Vegeta-Sej
*
Capitolo 2 – I saiyan
*
Re
Vegeta inspirò profondamente dalle narici, e si inebriò di quella piacevole
sensazione che gli era stata strappata anni prima inaspettatamente e
prematuramente.
Aveva
ancora tutta la vita davanti, e ancora molti pianeti da conquistare.
Si
era risvegliato nel suo letto, dove ricordava di aver perso la vita.
Ucciso
barbaramente e vigliaccamente.
Il
suo aguzzino, aveva aspettato un momento di distrazione da parte del sovrano,
prima di poterlo attaccare, eppure sapeva benissimo Freezer, che Re Vegeta non
era più forte di lui, e lo avrebbe potuto battere senza nessuna fatica.
Ma
forse, temeva una rivolta da parte di tutto il popolo, che avrebbe difeso il
suo re con le unghie e con i denti.
Cosa
che accadde poco dopo, quando la notizia della sua morte, si era sparsa a
macchia d’olio su tutto il pianeta.
Aveva
appoggiato i palmi delle mani sulla balaustra di marmo ed osservava il panorama
che aveva davanti.
Le
case dei suoi sudditi, la tundra violacea e ad alcuni tratti bluastra, la fitta
foresta ed infine le montagne che segnavano il confine tra il territorio saiyan e quello degli Tsufuru.
Un
sole rosato alto alla sua destra gli stava indicando che probabilmente erano si
e no le due del pomeriggio.
Nulla
era cambiato e tutto sembrava essere rimasto così come lo aveva lasciato, si
stava chiedendo anche se il popolo Tsufuru fosse ancora
vivo.
Sospirò
per l’ennesima volta ed abbassò la testa scuotendola un paio di volte, si stava
scervellando inutilmente senza ottenere risposte sensate.
Il
sovrano alzò la testa appena sentì il vociare della folla che stava arrivando a
palazzo, probabilmente anche loro con le stesse intenzioni.
Si
prodigò per scendere direttamente con un balzò dal terrazzo, atterrando sull’atrio
giusto in tempo per accogliere i primi sudditi arrivati.
*
Era
stata teletrasportata nel pianeta Vegeta-Sej grazie
all’ultimo desiderio richiesto al drago Polunga, ma
per la fretta, non aveva indicato la giusta posizione.
Si
ritrovò all’interno di una fitta foresta, da cui filtrava pochissima luce, ma
non le fu difficile orientarsi, di quel pianeta conosceva benissimo ogni
centimetro quadrato, aveva servito e riverito i suoi sovrani nei secoli
precedenti, e compiuto missioni per conto loro e suo, all’interno di quell’area,
alla ricerca di erba medica e qualche altra pianta utile, per completare i suoi
intrugli magici.
Tutto
era come lo aveva lasciato, prima che quella stella scoppiasse in aria e al
posto suo rimanesse solo un ammassi di piccolo asteroidi e pulviscolo stellare.
Oltre
alla poca luce, dovette fare i conti anche con una coltre di nebbia fitta che
si era appena alzata, e che le impediva di procedere a passo spedito verso la
sua meta, ed ogni tanto le faceva sbattere quel naso bitorzoluto addosso al
tronco di un albero.
“Maledetti
namecciani!” Imprecò cercando di tirarsi su da una
pozza d’acqua melmosa “…ritenetevi fortunati che il
vostro pianeta non vale una cicca, altrimenti sarebbe stato il primo che avremo
venduto al miglio offerente”. La vecchia si strizzò dell’acqua nauseabonda in
eccesso dalla gonna e riprese il suo cammino.
Da
quanto puzzava, doveva essere la latrina di qualche animale selvatico che
abitava nei dintorni.
Ma
non aveva tempo per pensare al suo aspetto, doveva sbrigarsi, prima che i saiyan, senza una guida, potessero commettere qualche
imprudenza, ed in più, avevano bisogno di qualcuno che gli dicesse che cosa
stava succedendo e del perché erano vivi e vegeti.
Seppur
con qualche difetto.
Akim, il namecciano, era stato chiaro.
Il
drago Polunga, aveva si, subito un potenziamento da
parte dei sette saggi, ed era in grado di resuscitare più di un essere vivente
alla volta, ma questo avrebbe comportato in loro una deficienza, ovvero l’aver bisogno
di continui trattamenti con una gemma speciale per continuare a restare in
vita.
Erano
come delle batterie, ogni tanto andavano ricaricarti, e non sarebbe ci certo
bastato del buon cibo sulla tavola, com’erano abituati, per rimettersi in
forze.
Oltrepassò
un rovo, e si ritrovò in una pianura rocciosa e violacea, come del resto le
montagne che si era lasciata alle spalle, oltre alla foresta, il cuore del
pianeta.
Il
cielo, era azzurro e per buona parte coperto da nuvole, un timido sole cercava
di farsi strada tra esse.
Si
schermò gli occhi azzurri con la mano rugosa, prima che questi potessero venire
colpiti dalla luce abbagliante e accecarla per qualche secondo.
In
lontananza, si intravedevano i profili dei palazzi bianchi e arrotondati, e
sopra il promontorio, in una lingua di terra, l’imponente palazzo reale, si
ergeva in tutto il suo splendore.
“Casa.”
Sussurrò in un sibilo sorridendo.
Perché
quella era la sua dimora, dove mangiava, dormiva e consigliava il re.
*
Le
sue dita affusolate compivano movimenti circolatori attorno alla sfera di
cristallo.
Aveva
la faccia contratta dalla concentrazione, che veniva puntualmente a meno,
quando Re Vegeta iniziava a camminare nervosamente su e giù per la stanza,
disturbandola anche con il solo respiro pesante.
“Se
continui a muoverti, non riesco a vedere niente”
“Scusami.
Sono ancora sconvolto per quello che mi hai detto l’ultima volta”.
Sayla scosse la testa
“Mi spiace, io dico quello che vedo”.
Gli
aveva predetto la morte per mano di Freezer e la fine del popolo saiyan.
Sapeva
che quell’alieno prima o poi si sarebbe rivelato un vile traditore.
Aveva
l’abitudine di imporsi su di loro e trattarli come dei pezzenti, solo per
usarli per il suo unico scopo, diventare il signore della Galassia, e ci
sarebbe riuscito se fosse stato in grado di piegare sotto la sua volontà ogni
singolo pianeta.
E
per farlo, doveva prima obbligare il popolo saiyan a
giurargli fedeltà, anche perché voleva vedere se la leggenda che si vociferava
alla sua base, fosse fondata: erano in grado di raggiungere una forza tale, da
annientare quel tiranno, trasformandosi nel leggendario super saiyan.
Vegeta,
il figlio del re, fin da bambino, si prestava a faticosi allenamenti per
raggiungere tale forza, era sicuro che un giorno, sarebbe toccato a lui
tingersi di oro, e vendicare il suo popolo dalle umiliazioni che subiva ogni
giorno
Lui
era il predestinato, e su questo non aveva nessun dubbio.
*
Il
palazzo, era in fermento e i sudditi erano accorsi a chiedere spiegazioni al
loro sovrano: Re Vegeta.
La
vecchia, zigzagò tra i presenti, a volte chiedendo permesso, a volte
soltanto spingendoli per passare avanti, evitando al sovrano un linciaggio.
Si
prostrò ai suoi piedi, e dietro di lei potè sentire la
disapprovazione dei saiyan.
Re
Vegeta inarcò un sopracciglio meravigliato, avrebbe riconosciuto quel mantello
ovunque, non che avesse qualcosa di speciale.
“Sayla. Sei tu?” Chiese quasi intimidito.
Tolse
il cappuccio dalla testa con entrambe le mani, rivelando al sovrano la sua
identità.
“Si,
mio signore.”
L’uomo
rimase ammutolito per qualche secondo, non riusciva a trovare le parole più
adatte.
“Sei
viva!” Esclamò.
“Ci
conviene entrare a palazzo, vi spiegherò tutto”. Sayla
fece strada, mentre il monarca cercava di contenere la folla.
“Amici!
Tornate a casa, presto vi convocherò per darvi spiegazioni.” Girò i tacchi e
seguì la consigliera.
“Vogliamo
sapere ora!”
“Perché
ci nascondete le cose!”
“Che
cosa è successo?”
“Perché
siamo ancora vivi?”
Queste
erano le domande per le quali il popolo esigevano risposte.
*
Aveva viso il
suo signore e padrone perire sotto un attacco di quel viscido lucertolone.
Si era nascosta
dietro lo stipite della porta e con fare guardingo, osservava la scena,
impotente davanti a tanta barbarie.
Che cosa avesse
fatto o detto il re, per scatenare la sua ira, era ancora un mistero.
Com’era un
mistero il motivo per il quale lo aveva assassinato nel sonno.
La voce della
sua morte, l’aveva messa in giro lei, correndo a perdifiato tra i corridoi del
palazzo e tra le vie della città, fomentando il panico tra i guerrieri, i
quali, si erano subito prodigati per cercare in qualche modo di abbattere quel
mostro, come meglio potevano.
Gli unici saiyan lontani da qual massacro, erano il principe, Nappa e
Radish, in missione per quel lucertolone.
Sayla aveva raggiunto una monoposto e senza impostare o
vedere dov’era diretta, schiacciò il pulsante per l’accensione, giusto in tempo
per vedere il pianeta brillare sotto la risata sadica di Freezer e dei suo
scagnozzi.
Era rimasta nell’ombra,
sola e senza una meta, in un pianeta sconosciuto e verde, disabitato, fino a
quando un giorno, senza alcun apparente motivo, in quel pianeta, arrivarono da
un giorno all’altro, una strana popolazione verdastra, non possedevano una
grande forza fisica, anzi, chi l’aveva si poteva contare sulle dita di una
mano, ma nascondevano un segreto, anzi sette, e la vecchia Sayla,
doveva vederci chiaro.
*
“Dov’è
mio figlio?” Fu la prima cosa che aveva chiesto versandosi del vino sul suo
calice, che teneva sempre sul tavolino vicino al trono.
Lo
sorseggiò, e in quel momento gli sembrò la cosa più buona del mondo.
Sayla rimase ai piedi
dei tre scalini che la separavano dal trono e spiegò che suo figlio dimora in
pianta stabile sul pianeta Terra.
“Terra,
hai detto?” Fece di rimando sorseggiando dell’altro nettare “Ma non è dove
avevamo mandato il figlio di Bardack, Kakaroth?”
“Si
mio signore, è dove avete spedito mio figlio” Bardack
si unì a quella conversazione comparendo da dietro una colonna bianca dalle
venature grigie.
“Comandante!
Sono felice che ci sei anche tu” Abbassò leggermente la testa in segno di
saluto e rispetto.
“Vuoi
spiegarmi che cos’è successo? L’ultima cosa che ricordo è Freezer che ha fatto
saltare in aria il nostro pianeta”.
“Ed
è così” Intervenne la sibilla.
“Mi
stava giusto illustrando del perché sembra tutto tornato alla normalità. Vino?”
Chiese poi riprendendo la bottiglia di vetro verde e prendendo un altro calice
per il suo comandante.
Bardack alzò la mano e
negò con il capo, quello che gli premeva in quel momento era capire quale
strana dinamica o maleficio gli avesse riportati in vita, per la sbronza ci sarebbe
stato senz’altro del tempo.
“Ricordi
bene, Capitano!” Asserì con il capo “Freezer, è stato la causa della vostra
estinzione.” Fece poi una breve pausa.
“Non
vedo Nappa o Radish.” Constatò Bardack
guardandosi attorno, che oltre alle solite guardie appostate alla porta e
dietro alcune colonne, non notò nessun altro, eppure quei due insieme al
principe, erano sempre da quelle parti.
“Sono
periti sul pianeta Terra, con altra probabilità si trovano lì” Spiegò la
vecchia.
“Quindi,
Sayla, chi si salvò dalla carneficina?” Re Vegeta si
portò un pugno sulla guancia e poggiò il gomito sulla poltrona.
“Il
principe Vegeta, Nappa, Radish e Kakaroth.
Inizialmente.” Rispose.
“Che
intendi con inizialmente?” Domandò il
capitano.
“Radish fu ucciso da Kakaroth
quando approdò sul pianeta Terra, e Nappa da Vegeta, perché ormai d’intralcio.”
“Ecco
perché pensi che entrambi siano sulla Terra.”
“Esatto,
a meno che…” Sayla si portò
due dita sul mento per pensare. “…no, il mio
desiderio era chiaro.”
La
sibilla spiegò poi che grazie alle sfere magiche del pianeta di Neo Namecc, era riuscita a ripristinare e a resuscitare il
popolo saiyan, mettendoli in guardia da quella
piccola accortezza.
Re
Vegeta, si prodigò subito per inviare una squadra sul pianeta Zuul ed estrarre quelle Gemme Rosa dal suo sottosuolo, non
prima di aver schiavizzato i suoi abitanti.
Del
resto, era questo che facevano loro: uccidevano, conquistavano e
saccheggiavano.
Non
sapeva la sibilla quando e come avrebbero avuto bisogno di quella ricarica, ma
dovevano fare presto.
“E
per quanto riguarda i nostri figli?” Chiese Bardack
avvicinandosi al suo sovrano, il quale aveva appena tenuto un discorso sul
terrazzo del palazzo.
Re
Vegeta increspò un labbro in un ghigno sadico “E’ ora di fare una visitina al
pianeta Terra”.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciao a tutti! E anche il secondo capitolo l’ho
aggiornato di sabato, lo so, vi avevo detto che lo avrei fatto di domenica, ma
domani sarò un po’ incasinata, quindi onde ritardare, ho anticipato.
Anche in questo
capitolo non è successo nulla di che, ma spero si sia delineata un po’ la
situazione generale.
Per chi me lo
sta chiedendo, anche se vi ho già risposto: Bra sarà presente nella storia
anche se non l’ho nominata nel primo capitolo per esigenze di collocazione
temporale; vedremo un po’ tutti i saiyan della
vecchia guardia, chi non ho inserito, sono le madri di Goku e Vegeta.
Questa storia è
ambientata dopo Majin Bu e
prima della saga di Golden Freezer.
*
Vi aspetto nel
prossimo capitolo dal titolo: Il rapimento.
Baci, Erika