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Autore: bhooo01    04/04/2021    2 recensioni
Tra festoni, argenteria e chiffon gli studenti di Hogwarts si ritrovano tra i preparativi di un ballo che cambierà le loro prospettive.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Teneva ancora le mani ferme sulla parete gelida quando Cormac si allontanò brutalmente da lei.
O meglio, quando Cormac venne brutalmente allontanato da lei.
Portatasi una mano al petto, nel vano tentativo di regolarizzare il respiro, alzò lo sguardo su una scena in cui mai avrebbe pensato di imbattersi.
“Se ti vedo ancora vicino a lei, o semplicemente nella stessa ala del castello, ti faccio volare dalla Torre di astronomia!”
Ron era lì davanti, paonazzo, intento a trattenere, con tutta la forza che aveva in corpo, McLaggen spalle al muro.
Il biondo, invano, cercava di liberarsi, mentre una macchia livida si espandeva, prepotentemente, sul suo zigomo destro.
“Weasley, levami le mani di dosso!” tuonò, impotente, con sguardo fisso in quello ceruleo del rosso.
Ron non battette ciglio, al contrario, il suo colorito acquistò una tale intensità che, volentieri, avrebbe dissipato con altre percosse ben assestate se non fosse stato per il tempestivo arrivo di Harry.
“Ron, fermati! Rischi guai seri se lo massacri. Dubito che saresti d’aiuto in puniziona vita.” Provò a farlo ragionare.
In tutta risposta non volse neanche lo sguardo verso l’amico preferendo, invece, stringere ancor più saldamente la divisa del biondo.
“Ron…”
Un sussurro, flebile ma sufficiente a destare l’attenzione dell’interessato.
Il ragazzo si voltò verso Hermione che, ancora provata, osservava la scena a debita distanza.
“Lascialo andare, sto bene.” Continuò accennando un sorriso. Harry aveva ragione, se Ron si fosse spinto oltre avrebbe potuto subire gravi conseguenze.
Il rosso, di rimando, la guardò incerto, per poi volgere un ultimo sguardo ostile al ragazzo davanti a sè.
Si limitò a confermare la presa sulle sue spalle, come ultimo avvertimento, per poi lasciarlo andare definitivamente.
Cormac, senza proferir parola, voltò solo un indecifrabile sguardo verso Hermione, prima di svoltare l’angolo e sparire alla vista. Sguardo che però la ragazza non recepì mai, troppo impegnata a studiare il disegno delle mattonelle sotto i suoi piedi.
“Hermione, stai bene?” chiese titubante il rosso cercando sostegno, con un cenno, nell’amico al suo fianco.
La ragazza alzò lievemente il capo guardandolo fissa.
Quasi non riusciva a parlare, un groppo alla gola le ostruiva qualsivoglia via fonetica e, contrariamente a quanto mai avrebbe pensato di fare, si spogliò delle difese e dell’orgoglio.
Gli occhi le se iniziarono ad inumidire mentre, scuotendo la testa, si gettò tra le braccia del Ron.
Incredulo, il ragazzo cercò, con lo sguardo, aiuto in Harry che sembrava ancor più stranito di lui. Ridestatosi ricambiò la stretta tentando di rassicurare il più possibile l’amica che, silenziosamente, iniziava ad inumidirgli il maglione.
“Avrei dovuto ascoltarti.” proclamava contro il petto di Ron.
“Sono stata un’ingenua. Solo una stupida ingenua.” Continuava affranta.
“Ma no!” iniziò il rosso prendendole il viso tra le mani mentre lei si teneva ancora stretta a lui.
La visione che invase Ron gli strinse il cuore in una morsa. La bruna era come non l’aveva mai vista, così fragile ed indifesa e con quegli occhi tanto spenti dalle lacrime da non sembrare neanche lei.
“Tu non hai niente di cui colpevolizzarti Hermione Granger! L’unico figlio di buon troll è quell’idiota di McLaggen. Non aveva alcun diritto di mentirti e tanto meno di trattarti in questo modo!” esclamò con tanta foga da mettere a dura prova la resistenza della sua giugulare.
“Non pensare, neanche per un momento di aver sbagliato qualcosa tu, mi hai capito?” continuò con ritrovata tranquillità mentre coi pollici le asciugava teneramente le guance.
“Chi sei tu? E cosa ne hai fatto di Ronald Bilius Weasley?” si intromise Harry alle loro spalle mentre i due si voltavano verso di lui.
“Ehi! Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Bilius?” lo rimbeccò.
Inaspettato e al limite dell’udibile un risolino si levò dalle labbra di Hermione distendendo la morsa che attanagliava il petto di Ron.
“Ti prendi gioco di me anche tu adesso?” le chiese sornione.
“Giusto un po’.” Confessò lei con l’animo, sinceramente, più rasserenato.
La vicinanza di Ron, così pura e allietante, aveva scalfito paura e frustrazione, se avesse potuto sarebbe rimasta tra quelle braccia per tutta la vita, stretta a quel petto non si sentiva che al sicuro.
Purtroppo, però, la realtà chiamava e, senza dubbio, la presenza di Harry non aiutava ad attenuare l’imbarazzo per così tanto affetto improvviso. I due sciolsero, quindi, la stretta mentre il corvino, sorridendo, si avvicinava alla sua migliore amica per avvolgerle un braccio intorno alle spalle.
“Va’ un po’ meglio?” le chiese guardandola serio, dopo averle posato un bacio sui capelli.
“Con voi due” iniziò la bruna, fermando poi il suo sguardo sul rosso “decisamente sì.” Terminò con ritrovata serenità.
 
La sera stessa Ginny, dopo cena e dopo che i tre potettero fare un breve accenno su quanto accaduto, si era catapultata nel dormitorio di Hermione, decisa ad inventare quanti più insulti possibili contro McLaggen.
“Quel lurido, schifoso, sporco orco di prateria!” proclamava camminando avanti ed indietro per la stanza e cambiando direzione ad ogni parola che pronunciava.
“Ginny, non esistono gli orchi di prateria.” Le faceva notare Hermione che sedeva a gambe incrociate sul letto.
“Lo avessi tra le mani lo strangolerei.” Continuava mimando il gesto con le mani. “Come ha potuto trattarti così?! Un agguato nel bel mezzo di un corridoio! Ma dico io, che ignobile pezzo di…”
Di cosa Hermione non lo seppe mai perché, prima che la rossa potesse concludere la sua colorita espressione, la ragazza era già sprofondata con la schiena sul materasso mentre si sbatteva un cuscino sulla faccia.
Ginny si arrestò di colpo e, placata l’irruenza, le si avvicinò sedendosi sul bordo del letto e ticchettandola dolcemente sul ginocchio per riavere la sua attenzione.
“E tu come stai?” le chiese con un tono, senza dubbio, più amabile.
La bruna scostò il cuscino dalla faccia e si alzò puntellandosi sui gomiti.
“Sinceramente non ne ho idea.” Disse poi sedendosi meglio.
“Sono frustrata ed arrabbiata con me stessa per l’ingenuità con cui ho permesso che mi ingannasse.” Iniziò “Per di più sono ancora profondamente spaventata. Mi ha colto completamente di sorpresa, se solo ci ripenso io…” continuò mentre iniziava ad agitarsi.
“Sta tranquilla” provava la rossa mentre teneramente le accarezzava la spalla “è passata, adesso è tutto finito. Come minimo non si farà vedere più neanche in magifoto.”
“Sì, spero tu abbia ragione.” Le rispose sospirando e passandosi una mano tra i capelli.
“Ora dovresti farti proprio una bella dormita e spegnere un po’ quella testolina che non fa altro che frullare.” Sorrise la rossa mentre con l’indice le picchiettava la tempia.
“Va bene mamma.” La scimmiottò l’altra sorridendo ed iniziando a scostare le coperte. “A domani.” Concluse infilandosi nel suo giaciglio.
“A domani.” La salutò Ginny mentre le dava un bacio sulla guancia per poi dirigersi verso la porta.
“Per qualunque cosa” continuò prima di uscire dal dormitorio “ricorda che sono solo a qualche passo di distanza.”
Hermione le sorrise e la ringraziò con sincerità. Aveva apprezzato enormemente la sua mancata insistenza nel parlare dell’accaduto, nonostante le fossero sfuggiti di mano i vivaci commenti. Al momento, però, tutto ciò che voleva era, semplicemente, addormentarsi il prima possibile.
 
Purtroppo, i suoi piani andarono bellamente in fumo quando, stanca di rigirarsi nel letto nel vano tentativo di prendere sonno, si voltò verso il comodino per constatare, sull’orologio, che fossero le due del mattino. Sospirò affranta mentre fissava il soffitto e mentalmente ripercorreva la giornata scorsa.
Una continua analisi degli avvertimenti impediva al suo cervello di mettersi in stand by e conferirle la possibilità di riposare. Non appena, nella sua mente, faceva capolino il ricordo di quei secondi di impotenza contro il muro, ogni meccanismo di allerta le si attivava, impedendole di riposare.
Decise, dunque, che era inutile continuare, imperterrita, quel circolo vizioso ed afferrato uno dei suoi tomi, si avviò giù per le scale, alla volta della sala comune.
Aveva sceso l’ultimo gradino quando una figura, non ben distinguibile nella penombra della notte, le andò a cozzare contro.
In quel nanosecondo aveva sperato con tutta se stessa che non si trattasse di Cormac, non avrebbe retto per nulla.
Per fortuna i suoi timori furono dissipati quando una più che familiare voce le giunse alle orecchie.
“Per Merlino scusami, non volevo spaventarti!” udì mentre, con gli occhi che si abituavano alla sola luce dei fasci di luna che entravano dalla finestra, vide Ron con le mani parate avanti in segno di resa.
Non potette che sfuggirle un sorriso “Va tutto bene, ma che ci fai sveglio a quest’ora?” le chiese rabbrividendo impercettibilmente per il freddo e maledicendosi di non aver preso la vestaglia.
“Stavo parlando con mia madre.” Disse spostandosi di lato ed indicando il camino.
“Buone notizie?” chiese la bruna mentre incrociava le braccia al petto speranzosa che la situazione del signor Weasley fosse migliorata.
“Assolutamente sì!” esclamò Ron con un po’ troppo entusiasmo.
“Zitto Ron, sveglierai tutti!” lo rimbeccò la ragazza mentre lo picchiettava sul braccio.
“Assolutamente sì” ripetette il ragazzo con voce più bassa mentre si grattava la nuca dall’imbarazzo.
“Per fortuna è riuscito ad ottenere il processo, bisogna solo aspettare che si svolga. Dovrebbe esserci tra poche settimane.” Le spiegò mentre, in tacito accordo, si sedevano sul divano.
“Sono molto contenta, se lo merita senza dubbio.” Si sincerò Hermione.
“Grazie a te, è tutto merito tuo.” Continuò il rosso.
“In realtà” le ricordò la bruna “l’idea me l’hai data tu.” Concluse mentre con la mente ripercorreva quell’insolita sessione di studio in biblioteca. Con tutto quello che era passato in mezzo, le sembrava si trattasse di una vita fa.
“Facciamo cinquanta e cinquanta e non se ne parla più?” le sorrise Ron.
“Andata!” asserì lei.
“E tu? Perché sei scesa in sala comune?” chiese incerto.
“Non riuscivo a dormire.” Gli confessò semplicemente mentre iniziava ad irrigidirsi. “Appena ci provo penso a quello che è successo oggi e proprio non riesco a chiudere occhio.” Concluse mesta posando lo sguardo, distrattamente, sulla rilegatura del libro che aveva portato con sé.
“Ne vuoi parlare?” tentò il rosso nella speranza di non turbarla.
La bruna scosse piano la testa con gli occhi ancora fissi sul tomo mentre Ron la guardò per qualche istante, giusto il tempo di decretare che, quella notte, non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo sola con i suoi tormenti.
“Perfetto” esclamò deciso, sotto lo sguardo attonito di lei “vorrà dire che dovremo trovare qualcosa da fare per far passare la notte.” Annunciò tranquillamente mentre alzandosi si dirigeva verso il tavolo al centro della sala.
“Partitina a gobbiglie? Ti va?” le chiese voltandosi nella sua direzione.
“Do-dovremo? Perché dici noi?” iniziò la bruna, ancora stranita, mentre si avvicinava al ragazzo.
“Non penserai mica che ti lasci qui da sola e insonne?” domandò lui alzando un sopracciglio.
Hermione era rimasta assolutamente senza parole e non sapeva bene come reagire.
“Hai avuto una giornataccia” continuò lui mettendole le mani sulle spalle “stai ben sicura che finchè starai così non avrò alcuna intenzione di andarmene.” Decretò mentre, rivolgendo l’attenzione al tavolo, iniziava a sgomberarlo da libri e pergamene.
La bruna sorrise sinceramente ed altro non potette fare che pronunciare un sincero “Grazie.”
“Ma figurati, per due gobbiglie.” Rispose l’altro mentre continuava nella sua opera di pulizia.
“No” lo arrestò lei scuotendo la testa divertita e fermandogli il braccio “per tutto.” Concluse guardandolo negli occhi.
“Vieni qui” la invitò lui ad abbracciarlo, allargando le braccia, dopo averle regalato un sorriso genuino.
Di rimando, la bruna non se lo fece ripetere due volte, impaziente di farsi invadere, nuovamente, dal calore che solo le braccia di Ron erano in grado di trasmetterle.
E poi, accadde quello che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato ma che, allo stesso tempo, bramavano, ormai, da tempo immemore. Ancora abbracciati, i loro sguardi si incontrarono e, sospinti da un sentimento non più arginabile, i due annullarono la distanza che li separava posando le labbra l’uno su quelle dell’altra.
 
Angolo dell’autrice: Ciao a tutti! Mi scuso ENORMEMENTE per il ritardo, purtroppo lo studio mi massacra. Spero che questo piccolo regalo finale per gli amanti della romione possa essere abbastanza per farmi perdonare!! Continuo a ringraziare in modo INQUANTIFICABILE tutti quelli che continuano a leggere, seguire e recensire questa storia, mi rendete ogni volta più felice. Vi abbraccio forte e spero che, zone rosse a parte, stiate bene.
A presto!
   
 
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