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Autore: Nina Ninetta    14/12/2020    4 recensioni
Allo scoccare della Dodicesima Luna la malvagia dea Sekhimet dovrà uccidere il Prescelto prima che i poteri di suo fratello Mithra si risveglino in lui. E' una pratica questa che va avanti dalla notte dei tempi, fin quando re Leandro decide di opporsi e affida la vita di suo figlio Sirio - il Prescelto - nelle mani dell'Esorcista Eleanor e in quelle dello Stregone loro nemico.
Terza classificata al contest "Darkest fantasy II edizione" e vincitrice del premio “Miglior personaggio".
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
 


«Avrei potuto incenerirli con un battito di mani».
Eleanor sbuffò. Da quando erano scappati dalla locanda, evitando la ressa di demons, lo Stregone non faceva che ripeterlo. 
Camminavano ormai da diverse ore, seguendo il corso del fiume Kaos. Di demons neanche l’ombra, per fortuna. La notte si avvicinava e con essa la necessità di trovare un riparo. Alloggiare in una locanda si era rivelata una trappola, era evidente che una spia di Sekhimet aveva riconosciuto il Prescelto e richiamato le bestie.
«Stregone ma tu ce l’hai un nome?». Chiese Sirio. 
«Ce l’avevo. Poi sono stato catturato ed è stato annullato». L’uomo guardò il bambino di sottecchi, probabilmente se fosse riuscito a intenerirlo avrebbe convinto l’Esorcista zelante a liberarlo dai bracciali. «Era molto carino, sai?»
«Davvero? E qual era?».
«Milo».
«Milo?». Ripeté il principe.
«Sì, Milo. Mi era stato dato dalle persone che mi hanno cresciuto».
«I tuoi genitori?».
«Una specie, sì. Erano una coppia anziana che non aveva avuto figli. Mi trovarono nel Bosco Oscuro nei pressi del tempio di Sekhimet e mi portarono a casa con loro. Mi hanno cresciuto come un figlio fino all’età di 16 anni».
«E poi cos’è successo?».
«Poi un giorno lei tornò dal mercato con il viso insanguinato a causa di diversi tagli. Le chiesi cosa fosse accaduto, mi raccontò di essere caduta, ma non le credetti. Andai di persona al villaggio e scoprii che alcune persone l’avevano presa a sassate perché non volevano che si recasse lì, lei che aveva cresciuto un abominio come me».
«E poi?».
«Sei curioso, eh moccioso? Poi mi attaccarono con forconi e pale e fui costretto a difendermi».
Sirio chinò il capo, intristito. Forse si sarebbe aspettato un finale differente.
«Di loro cosa ne è stato?».
«Li ho ammazzati uno a uno».
«Hai ammazzato i tuoi genitori?». La voce del principe tremò appena.
«No, certo che no! Intendevo quelli del villaggio. Dopo sono andato via, ormai sono passati tanti anni, saranno morti anche loro». Lo stregone sospirò. «Erano persone molto buone, non hanno mai badato al fatto che fossi un mostro, come qualcuno sostiene». 
Il riferimento a Eleanor fu esplicito, perciò lei annunciò:
«Se credi di intenerirmi con questa storia ti sbagli di grosso». Quindi affrettò il passo, affermando che bisognava trovare una grotta dove passare la notte.
«Un amore di persona» osservò sarcastico lui.
«La sorella maggiore di Ely si è uccisa dopo che uno Stregone l’aveva violata. La gente diceva che sarebbe nato un demons dalla loro unione e che le avrebbe squartato la pancia venendo al mondo. Dalla paura e dalla vergogna si gettò da un dirupo». Sirio arrossì per aver pronunciato parole da adulto. «O almeno questo è quello che ho sentito dire. Ecco perché lei ha scelto di diventare Esorcista».
Lo stregone non parlò più.
 
Le Sacre Montagne non erano così lontane, di giorno si potevano scorgere le cime innevate svettare a nord. Ancora qualche giorno di cammino spedito e senza intoppi e le avrebbero raggiunte.
Missione compiuta. 
L’esorcista si chiese se i Saggi sapessero del loro arrivo. Una volta aveva chiesto a re Leandro perché mai i grandi Saggi non prendessero con loro il Prescelto dalla nascita, così da proteggerlo fino alla Dodicesima Luna? L’uomo, totalmente preso dal volto angelico di suo figlio addormentato tra candide lenzuola, spiegò che non lo facevano perché, secondo la leggenda, il vero Prescelto sarebbe stato solo uno nel corso dei secoli, l’unico che sarebbe riuscito a raggiungere il Tempio di Mithra incolume sarebbe stato considerato il degno successore del dio in persona. Quando la Dodicesima Luna sarebbe sorta, i poteri della Luce Eterea si sarebbero risvegliati e con essi l’animo e la conoscenza della divinità. Solo allora avrebbe capito come combattere la malvagia sorella e riportare il Sole fra gli uomini.
Si inoltrarono nella Foresta degli Incanti dopo avere attraversato le Steppe Isolate. Il crepuscolo dipinse di un rosso acceso il cielo plumbeo di cui si potevano intravedere pochi squarci fra le fronde cespugliose degli Alberi Sempreterni: piante dai fusti robusti che, nonostante non vedessero il Sole da millenni, esibivano un fogliame rigoglioso.
Eleanor sbirciava le nuvole sopra le loro teste quando erano visibili.
«Si dice che nel Regno della Luce Eterea di notte il cielo si riempi di puntini luminosi», disse lo Stregone all’improvviso.
«Le stelle», rispose lei distrattamente. «Lo so, l’ho letto nei libri».
«Nei tuoi scritti si diceva anche che racchiudessero in sé tutte le anime dei morti?».
«No, queste sono solo sciocche credenze popolari», ribatté la giovane Esorcista.
La Foresta era molto umida e scura, il terreno melmoso ricoperto di muschio; ai piedi degli alberi crescevano funghi enormi e lo Stregone preannunciò che quella sarebbe stata la loro cena.
«Ma non sono velenosi?» chiese Sirio.
«Non tutti, basta saperli riconoscere» l’uomo gli strizzò l’occhio.
«E tu lo sai fare?».
«Ovviamente».
Scovarono il meandro di una grotta e in concomitanza proposero di accamparsi lì. Quando lo Stregone invitò il principe a seguirlo per raccogliere i funghi, Eleanor affermò con forza che non se ne parlava proprio.
«È notte, addentrarsi nella foresta è pericoloso. Inoltre i funghi potrebbero essere velenosi e non abbiamo medicine».
Lo Stregone tuttavia non le diede ascolto e poiché il piccolo Sirio non sembrava volerlo seguire andò da solo, sparendo nella bruma notturna. Tornò qualche tempo dopo, nessuno avrebbe saputo dire quanto: per i due nella grotta era parsa un’eternità. Nonostante non lo avrebbe mai ammesso, alla ragazza era sembrata una vita e il terrore che fosse fuggito, lasciandoli in balia dei mostri, la annichiliva. Cosa avrebbe fatto se li avessero attaccati? Da sola non sarebbe mai riuscita a proteggere il Prescelto, né a raggiungere le Sacre Montagne. Anche Sirio aveva avuto i medesimi pensieri in quei minuti, ma a differenza di Eleanor li esternò quando lo Stregone riapparve.
«Stregone! Sei tornato per fortuna».
Lui parve meravigliato. 
«Credevi fossi scappato? Con i bracciali ancora ai polsi? Non sono così incosciente». Lasciò cadere sul terreno asciutto diversi funghi, di ogni dimensione e colore, aveva raccolto anche alcuni rametti. Quindi chiese al ragazzino di aiutarlo a infilare i funghi come spiedini. Sirio si sedette vicino a lui, imitandolo nei gesti, Eleanor continuò a sostenere che non li avrebbero mangiati. Era particolarmente nervosa: l’ansia provata pocanzi per l’eventuale abbandono e la sensazione di sollievo che poi l’avevano pervasa la infastidivano.
«E a te sono mancato soldatino?». Scherzò lui acuendo il nervosismo di lei, la quale lo fulminò con lo sguardo. Lo Stregone rise al suo solito con la testa all’indietro mentre arrostiva gli spiedini con il suo fuoco. Di fronte allo scetticismo di Sirio ne addentò uno per primo.
«Non sarà una delle cene regali cui eri abituato, ma è commestibile».
Sirio si fece coraggio, la fame era troppa, diede un piccolo morso a un fungo, poi un altro e un altro ancora.
«Buoni!», esclamò porgendo uno stecchino alla ragazza. «Prendi Ely, sono ottimi». 
«No principe, grazie».
«Crede possa avvelenarla», esordì lo stregone con la bocca piena.
«Non lo farà» le fece sapere Sirio con convinzione. «Devi togliergli i bracciali prima» aggiunse, come se quella notizia potesse rinfrancarla.
«Ehi!» obiettò l’uomo. «Così pare che dopo avermi liberato l’ammazzerò!». 
«E non lo farai?» Eleanor lo fissò negli occhi, attese la sua risposta, alla fine lui le porse uno spiedino.
«Mangia, devi tenerti in forza in caso di attacco».
Si fissarono ancora un po’, riluttanti, poi lei afferrò controvoglia i funghi e li mangiò, imbronciata.
«Bleah! Non mi piacciono i funghi», il viso contratto in una smorfia di disgusto. 
«Viziata», bisbigliò lo Stregone divertito.
Sirio sghignazzò.
 
A dispetto della notte precedente Eleanor concesse allo Stregone un turno di guardia, sebbene non si addormentò mai profondamente. Ogni tanto sollevava una palpebra per osservarlo. Lui rimase tutto il tempo con le spalle contro la parete rocciosa all’ingresso della caverna.  Il viso rivolto verso la foresta, giocherellando con un rametto tra le mani. La ragazza si chiese a cosa stesse pensando. Se da qualche parte ci fosse qualcuno che lo aspettava. Magari un altro Stregone o una donna. Scacciò quell’ultimo pensiero, faceva ancora troppo male nonostante fossero ormai trascorsi cinque anni dalla morte di Miriam.
Contro ogni pronostico non furono attaccati da alcuna bestia, eppure per tutta la notte giunsero da lontano guaiti e latrati da far accapponare la pelle. Ripresero il cammino all’alba, sicuramente più riposati e rinfrancati dal fatto che oltre la Foresta degli Incanti avrebbero finalmente adocchiato le Sacre Montagne: il loro obiettivo era visibile, quindi vicino.
Lo stregone era più indietro con Sirio, gli stava spiegando come usare i pugni in combattimento, mimava i gesti, le pose da assumere in attacco o difesa, l’importanza di tenere i piedi ben saldi sul terreno. Erano ormai in prossimità dell’uscita, si poteva sentire di nuovo lo scroscio del fiume Kaos, poi Eleanor si arrestò di colpo, le orecchie tese, gli occhi scattanti. Dietro di lei i due ridacchiavano, lei li ammutolì con voce imperiosa. Sirio si rabbuiò, lo Stregone invece fu subito sull’attenti.
«Che c’è soldatino?».
«Non lo so, ho come la sensazione che qualcuno o qualcosa ci stia inseguendo» affermò senza abbassare la guardia; lentamente sfilò la lancia dalla guaina.
Un frusciare di foglie e rami spezzati li fece voltare sulla destra, qui un uomo alto e vestito di marrone scuro ne fece capolino. Era totalmente calvo, gli occhi rossi con le pupille allungate e un grosso sorriso canzonatorio sul volto. Uno Stregone.
«Devi esserti rammollito proprio tanto se non riesci neanche più a fiutare i tuoi fratelli» esordì con finta allegria.
«Oh Scorpius! Ti chiami ancora così o sei già morto e risorto decine di volte dall’ultima volta?». Lo Stregone si interpose fra lui e i suoi compagni di viaggio, facendo cenno a Sirio di avvicinarsi a Eleanor. Il Prescelto obbedì. L’altro rise in maniera forzata, c’era follia nella sua voce:
«Sempre il solito spiritoso! Sei tu quello morto a quanto vedo», ovviamente si riferiva ai bracciali.
«Questi dici?» lo Stregone ne mostrò uno con sufficienza. «Sono solo per ornamento. Lo sai che sono un tipo alla moda».
Scorpius rise, di nuovo senza autenticità, poi spostò lo sguardo su Eleanor prima e sul ragazzino che si nascondeva dietro di lei poi.
«Un’Esorcista…» sospirò. «Sei caduto proprio in basso fratello».
«Sai com'è, sono tempi difficili per tutti».
Scorpius tornò a guardarlo:
«Nulla di personale, ma la Madre mi ha ordinato di portarle il Prescelto. E di ucciderti: si è molto offesa che uno dei suoi bambini l’abbia tradita». Il tono di Scorpius cominciava ad avere una nota di impazienza.
«Stregone» la voce di Eleanor tremò. Lui lanciò un’occhiata furtiva alle sue spalle: una decina di demons li avevano accerchiati. 
«Sempre in ottima compagnia, eh Scorpius?». Doveva riflettere, doveva prendere tempo per pensare a come uscire indenni da quella situazione. Lui si sarebbe potuto occupare di Scorpius, ma Eleanor da sola non avrebbe mai potuto combattere tutte quelle bestie inferocite. Senza contare il fatto che Sirio andava protetto e perciò le sarebbe stato d’intralcio. 
Un demons ringhiò e fece per scagliarsi contro Eleanor che prontamente lo trapassò con la lancia. Gli altri mostri digrignarono i denti aguzzi, emettendo versi spaventosi. Un altro scattò in avanti alle spalle dell’Esorcista, questa volta una palla di fuoco lo incenerì.
«Spiacente», disse Scorpius rivolto allo Stregone, «sono io il tuo avversario».
Quindi lo attaccò con una serie di pugni tempestivamente parati; Eleanor e il Prescelto furono assaliti dai demons.
La giovane ne ferì di striscio uno, con abilità lasciò roteare l’arma sulla propria testa e ne colpì un secondo, poi accecò un terzo ficcandogli la punta della lancia in un occhio. Non sarebbe resistita a lungo, erano troppi. Per uno che metteva fuori gioco ne arrivavano almeno altri due. Sirio si muoveva alle sue spalle, provando a non esserle di impiccio nei movimenti.
I due Stregoni, intanto, lottavano a suon di arti marziali, adesso Scorpius si stava rimettendo in piedi dopo aver preso un pugno in pieno volto. Lo Stregone ne approfittò e corse in supporto dell’Esorcista, eliminando un paio di demons.
«Dobbiamo fuggire!» esclamò lei in affanno.
«Un genio!». Lui incenerì un mostro dalle sembianze di un canide. «Non possiamo, devi liberarmi o non riusciremo a salvarci» continuò, poi riuscì appena in tempo a ripararsi dietro uno scudo di fuoco prima che la fiammata di Scorpius lo prendesse in pieno.
«Ti ho detto che sono io il tuo avversario!». Ribadì furioso quest’ultimo cominciando a bombardarlo. Lo Stregone non poté fare altro che difendersi, ma quando una delle bestie balzò pronta ad azzannare Sirio, d’istinto abbassò la guardia per colpire il demons; peccato fu preso in pieno stomaco da un calcio che lo scaraventò lontano.
«Stregone!». Urlò il principe, poi si rivolse all’Esorcista. «Devi liberarlo!».
Lei infilzò un mostro, il fiato corto e il viso schizzato dal sangue demoniaco. Non rispose.
Scorpius lanciò uno sguardo all’avversario più in là, era carponi mentre tossiva, pensò di approfittarne e fare fuori quella rompiscatole che stava ritardando la sua vittoria. Eliminò personalmente il demons contro il quale la giovane stava combattendo, gli altri mostri indietreggiarono, spaesati. Le si avvicinò, dominando in altezza e peso, il sorriso di chi sa che il bello stava per cominciare. Sirio si interpose tra lei e Scorpius, le braccia spalancate.
«Non la toccare!».
«Un vero cavaliere», constatò l’uomo, poi con uno schiaffo lo abbatté senza problemi.
«Principe!» esclamò Eleanor, puntando poi la lancia contro il nemico. Tentò di colpirlo ma lui schivò la punta senza scomporsi troppo, tuttavia quando fu lui a cercare di coglierla si accorse che sapeva il fatto suo. Lottarono per un po’, fin quando lei non riuscì a graffiargli una guancia. Scorpius si toccò la ferita e leccò via il suo stesso sangue sui polpastrelli. Arricciò le labbra all’insù:
«Niente male Esorcista». Quindi prese ad attaccarla con maggior vigore e stavolta la ragazza finì supina sul terreno fangoso, boccheggiando. Scorpius calciò lontano la lancia e si chinò sulle ginocchia:
«Non ho nulla contro di te», disse con voce fintamente dispiaciuta prima di afferrarla per la gola. «Capirai però che…».
Una bolla di fuoco lo centrò in pieno, facendolo capitolare. Lo Stregone avanzò fermandosi davanti a Eleanor che rimettendosi in piedi, con una certa fatica, raggiunse Sirio riappropriandosi della sua arma. 
«Sono io il tuo avversario!», tuonò lo Stregone rivolto a Scorpius.
Quest’ultimo se ne stava immobile, la testa china e le ginocchia piegate come se stesse pregando; subitaneo il corpo si deformò, si ampliò e mutò forma. La pelle fu sostituita da carapace, due enormi chele spuntarono al posto della bocca, una coda piegata verso l’interno presentava un pungiglione da cui colava un liquido verdastro.
«È diventato uno scorpione» balbettò Sirio terrorizzato.
I demons che erano rimasti nei dintorni, pronti a cibarsi eventualmente di carne fresca, si dileguarono.
Lo Stregone invocò contro il fratello vere meteore fiammeggianti, eppure il fuoco nulla poteva contro la sua corazza. Scorpius tentò di afferrarlo con le sue chele, nonostante l’imponente mole si muoveva con agilità. Lo Stregone schivò gli attacchi, riuscì a colpirlo tra gli occhi inutilmente, infine una botta di coda lo scaraventò sul terreno, gli parve di sentire la voce del moccioso incoraggiarlo a rialzarsi, intravide il Prescelto abbarbicato a Eleanor.
«Invece di fuggire… che stupidi!» sibilò.
«Ely!?».
L’Esorcista si scrollò di dosso il ragazzino - sebbene lui piangesse come una fontana - corse dallo Stregone e si chinò al suo canto, adagiò i palmi sui bracciali e chiuse gli occhi.
«Eleanor…» sussurrò lui.
La giovane pronunciò una formula in un’antica lingua, risollevò le palpebre di colpo:
«Rinasci Ifrit, Signore del Fuoco». 
Nei bracciali si formò una crepa, poi un’altra ancora, fino a frantumarsi completamente.
  
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