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Autore: 404    06/05/2020    5 recensioni
Due tipi di ragazze frequentano i calciatori, quelle che vedono il ragazzo dietro la divisa, quelle che vedono il calciatore. A lui era toccata la ragazza che vede lo stereotipo del calciatore…
Genere: Commedia, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. MONACO
 
I coinquilini di Laura l’avevano sentita rientrare e andare direttamente nella sua stanza. Avevano avuto l’impressione che fosse arrabbiata. Sapevano che si era vista con il suo ragazzo. Nessuno di loro lo aveva ancora incontrato, anche se più di una volta era stato in quell’appartamento.
Poco dopo sentirono il citofono, era lui. L’ipotesi che si era palesata, ovvero che avessero litigato, stava trovando conferma. Una voce maschile che chiedeva di lei, Laura che non gli voleva aprire. Poi alla fine lo aveva fatto salire. I suoi coinquilini, tre ragazzi e una ragazza, avevano capito che lo avrebbe fatto.
Si erano messi a discutere nel corridoio che attraversava l’appartamento e, gesticolando, si erano diretti verso la porta della camera di Laura, proprio in fondo, ma non erano entrati.
“Ma mi vuoi lasciare spiegare?” Karl era quasi esasperato.
“Lo hai fatto” Laura non voleva cedere.
“No, non mi hai lasciato finire.”
“Mi è bastato quello che hai detto!”
“No, perché non puoi capire davvero se non ascolti tutto.”
“HA RAGIONE LUI” la voce era arrivata dalla cucina. Poco dopo era apparso il ragazzo e si era diretto verso di loro “Non vi volevo spiare e nemmeno intromettermi, devo andare nella mia camera. Comunque se lo ascolti con calma è meglio...ah io sono Joseph”
“Karl” si strinsero la mano
“Piacere di conoscerti finalmente Karl...” e in quello lo vide bene in faccia “...Heinz Schneider” il sorriso si era trasformato in assoluto stupore. Gli altri due ragazzi e la ragazza apparvero sulla porta della cucina che per tutto il tempo era rimasta aperta. Karl per la prima volta si sentì quasi in imbarazzo. Sollevò la mano in segno di saluto, Laura lo prese per il braccio e lo portò dentro la sua stanza “Ti spiego dopo” aggiunse rivolta alla coinquilina prima di chiudere la porta.
 
Erano tornati di Possenhoffen da qualche giorno. La passeggiata nella zona del castello era stata splendida, anche se avevano fatto un incontro imprevisto. I genitori di Karl. I due, rientrati da Amburgo quella mattina, stavano camminando nella direzione opposta alla loro, quindi si erano trovati faccia a faccia. Nuovamente Rudi, pur essendo educato, aveva mantenuto la sua solita freddezza. Poi, dopo essere andato con Ivy a prendere da bere per tutti a un chioschetto, era diventato più affabile, non dandole l’impressione di essere forzato.
 
Cos’era accaduto Laura lo aveva scoperto da alcune ore. C’era stata una telefonata fra lei e Ivy. Un nuovo tassello di quello strano puzzle. 
Dalla ragazza, Rudy aveva appreso che lei era una studentessa universitaria, che era a Berlino per la conferenza e che non stava più col suo ex da mesi. Per questo non le aveva detto nulla quel giorno.
 
Dopo quella telefonata, Laura si era vista con Karl, che aveva tentato malamente di aggirare l’argomento.
Ed eccolo il quadro della situazione.
Rudi sapeva che era lei la ragazza delle foto uscite in rete. Si era messo in testa che il figlio gli avesse mentito sul motivo del suo viaggio a Berlino, perché frequentava segretamente una ragazza fidanzata, che teneva il piede in due scarpe per avere un paracadute. Una che lo avrebbe allontanato dal giusto percorso, che probabilmente era solo interessata al lusso e alla vita accanto a un giocatore di alto livello. Quando l’aveva pure vista in procinto di guidare l’auto di Karl, gli era sembrata una conferma alla cosa.
 
Chiusa la porta, con il mondo fuori, Karl prese un grande respiro “Come ti ho detto, non ho spiegato a mio padre come stavano le cose, non perché non volevo difenderti o non volevo difendere noi.”
“E come ti ho già detto io: sicuro che ci sia un noi?”
“Ma vuoi farmi parlare?! Senti facciamo così: io dico tutto quello che ti devo dire, e quando ho finito te lo dico, così puoi replicare.”
“Ah non ci penso nemmeno! Non me ne starà zitta e buona a sentire le tue…”
“Laura ma sei proprio…”
“Cosa sarei?”
“Impossibile!” prese fiato ancora “Sì! C’è un noi! No, non provare a dire che non è così perché è inutile, c’è e lo sai!”
Laura incrociò le braccia assumendo uno sguardo di sfida.
“A me non sta bene che mio padre si sia fatto un’opinione di te in base a quello che fai e non a quello che sei. Tu sei tu. Ciò che fai non conta. Non si doveva fare un’idea di te a priori. Ok capisco che possa renderlo felice l’idea che studi…”
“Sei proprio uno stronzo. Intanto, per cominciare, quello che non ti sta bene è che tuo padre dica la sua su quello che fai e su quello che non fai. Io sono solo una scusa per mettere il punto. Mi hai mentito…”
“Non ti ho mai…”
“Ah sì Bello, eccome. Tutte le volte che ti ho chiesto esplicitamente spiegazioni, tutte le volte che ti ho detto che secondo me non piacevo a tuo padre.”
“Ma io…”
“Non provarci nemmeno! Il modo in cui hai aggirato la cosa, ogni volta che mi hai detto che erano cose vostre, mi hai mancato di rispetto. Hai, non solo, permesso che pensasse male di me, ma hai anche fomentato la cosa! E prima, quando secondo te non ti ho lasciato spiegare...” Laura si riferiva all’inizio della lite, prima che infuriata facesse ritorno nel suo appartamento “....ti sei permesso di dire che non volevi si facesse un’idea di me in base ai mie studi, perché sono solo una cosa che faccio. Solo?! Solo?! Come ti sei permesso di sminuire la mia passione così?! O forse per te davvero è una cosa di poco conto perché non ti interessa?”
“No, è il contrario, proprio perché per te è importante lo è anche per me. Io non lo intendevo in quel senso! È come…” Karl prese aria passandosi le mani fra i capelli “...è come per me essere un calciatore...accidenti come lo spiego questo, cazzo! Hermann! Sì ecco, Hermann. Lui è un calciatore, ma la sua ex voleva il calciatore! Accidenti vienimi incontro, non so come spiegare la differenza, quello che intendo. Insomma il calciatore fuso col ragazzo…e il calciatore e basta…maledizione è complicato da spiegare. Ti prego dimmi che hai capito che intendo!”
“L’ho capito quattro frasi fa.”
“Potevi fermarmi.”
Non avevi detto tu di lasciarti parlare?!”
“Ma quanto sei stronza quando ti ci metti!” si avvicinò a lei “So che per te è importante quello che fai, fa parte di te, ma non smetteresti di essere tu se decidessi di…cambiare facoltà o mollare tutto.”
Laura andò a sedersi sul letto “Resti uno stronzo!”
“Mi farò perdonare…no, ok vuoi l’onestà e te la darò l’onestà…non che non te l’abbia data fino ad ora, non intendevo questo…” si portò davanti a lei abbassandosi per essere alla stessa altezza “…io non credo di aver nulla da farmi perdonare…no aspetta…ho sbagliato a non spiegarti subito certe cose è vero, ma per il resto ho agito come credevo, perché quella era una cosa fra me e mio padre. È vero, volevo mettere il punto, anche se forse non me n’ero accorto prima. Ma è anche vero che non sopportavo che si fosse fatte quelle idee su di te senza conoscerti, e su di me pur conoscendomi. Volevo che capisse com’eri, indipendentemente da tutto.”
“E come avrebbe fatto, visto che facevi il possibile per non darci modo di conoscerci?”
Ok quella parte del piano non era ben definita. Ma era anche presto per una conoscenza più approfondita. Ehi levati quell’espressione dalla faccia, io mica conosco i tuoi, non so nemmeno che fanno e di cosa si occupano.”
“Cosa siamo noi Karl?” Laura lo spiazzò completamente. Gli sembrava quasi di essere in una di quelle serie tv, dove le coppie arrivano alla domanda chiave, arrivano a fare il punto della loro relazione, cosa che lui aveva sempre trovato stupido.
“Noi siamo…noi!”
Noi, una semplice parola che racchiudeva un mondo in realtà, e anche Laura lo sapeva. Non serviva dire che erano una vera e propria coppia. Che stavano crescendo, che stavano inseguendo i loro sogni, le loro aspirazioni, ciò che amavano indipendentemente l’uno dall’altra, ma che ormai era impensabile farlo senza avere l’altro nella propria vita.
Ma c’era anche altro. Avevano iniziato a nascere dei sogni in comune, non per le proprie vite, ma per la loro vita. E forse questo serviva dirlo, non era ancora espresso chiaramente da gesti e sensazioni, ma era ancora troppo presto. Troppo fragile. Potevano appena ammetterlo con loro stessi, ma non reciprocamente, non ancora. Per il momento c’era ancora il timore di essere più avanti dell’altro. C’era la paura di sentirsi dire “Per me non è così” oppure “Ma sei fuori?!”
 
“Allora abbiamo fatto pace?” le chiese Karl accarezzandole la gamba.
Laura fece cenno di no “Sai visto che siamo…quello che siamo…una…coppia…bè le coppie dovrebbero fare pace…”
Lui capì, le sorrisi e si allungò verso di lei. Un bacio profondo e intenso. La mano risalì dalla gamba per insinuarsi sotto la maglia. Prese a toccarle un seno, ormai sapeva come le piaceva, ma Laura si scostò.
“Dimmi cosa pensi…davvero di me.” gli disse a bruciapelo
“Tu sei…permalosa…” la baciò delicatamente come se volesse solo sentire il sapore delle sue labbra “…sei diretta…forse troppo alle volte…” posò la fronte su quella di lei “…pungente, sei molto pungente…” le accarezzo un braccio “…quando ti fissi su qualcosa non molli la presa…” sorrise “…difendi a spada tratta le tue convinzioni e ciò a cui tieni…” si staccò ma di poco, non perdendo il contatto con le mani “…sei fissata con lo studio…” era tutto ciò  che aveva raccontato di lei a Benji e Ivy quando era andato ad Amburgo, ma stavolta non avevano una connotazione negativa, ora lui amava ogni singola cosa “…sei perseverante, tenace, ti infiammi…”
“Mi stai descrivendo…”
“Sto dicendo ciò che vedo, come ti vedo…e mi piace!”
“E cosa non ti piace in me?”
“Ah non mi freghi!” risero entrambi “Mi piace quando metti il muso per qualche sciocchezza, quando mi parli di tutte quelle cose del laboratorio che ti entusiasmano. Non mi piace quando dai per scontato che non capisco, anche se il più delle volte è vero. Apprezzo che vai nell’altra stanza con una scusa per esultare quando vince la squadra per cui tifi…”
“Te n’eri accorto?”
“Be’…” le accarezzo una gamba “…te l’ho detto, non sono poi così stupido.”
“Non ho mai detto che lo sei” stavolta fu lei ad allungarsi e baciarlo.
Come staccò le labbra si levò la maglia, la canotta, i pantaloni. Si spinse più in su, sul letto. Karl allora si alzò in piedi e si sfilò i vestiti restando in boxer. Lei allora si liberò del reggiseno. Era emozionata, come non lo era stata la loro prima volta. Allora gli piaceva, provava già qualcosa, ma ora quei sentimenti si erano amplificati, evoluti ed era come se ce ne fossero pure di nuovi.
Karl la fissava, seduta in mezzo al letto con le gambe piegate su un lato. Era molto bella. Lo era sempre stata, ma era come se la vedesse con altri occhi. Si sporse sopra di lei e la prese per i fianchi tirandola verso di lui, in modo da farle poggiare la schiena sul materasso. Le afferrò gli slip lateralmente e, piano piano, li fece percorrere quel tragitto attraverso le cosce, oltre le ginocchia e ancora giù, verso le caviglie, oltre i piedi, e poi eccoli arrivare al pavimento. Laura sentì qualcosa proprio al centro del petto e poi poco più sotto, alla bocca dello stomaco.
Le allargò le gambe facendosi spazio. Lei allora portò le braccia sopra la testa andando ad afferrare l’estremità del materasso. Karl la sovrastava e la guardava dell’alto. Non si sentiva intimidita, non si sentiva completamente alla sua mercé, si sentiva luminosa, lui la faceva sentire speciale. Le sembrava che quegli occhi di azzurri l’accarezzassero dandole calore.
Le sembrò che lui percepisse ogni cosa ed era evidente, attraverso i boxer che quella vista gli stava facendo effetto. Scese su di lei, ma invece di baciarla dove si aspettava, dove le piaceva, o meglio, dove le piaceva come la baciava lui, sentì le sue labbra, la sua lingua sull’ombelico. La cosa le fece appena sollevare il bacino e contrarre le spalle. La trovava una mossa sleale, piacevole, ma sleale. Karl cominciò a risalire lentamente con la bocca e arrivato quasi a un seno, assaporando ogni centimetro di quella pelle morbida. Fece scendere una mano dal fianco di Laura, portandola in centro fino a raggiungere quel punto così caldo e desideroso. Così, mentre la lingua giocava con un seno, le dita di Karl si muovevano decise, dando l’impressione che da un momento all’altro avrebbero varcato la soglia. Laura stringeva e lasciava la presa sul materasso. Contraeva i piedi. Sollevava a momenti un ginocchio e a momenti altro. Avrebbe voluto dirgli di muoversi, di darle subito ciò che voleva, ma tratteneva ogni parola. Quella tortura le dava alla testa. Nessuno mai era riuscito a farle provare certe sensazioni, fisiche ed emotive mescolate fra di loro. Poi quando si era finalmente abituata, quando non si aspettava più nulla, senza preavviso, senza delicatezza, due dita andarono oltre. Le sfuggì un verso, ma continuò imperterrito, finché sentì le gambe di Laura avvolgerlo e coi piedi cercare di abbassargli i boxer. Si ritrovò col sedere scoperto. Quel leggero fresco sulle natiche gli fece aumentare il desiderio di…fare pace al più presto. Prese così a baciarle la bocca, cercò di resistere ancora, voleva darle di più, ma poi si arrese. I boxer finirono più giù, quel tanto che bastava per dare a Laura ciò che voleva.
Era davvero diverso il sesso con lei. Era bello e coinvolgente, lo era sempre stato. Ma c’era qualcosa di più, qualcosa che non era in grado di spiegare. Sensazioni più profonde, più coinvolgenti. Era come perdersi e ritrovarsi.
 
Alla fine i coinquilini di Laura avevano confermato la prima buona impressione. Nessuno aveva spifferato della loro relazione. Forse i primi tempi sarebbe sfuggito a qualcuno, quando il loro rapporto era più superficiale, ma ormai quel pericolo era passato.
Col padre di Karl aveva deciso di andarci piano, ma era stato un altro suo buon proposito finito in fumo, andavano fin troppo d’accordo. Si era creata una bella intesa. Anche la madre le piaceva. La sorella invece tendeva a stare più sulle sue, ma era un periodo impegnativo a scuola. Laura però si era accorta che alzava le antenne quando si parlava di Benji, tanto da sospettare una qualche cotta. Marie Schneider però le aveva detto, rigorosamente da sole, per evitare l’indelicatezza del fratello e le ovvie prese in giro, “Lui avrebbe potuto essere la mia eccezione che conferma la regola”
“Cioè?”
“Mai con un calciatore! Ah ma non fraintendermi, non perché non mi piace la vita che ho come figlia e sorella di un calciatore, e nemmeno perché non voglio la vita di mia madre. Quello non c’entra nulla, io sono felice e pure mia madre lo è. Ma…i calciatori…tendono a essere dei…spacca…C!”
“Spacca C?”
“Eh ho scommesso con degli amici di non dire parolacce. Perde chi cede prima!”
Laura aveva quindi sorriso, non aveva ancora inquadrato Marie, ma da quel momento aveva capito che le sarebbe piaciuta molto
“E Benji non lo è, uno spacca C?”
“Probabilmente sotto sotto lo sarà anche lui, ma ci potrei passare sopra.”
 
Così la prima volta che rivide Benji, lì a Monaco, dopo quella conversazione le venne da ridere.
“Che hai?” le chiese
“Ecco…niente, pesavo al povero Karl che si sta perdendo la sua soap.”
“Ma la smetti?!” Karl era intervenuto prontamente “Si è fatta questa idea dopo una stupida battuta”
“Ma se ti ho beccato a…”
“Ne danno una sullo stesso canale di un notiziario, stavo solo aspettando di vederlo. Ok ammetto che certe serie a puntate non mi dispiacciono, ma non quelle cose eterne.”
“Tipo le telenovelas sud-americane?” scherzò Ivy
“Oh non ti ci mettere anche tu!”
“Non ce nulla di male. Io adoro ‘Cuore Selvaggio’ e ‘La forza del desiderio’, le rivedo quando le fanno e Benji finge di tenermi compagnia, ma piacciono anche a lui”
“Ma non è vero!” protestò prontamente “Ok, ero curioso di sapere chi era l’assassino, nella prima che mi hai obbligato a vedere…”
“Ah certo figuriamoci!” colpì Laura ridendo.
“Be’ come vedete…” riprese parola Karl “…è orario e la televisione è spenta.”
“Sarà. Ivy mi daresti un attimo un consiglio sull’abito che vorrei mettere alla festa della prossima settimana?”
Uscite le due ragazze, Benji guardò Karl “Davvero non…”
“Shhh” Karl abbassò il tono della voce “La sto registrando!”
 
 
 
 
  
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