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Autore: Belarus    09/10/2020    1 recensioni
"Dall’alto dei suoi due metri e delle batoste prese nella sua breve vita, Kidd la osservò mordicchiarsi la bocca e un pensiero lo investì, facendogli lanciare di mal grazia la rivettatrice nel carrello degli attrezzi.
«Che si fottano loro e tutta la classe dirigente di Marijoa. Puoi stare da me.» annunciò serio, facendo scappare a Killer la saldatrice accesa di mano."

[AyaKiddAU con la simpatica collaborazione di Law in veste di vicino]
Storia partecipante{o quasi} al Writober2020 indetto su Fanwriter.it
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio, Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Teru-Teru Bouzu '
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Titolo: Shiawasenashi - La morte felice
Genere: Generale, Commedia.
Prompt: Colazione
Personaggi: Nuovo personaggio; Eustass Capitano Kidd; Killer.
Note: È un pochino banale come shot questa volta, ma mi andava di pubblicarla comunque per far vedere il punto di vista di Aya sulla questione trasferimento e l'avevo già scritta tempo fa, per cui non mi andava di accantonarla e basta. Sto proseguendo seguendo un filo logicoe a tratti temporale, ma non prendetela come una narrazione day to day. Ringrazio dal più profondo del cuore chi vorrà lasciarmi un commento, chi lo ha fatto per le scorse pubblicazioni e chi si ferma a leggere. Mi date voglia di continuare, quindi merciii~ e ci risentiamo tra due giorni con un nuovo aggiornamento.




#03. Colazione





Dopo mesi trascorsi su materassi ad acqua, poltrone reclinabili, futon polverosi e sacchi a pelo bucati, la sua schiena aveva gioito del poter sprofondare sul divano di Kidd e sebbene ci fossero parecchi avvallamenti di dubbia creazione, una molla accanto al bracciolo sinistro che cigolava subdola nei momenti meno probabili e l’avessero rivestito di un color melanzana da far accapponare la pelle, quella mattina si era svegliata riposata come non mai. Era tornata operativa all’alba, quando ancora non si udiva neppure il rombo affaticato delle centrifughe della lavanderia giù in strada e a compensare c’era il russare roco di Kidd dalla camera accanto. Aveva rimesso al proprio posto i cuscini sul divano, riportato in avanti il tavolinetto di vetro scheggiato, piegato le coperte e aperto la tapparella affinché l’aria circolasse un po’. Tutto il più in fretta possibile, affinché i due dall’altra parte non se la ritrovassero tra i piedi ad oziare, prima di scendere in strada per aprire l’officina.
Non aveva voglia di recitare la parte dell’ospite invadente né aveva intenzione di farli – o farlo, dato che Killer non nascondeva il suo disappunto – pentire dell’invito stranamente gentile che le aveva concesso.
Per cui ad operazioni terminate aveva acciuffato un cambio dalla sacca e si era chiusa in bagno per una doccia, uscendone ad una velocità lampo già pronta di tutto punto con l’intenzione di correre a comprare qualcosa per colazione in segno di ringraziamento. Le sarebbe piaciuto cucinarla da sé, ma non aveva mai avuto modo d’imparare a fare un solo uovo o una ciotola di riso, cosa che era evidentemente in grado invece di fare in maniera eccellente Killer.
«Questa non me la aspettavo.» sbottò sbalordita senza riuscire neanche a dargli il proprio buongiorno, osservando prima il minuscolo tavolo della cucina imbandito e poi il biondo, armato di mestolo e grembiule, che faceva sfrigolare del bacon in una padella.
Era uno spettacolo a tratti inquietante e Aya sapeva che avrebbe dovuto ringraziare qualcuno per non averci rimesso il cuore, no, non nel senso romantico del termine, ma in quel momento le risultava difficile persino starsene là. Perché era chiaro che quei due sapessero badare perfettamente a loro stessi o quantomeno si fossero arrangiati con il tempo a farlo, ed era anche vero che Killer, silenzioso, spaventoso o ostile che fosse, era chiaramente una persona responsabile, ma da quello al vederlo occuparsi della colazione… magari non avrebbe dovuto pensarla a quel modo, i suoi erano pregiudizi e i pregiudizi non andavano mai bene, specie se si doveva mostrare gratitudine, ma… non ce la faceva. Era strano.
Sbadigliando e tastandosi i muscoli del collo indolenziti, Kidd riemerse dal suo antro buio in boxer e canotta, spostandola dalla soglia della cucina di peso senza neppure chiedere permesso, prima di andare ad accasciarsi sulla propria sedia.
«Non lusingarti troppo donna, fa lo stesso tutte le mattine anche senza qualcuna a guardarlo.» borbottò galante, cominciando ad infilzare dai vari piatti sistemati sul tavolo per creare una pila nel proprio.
Troppo stupita per piccarsi della prima battuta del giorno, si ritrovò a sgranare gli occhi persino più di prima.
Tutte le mattine? Non era una cosa del momento? Un improvviso slancio di creatività data dall’ora o da un sonno migliore di altri?! Insomma, non si aspettava d’essere oggetto di particolari attenzioni, d’altronde le piaceva stare con loro anche per quel disinteresse sconcertante e non c’era ragione logica di credere che fosse stata la sua presenza ad ispirarlo, ma pensava fosse… fosse… doveva essere pazza lei evidentemente. Sua madre glielo ripeteva di continuo. Era una persona orribile.
«Fate colazione così ogni singolo giorno?» domandò comunque incredula, sporgendosi per osservare le omelette perfettamente soffici, i pancakes dorati, le fette tostate con marmellata, le ciotole di riso profumatissime, la caraffa del caffè e la teiera con i loro rivoli di fumo ondeggianti.
«Perché di solito i rozzi poveracci che sputano sangue per campare non fanno colazione?» la incalzò Kidd, mentre Killer lasciava scivolare con una mossa da chef mancato il bacon croccante nel suo piatto.
«No, è che…» cominciò imbarazzata, fermandosi a guardarli quando il rosso trangugiò d’un sol colpo tutto e la testa minacciò di saltargli via per un’occhiata esasperata di Killer che lo fece grugnire «… stavo per andare a prendervi io la colazione, ma avevo in mente qualcosa tipo caffè nero come la morte e quello che capita. Non un buffet alla Whole Cake.» ammise.
Impegnato a masticare, Kidd le concesse appena un’occhiata ed un’alzata di spalle prima di tornare a concentrarsi sulla colazione, fu Killer che inaspettatamente, dopo quelle che le parvero ore, le porse un piatto con un respiro pesante.
«Kidd butta giù quello che capita. Sarebbe andato bene comunque se glielo avessi messo davanti sul tavolo.» la rassicurò metallico, spogliandosi dal grembiule per sedersi a sua volta.
Scioccata per l’ennesima volta in quella breve mattinata, lo guardò in silenzio e non seppe proprio che dire.
Killer che cucinava era tanto da metabolizzare all’alba, ma Killer che le chiedeva di sedersi e le passava persino la colazione era troppo. E se non fosse stato per ciò che gli era uscito di bocca, sicuramente ci sarebbe davvero rimasta secca, ma lo aveva fatto con una tale tragica serietà da uomo rassegnato che ad Aya scappò di colpo una risata che altrettanto inaspettatamente lo coinvolse in un soffio divertito.
Estraneo a quell’imprevista complicità, Kidd rialzò gli occhi per fulminarli, la bocca ancora piena e i capelli che sparavano in direzioni contrarie.
«Fate comunella ora, stronzi?!»



  
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