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Autore: morgana85    06/07/2020    4 recensioni
Come spesso capita, le cose evidenti sono le più difficili da riconoscere. Per chiunque. Anche per una strega.
Dal testo:
(...)«Non pensare di venire da me per farti scaldare i piedi».
Daphne sorrise, gettando un’occhiata fugace alle sue spalle, «Pensavo fosse il tuo sport preferito».
«Solo perché tu sembri divertirti tanto a tormentarmi in quel modo», Theodore le si affiancò, le mani in tasca e la divisa slacciata, quasi fosse appena uscito da una lotta molto appagante.
«È passato così tanto tempo dall’ultima volta, che quasi non me lo ricordo», spostò il peso da un piede all’altro, muovendo il destro in circolo e facendo increspare la superficie dell’acqua.
«Non per mia volontà».
«Non mi piace essere il terzo incomodo». Un gridolino sorpreso le sfuggì dalle labbra, quando due braccia forti le strinsero la vita e una risata profonda si infranse contro i suoi capelli.
Theodore inspirò a fondo, scendendo con il viso fino a posarle un bacio sulla guancia, «Non puoi essere gelosa di qualcosa che è tuo da sempre».(...)
[SECONDA CLASSIFICATA al contest "Merlino li fa e e poi li accoppia" indetto da Shellcott sul Forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Theodore Nott | Coppie: Draco/Astoria
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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29 Marzo 2003
Greengrass Manor
 
Quando la prima goccia d’acqua le cadde sulla fronte strizzò gli occhi per la sorpresa, incassando il collo tra le spalle. Ma non si mosse, rimanendo sdraiata ai margini della piccola radura situata a Nord dei giardini di Greengrass Manor, un angolo di mondo che lei credeva molto più magico di qualunque altro.
Era un semplice spiazzo dove l’erba le arrivava fino alle ginocchia, morbida come seta e profumata di sole e primavera. A Marzo ormai inoltrato, i fiori iniziavano a punteggiarla come gemme preziose dai colori più svariati. Le ricordava molto le radure che abitavano le fate nei suoi libri di bambina, protetta da querce gigantesche e betulle dai tronchi d’argento, dove custodire segreti che sarebbero rimasti al sicuro fino alla fine dei tempi. Un piccolo ruscello dall’acqua fresca e trasparente si inoltrava nel sottobosco, come un sentiero immaginario verso il cuore delle colline che si riuscivano a scorgere in lontananza.
Incrociò le braccia dietro la nuca, inclinando leggermente la testa all’indietro e osservando le nubi sempre più scure che si stavano addensando sopra di lei. Un’altra goccia, che questa volta si perse tra i suoi capelli. Sospirò, inebriandosi del profumo intenso di pioggia mentre una sferzata di vento più forte l’accarezzò da capo a piedi come la mano di un amante esigente. Rabbrividì, mentre riconosceva nell’aria un odore più intenso, simile al muschio e alla fragranza delle belle-di-notte con cui aveva decorato i davanzali della camera da letto.
Sorrise, mentre un respiro caldo e un muso curioso le sfioravano la fronte, «Non mi dire che hai paura di bagnarti», scoppiò in una risata leggera, quando l’animale le sbuffò addosso, cercando di attirare la sua attenzione. «Grande e grosso come sei, non ti spaventeranno due gocce d’acqua», si tirò seduta, mentre il cavallo poggiava il muso contro la sua spalla, rispondendo alle carezze con un nitrito basso.
 
 
28 Marzo 2003
Madama McClan
 
«Oh Astoria, sei uno splendore».
Daphne sentì per la prima volta la voce di sua madre tradire una qualunque emozione. La guardò senza farsi notare, sgranando gli occhi nel vedere quelli della signora Greengrass lucidi per la commozione. Non ricordava, in tutta la sua vita, di averla mai vista piangere.
«Vieni avanti bambina, vieni avanti», Madama McClan sollevò il lungo strascico, mentre un’assistente si occupò del velo, «non abbiamo tutto il giorno».
«Cosa ne pensi, Lena?».
La voce di sua sorella la riscosse, intenta com’era ad osservarla incantata. Astoria era semplicemente uno splendore, una visione color champagne che avrebbe fatto invidia a molte riviste d’alta sartoria. L’abito era semplice ma raffinato, un giusto equilibrio di pizzo antico e tulle che la faceva sembrare una regina. Dietro il delicato velo, più lungo dello strascico, intravedeva l’espressione felice e trepidante della piccola di casa Greengrass, e lei non poté che condividere tutta quella gioia. «Sei un sogno, Helene. Non ho mai visto una sposa più bella».
Mentre sua madre e Madama McClan iniziavano una tediosa discussione su quali fossero le scarpe adatte, Daphne fissò il proprio riflesso nello specchio. Distolse in fretta lo sguardo, scorgendo nell’immagine che le restituiva la superficie d’argento, lo spettro di quello che avrebbe potuto essere lei.
Una sposa altrettanto bella, forse di più.
Ma aveva archiviato quel sogno in un cassetto molto tempo prima, insieme ad un piccolo anello fatto con lo stelo di un fiore di mare.
 
 
Un tuono gorgogliò in lontananza, mentre la pioggia aumentava d’intensità fino a diventare scrosciante. «Caro, vecchio tempo inglese», allungò un braccio verso l’esterno, osservando le piccole gocce d’acqua rimbalzare contro il suo palmo aperto, fredde e pure come cristallo. Doveva rientrare, sicuramente sua madre era già in piena crisi isterica, nonostante non fosse ancora l’alba e le nubi inglesi erano volubili quanto la moda indossata da Blaise Zabini. Certo, Astoria avrebbe potuto scegliere un mese più consono per sposarsi, ma quando le aveva chiesto come mai aveva preferito la primavera ai caldi giorni estivi, le aveva risposto farfugliando qualcosa riguardo a una strana coincidenza tra lei e Draco.
Si incamminò senza fretta, lasciando libero Kronhos di seguirla all’andatura che più preferiva. Avvertiva la sua presenza possente e calda poco dietro le spalle, che le infondeva la solita piacevole tranquillità. Ogni tanto scattava in avanti, ridendo quando lo vedeva rincorrerla e giocando con lui nell’erba fradicia, mentre la pioggia scoloriva tutto ciò che la circondava. Poteva ancora fare finta di niente, almeno per qualche ora.
Quando raggiunse il giardino all’inglese antistante la villa, di cui sua madre andava molto orgogliosa, si soffermò per qualche istante ad osservare le numerose finestre ancora buie. Solo una era accesa, quella all’estremità destra, rivolta verso i maestosi viali di ortensie. Astoria. Sua sorella doveva essere sveglia. Se la immaginò emozionata e incapace di trattenere il tremore alla gamba che la coglieva sempre quando era nervosa.
Sorrise, scuotendo il capo e promettendosi di raggiungerla prima che lo facesse sua madre. Sarebbe stata una damigella d’onore perfetta e avrebbe pianto dalla gioia allo scambio delle fedi. Astoria se lo meritava, lei doveva solo stringere i denti e fare buon viso a cattivo gioco.
 
 
22 Marzo 2003
Greengrass Manor
 
«Avanti», emerse dal bagno tamponando i lunghi capelli biondi, stringendosi addosso l’accappatoio.
«Disturbo?», gli occhi incredibilmente verdi di Astoria fecero capolino dalla porta, un sorriso timido ad incurvarle le labbra.
«Ma no, entra», le sorrise di rimando, sedendosi scomposta sul letto e picchiettando la mano accanto a lei sul copriletto, in un chiaro invito alla sorella di raggiungerla. «Vedo che… ehm… il parrucchiere ha dato fondo al suo estro».
«Ti prego, non me lo ricordare», piagnucolò la più piccola delle sorelle Greengrass, infilando le mani tra i capelli acconciati in un voluminoso cofano cotonato e pieni di perline. Iniziò ad estrarne un numero infinito di forcine, sospirando man mano che ogni ciocca tornava alla sua naturale morbida ondulazione. «Ti prego, convinci la mamma ad ascoltarmi. Non so più come fare».
Daphne scoppiò in una sonora risata, che trovò più liberatoria di quanto si aspettasse. «Eileen Greengrass colpisce ancora», continuò a ridere, notando l’espressione desolata di Astoria, posandole poi una mano sul ginocchio e avvicinandosi con fare cospiratorio, «non ti preoccupare, ci penso io».
Astoria si unì alla risata, lasciandosi andare contro il materasso e portando le braccia dietro la testa, seguita a ruota dalla sorella. Rimasero per un po’ così, godendo dell’atmosfera complice e distesa che da sempre era la loro forza, lontane dagli sguardi severi dei genitori e dai giudizi non richiesti della nobiltà Purosangue.
«Ci sarà anche lui, Lena. È il testimone di Draco», la voce di Astoria era debole e dolce, quasi cercasse di ammorbidire in qualche modo la scomoda verità che stava per affrontare, «sei pronta per tutto questo?».
«Non dovresti preoccuparti per me».
«Sei mia sorella, è normale», Astoria si girò su un fianco, mordendosi il labbro combattuta.
«Si, ma io sono la maggiore», ribatté Daphne con un ghigno, «pensa solo a goderti il giorno più bello della tua vita».
«Dovresti dirglielo».
«È passato un anno», si portò un braccio a coprire gli occhi, cercando di ignorare la familiare sensazione di vuoto all’altezza del cuore, «è troppo tardi per qualunque cosa».
«Lena, non devi…».
«Tu piuttosto», si sollevò sui gomiti, interrompendo qualsiasi altro scomodo consiglio – che non aveva voglia si sentire, perché avrebbe fatto troppo male - rivolgendo alla sorella uno sguardo di rimprovero, «a cosa pensavi quando hai scelto il rosa pesca per le damigelle?». Lasciò andare un profondo respiro, indicando con una smorfia l’abito da damigella d’onore, «non si intona per niente con il mio incarnato».
Scoppiarono nuovamente a ridere, abbracciandosi.
 
 
Quando si infilò nelle stalle, ringraziò di essere finalmente all’asciutto. Strizzò come meglio riuscì gli abiti zuppi d’acqua, riservando poi lo stesso trattamento alla lunga treccia in cui aveva raccolto i capelli. Aveva persino dimenticato la bacchetta sul comodino, quindi avrebbe dovuto accontentarsi.
Respirò a pieni polmoni il profumo di fieno e cuoio, che lei associava sempre ai suoi ricordi più belli. «Vieni Kronhos, ti sei meritato una bella carota». Ridacchiò quando il cavallo la spinse in avanti, posandole il muso contro la schiena, «Che modi!». Si prese tutto il tempo necessario per fare le cose con calma, trovando nello spogliatoio abiti asciutti con cui cambiarsi. Tolse velocemente i pantaloni e la maglietta fradici, rimanendo in intimo e rabbrividendo nonostante non facesse freddo.
«Non credevo che posti del genere riservassero spettacoli così interessanti».
Daphne sobbalzò, coprendosi con l’asciugamano e voltandosi di scatto. La rabbia si accese nei suoi occhi con la stessa velocità di un incendio, facendole stringere le dita contro il tessuto fino a far sbiancare le nocche. «Un’ora insolita per le visite, non credi anche tu Nott?».
«Doveri di testimone», alzò le spalle con noncuranza, appoggiandosi allo stipite della porta, «Draco mi ha spedito qui a consegnare il bouquet alla sua sposa».
«All’alba?».
«Ha blaterato qualcosa riguardo al fatto che le peonie non sfiorissero», si accarezzò il mento, aggrottando le sopracciglia, «l’amore per tua sorella lo ha reso un damerino pieno di romanticismo».
«Di certo non troverai Astoria qui», arretrò di un passo, soffiando tra i denti, «e ora, se non ti dispiace, vorrei finire di vestirmi».
«Oh, lo so benissimo. Questo è sempre stato il tuo regno», l’ex Serpeverde le rivolse un sorriso sornione, muovendosi nella sua direzione. «E no, non mi dispiace per niente aspettare».
La ragazza sollevò un sopracciglio, alzando il mento in segno di sfida, «Theodore, vattene».
«Voglio solo parlare».
«Non credo ci sia niente da discutere», resistette all’impulso di correre il più possibile lontano da lì, da lui. Rivederlo era stato come essere sommersi da una secchiata d’acqua gelida in pieno inverno, le era mancato così tanto da rendere quasi dolorosa la sua vicinanza.
«Il fatto che io ti abbia chiesto di sposarmi e tu sia sparita, lo consideri niente?», la voce di Theodore divenne improvvisamente più dura, carica di tutto quello che aveva trattenuto fino a quel momento.
«Non mi sembra il momento adatto», gli voltò le spalle, guardandosi attorno smarrita. Prese un profondo respiro, cercando di placare il battito impazzito del cuore, «Per favore, va via».
«Con te non è mai il momento adatto», lo sentì urlare per la prima volta in tutta la sua vita. «Non era il momento adatto quando hai scelto Zabini per perdere la verginità, non era il momento adatto nemmeno quando ti ho chiesto di venire al Ballo di Yule e tu hai preferito Adrian Pucey», sputò quelle parole come veleno, arrivandole così vicino da rimanere stordito per un istante dal suo profumo. «Non era il momento quando ho scelto te, sempre e soltanto te, ogni giorno della mia vita». L’afferrò per un braccio, strattonandola e facendola voltare nella sua direzione. Erano di nuovo lì, solo loro e senza maschere di rappresentanza da dover ostentare. «Posso sopportare l’idea che tu non sia innamorata di me, ma voglio sentirlo pronunciare dalla tua bocca. Qui», la presa sul suo braccio si trasformò in una carezza lenta, che risalì fino alle spalle per scendere ancora fino al polso, quasi la volesse ipnotizzare con il calore invitante delle sue dita, «adesso».
«Io… io, non…».
«Ce la puoi fare Daphne», le sollevò il viso, costringendola a guardarlo negli occhi. Conosceva ogni singola espressione di quelle iridi azzurre come acqua di fonte, ma non ricordava di averle mai viste così trasparenti, quasi ogni difesa fosse crollata e lui potesse finalmente scorgere quello che tenevano nascosto da sempre. «Non è difficile», le accarezzò il labbro inferiore con il pollice, «Theodore, non potrai mai essere la mia scelta. Non ci sarà mai un momento adatto per noi».
«Smettila», cercò di liberarsi dalla sua presa, lasciando che l’asciugamano le cadesse tra i piedi, lasciandola quasi nuda di fronte a lui.
«Avanti», le posò l’altra mano sul fianco, indugiando ad un solo respiro dalle sue labbra, «anche la mia pazienza ha un limite».
Daphne boccheggiò, cercando aria e rimanendo immancabilmente avvolta dal suo profumo. Erba fresca, vento e neve. Non aveva bisogno dell’Amortentia, per sapere che quello era l’odore che il suo cuore associava alla cosa più importante della sua vita. Decise di abbandonare ogni resistenza, di sconvolgere tutti gli sforzi che aveva fatto nei lunghi anni della loro amicizia, per non innamorarsi di lui. Ma loro due sembravano essere creati per quello, per amarsi, nonostante tutto. «Ti odio», sussurrò, stringendo gli occhi e deglutendo per ricacciare indietro le lacrime. «Ti odio».
Il Serpeverde le regalò uno dei sorrisi più disarmanti che avesse mai visto, abbracciandola con quello che riconobbe come sollievo e immergendo il viso tra i suoi capelli ancora zuppi d’acqua, mentre una risata profonda gli scuoteva il petto, «Si, la maggior parte dei giorni ti odio anche io», le posò un bacio vicino alle tempie, accarezzandole la schiena con le mani aperte, «quando non sono troppo impegnato ad amarti». Non poté fare altro che gemere con soddisfazione quando Daphne gli passò una mano dietro la nuca, facendogli abbassare il volto per poterlo baciare. Seguì il suo ritmo, assecondò la sua richiesta quasi timida quando gli cercò la lingua, lasciandole trovare il modo giusto per dimostrargli cosa si agitasse sotto la pelle e dietro quelle parole che non era mai riuscita a pronunciare. Gli sembrò di impazzire quando quelle mani fredde ma dal tocco bollente si infilarono oltre la sua camicia, percorrendogli i muscoli del ventre e della schiena con la precisione di un cartografo. Stava disegnando il suo percorso su di lui, stava riscoprendo sentieri che aveva già tracciato prima di allora, ma di cui aveva dimenticato l’inizio e la fine. «Rischiamo di arrivare impresentabili al matrimonio», sogghignò contro le sue labbra, alternando ogni parola ad un bacio.
«Dirò al mondo che è colpa tua se la mia acconciatura non è perfetta», gli slacciò la cintura, facendo scorrere i polpastrelli sull’elastico dei boxer. «Non lasciarmi andare», suonò come una preghiera, mentre con passi malfermi lo faceva arretrare fino ad un box vuoto, spogliandosi a vicenda lungo il tragitto e rovinando insieme tra la paglia fresca, lei a cavalcioni sopra di lui.
Theodore allungò la mano in una carezza, scostandole una ciocca di capelli che era scesa su di loro come un sipario improvvisato. Si sporse appena per baciarla, ribaltando con un colpo di reni le posizioni e facendosi largo tra le sue gambe, «Conosci qualcuno così pazzo da rinunciare alla felicità, quando finalmente può stringerla tra le braccia?».
«Non ti voglio mettere alla prova», gli sfiorò il collo con il naso, posandogli un bacio sulla spalla e premendo le mani alla base della schiena, sentendolo finalmente dentro di sé.
 
 
«Si, è il mio desiderio. Ora e per sempre».
Daphne non ricordava che la voce di Draco Malfoy fosse mai stata così sicura e calda, mentre infilava la fede al dito di sua sorella, prima di sollevarle il lungo velo e baciarla con un trasporto davvero sconvolgente per i suoi canoni di compostezza.
Sorrise, asciugandosi una lacrima di commozione, lanciando una rapida occhiata per assicurarsi che nessuno avesse notato quel piccolo istante di défaillance. Lo sguardo corse verso il lato opposto dell’altare, scontrandosi con due profondi occhi blu, che non l’avevano abbandonata un solo istante durante la cerimonia. Si crogiolò nel languore che la pervase, notando le labbra di Theodore incurvarsi in un sorriso per lei soltanto. Istintivamente portò la mano destra a toccare l’anulare sinistro, dove faceva bella mostra di sé un piccolo anello ricavato da un fiore di mare, reso immutabile con un incantesimo che aveva scoperto lei stessa.
Si portò la mano al cuore, socchiudendo gli occhi e prendendo un profondo respiro, prima di tornare a guardare l’ex compagno di Casa, concedendosi qualche istante per ammirarne il corpo alto e slanciato fasciato nell’elegante abito da cerimonia. Poi, con un impercettibile movimento del capo, accompagnò la sola sillaba che mimò con le labbra, «Si».



 
Bentrovati care/i lettrici/lettori
Ecco dunque il capitolo conclusivo di questa mini-long (se così vogliamo definirla),
che ci ha condotto in una piccola avventura
all'interno della vita di questi due personaggi.
Amo Theodore - quasi con chiunque - e amo Daphne, li trovo una coppia motlo equilibrata.
Spero che possa avervi strappato un sorriso o quantomeno un briciolo di emozione.
Ma prima di salutarci, un immenso grazie a breezeblock, MusicDanceRomance, CatherineC94,
Exentia_dream2 e Alessya che sono state così coraggiose da lasciare una recensione.
Grazie, davvero di cuore <3
Alla prossima
Morgana
  
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