Equivoci
d’amore
Capitolo II
La
biblioteca era quasi deserta. Gli
ultimi avventurieri stavano riconsegnando i libri consultati e si
preparavano a
tornare a casa, godendosi nel tragitto i pochi minuti di luce ancora
concessi
dal sole.
Levy era in piedi su una scala a
pioli, intenta a rimettere a posto i polverosi volumi dati in prestito
nel
corso della giornata. Due metri e mezzo più in basso, Lucy
la guardava compiere
l'operazione, passandole di tanto in tanto un altro libro da riporre.
-Ma sei sicura che ci sia riuscita?-,
stava chiedendo alla piccola scripter.
-Oh, Lucy, lo spero! Che altro avrei
potuto fare?-.
-Consegnarla tu, come avevamo
stabilito!-.
-C'è mancato poco che non la trovasse
Gajeel! E a quel punto cosa gli avrei detto? Che stavo custodendo per
te una
lettera d'amore?-.
-È tutto sbagliato-, Lucy si nascose
il viso dietro le mani, scuotendo la testa. -E se Wendy l'avesse
letta?-.
-È una ragazza discreta, lo sai
benissimo-, le fece notare Levy. -Meno male che ci siamo incrociate al
suo
rientro in Gilda. Con quale scusa sarei potuta salire al piano di
sopra, mh?
Dai retta a me, è stata una vera fortuna che lei e Charle
stessero tornando in
quel momento. Così, una volta ricevuto il foglio e le dovute
indicazioni, ha
chiaramente detto a Mira che non avrebbe pranzato e che avrebbe
preferito
riposare. Stai tranquilla-, la rassicurò ancora. Scese dalla
scala e le diede
una piccola pacca sulla spalla.
-Sarà, ma non riesco a stare calma. Ho
il terrore che possa finire nelle mani sbagliate-.
-Be', detto tra noi, quella lettera
non contiene un messaggio propriamente segreto. Tutta la Gilda sa che
sei
innamorata di Natsu-.
-SHHH!-.
La maga stellare le pose una mano
sulla bocca e si guardò intorno con fare circospetto. Vide
una ragazza
sistemarsi il mantello sulla schiena e uscire dalla biblioteca; Lucy si
azzardò
a tirare un sospiro di sollievo solo quando fu sparita all'esterno.
-Devi rilassarti. Sei tesa come le
corde di un violino-, rise Levy non appena l'amica le diede la
possibilità di
parlare.
-La fai facile, tu. Chissà come la
prenderà quando l'avrà letta-.
Nella sua testa Lucy rielaborò la
frase pronunciata in "Chissà se la capirà", ma
evitò di esprimere
quella considerazione a voce alta. Intanto anche Levy aveva recuperato
la
propria giacca, pronta ad andare via.
-Te ne vai di già?-, chiese la maga
stellare.
-Non è così presto, in fondo. E poi lo
sai, il bambino ha bisogno della sua mamma-, sorrise. -Sei tu che hai
ancora
molto da fare, o sbaglio?-.
Lucy annuì: -Sì, hai ragione. Devo
fare qualche altra ricerca per il romanzo e scrivere almeno altre
cinque pagine
per dirmi soddisfatta. È stata una giornata un po' persa,
quella di oggi. Ma
sai, con i pensieri che mi frullano per la mente...-.
-Ti capisco-. Levy sistemò anche
l'ultimo bottone nella giusta asola della giacca e recuperò
la sua tracolla:
-Allora buon lavoro. Chiudi tutto per bene quando hai finito, mi
raccomando-.
-Sì. Buon rientro a casa-.
Le due amiche si salutarono e presto
la scripter si lasciò alle spalle la porta della biblioteca.
Lucy fissò per
alcuni minuti la sala deserta davanti a sé, facendo volare
il pensiero alla
famigliola felice che Levy e Gajeel erano riusciti a costruire insieme.
Diamine, chi l'avrebbe mai detto? Quella sola immagine la riempiva da
una parte
di gioia, dall'altra di tristezza; chissà se e quando
sarebbe toccato anche a
lei vivere con marito e figli?
Scosse la testa per allontanare quelle
fantasticherie che le ricordavano immancabilmente la lettera scritta un
paio di
giorni prima. Una sera aveva detto a Mirajane di non sentirsi molto
bene e che
quindi non avrebbe cenato in Gilda; si sarebbe accontentata di riposare
a
stomaco vuoto. Dopo essersi congedata da lei, era corsa a casa e senza
pensarci
un secondo di più aveva abbozzato qualche riga finendo per
scrivere a cuore
aperto. E così, forse con un'avventatezza inconsueta per
lei, aveva deciso che
avrebbe consegnato il foglio a Natsu, cercando di fargli capire una
volta per
tutte cosa provava per lui. Il buon proposito, però, si era
volatilizzato con
il sonno: al risveglio, Lucy aveva riletto la lettera ed era stata
tentata di
strapparla, dandosi della stupida per aver anche solo pensato alla
possibilità
di farla finire nelle mani del ragazzo. Allo stesso tempo,
però, le era venuta
in mente un'altra idea: affidarla a qualcuno di cui potersi fidare
ciecamente e
chiedere che la portasse al destinatario. Quell'opzione le era parsa la
più
efficace e quindi, giunta in biblioteca, ne aveva parlato con Levy, la
persona
in cui credeva di più.
Peccato che l'amica le avesse detto di
aver dato a sua volta la lettera a Wendy. Quel giro di mani non faceva
altro
che tormentarla, così come immaginare che qualcun altro
potesse scoprire il suo
amore segreto.
"Non propriamente segreto. Tutta
la Gilda sa che sei innamorata di Natsu".
Le parole di Levy le riecheggiarono
nella testa e Lucy si coprì con forza le orecchie come se
questo potesse
aiutarla a non sentire la voce della ragazza. Strinse gli occhi e di
colpo le
apparvero davanti i volti dei membri di Fairy Tail, da Erza a Max:
possibile
che ognuno di loro sapesse? Possibile che il suo amore, celato tanto a
lungo,
fosse palese a tutti, meno che all'interessato?
Lucy sbuffò. Si abbandonò per alcuni
secondi ancora allo schienale della sedia e poi si decise a mettersi
all'opera.
Finalmente sola e più o meno priva di distrazioni, prese dal
cassetto della
scrivania a cui era seduta il manoscritto che stava ultimando. Si mise
sotto
gli occhi le ultime tre pagine scritte e le rilesse attentamente per
recuperare
il segno perso la sera prima.
"Sì, come dimenticarlo? Il sonno
mi ha fermata proprio sul più bello", pensò,
scorrendo le fitte righe
d'inchiostro. "E mi toccherà ricominciare con una bella
ricerca".
Si voltò e fissò sconsolata i grandi
scaffali pieni di libri. -A noi due-, disse, sfidando l'enorme
biblioteca.
Lasciò il manoscritto lì dov'era e si
allontanò lungo la prima corsia. Stava cercando
un'enciclopedia o comunque
qualcosa che potesse aiutarla a parlare in modo serio di fiori. Le era
sembrato
di aver visto, da qualche parte, una sorta di dizionario sulla
floricoltura, ma
non avrebbe saputo dire come e dove cercarlo.
-Magari sotto la lettera
"F"?-, si chiese tra sé e sé, spostandosi tra gli
scaffali. Giunse
sotto il ripiano che la interessava e si rese conto di avere di fronte
la
sezione "FO".
-Oh, no, mi toccherà prendere la scala!-.
Sospirando, tornò al punto di partenza
e si trascinò dietro la scala cercando di fare meno rumore
possibile.
L'appoggiò allo scaffale e cominciò a salire,
scrutando le sigle nella penombra
che ora avvolgeva la biblioteca.
-FI,
FLA, FLE... FLO... FLOR! Sì,
ci siamo!-. Scorse con l'indice una lunga fila composta da non meno di
quindici
libri e infine estrasse il volume che tanto bramava. -"Floricoltura e
linguaggio segreto dei fiori". È anche meglio di quanto
ricordassi!-.
Scese i pioli e corse alla scrivania.
Sedette, cominciando a studiare il sommario, e sfogliò
qualche pagina, leggendo
qua e là in cerca di ispirazione.
-Dunque, vediamo...-, parlava piano,
districandosi nell'oceano di nozioni che Miss Iris Floriae, l'autrice
del
libro, aveva stipato nelle abbondanti seicento pagine che componevano
il
saggio. -Ci vorrebbe un fiore particolare, qualcosa di diverso, ma
comunque
simbolico. Qualcosa che non possa essere decifrato facilmente. Questo,
per
esempio? No, il garofano è troppo esplicito. Di rose non
voglio nemmeno sentir parlare!
Una margherita, magari? La gerbera?-.
Sfogliò ancora. I disegni e i colori
dei fiori si susseguivano di pagina in pagina, ma nessuno sembrava
essere
adatto alla scena che voleva descrivere nel suo romanzo. Pian piano
scartò i
tulipani e qualsiasi altro bocciolo dal colore rosso: era troppo
facile, a suo
avviso, capire quale messaggio veicolasse quella sfumatura.
-E questo?-.
Il suo sguardo fu improvvisamente
catturato dalla raffigurazione di un grosso albero dai minuscoli fiori
bianchi,
raggruppati lungo i rami come fossero glicine. Avevano una forma molto
particolare, con il centro striato di sottili venature gialle e verdi;
i
petali, invece, erano tondeggianti e candidi.
-Non credo di aver mai visto una
pianta simile-, disse tra sé e sé Lucy, leggendo
la descrizione sotto
l'immagine. -"Acacia"-, scandì, -"albero o arbusto a foglie
bipennate, i fiori sono riuniti in capolini o in spighe... E possono
contare su
un significato specifico da sfruttare per lanciare un messaggio ad un
amico, ad
un familiare o alla persona amata"-.
Spalancò gli occhi. Quelle poche righe
sembravano essere state scritte appositamente per lei, per il suo
romanzo e, in
un certo senso, anche per la situazione in cui si trovava. Riprese la
lettura
con un'attenzione addirittura maggiore e bevve le frasi successive,
leggendole
febbrilmente: -"Il suo significato moderno è legato
all’amore platonico,
quel sentimento che per quanto presente non viene espresso nel pieno
delle sue
potenzialità"-, si fermò un istante, sentendo i
battiti del cuore
accelerare, poi continuò, -"o anche a un amore segreto, in
grado di
resistere alle avversità del tempo e della situazione non
favorevole in cui è
nato e si è sviluppato"-.
Lucy lesse una seconda volta quanto
trovato. La scena di cui voleva parlare le si materializzò
davanti agli occhi,
nitida e limpida come il cielo d'estate. Spostò il libro,
tenendolo aperto
sulla pagina che le interessava, e recuperò dal cassetto
penna d'oca e
inchiostro. Ispirata, si lanciò sul foglio del manoscritto
lasciato a metà,
finendo di riempirlo. Smaniosa di proseguire, afferrò altra
carta e continuò a
scrivere, presa dal fuoco che ora le ardeva nel petto.
La stesura la assorbì tanto da non
accorgersi della porta della biblioteca che si apriva e richiudeva con
un
rumore sordo.
-Lucy? Sei ancora qui?-.
Al sentire una voce - quella voce -
la ragazza sobbalzò.
Scattò in piedi e fece attenzione a coprire i fogli del
manoscritto con il
saggio sulla floricoltura per evitare che chiunque potesse sbirciare
ciò che
stava scrivendo. Poi, tentando di comportarsi nel modo più
naturale possibile,
guardò davanti a sé e accolse con un piccolo
sorriso Natsu e Happy.
-Ciao, ragazzi! Come mai da queste
parti?-, chiese, sentendo gocce di sudore freddo correrle lungo la
schiena.
-Siamo venuti a salutarti, che
domande! E poi ci dovrebbe essere un motivo particolare per farti
compagnia?-.
La risposta di Natsu la spiazzò, ma
evitò accuratamente di sembrare preoccupata: -No, certo.
È solo strano vedervi
in biblioteca-.
-Be', non è esattamente il posto per
me, in effetti, ma mi faceva piacere vedere cosa stavi facendo. Non ci
siamo
visti per tutto il giorno e anche ieri sera sei scappata in tutta
fretta dopo
cena-.
-Avevo da fare. Sai, il libro...-.
-Perché non me ne leggi un pezzetto?-.
Lucy si irrigidì: -Cosa?-.
-Che bella idea! Anche io voglio
sentire!-, pigolò Happy, planando sulla scrivania.
La giovane scrittrice si lanciò sul
saggio e sui fogli semi nascosti del manoscritto, incrociandovi sopra
le
braccia a mo' di protezione: -Oh, no, è davvero pessima,
invece!-.
-Ma se il tuo primo libro è stato un
successo! Questo non potrà valere meno, non ti pare?-,
provò a farle notare
Natsu.
-No, non se ne parla. Se vorrete, lo
leggerete quando sarà finito. Ci sono ancora troppe cose da
sistemare, senza contare
che mi manca molto prima di ultimarlo. Per favore, tornate alla Gilda-.
Si pentì di aver detto quell'ultima
frase subito dopo averla pronunciata. Vide il musino di Happy
corrucciarsi e le
sue pupille ingrandirsi: stava per piangere.
-Non ci vuoi qui?-, disse il gatto,
trattenendo un singhiozzo.
-No, non è questo. Io... Sono
impegnata, voglio finire di scrivere questo capitolo e... Ti prego, non
fare
così!-.
-Vieni, Happy, usciamo fuori a
prendere una boccata d'aria-.
-Aspettate, per favore!-.
Lucy fece il giro della scrivania e
prese in braccio l'exceed, cullandolo nella speranza di consolarlo.
-Non voglio
che pensiate che vi detesto o cose simili. Non piangere, Happy-.
-C'è un bagno, da queste parti?-,
domandò Natsu.
-Sì, certamente. È alla fine di quel
corridoio, sulla destra-.
-Allora andiamo, piccoletto. Sarà il
caso di soffiarti il naso-.
La maga stellare aprì gradualmente le
braccia e il gatto spiccò il volo, seguendo l'amico. Li vide
allontanarsi nella
penombra e si voltò a osservare il piano ingombrato della
scrivania, ponderando
cosa fare. Come un fulmine a ciel sereno, il pensiero che Natsu avesse
visto la
lettera la fece trasalire.
Aspettò qualche minuto. Stava per
tornare a sedere quando il Dragon Slayer fece ritorno.
-Dov'è Happy?-, gli domandò.
-Ha preferito chiudersi in bagno. È
molto sensibile, in certi momenti-.
Lucy abbassò lo sguardo, rammaricata:
-Mi dispiace, non volevo ferirlo. E non volevo ferire nemmeno te,
ovviamente-,
aggiunse. Ci mancava solo che Natsu credesse che non le importasse
niente di
lui!
-Be', in un certo senso l'hai fatto
comunque-.
La ragazza sgranò gli occhi:
-Quando?-.
-Sai-, riprese a parlare lui,
-nell'ultimo periodo sei stata un po' fredda con me e Happy. Distante,
ecco.
Sappiamo che hai molte cose da fare, però... È
strano non averti con noi. Ormai
non sono più abituato a stare senza di te-.
Lucy deglutì a vuoto, vedendo Natsu
grattarsi la nuca con fare insolitamente timido. -Oh, ecco...
Scusatemi, non
volevo dare questa impressione-.
-Sei diversa. Anche il tuo odore è
cambiato-.
-No, dai, non annusarmi...!-.
Il Dragon Slayer inspirò
profondamente, avvicinandosi a lei di un solo passo. -Non è
più come prima. Due
anni fa era ancora leggero, mentre adesso, invece, è
più intenso. Sei cresciuta
molto, Lucy. Come direbbe anche Erza, sei una donna, ora-.
La maga non sapeva più dove guardare.
Sentire Natsu dire quelle cose era imbarazzante, eppure non voleva che
smettesse. Le solleticavano un punto imprecisato dietro lo stomaco, che
le si
era annodato per la tensione fin dall'arrivo dei due compagni.
-Non so cosa dire-, provò a spezzare
la tensione con un risolino stentato, -non mi aspettavo che tu potessi
parlare
di certi argomenti-.
-Perché no? Sei mia amica e sai che mi
piaci. Così come mi piace il tuo odore, anzi, lo preferisco
adesso-.
Il ragazzo le rivolse un sorriso e
Lucy si sentì avvampare. "Ha letto la lettera", si disse
mentalmente,
"l'ha sicuramente letta. E se mi stesse prendendo in giro? Se non
provasse
quello stesso affetto? D'altronde mi ha appena definita amica, non
posso certo
pretendere altro".
-Mi farebbe davvero piacere se mi
leggessi qualcosa di ciò che stai scrivendo-,
continuò lui. -Se ne hai voglia,
ovviamente. Non pensare che non mi importi di quello che fai. Sbagli di
grosso,
se lo credi-.
Ora la stava guardando con estrema
serietà. Il flusso dei pensieri di Lucy si interruppe e la
scrittrice raccolse
le idee: -Sei proprio sicuro? Cioè, proverò a
selezionare qualcosa, ma mi devi
promettere che non riderai. Non devi prendermi in giro, chiaro?-,
disse,
sentendo le orecchie bruciare per l'imbarazzo.
-D'accordo. Affare fatto-.
Natsu le porse una mano e lei la
strinse, segno che il patto era siglato.
-Allora, fammi pensare... Prendi una
sedia, intanto, almeno non resterai più in piedi-.
Il Dragon Slayer annuì e si allontanò
verso una fila di tavoli come gli era stato consigliato. Lucy, intanto,
spostò
su un lato della scrivania il saggio di floricoltura e
sfogliò le pagine del
suo manoscritto. Cosa poteva leggergli? Era parecchio indecisa, a
questo proposito.
-Ecco qua-, Natsu le si accomodò
accanto, sbirciando il grosso volume rilegato che troneggiava a qualche
centimetro dal suo braccio. -Fiori? Non è che stai scrivendo
un trattato
sull'argomento?-.
-Niente di simile-, sbuffò lei, senza
smettere di voltare le pagine. La domanda del compagno,
però, le fece venire
un'idea – una malsana idea, come si disse in una frazione di
secondo. -Bene.
Vorrei leggerti una parte dell'ultimo capitolo che ho scritto. Non
è ancora
completo, purtroppo, ma mi piacerebbe avere un tuo parere-.
L'espressione di Natsu la convinse a
proseguire e la lettura ebbe inizio.
La pendola stava
battendo i dodici
rintocchi di mezzogiorno. Lord Daniel Bourgh la stava fissando da
parecchi
minuti, fin da quando era entrato nel salone. Ogni volta che il pendolo
oscillava, scandendo l'arrivo della nuova ora, il nobile pensava a dove
si
trovasse lei in quel momento.
-C'è
qualcuno alla porta, signore-.
La voce del
suo maggiordomo gli arrivò
flebile alle orecchie. Si girò a guardarlo e chiese: -Di chi
si tratta?-.
-È
una donna, mio Lord-.
-Mademoiselle
Celia, forse?-. Dalle
sue labbra era uscito un tono speranzoso che avrebbe preferito
dissimulare, ma
ormai era troppo tardi.
-No.
Sembrerebbe essere un'anziana
domestica, dai vestiti-.
-Occupatene
tu, allora-, il nobile si
lasciò cadere sul divano, deluso. -Non desidero essere
disturbato da nessuno-.
-Bene,
signore-.
Il
maggiordomo girò sui tacchi e tornò
alla porta. Daniel carpì qualche parola, finché
qualcosa non catturò il suo
interesse: -...allora consegnategli pure questo, da parte della mia
padrona-.
In un
istante fu in piedi. Uscì in
tutta fretta dal salone e raggiunse l'ingresso di casa. Una piccola
vecchietta
era incorniciata sulla soglia della porta e stava passando qualcosa
all'anziano
Louis.
-Signora-,
avanzò il nobile, -venite forse
su ordine di Mademoiselle Celia?-.
Il
maggiordomo si fece da parte e la
donna mosse un passo dentro la sfarzosa villa dei Bourgh, accennando un
inchino: -Sì, mio Lord. È per voi-.
Tese la sua
manina avvizzita e gli
porse una busta sigillata con ceralacca. Sopra vi era inciso il simbolo
della
casata dei LeFevre.
-Vi manda a
dirmi qualcosa?-, chiese
ancora lui.
-No,
signore. C'è solo la lettera che
vi ho consegnato. E questo-.
Nel pugno
sinistro teneva stretto un piccolo
ramoscello fiorito. Daniel lo afferrò con delicatezza.
-Mi sarete
sempre amica per questo-,
le disse.
-Aspettate
a dirlo, signore. Il
contenuto di quella busta potrebbe farvi male-.
Con un
altro inchino la donna si
congedò, voltando le spalle ai due uomini. Louis richiuse la
porta e il nobile,
improvvisamente spaventato dalle parole della vecchia domestica, volse
lo
sguardo alla lettera che teneva in pugno. Poggiò il rametto
su un antico comò e
ruppe il sigillo di ceralacca usando entrambe le mani. Tremando,
tirò fuori
dalla busta un foglio accuratamente ripiegato su cui spiccavano poche
frasi. Le
lesse con foga, quasi volesse carpirne il significato con una sola
occhiata. Le
parole contenute, però, lo resero folle.
-Andrà
via!-, esclamò, sentendo gli
occhi diventare lucidi. -Partirà oggi stesso. Non una
spiegazione, non un
conforto; solo "Addio". Perché mi fa questo, quando sa che
mi consumo
per lei?-.
Daniel
smaniava. Rilesse il messaggio
nell'inutile speranza di averlo mal interpretato, ma nulla: il congedo
di Celia
era definitivo e per lui non c'era ritorno dal viaggio di disperazione
appena
intrapreso.
-Fratello,
cosa accade?-.
Il Lord
portò lo sguardo sulla cima
dell'imponente scala che conduceva al piano superiore. Sua sorella era
appoggiata alla balaustra e assisteva dall'alto a quella scena,
impietosa.
-Claire-,
la chiamò lui, -è tutto
perduto. Credevo che mi amasse, invece mi ha appena ucciso con questa
lettera.
Asettiche parole di addio, nessuna che tradisca affetto per me. Muoio
sapendo
di essermi illuso-.
Mentre
parlava, sua sorella era scesa.
Gli si avvicinò e si fece dare il foglio: -Dici che non
trapela nulla, ma
sbagli: queste frasi grondano dolore. Celia sta scappando da te per
paura di
soffrire. Non si spiega il motivo di questa partenza improvvisa,
altrimenti.
Non dopo la gita al lago e il pranzo domenicale della settimana scorsa.
La
piccola è probabilmente sconvolta tanto quanto lo sei tu. E
questo?-, aggiunse.
Si era accorta del rametto abbandonato poco prima sul mobile che
arredava parte
dell'ingresso di casa.
-Me lo ha
dato la domestica inviata da
Celia. Tanto valeva cogliere margherite lungo la strada-.
Claire lo
afferrò con delicatezza e lo
esaminò, attenta ad ogni particolare. Inspirò il
profumo lieve dei boccioli
appena aperti e poi domandò: -Sai da quale pianta
è stato reciso?-.
Daniel
scosse la testa.
-È
acacia. Dal nettare di questi fiori
si ricava miele. La cosa più importante, però
– e che ti chiarirà le idee –
è
il loro significato: donarli a qualcuno equivale a dichiarare un amore
tenuto
segreto e che si ritiene non sia corrisposto. Hai capito, adesso, cosa
voleva
davvero dirti Celia? Ha fatto sì che questi fiori ti
rivelassero ciò che non è
stata capace di esprimere con le parole-.
Vedendo suo
fratello strabuzzare gli
occhi e diventare paonazzo per l'imbarazzo, lo esortò
ancora, chiedendo:
-Dunque? Cosa farai adesso?-.
-Perché non
continui?-, domandò
Natsu.
-Mi sono fermata
qui. Il seguito deve
ancora essere scritto-.
Lucy
tentò di fissarlo per almeno
dieci secondi consecutivi, ma non resistette per più di tre.
Volse gli occhi a
quell'ultima pagina e chiese cosa ne pensasse.
-È...
Bello-, rispose lui dopo un
attimo di indecisione. -Forse alcune frasi sono un po' troppo complesse
e
solenni, almeno per me, ma è bello. Però-, e nel
dirlo le prese una mano,
obbligandola di fatto a guardarlo in viso, -cosa succede dopo?-.
-Dipende-, fece
spallucce lei.
-Dipende? Da cosa?-.
-Da come andranno
le cose d'ora in
avanti-.
Lucy sapeva di star
arrossendo. Si era
esposta troppo, si era lanciata in qualcosa più grande di
lei. Eppure,
nonostante le ondate di terrore che continuavano ad assalirla, una
vocina nella
testa le bisbigliava di proseguire e vivere fino in fondo ogni emozione
che le
toccava il cuore. Per questo aggiunse: -Se tu fossi il protagonista,
cosa
faresti?-.
Inaspettatamente la
risposta di Natsu
fu immediata: -È semplice. Correrei da lei e la pregherei di
non andare via. Le
direi che ha torto se pensa che non mi importi di lei. Soprattutto, le
chiederei di restare sempre con me, qualunque cosa accada. È
semplice, lo
ripeto; ed è esattamente tutto quello che ho deciso di fare
quando ho letto
questa-.
Estrasse dalla
tasca il foglio
malconcio e lo poggiò sulla scrivania. Per un istante il
cuore di Lucy si
fermò, per poi riprendere a pompare sangue accelerando
sempre di più. Gli occhi
della ragazza erano sbarrati da ansia e terrore, anche se una nuova
sensazione
le stava riscaldando l'animo.
-Questa lettera mi
ha fatto riflettere
tanto, Lucy. Lo sai, non sono molto bravo con le parole, non quanto te,
almeno.
Però, ecco... Leggerla ha avuto uno strano effetto su di me.
Stamattina credevo
che io e te fossimo solo amici, come è sempre è
stato, ma adesso è cambiato
qualcosa. La lettera ha risvegliato in me qualcosa di assopito, anzi,
di
nascosto. Così nascosto che nemmeno io sapevo esserci. Ma il
pensiero di
poterti perdere, che tu possa stare con qualcun altro, il pensiero di
non
averti con me ed Happy... Non lo posso accettare-.
Le strinse
più forte la mano e la maga
stellare trattenne il respiro. Non poteva credere a ciò che
stava
ascoltando.
-Forse sbaglio-,
continuò lui, -ma il
tuo libro parla di noi, non è così?-.
Lucy era al limite.
Non aveva idea di
quale sfumatura le ravvivasse il viso, ma era convinta che, qualsiasi
fosse, doveva
star uscendole del fumo dalle orecchie. Non capì nemmeno lei
con quale forza –
o forse debolezza? – annuì alla sua domanda con un
semplice battito di ciglia.
-Se i protagonisti
siamo noi-, disse
il Dragon Slayer, -allora so perfettamente come continua la storia-.
La mano con cui
aveva tenuto stretta
quella della ragazza le risalì pian piano il braccio fino a
sfiorarle la
guancia. Il calore che sprigionava ubriacò Lucy, in trance
per ciò che stava
accadendo. Natsu le prese delicatamente il viso con entrambe le mani e
i due
ragazzi si avvicinarono, ritrovandosi, come già accaduto
molte altre volte, a
toccare l'uno la fronte dell'altra. Si guardarono negli occhi, entrambi
li
chiusero per alcuni secondi e infine tornarono a guardarsi. La
scintilla si
trasformò pian piano in una fiamma: Natsu protese le labbra
e le poggiò su
quelle delicate di lei.
Non poteva bastare.
La fiamma divenne
fuoco e il bacio si fece profondo, maturo, appassionato. Le loro bocche
si
cercarono più volte, trovandosi sempre. Lucy si sentiva
stordita, troppo presa
da un'ondata che mescolava gioia, piacere e attrazione. Si chiese cosa
stesse
passando per la testa del Dragon Slayer, quali emozioni lo spingessero
ad
aumentare il contatto tra loro. Si abbandonò a lui.
Il fuoco,
però, era ancora poca cosa.
L'ardore del ragazzo mutò in incendio.
Si
separò da Lucy e si alzò,
inducendola a fare lo stesso. Le punte delle dita delle loro mani si
sfioravano: quel semplice tocco fugace bastava a scatenare istinti
sconosciuti
a entrambi. Si specchiarono l'uno negli occhi dell'altra: ora la maga
stellare
poteva vedere nel suo sguardo una luce diversa, famelica.
Sentì il nodo allo
stomaco sciogliersi e una vampata calda sprigionarsi dal basso ventre.
Non parlavano.
D'altronde, le parole
tra loro non erano mai davvero servite. Dialogarono muti nel silenzio
della
biblioteca finché Natsu non tornò alla carica
baciandola ancora.
Il quinto incontro
delle loro labbra
fu irruento. Il ragazzo le fece scivolare una mano dietro la schiena,
avvicinandola a sé tanto da annullare qualsiasi distanza.
Dal canto suo, Lucy
gli circondò il collo con le braccia e gli
accarezzò la nuca, cercando della
dolcezza in tanta foga.
Natsu non concesse
nulla. Le bruciò la
bocca con il suo bacio incandescente e volle sempre di più,
mai sazio. La
ragazza non pose alcun freno alla sua irruenza, anzi, rispose a ogni
suo tocco
soffocando un mugolio estatico. Non si era mai sentita così
felice.
Il Dragon Slayer la
spinse dolcemente
verso lo scaffale più vicino. La intrappolò in
uno spazio che lei avrebbe
considerato un paradiso: tra le sue braccia e i libri. Non smise di
baciarla;
lasciò libere le sue labbra e si dedicò al collo
niveo, che Lucy aveva esposto
piegando leggermente la testa. Le tracciò una linea umida
sulla pelle e inspirò
il suo profumo a pieni polmoni. L'odore, da lui stesso definito
più marcato che
in passato, lo incitò a continuare con rinnovato entusiasmo.
Le
abbassò appena lo scollo della
maglia che indossava e depositò anche lì un
piccolo bacio. In uno slancio di
ritrovata delicatezza smorzò la propria foga e le
accarezzò i fianchi,
abbassandosi pian piano e sfiorandole il petto con la fronte. Si
inginocchiò:
le guardò il ventre, piatto sotto la maglia morbida, e lo
baciò dopo averlo
scoperto, introducendo lentamente le dita sotto il tessuto.
Lucy
gettò indietro la testa.
Percepire i polpastrelli di Natsu che le risalivano l'addome e i
fianchi la
fece rabbrividire di piacere. Aveva apprezzato molto l'attenzione e la
delicatezza con cui le aveva alzato la maglia, segno che non voleva
forzarla in
niente che non volesse anche lei. Inoltre la maga stellare, vedendolo
poggiare
le ginocchia a terra, aveva tuffato le mani nei suoi capelli,
scompigliandoli
ancor più del solito e assicurandosi che il ritmo dei suoi
baci fosse regolare.
Le mani del ragazzo
vagarono ancora.
Scesero seguendo la linea dei fianchi e le accarezzarono le gambe.
Quella
mattina Lucy aveva optato per una gonna lunga fino al ginocchio e in
quel
momento benedisse il Cielo per quella decisione presa in fretta e
furia. Chiuse
gli occhi al sentire la pelle calda di Natsu sfregare contro la sua e
non
riuscì a trattenere un gemito di sorpresa quando lui fece
scorrere le dita sul
retro delle ginocchia, risalendo pian piano fino a lambirle le cosce,
scostando
con sapienza la stoffa colorata.
-Sei morbida-, lo
sentì parlare in un
sussurro. La maga stellare sorrise a quell'uscita degna di un bambino.
-Quando fai
così sei davvero... Ah!-.
Le parole furono
soffocate da una
netta espressione di sorpresa. Avrebbe voluto dire che le sembrava un
bambino,
per l'appunto, ma la presa decisa con cui Natsu le aveva stretto le
gambe,
sollevandola come fosse un fuscello, le aveva fatto cambiare
completamente
idea.
Il ragazzo aveva
fatto leva con le
braccia e Lucy si ritrovò seduta a mezz'aria, la schiena
poggiata contro i
libri ben riposti sullo scaffale. Ora che il Dragon Slayer si era
rialzato
poteva di nuovo guardarlo dritto negli occhi. Ciò che vide
la convinse
definitivamente che, no, Natsu non era poi così bambino come
credeva.
Lo sguardo del
giovane fiammeggiava.
Lucy seppe con certezza che dentro di lui si stava agitando un demone
affamato.
Qualcosa di simile si muoveva anche in lei, ma non con la stessa forza.
O
almeno questo era ciò che pensava.
Le mani di Natsu,
ancora ferme intorno
alle sue cosce, si spostarono a ridosso dei fianchi. La presa
continuava ad
essere salda, forse anche più di prima. La gonna era ormai
accartocciata contro
lo stomaco di Lucy e le lasciava completamente scoperte le gambe
bianche.
-Stringiti a me-,
le disse lui in un
orecchio. Il soffio del suo respiro la fece tremare. -Non voglio
correre il
rischio di lasciarti cadere-.
La ragazza
obbedì senza esitare. La
posizione in cui si trovava le risultava scomoda e il timore di poter
perdere
l'equilibrio l'aveva assillata nel momento stesso in cui lui l'aveva
sollevata
contro lo scaffale. In un secondo gli si aggrappò alle
spalle, annodandogli le
gambe intorno al bacino. Il cuore, pronto ad esplodere in qualsiasi
istante,
urlava di smettere e andare avanti allo stesso tempo.
I loro corpi erano
prossimi alla
fusione. Mentre riprendevano a baciarsi, alternando
impetuosità a calma, il
seno di Lucy premeva contro il petto di Natsu. Ciò che
alimentava la foga di
entrambi era però il contatto lieve dei bacini. Il basso
ventre di lui bruciava
quello già incandescente di lei, sprigionando scintille che
aspettavano solo
l'attimo in cui sarebbe divampato l'incendio.
-Mi sento tutto un
fuoco-, le soffiò
sulle labbra e Lucy sorrise: quella frase non era mai stata tanto
indovinata.
-Anch'io-, gli
rispose in un istante
di tregua. Le loro bocche s'incontrarono il secondo successivo.
Per una manciata di
minuti rimasero in
quella posizione come due statue. Nella penombra che poco alla volta
avvolgeva
sempre più la biblioteca, complice il sole al tramonto, era
impossibile
distinguere dove finiva il corpo dell'uno e dove iniziava quello
dell'altra.
Con le mani sempre
ancorate sotto le
cosce di Lucy, sicuro che in questo modo non sarebbe mai caduta, Natsu
fece
aderire ancor di più la schiena della ragazza contro lo
scaffale. Nel farlo, il
bacino le accarezzò l'intimo, appena visibile sotto la
gonna. Alla maga
stellare scappò un sospiro e il Dragon Slayer le
baciò il collo.
Era troppo, ma,
paradossalmente, non
abbastanza. Mentre le labbra del ragazzo le sfioravano la clavicola,
Lucy calò
la testa vicino al suo orecchio: -Voglio di più-.
Natsu
rialzò lo sguardo. Stavolta era
lei ad avere fiamme negli occhi.
-Adesso?-.
-Qui. Ora-.
C'erano decisione e
consapevolezza
nella sua voce. Voleva, doveva andare
fino in fondo. Natsu, al contrario, le parve di colpo spaventato.
Leggendo
un'ombra di esitazione sul suo viso, Lucy ebbe paura di essere lei
quella
animata da un demone.
-Ne sei sicura?
Io... Non so se...-.
Non era da lui
dimostrarsi restio all'azione.
Ed effettivamente quello successivo era un passo molto importante per
entrambi,
oltre che per la loro relazione.
-Ti amo.
È quello che volevo scriverti
anche nella lettera-, le parole della maga stellare giunsero a rompere
il breve
silenzio sceso su di loro, -ma mi sono detta che non avrebbe avuto la
stessa
intensità. Adesso ho trovato il coraggio per esprimerlo ad
alta voce. E l'ho
trovato perché tu sei il mio coraggio. Ti amo e voglio
essere tua, sempre-.
Era riuscita a
parlare guardandolo dritto
negli occhi, senza alcuna incertezza. Lo baciò con dolcezza,
prendendo
l'iniziativa. Natsu le rispose con la stessa intensità,
mentre i capelli della
ragazza gli ricadevano sul viso.
-Penso di essermi
innamorato anch'io-,
disse lui tra un bacio e l'altro. -Sono tuo come tu sei mia-.
Nella testa di Lucy
scoppiarono fuochi
d'artificio e il loro rombo si riversò nella foga con cui si
strinse ancor di
più a lui. Di colpo sentì i vestiti pesanti sulla
pelle: avrebbe voluto
liberarsene – meglio, desiderava che fosse Natsu a spogliarla
poco alla volta.
Però...
-Dov'è
Happy?-.
Chiederselo era
stato spontaneo e
tremendo. In un battito di ciglia il sudore che le correva lungo la
schiena
divenne freddo.
-Cosa?-.
-Happy. Lo hai
accompagnato in bagno,
ma...-.
Lasciò
scivolare via dal collo del
ragazzo entrambe le braccia e con leggera difficoltà
tornò a stare dritta in
piedi sulle proprie gambe. Spostò lo sguardo, ora offuscato
dalla paura, dal
Dragon Slayer al fondo del corridoio, lì dove aveva visto
sparire l'exceed.
Mosse qualche passo preoccupato, dando le spalle a Natsu: -Oddio!-,
esclamò,
coprendosi il viso con le mani. -Ci avrà sentiti! E se non
ci ha sentiti,
allora ci ha sicuramente visti! Ma quanto sono stup...-.
Le braccia del
ragazzo le cinsero la
vita. Il suo petto poggiava contro la schiena di Lucy.
-Ehi-, le disse,
dandole un bacio
sulla guancia e tornando a sussurrarle in un orecchio, -Happy non
è qui. Gli ho
chiesto di tornare alla Gilda-.
-E da dove...?-.
-È
volato via dalla finestra. Mentre
venivamo qui ci ho pensato e alla fine mi sono detto che avrei
preferito stare
da solo con te. L'ho spiegato anche a lui e se n'è andato.
Non preoccuparti-,
le schioccò un altro bacio leggero, stavolta a fior di
labbra perché Lucy si
era voltata a guardarlo, -non c'è nessuno con noi. Siamo io,
te e i libri-.
-Non stai
dimenticando
qualcos'altro?-.
Natsu la
fissò con aria interrogativa
e si sentì rispondere: -Il nostro amore segreto-.
-Non più
segreto, vorrai dire-, la
corresse, sorridendole e accogliendola tra le braccia.
-Sì,
invece. Lo sarà finché non saremo
entrambi pronti. Fino a quel giorno, lo terremo al sicuro e
sarà solo nostro-.
Lucy si
accoccolò contro il suo
torace. Poteva sentire chiaramente il cuore del ragazzo pompare sangue
con una
forza che per nessun normale essere umano sarebbe stata possibile.
-Va bene-,
acconsentì lui,
accarezzandole i capelli. Poi, senza riuscire a trattenere una mezza
risata,
aggiunse: -Non sono sicuro che il resto della Gilda la pensi
così. Anzi, forse
sarebbe il caso di farlo sapere a tutti, per evitare altri equivoci-.
-Quali equivoci?-.
La maga stellare
alzò la testa il
tanto che bastava per guardarlo. Natsu scosse il capo e, continuando a
sorridere, disse: -Niente, niente. Per un attimo ho pensato a Lluvia-.
Lucy lo
fissò per qualche istante
ancora e infine tornò ad abbandonarsi contro il suo torace:
-Eh-, sospirò,
-quella ragazza mi farà diventare matta. Eppure ormai
dovrebbe esserle chiaro
che non è Gray la persona che mi interessa-.
-...non
è così scontato. Credimi-.
-Sarà.
L'importante è che lo sappia
tu-.
Continuarono ad
abbracciarsi a lungo,
fin quando anche l'ultimo raggio di sole non fu scomparso oltre le alte
finestre della biblioteca. Il loro segreto era al sicuro, custodito nei
loro
baci e nel libro che Lucy stava ultimando. Avvolta dal tepore irradiato
da
Natsu, la maga stellare sorrise di nuovo, chiudendo gli occhi:
finalmente
sapeva come sarebbe finito il suo romanzo. Con un amore celato nei
fiori di
acacia, ma svelato e vissuto pienamente dai suoi protagonisti.
Da lei e da Natsu.