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Autore: Juliet Leben22    16/05/2020    2 recensioni
Il sesto anno sta iniziando e Draco sa quello che lo aspetta. Sa quello che c'è in gioco, quello che potrebbe guadagnare e quello che potrebbe perdere.
Quello che non sa ancora è che il peggio deve ancora arrivare. L'unica cosa che può fare è preservare la sua luce: Hermione Jean Granger.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto, II guerra magica/Libri 5-7
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- Questa storia fa parte della serie 'Different Soul'
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Light in the shadows


Cap.2

 

Aveva in mano una piccola lametta. Ricordava ancora la sensazione dell’acciaio sulla pelle calda, una di quelle cose di cui non ti dimentichi difficilmente. Era bastato fare una piccola pressione e spostare la lama da sinistra a destra. Non ci aveva impiegato troppo il liquido rosso a sporcargli la pelle e il tappeto nero del bagno. 

Stava per passare all’altro polso, mentre il dolore si propagandava in tutto il corpo. Nonostante il dolore fisico, avvertiva una sorta di calma, di pace giungere dal rilassamento che quella sensazione di cui aveva solo letto nei libri. Ma il peso sulle sue spalle si stava attenuando, lo poteva percepire in ogni parte del corpo. 

«Dray… Dray che hai combinato? Non lasciarmi per favore… non così ti prego. Come faccio io senza di te?» riconosceva quella voce che stava richiamando nella sua borsetta del dittamo. Una boccetta che aveva sempre con sé, da quando le punizioni dei Malfoy erano diventate più severe. 

«Dìdì… ciao.» mormorò, mentre lei gli strappava di mano la piccola lama «Ti prego Dìdì, non farlo.» la ragazza per tutta risposta gli posò qualche goccia sul taglio. 

Aveva perso tanto sangue e Daphne Greengrass ne aveva le mani pregne. «Quanto sei egoista, Draco Malfoy. Volevi lasciarmi da sola in questa sofferenza? Come ti permetti di abbandonarmi?»

«Didì, ti prego. Sono stanco. Non ce la faccio più.» una lacrima gli scese sulla guancia. 

In pochi istanti le ferite si rimarginarono e Daphne Greengrass gli prese la mano, intrecciando le dita con le sue. Stava piangendo silenziosamente, chinata. Aveva appoggiato la fronte alla sua mano. 

«Didì, no… per favore non piangere.»

«E se ti avessi perso?» singhiozzò, come se solo in quel momento avesse realizzato quello che sarebbe potuto succede, come se la nebbia della rabbia si fosse dissipata e ora vedesse il quadro completo. «Cos’è successo? Cosa ti ha fatto dire “basta”?»

Deglutì, sfilando la mano dalla sua presa. «Volevano che diventassi uomo.»

Daphne si tirò su con il busto e si asciugò le lacrime. «Infine siamo giunti anche a questo. Bene, significa che a breve verrà richiesto anche a me.»

«Hai ancora un anno. Goditelo.» sussurrò, stringendola a sé.

Scosse la testa. «No, Dray. Non voglio uno sconosciuto. Se deve succedere, deve accadere con qualcuno di cui mi fido ciecamente, che mi vuole talmente bene da…»

«Didì non posso farti questo.»

«In qualche modo noi ci ameremo per sempre, no? Anche se sarò solo un affetto profondo. Più di te non ci sarà nessuno che mi vorrà così bene.»

La strinse a sé. «Oh Dìdì... ne sei sicura?»

«Ne sono certa. Però Dray… fai che sia speciale. Pieno di rose e cose così.»

Draco Malfoy ridacchiò. «Sarà perfetto Didì. Te lo prometto.»

 
 

«Oh, siamo sentimentali, Draco?» la sua voce era colma di disprezzo.

Non era riuscito a tenerlo fuori. Aveva messo sottochiave lei, ma aveva messo in pericolo Daphne ed era tutto ciò che non avrebbe mai voluto. Il loro rapporto era così speciale, così unico che non era mai stato in grado di spiegarlo a nessuno. Nemmeno a Blaise. 

Le pressioni cominciarono a diventare più forti. La testa sembrava dovesse scoppiargli da un momento all’altro. 

«È una purosangue?» domandò. Il suo alito sapeva di qualcosa che non avrebbe saputo ben definire. Morte, tomba, cimitero, terra, freddo. 

Annuì. «Certamente, mio Signore», mormorò, con difficoltà.

«Molto bene. Anche di questo dovremo parlare dopo che avrai concluso la missione.»

«D-di cosa, mio Signore?»

Ridacchiò, facendogli gelare il sangue. «Alla fine di tutto ti siederai alla mia destra, Draco. Farai ciò che tuo padre non è stato in grado di fare… servirmi con lealtà.»

Deglutì. «Mio Signore, mio padre vi è fedele…»

«Oh, Draco. Ancora devi comprendere chi ti sta accanto. Tuo padre può essermi fedele, ma non sarà mai grande. Non quanto tu potresti essere.»

Cercò di sollevarsi da terra, piegando un ginocchio su cui far leva, ma il Signore Oscuro mosse velocemente le mani e Draco si ritrovò nuovamente a terra, con il fiato corto e dolori in tutto il corpo.

«Non diremo a nessuno del tuo momento di debolezza. Ai seguaci non piace quando il loro capo si mostri debole», sibilò, quasi il suo respiro non fosse naturale, «ma questo non significa che approvi certe cose. Il suicidio è per deboli, per codardi, per millantatori… per i mezzosangue. E tu devi essere onorato del nome che porti e del sangue che ti scorre nelle vene. Sei un purosangue, non esserne ingrato. Pochi di noi sono così fortunati e privilegiati da poter vivere meritevolmente e comandare. Tu vuoi comandare o essere comandato, giovane Malfoy?»

Inspirò. La guancia a contatto con il pavimento freddo lo faceva pronunciare suoni diversi sa solito. «Comandare, mio Signore», disse quasi bofonchiando.  

«Ben fatto. Oggi era la prima lezione e stiamo facendo progressi. L’intensità aumenterà. Cerca di prepararti o i nostri segreti saranno smascherati prima del tempo.»

Lo lasciò a terra, ansimante e dolorante.

Doveva avvertire Blaise, doveva informare Daphne. Ma l’unica cosa che riuscì a fare, fu lasciar cadere le palpebre e abbandonarsi alla stanchezza e al dolore.

 

 

 

Le valigie erano pronte. Il bastone da passeggio che suo padre gli aveva regalato qualche giorno prima per i suoi allenamenti era appoggiato sulla ringhiera del letto. 

Si sedette a prendere fiato, come se stesse correndo una maratona anche rimanendo fermo: mantenere il controllo sulla propria mente e celarla costantemente da tentativi di lettura era davvero difficile. Ma non poteva permettere a nessuno di sapere della sua storia con Hermione, di quello che stavano passando, che li univa.

Inspirò profondamente, stanco. Si sentì pervaso da un bisogno di riposare enorme, ma non dovette ignorarlo non appena udì qualcuno bussare.

«Draco, sei pronto?»

«Sì, madre. Entrate pure.»

Narcissa Malfoy entrò, come sempre impeccabile nel suo completo nero e argento. Sembrava una donna di altri tempi, con un’eleganza pazzesca. Per la prima volta, Draco guardò sua madre con occhi diversi, distanti, quasi freddi. 

«Siete incantevole, madre.»

Narcissa accennò un sorriso, ma non disse nulla. Avrebbe voluto abbracciarlo ma gli posò solamente una mano sulla spalla. «Dobbiamo andare.»

Draco accennò un sorriso, ma non riuscì a sussultare al tocco di sua madre. Cercò di rimanere impassibile, mentre il dolore alla schiena e alle articolazioni si faceva sentire. 

«Andiamo, non voglio fare tardi», superò sua madre con un passo lesto e veloce. Chiamò velocemente i suoi elfi domestici, ordinandogli di portare i suoi bagagli davanti al caminetto in salotto. Avrebbe usato la metropolvere, poco importava cosa dicessero i suoi.

 

 
 

Sembrava che tutto il suo mondo si stesse cospargendo di una coltre polverosa e scusa. Sia su di lui, sia sui suoi sentimenti, quando si voltò, poco prima di salire sugli scalini del treno. Sentì una risata alle sue spalle e per un istante percepì la luce filtrare attraverso quello strato soffocante. Quel suono si faceva spazio dentro di lui, come se fosse in grado di scacciare il dolore, la stanchezza, lo sconforto, il terrore.

Fu allora che lei si voltò. Solo allora comprese quanto gli fosse mancata veramente. Avrebbe voluto stringerla a sé. Mimò con le labbra “bagno” e lei annuì. 

Salirono entrambi sul treno, in vagoni diversi e attesero entrambi che tutti ebbero preso posto. Blaise e Daphne erano al suo fianco. Avrebbe voluto dir loro tutto, ma era giusto che anche lei sapesse e sentisse, per quanto la volesse tenere al sicuro. Doveva sapere cosa aveva fatto Daphne per salvarlo e doveva sapere che se lui non ce l’avesse fatta, se lui… allora avrebbero dovuto badare l’una all’altra.

Perché lui prima o poi avrebbe ceduto.

«Venite, andiamo a fare un giro.»

Daphne e Blaise si guardarono, straniti. In genere c’erano tradizioni, ricorrenze ormai da sei anni, ma quell’anno qualcosa era cambiato e ormai lo sapevano entrambi, per quanto facesse male.

Si spostarono senza fiatare, con alle spalle Astoria che continuava a chiedere se potesse seguirli, ma nessuna risposta venne mai data alla purosangue. 

Superarono alcuni vagoni, giungendo finalmente al bagno. 

Bussò e Hermione urlò: «occupato».

«Sono io.»

Aprì immediatamente e quasi lo trascinò dentro, tirandolo per la mano, incurante dei sorrisi della coppia alle loro spalle.

«Sono qui.»

Lo strinse forte e lui ricambiò. «Mi sei mancato tanto.»

Le sollevò il mento e la baciò. «A me sono mancate tante cose», sussurrò, facendola sorridere.

Si voltò verso i suoi amici, che nel frattempo avevano chiuso la porta. Si stava stretti in quello spazio ridotto, ma era meglio di niente.

«Non era mia intenzione non proteggervi, voglio che lo sappiate che ho fatto tutto il possibile.»

Hermione chinò la testa. «Cosa intendi?»

Prese un respiro profondo, prendendo per mano Daphne che lo fissò colpita. «Dray...»

«Sapete, questa bellissima biondina qui che finge di essere stupida e ingenua mi ha salvato la vita.»

«Dray, no.»

«Purtroppo devo.»

«Cosa significa?» chiese Hermione. 

Cominciò dall’inizio, da quando qualcosa era stato distrutto, da quando lui non era più riuscito a sopportare quelle regole e quelle imposizioni. 

Hermione aveva pianto, avvicinandosi a Blaise che, per quanto ci provasse, non riusciva a non trattenere quella stupida lacrime che gli stava rigando il volto.

«Noi siamo stati insieme. La nostra prima volta.»

Daphne sorrise, mentre piangeva. «C’erano anche le rose e le orchidee.»

«E abbiamo pianto.»

«Sia prima che dopo», mormorò Draco, stringendo a sé la sua migliore amica, «Ve lo sto raccontando, sebbene avessi promesso anche a te», guardò Daphne, «che non avremmo più parlato.»

«Perché?» domandò la ragazza dai capelli biondi.

«Perché mi ha letto nella mente. Non sono riuscito a nasconderti. Però a te sì, ti ho protetta», guardò Hermione come se fosse la cosa più importante in quella stanza. Lei ricambiò il sorriso.

«So che è tanto da mandare giù. Quest’anno non potrete più leggermi nella mente. Solo se io ve lo concederò. E quando sarà, saprete che sarà veramente importante. Ma ora dobbiamo proteggere Daphne. Io non lo so cosa ti faranno. È solo colpa mia.»

Scosse la testa. «Non è grave, ho delle guardie del corpo assurde.»

«Anche io!» esclamò Hermione.

«Voglio proteggerti anche io. Hai salvato Draco, io posso solo ricambiare in questo modo.»

E per la prima volta, Daphne Greengrass ed Hermione Granger si sentirono più vicine che mai.

Draco sorrise e fece un cenno veloce al suo migliore amico che annuì. Ne avrebbero parlato poi, da soli. C’erano tante cose da dire. Non tutte belle, ma bisognava ascoltarle. 

«Ora, se non vi dispiace, vorrei occuparmi della mia ragazza.»

Daphne e Blaise gli sorrisero velocemente e uscirono dal bagno. 

«Quindi ti ricordi ancora di me, eh» ammiccò la ragazza, nonostante avesse ancora le lacrime agli occhi.

«Granger, io non mi dimentico mai di te. Non potrei mai.»

La baciò e ci mise tutto l’amore che aveva, tutta quanta la mancanza che aveva avvertito in quei mesi separati. 

«Ti amo ancora, Granger, se è questo di cui hai paura.»

Le brillarono gli occhi e lo strinse a sé. «Anche tu mi manchi in tanti altri modi», mormorò, prima di mettergli le braccia al collo e baciarlo appassionatamente.

«Non ti facevo così esplicita, piccola micia», ammiccò.

«Oh, se non vuoi…» 

Ridacchiò. «Granger, credimi, non ci sarà mai un giorno in cui non avrò voglia di te» si chinò su di lei, quasi famelico. Insinuò una gamba tra le sue. Indossava una gonna lunga fin sopra al ginocchio e una canottiera con una scollatura tonda. La giacca rossa però le dava quel tocco in più di audacia e di eleganza. 

Le sue mani corsero subito sotto la canottiera. Sentiva il bisogno di toccare la sua pelle. Le accarezzò la schiena con la punta delle dita, facendole venire i brividi su tutta l’epidermide. Arrivò all’apertura del reggiseno e glielo slacciò con un gesto veloce: le sue mani furono subito sui suoi seni. Glieli strinse e lei ansimò. 

«Ehi micia, sssh» le si avvicinò all’orecchiò «Piano micia, o ci sentiranno tutti…» 

Per Salazar, sapeva benissimo che effetto le faceva la sua voce soffiata in quel moto, quei sussurri che mal celavano il suo desiderio per lei. 

«Draco…»

«Non mi trattengo se fai così, Granger…» 

«Ti prego… di non farlo.» 


 

Hi guys!
Eccoci al secondo capitolo di "Solitude". 

Abbiamo scoperto qualcosa di nuovo su Draco e dovranno parlarne, certo, ma non dopo che non si vedono da così tanto. 
Spero che questo capitolo possa piacervi! E come sempre, fatemelo sapere :)

Grazie, 
Un abbraccio,
Julis
   
 
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