica per questo-, le disse.
-Aspettate a dirlo, signore. Il contenuto di quella busta potrebbe farvi male-.
Con un altro inchino la donna si congedò, voltando le spalle ai due uomini. Louis richiuse la porta e il nobile, improvvisamente spaventato dalle parole della vecchia domestica, volse lo sguardo alla lettera che teneva in pugno. Poggiò il rametto su un antico comò e ruppe il sigillo di ceralacca usando entrambe le mani. Tremando, tirò fuori dalla busta un foglio accuratamente ripiegato su cui spiccavano poche frasi. Le lesse con foga, quasi volesse carpirne il significato con una sola occhiata. Le parole contenute, però, lo resero folle.
-Andrà via!-, esclamò, sentendo gli occhi diventare lucidi. -Partirà oggi stesso. Non una spiegazione, non un conforto; solo "Addio". Perché mi fa questo, quando sa che mi consumo per lei?-.
Daniel smaniava. Rilesse il messaggio nell'inutile speranza di averlo mal interpretato, ma nulla: il congedo di Celia era definitivo e per lui non c'era ritorno dal viaggio di disperazione appena intrapreso.
-Fratello, cosa accade?-.
Il Lord portò lo sguardo sulla cima dell'imponente scala che conduceva al piano superiore. Sua sorella era appoggiata alla balaustra e assisteva dall'alto a quella scena, impietosa.
-Claire-, la chiamò lui, -è tutto perduto. Credevo che mi amasse, invece mi ha appena ucciso con questa lettera. Asettiche parole di addio, nessuna che tradisca affetto per me. Muoio sapendo di essermi illuso-.
Mentre parlava, sua sorella era scesa. Gli si avvicinò e si fece dare il foglio: -Dici che non trapela nulla, ma sbagli: queste frasi grondano dolore. Celia sta scappando da te per paura di soffrire. Non si spiega il motivo di questa partenza improvvisa, altrimenti. Non dopo la gita al lago e il pranzo domenicale della settimana scorsa. La piccola è probabilmente sconvolta tanto quanto lo sei tu. E questo?-, aggiunse. Si era accorta del rametto abbandonato poco prima sul mobile che arredava parte dell'ingresso di casa.
-Me lo ha dato la domestica inviata da Celia. Tanto valeva cogliere margherite lungo la strada-.
Claire lo afferrò con delicatezza e lo esaminò, attenta ad ogni particolare. Inspirò il profumo lieve dei boccioli appena aperti e poi domandò: -Sai da quale pianta è stato reciso?-.
Daniel scosse la testa.
-È acacia. Dal nettare di questi fiori si ricava miele. La cosa più importante, però – e che ti chiarirà le idee – è il loro significato: donarli a qualcuno equivale a dichiarare un amore tenuto segreto e che si ritiene non sia corrisposto. Hai capito, adesso, cosa voleva davvero dirti Celia? Ha fatto sì che questi fiori ti rivelassero ciò che non è stata capace di esprimere con le parole-.
Vedendo suo fratello strabuzzare gli occhi e diventare paonazzo per l'imbarazzo, lo esortò ancora, chiedendo: -Dunque? Cosa farai adesso?-.

 

-Perché non continui?-, domandò Natsu. 
-Mi sono fermata qui. Il seguito deve ancora essere scritto-.
Lucy tentò di fissarlo per almeno dieci secondi consecutivi, ma non resistette per più di tre. Volse gli occhi a quell'ultima pagina e chiese cosa ne pensasse.
-È... Bello-, rispose lui dopo un attimo di indecisione. -Forse alcune frasi sono un po' troppo complesse e solenni, almeno per me, ma è bello. Però-, e nel dirlo le prese una mano, obbligandola di fatto a guardarlo in viso, -cosa succede dopo?-.
-Dipende-, fece spallucce lei.
-Dipende? Da cosa?-.
-Da come andranno le cose d'ora in avanti-.
Lucy sapeva di star arrossendo. Si era esposta troppo, si era lanciata in qualcosa più grande di lei. Eppure, nonostante le ondate di terrore che continuavano ad assalirla, una vocina nella testa le bisbigliava di proseguire e vivere fino in fondo ogni emozione che le toccava il cuore. Per questo aggiunse: -Se tu fossi il protagonista, cosa faresti?-.
Inaspettatamente la risposta di Natsu fu immediata: -È semplice. Correrei da lei e la pregherei di non andare via. Le direi che ha torto se pensa che non mi importi di lei. Soprattutto, le chiederei di restare sempre con me, qualunque cosa accada. È semplice, lo ripeto; ed è esattamente tutto quello che ho deciso di fare quando ho letto questa-.
Estrasse dalla tasca il foglio malconcio e lo poggiò sulla scrivania. Per un istante il cuore di Lucy si fermò, per poi riprendere a pompare sangue accelerando sempre di più. Gli occhi della ragazza erano sbarrati da ansia e terrore, anche se una nuova sensazione le stava riscaldando l'animo.
-Questa lettera mi ha fatto riflettere tanto, Lucy. Lo sai, non sono molto bravo con le parole, non quanto te, almeno. Però, ecco... Leggerla ha avuto uno strano effetto su di me. Stamattina credevo che io e te fossimo solo amici, come è sempre è stato, ma adesso è cambiato qualcosa. La lettera ha risvegliato in me qualcosa di assopito, anzi, di nascosto. Così nascosto che nemmeno io sapevo esserci. Ma il pensiero di poterti perdere, che tu possa stare con qualcun altro, il pensiero di non averti con me ed Happy... Non lo posso accettare-.
Le strinse più forte la mano e la maga stellare trattenne il respiro. Non poteva credere a ciò che stava ascoltando. 
-Forse sbaglio-, continuò lui, -ma il tuo libro parla di noi, non è così?-.
Lucy era al limite. Non aveva idea di quale sfumatura le ravvivasse il viso, ma era convinta che, qualsiasi fosse, doveva star uscendole del fumo dalle orecchie. Non capì nemmeno lei con quale forza – o forse debolezza? – annuì alla sua domanda con un semplice battito di ciglia.
-Se i protagonisti siamo noi-, disse il Dragon Slayer, -allora so perfettamente come continua la storia-.
La mano con cui aveva tenuto stretta quella della ragazza le risalì pian piano il braccio fino a sfiorarle la guancia. Il calore che sprigionava ubriacò Lucy, in trance per ciò che stava accadendo. Natsu le prese delicatamente il viso con entrambe le mani e i due ragazzi si avvicinarono, ritrovandosi, come già accaduto molte altre volte, a toccare l'uno la fronte dell'altra. Si guardarono negli occhi, entrambi li chiusero per alcuni secondi e infine tornarono a guardarsi. La scintilla si trasformò pian piano in una fiamma: Natsu protese le labbra e le poggiò su quelle delicate di lei.
Non poteva bastare. La fiamma divenne fuoco e il bacio si fece profondo, maturo, appassionato. Le loro bocche si cercarono più volte, trovandosi sempre. Lucy si sentiva stordita, troppo presa da un'ondata che mescolava gioia, piacere e attrazione. Si chiese cosa stesse passando per la testa del Dragon Slayer, quali emozioni lo spingessero ad aumentare il contatto tra loro. Si abbandonò a lui.
Il fuoco, però, era ancora poca cosa. L'ardore del ragazzo mutò in incendio.
Si separò da Lucy e si alzò, inducendola a fare lo stesso. Le punte delle dita delle loro mani si sfioravano: quel semplice tocco fugace bastava a scatenare istinti sconosciuti a entrambi. Si specchiarono l'uno negli occhi dell'altra: ora la maga stellare poteva vedere nel suo sguardo una luce diversa, famelica. Sentì il nodo allo stomaco sciogliersi e una vampata calda sprigionarsi dal basso ventre.
Non parlavano. D'altronde, le parole tra loro non erano mai davvero servite. Dialogarono muti nel silenzio della biblioteca finché Natsu non tornò alla carica baciandola ancora.
Il quinto incontro delle loro labbra fu irruento. Il ragazzo le fece scivolare una mano dietro la schiena, avvicinandola a sé tanto da annullare qualsiasi distanza. Dal canto suo, Lucy gli circondò il collo con le braccia e gli accarezzò la nuca, cercando della dolcezza in tanta foga.
Natsu non concesse nulla. Le bruciò la bocca con il suo bacio incandescente e volle sempre di più, mai sazio. La ragazza non pose alcun freno alla sua irruenza, anzi, rispose a ogni suo tocco soffocando un mugolio estatico. Non si era mai sentita così felice.
Il Dragon Slayer la spinse dolcemente verso lo scaffale più vicino. La intrappolò in uno spazio che lei avrebbe considerato un paradiso: tra le sue braccia e i libri. Non smise di baciarla; lasciò libere le sue labbra e si dedicò al collo niveo, che Lucy aveva esposto piegando leggermente la testa. Le tracciò una linea umida sulla pelle e inspirò il suo profumo a pieni polmoni. L'odore, da lui stesso definito più marcato che in passato, lo incitò a continuare con rinnovato entusiasmo.
Le abbassò appena lo scollo della maglia che indossava e depositò anche lì un piccolo bacio. In uno slancio di ritrovata delicatezza smorzò la propria foga e le accarezzò i fianchi, abbassandosi pian piano e sfiorandole il petto con la fronte. Si inginocchiò: le guardò il ventre, piatto sotto la maglia morbida, e lo baciò dopo averlo scoperto, introducendo lentamente le dita sotto il tessuto.
Lucy gettò indietro la testa. Percepire i polpastrelli di Natsu che le risalivano l'addome e i fianchi la fece rabbrividire di piacere. Aveva apprezzato molto l'attenzione e la delicatezza con cui le aveva alzato la maglia, segno che non voleva forzarla in niente che non volesse anche lei. Inoltre la maga stellare, vedendolo poggiare le ginocchia a terra, aveva tuffato le mani nei suoi capelli, scompigliandoli ancor più del solito e assicurandosi che il ritmo dei suoi baci fosse regolare.
Le mani del ragazzo vagarono ancora. Scesero seguendo la linea dei fianchi e le accarezzarono le gambe. Quella mattina Lucy aveva optato per una gonna lunga fino al ginocchio e in quel momento benedisse il Cielo per quella decisione presa in fretta e furia. Chiuse gli occhi al sentire la pelle calda di Natsu sfregare contro la sua e non riuscì a trattenere un gemito di sorpresa quando lui fece scorrere le dita sul retro delle ginocchia, risalendo pian piano fino a lambirle le cosce, scostando con sapienza la stoffa colorata.
-Sei morbida-, lo sentì parlare in un sussurro. La maga stellare sorrise a quell'uscita degna di un bambino.
-Quando fai così sei davvero... Ah!-.
Le parole furono soffocate da una netta espressione di sorpresa. Avrebbe voluto dire che le sembrava un bambino, per l'appunto, ma la presa decisa con cui Natsu le aveva stretto le gambe, sollevandola come fosse un fuscello, le aveva fatto cambiare completamente idea. 
Il ragazzo aveva fatto leva con le braccia e Lucy si ritrovò seduta a mezz'aria, la schiena poggiata contro i libri ben riposti sullo scaffale. Ora che il Dragon Slayer si era rialzato poteva di nuovo guardarlo dritto negli occhi. Ciò che vide la convinse definitivamente che, no, Natsu non era poi così bambino come credeva.
Lo sguardo del giovane fiammeggiava. Lucy seppe con certezza che dentro di lui si stava agitando un demone affamato. Qualcosa di simile si muoveva anche in lei, ma non con la stessa forza. O almeno questo era ciò che pensava.
Le mani di Natsu, ancora ferme intorno alle sue cosce, si spostarono a ridosso dei fianchi. La presa continuava ad essere salda, forse anche più di prima. La gonna era ormai accartocciata contro lo stomaco di Lucy e le lasciava completamente scoperte le gambe bianche.
-Stringiti a me-, le disse lui in un orecchio. Il soffio del suo respiro la fece tremare. -Non voglio correre il rischio di lasciarti cadere-.
La ragazza obbedì senza esitare. La posizione in cui si trovava le risultava scomoda e il timore di poter perdere l'equilibrio l'aveva assillata nel momento stesso in cui lui l'aveva sollevata contro lo scaffale. In un secondo gli si aggrappò alle spalle, annodandogli le gambe intorno al bacino. Il cuore, pronto ad esplodere in qualsiasi istante, urlava di smettere e andare avanti allo stesso tempo.
I loro corpi erano prossimi alla fusione. Mentre riprendevano a baciarsi, alternando impetuosità a calma, il seno di Lucy premeva contro il petto di Natsu. Ciò che alimentava la foga di entrambi era però il contatto lieve dei bacini. Il basso ventre di lui bruciava quello già incandescente di lei, sprigionando scintille che aspettavano solo l'attimo in cui sarebbe divampato l'incendio.
-Mi sento tutto un fuoco-, le soffiò sulle labbra e Lucy sorrise: quella frase non era mai stata tanto indovinata.
-Anch'io-, gli rispose in un istante di tregua. Le loro bocche s'incontrarono il secondo successivo.
Per una manciata di minuti rimasero in quella posizione come due statue. Nella penombra che poco alla volta avvolgeva sempre più la biblioteca, complice il sole al tramonto, era impossibile distinguere dove finiva il corpo dell'uno e dove iniziava quello dell'altra. 
Con le mani sempre ancorate sotto le cosce di Lucy, sicuro che in questo modo non sarebbe mai caduta, Natsu fece aderire ancor di più la schiena della ragazza contro lo scaffale. Nel farlo, il bacino le accarezzò l'intimo, appena visibile sotto la gonna. Alla maga stellare scappò un sospiro e il Dragon Slayer le baciò il collo.
Era troppo, ma, paradossalmente, non abbastanza. Mentre le labbra del ragazzo le sfioravano la clavicola, Lucy calò la testa vicino al suo orecchio: -Voglio di più-.
Natsu rialzò lo sguardo. Stavolta era lei ad avere fiamme negli occhi.
-Adesso?-.
-Qui. Ora-.
C'erano decisione e consapevolezza nella sua voce. Voleva, doveva andare fino in fondo. Natsu, al contrario, le parve di colpo spaventato. Leggendo un'ombra di esitazione sul suo viso, Lucy ebbe paura di essere lei quella animata da un demone.
-Ne sei sicura? Io... Non so se...-.
Non era da lui dimostrarsi restio all'azione. Ed effettivamente quello successivo era un passo molto importante per entrambi, oltre che per la loro relazione.
-Ti amo. È quello che volevo scriverti anche nella lettera-, le parole della maga stellare giunsero a rompere il breve silenzio sceso su di loro, -ma mi sono detta che non avrebbe avuto la stessa intensità. Adesso ho trovato il coraggio per esprimerlo ad alta voce. E l'ho trovato perché tu sei il mio coraggio. Ti amo e voglio essere tua, sempre-.
Era riuscita a parlare guardandolo dritto negli occhi, senza alcuna incertezza. Lo baciò con dolcezza, prendendo l'iniziativa. Natsu le rispose con la stessa intensità, mentre i capelli della ragazza gli ricadevano sul viso.
-Penso di essermi innamorato anch'io-, disse lui tra un bacio e l'altro. -Sono tuo come tu sei mia-.
Nella testa di Lucy scoppiarono fuochi d'artificio e il loro rombo si riversò nella foga con cui si strinse ancor di più a lui. Di colpo sentì i vestiti pesanti sulla pelle: avrebbe voluto liberarsene – meglio, desiderava che fosse Natsu a spogliarla poco alla volta. Però...
-Dov'è Happy?-.
Chiederselo era stato spontaneo e tremendo. In un battito di ciglia il sudore che le correva lungo la schiena divenne freddo.
-Cosa?-.
-Happy. Lo hai accompagnato in bagno, ma...-.
Lasciò scivolare via dal collo del ragazzo entrambe le braccia e con leggera difficoltà tornò a stare dritta in piedi sulle proprie gambe. Spostò lo sguardo, ora offuscato dalla paura, dal Dragon Slayer al fondo del corridoio, lì dove aveva visto sparire l'exceed. Mosse qualche passo preoccupato, dando le spalle a Natsu: -Oddio!-, esclamò, coprendosi il viso con le mani. -Ci avrà sentiti! E se non ci ha sentiti, allora ci ha sicuramente visti! Ma quanto sono stup...-.
Le braccia del ragazzo le cinsero la vita. Il suo petto poggiava contro la schiena di Lucy.
-Ehi-, le disse, dandole un bacio sulla guancia e tornando a sussurrarle in un orecchio, -Happy non è qui. Gli ho chiesto di tornare alla Gilda-.
-E da dove...?-.
-È volato via dalla finestra. Mentre venivamo qui ci ho pensato e alla fine mi sono detto che avrei preferito stare da solo con te. L'ho spiegato anche a lui e se n'è andato. Non preoccuparti-, le schioccò un altro bacio leggero, stavolta a fior di labbra perché Lucy si era voltata a guardarlo, -non c'è nessuno con noi. Siamo io, te e i libri-.
-Non stai dimenticando qualcos'altro?-.
Natsu la fissò con aria interrogativa e si sentì rispondere: -Il nostro amore segreto-.
-Non più segreto, vorrai dire-, la corresse, sorridendole e accogliendola tra le braccia.
-Sì, invece. Lo sarà finché non saremo entrambi pronti. Fino a quel giorno, lo terremo al sicuro e sarà solo nostro-.
Lucy si accoccolò contro il suo torace. Poteva sentire chiaramente il cuore del ragazzo pompare sangue con una forza che per nessun normale essere umano sarebbe stata possibile.
-Va bene-, acconsentì lui, accarezzandole i capelli. Poi, senza riuscire a trattenere una mezza risata, aggiunse: -Non sono sicuro che il resto della Gilda la pensi così. Anzi, forse sarebbe il caso di farlo sapere a tutti, per evitare altri equivoci-.
-Quali equivoci?-.
La maga stellare alzò la testa il tanto che bastava per guardarlo. Natsu scosse il capo e, continuando a sorridere, disse: -Niente, niente. Per un attimo ho pensato a Lluvia-.
Lucy lo fissò per qualche istante ancora e infine tornò ad abbandonarsi contro il suo torace: -Eh-, sospirò, -quella ragazza mi farà diventare matta. Eppure ormai dovrebbe esserle chiaro che non è Gray la persona che mi interessa-.
-...non è così scontato. Credimi-.
-Sarà. L'importante è che lo sappia tu-.
Continuarono ad abbracciarsi a lungo, fin quando anche l'ultimo raggio di sole non fu scomparso oltre le alte finestre della biblioteca. Il loro segreto era al sicuro, custodito nei loro baci e nel libro che Lucy stava ultimando. Avvolta dal tepore irradiato da Natsu, la maga stellare sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi: finalmente sapeva come sarebbe finito il suo romanzo. Con un amore celato nei fiori di acacia, ma svelato e vissuto pienamente dai suoi protagonisti.
Da lei e da Natsu.

   
 
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