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Autore: _Bri_    07/11/2018    4 recensioni
Raccolta di One-Shot legate alla long "Di Ghiaccio e Tempesta", completata e disponibile sul mio profilo. Auguro una buona lettura ai vecchi e nuovi lettori.  
1 • Wild
2 • Primo appuntamento
3 • George's Dilemma
4 • La Festa
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Primo appuntamento

 

 

Draco Malfoy ne aveva passate talmente tante, negli ultimi anni da accumulare, sulle spalle, la stanchezza di un vecchio. Si, un vecchio, era esattamente così che si sentiva. Nonostante le cose a seguito della sconfitta di Lord Voldemort, o meglio Tom Riddle (come i più avevano preso a nominarlo dopo la battaglia di Hogwarts) fossero decisamente migliorate per l’intero popolo magico, lui non sentiva trarre giovamento. La sua famiglia era caduta in disgrazia, anche se il giovane rampollo di casa Malfoy non smetteva di ringraziare per la salvezza dei suoi cari, che si erano risparmiati Azkaban. Ma del fasto, dell’opulenza e della coltre luminescente che li aveva sempre circondati, non ne era rimasta che l’ombra.

Suo padre aveva dato di matto un paio di volte e poco ci era mancato che lo rinchiudessero al San Mungo, nel reparto di lunga degenza Janus Thickey Ward(1); fortuna che sua madre aveva sempre pensato a lui, così che Lucius si stava riprendendo, anche se di tanto in tanto continuava a svegliarsi a seguito di orribili incubi che non la smettevano di tormentarlo, spesso e volentieri gridando cose come “vi prego, la ciniglia no! È così scadente e demodé!”.

Narcissa, sebbene fosse una donna distrutta, aveva preso in mano la situazione ed aveva evitato la dilapidazione totale delle ricchezze dei Malfoy(coadiuvata da tutto ciò che aveva ereditato dalla parte Black); diciamo che il Ministero era giunto ad un compromesso con i Malfoy: se loro si fossero impegnati ad aiutare economicamente la comunità magica, al processo che avrebbero subito, il Wizengamot avrebbe tenuto conto della questione. Così Narcissa aveva cominciato ad occuparsi delle generose offerte di beneficienza, riuscendo quantomeno a mantenere per loro la Villa e tutte le proprietà terriere. Cosa avrebbero fatto senza di lei, Draco non sapeva dirlo. Probabilmente lui e suo padre avrebbero subito una sorte ben peggiore di quella che era toccata loro, questo era abbastanza scontato. In tutto questo c’era da aggiungere che il pensiero e la preoccupazione nei confronti di Matilda erano rimasti a regime permanente: avevano infatti saputo che la gemella era partita per un viaggio che Draco riteneva pericoloso ed inaccettabile, ma ben poco poterono fare lui ed i suoi genitori, visto che Matilda aveva interrotto le comunicazioni con un’ultima pergamena dove, una caricatura di lei, cavalcava una cosa strana che, Draco supponeva, doveva rappresentare un drago.

Ogni volta che la pensava, Draco sentiva un gran dolore alla bocca dello stomaco. Si ritrovò a pensare, in più di un’occasione che, se avessero dato retta a lei fin dall’inizio, probabilmente ora sarebbero ancora felici e molto più ricchi. Invece come avevano ignorato la bambina quattordicenne, così avevano continuato a fare per quattro anni ed il risultato era stato guadagnarsi l’amaro in bocca ed assegni da devolvere in beneficienza; per non parlare, poi, del rapporto con Matilda che era andato a farsi benedire. Per questo Draco rimase di stucco, quando una tiepida mattina di fine Maggio, Juno –la civetta di sua sorella- aveva preso a beccare il vetro della sua stanza da letto, che dava luce alla scrivania sulla quale era chino. Inizialmente il tanto beccare lo aveva spaventato e così, con un brutto colpo, aveva fatto cadere l’intera boccetta d’inchiostro sul libro d’approfondimento di magisprudenza che stava studiando con estrema difficoltà. Quando si decise ad aprire a Juno, quella prese a punzecchiargli la mano con insistenza e Draco cominciò a lanciare improperi nei confronti dello scontroso animale; fu ben lieto di liberarla dall’impiccio della pergamena legata alla zampina; Juno non si prese nemmeno il disturbo di richiedere qualcosa da mangiare: volò subito via, dimostrando quanto mal sopportasse la presenza del gemello della sua padroncina.

 

Ed ora Draco si ritrovava nel pieno della Londra babbana, su una panchina ai margini del St Martin’s Gardens (2), tutto concentrato a stropicciarsi le mani. Quella pergamena lo aveva colto talmente tanto alla sprovvista, che aveva dovuto rileggerne il contenuto tre volte, prima di realizzare che Matilda gli stava dando davvero, un appuntamento. Quindi non solo era tornata da quel viaggio che solo qualcuno di mentalmente instabile poteva pensare di affrontare, bensì aveva anche voglia di vederlo. Il tanto nervosismo lo stava facendo smaniare: accavallava le gambe prima in un modo, poi nell’altro; sistemava i capelli con il suo pettine portatile fatto di osso di ippogrifo (quanta gioia ricavava al pensiero che quello fosse dono di un simile di quel maledetto Fierobecco); si schiariva la gola e ripeteva fra sé cosa avrebbe detto alla sorella, mentre donne babbane con marchingegni babbani trainavano i loro bambini babbani. Un’altra babbana si stava avvicinando nella sua direzione con un casco in testa ed uno in mano; ma a che serviranno mai poi, quei cosi, borbottava risentito, mentre guardava quella ragazzina con distrazione, che pareva proprio avvicinarsi a lui. Va bene che il suo fascino era irresistibile, ma era impossibile lo avesse scambiato per qualcun altro, dato che Draco Malfoy rimaneva comunque unico al mondo. Così cominciò a guardarsi le unghie con noncuranza, nella speranza di non sembrare un ragazzino agitato, all’arrivo di Matilda

 

-Che fai, mi ignori?!-

 

Quella vocina acuta l’avrebbe riconosciuta fra un milione, pensò mentre stupito alzava gli occhi grigi con lentezza inesorabile: in piedi davanti a lui, con le mani sui fianchi, il casco sulla testa e grandi occhiali da sole a coprire gli occhi, c’era quella che riconobbe essere Matilda, con le labbra piegate in un sorriso. Non fece nemmeno in tempo a balbettare qualche assurda parola che lei sfilò il casco per liberare il caschetto immancabilmente ingestibile e, subito dopo, smollò l’altro sulle sue gambe

 

-Ma…ma…-

 

-Allora? Non mi saluti? Non ci vediamo da tre anni e tutto quello che sai fare è balbettare come un neonato?-

 

Con le mani a stringere, incerte, quel casco rosso sulle ginocchia e la bocca ancora schiusa dallo stupore, Draco rimase immobile ad assorbire l’abbraccio di sua sorella, calata su di lui. Quel profumo era sempre lo stesso, come la misura di quelle braccia a stringergli il collo con calore

 

-Buon compleanno, versione alternativa (3)- Sussurrò lei, prima di staccarsi dal fratello e guardarlo con uno dei suoi sorrisi più furbi –mettiti questo e vieni con me, ti porto a fare un giro-

 

 

Neanche quando aveva incontrato per la prima volta il Signore Oscuro, Draco aveva fatto quella faccia lì: allibito, orripilato, sconvolto, il mago fissava quell’arnese a due ruote, laccato di viola come il casco di Matilda, sistemato in mezzo a tanti altri sulla strada

 

-Cosa dovrei fare?-

 

-Te l’ho detto, metti il casco e andiamo. Ah, per dovere di cronaca quello è di George e devo riportarlo indietro intatto, quindi evita di dimenarti come un vermicolo, altrimenti rischiamo di cadere, ok?-

 

-Non se ne parla! Cos’è, hai progettato di ammazzarmi?!- Draco cominciò a gesticolare con veemenza, mentre agitava il casco affidatogli da Matilda –Io con te, su quel trabiccolo da quattro galeoni non-ci-sal-go! –

 

-Vuoi che ti cali le braghe davanti a un’orda di babbani?! Per una volta fidati di me, benedettissimo Salazar! E impara a goderti un po’ la vita!-

 

 

Draco aveva gridato più o meno per tutto il tragitto. Si era aggrappato tanto forte alla vita della sorella, che lei aveva dovuto urlargli più volte di allentare la presa, altrimenti avrebbe rischiato di soffocare e lui sarebbe finito sul terribile asfalto babbano. Solo verso la fine aveva cominciato a guardarsi intorno con curiosità; tutto sommato girare su quel marchingegno (motorino! Aveva ripetuto Matilda più volte) non era poi così male: aveva la possibilità di vedere uno scenario che effettivamente, a cavallo di una scopa, non avrebbe potuto fare e anche se non l’avrebbe mai ammesso a Matilda, per giunta visto lo smacco di essere stato costretto ad usare quel coso di George Weasley (una volta sfilato, avrebbe subito compiuto un incantesimo di detersione sulla sua nobile testa), quell’inusuale passeggiata per le vie di Camden Town non gli stava dispiacendo.

Finita la corsa, Matilda gli aveva afferrato entusiasta la mano e lo aveva trascinato in un orribile pub malconcio, ma lei sosteneva che la miglior birra babbana fosse versata proprio lì

 

-Fidati di me, sono stata in luoghi in questi tre anni che ti farebbero porre questo posto sul podio dei locali più puliti al mondo- disse lei, mentre spingeva nella sua direzione un boccale di birra che Draco guardava con sospetto

 

-Non voglio saperlo! Chissà che cosa ti sarai presa, in questi tre anni-

 

-Naaa…il mondo è un posto bellissimo Draco e dovresti davvero pensare di uscire dalle quattro mura della Villa ed approfittarne un po’. Si vive una volta sola, lo sai no?-

 

Draco si incurvò nelle spalle. Purtroppo aveva proprio ragione lei; aveva passato gli ultimi anni a sfuggire la civiltà più o meno come un reietto, sempre chino sui libri nella speranza di allontanare da lui i cattivi pensieri e di poter andare nella bottega di Madama McClan senza intaccare la sua eredità. Lavorare non sarebbe stato d’obbligo per lui, ma sarebbe servito a passare meno tempo a casa, quantomeno.

Con incertezza afferrò il manico opaco di quel boccale che, ne era sicuro, non era mai stato lavato a fondo, ma Matilda ricercava il suo sguardo con impazienza e lui decise di non ostacolare il suo entusiasmo

 

-Buon compleanno- dissero in coro, scontrando i boccali.

 

 

La prima ora passò di fretta, un bicchiere dopo l’altro. Alla fine non era tanto male quel posto ed il barista sembrava conoscere abbastanza bene la sorella, in quanto nonostante il suo visibile disappunto, continuava a soddisfare le richieste di Matilda con estrema cordialità. Matilda parlò a fiume, raccontandogli di quel lungo viaggio che aveva, coraggiosamente, intrapreso da sola: a ritmo di gin narrò del sud Africa e dei meravigliosi animali che il territorio ospitava; decantò gli splendidi luoghi nascosti nel cuore della Sierra Nevada e di quanto avesse rimpianto di abbandonare la serenità dell’umile, quanto grandioso Nepal. Lasciò il pezzo forte per ultimo, scostando la manica della maglia per mostrare una vivida cicatrice abbastanza estesa, cosa che fece sussultare Draco all’istante

 

-E quella?!- stridulò raccapricciato. Eppure Matilda sorrise allegra e, fiera, avvicinò la spalla di modo che il fratello potesse osservare con più attenzione

 

-Me l’ha fatta il mio amato- ridacchiò frivola. Mai e poi mai Draco aveva immaginato che quel pezzo di sterco di George Weasley potesse arrivare a tanto! Certo, che fosse uscito di testa dopo la morte del suo gemello se l’era pure immaginato, ma permettersi di toccare Matilda fino a lasciarle un segno tanto indelebile! Draco chiuse la mano in un pugno che impattò contro il tavolo ingrigito dall’usura

 

-Quel bastardo! Cosa ti ha fatto?! E tu glielo hai permesso?! Avresti dovuto lasciare quell’infido roditore secoli fa, ci avrei pensato io a sistemarlo!-

 

Matilda, inizialmente, rimase con la bocca spalancata in un’espressione di puro stupore, ma appena si rese conto del misunderstanding, prima scoppiò a ridere, poi si incupì e lanciò uno scappellotto dietro la testa del fratello

 

-Come ti permetti! Secondo te potrei mai stare con qualcuno che mi marchia a fuoco?! Ma poi secondo te ne sarei felice?! Tu non stai bene Draco…io parlavo di Pilade (4), un grugnocorto di cui mi sono occupata in Svezia, demente che non sei altro!-

 

Mentre si massaggiava la testa, Draco cominciò a pensare che forse avrebbe preferito che sua sorella non fosse così tanto appassionata della materia, dato che non sembrava capire che, avere a che fare con i draghi, metteva in serio pericolo la sua vita. Ciò nonostante non aggiunse nulla, onde evitare di tirarsi dietro la sua collera: sapeva che i draghi fossero argomento intoccabile per lei, quindi si limitò a scolarsi il bicchiere di gin ed a chiederne un secondo, mentre Matilda non la finiva più di parlare di quelle bestie immonde, figli diretti del demonio. Fu solo all’inizio del terzo bicchiere, che calò il silenzio fra i due prima che lei, mentre carezzava il bordo del bicchiere con l’indice e ne seguiva il movimento con lo sguardo, potesse rivolgergli la fatidica domanda

 

-E mamma e papà come stanno?-

 

Bere un sorso era l’unica cosa sensata da fare, giusto per prendere tempo. Se lo aspettava, certo, che Matilda chiedesse notizie, ma forse non si era preparato abbastanza

 

-Bene…abbastanza bene. Nostro padre ha passato dei momenti molto difficili, sai…lo hanno duramente interrogato, ha dovuto fare un bel po’ di nomi di Mangiamorte per ritenersi libero, come nostra madre ha dovuto donare un bel po’ di denaro alla comunità…-

 

-Nomi di ex compagni- sottolineò sprezzante, Matilda, che ora teneva gli occhi cerulei puntati sull’avambraccio coperto di Draco, dove sapeva essere nascosto il tatuaggio che, da tre anni, non vibrava più. L’istinto portò il ragazzo a coprire il punto con la mano e a massaggiarlo con vigore

 

-Sappiamo come la vedi, lo abbiamo capito…tu sei l’eroina e noi gli antagonisti. Non c’è bisogno di fare così-

 

Per un breve momento i due si guardarono, prima che Matilda potesse piroettare gli occhi altrove

 

-Non è ancora semplice accettarlo, lo sai-

 

-E secondo te io ne vado fiero?!- la incalzò lui, inalberato da quell’aura di superiorità con cui la sorella tendeva a rivestirsi. Tante notti aveva fatto i conti con quella cosa: lei li aveva rinnegati ed aveva combattuto per la causa che riteneva giusta. Forse aveva avuto ragione, ma questo non voleva dire che le cose non sarebbero potute andare diversamente, ecco. Per Draco era molto complicato affrontare quell’argomento; decise dunque di proseguire, tentando di non ravvivare le braci di un fuoco che era ora si spegnesse del tutto

 

-Manchi molto ad entrambi. Manchi anche a me, se proprio vuoi saperlo-

 

Quella confessione portò Matilda a tornare sul fratello ed addolcire i lineamenti del volto

 

-Anche voi mi siete mancati; non sarei qui ora, a passare il nostro compleanno in questo posto con te se non fosse così-

 

Draco alzò le mani -Ah, grazie di avermi concesso la tua presenza!-

 

-Non sei cambiato minimamente, eh? Orgoglioso come sempre!-

 

-Beh cara mia, in questo noi due siamo proprio uguali! Ciao, sono Matilda e sono cinque anni che non frequento Mangiamorte, ma fammi il piacere!-

 

Sulle prime Matilda sgranò gli occhi, sconvolta da quello scimmiottamento, ma ci volle molto poco prima che Draco si unisse alla sua più sguaiata risata; probabilmente complice l’alcol, eppure per la prima volta dopo moltissimo tempo, la tempesta che aveva imperversato sui gemelli Malfoy, stava lasciando spazio ad una piacevole serenità. Fu così che parlarono a lungo di Lucius e Narcissa: appena la madre aveva saputo che Matilda si era fatta viva, aveva insistito per seguire Draco all’appuntamento, così che lui aveva dovuto nasconderle la data dell’incontro; inoltre, che Matilda gli avesse chiesto di vedersi proprio il 5 Giugno andava a suo vantaggio, perché era decisamente plausibile che lui volesse passare il proprio ventunesimo compleanno in compagnia di Astoria, il che risultò un alibi di ferro. Nel sentire nominare la ragazza, il sorriso alcolico di Matilda si illuminò

 

-Quindi la cosa si fa seria, eh?-

 

-Non fare quella faccia!-

 

-Quale faccia?-

 

-Quella che stai facendo, lo sai! Quel tuo sorrisetto scemo mentre muovi le sopracciglia con quella velocità! Prima di tutto mi fai impressione, secondo poi saprai già tutto, sicuro la bionda non si sarà tenuta lo scoop!-

 

-Pensavi che Daphne non mi dicesse nulla? Certo che l’ha fatto ed io sono ben contenta per te ed Astoria!- Il tono si fece troppo alto, così che Draco dovette farle segno di abbassare la voce, dato che il barista aveva iniziato a fissarli con viva curiosità. La ragazza sbuffo, si tirò avanti con la sedia e si allungò sul tavolo per avvicinare un po’ il viso a quello di lui –Ma io voglio sapere da te, cosa sta succedendo e come sono andate le cose, non tramite un pettegolezzo da parte di terzi-

 

Draco si sentì avvampare; provava molta, moltissima rabbia in quel momento e inutile fu tentare di metterla a freno

 

-Tu sei sparita! Per tre anni Matilda, tre lunghissimi anni! Ed ora pretendi di chiacchierare come nulla fosse e di tirarmi fuori pettegolezzi succosi sulla mia relazione con Astoria Greengrass?!-

 

La verità, con ogni evidenza, schiaffeggiò duramente Matilda. Poco importava che fossero già sufficientemente brilli; Draco aveva ragione, dopotutto. Così si fece indietro, ristabilendo quello sterile muro che, con tutta se stessa, aveva voluto tentare di abbattere. Rispose con una placidità che Draco non si sarebbe aspettato

 

-Dovevo farlo, o ne sarei uscita distrutta. Ho passato più di due anni lontana da tutti Draco, non solo da voi. Ho passato due anni lontana da George…ed è stato…orribile, ma anche giusto. Giusto per me- sottolineò indicandosi, mentre Draco la osservava muto e toccato da quella verità che non conosceva – e non mi pento di averlo fatto. Certo, so che questo ha portato e comporterà conseguenze, ma sto rimettendo insieme, con molta fatica, i pezzi della mia vita, quelli che voglio assemblare. Non ti nascondo che ho pensato più di una volta che sarebbe stato molto più semplice rimanere lassù, in quei territori gelidi ed inospitali con la sola compagnia dei draghi- tornò a guardarlo, fissa, senza battere ciglia. Draco tentò di mantenere lo sguardo, seppur con maggiore esitazione; lei era sempre stata più brava, a mantenere la fermezza delle proprie volontà –ma ad un certo punto ho capito che non riuscivo a stare senza alcune persone; che per quanto ci provassi, nessun drago riusciva a rimpiazzare questo amore che sento di provare. Tu sei una di queste persone, Draco- lentamente e con cautela, Matilda allungò la mano sul tavolo –sarà complicato, su certe cose non riusciremo mai a passarci sopra, né tu né io…ma devo almeno provare a riportarti nella mia vita, non voglio rimpiangere nulla. Non siamo mai stati i gemelli perfetti, quelli che parlano in coro, che condividono gli stessi pensieri nello stesso momento, quelli che si descrivono nei libri…- si bloccò, la mano abbandonata sul tavolo si strinse in un pugno tremante, che rilasciò lentamente –Non siamo Fred e George. Ma ci siamo sempre amati, anche se non abbiamo mai accettato l’altro e questo, per me, è il gioco che vale la candela. Tu sei il mio drago (5)- accennò un debole sorriso –l’animale irruento che non capirò mai totalmente; quello che mi ferisce e che lascia il segno…ma questo segno è il sintomo dell’amore che mi porta a volerti rimanere accanto, nonostante talvolta faccia male. Però sai, porta anche molte soddisfazioni-

 

Per l’ennesima volta, Draco rimase sbalordito nell’ascoltare le parole di Matilda; loro si che erano diametralmente opposti, sotto molteplici ed importanti punti di vista, eppure Draco concordava con ogni singola parola pronunciata da lei. Ne aveva parlato tante volte anche con Astoria, che era sempre stata molto brava non solo ad ascoltarlo, persino a riportare verbalmente quelli che erano i suoi pensieri più macchinosi e complessi, con una naturalezza tale che, era sempre più chiaro, lo portò a concludere che lei fosse la persona, quella perfetta e giusta per lui.

Così Draco non rispose a ciò che aveva detto la gemella: allungò la mano destra per chiuderla su quella di lei e, pian piano, cominciò a raccontare del primo appuntamento con Astoria.

Spiegò a Matilda quanto fosse ancora confuso: non era mai successo, infatti, che fosse lui a prendere un’iniziativa. La prima volta che uscirono insieme capitò perché fu Astoria a volerlo fortemente; la battaglia di Hogwarts era passata da qualche mese e Draco era rimasto chiuso nella villa praticamente per tutto il tempo, continuando comunque a comunicare sotto forma epistolare con Astoria. Poi un giorno sentì un gran fracasso e la madre bussò alla porta della sua camera

 

-Non sai che faccia Matt…dovevi vederla! Nostra madre era arrabbiata da ammattire, eppure cercava di darsi un tono; i Greengrass sono un’ottima famiglia, per carità, ma Daphne li ha rinnegati ed i salotti dei purosangue si sono riempiti subito di questo pettegolezzo, così come del nome “dell’altra loro figlia”- riportò Draco, non riuscendo a risparmiarsi una risatina –“quella che non concorda con gli ideali purosangue”…nostra madre non la sopporta! Pensa quando ha visto presentarsela alla porta!-

 

I due fratelli risero a perdifiato, poi ordinarono un altro bicchiere di gin, tanto ormai era fatta, prima che Draco continuasse a raccontare di come Astoria si era sistemata in salotto, con le braccia conserte e comodamente seduta, chiedendo di poter vedere Draco. Narcissa era stata quindi obbligata ad avvisare il figlio, che raggiunse immediatamente la strega, la quale lo obbligò ad uscire con lei. Lo aveva portato a fare un giro in città, avevano mangiato insieme un gelato ed avevano visto una bellissima mostra di una promettente giovane artista. Davanti ad una delle opere maggiori lei gli aveva preso la mano ed era rimasta lì, a fissare quell’opera d’arte chiamata “Rinascita”, questo dettaglio Draco lo ricordava bene. Per le strade, qualche mago si era fermato a fissare il figlio di Lucius Malfoy scuotendo il capo, ma Astoria aveva gridato loro di farsi i propri affari e portare da un’altra parte il loro circolo di cucito. Draco rise ancora, nel ricordare la veemenza con cui la sua ormai ufficiale fidanzata lo aveva difeso

 

-Lei è…buona Matt, buona e pura e certe volte sai, mi chiedo ancora come sia possibile che abbia scelto uno come me-

 

Matilda sorrise –Credo che Astoria sia riuscita a scovare quel barlume di luce che si nasconde nel tuo cuore-

 

-Forse è così- annuì lui, bevendo un altro goccio di gin. Parlare di Astoria con Matilda era liberatorio; effettivamente era l’unico membro della propria famiglia che accettava di buon grado la loro unione. Draco percepì una punta di amarezza attraversargli la gola; Matilda aveva sempre fatto in modo di augurarsi il meglio per lui, eppure Draco non aveva mai voluto sapere quale sentimento la legasse a quel Weasley da cui, aveva capito, era ritornata a seguito di quel viaggio. Così per la prima volta in vita sua, Draco mise da parte quell’insensato risentimento che provava nei confronti di quella famiglia, alzò lo sguardo sulla gemella e le chiese di parlargli di George.

Matilda lo guardò con occhi sgranati, con il bicchiere di gin trattenuto a mezz’aria

 

-Sei sicuro?-

 

Draco roteò gli occhi –Se te l’ho chiesto è perché lo voglio sapere. Se dobbiamo rimettere in piedi il nostro rapporto credo che dovrò fare i conti con la presenza di George-

 

Il bicchiere scivolò di nuovo sul tavolo e Matilda sorrise di gioia, prima di cominciare a raccontare, nel dettaglio, cosa fosse successo con George. Raccontò al gemello di come avessero duramente affrontato la perdita di Fred e di Dora Tonks, loro cugina a cui lei era molto legata. Parlò anche di Ted e della sua volontà di aiutare Andromeda a crescerlo; nel sentir nominare quei parenti che non conosceva affatto, Draco si rabbuiò, ma non interruppe Matilda, che continuò a scendere nei dettagli: spiegò cosa l’aveva portata a prendere la decisione di partire e lasciare George e di come quel viaggio le avesse fatto capire che, probabilmente, non sarebbe mai riuscita a mettere da parte il sentimento che provava per quel suo primo grande amore. Raccontò di essere tornata e di quel loro primo, vero, appuntamento: avevano parlato a lungo di tutto ciò che era successo, proprio come in quel momento stavano facendo loro. Dimenticarono totalmente di mangiare, presi com’erano l’uno dall’altra e George insistette per smaterializzarsi, con lei, su un bel vedere accanto alla Tana, da cui si vedevano nitidissime le costellazioni tessute nel cielo. Parlarono e parlarono ancora, senza stancarsi mai, fino a quando l’alba non illuminò i loro visi. L’emozione sul volto di Matilda era visibile, mentre parlava di George e Draco accettò, seppur a malincuore, che sua sorella aveva davvero, incontrato la propria anima gemella.

Matilda proseguì fra un sorso e l’altro, spiegando che lo aveva accompagnato alla porta del proprio appartamento e sull’uscio si erano abbracciati tanto forte, che sembrava non fosse passato un solo giorno. Si baciarono come si fa sotto il vischio a Natale

 

-Io da quel bacio…ma anche da prima effettivamente, io…- Matilda spiegò la bocca in un sorriso sognante –mi è bastato rivederlo per dare una conferma definitiva a tutte le mie certezze: George è il mio uomo. Abbiamo faticato così tanto, per tornare ad amarci senza obblighi, ma questi due mesi con lui sono stati sensazionali. Da quel primo aprile non ci siamo più separati-

 

Draco accennò un sorriso. Le mani a stringere il bicchiere ormai vuoto e le iridi cerulee a scontrarsi con quelle identiche della sorella –Sono felice per te, davvero-

 

 

Davanti al motorino, Draco riconsegnò il casco a Matilda –grazie, ma penso sia meglio smaterializzarmi, sono troppo ubriaco per salire su quel coso-

 

-Pensa io che devo guidarlo- rise lei, prima che Draco le stringesse il polso –Non se ne parla! Non sei nelle condizioni!-

 

-Sto scherzando, scemo. Lo lascio qui e domani spedisco George a recuperarlo-

 

-Senti Matt…forse potresti tornare a casa, uno di questi giorni…i nostri genitori sai…-

 

Matilda sospirò ed accennò un tiepido sorriso –Non credo sia il momento; un passo la volta…-

 

Draco passò la mano con stanchezza fra i capelli chiarissimi, poi annuì

 

-Allora ci vediamo…-

 

-Aspetta- la richiesta di Matilda lo bloccò. Draco la osservò frugare nella borsa di cuoio che aveva con sé, per poi tirare fuori una busta di carta opaca con vergati il suo nome e quello di Astoria, che consegnò nelle sue mani. Appena quella finì fra le dita di Draco, si spiegò, lasciando al mago l’opportunità di essere letta

 

 

George Weasley e Matilda Lucida Malfoy

 

Sono lieti di avervi vicini nel giorno del loro matrimonio

Che si terrà in data 19 Settembre 2001 –sempre che lo sposo si presenti!-

 

 

Draco accennò un sorriso –Sei felice?- si limitò a chiederle

 

-Come non mai- rispose lei, prima di gettarsi ad abbracciarlo.

Dondolarono un po’ sul posto, stretti in quell’abbraccio che, entrambi, non avevano fretta di slacciare.

 

 

Matilda era infine tornata nella sua vita, come un uragano potente e bellissimo. Sistemato nelle braccia accoglienti di Astoria, che sezionava con delicatezza ciocche dei suoi capelli, il mago raccontò alla propria compagna di come, dopo tanto tempo, aveva sentito che la sua vita poteva aggiustarsi davvero. Con lei al fianco, poi, ce l’avrebbe fatta di sicuro.

 

 


 

 

 

(1)  Il Janus Thickey Ward è un reparto dedicato ai pazienti di lunga degenza posto al quinto piano del San Mungo. I maghi e le streghe che vi sono internati hanno subito un danno permanente non curabile. Proprio qui si trovano sia il professor Allock che gli sfortunati coniugi Alice e Frank Longbottom

 

(2)  Il St Martin’s Gardens è un parco situato proprio nel quartiere londinese Camden Town

 

(3)  Nella long “Di Ghiaccio e Tempesta”, Matilda e Draco usavano darsi gli auguri di compleanno con questa frase

 

(4)  Pilade è un omaggio al mio amatissimo felino preferito

 

(5)  Draco prende il nome dalla costellazione del Drago (caratteristica tipica della famiglia Black). Per quanto la Matilda che conoscete sia un’appassionata amante degli animali, ha sempre mostrato una preferenza marcata proprio per queste creature fantastiche. Ecco spiegato il perché, anche se sospetto che molti di voi ci siano arrivati da tempo.

 

 

Eccomi tornata con questa seconda OS, dedicata a questi due gemelli. So che alcuni di voi attendevano questo momento ed io sono stata molto felice di stendere queste pagine. Ovviamente sarei davvero contenta di ricevere la vostra opinione, come sempre.

Di seguito vi lascio uno stralcio dei pensieri della signora Rowling su Draco Malfoy e sulla sua famiglia (della quale condivido ogni singola parola) in cui ho fatto entrare Matilda con estremo piacere. Ma prima voglio fare una piccola premessa: la Rowling immagina che Draco non avrà bisogno di lavorare, vista la ricchezza della sua famiglia; su questo piccolo punto non mi trovo molto d’accordo. Immagino che una piccola punizione, a questi Malfoy, bisognava pur darla, di conseguenza nella mia personale visione dei fatti, non è bastato fare qualche nome di Mangiamorte per far si che ne uscissero puliti, così che Narcissa ha dovuto provvedere a elargire un bel po’ di quattrini. Non servirà a pulire la loro coscienza, ma almeno servirà a renderli un tantino più umili!

 

Vi chiedo inoltre di farmi sapere se vorreste che scriva di qualcosa o qualcuno in particolare (parlo sempre in merito a questa raccolta legata a “di Ghiaccio e Tempesta”): io ho già le idee chiare per ciò che riguarda altre 4 OS, ma sarebbe divertente e piacevole (nonché mi farebbe onore), sapere la vostra opinione in merito. Mi impegnerò a prendere in considerazione le vostre richieste a riguardo e se mi sarà possibile scriverò volentieri di ciò che vorrete. Spero di essermi spiegata, per ora è tutto. Ringrazio tutti coloro che mi seguono e mi dedicano il loro tempo. Grazie davvero.

 

Bri

• 

-J. K. Rowling a proposito di Draco Malfoy-

 

Provo compassione per Draco così come per Dudley. Crescere a casa Malfoy o a casa Dursley sarebbe un’esperienza traumatizzante per chiunque e Draco deve affrontare difficoltà spaventose per colpa degli ideali corrotti della sua famiglia. Tuttavia, i Malfoy si salvano grazie all’amore che li unisce. A motivare Draco è la paura per la propria incolumità tanto quanto per quella dei propri genitori e Narcissa rischia tutto quando mente a Voldemort alla fine dei “Doni della Morte” e gli dice che Harry è morto per poter trovare il figlio.

Per questi motivi, Draco rimane una persona dalla moralità discutibile nel corso dei sette romanzi pubblicati e spesso ho avuto modo di far notare quanto mi innervosiscano le tantissime ragazze che sono cadute ai piedi di questo personaggio (anche se la responsabilità va in parte attribuita alla popolarità di Tom Felton, che nei film interpreta Draco in modo eccellente e, paradossalmente, è pure una persona squisita). Draco ha tutto il fascino oscuro dell’antieroe e le ragazze tendono a idealizzare questo genere di personaggi. Questo mi ha messo nella posizione poco invidiabile di dover sottoporre a una doccia fredda di buonsenso i romantici sogni delle lettrici, facendo loro presente che Draco non nascondeva un cuore d’oro sotto quella montagna di disprezzo e pregiudizi e che no, non era certo destinato a diventare un buon amico di Harry. 

 

   
 
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