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Autore: paige95    07/03/2020    2 recensioni
~ IN REVISIONE ~
È il 1 settembre del 2017, l'orologio del binario 9 3/4 sta per spaccare le 11 in punto. Nella stazione di King's Cross c'è tanto fermento e commozione. Un nuovo anno sta per iniziare, ma i nuovi studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts subiranno le conseguenze del passato da cui discendono e del presente in cui vivono.
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N.B È importante aver letto Harry Potter e i doni della morte, soprattutto per il primo capitolo.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Il trio protagonista, Rose Weasley | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Inimicizie che scoppiano

 


 
 
[12 ottobre 2017 ore 8 p.m. – Ospedale magico San Mungo]
 
A quell’ora della sera il reparto dedicato alle nuove nascite non smetteva di funzionare, anzi sembrava essere più attivo del solito. Hannah si era opposta fermamente alla proposta del marito, non voleva essere sottoposta ad alcuna visita, necessitava solo di qualche ora di riposo, Neville però l’aveva trascinata fin lì preoccupato, saltando la cena e richiedendo al personale medico se fosse stato possibile un controllo. Erano in attesa che il loro medimago di fiducia si liberasse dagli impegni più urgenti, nel frattempo li avevano fatti accomodare su un paio di sedie a bordo corridoio e da quella postazione era un susseguirsi di donne felici in attesa o con in braccio il proprio neonato, era proprio ciò che si era fermamente ripromessa di non rivivere mai più tra quelle quattro mura; Hannah abbassò lo sguardo provata quando un conato di vomito la prese alla sprovvista, tentando di camuffare la reazione a suo marito. Neville però era seduto a pochi centimetri da lei, allungò una mano verso la moglie per posarla sulla sua gamba, ma lei la scostò sgarbatamente prima che riuscisse a sfiorarla.
«Ti avevo detto che non volevo tornare qui dentro. Cosa non ti è stato chiaro?!»
Incassò il rimprovero della moglie, non aveva alzato il tono e nemmeno lo sguardo su di lui, eppure la profondità con cui si era rivolta a quell’uomo lo lasciò per qualche secondo in silenzio. Aveva esplicitato di gradire la sua vicinanza, credeva davvero di aver accettato un aiuto da parte sua e invece aveva già ricominciato ad opporsi.
«Mi dispiace, Hannah, so che ti fa male, ma è necessaria la diagnosi di un medimago ed io non conosco altri posti dove riceverla»
«Sono una guaritrice, mi hai preso per una dilettante da non riuscire a capire che ho solo bisogno di un po’ di riposo? Tu non sai un bel niente, Neville, di come mi sento qui dentro. Stammi accanto se vuoi, ma portami via»
Si passò stanco indice e pollice sulle palpebre, quell’ennesima lite aveva preso avvio nell’esatto istante in cui le aveva impedito di raggiungere la sua stanza, ma infondo non erano nuove quelle parole da parte di sua moglie, gli aveva già in passato impedito di occuparsi di lei e suo suocero aveva rincarato la dose accusandolo di essere la causa principale del dramma della figlia.
«Hannah, senti, se …»
Un’altra felice famigliola era passata sotto il loro naso, facendole perdere la sua rinomata pazienza da tassorosso, si era alzata recuperando la sua giacca dallo schienale e si sarebbe avviata verso l’uscita se il marito non si fosse sovrapposto tra lei e la sua meta.
«Tesoro, puoi farmi contento per una volta? Ho bisogno di sapere che stai bene, se ci verrà detto che dipende dalla stanchezza allora accoglierò ben volentieri la proposta della McGranitt, ci ha concesso qualche giorno di ferie, ti porto lontano da Hogwarts, da Londra e dal San Mungo, ovunque tu voglia andare, ma ora ti chiedo questo sforzo, anche se doloroso»
Non poté fare a meno di gettare uno sguardo oltre il marito, benché avesse colto le sue suppliche e le sue promesse, e abbandonarsi alla malinconia che quel luogo le infondeva.
«Lo sogno spesso, sai?»
«Il nostro bambino?»
«Sì, ma non riesco mai a capire se sia moro o biondo, non riesco ad immaginare i suoi tratti fisici, è sempre avvolto dalla luce, ma, nonostante ciò, so per certo che si tratta di lui»
Continuava ad incastonare lo sguardo nei passi del bambino biondo che sgambettava alle spalle di Neville, non c’era desiderio più grande nel suo cuore che vedere la vita scorrere anche nelle vene del figlio perduto.
«E se fosse stato castano?»
Quella considerazione riportò l’attenzione di Hannah sul marito, stavolta sussurrò incrociando i suoi occhi.
«Nei miei sogni gioca con mia madre, non so dove si trovino, ma sembrano felici, sono ignari del dolore che hanno lasciato quaggiù»
«Amore, so come ti senti … anzi, no, non lo so, è da quando avevo un anno che non ho avuto i miei genitori accanto, ma nonostante non avessi alcun modello da cui prendere spunto, mi sarebbe piaciuto diventare padre con te al mio fianco. Ciò non toglie però che tu sia sufficiente per rendermi felice. Hannah, io capisco tuo padre, gli sei rimasta solo tu, ma l’ultima cosa che voglio è vederti soffrire di nuovo, quindi se ti ho portata qui stasera con la forza …»
«Neville, lascia perdere mio padre, non è stata la sua opinione a tenermi lontana da te»
Accolse con piacere la dolcezza con cui quell’uomo, il suo uomo – per troppo tempo se ne era dimenticata – si era rivolto a lei. Lasciò persino che Neville recuperasse la sua giaccia piegata contro il petto appesa agli avambracci e intrecciasse le dita alle sue invitandola a seguirlo, ma stavolta non fece alcuna pressione, lasciò a lei la decisione. Si limitò per qualche istante ad accarezzargli il dorso della mano con il pollice incontrando a tratti la sua fede; Neville seguì i suoi gesti, godendosi quelle rare attenzioni. Ad interrompere Hannah e quel momento fu il medimago che stavano aspettando.
«Hannah, Neville. Come mai siete da queste parti? Coraggio, venite, scusate, ho cercato di liberarmi il prima possibile»
Il medico aprì con una chiave singolare una stanza poco distante da loro, li invitò ad entrare e accostò la porta alle loro spalle. Il medimago in questione era Seamus Finnigan, amico della coppia; terminato Hogwarts aveva iniziato a lavorare per la redazione della Gazzetta del Profeta, per poi diventarne infine il direttore, ma aveva lasciato ormai da anni quel posto per dedicarsi agli altri, piuttosto che scrivere di loro. Prese posto dietro la scrivania e invitò loro ad accomodarsi davanti a lui.
«Ragazzi, avete richiesto un controllo, qualcosa non va?»
Notò la loro espressione perplessa, in particolare quella di lei, ma alla fine fu proprio Hannah a prendere un lungo respiro, a fulminare suo marito per averla trascinata fin lì e a rivolgersi all’amico.
«Seamus, non mi sento bene, ho mancamenti improvvisi. Pensi che possa dipendere da quello che mi è successo?»
«Non saprei, Hannah, dovrei prima visitarti. So che vi avevo dato speranze praticamente nulle, ma potrebbe anche essere una semplice gravidanza. Preparati sul lettino, torno subito»
Bastò che Seamus voltasse l’angolo con un sorriso e l’ultimo pezzo di stoffa bianca del suo camice scomparisse oltre la porta interna della stanza, per incontrare lo sguardo penetrante e serio del marito che poche volte aveva visto sul suo viso.
«E ovviamente non posso essere io il padre»
«Neville, cosa staresti insinuando? Seamus non sa che ci siamo allontanati e nemmeno che io non posso essere incinta, visto che non ho fatto alcun tentativo negli ultimi anni, né con te né con qualcun altro»
Rimase estremamente scettico, l’amico gli aveva insinuato evidenti dubbi, ma lei non ci fece caso, visto che aveva ben poco da nascondere a suo marito, non si era di certo allontanata da lui per nascondere una qualche relazione extraconiugale, anzi aveva sempre auspicato per lui una compagna migliore. Nell’attesa che il medimago rientrasse nella stanza, Hannah si sedette come le era stato suggerito da lui, quando tornò però non parve molto soddisfatto.
«Allora, Hannah devi stenderti»
Indugiò, erano in una confidenza tale da poter mettere in dubbio l’ipotesi del medico.
«Seamus, non può esserci alcuna gravidanza in corso, fidati»
«So cosa vi avevo detto sulle possibilità che vi erano rimaste di diventare genitori, ma non escludo nulla prima di un controllo»
A lui sembrava di offrire qualche piccola speranza a quella coppia così sfortunata, ma forse aveva male interpretato persino il loro pessimismo, almeno finché Neville non gli desse qualche indizio.
«Se ci fosse un bambino, non sarebbe comunque mio»
«E di nessun altro. Seamus, puoi escluderlo tranquillamente, non ho frequentato nessuno negli ultimi anni, nemmeno mio marito»
L’amico rimase per un momento interdetto, soprattutto sul rapporto che emergeva tra Neville e Hannah.
«Ma vi siete lasciati?»
Smise per un momento le vesti del medico, il suo ruolo di testimone di nozze prevalse, anzi il fatto che non lo avessero messo al corrente di una svolta così triste lo infastidì e ferì. Nessuno dei due aveva intenzione di confessare che quella situazione proseguiva da due anni a colui che avrebbe dovuto garantire e vegliare sul loro amore e sulla loro unione, preferivano di gran lunga deviare il loro sguardo su qualsiasi cosa che non fossero gli occhi indagatori dell’amico.
«Sentite, siete venuti qui per chiedermi aiuto, ma se non mi dite la verità, io non posso aiutarvi»
«L’unica verità è che non sto bene e speravamo potessi dirci tu la causa»
Seamus sospirò davanti a tanto mistero; figlio di un babbano non poté proprio escludere quel mondo dall’esercizio della sua professione.
«Sdraiati, Hannah, provo a farti un’ecografia»
Gli diede retta, tanto ora aveva sicuramente capito che non vi erano i presupposti per scorgere un’altra vita; lei spostò la maglietta quanto bastava, quello, dalle felici visite in cui aveva sentito il battito del suo bambino, lo ricordava; mentre Seamus esaminava attentamente lo schermo, Hannah non poté evitare di lanciare qualche sguardo complice al marito che però non ricambiò e lei non domandò se quella reazione fosse dovuta ad un dolore simile al suo o ai sospetti di poco prima.
«Le tue condizioni non sono cambiate dall’ultima volta che ti ho visitata. Hannah, posso farti ulteriori esami, ma temo sia un fattore psicologico e lasciati anche dire che la situazione che si è creata tra di voi non ti aiuta a stare meglio»
Stavolta fu Neville a tradirsi sfinito, passandosi i palmi delle mani sul volto.
«È quello che continuo a ripeterle io»
«Prendi già qualcosa per rilassarti?»
«Valeriana, in abbondanza, lo so perché sta esaurendo le mie scorte ad Hogwarts»
Fu di nuovo lui a rispondere al medico e a rimproverarla con ovvietà attraverso una semplice occhiata, ad Hannah non rimase che provare a giustificarsi.
«Non è invasiva!»
«Hannah, lo sai meglio di me, ogni cosa in eccesso rischia di fare danni, cerchiamo di non renderli irreparabili, visto che ce ne sono già altri a cui non possiamo porre rimedio»
«Seamus, non riposo più come dovrei»
Glielo rivelò in un sussurro, sperando che suo marito fosse troppo distratto dai pensieri per udirla.
«Allora ti consiglio di ricominciare a riposare con la persona giusta»

 
[13 ottobre 2017 ore 2:13 p.m. – Londra Babbana – Casa Granger]
 
Hermione nel primo pomeriggio, grazie all’aiuto del marito, era riuscita ad essere davanti alla porta dei genitori, delegando a lui il resto del lavoro. Non avrebbe saputo come fare senza quell’uomo, senza la sua comprensione, forse non glielo diceva abbastanza e forse avrebbe dovuto dedicare qualche minuto in più anche a lui; invece neanche un’ora prima aveva ricevuto un gufo direttamente dalla sede del Ministero della Magia americano per le sue ‘grandi doti magiche e amministrative’ dicevano e da quel momento il precario equilibrio emotivo e psicologico che era riuscita a ritrovare aveva guadagnato qualche crepa ed era inevitabile che la notizia avrebbe provocato una rottura irreversibile anche nel suo matrimonio. Non aveva ancora avuto modo di digerire quella novità, al lavoro aveva preferito affogare i pensieri nelle questioni ministeriali, del “suo” Ministero inglese, che, ora, visto lo stato delle cose, diventava la prospettiva migliore ed era certa che persino Ron, in piena crisi di autostima, avrebbe rivalutato quelle giornate così stracolme di doveri e responsabilità, purché dopo il tramonto l’attenzione fosse tornata sulla loro famiglia all’interno del calore della loro casa. Era quindi comprensibile che Hermione non avesse trovato il coraggio quel pomeriggio di spegnere il sorriso di suo marito, quando le aveva dato il cambio in ufficio; si era limitata a stampargli sulle labbra un bacio più carico del solito, lasciandolo interdetto sul luogo in cui si trovassero, ma solo lei poteva sapere quanto in quei giorni sarebbe stato importante colmare le mancanze che presto avrebbero accompagnato le loro vite.
Aveva il fiato corto per aver sceso le scale del Ministero rapidamente, a quell’ora l’ascensore era sovraffollato, e solo in prossimità dei camini riuscì a Smaterializzarsi e a Materializzarsi poi rigorosamente in presenza di maghi, quindi dovette raggiungere a piedi la Londra Babbana, alzando il passo, affinché i suoi genitori non la dichiarassero dispersa. Era fuggita dalle mura del Ministero con la scusa di sollevare i genitori ormai anziani da un oneroso impegno, benché sapesse perfettamente  quanto nonni e nipote trascorressero volentieri le ore insieme; temeva solo che Ron cogliesse la verità nei suoi occhi e desiderava allontanare il prima possibile la tentazione di essere sincera con lui, non ricordava nemmeno più l’ultima menzogna che gli aveva raccontato … ah già, non era lei la più bugiarda della coppia, suo marito era ben più abile a celare a lei aspetti importanti della sua vita.
Indugiò qualche istante sulla porta di ingresso, cercò di regolare il respiro, non desiderava infondere quell’inquietudine al suo bambino, cercava di evitare che, non appena si fossero abbracciati, Hugo avvertisse palpitare un po’ più velocemente nel petto il suo cuore. Si decise infine a bussare delicatamente per distogliere la mente dai suoi pensieri, non aveva né la forza né l’indole di mostrare irruenza e sperò che qualcuno in casa la sentisse al più presto. Fu sua madre ad accoglierla con un grande e rincuorante sorriso, indossava un paio di guanti umidi, visto che si stava ancora occupando delle stoviglie che erano state sporcate a pranzo.
«Hermione, ciao! Ti stavamo aspettando. Entra qualche minuto, dai»
Le spalancò la porta con enfasi, sfiorando la maniglia con il polso per non bagnarla o sporcarla di detersivo, pensò Hermione a richiuderla alle spalle viste le difficoltà della madre. Non era solo Ron a sentire i morsi della mancanza di sua moglie, allo stesso modo i genitori di Hermione, anche se non lo esplicitavano per evitare di pressarla più del necessario, avrebbero desiderato trascorrere qualche minuto in compagnia della loro unica figlia; nonostante i numerosi impegni del Ministro in carica però, i signori Granger non si sentivano affatto abbandonati da lei, sapevano in caso di bisogno di poter contare l’uno sull’altro. Quel giorno in particolare fu Hermione a richiedere l’intervento dei genitori per occuparsi qualche ora del piccolo Hugo, l’entusiasmo dei nonni non mancò, ma, dopo tutte le liti e le accuse che Ron le aveva rivolto, anche un piccolo aiuto da parte loro le sembrava scorretto. Per quanto non avesse mai negato la sua presenza ai genitori, Hermione decise di non attendere sulla soglia di casa che il figlio la raggiungesse ed entrò per chiedere quantomeno a loro come stessero e se ci fossero novità degne di nota; doveva ammettere che, per quanto potessero rivolgersi a lei ogniqualvolta ne avessero avuto bisogno, la sua mente era stata spesso altrove ultimamente, forse più del consueto. Decise di non confidare alla madre i suoi turbamenti, anzi preferì deviare l’oggetto dei suoi pensieri almeno per il momento e mostrarle come poteva gratitudine.
«Scusami, ho tardato qualche minuto, Ron mi ha trattenuta in ufficio per una questione urgente di lavoro, altrimenti non avrebbe potuto proseguire da solo. Ora però sono qui, quindi se hai bisogno di aiuto per riordinare la cucina, visto il disturbo che vi ho portato con Hugo, non indugiare a chiedere»
«Ma certo che no, tesoro, hai appena terminato il lavoro. Chiamo subito tuo figlio, così puoi tornare a casa e riposarti. Al momento si trova nello studio con tuo padre, gli sta mostrando come al solito tutti gli strumenti del mestiere del dentista, non hanno nemmeno voluto fare un riposino dopo pranzo»
La signora Granger stava per avviarsi verso l’altra ala dell’abitazione, interrompendo per qualche minuto il suo lavoro in cucina, ma, benché avesse appena iniziato a rassettare, non voleva nel modo più assoluto che sua figlia già stanca e provata si mettesse a riordinare insieme a lei. Riuscì però a muovere solo un mezzo passo, a catturare la sua attenzione fu l’espressione triste e pensierosa della figlia rivolta al pavimento, non era da lei cedere così facilmente al volere di qualcuno, aveva accettato il consiglio della madre senza provare a far valere le sue ragioni.
«Hermione, tutto bene?»
Avvertì tardi di essersi tradita proprio davanti alla persona che meglio sapeva interpretare ciò che le frullava nella mente e nel cuore, così tentò di camuffare con un mezzo sorriso e un debole tentativo di ribellione.
«Dai, mamma, lasciati aiutare, voi ci siete sempre per noi. Tanto so già che Hugo vorrà restare qualche minuto in più con il nonno per vedere pinze, specchietti e trapani. E finché li guarda solo, senza averne necessità, io sono felice»
«Difficile che possa averne bisogno, Hermione, io e tuo padre gli facciamo un controllo costante, quindi, anche se tuo marito dovesse esagerare con i dolci per il bambino, puoi stare tranquilla»
Sorrise sinceramente alla chiara allusione della madre alla golosità di Ron, ma, nonostante la padrona di casa fosse riuscita a stemperare la tensione, Hermione non ammise repliche e si sbottonò con determinazione la giacca appoggiando la borsa accanto all’attaccapanni. Quando fece per avviarsi verso la cucina, la madre la fermò dolcemente sfiorandole il braccio con la punta delle dita.
«Siamo felici di occuparci di nostro nipote, sono certa di poter parlare anche per tuo padre, ma c’è qualcosa che ti turba, vero?»
«Aspetta, mamma, prima mi occupo dei piatti e poi ci sediamo a …»
Aveva appena terminato di piegare le maniche della camicia fino ai gomiti, quando si arrese all’inevitabile discorso e non riuscì a concludere la frase, le parole affievolirono in gola fino a dissolversi del tutto, un magro tentativo di ignorare la realtà era a quel punto inutile. Le pupille di Hermione brillarono alla luce del sole battente che filtrava oltre i vetri delle finestre, infrangendo tutti i suoi tentativi di distrarre la mente dall’ultima pessima notizia ricevuta.
«Tesoro, cos’è successo?»
«D-devo partire … mi è stato affidato un incarico al Ministero di New York, a loro manca del personale, così hanno deciso di chiedere a me e non ho potuto sottrarmi, è un ordine che arriva dalla Confederazione internazionale dei maghi, sono i miei diretti superiori e per quanto ci abbia provato, la mia opinione non conta nulla, decidono loro la mia posizione lavorativa. Sanno che Ron mi sta aiutando, ho dovuto informarli e per quanto lui mi abbia sconsigliato di dimettermi, loro hanno deciso di considerarlo un mio sostituto fisso per tutto il periodo della mia trasferta»
Si sedette sul divano a pochi metri da lei, provata da un periodo per cui non vedeva una fine o se anche ci fosse stata non sarebbe stata molto lieta. La madre ebbe bisogno di qualche minuto per assimilare la notizia nel migliore dei modi, forse Hermione non aveva preso in considerazione quanto avrebbe toccato anche lei sapere che sua figlia sarebbe presto partita per lavoro.
«Per quanto tempo starai via?»
«Non ne ho idea, so solo che nei weekend potrò tornare a Londra. Mamma, non ho il coraggio di dirlo a Ron, non dopo tutto l’aiuto e l’impegno che sta donando al Ministero per me. Nei suoi progetti futuri ci sono l’Accademia degli Auror e tornare a lavorare al fianco di George, mi avrebbe aiutata solo fino a Natale e per me era già un regalo immenso, ora però scombino tutti i suoi piani. Oggi quando mi ha raggiunta al lavoro con un grande sorriso, felice di vedermi dopo ore, non ho avuto il cuore di accennargli la decisione che è stata presa ai piani alti. L’ho messo io in questo guaio, se solo non gli avessi chiesto di aiutarmi, ero sicura si sarebbe distinto con un piccolo aiuto da parte di suo padre e avrebbe conquistato la fiducia della Confederazione, l’unico ad avere poca fiducia in se stesso è lui, glielo ripeto sempre»
«Tesoro, so che è difficile, ma prima glielo dirai e prima gli darai modo di accettarlo»
Alla signora Granger non rimase che infonderle forza, quella che di norma non le veniva meno, ma stavolta Hermione sembrava piuttosto abbattuta e stanca.
«Non so come spiegargli ... che mi mancherà e se potessi restare al suo fianco lo farei. Lui però non lo capirà, almeno non subito, si arrabbierà e litigheremo per la decima volta a causa del mio lavoro»
«Hermione, mi stai dicendo che il rapporto con tuo marito non è idilliaco?»
«Non è mai stato idilliaco il nostro rapporto, mamma. In realtà credevo avessimo trovato un equilibrio negli ultimi giorni, ma poi è arrivata questa notizia e, credimi, rovinerà tutto, è troppo irascibile per essere comprensivo. Non ho sposato un uomo, ma una bomba ad orologeria»
Quel paragone, enfatizzato dal nervosismo della figlia, spaventò la signora Granger, anche se l’intenzione di Hermione non era certo quella di portare ad un fraintendimento.
«Hermione, quanto è irascibile Ron?»
«Mamma, no, a qualsiasi cosa tu stia pensando. Ho detto che è irascibile, probabilmente da quando è nato, non violento, al contrario mi ha sempre protetta. Io non voglio lasciarlo settimane intere da solo a casa, a lavorare inoltre al posto mio, so quanto sia in gamba e se la cavi benissimo anche senza di me, ma …»
Stavolta ad interromperla non fu il peso sul cuore, ma l’arrivo di suo figlio che, appena dopo aver gridato “mamma” con un certo entusiasmo, si era accomodato sulle sue gambe e si era buttato tra le sue braccia. Hermione lo strinse forte cercando di scacciare le preoccupazioni, nell’enfasi con cui le era venuto incontro non si era accorta che portava attaccata con un elastico all’orecchio sinistro una mascherina chirurgica da dentista; riuscì a strapparle un sorriso, al quale rispose suo padre che raggiunse la figlia e la moglie poco dopo in soggiorno.
«Papà, vuoi reclutare in studio un nuovo dentista? Ti serve qualcuno per sterilizzare gli strumenti?»
«Dubito che con tutti gli esempi allettanti intorno a mio nipote, voglia seguire le orme dei nonni in uno studio dentistico, o sbaglio, piccolo?»
Hugo era troppo impegnato a lasciarsi coccolare dalla mamma, la quale lo teneva stretto al petto e lo riempiva di baci e carezze, quelli che per settimane avrebbe dovuto negargli.
«Sì, invece, nonno! Voglio lavorare insieme a te»
L’uomo si sorprese, non si sarebbe mai aspettato di sentire uno dei suoi nipoti maghi confessare il desiderio di seguire le sue orme e quelle di sua moglie; dal canto suo Hermione non poté evitare di sorridere, non vedeva l’ora di informare il marito e il suocero di quella novità, chi più chi meno, ne sarebbero stati entusiasti e sarebbe quasi sicuramente arrivato Ron a chiedere per l’ennesima volta di cosa si occupasse nella fattispecie un dentista, visto che non era mai riuscito veramente a capirlo.
«Hai mangiato tutto quello che ti ha preparato la nonna o hai fatto i capricci?»
Hermione lanciò un’occhiata alla madre per essere aggiornata, non del tutto convinta che il figlio le avrebbe detto la completa verità.
«Ha fatto un pranzo sostanzioso, tesoro»
«Bene, bravo il mio bambino»
 
 
[14 ottobre 2017 ore 8:15 p.m. – Paiolo Magico]
 
Dal bancone del Paiolo Magico Hannah, in un momento di tranquillità dalla solita incessante clientela, appoggiata, fissava l’uomo che in solitudine sfogliava ormai da un’ora abbondante distrattamente il menù. Non era tipico di Ron essere indeciso sull’ordinazione, stava sicuramente aspettando qualcuno di importante; stava seguendo con attenzione da qualche minuto i suoi gesti e l’amico non faceva altro che rigirarsi nervosamente tra le dita la fede che portava all’anulare, non essendo più però un giovane in attesa della fidanzata, la sua agitazione poteva solo essere dovuta al fatto che il rapporto con sua moglie non funzionasse nel migliore dei modi. Abbandonò la sua postazione di lavoro che aveva assunto quel giorno in via eccezionale e si avvicinò all’amico per approfondire cosa gli stesse passando per la mente. Svariati minuti prima gli aveva chiesto cosa preferisse per cena, ma lui le aveva chiesto ancora un po’ di tempo e lei aveva preferito non sbilanciarsi. Ora però aveva deciso di varcare il muro del silenzio che Ron aveva innalzato intorno a sé, appoggiando con familiarità gli avambracci al tavolo a cui lui era seduto, sperando che la vicinanza e il clima raccolto che lei era riuscita a creare lo invogliasse a confidarsi; si rivolse a lui con un flebile sussurro per non rendere partecipe qualche estraneo del loro dialogo.
«Ron, ti posso portare qualcosa da bere nell’attesa?»
«Hannah, non tentarmi, dovrei ordinare del whisky incendiario, solo così starei meglio»
Le aveva risposto con uno sbuffo rassegnato e senza alzare gli occhi dalla lista delle pietanze; l’amica era rimasta qualche secondo interdetta, non sapeva come aiutarlo di più, ma poi lasciandogli una carezza sulla spalla prese la decisione più saggia.
«Ti porto un bicchiere d’acqua, vorrei che Hermione ti trovasse sobrio»
Aveva intuito da sola chi stesse aspettando e quando Ron udì il nome della moglie, alzò finalmente lo sguardo su di lei, catturandole la mano e impedendole così di allontanarsi.
«Hai per caso un foglio e una penna?»
La donna iniziò a rovistare nelle tasche del suo grembiule e trovò dopo qualche istante una matita e un taccuino che utilizzava per annotare le ordinazioni; quando glieli porse non mancò di essere più esplicita, quella richiesta la lasciò palesemente diffidente, era preoccupata per il futuro dei suoi amici e con un semplice sguardo cercò di placare il suo animo. Benché Hannah fosse ancora al suo fianco e lui ne percepisse l’ombra e il respiro, iniziò a scrivere un promemoria per sua moglie, infondo la rabbia nei confronti di quella donna per l’indifferenza che quella sera gli aveva riservato non era un mistero.

 
Ti avevo dato un appuntamento, affinché tu mi raggiungessi dopo il lavoro all’ora stabilita, non che mi lasciassi al tavolo come un idiota ad aspettarti per ore. Se non gradisci la mia compagnia, basta dirlo, torno a prendere Hugo dai miei, a cui lo avevo affidato per passare una serata tranquilla insieme a te. Almeno fammi sapere se ti importa ancora di recuperare il tempo perso, senza la tua collaborazione non posso farcela.
 
Staccò con stizza il pezzo di carta scritto e lo porse all’amica, che aveva letto con rammarico quelle parole cariche di dolore mentre lui le incideva nero su bianco.
«Hannah, per favore, riesci a spedire un gufo al Ministero?»
Indugiò ad afferrare quel foglio, non aveva alcuna intenzione di essere la responsabile di un litigio tra loro e non era esagerata a definirsi tale, perché lei sentiva il dovere di farlo riflettere.
«Ron, forse dovresti …»
«Sono stanco, Hannah, di comprenderla. Mi manca, ma se non sono mai in cima alle sue priorità, che senso ha stare insieme? Credevo che aiutarla avrebbe migliorato la situazione, ho messo in mezzo persino mio padre per riuscire ad imparare in fretta un lavoro che non sento mio, ma è stato comunque tutto inutile, non ho saputo fare di meglio»
Non riuscì a dargli del tutto torto, non si sentiva nemmeno nella posizione migliore, visto che lei aveva ignorato per anni il supporto di suo marito, intaccando quel rapporto. Afferrò con risolutezza la missiva che Ron desiderava tanto in preda alla rabbia spedire ad Hermione e la strappò, trasformandola in mille coriandoli sparsi sul tavolo.
«Hannah!»
«Sei troppo arrabbiato e potresti presto pentirti di queste parole, quindi ora mi fai la cortesia di pensare a quanto la ami, perché io sono certa che sia così, metti ora da parte l’orgoglio e la passi a prendere al Ministero. State mettendo così i presupposti per perdervi e non credo sia ciò che vuoi, o sbaglio? Ron, non arrenderti, non dichiarare sconfitta, è tua moglie e se lei si allontana per il lavoro, tu stringila più forte. Se lei si dimentica di te, compensa le sue mancanze, cercala più di prima. Non fare il mio errore, non lasciare che un problema, per quanto grave sia, insinui dubbi nel vostro legame. Tu sai cosa prova per te, non dubitarne»
Prese dal tavolo accanto una piccola rosellina bianca ed invitò l’amico ad afferrarla; lui però non sembrò molto entusiasta di quell’idea, alzò persino gli occhi al cielo in segno di disappunto, ma lei non demorse e lo obbligò con la forza.
«Hannah, seriamente, non sono mai stato un uomo romantico, Hermione lo sa bene, non sarebbe da me presentarmi al Ministero con una rosa tra le mani. Il suo carattere è molto più forte del mio, io creo più pasticci di quanti non ne risolva, anche nei suoi confronti, quindi come posso far valere la mia opinione se lei continua a sfuggirmi? Se manca impegno da parte sua, io ho le mani legate»
Adagiò quel fiore sul tavolo tra i rimasugli di quella lettera che forse sarebbe stato meglio spedire e tagliare la testa al toro.
«Ron, da quanto siete sposati? Non credi sia ora di provare ad essere un po’ romantico per lei? Dimostrale che ci tieni, so che l’avevi invitata a cena, ma se questo non basta, tu allora sorprendila. Credimi, è questo il momento giusto per insistere, non lasciare passare il tempo, vi allontanerete senza nemmeno accorgervene»
Prestò davvero attenzione alle parole dell’amica e rimase per qualche istante sovrappensiero, aveva letteralmente in tasca il modo di sorprenderla, ma se lei non si fosse presentata sarebbe stato tutto inutile.
«Aspetta, Hannah, mi stai chiedendo da quanto tempo siamo sposati o era solo un modo per dire che siamo sposati da tanto?»
«Oh, Ron, quante cose devi ancora imparare sulle donne»
Volse in quel momento lo sguardo verso la porta del locale quando si aprì e notò che un’intimidita Hermione stava facendo il suo ingresso alla ricerca disperata del marito, accortasi del ritardo.
«Ecco la tua signora. Scegliete con calma l’ordinazione, passo più tardi»
Infilò la rosa nel contenitore davanti a lui, raccolse velocemente i pezzi di carta sparsi e si dileguò per lasciare spazio ai due di chiarirsi. I passi di Hannah attirarono l’attenzione di Hermione e le consentirono di individuare la posizione del marito; non ebbe alcuna fretta di avere un confronto con lui, sicuramente non sarebbe stato felice, quando poi intravide quella rosa bianca al centro del tavolo, subito i sensi di colpa la attanagliarono. Anche Ron l’aveva vista, indossava ancora la sua elegante divisa da lavoro, solo i capelli erano leggermente spettinati, reduci da ore di stress; appena lei fu ad un paio di metri, poté anche notare la sua espressione mortificata e le sue guance imporporate. Non le diede modo di giustificarsi, memore dei consigli dell’amica, si alzò con uno scatto per accogliere il suo arrivo, ma la sedia non collaborò e oscillò pericolosamente, fu come sempre Hermione a salvarlo da quella figuraccia estraendo rapida la bacchetta.
«Arresto Momentum»
Dopo aver scongiurato l’impatto al suolo e aver consentito a lui di recuperare la sedia, si rivolse al marito con un sorriso, sminuendo il suo impaccio, come solo lei sapeva fare.
«Ma cosa combini? Per fortuna è stato il pericolo più grande che ho dovuto affrontare oggi»
«Grazie … non sono tagliato per …»
«… organizzare una cena romantica? Non credo di averla mai pretesa e puoi stare tranquillo, non intendo iniziare ora. Anzi, temevo di non trovarti nemmeno più ad aspettarmi, ero in ufficio con Harry, stavamo lavorando e mi sono persa via»
«Interessante come mio cognato favorisca più di me della tua compagnia. Godric, quanto sono idiota»
Si portò subito le mani sul volto sospirando, aveva appena mandato al diavolo tutti i suoi buoni propositi di fare pace. La sentì strusciare i piedi della sedia contro il pavimento per potersi accomodare a sua volta.
«Ronald, tutto bene?»
Si scoprì il viso rassegnato e rammaricato.
«Non peggio del solito. Tu?»
Il fatto che lui fosse già provato la mise in seria difficoltà.
«Ti devo parlare, Ron»
«Hermione, aspetta, ordino una decina di bicchieri di whisky e poi possiamo parlare di tutto quello che vuoi»
Stava davvero per alzarsi e raggiungere il bancone, ma sua moglie lo afferrò prontamente per il polso, invitandolo a restare seduto.
«Ho bisogno che tu sia lucido»
«Inizio a fare ipotesi allora?»
Hermione estrasse dalla borsa un foglio, ironia della sorte poco prima stava spedendo lui a lei una lettera mai giunta a destinazione per volere di Hannah; gliela porse titubante e con altrettanto timore lui la ricevette.
«Non riesco a dirtelo, preferisco tu lo legga direttamente dalle parole dei miei superiori»
Aveva notato il timbro della Confederazione internazionale dei maghi prima che lei lo informasse sul destinatario; non appena ebbe terminato la lettura si coprì gli occhi per la disperazione ed impiegò qualche secondo a rielaborare la notizia.
«Hanno saputo che mi stai aiutando qui a Londra e pensano tu possa continuare a farlo fino al mio ritorno. Anche con l’Accademia credono che potresti trovare il tempo»
Non c’era davvero più niente che ora potesse tenere a freno la sua impulsività, fece volare con disprezzo la lettera dispiegata sul tavolo ed alzò il tono della voce, ignorando che fossero in un luogo pubblico e tantomeno che Hannah potesse sentirli.
«Voglio tornare al negozio, Hermione, mentre frequento l’Accademia, voglio tornare alla mia vita!»
«Intendi alla vita senza di me? È un modo carino per dirmi che ti soffoco?»
Tentò di regolare la rabbia con uno sforzo immane, accantonò a bordo tavola persino il vaso con la rosa, gli parve fuori luogo.
«Per quanto tempo starai via?»
«Non lo so, ma ogni fine settimana tornerò a Londra da voi»
«Forse io e te, Hermione, dovremmo iniziare a prenderci una pausa, saresti molto più libera di proseguire per la tua strada e non avresti un marito a cui rendere conto di ciò che fai e di dove vai»
Le mancò persino il fiato per la prospettiva che lui aveva delineato, sapeva già di chiedere a lui più di qualsiasi sacrificio sopportabile, ma davanti ad un ordine dei suoi superiori non sapeva come ribellarsi.
«Sono stanca di litigare, Ron, non c’è più armonia tra noi. Mi avevi detto che non avrei dovuto lasciare il mio lavoro al Ministero, mi avevi garantito che non ci avrebbe allontanati»
«Sei tu ad allontanarti a chilometri di distanza da me! E non mi dai nemmeno modo di recuperare il rapporto che avevamo prima che iniziassi a crederti la paladina della giustizia. È cominciato tutto con quel dannato CREPA e la tua famiglia è finita lentamente nel dimenticatoio. A cosa ti serve un marito se hai già il tuo lavoro?»
Si abbandonò triste e rassegnato contro lo schienale a braccia conserte.
«Deduco quindi che non mi aspetterai»
«Ho la vaga percezione che il nostro matrimonio abbia perso le basi su cui lo avevamo costruito. Mi dispiace, avevo pensato ad una serata diversa e nei miei pensieri non è mai passata l’idea di lasciarci, anzi, tutto il contrario, ti avevo portato un pensiero»
Non aveva più molto da perdere e quella sembrava essere l’ultima spiaggia per provare a non perderla, così recuperò una scatolina dalla tasca dei pantaloni e la posò esattamente davanti a lei.
«Ero sincero, quando ti dicevo che non c’era nessuno meglio di te a ricoprire quel ruolo, ma prova a metterti nei miei panni, sto solo cercando di vivere una vita normale insieme a te»
Hermione alzò con titubanza il piccolo coperchio, temeva ciò che avrebbe potuto trovare al suo interno, era terrorizzata che suo marito trovasse proprio quell’occasione per provare il tutto per tutto per evitare di perderla, dimostrando anche una sensibilità che non gli apparteneva.
«Harry mi ha detto che non era una decisione da prendere così alla leggera, credevo che avremmo potuto recuperare tutto ciò che insieme abbiamo perso … lo desideravo davvero, ma date le circostanze non credo sussistano più i presupposti. Tu partirai o ci lasceremo o comunque tornerai ad essere il Ministro della Magia, quindi è tutto inutile»
Aveva scoperto il contenuto di quella scatolina con il sottofondo del chiarimento di Ron, non aveva atteso il consenso e lui non aveva opposto alcuna resistenza, benché avesse dichiarato con delusione la sua inutilità. Hermione si portò colpita una mano sulla bocca per nascondere la reazione che le aveva provocato e per qualche istante non riuscì a scostare lo sguardo da quell’oggetto.
«Un richiamo degli angeli … Ron»
Era incredula e delusa in primis da se stessa per dover rinunciare ad una delle più belle proposte che Ron le avesse mai fatto. Nonostante sua moglie fosse rimasta palesemente provata, continuò a svelare cosa custodiva nel cuore e lo aveva spinto così in là rispetto ai suoi standard consueti.
«Non abbiamo riflettuto veramente se volessimo diventare genitori. Ci ho pensato e lo avrei scelto anche se non ci fossero stati donati Rose e Hugo. Ora avrei voluto decidere insieme a te, ma rischierei soltanto di crescere un altro bambino da solo»
Hermione rifletté puntando gli occhi in quel gioiello, lo aveva riconosciuto subito, non era nuovo, Ron doveva averlo ritrovato tra i loro ricordi di famiglia, era stato sicuramente un modo originale per esprimere il suo desiderio di paternità, doveva ammetterlo. Non avevano più vent’anni però, benché comprendesse il punto di vista di suo marito che forse andava ben oltre un semplice istinto paterno, riflettendoci infondo non erano solo i suoi impegni lavorativi a frenarla.
«Ron. La mia risposta sarebbe comunque stata negativa, anche se avessi smesso di essere Ministro e non fossi dovuta partire. Non me la sento di mettere al mondo un altro figlio, Harry ti ha consigliato bene, non è una decisione semplice»
Richiuse la scatolina con dolcezza, era sempre stato un ricordo legato a Rose e Hugo e desiderava rimanesse tale.
«Ciò non toglie però che tu sia stato molto tenero»
«Ero convinto che fossi stata felice, forse una parte di me sperava addirittura che mandassi al diavolo in un secondo Ministero e Macusa, che ciò ci avrebbe uniti … per me, che stupido, vero? Ma chi mi credo di essere?!»
Gli sfiorò d’intinto la mano in un debole tentativo di infondergli conforto, ma lui la scostò negando quel contatto; Hermione non si offese, anzi tentò di fargli capire quanto tenesse a lui e non riuscisse nemmeno a concepire l’idea di perderlo.
«Un figlio non serve a tenere in piedi un matrimonio, noi non abbiamo bisogno di questo per stare insieme. Se ti fosse sfuggito ed io abbia dimenticato di ricordartelo, ti amo ed anche molto. Quindi non voglio un altro figlio, io voglio te e lasciarti mi spezzerebbe il cuore. Tornare a casa da New York e sapere che non mi stai aspettando, che non troverò un tuo abbraccio dopo una settimana in cui non ci vedremo, mi fa male»
«Quindi parti, hai ormai deciso, io non ho voce in capitolo»
«Mi aspetterai?»
«Non dovrei»
«Ron!»
«Come hai intenzione di dirlo ai ragazzi?»
Non ci aveva ancora pensato, Rose era ancora arrabbiata con lei e quella trasferta avrebbe definitivamente affossato il loro rapporto.
«Hermione, se lasci l’onore a me, ti giuro che divorzio sul serio»
«Dovrei io voler divorziare da te, Ronald, per le bugie che mi racconti. Pare inoltre che ultimamente con la scusa del mio lavoro sia diventata una tua pessima abitudine»
Aveva incrociato improvvisamente le braccia al petto con aria di sfida e Ron aveva iniziato a non capire più l’oggetto della discussione.
«Prego?»
«Tu e Rose mi state nascondendo qualcosa e deve essere grave se non osate dirmelo»
Ron non poté fare altro che scoppiare a ridere e a rivolgersi a lei con ovvietà.
«Tu sei solo invidiosa che nostra figlia abbia chiesto aiuto a me e non a te. Non ti parla da giorni, buona fortuna per la notizia su New York, ti servirà»
«Sai, Ron, quando sei così stronzo ho anche io seri dubbi sul motivo per il quale abbia deciso di vivere il resto dei miei giorni al tuo fianco»
Hermione si alzò con risolutezza, fece per prendere quella scatolina per tirargliela addosso, ma il valore affettivo la fermò appena in tempo.
«Dove vai? Torni al Ministero?»
«Vado a farmi gli affari miei, qualcosa in contrario?»
Aveva infine optato per quella rosa come segno simbolico della sua rabbia e gliela stava lanciando dritta sul petto prima di voltare i tacchi e andarsene, ma Ron riuscì ad intercettare appena in tempo la sua mano, facendogli cenno di voltarsi alla sua sinistra.
«Hugo»
«Mamma, papà!»
«Tesoro, cosa fai qui? Sei da solo?»
«No, mamma, i nonni sono laggiù, abbiamo cenato e mi hanno dato il permesso di raggiungervi, posso stare qui con voi?»
Ron gli fece segno di accomodarsi sulle sue gambe con un sorriso, mentre Hermione riprendeva il suo posto, lieta che il marito l’avesse fermata prima di dare spettacolo davanti ai suoceri. Il bambino si sistemò meglio contro il petto del padre e lei non poté evitare di accertarsi che il piccolo avesse detto la verità, stavolta per la sicurezza del figlio.
«Tranquilla, Hermione, ci sono i miei, li vedo da qui»
«Papà, cosa stavate facendo?»
Diede un’inevitabile occhiata alla moglie, prima di rispondergli con sincerità.
«Stavamo litigando»
«Ma voi litigate sempre?»
Dovettero riscoprire entrambi un grande controllo per non scoppiare a ridere sonoramente.
«Quasi sempre, tesoro, è importante puntualizzarlo. Hai preso il senso dell’umorismo del tuo papà, bravo, piccolo. Adesso prendiamo un succo di zucca senza ghiaccio però, cosa dici?»
Lo strinse forte tra le braccia e gli schioccò un bacio grande sulla guancia. Quella scena intenerì Hermione, come anche le premure di Ron verso il bambino, e in quel clima raccolto, benché fossero in un luogo pubblico, che riuscivano insieme a creare, decise di dire la verità al figlio.
«Hugo, tra qualche giorno devo partire»
«Dove vai, mamma?»
«In una grande città, un giorno ci torniamo tutti insieme»
Dall’espressione triste del piccolo, capì che non osava confessare quanto avrebbe desiderato seguirla, ma, memore dei rifiuti della madre, rinunciò.
«Quando parti?»
«Tra un paio di giorni»
Sgattaiolò via dalle braccia di Ron, il quale era rimasto talmente male per quell’ultima notizia che non oppose alcuna resistenza, e si avvicinò alla madre, afferrandole le mani per invitarla ad abbracciarlo. Hermione lo tenne tra le gambe e lo strinse così forte da dubitare che stesse ancora respirando. Non si accorse di suo marito in piedi, almeno fino a che non attirò l’attenzione di moglie e figlio su di sé.
«Dico ad Hannah se ci porta un succo di zucca e qualcosa da mettere sotto i denti per noi. Hai qualche preferenza, Hermione?»
«Quello che ordini tu andrà più che bene»
«Ah, Hermione, Rose mi ha fatto falsificare la firma per l’autorizzazione di James per la gita ad Hogsmeade. Era quello il grande segreto tra me e nostra figlia»
«Non la passi liscia, Ron, per aver dato retta alla follia di una ragazzina»
«Immaginavo»
Avevano osato imbrogliare la Preside, per giunta davanti al Ministro della Magia, ma a pagarla sarebbe stato lui, era lui a dover negare a Rose un gesto simile, invece di aiutarla.
 
 
[31 ottobre 2017 ore 4 p.m. – Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts – Sotterranei – Aula di Pozioni]
 
Erano passati così tanti anni da quando il suo buon vecchio amico, Albus Silente, gli aveva proposto di tornare ad insegnare Pozioni tra quelle mura e da allora, tranne per un breve intermezzo utile a rimettere in sesto la scuola, non aveva più smesso in memoria di quell’amicizia. Aveva ormai un’età non trascurabile, rivendicava ormai da qualche mese la pensione alla Preside, ma ogni volta la McGranitt lo supplicava di non abbandonare la sua cattedra, in quanto non sarebbe riuscita a trovare un sostituto degno di quel ruolo e così il venerando professore si faceva puntualmente abbindolare da quelle lusinghe e procedeva a pieno regime la sua attività didattica. La fatica più grande per Horace Lumacorno restava senza ombra di dubbio la gestione della classe, composta per la maggior parte dai figli dei suoi ex studenti.
Quel pomeriggio si sarebbe svolta nell’aula dei Sotterranei una lezione straordinaria di approfondimento che il docente, come era solito fare, aveva pensato solo per i più meritevoli; avendo perciò composto la classe in quell’occasione dagli aspiranti pozionisti – e non – più abili, decise di accomodarsi su uno dei tanti sgabelli e di vigilare su un’attività gestita in autonomia dai ragazzi. Per sfortuna del professore aveva previsto di radunare esclusivamente gli studenti del primo anno e in due mesi di lezione non avevano ancora raggiunto abilità avanzate con fiamma e calderone, eppure qualcuno tra loro avrebbe potuto, se ben ricordava, sopperire a quella mancanza e dare qualche dritta ai suoi compagni.
«Signorina Granger, mi faresti la cortesia di avvicinarti?»
Non aveva neppure consentito a tutti gli studenti di prendere posto davanti al loro rispettivo calderone, quando Rose si sentì invocare improvvisamente dal suo docente. Ovviamente la ragazza era sufficientemente rispettosa da non farsi chiamare una seconda volta, benché fosse rimasta perplessa.
«Signore, mi scusi, si deve essere confuso con mia madre, io sono Granger-Weasley»
Una risata divertita provenne dall’ala ovest della stanza, dall’esatto punto in cui si trovava Scorpius, il quale si guadagnò un’occhiata da parte di Rose e una manata in pieno petto da Albus che era proprio accanto a lui. Anche Lumacorno venne attirato dalla reazione del ragazzo, ma la curiosità verso le parole della studentessa fu maggiore.
«Chi è tuo padre?»
«Ronald Weasley, signore, attualmente sta aiutando mia madre al Ministero della Magia»
Comunicò quell’informazione al docente con un certo orgoglio per il ruolo che ricoprivano entrambi i genitori; non si stupì troppo invece per la domanda del professore, le era sembrato che suo padre, nei giorni precedenti alla partenza, le avesse accennato qualcosa riguardo alla sua avversione per pozioni e alla totale indifferenza di Lumacorno verso di lui. Certo, Rose non era d’accordo con la decisione di sua madre, non mancava di puntualizzarlo e ciò la allontanava ogni giorno da lei, più di quanto non facesse la distanza fisica, ma non aveva alcun dubbio che suo padre se la stesse cavando al meglio e che sua madre fosse il miglior Ministro della Magia a cui il mondo magico potesse aspirare.
«Sì, ho sentito, pare che il Ministro debba assentarsi per un periodo piuttosto lungo, ma non sapevo che il sostituto ufficiale fosse tuo padre»
Non era lei ad aver dato una notizia a Lumacorno, anzi quell’uomo aveva travisato le sue parole comunicandole un’ennesima decisione discutibile della madre. Il docente non fece caso all’espressione della ragazza, si alzò con pacatezza e lentezza.
«Bene, signorina Granger, potresti ricordare a tutti gli ingredienti della Pozione Erbicida? Ne abbiamo parlato a lungo la scorsa settimana e il professor Paciock ne avrebbe necessità per la serra»
Con tutta la buona volontà, Rose non si sentiva nelle condizioni psicologiche per dare direttive ai suoi compagni.
«P-professore, posso un momento … andare in bagno?»
Le diede il suo consenso con un semplice cenno del capo, gli unici che sembravano aver intuito lo stato d’animo della ragazza furono Albus e Scorpius, quindi quando passò loro accanto lasciando una folata di vento con il suo mantello, capirono che a turbarla furono le parole di Lumacorno. Il cugino si alzò, non era intenzionato a chiedere il permesso per uscire, fu il compagno di Casa a placare in parte la sua frenesia, afferrandolo per un braccio prima che si lanciasse in soccorso di Rose.
«È uscito l’articolo sulla Gazzetta del Profeta, Al, me lo ha comunicato mio padre una settimana fa»
«Di cosa stai parlando?»
Il giovane Potter cadde dalle nuvole, non aveva sentito nulla che potesse arrivare al punto di sconvolgere la sua famiglia e l’animo di Rose.
«Il Ministro della Magia partirà nei prossimi giorni e non si sa quando potrà riprendere il suo lavoro qui a Londra. Tuo zio è il sostituto ufficiale, ovviamente ti risparmio i commenti poco simpatici di mio padre a …»
«E tu me lo dici solo ora??»
«Pensavo lo sapessi»
Non gli diede modo di giustificarsi o di aggiungere ulteriori dettagli, prese la porta dell’aula, tanto il professore aveva già iniziato la sua lezione sulla Pozione Erbicida, ricordando le quantità degli ingredienti e puntualizzando l’ora di consegna, di certo non si sarebbe accorto di lui e gli avrebbe poco importato se Albus fosse uscito.
«Rose!»
Non gli servì cercarla ovunque, gli bastò intravederla mentre saliva le scale per raggiungere i piani alti e imboccare un ritratto, uno dei tanti passaggi segreti sparsi per il Castello. Mosse i medesimi passi, ma quando finalmente anch’egli ebbe raggiunto il settimo piano, Rose ignorò il fatto che a pochi metri da lei il cugino le stesse disperatamente chiedendo di aspettarlo, così entrò nella Sala Comune dei Grifondoro legandogli le mani e vanificando i suoi sforzi.
«Rose!»
Aveva forse alzato un po’ troppo la voce, perché ciò irritò la Signora Grassa, guardiana della Sala Comune.
«Ehi, ragazzo, non ti hanno insegnato l’educazione?»
«C’è mia cugina lì dentro e ha bisogno di conforto»
«Niente giustifica l’ingresso di un Serpeverde qui dentro, si entra solo se invitati da un Grifondoro, questa è la regola del professor Lupin»
Sapeva già che non sarebbe servito a niente insistere con quel ritratto, il suo compito era quello di tenere lontani gli intrusi – benché lui non fosse un “intruso” qualunque -, così accolse rimproveri e avvertenze e moderò i toni con diplomazia.
«Rosie, per favore, esci, non serve a niente chiudersi lì dentro, le cose non cambieranno in questo modo»
Restò in ascolto con la speranza che lei avvertisse la sua preoccupazione e non si fosse rifugiata nel dormitorio, dove la sua voce non sarebbe potuta giungere.
«So che è difficile per te accettarlo, nessuno meglio di me può capirti, ma io sono certo che gli zii troveranno il modo di non far mancare nulla a te e a Hugo»
Stavolta temette davvero che lei non lo stesse sentendo; dopo aver buttato un’occhiata delusa alla Signora Grassa, si voltò per andarsene, confidando nel fatto che avrebbe avuto modo di incontrarla all’ora di cena; Rose sbucò dall’ingresso, appena prima che Albus rientrasse nel ritratto del settimo piano.
«Non mi chiedono mai se sono d’accordo. Ora mamma partirà, non so nemmeno quando la rivedrò e papà sarà oberato di lavoro come la era mamma prima di lui, ciò significa che io e Hugo possiamo iniziare fin da ora a trasferirci dai nonni, per noi non ci sarà più spazio nelle loro giornate»
«Ora non pensarci, Rose, sei qui e non sai come si sarà evoluta la situazione per quando tornerai a Londra. Meglio? Peggio? Lascia che te lo dica il tempo, ma non permettere che questo rovini la tua permanenza ad Hogwarts prima di allora»
«Avevi ragione, Al, a inizio anno, stiamo passando tristemente in secondo piano. Mamma non considera nemmeno più di avere dei figli da diverso tempo ormai e papà è messo come sempre spalle al muro da lei. Non hanno avuto nemmeno il coraggio di dirmelo, hanno lasciato che lo scoprissi»
Albus non desiderava avere ragione, non così perlomeno.
«Hanno accolto però il nostro disagio da quando hai avuto quell’incidente a Quidditch. Rosie, prova a scrivere allo zio, sono sicuro che ti ascolteranno e prenderanno di certo in considerazione …»
«Vuoi sapere cosa ascolta mia madre? Regole, regole e regole. Mi ha ripresa stamattina con una Strillettera per aver chiesto a papà quel piccolo favore»
«Rose, avevi …»
«Cosa? Chiesto aiuto a papà, pensando di avere ancora due genitori pronti a sostenermi nel bisogno?»
«No, ti sei intromessa in una punizione di mia madre, credimi, James non si meritava davvero quella gita ad Hogsmeade. Per giunta ti sei lasciata coinvolgere da mio fratello, quando sappiamo entrambi che non è rinomato per la sua diligenza e pacatezza»
Era quasi delusa per il modo in cui si riferiva al fratello maggiore, per giunta in sua assenza.
«Mi dici sempre che ti manca la presenza della famiglia, però alla prima occasione non sei solidale con i parenti»
«Rose …»
Stava per varcare nuovamente il ritratto della Signora Grassa un po’ più tesa, ma prima che Albus potesse afferrarle il polso, la voce di Scorpius distrasse entrambi.
«Rose, aspetta»
Si bloccò solo perché era insolito che lui pronunciasse il suo nome, non perché avesse perdonato la palese derisione che le aveva riservato in aula davanti a tutti. Il giovane Malfoy non si aspettava che lo avrebbe ascoltato, proprio per i medesimi motivi di lei, ebbe quindi un attimo di incertezza.
«Vi va stasera una partita in campo? Solo noi tre, così regoliamo i conti, Granger-Weasley»


 
Ciao ragazzi!
 
Il mio ritardo è come sempre vergognoso, questo è il mio primo aggiornamento del 2020 ☹️. Però se non mollo e cerco di portare avanti le mie storie, è anche per merito vostro che continuate a seguirmi con pazienza, grazie infinite❤
 
Alla prossima!
Baci*
-Vale
   
 
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