Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Believer98    17/08/2019    2 recensioni
Storia nata per rimediare alla severità di zia Row con Draco e i Serpeverde.
Serie di tre storie, ognuna dedicata a un anno di Draco ad Hogwarts. Questa prima è dedicata al suo quinto anno. Seguiranno "Draco Malfoy e L'Ordine del Basilisco", e infine "Draco Malfoy e il Segreto di Salazar Serpeverde".
---
Dove gli eroi non sono i protagonisti, dove i Serpeverde non sono quello che sembrano.
Dove non esiste il "ragazzo cattivo" ma esistono persone che vagano fra il nero e il bianco, nessuno è totalmente bianco e altrettanto nessuno è completamente nero (eccetto Voldemort, il male assoluto).
Dove Draco inizia a ricordare i dettagli più oscuri del suo passato, un passato che credeva di aver rimosso.
---
DracoxGinny
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Serpeverde, Sorelle Black | Coppie: Bill/Fleur, Draco/Ginny, Harry/Luna, Ron/Hermione, Severus/Narcissa
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

5. Segreto




Quella sera Draco arrivò alla punizione con cinque minuti di ritardo e fu sorpreso di trovare Ginny Weasley già dentro, seduta e intenta a fare i propri compiti.
La McGranitt era ancora lì, leggeva un libro con gli occhiali a mezzaluna calati sopra gli occhi azzurri. Gli stessi occhi si sollevarono severamente all’entrata di Draco. Non sentì neanche il bisogno di chiedere la bacchetta, perché ormai il ragazzo sapeva ed era entrato con la propria in mano. La posò davanti alla McGranitt prima di andare a sedersi al proprio posto, in silenzio.
La professoressa gli lanciò uno sguardo veloce e poi tornò a correggere i propri compiti; mentre Draco notò finalmente che Ginny era rimasta concentrata su un libro di Incantesimi, fingendo di non essersi accorta di lui.
Non sembrava smaniosa di interagire con il Serpeverde o di rispettare quella tregua che lei stessa aveva proposto. Semplicemente si era arresa alla convivenza forzata a cui era stata costretta, e inoltre aveva scelto di ignorare il suo compagno di punizioni, in maniera senza dubbio diplomatica e vantaggiosa per entrambi. Era ancora arrabbiata per gli eventi accaduti in mattinata, anzi si sentiva abbastanza ridicola ad aver salutato Draco e, purtroppo, umiliata dalla risposta di lui.
Dal suo canto Draco pensò che fosse meglio così, smise anche lui di comportarsi come se Ginny fosse presente e tirò fuori il proprio materiale. Poi qualcosa cambiò. Non fu un cambiamento dettato da un gesto preciso, Ginny non faceva assolutamente niente a parte occuparsi dei propri affari, ma fu Draco stesso a sentirsi stranamente innervosito.
Non gli piaceva essere ignorato, da nessuno né tantomeno da quella piattola. Così decise di farsi notare replicando un tic che a lui non era comune, mentre a lei si: iniziò ripetutamente a battere la punta delle dita sulla superficie del banco.
Ginny notò subito il cambiamento e la sua mano sinistra, quella a portata d’occhio di Draco, si contrasse ritmicamente. Voleva dirgli di fermarsi, si capiva, ma era anche abbastanza ostinata da continuare a ignorarlo.
Tuttavia Draco non mollò e il rumore si fece sempre più pedante, rumoroso, finché Ginny non sospirò e lasciò cadere la piuma sopra il quaderno.
La McGranitt, rifugiata dietro i propri occhiali, sembrava immersa fino al collo nella correzione di alcuni compiti e il gesto di Draco le passava inosservato, o almeno così sembrava.
« Professoressa, scusate il disturbo » proruppe Ginny, troncando il lieto silenzio, interrotto fino allora solo dai ticchetti delle dita di Malfoy. La McGranitt guardò Ginny come se fosse lei ad arrecare disturbo e non il Serpeverde. « Potreste far cessare questo rumore? » domandò Ginny educatamente, il tono pacato di chi persiste nella propria missione diplomatica, il dito puntato contro Malfoy.
« Ginny cara » sospirò Minerva, massaggiandosi gli occhi stanchi, « hai quattordici anni ormai e sei perfettamente in grado di spiegare al tuo compagno che il suo strepitare ti da fastidio. Quindi mi aspetto che tu ti rivolga a Draco Malfoy e che glielo dica tu stessa. »
In effetti non aveva tutti i torti, quindi Ginny si costrinse a fare l’amaro gesto. Si voltò verso Malfoy, i loro occhi si incrociarono per la prima volta quella sera, e con tono pacato chiese: « Ti dispiacerebbe farla finita? »
Ora che la Grifondoro aveva rinunciato alla propria missione di ignorare il Serpeverde, Draco sorrise vittorioso.
Subito come era iniziata, quella storia si concluse, permettendo a entrambi di riprendere i propri doveri, stavolta in pace. La Weasley, però, sapeva che il Serpeverde non si sarebbe fermato qui. Voleva solo tormentarla. Non faceva altro che divertirsi lui; anche quando erano sgusciati fuori dalla colonna non aveva fatto altro che prendersi gioco di lei.
Passata una buona ora, Minerva McGranitt finì di correggere i compiti di Trasfigurazione che stava leggendo e si sollevò dalla sedia, ammirando il proprio lavoro soddisfatta.
I suoi occhi compiaciuti si fermarono sui due ragazzi e si fecero quindi più autorevoli, sostenuti.
« Posso lasciarvi dieci minuti da soli o chiedo troppo? »
Ginny esitò un attimo ma alla fine sia lei che il compagno annuirono.
Draco non riusciva a capire dove andasse ogni dannata volta quella professoressa, lasciandoli così da soli senza guardia, ma pensò fosse una cosa positiva: ora avrebbe potuto importunare Ginny senza ostacoli.
La McGranitt uscì di scena ma, prima di andarsene, lanciò un ultimo sguardo ai ragazzi. Ginny diede un’occhiata alla porta chiusa e poi tornò a fissare il proprio compito. Aveva finito, doveva solo rileggere. Ovviamente, però, non ci sarebbe riuscita fino al ritorno della professoressa perché Draco iniziò a punzecchiare.
« Quindi tu e Michael Corner » affermò il ragazzo in un approccio fintamente distaccato. Ginny si morse un labbro, cosa che Draco trovò molto provocante, e si impose di restare in silenzio. Non poteva dargliela vinta in maniera tanto agevole, perdere le staffe come fosse niente. Ovviamente non poteva neanche resistere a lungo. In effetti bastò un’ulteriore intervento di Malfoy. « Quando non puoi puntare troppo in alto, devi scendere in basso. »
Bastò quella singola provocazione, che Ginny si mise in piedi e chiuse di scatto il libro di Malfoy. Il Serpeverde sussultò a causa della sorpresa. 
« Hai finito di darmi fastidio? Cosa ci trovi di tanto soddisfacente? »
« Niente, Weasley. Solo il constatare quanto io abbia ragione. » Detto questo provò a riaprire il libro, ma Ginny, stoica fino alla fine, aveva il palmo puntato sulla copertina e non lasciava andare di un millimetro. Solo non sapeva che se lei era stoica, Draco poteva dimostrarsi ancor peggio. « Perché, non ho ragione? È Potter che vuoi in realtà, tuttavia sai che non ci arriverai mai a lui e allora ripieghi su quello sfigato. »
« Michael non è un ripiego e non è uno sfigato » sbotto contrita, « se sto con un ragazzo non è per sostituire Harry. » Il Serpeverde non replicò, non per assenza di argomenti, ma semplicemente perché sosteneva un’opinione che Ginny non avrebbe ammesso a voce alta. Lui era convinto che lei volesse Harry, che cercasse di farlo ingelosire e una parte di Ginny voleva ignorare i pensieri assurdi di Malfoy. L’altra, più prepotente, non poteva accettare che lui pensasse quelle cose. « Dimmi Draco, capisco il tuo dissenso verso me e i traditori del sangue, capisco persino perché odi i nati babbani ma c’è ancora una cosa che non mi sono spiegata. Cos’hai contro Harry? »
Ginny sembrò toccare il punto dolente della situazione perché notò il volto di Malfoy tendersi, e persino quella sua famigerata lingua lunga sembrò esitare.
« Eccoti qui a difenderlo come quella prima volta a Diagon Alley, sei perseverantemente ridicola » obbiettò lui, il volto ancora teso. Poi i suoi occhi, bisognosi di una fuga, si spostarono sul libro, ancora intralciato dalle membra della ragazza. « Sposta quella manaccia. » Fu un ordine, brusco, secco. E ovviamente Ginny non obbedì.
Era leggermente sorpresa da un dettaglio in realtà: Draco ricordava il loro primo incontro a Diagon Alley. Tuttavia respinse il pensiero, c’erano cose più importanti da discutere.
« So io cosa hai » insistette, convinta di quello che affermava. « Tu sei invidioso di lui. »
Le reazioni fisiche di Malfoy non avevano bisogno di interpretazioni: i suoi occhi si spalancarono, poi si ridussero a due fessure, il corpo teso e i denti stretti. Dopo un attimo di stizza, però, il suo viso tornò glaciale come al solito, una maschera di saccenteria mista a spavalderia.
« Non mi piace ripetermi Weasley » borbottò semplicemente, il tono moderato. Faceva ancora allusione alla mano di lei.
La compostezza di Draco, tuttavia, non fece altro che provocare una nuova reazione nella rossa che, contrariamente a lui, non riusciva a mantenere un simile contegno. « Tu sei un verme e lui è un eroe, tu non hai dimostrato nulla e lui a quindici anni ha già dimostrato tutto, tu non sei famoso e lui sì. Tu sei alla sua ombra. » La sua voce si era alzata di qualche ottava, dimostrando che quello non era più un comune battibecco. Ginny si stava sfogando e nella propria collera sfociavano tutti gli sgarbi fatti da Malfoy, da suo padre, alla sua famiglia ma anche a lei. Quella era una vendetta senza ritegno e senza onore, un guanto lanciato che l’avversario non aveva raccolto. Ma poco importava che il suo nemico non si stesse difendendo, Ginny procedeva dritta come treno, a mente un sacco di parole da dire.
E Malfoy rimase lì impassibile, assorbì i colpi. La guardava silenziosamente, studiandola, e allo stesso tempo reprimeva ogni emozione, smorzando qualsiasi voglia di intervenire. « Cosa c’è? Il sostegno del paparino non basta più? »
Quello, però, fu il colmo. Draco scattò in piedi violentemente e fronteggiò Ginny.
« Vuoi davvero sapere cosa c’è di diverso fra me e Potter? »
« Tu sei un viziato con un padre alle spalle, lui si è fatto da solo. » Convinta e decisa. Un padre. Spalle. Nella testa di Draco scattò un meccanismo a catena, una serie di immagini sfocate, perturbanti. Suo padre che spuntava alle sue spalle e lo trascinava via.
« Taci, Ginevra » fu il sibilare di Draco. Non aveva mai chiamato Ginny in quella maniera, con il nome completo. Era un avvertimento, ancora una volta respinto dalla caparbietà grifondoro.
« Tu sei nato da una famiglia purosangue e vivi servito dai tuoi elfi domestici, lui ha avuto una vita dura … »
« Lui ha avuto una vita dura? » sbottò Draco, indignato. Ora gridava anche lui. « Che vita dura deve essere stata quella con i suoi zii, povero Potter ha perso i genitori. »
« Non ne hai idea » insistette Ginny.
« L’unica viziata qui sei tu Weasley, sei tu che parli senza avere idea delle cose. Non conosci il quadro generale ma forse non ne hai bisogno, tu sei Ginevra Weasley, eterna innamorata dal famosissimo Harry Potter. Sai tutto e di più sulla durezza della vita, sai molto di più di questo stupido Serpeverde, giusto? » domandò con un tono che era diventato tanto aspro da causare dei brividi a Ginny. « Tuo padre ha mai usato le maniere forti con te Weasley, eh? Il proprio bastone da passeggio, per esempio? » chiese persistente. Come un secchio di acqua fredda, quella confessione, cadde sulla testa della Grifondoro, che iniziò a indietreggiare. Intanto Draco era pervaso dai ricordi, ricordi brutti e oscuri che aveva creduto di aver rimosso dalla memoria. Invece erano lì e, a causa di Ginny, stavano venendo a galla. In tutti c’era suo padre. La testa gli pulsava ripetutamente, violentemente.« L’unica qui che ha avuto il mondo servito e riverito sei tu Weasley. Anche Potter ottiene tutto ciò che vuole con il proprio nome. Voi non ne sapete niente della vita, non sapete niente della difficoltà di trovarsi fra due fuochi e della malvagità. Siete due bambini che giocano a fare i grandi, gli eroi. Io non ho bisogno di fingermi un adulto, ho passato più di voi due messi insieme e, contrariamente a voi, non elemosino compassione da nessuno. Credete che il mondo sia un posto bellissimo, che dietro a quelle patetiche nuvolette che hanno ostacolato il vostro brillante cammino ci sia un arcobaleno. Certo per i piccoli eroi come voi è poco ma sicuro, ma non tutti nasciamo dalla parte fortunata giusto? »
Fortunata. Ginny non riusciva più a credere alle proprie orecchie, né tantomeno che Malfoy, in un impeto di sfogo, avesse definito lei ‘fortunata’. O forse era impazzito del tutto.
Ginny non credeva che lui ammettesse dei lati positivi nella famiglia Weasley, ma effettivamente Ginny era nata in un nucleo molto caloroso e nessuno poteva negare quanto fosse prezioso il calore familiare.
Aveva pensato spesso ai Malfoy ma non aveva mai paragonato direttamente quella famiglia alla propria, o meglio non aveva paragonati i loro stili di vita. Vedeva da sempre i Malfoy come dei ricconi purosangue che vivevano in una villa, circondati da servitori e dalle cose migliori, degli oziosi egoisti. Il colore della loro intimità, però, era nero e dal rapporto di Draco con suo padre non traspariva un velo di calore. Ben due volte Ginny li aveva visti interagire.
La prima a Diagon Alley, Draco era rimasto piuttosto in silenzio, occhi corrucciati e testa leggermente bassa, e aveva lasciato parlare il padre. La seconda, più recente, era avvenuta un anno prima.
Draco aveva iniziato a vantarsi della propria postazione alla Coppa Nazionale di Quidditch, vicino a Cornelius Caramell stesso, così aveva detto con estremo orgoglio.
Comunque il signor Malfoy aveva risposto assestando un colpo di bastone alla pancia di Draco, apparentemente nulla di grave, un semplice movimento brusco che ora, invece, assumeva tutt’altro significato.
Ginny si diede della sciocca per non averci mai neanche pensato: il signor Malfoy aveva picchiato Draco, o almeno doveva averlo fatto quando lui era ancora un bambino, un innocuo involucro a cui impartire delle dure lezioni. Una piccola testa da educare e plasmare a piacimento, secondo i propri ideali e canoni.
Ginevra era atterrita e orripilata da quella rivelazione. I suoi genitori non avevano mai alzato un dito sui proprio figli e persino quei maiali, gli zii di Harry, non erano mai arrivati a picchiarlo.
Ora improvvisamente si trovava a chiedersi se gli atti a cui si riferiva Draco fossero dei semplici schiaffi o qualcosa di molto più grave, e, ripensando alle parole del biondo, si sentì sbiancare: lui aveva parlato del bastone da passeggio del signor Malfoy.
No. Magari era tutto uno scherzo. Non poteva essere.
Draco realizzò ciò che, in un impeto di rabbia,  aveva appena confessato e sbiancò spaventosamente. Sembrava un fantasma, un fantasma che fissava Ginny con degli occhi vuoti.
La Grifondoro cercava di mettere insieme un paio di parole sensate, quando Minerva McGranitt tornò dentro.
« Ragazzi siete entrambi in piedi, spero non abbiate combinato nulla » disse e nella stanza calò il silenzio. Non ci volle molto per capire che lì c’era stata una discussione. Almeno le bacchette erano ancora sulla scrivania, nell’esatta posizione in cui erano state lasciate. « Bene, e siccome oggi sono stanca facciamo che la punizione si conclude con dieci minuti d’anticipo. »
I due studenti si separarono e iniziarono a raccogliere i propri oggetti personali. Draco finì per primo, anzi fu stranamente veloce, tanto che sparì oltre alla porta con uno scatto fulmineo.
La McGranitt, rimasta perplessa da tutta quella fretta, si voltò verso Ginny e chiese spiegazioni. La ragazza deglutì e si limitò a una scrollata di spalle. Non poteva dire nulla.
Inizialmente discese fra i corridoi in maniera lenta e silenziosa, ma con il passare del tempo il discorso di Draco si face sempre più livido e lei iniziò a sentirsi male.
Non voleva fargli quello, non voleva costringerlo a mettersi a nudo davanti a una semplice conoscente.
Pensò a lui e alla scena di poco prima. Aveva già aumentato il passo, ma fu il senso di colpa a spingerla a una lunga corsa. Corsa che si fermò solo davanti ai sotterranei. Cosa poteva fare? Andare nei sotterranei, bussare alla Sala Comune dei Serpeverde e chiedere di Draco? Sarebbe stato un gesto avventato e senza senso, lui avrebbe giustamente risposto male e tutti i suoi compagni avrebbero, ancora una volta giustamente, riso di lei. No, Ginny decise che ne avrebbero riparlato il giorno successivo.

Draco affrettò ulteriormente il passo. Era mentalmente sconvolto da tutti i ricordi che stavano tornando a galla, uno dopo uno, mentre per anni aveva cercato di rimuoverli.
Li aveva spinti sempre più in basso, in fondo, e ora si alternavano nella sua testa, prepotenti.
Lucius Malfoy aveva sempre avuto due facce. Una delle due era quella pubblica, maschera conosciuta da tutti, il profilo di un uomo elegante, calmo e sicuro di sé.
L’altra, quella vera dell’uomo e del Mangiamorte, era una faccia digrignata dalla rabbia, livida e impaziente. Una faccia che solo i Mangiamorte, Narcissa e Draco avevano conosciuto. Tuttavia Lucius non aveva mai toccato Narcissa, né i propri compagni.
L’unico ad aver subito quella furia cieca era stato Draco, da bambino, quando tendeva molto di più a disubbidire e a fare di testa propria.
E i divieti di Lucius non erano quelli di un genitore normale, sotto quel punto di vista Draco era stato un bambino per bene.
Le cose che davano fastidio a Malfoy Senior riguardavano prettamente mezzosangue e babbani, oltre che i traditori del proprio sangue.
La prima volta che Lucius si era arrabbiato in maniera incontrollabile era stata quando Draco aveva solo cinque anni e, a Diagon Alley, aveva conosciuto un bambino magonò, il fratello sfortunato di un mago. Si erano fermati a giocare insieme, ricordava.
Il bambino, occhi chiari come il cielo, aveva prestato a Draco il proprio aeroplano verde, un giocattolo babbano in grado di colpire il piccolo Malfoy. Le ali non erano integre, anzi erano state parzialmente usurate dal trascorrere del tempo e il colore non era più il verde intenso di una volta, ma il giocattolo restava affascinante.
Il bambino magonò aveva sorriso a Draco, prima che questo venisse prepotentemente strattonato via da suo padre. Il volto del magonò si era fatto confuso, poi triste e infine era stato risucchiato dalla folla. L’aeroplano era scivolato dalle mani di Draco, si era schiantato a terra e una delle ali si era spezzata. Draco, chiuso nella propria cameretta, rievocò il suono per giorni.

Fatto sta che, tornati alla Villa, Lucius gli aveva tirato uno schiaffo e poi un altro ancora, stavolta più forte. L’impatto era stato spietato e Draco era caduto a terra cercando di reggersi con il polso, che purtroppo si slogò. Come se non bastasse, Lucius gli colpì un fianco con il proprio bastone e una gamba, e ancora un braccio. Colpiva alla cieca.
“Non devi trattare da pari gli esseri che sono inferiori, altrimenti mi causerai vergogna e mi costringerai a ripudiarti” aveva detto, tra un colpo e un altro.
Alla fine Narcissa era rientrata e si era precipitata a fermare suo marito, confusa e sbigottita.
Il bambino si era sentito spezzato, come il giocattolo caduto, e non riusciva a capire –non poteva- in cosa avesse sbagliato.
Allora Narcissa aveva allontanato Lucius, sperando di calmarlo. In soccorso di Draco, invece, era arrivato un comune elfo domestico, uno piccolo esserino che disse di chiamarsi Dobby.
Dobby aiutò il padroncino a rimettersi in piedi e gli bloccò il polso dolorante con un fazzoletto, un pezzo di stoffa che aveva trovato lì vicino. Narcissa accorse subito dopo e abbracciò suo figlio, piangente.
Cinque colpi. Draco li ricordava bene ora. Più il polso slogato.
Lo scatto d’ira successivo di Lucius Malfoy era avvenuto proprio per Dobby, ma il Serpeverde non voleva pensarci. Quello era un ricordo ancora più duro da rievocare.
Inoltre era appena arrivato dove voleva essere: si trovava di fronte allo camera di Severus Piton. Bussò una volta e il professore si precipitò ad aprire. Severus non stava dormendo, era vestito come suo solito. Notò subito gli occhi confusi di Draco, il suo respiro faticoso e capì.
« Entra » intimò, comprensivo. Il biondo entrò nella stanza come se ne conoscesse ogni angolo e si sistemò su una sedia, frontale alla scrivania. Severus gli versò un poco di idromele e si sedette davanti a lui, mentre il ragazzo iniziava a sorseggiare.
Piton, però, non disse nulla: Draco gli avrebbe raccontato tutto quando si sarebbe sentito meglio.
« Mi sono tornate in mente tante cose brutte » disse infatti, dopo un poco, e gli rivolse due occhi enormi, pieni di speranza. Sembrava tornato il bambino di una volta, un piccolo impaurito. « Posso usare le tue scorte? »
« Ovviamente. Ormai sai preparare da solo quella pozione » constatò Severus come dato di fatto. Draco era davvero portato nella sua materia e sapeva preparare filtri di livello avanzato senza bisogno di supervisione. Non c’era da stupirsi, in effetti, dato che i più grandi e famosi talenti in Pozioni erano stati scovati negli anni tra i Serpeverde. « O preferisci che io usi un incantesimo della memoria? Lo sai che potrei rimuovere tutto il male. »
Il ragazzo ci pensò un poco ma alla fine disse che no. « No, non voglio dimenticare per sempre. I miei sentimenti verso lui devono restare invariati. »
« Hai ragione, forse è meglio che tu continui a provare paura. La paura ti paralizza, ti rende più saggio ed è grazie ad essa che non facciamo cose stupide. »
« Contrariamente ai Grifondoro » conclusero insieme; dopodiché si scambiarono uno sguardo complice.
« Sei ancora arrabbiato con me? » domandò il professore.
Nella stanza calò un lungo sospiro. « Ti sto dando parecchio filo da torcere. » Draco non aveva detto ‘mi dispiace’ ma Severus capì che era così. Il giovane Serpeverde faceva fatica ad usare quelle parole – grazie, mi dispiace, per favore. Non ne era stato mai abituato, anzi contrariamente era abituato a ottenere tutto senza prestare cortesia.
Qualcuno poteva definirlo un comportamento viziato, d’altronde Draco era figlio unico; mentre per Severus era semplicemente cattiva educazione, ma alla cattiva educazione si è sempre in tempo a rimediare.
Draco era tante cose insomma, arrogante, altezzoso, impertinente e a volte sprezzante … ma Severus lo conosceva troppo bene e sapeva che non era viziato né tantomeno avvezzo alla violenza. Non poteva esserlo, soprattutto a causa del suo passato.
« Non importa » biascicò il più grande. « So che da domani tornerai a darmi problemi, ma stasera dimentichiamo tutto, dimentichiamo insieme. »
Draco si alzò e preparò il filtro, seguendo soprattutto il proprio sapere. Si sentiva sicuro in mezzo ai calderoni, ai fumi e alle erbe. Erano profumi calmanti. Inoltre Pozioni era una materia che richiedeva parecchia concentrazione e questo gli permetteva di non pensare a tutto il resto, di distrarsi.
« Cosa devi dimenticare tu? » chiese, terminando gli ultimi preparativi. A pozione pronta tornò a sedersi con Severus.
La risposta di Piton fu criptica ma anche abbastanza sincera. « Una persona cara, che ho perduto tanti anni fa. »
Draco non provò ad insistere: Severus, come lui, era riservato, non amava svelare troppo e soprattutto odiava mostrarsi debole. In questo si assomigliavano.
Così, quella sera, ingoiarono entrambi quella pozione fluida, amara e grigia. E ben presto anche la testa di Draco si fece grigia, come se fosse rimasta intrappolata in una nube addensata. Infine Draco uscì dal grigiore per ritrovarsi catapultato nella realtà di tutti i giorni, solo che i ricordi negativi – rilevanti alla sua infanzia - erano tornati a nascondersi, in fondo, sempre più in profondità.




Piccole note:
Ciao! Eccomi tornata.
Prima di tutto ringrazio di cuore le persone che continuano a seguire la storia. Poi ringrazio di cuore anche Moony097 e c_underwater che ultimamente hanno recensito facendomi sapere per bene cosa ne pensavano. Ringrazio anche Mary Raven che ha lasciato un commento breve.
Come sempre ditemi se sbaglio in qualcosa e, in tal caso, come posso migliorare.
Allora iniziamo proprio da Draco. In passato avevo un altro account ma mai ho scritto fanfiction con l'avverimento "violenza", anche se mi sento molto toccata da temi come la violenza domestica, abusi e altro ancora.
Quindi eccomi qui a prendere coraggio e a scrivere sulla violenza domestica. Riguardo Lucius Malfoy, anche se non avete letto i libri, vi ricorderete sicuramente la furia che dimostra contro di Harry nel secondo film.
Io lo vedo un poco così: un uomo falso che indossa una maschera di contegno e, sotto alla maschera, un uomo vile che ha il coraggio di prensersela solo con i più deboli (suo figlio, gli elfi). Quindi non mi è sembrato inappropiato il tema della violenza.
Ovviamente quello che ho scritto in questo capitolo è solo la punta dell'iceberg perché non può essere tutto qui, soprattutto per Draco.
Vediamo anche il rapporto di Draco con Severus, suo padrino e, come nei libri, suo mentore. Anche nei libri è innegabile che Draco veda in Severus un punto di riferimento, si fida di lui. E in questa storia intendo portare il loro rapporto su un piano ulteriormente superiore perché qui è suo padrino.
Infine c'è Ginny che si rende conto della gravità della situazione e si sente in colpa, non essendo una Serpeverde né tantomeno una ragazza menefreghista, e forse sarà proprio questo a portare il suo rapporto con Draco in una nuova direzione.
Fatemi sapere e alla prossima!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Believer98