Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Cida    13/11/2020    19 recensioni
[Fable!AU - Cappuccetto Rosso / Cappuccetto Rosso Sangue]
Ora dormi bimba mia, tieni stretta questa mano
nel cielo non c'è luna e il lupo è ben lontano.
Se, invece, è grossa e piena, la notte sua sarà
non essere sciocca, stai al riparo o lui ti mangerà.

[Jelsa]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1

    



    Era il crepuscolo e, quindi, l’ora migliore per la caccia al cervo.
Jackson soffiò sulle mani intirizzite dal freddo e una nuvola di vapore acqueo gli donò un attimo di calore: quello stupido mantello rosso, ora piegato nella bisaccia, era certamente un pugno in un occhio in mezzo alla foresta innevata e, di conseguenza, non il miglior alleato di un cacciatore, tuttavia, svolgeva egregiamente il suo compito di tenere al caldo e, ora che ne era sprovvisto, lo comprendeva più che mai.
Eseguì alcuni esercizi per le dita, in modo da non lasciarle intorpidire: la luce ormai stava scemando e, da lì a poco, la luna sarebbe sorta nel cielo. Imprecò fra sé, già pronto a rientrare con il magro bottino di una sola lepre quando, improvvisamente, un maestoso cervo maschio entrò nel suo campo visivo. Era magnifico ma anche decisamente troppo grosso per essere trasportato da lui soltanto che, incurante della Notte del Lupo imminente e di tutte le leggi del suo villaggio, si era addentrato in solitaria nella foresta. Fortunatamente, ben presto, gli fu chiaro il motivo della presenza di quell’esemplare: dal fitto sottobosco, si fece avanti un nutrito gruppo di femmine, di cui una giovane e meravigliosa, assolutamente perfetta per essere issata in spalla una volta pulita.
Drizzò l’arco stretto nella sua mano e incoccò la freccia con una maestria tale da non fare alcun rumore, perse solo un secondo a contemplare la profanità del suo gesto ma non c’era piacere in quel che stava facendo, solo pura sopravvivenza, la carne era fondamentale per superare un inverno così rigido: scoccò.


    Il taglialegna più aitante della città finì di scaricare l’ultima cassa del suo carro, ancora allacciato ai finimenti della sua fidata renna Sven, sul bancone a lui dedicato del mercato cittadino. Quello era il centro pulsante del villaggio: non erano una comunità numerosa, per cui l’economia delle famiglie si basava più su semplici baratti che non su veri e propri scambi monetari, chi aveva le capacità adatte assumeva il ruolo appropriato e sopperiva a chi non poteva o non aveva il tempo di dedicarsi a determinate attività. Le uniche ricchezze erano, di fatto, custodite dal capo villaggio che le utilizzava per mandare avanti quei pochi commerci con i paesi vicini, di cui si occupava personalmente assieme al resto della sua famiglia.
Quella mattina, però, non c’era il solito allegro vociare di sempre, tutti erano in tensione e in attesa del resoconto relativo alla Notte del Lupo appena trascorsa. Ormai, erano passati anni dall’ultima vera tragedia che li aveva colpiti e le recenti notizie riferivano, ogni tanto, di alcuni capi di bestiame spariti nei villaggi vicini ma, nonostante questo, nessuno si sentiva libero di abbassare la guardia. Perciò anche quel giorno aveva indossato il suo mantello rosso, come le norme imponevano: per quanto surreali fossero alcune di esse, avevano davvero giovato alla serenità del villaggio da quando erano state messe in atto e non sarebbe, di certo, stato lui a minare quel periodo di pace apparente.
Si diede un’occhiata intorno, era molto presto e gli avventori erano ancora pochi ma lei era già lì, a girare fra le bancarelle dall’altra parte della strada. Lei non ne aveva una propria, chi necessitava degli interventi della sua famiglia si recava direttamente al laboratorio della sorella che, al momento, sembrava non essere in sua compagnia. Si riscoprì per niente dispiaciuto di quel fatto: Elsa sapeva davvero essere glaciale con quel suo sguardo freddo e tagliente. Anna, al contrario, era raggiante, esuberante e, sebbene il colore dei suoi occhi fosse molto simile a quello dell’altra, il suo sguardo sprizzava gioia e curiosità per il mondo, era indomita così come suggerivano i suoi capelli fulvi ai quali, purtroppo doveva ammettere, la mantella rossa non sapeva rendere il giusto merito. Nonostante i suoi diciotto anni era un’inesauribile fonte di guai ma tutti la adoravano per questo. Lui, dal canto suo, era cotto di lei almeno da un paio d’anni ma, purtroppo, non aveva abbastanza coraggio per dichiararsi, troppo timoroso del giudizio della sorella che sembrava bollare come inetti tutti quelli su cui posava lo sguardo. Come quelle due ragazze potessero essere legate dal sangue era un mistero per tutti.
Un sonoro tonfo, sul bancone accanto al suo, lo strappò dai suoi pensieri, facendolo sobbalzare «Pensi che riuscirai mai a farti avanti?» lo canzonò una voce familiare alle sue spalle.
«Cavolo Jack, mi hai fatto prendere un colpo! Quante volte ti ho detto che non devi fare queste cose da cacciatore con me?» lo riprese, portandosi una mano al petto pronto a scoppiare.
«Mi spiace» gli rispose l’altro con finto rammarico, finendo di sistemare il suo bottino di caccia «Ormai ce l’ho nel sangue, sono troppo bravo. E a proposito di cooolpi…» canticchiò, invitandolo a voltarsi con un’espressione eloquente sul viso.
Fu così che il cuore gli fece una nuova capriola nella cassa toracica, nel trovarsi di fronte l’oggetto dei suoi pensieri.
«Ciao Kristoff» lo salutò lei con un leggero rossore sulla gote, probabilmente dovuto al freddo, anzi, di sicuro dovuto al freddo, mica era imbarazzata perché stava parlando con lui, o sì?
Vedendolo imbambolato, Jackson alzò gli occhi al cielo e gli rifilò una gomitata nel costato.
«Ah, ehm… uh… ciao, Anna» si riprese, più o meno, quello «Come mai da queste parti?»
La ragazza lo guardò confusa «A chiederti del legname che ti ha commissionato mia sorella?» chiese, come se la cosa fosse ovvia «Perché l’ha fatto, no? Oddio, non l’ha fatto, che figura»
Il cacciatore si strizzò l’attaccatura del naso, rassegnato, chiedendosi che razza di figli sarebbero mai potuti uscire da due così.
Per non si sa quale grazia divina, Kristoff si riprese «Certo che l’ha fatto ma visto il grosso quantitativo ho già predisposto per farvela consegnare e scaricare, così non dovrete preoccuparvi di nulla»
«Grazie» gli sorrise lei riconoscente.
Lui si perse in quel sorriso, per un tempo che gli parve infinito.
«Bacialaaaa» gli disse l’altro nell’orecchio usando, però, un volume deliberatamente elevato in modo da farsi sentire anche da lei.
Anna, di fatti, avvampò mentre il taglialegna gonfiava le guance irritato «Jack, tu sei un…»
«Idiota» completò per lui una tagliente voce femminile. Il cacciatore, voltandosi, incontrò lo sguardo glaciale della maggiore delle due sorelle.
«E puzzi di morto» concluse lei, allargando appena le narici.
Quello non si scompose «Ma davvero, Fiocco di Neve? Chissà mai perché?» la sfidò, mostrandogli le carcasse sul tavolino.
Elsa deglutì, come se ne fosse nauseata: se dalla carne ancora sanguinolenta o da lui in particolare, non era dato saperlo. «Sei di nuovo andato a caccia da solo nella Notte del Lupo» constatò «Sei uno sconsiderato, dov’è la tua mantella?» lo riprese da sotto al suo cappuccio. Se era vero che il rosso non donasse alla giovane Anna, lo era altrettanto che, invece, esaltasse alla perfezione la sua figura eterea.
«Eccola qua, nonnina» le spiegò l’altro, prendendola dalla bisaccia e sventolandola platealmente prima di portarsela alle spalle «Oh, adesso sì che mi sento sicuro: in fin dei conti, il rosso non è di certo un colore che sarebbe in grado di attirare Satana in persona, mi proteggerà di sicuro da questa terribile bestia che le leggi del nostro capo villaggio tengono lontana, talmente bene che – in prossimità di una nuova Notte del Lupo – lui se ne va. Questo dovrebbe farvi capire quanto lui stesso creda alle sue regole» concluse sprezzante.
La vide arricciare le labbra, irritata – estremamente irritata – con tutta probabilità stava pure stringendo i denti, visto com’era contratta la sua mascella. Per Jack, tuttavia, infastidirla era un richiamo pressoché irresistibile: più lei lo investiva di ondate cariche di gelido disprezzo, più lui si riparava sotto coltri di pungente sarcasmo. Eppure, nonostante tutto l’astio che gli riversava costantemente addosso, era sempre da lui che andava a cercare la selvaggina, nonostante non fosse certamente l’unico cacciatore del villaggio anche se, in effetti, era di sicuro il più bravo: silenzioso, rapido, letale, sembrava nato per cacciare.
Sospirò, decidendo che l’aveva torturata fin troppo «Cosa mi hai portato, Fiocco di Neve?» o forse no.
Elsa mise mano al suo cestino e ne estrasse un pugnale dalla lama lunga e lucente, dall’impugnatura chiara in legno di pino, finemente levigata. Assottigliò gli occhi e lo piantò di punta nel legno del tavolino «Questo»
Jack trasalì, perché aveva quella netta sensazione che l’avrebbe volentieri piantato da un’altra parte? Nella sua carne, per esempio? Cercò di ricomporsi e lo prese, soppesandolo: era meraviglioso, perfetto per adattarsi alla sua mano, leggero ed estremamente affilato. Inconsapevolmente sorrise nel vedere un fiocco di neve magistralmente cesellato sotto la lucidatura del legno. La bravura con cui quella ragazza riuscisse a fare un mestiere prettamente maschile era fonte di pettegolezzi e stupore per tutto il villaggio ma non per lui: lui non ne era per niente stupito, anzi, ne era sinceramente ammirato. Chiaramente lei non avrebbe mai dovuto scoprirlo, fu per questo che, invece, disse «Sì, carino, ma funziona?»
Lei sbuffò e recuperò, con malagrazia, il coltello dalla sua mano, sebbene con un’impercettibile accortezza a non fargli male «Per eventuali problemi del filo dovrai porgere le tue rimostranze al fabbro, non a me» afferrò un pezzo della pancia della carcassa del cervo e affondò nella carne: la lama scivolò via come se si trovasse all’interno di un panetto di burro «Ma mi pare che non sia questo il caso» constatò «Questo lo prendo io» gli fece presente, adagiando nel suo cestino il trancio appena tagliato «E la pelle?»
«E’ già dal conciatore, puoi andare da lui se ti serve»
L’altra annuì ma non riuscì a rispondere, in quanto il suono di una campanella attirò l’attenzione di tutti verso il centro della piazza dove Hans, il figlio del capo villaggio, stava prendendo posto per dar notizia dell’evolversi della Notte del Lupo appena trascorsa. Deglutì in tensione, avvertendo la sorella farsi più vicina: si strinsero l’un l’altra per farsi forza, assieme.
«Cittadini» prese parola il giovane «Sono lieto di comunicarvi che non si sono verificati attacchi nel nostro villaggio, né in quelli delle immediate vicinanze» l’atmosfera si fece improvvisamente più leggera «Tuttavia, la spedizione di mio padre riporta che il mese scorso una stalla sia stata divelta con conseguente razzia del bestiame in un paese oltre le montagne, perciò vi preghiamo di non abbassare la guardia e continuare ad usare tutte le accortezze stabilite. A breve saranno disponibili le merci recuperate, potrete venire a prendere la vostra razione quanto prima. E’ tutto»
Jack tirò le labbra di lato in una smorfia «Certo, come no» commentò sprezzante «Di nuovo solo voci e niente prove»
«Perché devi essere sempre così scettico?» fu la voce dell’amico a riprenderlo, questa volta.
«Andiamo Kristoff! Quando è stata l’ultima volta che è successo qualcosa qui?»
La faccia atterrita del taglialegna gli fece comprendere di aver decisamente parlato troppo.
«Già, quando?» lo congelò Elsa con un’occhiata di puro disprezzo, mentre cercava di rincuorare la sorella – dagli occhi già colmi di lacrime – con una carezza «Andiamo via, Anna»
La comprensione si fece largo sul volto del cacciatore «Oh, cazzo…» sbottò mentre le vedeva sparire fra il resto della gente «Kristoff, occupati tu della mia bancarella per favore»
Non attese nemmeno una risposta e si lanciò subito al loro inseguimento. Per una volta non poté fare a meno di essere assolutamente d’accordo con lei: era un perfetto idiota.



    Elsa sollecitò, premurosa, la sorella a precederla nella strada verso casa, poi, prese un grosso respiro e, indurendo lo sguardo, si voltò di scatto «Smettila di urlare il mio nome» ammonì il suo inseguitore «Ci guardano tutti»
Jack riprese fiato, che si fottessero quei bigotti curiosi «Perché ve ne siete andate così? Andiamo, lo sai come sono fatto, spesso non penso prima di parlare, non avreste dovuto prendervela così tanto»
La ragazza inarcò le sopracciglia e sgranò gli occhi, quelle erano davvero le peggiori scuse che avesse mai sentito in vita sua «Noi non avremmo dovuto prendercela?» sbottò «E’ tutto un gioco per te, non è vero? Perché devi sempre sminuire ogni cosa?»
«Perché tu devi sempre ingigantirla, invece?» si difese l’altro.
«I nostri genitori sono morti, trucidati dal lupo a cui tu non credi e, non solo, ne parli con una leggerezza disarmante e io ingigantisco la cosa?» furiosa, si voltò, decisa più che mai a non perdere con lui un secondo di più. Avvertire la sua mano, a bloccarla, sulla spalla sinistra rallentò il suo proposito. Girò nuovamente il viso nella sua direzione, sprezzante: allontanò quella mano con stizza «Non osare toccarmi mai più» quasi gli ringhiò contro.
Jackson rimase un attimo disorientato da quella reazione, dovette sbattere le palpebre un paio di volte prima di tornare pienamente in sé «Volevo chiedervi e chiederti scusa, d’accordo?» riuscì finalmente a confessare «Mi dispiace di essermi comportato come un arrogante spocchioso, non volevo in alcun modo sminuire la tragedia che vi è capitata cinque anni fa» si pentì, sincero «Scusami»
L’espressione di lei non si addolcì «Delle tue scuse non so che farmene» concluse, andandosene una volta per tutte.
Il cacciatore calciò un cumulo di neve lì accanto, si arruffò i capelli irritato ed imprecò. Che cosa le aveva mai fatto per meritarsi tutto quel disprezzo? Dov’era finita quella graziosa bambina con cui amava così tanto giocare? Timida, sì, ma intelligente e coraggiosa, desiderosa di avventure tanto quanto lui, forse di più. Era andata, sparita, persa in quegli otto anni di malattia in cui nessuno l’aveva più vista. Ne era uscita sedicenne - dopo la tragica morte dei genitori - ormai donna, meravigliosa e glaciale. Tutti avevano dato la colpa al trauma subito ma, mentre gli anni passavano e Anna diventava sempre più solare, Elsa non cambiava di una virgola, anzi, peggiorava.
Jackson si ritrovò a pensare che, forse, anche quella bambina era morta laggiù – nel bosco – assieme ai suoi genitori, fagocitata dalle fauci del lupo.



Ebbene sì, sono tornata.
Proviamo a rilanciarci in una mini long in un nuovo universo alternativo.
Questa storia mi è stata ispirata da un edit trovata su Pinterest della locandina di Cappuccetto Rosso Sangue in cui al posto dei protagonisti c'erano Elsa, Jack e Hans e mi è ripartito il trip per la favola di Cappuccetto Rosso che è una delle mie preferite, come i muri di casa mia possono confermare, infatti indovinate un po' chi era il mio personaggio preferito in Once Upon a Time? Peccato che, poi, me l'abbiano tolto ç_ç Ma bando alle ciance...
Qui i nostri personaggi preferiti tornano ad essere più giovani e hanno, di fatto, le stesse età del primo film di Frozen: Anna ha diciotto anni, Kristoff venti e Elsa ventuno. Ho ipotizzato Jack più grande di Elsa di un anno.
Lo sapete che il richiamo al canone per me è irresistibile perciò anche qui Elsa è stata segregata per 8 anni a causa di una misteriosa malattia e, chiaramente, Agnarr e Iduna sono passati a miglior vita, pace all'anima loro.
Per chi ha già seguito Seasons, avrete intuito - anche se non si vede - che ho deciso di riutilizzare una vecchia conoscenza... non vi mancava, suppongo XD
Fra i nostri due adorati, questa volta, ho voluto inserire un po' di attrito... non vi resta che scoprire il perché.
Mio caro Jack, la figlia che uscirà da Anna e Kristoff sarà favolosa e te ne innamorerai prima di subito... hai poco da fare lo spiritoso ;)
Spero che questo primo capitolo vi abbia incuriosito, non so bene con quale frequenza aggiornerò questa volta, è un periodo un po' incasinato, abbiate pazienza.
Al solito vi ringrazio per aver letto, se vorrete lasciarmi due parole per farmi sapere che ne pensate, ovviamente, mi farete molto felice.
Alla prossima
Cida

  
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