Storie originali > Noir
Segui la storia  |       
Autore: Saeko_san    22/03/2020    6 recensioni
Un'ombra si risveglia alla Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia, qualche giorno dopo l'uccisione di un importante imprenditore della zona.
Un patto di collaborazione viene stretto tra l'ombra e una giovane ragazza, in cerca di vendetta.
| written between 2009 and 2010 |
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 1:
Vendetta compiuta
 
23 gennaio 2002, Venezia, Campo dei Frari, sestiere di San Paolo.
 
Notte fonda.
Notte buia e senza stelle. Solo una pallida luna a rischiarare i grandi rischi che potrebbe correre un uomo in una notte così oscura; quest’uomo si chiamava Livio Tosca.
Egli aveva ricevuto, pochi giorni prima, una lettera di minaccia che gli diceva chiaro e tondo che quel giorno, a quell’ora della notte, doveva trovarsi lì per contrattare un affare che avrebbe dovuto per forza accettare, se avesse voluto rivedere sua nipote Lixa viva, una volta tornato a casa. Era firmato da un “amico anonimo di vecchia data”. C’era anche un post scriptum che gli diceva di non avvertire la polizia, altrimenti il mittente gliel’avrebbe fatta pagare con un brutto pacco sorpresa recapitato dove meno se lo sarebbe aspettato, nel momento in cui avrebbe avuto meno paura di morire.
Livio Tosca era un uomo sulla cinquantina, presidente di un’azienda dolciaria di Venezia, La Ca’ de Delizie, centro di ricchezze per i suoi dirigenti e dipendenti e poteva quindi permettersi il meglio degli agenti di polizia e di spie di Venezia. Li aveva avvertiti infatti, nonostante le minacce, perché solo una persona completamente pazza non avrebbe avvertito le autorità competenti, una volta ricevuto minacce di quel genere; ma quella notte il signor Tosca si sentiva comunque insicuro.
Era sempre stato un ipocondriaco cronico e aveva sempre avuto un carattere bonario. Quella sera non era per niente sicuro di ciò che la polizia gli aveva consigliato di fare. Non immaginava neanche che l’emissario della lettera avrebbe fatto in modo di bloccare tutti gli agenti che erano stati assegnati al signor Tosca. Sapeva solo di dover salvare la pelle e attendere che la polizia uscisse allo scoperto al momento giusto, poi doveva correre a casa da Lixa. Lui era l’unico parente rimasto a sua nipote, una ragazza dai capelli color castano chiaro e gli occhi color cioccolato. Lixa aveva perso i genitori nel Canal Grande, a causa di un incidente tra il loro motoscafo e il vaporetto della linea pubblica.
Tosca arrivò a Campo dei Frari circa dieci minuti prima dell’orario assegnato. Volse lo sguardo all’imponente Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, spostando gli occhi in maniera alquanto febbrile, tipica di quell’impazienza che all’uomo vien dettata dalla paura.
Fissò il grande finestrone rotondo sopra il portone; da dentro vera visibile una piccola luce. Qualche frate stava di sicuro mettendo in ordine le ultime cose all’interno di quel santuario del Signore, prima di potersi coricare. Poi anche quella luce si spense e tutto il sestiere di San Paolo rimase al buio, con l’edificio sacro che si stagliava nella notte imponente come un gigante. Tosca allora fissò la luna, che rischiarava il cielo notturno e sereno; si mise a sedere davanti al piccolo botteghino delle gondole e attese, gettando di tanto in tanto un’occhiata al costoso orologio che portava al polso.
L’emissario era evidentemente in ritardo. E quell’attesa era snervante.
Un minuto. Due. Tre. Dieci. Quindici. Quell’uomo non arrivava. “Vuoi vedere che si trattava solo di uno scherzaccio?!” pensò stizzito.
Decise che era il momento di andarsene, ormai convinto che fosse stato tutto uno scherzo per ridicolizzarlo. Mentre si alzava, si accorse di quanto si stesse sbagliando. Sentì un rumore alle sue spalle: le gondole attraccate stavano oscillando, segno che l’acqua del canale era stata smossa da qualcosa. Qualcuno era arrivato con una barca, costeggiando il bordo del sestiere. Iniziò ad avvicinarsi rapidamente verso la chiesa.
Vide sul muro dell’edificio una piccola luce comparire alle sue spalle e poi spegnersi. Si voltò e vide una figura scura, con un mantello che la copriva interamente, salire sul piccolo molo del gondoliere. Si avvicinò a Livio Tosca.
 
-Cosa volete?- chiese spaventato.
-Hai con te dei soldi?- chiese la figura, con voce roca.
-Sì, ho qui 30 mila euro in contanti. Non siete stato preciso sulla cifra- disse Tosca.
 
Si era preparato a quell’evenienza e così si era procurato un bel quantitativo di soldi in contanti.
 
-Molto bene, allora avvicinati e posali a terra poco distante dai miei piedi. Poi allontanati-.
 
Tosca eseguì, tremante di paura.
Quando si fu allontanato vide la figura accucciarsi e raccogliere la busta rigonfia con i soldi. Una mano agile e giovane, la destra, uscì fuori dal mantello mentre prendeva il denaro.
 
-Chi siete?- chiese Tosca, impaziente.
-Sono una persona che conosci molto bene-.
-Chi?-.
-Ma come, non ricordi? Questo mantello, lo abbiamo comprato assieme al Carnevale una vita fa … e la mia mano sempre giovane e agile … abbiamo la stessa età … non ricordi le mie idee? Non ricordi nemmeno il mio bellissimo anello? L’unica cosa che non mi portasti via, quindici anni fa … - rispose quello alzando l’altra sua mano, che aveva invece gli stessi calli che aveva Tosca sulle sue e mostrò un bellissimo anello d’oro rosso e bianco in filigrana intrecciata, con un piccolo smeraldo coperto da due piccoli intarsi d’oro giallo.
 
Il signor Tosca riconobbe subito quell’oggetto maledetto.
 
-Antonio Cisano- mormorò a denti stretti.
-Proprio così. Quanto tempo è che non ci vediamo, vero Livio?-.
 
Antonio Cisano era stato il suo compagno di università che gli aveva dato l’idea dell’azienda di dolciumi, che gli aveva fornito alcune ricette inedite di sua tasca, che l’aveva aiutato a trovare i primi locali; poi gli affari loschi con la malavita locale avevano portato Livio Tosca ad allontanarsi dal suo vecchio collega e non dargli alcun credito per le idee che concernevano l’azienda, men che mai comprenderlo all’interno della società. I rapporti si erano inaspriti, fino a che il suo ormai ex amico svaniva nel nulla, senza dare più alcuna notizia di sé.
Antonio Cisano era di origine napoletana da parte di madre, con la famiglia impiantata in Veneto tre generazioni prima.
Dove accidenti è la polizia?” pensò ansioso Livio.
 
-Cosa c’è, Livio?- chiese il suo ora nemico, con una voce che ostentava una finta preoccupazione.
-Nulla, mio caro vecchio amico- rispose Tosca con tono stridulo.
-Ora ti starai chiedendo che fine hanno fatto gli agenti che avevi assoldato, vero?-.
-Beh, in effetti- disse Tosca, detergendosi un po’ di sudore freddo che iniziava a colargli dalla fronte.
-Te lo dico io. Ora sono tutti occupati ad aiutare un corpo di polizia a risolvere una rissa aggravata in Piazza San Marco, a rimettere in piedi il comando andato a fuoco oggi pomeriggio, altri devono seguire alcune piste che sembrano portare all’emittente che ti ha inviato quella lettera, che poi sarei io; sono riuscito a fare in modo che siano tutti in ritardo per il loro arrivo qui. Quelle piste, ovviamente, sono false- disse Cisano.
 
Dunque ecco scoperto il motivo per il quale colui che lo aveva minacciato ci aveva impiegato tanto tempo per arrivare lì.
 
-Hai fatto tutto tu?-.
-Sono stato bravo, vero?- disse quello, con un sorriso estremamente fiero.
 
Tosca non rispose. Aveva capito. Aveva capito che quella sarebbe stata la sua ultima notte. Aveva capito che non avrebbe più rivisto Lixa il mattino seguente, che non si sarebbe alzato per andare a lavoro. Aveva capito che stava per pagare con la vita per gli intrighi che una persona pericolosa come Antonio Cisano aveva dovuto subire. Eppure, nonostante avesse capito, non riusciva a muovere le gambe per potere scampare a quel pericolo. Com’è che si dice? Nulla si ottiene senza uno scambio equivalente. Doveva fare quello scambio. Deglutì.
In quel momento Cisano si tirò via il cappuccio del suo mantello. Due occhi verdi come lo smeraldo che portava al dito lo fissarono. I piccoli occhi neri di Tosca iniziarono a lacrimare.
 
-Hai paura, Livio?-.
-Antonio-.
-Cosa c’è? L’ultima volontà prima di andartene per sempre?-.
-Sì. Dimmi almeno che non farai del male a Lixa-.
-Chi, tua nipote? Stai tranquillo, lei non mi interessa. Tu solo morirai. Così lei rimarrà completamente orfana, la tua azienda cadrà in crisi, ma improvvisamente comparirà un misterioso imprenditore napoletano che la salverà; non hai ancora fatto testamento e sei rimasto socio unico dell’azienda. Si scoprirà che questo imprenditore era un vecchio amico d’infanzia di Livio Tosca e che in onore della sua memoria manderà avanti le sue idee, che poi erano le mie. Non ti pare una morte ben organizzata?-.
 
Cisano aveva ragione e Tosca lo sapeva. La sua sarebbe stata una morte ben congeniata, priva di tutti gli onori per lui e colma di fortuna per il suo nemico. Vide Cisano estrarre con la sua mano finta, che aveva perso una notte di capodanno, un piccolo revolver calibro 22 (Antonio Cisano era sempre stato un tipo parecchio eccentrico) e puntarlo verso il suo cuore. Il signor Cisano sorrise, mostrando una fila di denti bianchissimi. Si passò una mano nei capelli biondo platino.
Poi premette il grilletto e si udì il suono dello sparo.
Tosca lo buscò: un piccolissimo proiettile nel petto, dritto al cuore. Una ferita mortale, senza ombra di dubbio. Tosca cadde in ginocchio, mentre si portava una mano all’altezza del cuore. Non contento, Cisano alzò la pistola, puntandola alla sua fronte. Nel frattempo che il proiettile lo colpiva alla testa, non si accorse dello sguardo di Cisano che inorridiva al suono delle sirene, mentre nascondeva la pistola e fuggiva saltando velocemente sulla sua piccola barca, mentre lui cadeva definitivamente a terra. Anzi, non si accorse neanche di cadere a terra.
Semplicemente, era morto.
Solo un attimo prima di chiudere gli occhi per sempre, nel suo ultimo lasso di lucidità prima che l’ultimo proiettile lo colpisse, si pentì di non aver salutato Lixa come doveva. Una piccola goccia di sangue, l’ultima che il suo cuore riuscì a pompare, era finita poco lontano da lui, in una fessura delle pietre che coprivano il campo, sporcando una piccola perlina bianca lavorata, caduta lì quattrocentoventisei anni prima.











Note di Saeko:
dunque, eccomi qui con il primo vero capitolo di questa storia, che inizialmente era molto più crudo ed esplicito nella descrizione della morte di Livio Tosca, per cui avevo momentaneamente messo il raiting rosso alla storia, ma poiché la parte "violenta" si trovava solo in questo capitolo e in uno più avanti, ho deciso di modificarli per renderli adatti al raiting arancione.
Io non so se tutto ciò che scrivo possa avere un senso, ma vi ringrazio per essere arrivati sino a qui e, in caso, vi aspetto nella sezione recensioni.

Saeko's out!
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: Saeko_san