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Autore: DawnLady94    16/05/2018    1 recensioni
Sapevano di cannella. Le sue labbra sapevano di cannella e il profumo della sua acqua di colonia le impreganava le narici, lasciandola senza fiato. I pugni stretti attorno al colletto della sua camicia, la cravatta dai colori grifondoro mezza disfatta, i suoi grandi occhi spalancati increduli mentre la fissava. Oddio, cosa stava facendo?, lasciò andare la sua camicia, allontanandosi di botto, lo aveva praticamente assalito!, e lui ora la fissava strabiliato e incredulo con un ghigno soddisfatto sulle labbra.
“Io..” non completò neanche la frase perché James aveva percorso la distanza che aveva messo fra di loro e l’aveva afferrata per la nuca tirandosela addosso, di nuovo e catturando le sue labbra con le sue.
Genere: Fantasy, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, James Potter, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Uno
Gli passò accanto stentando a trattenere le lacrime. Sporca mezzosangue, la sua voce, così carica di odio e di rabbia non l'avrebbe mai abbandonata, nemmeno dopo anni, ne era certa.
Oh, sicuramente si era pentito di quella frase detta a caldo, al momento sbagliato, davanti alla persona sbagliata. Davanti alle persone sbagliate, i quattro idioti Grifondoro che avevano scatenato quella reazione erano stati inorriditi dall’urlo ed erano sembrati pronti a portare la questione a tutt'un altro livello. Fortunatamente vedere Lily piangere li aveva fermati, erano rimasti sconvolti dalla sua reazione, ma a Lily non era importato. Che la vedessero piangere, che tutta Hogwarts la vedesse, perdiana!, non si vergognava di essere stata ferita dal suo migliore amico solo perché stava tentando di proteggerlo. 

Il suo sguardo si posò su di lei. Lo aveva visto sul treno due giorni prima con la sua divisa e la sua bella fascia da prefetto. Doveva essere una di quelle esperienze che avrebbero dovuto vivere assieme, come avevano affrontato Hogwarts insieme fin dal primo anno. E invece lui era seduti insieme ai suoi stupidi amici Serpeverde, amici come Lucius Malfoy e Mulciber. Amici che Lily avrebbe preferito non avere mai.

I loro sguardi anche erano fissi su di lei, carichi di scherno.

“Ehi Evans!” salutò una voce troppo allegra mentre un braccio le si avvolgeva attorno alle spalle e due occhi scuri e scintillanti si posavano sul suo viso. Stava ghignando “Ci cominciavamo a domandare dove fosse finita la nostra prefetto-perfetto preferita, questa mattina!” 
Da dove era seduta, Marlene represse una risata, evidentemente divertita dall'atteggiamento di Black, sospirò lasciandosi condurre dal malandrino fino alla panca dove erano seduti i suoi amici e le sue amiche. Si sedette tra Marlene e Peter Minus, un ragazzino un po' in carne e pauroso, ma onesto e apertamente gentile, che le sorrise cordiale. Remus era seduto di fronte a lei, i suoi capelli erano perfettamente pettinati indietro e i suoi occhi scuri erano allegri, era evidentemente felice di essere a Hogwarts con i suoi amici. 
“Buongiorno, Lily – la salutò – hai passato una bella estate?” domandò, al suo lato stava seduto Potter, gli occhiali tondi premuti contro il naso, i lunghi capelli neri disordinati come non mai ricedevano sulla sua fronte e i suoi caldi occhi color ambra erano fissi su di lei. Sorrideva.

“È stata…normale – affermò – e la tua, Remus?” lui si scrollò nelle spalle.
“Normale” le sorrise, strappandole anche un piccolo, timido sorriso.

“E a me Lily flower? – domandò Potter entusiasta, sbracciandosi un po' – a me non chiedi come sia andata l'estate?”

Black scosse la testa a metà tra l'impietosito, il divertito e l'incredulo di fronte al comportamento di Potter. I due erano amici ma non era un mistero che Black gli avesse consigliato più volte di lasciarla perdere, che non ne valeva la pena, e invece Potter perseverava, continuava senza posa. Voleva prenderla per sfinimento, ne era certa.

Sospirò, mentre afferrava una fetta di pane tostato e la imburrava: “E tu, Potter? Come hai passato la tua estate?” domandò annoiata. Lui le regalò un sorriso disarmante, che la lasciò per un momento immobilizzata.
Terribile!” si lamentò “non hai risposto a nessuna delle mie lettere e non ci siamo mai visti! Ho dovuto sopportare Felpato per tutta l'estate e dico tutta, ma proprio tutta!”
EHI!” esclamò offeso Black scuotendo la testa e lanciando uno sguardo esasperato a Marlene che stava ridacchiando con le labbra nascoste dal tovagliolo.
“Perdono, ma devi ammettere che Lily è più attraente di te.” Affermò James “ma rimani pur sempre mio fratello” gli disse stringendogli una spalla con una mano.

Qualcosa in quel momento passò tra i due lasciandola stupita, per un momento le parve quasi che Black fosse sinceramente preoccupato di essere un peso. Da quando li conosceva i due erano inseparabili, quindi non poté che domandarsi come potessero le cose essere cambiate tanto che uno dei due si sentisse di troppo, di peso. 

Erano un pacchetto completo, Black e Potter, non si vedeva l'uno senza l'altro, quindi questo quasi impercettibile smottamento nella loro amicizia la lasciò per un momento sovrappensiero. Le cose stavano cambiando davvero se lei e Severus non si parlavano neanche più e Potter e Black sembravano avere una qualche tensione di fondo.

“Beh – commentò Marlene – se ti può consolare Black i tuoi capelli sono più belli dei suoi.” E Black sbuffò, era diventato una sorta di rituale negli anni passati prendere in giro Black per la sua ossessione coi suoi ricci scuri e meravigliosi.

Potter scoppiò a ridere, era una risata calda e contagiosa, disarmante e così cristallina che quasi involontariamente Lily si ritrovò a sorridere, vedendolo ridere a crepapelle, così spensierato come Lily non ricordava di averlo mai visto.

Ha un bel sorriso, pensò inconsciamente guardandolo asciugarsi qualche lacrima dagli angoli degli occhi ancora sorridente. La professoressa McGrannit interruppe fortunatamente i suoi pensieri porgendole la propria tabella oraria e augurandole un buon anno scolastico. Lily annuì ancora sovrappensiero, ma ricambiò con un sorriso caloroso l'augurio, la gentile strega le strinse una spalla in una stretta confortevole, probabilmente avendo subdorato l'atmosfera meno gioiosa del solito.

“Ehi Minnie! – esclamò Black i suoi occhi scuri che scintillavano – Oh mia Minnie! Sei giunta ordunque per liberarmi da questi vili ostacoli che ci tengono separati, oh mia Minnie adorata?” intonò con fare solenne, facendo scoppiare a ridere Marlene e Peter nonostante lo sguardo imperturbato dell’insegnante di trasfigurazione.

La donna non si scomodò neanche a rispondere porse loro i loro programmi e si voltò augurando loro un collettivo buon inizio anno. 
“Eh quella donna – esalò sognante Black – prima o poi cederà al mio fascino, vedrete.” 
“Amico, dico sul serio questa storia sta diventando patetica” ridacchiò Potter scompigliando i capelli del suo migliore amico.
“Più o meno della tua perenne rincorsa ad Evans? – ribatté l'altro – perché finché non raggiungerò i tuoi livelli, Ramoso, credo di essere apposto.” 
Potter arrossì tutto d'un colpo lanciandole uno sguardo fugace prima di riportare la sua attenzione sul suo amico e schiarirsi la gola rumorosamente.
“Allora, Felpato, che hai come prima lezione?”


“Ehi, parlami Lily. Mi vuoi dire cosa ti sta succedendo?” la mano di Marlene le sventolava di fronte al naso. Notò solo allora, non solo che la campanella era suonata, ma che erano le ultime due studentesse all'interno dell'aula. Sospirò.
“Perdonami, Mar – si scusò – ho solo la testa affollata da tanti pensieri. Hai visto quanti studenti natibabbani non si sono presentati quest'anno? E come dar loro torto con tutto quello che sta succedendo?” 
Marlene annuì mentre raccoglieva le sue cose e si dirigevano fuori dall'aula di incantesimi. 
“Sì, certamente sono cose a cui pensare, ma Lily se hai deciso di non cedere alla paura non puoi lasciare che il suo pensiero di paralizzi.” Le disse dolcemente “qual è il problema, hai motivo di pensare che tu sia il loro prossimo obiettivo?”
“Che? No. Non ho fatto nulla di male per attirarmi le loro ire – assicurò – e la paura non mi paralizza. Sono solo meno spensierata, tutto qui.” Si giustificò stringendosi i libri al petto.
“Va bene. Non c'è bisogno di stare sulla difensiva, Lily – replicò la mora, scrollandosi nelle spalle – sai vero che con me puoi parlare di qualunque cosa.” Suggerì i suoi grandi occhi scuri che brillavano maliziosi.
“Non ho idea di cosa tu stia parlando” si affrettò a rispondere. 
Marlene scoppiò a ridere: “Non fare la gnorri, Lily Evans, non ti si addice.” Le confidò “e poi non ci sarebbe nulla di male, sai, se ti interessasse qualcuno, intendo.” 
“So già cosa stai pensando e la risposta è no. In tutte le lingue del mondo.” Le disse lanciandole un'occhiataccia, la mora alzò le mani in segno di resa.
“Va bene, come vuoi tu.” si arrese lei.
Non ne riparlarono più per tutta la giornata. 

La sala comune era semi-deserta e calda, quando Lily scese quella notte, non riuscendo a dormire. Era in pigiama, a piedi scalzi e i suoi lunghi capelli rossi erano raccolti in una treccia di fortuna che tamburellava contro il suo sterno. 
Si accoccolò alla sua poltrona preferita un libro in grembo, cosciente che non ci sarebbe stato altro riposo per quella notte. Ultimamente gli incubi erano diventati terribili, era sempre sola al buio e pioveva, tuonava e fulmini e saette illuminavano il cielo scuro della notte. Luci verdi ad intermittenza brillavano nella notte e Lily sapeva che si trattava di persone, persone che venivano uccise crudelmente, senza nessuna buona ragione. Quando si svegliava, non riusciva più a riprendere sonno.
Aprì il libro alla pagina dal bordo piegato, era uno dei suoi preferiti, Alice nel Paese delle Meraviglie e cominciò a leggere avidamente.

 
"Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta."
"Come lo sai che sono matta?", disse Alice.
"Altrimenti non saresti venuta qui", disse il Gatto.

Non seppe mai quanto tempo rimase sveglia a leggere, qualche ora dopo il fuoco nel camino era quasi morto e Lily tremò, prima che una coperta calasse sulle sue gambe, tirò su lo sguardo di colpo incrociando gli occhi assonnati e ambrati di James Potter, i suoi capelli erano un disastro e sembrava un pulcino bagnato.
“Che ci fai qui?”
“Subito sulla difensiva eh, Evans?” ridacchiò lui, lasciandosi cadere a terra davanti alla sua poltrona con uno sbuffo “Non riesci proprio a non trattarmi come un ragazzino.” Incrociò le gambe all'indiana e lasciò la testa reclinata contro il bracciolo della poltrona, a occhi chiusi. Era senza occhiali.
“Forse se la smettessi a comportartici come un ragazzino” commentò lei chiudendo il libro e posandoselo in grembo, con dita incerte afferrò la coperta che le aveva posato sulle gambe tirandosela fino alla vita. Lo osservò per qualche secondo.
Era in silenzio, un avvenimento raro, i suoi capelli erano in disordine – un avvenimento decisamente meno raro – e il suo viso era pallido, un po' smagrito rispetto al solito. Alcuni ciuffi dei suoi capelli cadevano sulla sua fronte e dondolavano davanti ai suoi occhi chiusi. Quasi senza accorgersene allungò una mano spostandoli leggermente. 
“Dovresti tagliarli – sussurrò piu a se stessa che a lui – sono fatti davvero troppo lunghi.” commentò, si rese conto solo allora che lui aveva aperto gli occhi e che la stava fissando. Aveva uno sguardo che Lily non conosceva, uno sguardo che non aveva mai visto prima sul suo viso. Era così intenso che per qualche istante le parve di dimenticarsi dove si trovasse. 

Ritirò la mano di colpo, portandosela in grembo e abbassando lo sguardo domandandosi dove fosse finita la versione solita di Lily Evans quella che non avrebbe toccato James Potter nemmeno con un bastone di dieci metri. 
Lui continuava a fissarla, così alla fine sbuffò: “Che hai da guardare, Potter? – chiese, incrociando nuovamente il suo sguardo con uno di sfida – ho qualcosa sul viso?” 

Lui si grattò la nuca evidentemente imbarazzato, abbassando lo sguardo: “No è solo che…” si interruppe, mordicchiandosi un labbro come se indeciso su cosa dire. Lily si domandò dove fosse finito il James Potter che aveva sempre conosciuto: rumoroso, irritante e arrogante; il ragazzo che era tornato quell'estate non sembrava più lo stesso.

“…è solo che?” insistette spostandosi alcuni ciuffi che erano scappati dalla treccia dietro un orecchio e fissando i suoi occhi chiari sul suo viso. Lui arrossì ancora di più, ma non la deluse.

“Credevo ti piacessero di più così.. – inclinó la testa di lato incuriosita, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo – ..i capelli, intendo.” spiegò “Immaginavo ti piacessero di più un po' lunghi.”  

Si rifiutava di incontrare il suo sguardo fissando dritto davanti a sé, ora si era tirato le gambe al petto e sembrava spaesato almeno tanto quanto imbarazzato. Un sorriso traditore si fece spazio sulle sue labbra sottili e Lily si ritrovò a sentirsi lusingata dal suo commento. 

Rimasero in silenzio per qualche minuto. 
“Come mai sei in piedi?” gli domandò dopo un po' giocando con l'orlo della coperta per tenere le mani imoegnate e non domandarsi cosa diavolo le dicesse la testa. Lui si scrollò nelle spalle.
“Sono preoccupato per Sirius. – spiegò – non ha passato quella che si dice una bella estate. Tu?” i suoi occhi tornarono sul suo viso e Lily si sentì improvvisamente molto cosciente di stare avendo una conversazione civile con quell'unica persona cui non aveva permesso in alcuna circostanza di avvicinarsi abbastanza da avere una qualsiasi conversazione. Si domandò dove fosse finita tutta la sua avversione per Potter.

“Incubi” si limitò a rispondere “con tutto quello che succede sono preoccupata per i miei genitori e per mia sorella.” 

“Ah. È comprensibile, si chiama Petunia vero? – Lily si domandò distrattamente come conoscesse il nome di sua sorella, ma annuì – mi sembrava che avessi detto che non siete esattamente in ottimi rapporti. Forse dovresti scriverle, informarti su come sta. Forse ti farebbe stare più tranquilla”

“Non risponde mai alle mie lettere. Non credo nemmeno le legga più.” considerò lei scrollandosi nelle spalle 

“Mi odia – confessò dopo qualche secondo – crede che io sia un mostro.” sentì gli occhi pizzicarle, ma ricacciò indietro le lacrime, era passato tanto di quel tempo dall'ultima carezza o parola gentile che aveva ricevuto dalla sorella che Lily non ricordava più neanche il suo profumo. 

“Forse è solo spaventata – la voce di Potter la riscosse dai suoi pensieri e puntò i suoi occhi sul suo viso – non deve essere facile pensare che una persona a cui vuoi bene sia qualcosa che non riesci a capire. Magari non sapeva come reagire, ma non credo lei pensi davvero che tu sia un mostro.” affermò.

Lily si prese qualche istante per osservarlo. “Cosa te lo fa pensare?”

“È la mia personale impressione, ma ehi potrei anche sbagliarmi, ma non penso che nessuno sulla faccia di questo intero pianeta possa odiarti, Lily. O pensare che tu sia un mostro. Non è umanamente possibile.” Lui fece una pausa, prima di sogghignare “magari mi sbaglio d'altronde sono certamente di parte visto che ti faccio filo da quando ho memoria.”

Suo malgrado la sua battuta la fece sorridere, un sorriso sincero e aperto, quasi disarmante che lasciò evidentemente Potter stupefatto.

“Chi l'avrebbe mai detto” considerò fra sé, scuotendo la testa divertito da se stesso. Inclinò la testa di lato incuriosita domandandogli:
“Che cosa?”

“Che sarebba stata una battuta idiota che te l'avrebbe riportato.” commentò lui ammicando “il tuo bel sorriso.” 

Si sentì avvampare fino alla punta dei capelli, ma non per l'imbarazzo né per il fastidio. Semplicemente si sentì arrossire, forse per la felicità che trasudava dal sorriso di Potter in quel preciso istante. Come se avesse raggiunto un obiettivo lungamente prefissosi e ne fosse incredibilmente soddisfatto, ma la coscienza  che quell'obiettivo era fare sorridere lei la fece sentire strana, come se avesse un vuoto alla stomaco tutto di colpo.

Ora sembrava un bambino troppo cresciuto, con quel sorriso da ragazzo che ha appena immerso il dito nella marmellata senza farsi scoprire.  E non poté farne a meno. Scoppiò a ridere.



“Cosa stai facendo?” la voce di Marlene la fece sobbalzare, quasi rovinando l'ultima parola scritta, Lily imprecò sottovoce prima di voltarsi a guardare la sua amica.
“Scrivo una lettera”
“Questo lo vedo. – ribatté annoiata lei – salutami i tuoi genitori.” fece, facendo svolazzare una mano di lato a sedendosi sul suo letto “Anche se non capisco perché a quest'ora della mattina. Poi non avevi scritto loro giusto ieri?” 

Prese un respiro.
“Sto scrivendo a Petunia.”
“Chiedo scusa? – chiosò esterefatta Marlene – non penso di averti sentita bene, mi pare di avere capito. Il che non è assolutamente possibile, che tu stia scrivendo a Petunia.” 
Lily si umettò le labbra annuendo.
“Stiamo parlando della stessa Petunia vero? Brutto naso, capelli scuri e pessimo carattere? – domandò retorica Marlene – la stessa Petunia che l'ultima volta che ci siamo viste quest'estate ci ha trattate come gli scarafaggi sotto il suo stivale? La stessa Petunia che non risponde mai alle tue lettere? Quella Petunia?”
 
“Così la fai sembrare molto peggio di ció che è” borbottò tra sé continuando però con la stesura della lettera. Marlene si lasció andare ad uno sbuffo indignato.
“Ti assicuro che è molto peggio di quanto non la faccia sembrare. – chiosò la sua amica – ha dato a Mary e a me delle megere e non penso che volesse farci un complimento con quel suo commento sui roghi medievali.” 

Lily fece una smorfia richiamando perfettamente alla memoria la battuta infelice di Petunia appena qualche settimana prima di riprendere le lezioni.
È solo invidiosa, la voce di Severus rimbombò nella sua mente, perché tu sei speciale e lei no

Per quanto tempo si era raccontata quella frottola?, si domandò, ergendosi a giudice? Si, forse all'inizio Petunia poteva anche essere stata invidiosa, quale bambina non lo sarebbe stata nel vedere la propria sorella che già i genitori viziavano più di lei assurgere improvvisamente ad una creatura fantastica e mitica, leggendaria? Però Lily non aveva fatto nulla per ricordarle che anche lei era normale. No, i suoi genitori, Severus, lei stessa… l'avevano messa su di un piedistallo e Petunia era stata costretta a osservare, essere sempre quella normale, quella banale. 

Non giustificava ovviamente certe battute piccate e cattiverie, ma certo le rendeva molto più comprensibili.

“È mia sorella – commentò in tono di finalità – e sono preoccupata per lei. Preferirei ti astenessi da parlarne male. Io le voglio bene.” Sbottò sentendosi improvvissamente protettiva di Petunia.

Marlene sgranò gli occhi: “Va bene, scusami. – disse dopo qualche secondo – non volevo offendere. È tua sorella è normale che tu le voglia scrivere.”


Quella mattina in Sala Grande non fece caso agli sguardi che le arrivavano dal Tavolo serpeverde, si sedette tra Remus e Minus di fronte a Black e Potter mentre Marlene si sedette di fianco a Black, non badò neanche agli sguardi stupiti dei quattro ragazzi.

“Potter puoi passarmi il pane tostato?” 

Il suo sorriso illuminò l'intera sala. 

ehi ciao a tutti! Ed eccoci col primo verovero capitolo della storia. Come avrete capito il prologo tratta di un avvenimento di qualche tempo successivo al primo capitolo, dove cominciamo a vedere la prospettiva di Lily cambiare. 
volevo ringraziare tutti, ma tutti, tutti coloro che hanno letto. Ovviamente chi ha recensito e chi ha deciso di seguire questa storia! Spero di non avervi deluso con questo nuovo capitolo!

quindi, fatemi sapere cosa ne pensate e spero di sentirvi alla prossima!
un bacio,
GIULES







 
   
 
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