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Autore: Valerie    01/04/2020    9 recensioni
Susan Sanders ha undici anni, un padre molto impegnato, forse troppo, un affascinante fratello più grande alle prese con una cotta adolescenziale, le farfalle nello stomaco, la prospettiva di un inizio importante nella tanto famigerata Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e tutta una vita davanti.
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Pronta per un nuovo viaggio, ho deciso di accompagnare Susan in questo percorso così importante per lei.
Sarà una strada lunga, a tratti faticosa, ma anche tanto emozionante e ricca di eventi, imprevisti piacevoli e non.
Spero che alcuni di voi vorranno intraprendere questo cammino insieme a noi.
_Valérie_
Genere: Azione, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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L'inizio



L'indomani mattina Susan si svegliò prestissimo, tanta era l'emozione per il suo primo giorno di scuola. In villa Sanders ancora non si avvertiva alcun rumore quando la ragazzina decise di mettere i piedi giù dal letto.
Seduta sul bordo del materasso si guardò intorno, un po' malinconica: la sua stanza, le pareti color crema riempite di disegni, quei disegni che lei stessa aveva realizzato con suo fratello anni addietro con il beneplacito della loro mamma che, divertita, gli dava sempre nuovi spunti per realizzarne degli altri.
'La vita è una tela bianca, tesoro' le diceva spesso 'Sta a te riempirla di colore'. La piccola Sue l'aveva presa alla lettera, iniziando a colorare il mondo partendo dalla sua cameretta.
Infilando le ciabatte, si alzò dal letto e si avvicinò allo specchio poggiato sul comò di ciliegio addossato alla parete. Si scrutò qualche minuto e alcune lacrime iniziarono a pungerle gli angoli degli occhi: il percorso più importante della sua vita stava per avere inizio, avrebbe trascorso per la prima volta molto tempo lontano da casa e le mancava incredibilmente sua madre.
Abbassò lo sguardo sul piano di legno liscio, lì dove la sera prima aveva lasciato la scatola con la bacchetta presa da Olivander. La aprì e notò che il piccolo zaffiro blu incastonato sul retro dell'impugnatura brillava ancora di una tenue luce.

Toc.Toc.

Un leggero bussare alla porta della stanza catturò la sua attenzione.
-Posso...?- chiese il signor Sanders affacciandosi nella camera di sua figlia.
-Papà!- esclamò Susan, entusiasta di vederlo. Preso quel saluto come un permesso ad entrare, Lionel Sanders aprì completamente la porta varcando l'uscio della stanza.
-Buongiorno, tesoro!- le disse abbracciandola e baciandola fra i capelli. Susan non sperava di vederlo quella mattina, impegnato com'era sempre con i turni in ospedale.
-Sono felice che tu sia passato a salutarmi prima di andare a lavoro!- esclamò autenticamente grata Sue.
-In realtà sono venuto a dirti che oggi il dottor Wilson coprirà il mio turno della mattina, di conseguenza potrò accompagnarvi io alla staz...-
-Oh papà!- esclamò sua figlia allacciandogli le braccia al collo - Non potevi farmi regalo più bello di questo- continuò stringendolo forte.
Il signor Sanders amava i suoi figli, amava i suoi figli più di ogni altra cosa al mondo, ma da solo...da solo non si sentiva all'altezza.
La verità era che nel profondo più recondito del suo cuore, in quell'angolo nascosto alla ragione e alla consapevolezza, lui si sentiva tremendamente in colpa. Uno schiacciante velo di tristezza lo avvolgeva da quando sua moglie se ne era andata. Lui, Lionel Sanders, il primario del reparto Malattie Magiche dell'ospedale più prestigioso di tutta l'Inghilterra, non era stato capace di salvare la vita della madre dei suoi figli.
-Guarda...- Susan lo scosse dai suoi pensieri, portandogli davanti agli occhi la bacchetta che tanto orgogliosamente stringeva fra le mani. Al vedere quell'oggetto così familiare al dottor Sanders si mozzò il fiato.
-Il signor Olivander ha detto che la mamma aveva ragione...- continuò, mostrando al padre lo zaffiro illuminato nell'impugnatura.
L'uomo stette qualche minuto in silenzio, i muscoli del viso contratti e il respiro sospeso. -Susan io non credo che...- provò a dire riprendendo fiato.
-Oh ma non penso che sia importante che tu creda, papà...- lo interruppe la figlia. Gli occhi colmi di speranza e genuinità, il sorriso dolce e accogliente incorniciato dai lunghi capelli ondulati, lo sguardo di chi crede.
-l'Amore avviene a basta- concluse Susan riponendo la bacchetta nella scatola e infilandola poi nel suo baule colmo di tutto il necessario.
***

'Forse dovrei andare a vedere come sta Susan' pensò Eric rigirandosi fra le coperte.
'Magari è agitata...forse gli serve un po' di sostegno' continuò fra sè, convincendosi ad alzarsi dal letto.
La sera prima sua sorella non aveva voluto cenare e Leah, la loro governante, aveva dovuto portarle in camera una mega zuppa di latte con i biscotti, minacciandola che, se non l'avesse finita tutta, avrebbe potuto dimenticare il suo ingresso ad Hogwarts per quell'anno. Per Leah si poteva combinare qualsiasi guaio, tenere una condotta più che irresponsabile, ma non si poteva assolutamente privarsi del cibo.
Infilandosi una vestaglia sopra il pigiama, Eric uscì dalla sua stanza al secondo piano. Dalle finestre nel corridoio, coperte da pesanti tende, non entrava nessun raggio di sole.
Il ragazzo superò il bagno e si accostò alla porta della camera di Susan, fece per bussare ma, notando che era già aperta, si fermò poco prima percependo delle voci provenire dall'interno. Si sporse il necessario per sbirciare nella stanza.
-Guarda...- sua sorella stava mostrando la bacchetta a suo padre.
-Il signor Olivander ha detto che la mamma aveva ragione...- continuò Susan.
L'uomo se ne stava lì fermo, palesemente irrigidito dalla vista dell'oggetto.
'Oh, ti prego, fa che non smonti il suo entusiasmo' pregò fra sè Eric, conoscendo il cinismo di suo padre.
-Susan io non credo che...- Lionel Sanders stava per controbattere qualcosa e lui si sentì in dovere di intervenire e interrompere quella barbarie. Spesso Eric si era fatto mediatore fra il cinismo dell'uomo e l'essere sognatrice e piena di fede e di speranza di sua sorella negli ultimi anni.
Il signor Sander sapeva essere crudo in modi esasperanti a volte e quella era sicuramente una di quelle occasioni, ma sua sorella non aveva di certo bisogno della sua insensibilità in un giorno così importante e delicato.
Il ragazzo stava per entrare nella stanza quando sentì Susan interrompere suo padre -Oh ma non penso che sia importante che tu creda, papà...l'Amore avviene a basta-
Sorrise sincero Eric guardando sua sorella. Se c'era qualcuno capace di far tornare umano suo padre, quella era proprio Susan.
***

Arrivarono alla stazione di King's Cross circa una ventina di minuti prima della partenza del treno. Si erano preparati, avevano fatto colazione, Leah li aveva strapazzati in stritolanti abbracci prima di uscire dalla villa e, per ultimo, si erano diretti verso il convoglio che li avrebbe portati ad Hogwarts. I fratelli Sanders salutarono loro padre, Susan in modo molto più caloroso rispetto ad Eric, più contenuto e distaccato.
Eric non odiava il suo vecchio, ma non sopportava che fosse così assente, così lontano. Gli mancava il padre sostenitore e accogliente che era una volta.
-Fate i bravi...- disse il signor Sanders, vedendo salire i ragazzi sul vagone dell'Hogwarts Express -...ma non c'è bisogno che io ve lo dica...- continuò scompigliando i capelli di Eric e lasciando un piccolo buffetto sulla fronte di Susan.

-Sono contenta che papà ci abbia accompagnati- disse Susan ad Eric mentre camminavano nel corridoio del treno fra una cabina e l'altra con in mano i loro bagagli. Il ragazzo, in tutta risposta, si bloccò di colpo davanti ad uno scompartimento. -Ciao Eric...- sentì Susan dire ad una voce femminile all'interno della cabina.
La fatidica ragazza dai capelli viola se ne stava seduta sul sedile, avvolta dalla sua divisa con ricami blu.
'Una Corvonero' pensò Susan che aveva allungato il collo per vedere di chi si trattasse.
-Ciao Vivian...- rispose suo fratello in evidente imbarazzo.
-Possiamo...?- azzardò poi a chiedere il ragazzo, alludendo al poter entrare nello stesso scompartimento.
Susan non trovò per nulla condivisibile la scelta del fratello, ma non le sembrò molto carino tirare dritto, nonostante tutto. Una volta fatte le presentazioni, Susan si arrese al fatto che, forse, avrebbe dovuto passare l'intero viaggio in quella cabina a sorbirsi i tentativi di suo fratello di far colpo su quella ragazza.

'Devo trovare un modo per scappare' si disse ad un certo punto, osservando il corridoio del treno e cercando una qualche strategia possibile.
-Vado in bagno- sentenziò alzandosi dal suo posto. Lo disse di fretta, ma la sua voce venne coperta da un'altra più profonda. Sull'uscio della porta si era come materializzato un ragazzo, lo stesso ragazzo che a Diagon Alley,il giorno prima, le aveva fatto sentire il formicolio alle mani e le farfalle nello stomaco.
-Finalmente vi ho trovati!- esclamò Cedric Diggory irrompendo nello scompartimento.
-Ced!- lo salutò saltando in piedi Eric e stringendogli la mano in modo vigoroso. Susan si risedette immediatamente, piombando in un mutismo selettivo temporaneo, reazione che a Vivian non sfuggì.
-Ciao Vivian- salutò la ragazza Cedric.
-Ciao Ced- ricambiò lei con un sorriso.
-Oh, ciao Susan, scusami, stavi per uscire...- disse allora verso la piccola dei fratelli Sanders, scansandosi dalla porta.
Sue esibì un sorrisetto tirato, cercando di sembrare il più naturale possibile. Tutto avrebbe voluto fare in quel momento, tranne che uscire da quella benedetta cabina.
-Sì...io...dovrei andare in bagno- disse infine alzandosi di nuovo.
Sentiva gli occhi di suo fratello su di sè e l'imbarazzo salire fino alla punta delle orecchie. Con la scusa della toilette decise, quindi, di uscire a prendere un po' d'aria.

Il resto del viaggio proseguì fra un imbarazzo e l'altro per i fratelli Sanders, il tutto arricchito da gelatine tutti i gusti +1, api frizzole, cioccorane saltellanti e succo di zucca. Eric chiese più di qualche volta a Susan se avesse caldo, per via dei rossi sulle sue guance, con il chiaro intento di metterla in difficoltà.
Dal canto suo, la ragazzina cercava come poteva di ignorarlo davanti a tutti, ma covando nel cuore il desiderio di vendicarsi, presto o tardi.

Il lungo fischio dell'Hogwarts Express annunciò a tutti gli studenti a bordo del convoglio la fine della corsa. I ragazzi presero i loro bagagli e li trascinarono giù per le scalette dei vagoni.
-Lasciate i vostri bauli qui- disse il guardiacaccia della scuola, Hagrid, di cui Susan aveva sentito parlare da suo fratello in quegli anni che lui l'aveva preceduta ad Hogwarts.
-Quelli del primo anno con me!- continuò l'omone, richiamando a sè tutti i novellini.
-Ci vediamo dopo, Sue- le disse Eric e lei annuì decisa in risposta. -In bocca al lupo, Susan- le augurò Cedric sorridendole e allontanadosi con gli altri due compagni.
Si avvicinò quindi ad Hagrid, tanto intimorita, qanto emozionata e fu, solo allora, nel mucchio di ragazzini che si andava accalcando intorno alla figura del mezzo-gigante, che riconobbe la ragazza a cui aveva fatto in modo di regalare la Nimbus 1000 uguale a quella che aveva acquistato per sè.
-Ciao- la salutò istintivamente. La ragazzina dai cespugliosi capelli biondi e dagli occhi azzurri si guardò intorno, appurandosi che Susan ce l'avesse proprio con lei.
-Ciao...- le rispose infine.
-Mi chiamo Susan Sanders- disse lei, ignorando il fatto che la sua presentazione potesse sembrare un po' fuori luogo.
-Piacere Susan Sanders...- rispose un po' titubande l'altra -...io sono Adia Cotton- continuò, stringendo la mano che poco prima Sue le aveva porso. Sue le sorrise calorosamente, tanto da far nascere nella compagna un sorriso altrettanto accogliente.
Susan e Adia affrontarono così insieme il viaggio sulle piccole imbarcazioni che lente scivolavano sulla superficie del Lago Nero. Nel tragitto avevano parlato di quale casa desiderassero fare parte.
-Io non ho una preferenza vera e propria...- aveva detto Adia -...ma Corvonero non mi dispiacerebbe- 
Anche Susan non aveva una preferenza, suo fratello faceva parte di Tassorosso, come sua madre prima di lui, suo padre, invece, era stato un brillante Corvonero a suo tempo. In fin dei conti non le importava poi molto dove venisse smistata...anche se...la conoscenza con il giovane Diggory le aveva fornito qualche motivazione in più per preferire la casa di Tassorosso.
Scosse veementemente la testa a quel pensiero, sentendo di nuovo il viso arrossarsi di colpo.
Arrivati sulla riva opposta del lago, Hagrid, appurato che nessuno degli studenti fosse finito fra i tentacoli della Piovra Gigante, radunò i ragazzini in un unico gruppo che affidò poi alla professoressa Minerva Mc Granitt.
-Adesso verrete chiamati uno per uno in ordine alfabetico- spiegò la donna prima di fare l'ingresso nella Sala Grande -...e una volta conclamata la vostra casa di appartenenza vi andrete ad accomodare al tavolo insieme ai vostri compagni- concluse voltandosi di spalle ed entrando nella sala, dove tutti gli altri studenti di Hogwarts attendevano il famoso Smistamento dei novellini del primo anno.
Aver ascoltato i tanti racconti di Eric non scalfì per nulla la sorpresa che Susan provò nell'entrare nella Sala Grande: le candele sospese a mezz'aria, il cielo stellato che si apriva sulle loro teste al posto di un prevedibile soffitto.
Si guardò un po' intorno, posando gli occhi sulle peculiari caratteristiche di quella sala che subito risaltano alla vista.
Vide così il Cappello Parlante, quel vecchio cappello di pelle in grado di leggerti dentro e di fare dei tuoi tratti caratteristici il denominatore comune con altre centinaia di ragazzi già smistati nelle diverse case.
-Ok...inizio a sentirmi un po' agitata- ammise ad Adia nel momento in cui la McGranitt aveva chiamato il primo cognome della lista.
-Durerà meno di quel che immagini- la rassicurò la bionda. Susan poté constatare che Adia sembrava realmente tranquilla, non percepiva in lei nenche un quarto della sua agitazione. Un po' la invidiava. Lei si sentiva oltremodo in imbarazzo a sfilare davanti a quelle numerose paia di occhi che curiosi fissavano il novellino di turno.
La lista scorreva abbastanza veloce e quando fu il turno della sua nuova compagna il Cappello Parlante non le sfiorò neanche i capelli che lo strappo nei pressi della crucitura si aprì: -Tassorosso!- urlò come voce limpida.
Attese ancora una quindicina di minuti prima che toccasse a lei. Con fare insicuro si staccò dal piccolo gruppo di studenti che era rimasto ad aspettare il proprio turno.
Nel percorrere la navata intercettò lo sguardo di Eric seduto al lungo tavolo della sua casa. Accanto a lui Cedric le sorrideva, ribadendole un silenzioso 'In bocca al lupo'.
Si mise seduta sul piccolo sgabello posto al centro della navata, dando le spalle alla tavolata di professori che faceva capo alla figura del preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Albus Silente.
Non appena la professoressa McGranitt le posò il Cappello Parlante sulla testa, una voce le risuonò nella mente:
-Cos'abbiamo qui...?- si chiese il cappello -...oh noto che abbiamo bontà da vendere, ma c'è anche un acume decisamente brillante. Mi sento indeciso...- continuava a chiacchierare fra sè -...la tua lealtà, però, mi spinge a scegliere...TASSOROSSO!-
Il tavolo nero e oro esplose in un tumulto di grida ed applausi nel sentire proclamare ancora una volta l'appartenenza alla propria casa di uno dei nuovi studenti.
Eric le fece spazio fra lui e Cedric ma, vedendo che anche Adia faceva lo stesso, Susan preferì sedersi accanto a lei.
-Lasciala stare- gli disse allora l'amico -...d'altronde credo che sia buono che tua sorella inizi a cavarsela anche da sola- aggiunse infine.
-Sì, hai ragione- rispose Eric, ma benché sapesse che Cedric avesse detto il giusto, non poté non provare una nota di fastidio di fronte a quell'affermazione. Eric non seppe spiegarsi da dove provenisse, se dal fatto che Cedric fosse stato così premuroso nei confronti di Susan o da quello strano senso di smarrimento che aveva provato nel constatare che, effettivamente sì, sua sorella non aveva necessariamente bisogno di lui per cavarsela fra le mura di Hogwarts.









Spazio dell'autrice:
Eccomi con un nuovo capitolo! Sarà passata un'eternità da quando ho postato l'inizio di questa storia che, se non fosse stato per la Quarantena (Oh santo cielo, ho usato inconsciamente la lettera maiuscola...questo periodo mi sta talmente traumatizzando che per me si merita una lettera maiuscola, tanto quanto il Medioevo), forse non avrei ripreso. Voglio comunque approfittare per cercare di portare avanti alcune delle mie storie iniziate e mai finite. Innanzitutto voglio scusarmi perché i tempi verbali del primo e del secondo capitolo non coincidono infatti, come avrete notato, il primo è scritto al tempo presente, mentre questo è interamente al passato. Perché ho operato questo cambio? Ho iniziato a scrivere questa FF per un contest a turni che richiedeva l'affrontare di diverse fasi. In ogni fase, il giudice del contest avrebbe fornito agli autori un prompt da seguire per stendere il capitolo successivo. Quindi ogni capitolo sarebbe risultato un po' uno slice of life che cercava di fotografare un determinato momento in ogni anno in cui il protagonista frequentava Hogwarts, motivo per cui mi trovavo più comoda ad usare il presente nel creare un ritmo incalzante della narrazione. Il contest non ha mai avuto fine...credo, dopo un po' di tempo l'ho comunque perso di vista, perchè il giudice organizzatore non si era più fatto vivo. Volendo, comunque, riprendere il mano questa storia ho deciso di dargli un altro stampo e per farlo, nella narrazione, mi trovo più comoda nell'usare il tempo passato. Provvederò quanto prima a modificare anche il primo capitolo. Perdonatemi! Un'ultima cosa e poi vi libero: per rendere meno pesante lo sviluppo della trama vorrei optare per dei salti temporali, non trovando necessaria la 'telecronaca' di un intero anno scolastico e non avendo neanche l'ambizione di scrivere di sette lunghi anni XD. Detto ciò, vi ringrazio per aver letto e per commentare, nel caso in cui lo vogliate fare. Un abbraccio a tutti, mia tribù di lettori. Buona serata!
-Val-
   
 
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