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Autore: xingchan    09/05/2018    4 recensioni
"[...] prima che potesse scivolare nel mondo dei sogni una luce improvvisa rossa come il sangue le avvampò davanti alle palpebre abbassate provocandole se non dolore, qualcosa che rassomigliava ad un fastidioso e potente fuoco che la investì in pieno."
[Post Manga; Lieve OOC]
Genere: Angst, Horror, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jaken, Kohaku, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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A piccoli passi




Nel momento in cui si rese conto che la bambina umana aveva preso a sgambettargli al fianco dovunque andasse, Sesshomaru aveva cominciato inconsciamente a contare i giorni che si susseguivano, cosa che non aveva mai fatto prima di allora. Sapeva che per gli umani il tempo era qualcosa che dovevano calibrare, soppesare, definire; e crescere per quella piccola femmina orfana equivaleva a dover ponderare bene quel tempo a sua disposizione.
Perché lo affascinasse un cucciolo di quegli esseri umani che considerava cibo e niente più, non sapeva esattamente dirlo. Sesshomaru si limitava ad osservarla di sottecchi e a farle fare ciò che voleva, impedendo a Jaken di cacciarla via quando il kappa inveiva contro di lei.
"Tu, ragazzina! Va' via, se ci tieni alla vita!"
"Jaken, lasciala stare!"
Era quasi surreale sentire Jaken quasi minacciarla di morte, dal momento che il suo padrone aveva fatto l'esatto opposto. Ma la bambina era intelligente, e doveva averlo capito: lui era il demone maggiore, il piccolo kappa il suo non tanto umile servo. E se il primo le aveva ridato la vita e le permetteva di stare con lui, il secondo poteva anche sbraitare quanto voleva: era sempre il primo a decidere per tutti.
Invece di avere inviso quell'impertinente di Jaken, la bambina cominciò a fargli scherzi, a coinvolgerlo in giochi da umani, a chiamarli entrambi per nome. A darne al drago a due teste che gli fungeva da cavalcatura.
Già, forse era questa la cosa che lo stupì di lei: la capacità di passare sopra a tutti quei rimbrotti, di sorridere sempre come la prima volta, e di darsi tanto da fare per intrecciare dei fiori da regalare a Jaken, nonostante quest'ultimo la riprendesse in continuazione.
Rin non era un demone, era un essere umano. Ma era comunque ben lontana dall'essere simile a loro, perché gli esseri umani erano imperfetti. Troppi vizi, troppi difetti, troppa superbia immotivata.
Rin di difetti ne aveva davvero pochi, e gli aveva dato modo di comprendere appieno come ciò che lui aveva sempre reputato difetti in realtà non lo fossero affatto. La sua dolcezza e il suo altruismo insieme alla sua selvaggia determinazione avevano innescato una serie di scelte da parte di Sesshomaru che facevano parte di un frammento nascosto del suo animo che lui non sapeva neanche di avere.
Prima fra tutte, la compassione verso il cadavere inerte di una bambina umana che in vita si era rivelata diversa da chiunque. Una bambina umana che non aveva paura, che aveva insistito a prendersi cura di un demone nonostante lui rifiutasse il suo cibo umano e nonostante fosse ferita lei stessa.
Rin era unica. Unica fra gli esseri umani, e l'unica per Sesshomaru.
Pensava che Inuyasha avesse preso l'abitudine di stare in mezzo agli umani solo perché ciò fosse dettato da quella parte del suo sangue che non condivideva con lui. Ma non aveva tenuto in conto che anche lui, come Inuyasha, come suo padre, un giorno si sarebbe fatto carico di un essere umano, proteggendolo, amandolo perfino.
Perché aveva scoperto anche questo con Rin. Di avere un cuore; e quando aveva ripreso a viaggiare dopo averla lasciata al villaggio con la vecchia sacerdotessa inevitabilmente questo arrugginiva, ed il tempo diventava d'improvviso tremendamente lento e insopportabile.
Aveva ripreso a calpestare più spesso Jaken per dar modo ai suoi turbamenti di trovare sfogo e placarsi, ma solo quando ritornava al villaggio di Musashi con della stoffa o con un kimono già confezionato per lei riacquistava quella serenità che tanto agognava.
Sentiva l'odore di Rin nell'aria, fra le pareti della casetta della sacerdotessa Kaede, sul suo futon, e il cuore riprendeva a battere.
Nel frattempo, Rin era finalmente diventata una giovane donna.
Ne aveva assunto l'aspetto, e l'odore di bambina aveva ceduto il posto a quello di una adulta senza mutare drasticamente.
Appena due anni prima l'aveva vista da lontano, mentre raccoglieva delle erbe medicamentose discutendo vivacemente con Kaede su quali fossero le più fresche. Si prendeva l'onere di caricarsi sulle spalle la solita alta e pesante cesta di vimini colma di erbe e pezzi di corteccia d'albero, sorreggendo l'ormai anziana sacerdotessa dandole il braccio e incoraggiandola con il sorriso ad arrivare alla loro capanna prima che si scatenasse un temporale.
E in quegli istanti, nella mente di Sesshomaru passò la considerazione che Rin sembrasse essere diventata molto più paziente di lui, in quell'attesa. Negli ultimi anni appariva decisamente sempre più tranquilla e sempre più catturata dalle attività umane. Non era più la ragazzina spaventata dai suoi stessi simili di qualche anno prima e che a distanza di qualche mese gli chiedeva ancora con voce implorante di non lasciarla al villaggio.
"Portami con te."
"Non questa volta, Rin."
"Ma ho tredici anni, adesso!"
"Abbiamo tempo."
Durante le prime visite, in cui lui si fermava ad incontrarla più spesso per non farla sentire abbandonata, Rin stringeva a sé l'estremità della sua coda, e Sesshomaru poteva sentire distintamente l'odore della terribile mancanza che Rin aveva di lui. La stessa, identica sensazione di vuoto che provava il demone stando lontano da lei.
Però, non sarebbe stato esatto affermare che la volontà di Kaede di tenere Rin al villaggio non fosse almeno in parte condivisa da Sesshomaru.
Anche se a malincuore, si era reso conto che per il momento quella fosse la decisione migliore per Rin. La bambina era troppo legata alla dimensione demoniaca, preferendola di gran lunga a quella umana, per la quale covava un pregiudizio troppo radicato. Almeno, queste erano le parole di Kaede.
"Una volta diventata adulta, deciderà lei cosa fare."
Così Sesshomaru aveva reputato giusto concederle completa libertà di crescere, e di assimilare tutto ciò che riguardava la sfera umana. Le aveva lasciato perfino Ah-Uhn in custodia affinché potesse spostarsi da un luogo all'altro senza dover essere costretta a stare in pianta stabile a Musashi.
E poi, correva troppi pericoli stando insieme a lui.
Venuto a conoscenza della piuttosto insolita presenza di una fanciulla umana al fianco di Sesshomaru, quel maledetto di Naraku spesso e volentieri aveva fatto in modo che le sue emanazioni prendessero di mira lei essenzialmente per tendergli delle trappole.
Dopo la sua dipartita, Sesshomaru aveva ricevuto l'importante lezione di dover essere decisamente più cauto quando si trattava di Rin; e lasciarla dove una umana poteva mescolarsi fra umani era l'ideale per smentire le voci che ormai circolavano in giro, che volevano il principe dei demoni assieme a quella che lui stesso in altri tempi avrebbe definito una inutile femmina umana.
Le sue rapide visite inoltre erano atte a non lasciare una scia troppo definita del suo odore dietro di sé, in modo da non attirare a Musashi nessuno che volesse battersi con lui.
Anche se aveva fatto tantissima strada, superando perfino la grandezza di suo padre, Sesshomaru voleva estrapolare dalla sua Bakusaiga tutto il potere di cui disponeva, affrontando demoni sempre più forti finché non fosse diventato invincibile.
E lo era, adesso. Se prima nessuno era riuscito mai a batterlo definitivamente, ora aveva tutto quel potere che gli serviva per preservare la vita di Rin, e sentiva che lei era maturata abbastanza da poter essere considerata padrona delle proprie scelte.
Perché per quanto per un demone longevo come lui quei dodici anni non fossero altro che un battito di ciglia, quella stupida attesa era diventata insopportabile.
Non sapeva cosa le avrebbe detto, né sapeva quale risposta lei gli avrebbe dato. Sapeva soltanto che era arrivato il momento.
Ed ora la stava attirando nel profondo della foresta, come faceva sempre quando aveva intenzione di parlarle personalmente. Ma stavolta si sarebbe fatto avanti.
"Jaken!"
"Sì, mio signore?"
"Ora togliti di torno."
Agitò la sua coda con forza in modo tale che il kappa lasciasse la presa sulla sua pelliccia. In poco tempo Jaken scivolò via - mettendoci più del solito - e sarebbe finito sulla dura terra se Rin e Ah-Uhn, dietro di loro, non l'avessero preso al volo. E nell'arco di pochissimi secondi si ritrovò con le urla festose di Rin, i fastidiosi lamenti di Jaken alle spalle e da terra le grida di gioia dei bambini di Inuyasha e del monaco.
"Ah, Jaken! Sono così felice di rivederti!"
"Sì, ho capito. Ma così mi strozzi!"
"Ma non ti sto strozzando, ti sto abbracciando! Non capisci la differenza?!"
"Dovresti essere più riverente nei confronti del grande Jaken!"
"Volevi dire il piccolo Jaken!"
"Tu, ragazzina ingrata! Non sei cambiata proprio per niente!"
"Sforzati quanto vuoi, tanto è inutile! Sono troppo contenta per portarti il broncio! E so che anche tu lo sei!"
"Aaahh, sto soffocando!"
"Ti sto soltanto abbracciando, stupido!"
"Beh, non ne ho bisogno!"
"Oh, sempre gentile tu!"
"C'è già il padron Sesshomaru a torturarmi dalla mattina alla sera, grazie!"
"Come? Dalla mattina alla sera?"
"Vedi, il padron Sesshomaru è diventato piuttosto intransigente con me da una decina di anni a questa parte."
"Davvero?"
"Jaken, ti ho detto di toglierti di mezzo!"
Erano sul limitare della foresta, e Sesshomaru percepì il volo di Ah-Uhn planare verso il terreno, ma proseguì verso la solita radura per poi fermarsi a sedere sulle solide radici della stessa quercia che li aveva visti scambiarsi tantissime parole.
Udì le zampe di Ah-Uhn fare presa sulla terra e immediatamente dopo i passi di Rin correre e farsi più vicini, e il suono del suo fiato farsi più marcato. Le sue orecchie sopraffine percepirono il cuore della giovane battere, mentre la sua voce lo richiamava ancora, dopo due sofferti anni di lontananza.
"Sesshomaru!"
Il demone cane sentì le braccia della ragazza cingerlo da dietro con estrema tenerezza e tentare di affacciare il volto oltre la soffice coda; e all'improvviso Sesshomaru sentì il calore della sua guancia contro la sua.
Immediatamente la sua mano si posò sulla cascata nera dei capelli di Rin, facendo attenzione a non ferirla con i suoi artigli affilati. Affondò con cautela il naso nell'incavo del suo collo, godendo del suo tepore.
Il suo odore gli era mancato, e doveva necessariamente inebriarsi di esso il più possibile.
In risposta, la ragazza rise piano, rilasciando una tenue scia di imbarazzo nell'aria.
Non erano nuovi a quelle innocenti effusioni.
Era cominciato tutto quando sua madre l'aveva riportata in vita per la seconda volta: dopo avere stretto il suo corpo freddo di bambina dannandosi per non essere più in grado di far nulla per lei, una volta ritornata dal mondo dei morti Sesshomaru aveva sentito il bisogno di carezzarle i capelli per confortare entrambi.
Poi sovvennero gli abbracci, sempre sapientemente calibrati da parte di Sesshomaru, nei sporadici momenti in cui si ritrovavano.
Quel che già li univa da quando lei era bambina con il tempo si era evoluto, e non si limitavano più ad incontrarsi e a parlare. E a piccoli passi, avevano acquisito quella confidenza che rendeva la separazione un po' meno gravosa.
Finché i tentativi di annullare la distanza si conclusero con la fine della formalità.
"Signor Sesshomaru, te ne vai già?"
"Sì. Rin?"
"Dimmi."
"D'ora in avanti non chiamarmi più signore."
Era un privilegio che neanche gli esseri umani concedevano alle proprie compagne; e le barriere che convenzionalmente li vedevano soltanto come umana e demone, povera orfana e principe si dissolsero come se non fossero mai esistite.
"Grazie per avermi aspettata!"
"Eri con Kohaku?"
"Sì, ma si è ferito ad una gamba e così abbiamo fatto ritorno prima del previsto."
Non era contrario al fatto che Rin andasse con Kohaku a cacciare demoni minori e ad aiutare altri umani, anzi. Questo, pensava Sesshomaru, avrebbe fatto sentire Rin meno sola fra gli umani e meno ancorata a lui. Sperava solo che il ragazzo fosse almeno sufficientemente in grado di proteggerla, o stavolta gli avrebbe fracassato il cranio senza pensarci troppo.
"So che hai atteso molti giorni" disse Rin, andandosi a sedere accanto a lui. Nel farlo, si sistemò la spada guaritrice al fianco e l'arco con la faretra, rimasti sulla spalla.
"Non è importante. Hai ancora Tenseiga con te, vedo, insieme al tuo arco."
Già, Tenseiga. Era da molto tempo ormai che Rin la portava nei suoi viaggi con Kohaku, e sapendo della sua natura altruista non se ne era stupito più di tanto.
"Sì!" esclamò lei. "Devo dirti una cosa bellissima."
Incuriosito, Sesshomaru restò in ascolto.
"Io... l'ho usata su una bambina."
Il demone cane si voltò per guardarla con tenerezza. Sapeva che chiunque di buon cuore era in grado di utilizzarla, e non aveva dubbi che Rin prima o poi avrebbe fatto l'esperienza di riportare in vita qualcuno. Esattamente come lui aveva fatto con lei quella notte e che li aveva condotti fino a quel momento.
"E' stato incredibile..."
Le carezzò impercettibilmente il dorso della mano per pochi secondi e, mentre incrociava il suo sguardo con quello sorridente e ancora scosso dall'emozione della ragazza, il demone non vide altro che bontà e innocenza, proprio come anni addietro.
La purezza era nera per Sesshomaru, esattamente come gli occhi di Rin.
"Allora, raccontami tutto! Dove sei stato?"
"Da nessuna parte in particolare, stavolta."
Ed era vero. In quegli ultimi tempi non aveva fatto altro che vagare senza meta il più lontano possibile da Musashi, sempre per evitare che qualcuno attaccasse il villaggio. Proprio per potersi fermare e poter fare il suo passo in tutta tranquillità.
"State cercando un kimono più elegante e raro per Rin, padrone?"
A quello stupido di Jaken non era venuto niente di meglio da considerare.
"Ma come?" chiese lei con una punta di delusione. "Avanti, raccontami cosa hai fatto, quali demoni hai incontrato!"
"Credo che tu abbia visto molti più demoni, ultimamente, oltre che umani."
"Beh, forse" commentò lei. "I demoni commissionati a Kohaku ne erano solo due, però."
Era giunto il momento per lui di sondare il terreno, di poter capire cosa Rin volesse fare. Se rimanere al villaggio o partire con lui.
"E dimmi, cosa hai imparato?"
"Ah", esclamò entusiasta. "Proprio quattro mesi fa Kagome mi ha insegnato a riconoscere la mandragola. Mi ha anche detto di fare attenzione perché alcune sue componenti sono velenose e potrebber..."
Sesshomaru le lanciò un'occhiata allarmata, davanti alla quale Rin si bloccò abbassando gli occhi con un atteggiamento colpevole. Non era una buona notizia per lui sapere che Rin aveva cominciato a maneggiare cose che potevano risultare altamente pericolose.
"Oh, ma non devi preoccuparti" disse lei con rinnovato vigore. "Ci sono anche degli antidoti che Kaede e Kagome conoscono bene, altrimenti non mi avrebbero mai permesso di toccarle!"
Il demone assottigliò gli occhi, sospirando con rassegnazione.
Per quanto fosse dura per lui sapere che c'erano cose fra gli umani che mettevano in pericolo Rin, doveva permetterle di fare anche quel tipo di esperienze.
"Ascoltami, Rin. Non ti impedirò di fare ciò che vuoi, devi solo promettermi che non metterai a repentaglio la tua vita più del necessario."
Della vecchia sacerdotessa si fidava, altrimenti non l'avrebbe mai lasciata alle sue cure. Ma si era comunque assicurato con lei stessa riguardo alla sua incolumità.
"Non intendevo questo, comunque."
"Eh?" chiese, completamente attonita.
La ragazza abbassò la testa, rimanendo assorta per qualche secondo, e Sesshomaru credette di averle domandato qualcosa di troppo difficile.
Da quando lui aveva avuto a che fare con gli esseri umani così da vicino, i suoi confini mentali si erano spezzati mandandolo in confusione, per quanto non volesse ammetterlo. Alla mente di Rin doveva essere successa qualcosa di simile.
"Intendevi gli umani?"
"Sì."
"Ho imparato..." cominciò Rin con titubanza "che gli esseri umani non sono facili da definire: che non sono buoni, ma neanche cattivi; che ciascuno tira fuori il suo lato migliore o peggiore, a seconda della propria natura. Non c'è una distinzione netta. Molti a Musashi mi evitano ancora perché mi vedono in groppa ad Ah-Uhn e sanno che tu vieni a trovarmi, ma non sanno che i demoni hanno davvero poco di diverso dagli esseri umani..."
Non era nuovo a queste considerazioni.
Agli occhi di alcuni abitanti Rin era una ragazza umana senza passato che si era compromessa con un demone, proprio come dicevano i demoni di suo padre per aver fatto la stessa cosa con una donna umana. Come ora forse qualcuno stava dicendo di lui.
Hai ragione, Rin. I demoni hanno davvero poco di diverso dagli esseri umani...
"E questo ti fa soffrire?"
"No, non ci ho mai dato peso. E poi... loro non hanno avuto la mia stessa infanzia, non hanno mai avuto te. E solitamente vanno dietro alle credenze popolari, non sapendo che non sono del tutto esatte."
"Quei ragazzini... ti hanno infastidita ancora?"
Rin scoppiò in una sonora risata.
Un gruppetto di ragazzini umani poco più grandi di lei aveva preso la brutta abitudine di lanciarle contro delle pietre ogni volta che lei era sola nella foresta. Rin non gli aveva mai detto niente per un po' di tempo, probabilmente per non farlo preoccupare. Ma Sesshomaru aveva avuto modo di capirlo da sé durante una sera, quando le si erano avvicinati minacciosamente per farle qualche dispetto di cattivo gusto ed invece della ragazza avevano trovato i suoi occhi freddi e furiosi.
"Succede spesso, sai? Ma quando nei paraggi c'è Ah-Uhn non lo fanno mai. Inuyasha li ha puniti decine di volte, e anche Sango e Shippo."
"No, non ci hanno più riprovato" disse con energia.
"Quindi... sei felice qui?"
Inizialmente frastornata dalla singolare domanda, lentamente Rin si strinse le gambe al petto, abbassando la testa fino a nasconderla nelle ginocchia; e il fiuto di Sesshomaru all'improvviso percepì un abisso di tristezza.
"Non voglio rispondere a questa domanda."
Fu un sussurro affranto e debole, reso ovattato dalla stoffa del suo kimono rosso scuro, ma le orecchie di Sesshomaru la sentirono lo stesso.
Per un attimo il demone restò nell'incertezza - cosa aveva detto di strano per farla sentire così? - ma poi fu come se un lampo gli squarciasse la mente.
"Hai frainteso" disse atono.
La sua coda avvolse la giovane completamente, attirandola al suo corpo quel po' che bastava per non metterla in soggezione. Ma le gote di Rin erano già tinte di rosso e il suo cuore aveva già cominciato a galoppare come un cavallo impazzito, mentre con le mani tentava di aggrapparsi quanto più possibile alla sua armatura.
"Rin, non ho un kimono con me."
"Cosa vuoi dire?"
"Voglio dire che tempo è terminato."
"C... Come?"
Il suo odore all'improvviso si accese di speranza, e prima che potesse spegnersi di nuovo glielo disse; e non credeva che potesse essere così naturale.
"Ti voglio con me, Rin. Ma ricorda: la scelta spetta soltanto a te."
Sesshomaru non intendeva rinunciare a lei, ma se Rin avesse avuto qualcosa in contrario, lui non l'avrebbe mai forzata a seguirlo. Ma non finì di formulare questo pensiero che la ragazza lo abbracciò nuovamente, sussurrandogli qualcosa all'orecchio.
Qualcosa che gli procurò così tanta felicità che sembrava traboccargli dalle vene.
"Io ho già fatto la mia scelta."
Prima che Sesshomaru potesse ricambiare la stretta Rin si allontanò di colpo da lui, gemendo piano e prendendosi la testa fra le mani. Urlò qualcosa di indistinto; e si sarebbe accasciata a terra come un fiore reciso, se lui non l'avesse prontamente sorretta.
"Rin!"
La ragazza, pur avendo gli occhi aperti, non rispose. Sembrava aver perso i sensi.
E Sesshomaru ebbe paura.







NDA
E... no. Non è svenuta per l'emozione, mi dispiace xD
Se la vostra bocca straborda di carie, sappiate che non era del tutto mia intenzione - se volete vi pago il dentista.
Solo che se provo a considerare l'atteggiamento di Sesshomaru nei confronti di Rin dopo il manga e l'anime dal mio personale punto di vista lo immagino pieno di sentimenti positivi. Non vorrei stravolgere troppo il personaggio, comunque: quello con Rin è un rapporto decisamente esclusivo; e anche se il carattere di Sesshomaru si è evoluto in meglio - o sarebbe meglio dire che ha tirato fuori la sua parte migliore - anche se attenuata la sua stronzaggine c'è e rimarrà, perché mi è sempre piaciuta :P
Prima di togliere il disturbo, vorrei precisare che in un determinato punto ho utilizzato alcune parole del testo della canzone "Fukai Mori", se non erro la seconda ending dell'anime. E niente, i credits si devono mettere.
Se ci sono errori oppure orrori di grammatica, siete liberissimi di segnalarli. A me fa sempre piacere ricevere delle dritte :)
Grazie mille a chi ha il coraggio di seguire questa ff. Siete proprio dei temerari!




   
 
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