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Autore: Fanelia    03/04/2018    5 recensioni
La storia si svolge diversi anni dopo la fine della seconda GM e non tiene conto nè di TCC nè dell'epilogo originale.
È una Dramione, anche se non sarà subito presente la coppia.
Dal testo...
Hermione cancelló con rabbia le lacrime che le rigavano il volto, non appena si accorse che qualcuno stava sopraggiungendo. La paura che si trattasse di Ron, che si accorgesse dei suoi occhi lucidi, la spinse a dipingersi il suo miglior sorriso sulle labbra. Voltandosi, si trovò a faccia a faccia con George e non le servirono parole inutili per capire che aveva visto. D’istinto si passò di nuovo la mano sulle labbra e le sfregó, come a volerle pulire. Quel dannato furetto le aveva rubato il sapore di Ron, l’aveva sporcata.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo cinque

La mia peggior nemica

 

Si era tinta i capelli di quel biondo innaturale solo per convincersi di appartenergli almeno un po’. Si era nascosta dietro la falsa illusione che le sarebbe bastato per entrare a fare parte di quella famiglia, per portare sulle spalle il peso e l'onore di quel cognome che in realtà non l’avrebbe mai abbracciata o rassicurata nelle freddi notti invernali. E mentre sistemava i biondi boccoli perfetti, ottenuti con una pozione, un’espressione di amara delusione le strinse la gola. Lui l’aveva fissata con il suo solito sguardo di ghiaccio, con quegli occhi che non la vedevano mai davvero e poi un sorriso carico di sdegno aveva contaminato le labbra che lei amava, che solo qualche ora prima avevano profanato la sua pelle.

Ricordava ancora il dolore che le parole pronunciate dal mai suo Draco le avevano causato: un dolore acuto, perforante, stridente. Non aveva pianto, non si addiceva a una donna del suo  rango. Aveva ricacciato indietro le lacrime e si era ripetuta che pur di stargli accanto aveva sopportato ben altro e ora, solo per Scorpius, avrebbe agito come ci si aspettava da una madre degna di essere chiamata tale. Del resto, non si sarebbe venduta l’anima al diavolo pur di averlo, anche sapendo che il cuore di Draco era sempre appartenuto a un’altra? Non aveva mai scambiato la sua cortesia per affetto, il suo affetto per amore, la sua educazione per gentilezza. Non aveva mai pensato al sesso consumato fra le lenzuola candide e profumate come a fare l’amore. Allacciò l'ultimo bottone della camicetta, là, dove l’incontro fra i seni forma un solco, osservando i propri occhi scintillare di straziante rimpianto. Nonostante tutto riusciva a biasimare solo se stessa per non essere stata in grado di conquistarlo. Se persino una lurida Sanguesporco gli era rimasta impressa nel cuore e lei non era stata capace di scalzarla, di attutirne il ricordo, di cancellarne il sapore, be’ lei doveva rappresentare un fallimento su tutta la linea: unico barlume di rivincita il suo piccolo principe, il solo amore della sua vita che l’avesse mai ricambiata. E lei lo stava per affidare alla sua peggior nemica. Ma, salendo sulla carrozza si ripromise di mettere da parte l'orgoglio, di pensare al bene del figlio ricordandosi che, in fondo, la sua unica e vera nemica era stata sempre lei stessa e la sua incapacità di accettare che Draco Malfoy non l’avrebbe mai amata. Amava Scorpius e questa consolazione doveva bastare, si ripeté, mentre la carrozza correva veloce ed elegante fra le strade del mondo magico.

Forse avrebbe perso Draco per sempre -si può perdere qualcosa che non si è mai avuto?- ma non gli avrebbe permesso di smarrirsi. Lo faceva per Scorpius, ma non solo. Lo faceva per l’uomo che non l’aveva mai amata: la vita poteva essere breve e ricca di imprevisti e lei non gli avrebbe concesso di morire col più grande rimpianto che possa bruciare il cuore di una persona: quello di non aver nemmeno provato a conquistare la donna che gli prendeva anima e corpo e della quale, nelle notti perseguitate da sogni di memorie passate e violente, aveva udito il nome sussurrato dalle di lui labbra.

Fissò Daphne e il suo piccolo principe che sbirciava estasiato fuori dal finestrino della carrozza e le immagini della notte scorsa le passarono veloci davanti agli occhi: aveva quasi supplicato suo marito di amarla per quella che forse sarebbe stata l’ultima volta e, anche se lui non aveva rifiutato, la certezza che fosse stato per pietà ora le faceva male, graffiandole l’anima.

«Se Draco scopre che non ti sto portando in ospedale per ciò che pensa lui, mi ucciderà» disse Daphne, sospirando. Per sua sorella avrebbe fatto qualsiasi cosa, come convincere Narcissa a coprirle in modo che potessero uscire. Non avevo saputo opporsi al volere di Astoria, anche se le aveva dovuto somministrare una dose ingente della pozione illegale, anche se l’aveva dovuta aiutare con un incantesimo per restituirle un aspetto perfetto.

«Gli dirai che avevi una cosa da fare per il bene di Scorpius, non avrà niente da dire. Puoi dirgli che eri sotto Imperio, se vuoi.» La voce le usciva flebile, parlare era faticoso e tagliò corto, risparmiando le forze per l’incontro per il quale cercava di prepararsi.

«La Granger ci aspetta nel mio studio al San Mungo, speriamo solo che…» si interruppe, prima di riprendere. «Sei sicura?» Daphne si rese conto che la sua domanda era stupida, ma non era riuscita a non porla.

«Non pensare che le stia consegnando mio marito a cuor leggero. Voglio che Draco sia felice perché è l’unico genitore che rimarrà al mio bambino.» Accarezzò i capelli di Scorpius che le si avvinghiò addosso.

«Non voglio giudicare, davvero. E ti stimo, perché non sono certa che potrei chiedere a un’altra di amare Blaise o River.»

Astoria annuì benché fosse certa che chiunque nella sua posizione si sarebbe comportata così.

Per il resto del tragitto il silenzio l’avrebbe fatta da padrone se Scorpius non avesse tentato di mettere insieme un po’ di parole sconnesse in quella lingua che solo i bambini sanno parlare, capace di cogliere la strana atmosfera creatasi,troppo giovane per capirla.

***

Giunte al San Mungo, Astoria si adagiò alla sorella che teneva Scorpius in braccio. Camminarono lente, dando l’impressione di un'eleganza d’altri tempi, dietro la quale si nascondeva la fatica che quell’azione le costava. Poi entrarono nello studio di Daphne, stupendosi di trovare la Granger accomodata su di una sedia.

«Mi sono permessa di entrare perché mi avevi chiesto di essere discreta. In corridoio avrei attirato l’attenzione.» Hermione era nervosa e incuriosita. Non capiva il motivo di quella richiesta, così come non aveva capito perché il ritorno di Ron fosse slittato e nessuno volesse condividere il motivo. Persino Ginny aveva fatto la vaga, irritandola e non poco.

«Ti ringrazio per essere venuta.» esordì Astoria rivolgendosi alla Granger. Poi, voltandosi verso la sorella aggiunse: « Lasciaci da sole per qualche minuto.»

Daphne annuì e Hermione la fissò confusa: perché mai doveva lasciarla da sola con la moglie di Malfoy? Non fece in tempo a chiederlo che la donna in questione le rivolse la parola.

«Non sono impazzita, Granger, né simpatizzo per coloro di rango inferiore.» Rimarcarlo forse non era astuto, ma non avrebbe chinato la testa.

«Se sei venuta per insultarmi puoi tornartene nella tua bella villa.» Per un istante aveva soppesato di chiamarla casa di un Mangiamorte, ma poi si era morsa la lingua.

« Vorrei dirti una cosa, Granger. Lui è Scorpius, mio figlio. Il figlio che ho avuto con Draco.»

Hermione lo guardò, pensando che fosse il bambino più bello che avesse mai visto, con gli stessi occhi plumbei del padre, ma pieni di vita e gioia.

«È molto bello» fu sincera, sorridendo al bambino con gentilezza. Lui la fissò curioso, nascondendosi dietro la gambe della madre.

«Vorrei che mio figlio crescesse qui, che conoscesse l’amore della famiglia, dei nonni, dei cugini.»

Hermione si chiese perché mai glielo stesse dicendo, come mai condividesse con lei il suo desiderio. Non era certo in suo potere permetterle di rimanere, anzi, lei era una mera pedina.

«Vorrei che aiutassi Draco a diventare un bravo Auror. Lui è pozionista come non se ne trovano più, oltre a essere un abilissimo Legilimens e Occlumante.»

«Questo credo di saperlo e di poterglielo concedere, ma…» le stava chiedendo troppo. Gli aveva perdonato di essere stato un Mangiamorte, capendone i motivi, una volta conosciute le ragioni che lo avevano spinto in quella direzione, ma aiutarlo, lei? Lui continuava a disprezzarla, lui aveva osato baciarla, lui come un morboso bastardo l’aveva osservata, ancora una volta, venire torturata.

«Non dirmi che ti chiedo troppo. Ti sto solo domandando di pensare a Scorpius. Se mi succedesse qualcosa e tu sapessi che la permanenza di Draco qui fosse nelle tue mani, che faresti?»

«Perché mai dovrebbe…»

« Tu rispondimi, Granger? Ho sentito parlare della grande Hermione, la mente del trio, non voglio credere che tu non sappia perdonare e non sappia mettere da parte antichi rancori per il bene di un bambino. Se fosse tuo figlio, eh?» Astoria la incalzò, mettendola alle strette.

«Non devo dimostrare a te chi sono. E trovo ingiusto che tu voglia sfruttare tuo figlio così. Malfoy paga per gli errori della sua famiglia, è stata una sua scelta.»

«E a te che parli di giustizia eterna, ergendosi a paladina della stessa, sembra giusto? Ha pagato per dieci anni, Scorpius non è potuto nascere nella nostra terra, io ho rinunciato a tutto…» fece una pausa, interrompendo la sua arringa. Fissò la Granger negli occhi, scavando alla ricerca della sua anima, affondando poi un altro colpo. «Tu non conosci Draco e ti ostini a etichettarlo, a dargli addosso, non lo conoscerai mai e non puoi condannarlo e fargli rivivere gli errori del padre.»

Hermione rise, scuotendo la testa perplessa: non le interessava conoscere Malfoy e se davvero era cambiato, buon per lui.

«Scolpius, in blaccio» Hermione fissò il bambino che, con le braccia aperte, le chiedeva di sollevarlo. Titubante, guardò Astoria prima di procedere. Lo prese fra le braccia, lo udì ridere e per un istante si chiese quanto bello dovesse essere diventare madre.

«Sei proprio un bel bambino.» disse impacciata.

«Magia?!» chiese lui, battendo le mani emozionato.

«Adora la magia. È curioso e adora suo padre.»

Hermione ascoltó Astoria e notò come il tono si fosse addolcito.

«Magia?» insistette il piccolo e lei non seppe dirgli di no. Senza dire una parola, fece comparire degli uccellini che svolazzarono per qualche istante attorno a Scorpius. Lui rise, felice, emozionato, con gli occhi che gli brillavano, gli stessi cerchiolini grigi che ricordavano terribilmente Draco Malfoy, pur essendo così diversi da quelli dell’uomo.

«Blava Enge»

«Hermione» gli disse lei con gentilezza.

«Mione» ripetè con la sua vocina e lei sorrise, domandandosi chi fosse per ergersi a giudice e condannare quel bellissimo miracolo a una vita lontana dagli affetti.

«Proverò ad aiutarlo, ma non garantisco. Sai meglio di me quanto mi disprezzi ed è inutile che ti dica che non facciamo che litigare.»

Astoria avrebbe riso della cecità della Granger se solo l’occasione fosse stata diversa.

«Non posso costringerti a essergli amica, ma guarda Draco negli occhi e non ti fermare al cognome Malfoy. Te lo chiedo per favore.» esponendo quella supplica si domandò se sembrasse disperata, ma in fondo lo era. E non le importò, in fin dei conti, di umiliarsi per Scorpius, perché per suo figlio avrebbe dato la vita, la stessa vita che le stava sfuggendo dalle dita e non le avrebbe permesso di vederlo crescere.

«Stiamo cercando di educarlo diversamente. Di insegnargli che siamo tutti uguali. Draco ci tiene molto.»

Quella confessione la sorprese e rimase senza parole per un istante. «Non me lo sarei mai aspettato, non da lui.» ammise sincera e spiazzata.

«E se gli starai vicino, capirai tante cose. Se…» Astoria si interruppero, alla ricerca delle parole migliori per essere più diretta, senza esserlo troppo. «Se per sfortuna non fossi presente, mi piacerebbe che a crescere Scorpius e stare vicino a Draco ci fosse qualcuno con degli ideali solidi, sinceri e puliti. Ma sto farneticando, da quando sono madre mi preoccupo troppo.» Rise, cercando di stemperare la tensione. «Ora noi andiamo, Granger. Non dire a Draco che sono venuta, per favore, mi metteresti nei  guai. E grazie per avermi ascoltata.»

Hermione la osservò andarsene via con quel piccolo angelo, così scombussolata e confusa da quell’incontro, dalle parole prive di senso di Astoria, da quella ammissione, da rimanere impalata, incapace di ribattere o di aggiungere una qualsiasi cosa.

Rincasando, quella sera, avvertì lo stomaco talmente chiuso da non riuscire nemmeno a cenare. Per quanto le fosse sembrato a dir poco bizzarro, l’incontro con la Greengrass l’aveva toccata nel profondo, forse più a fondo quanto avesse pensato. Perché non era in grado di togliersi dalla testa quelle parole che stridevano in maniera consistente con la figura altera, snob e classista che era l’immagine da lei associata a Malfoy. Draco Malfoy era un padre premuroso e stava insegnando al figlio che non ci sono differenze di classe. Draco Malfoy insegnava al figlio che sangue sporco e maghi sono uguali. Incredibile, inconcepibile e, soprattutto, non da Draco Malfoy. Ma cosa ne sapeva lei, di lui? Conosceva, poco, il ragazzino viziato che era stato e, dalla descrizione di Astoria, realizzò di non sapere nulla dell’uomo in cui pareva essersi trasformato. E forse non importava come si comportasse con lei, magari c'era davvero un altro Draco e lei col suo comportamento ottuso non gli aveva concesso di emergere. Ammesso che lui volesse farsi scoprire perché, per come si era comportato fino ad allora, non era quella l’impressione che le aveva dato.

Gettandosi sul divano color sabbia, Hermione si chiese se il mondo si stesse capovolgendo e se fosse poi così strano scoprire di Malfoy che era un bravo padre. Perché avrebbe dovuto essere diversamente, in fondo?

 

Note stonate d'autore: chiedo venia per il ritardo... chi mi conosce e mi segue su Faceebook sa che ho avuto una super tendinite e che mi sta torturando da oltre un mese. Ora va un po' meglio, ma non sto ancora bene... cmq, spero di riuscire a darvi il prossimo capitolo entro domenica, l'ho già cominciato. Se dovessi ritardare, sarebbe per un nuovo picco di tendinite e non perché non intendo finire la storia.
Grazie a DragonFly, Gab, Barbara, Norway, Riflessi, Nuvola per aver recensito. Lo apprezzo davvero molto.
Vi anticipo che nel prossimo capitolo ci sarà un giro di pensieri e di pov su quanto sta accadendo. A partire da Draco, passando per Hermione e Ron... si arriva Ron.
A presto.
 
   
 
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