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Autore: Whatliesintheend    30/04/2021    1 recensioni
[...] Draco si fermò ad un certo punto.
S'inchiodò, per meglio dire, con lo sguardo perso all'interno di uno di quegli scompartimenti, quello dove Harry Potter e i suoi amichetti stavano ridendo, facendo incantesimi stupidi e condividendo dolciumi di ogni genere. Potter pareva pervaso da un'allegria irrefrenabile e travolgente, che dimostrava chiaramente quanto avesse sofferto la lontananza dal Mondo Magico per tutta l'estate.
Sul viso pallido e controllato di Draco si dipinse una smorfia nervosa.
Lo infastidiva così tanto fare caso a come quel Grifondoro se la spassasse del tutto ignaro della sua esistenza.
Fu per questo motivo che strinse i pugni e si ritrovò catapultato all'interno dello scompartimento esattamente come finiva per fare ogni anno. Non poteva farci niente: era più forte di lui... ed era forse un po' il suo modo di salutarlo che mascherava bene o male il suo devastante bisogno delle attenzioni di Harry Potter. [...]
(Dal Capitolo 1)
Insomma una fanfiction Drarry come tante altre, profondamente sentita, ma scritta senza pretese di dignità letteraria.
Buona lettura, Ary
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaise Zabini, Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Il trio protagonista, Theodore Nott | Coppie: Blaise/Theodore, Draco/Harry, Ron/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo, Più contesti
Capitoli:
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Harry chiuse gli occhi, sentì la pelle della guancia prudergli fastidiosamente dove una lacrima, cadendo, aveva lasciato la sua scia.
Si strinse nelle spalle,staccandosi dallo schienale del divano e appoggiando i gomiti sulle ginocchia, cercò di non fare caso al peso che aveva sullo stomaco e che gli impediva di respirare, ma non servì a molto: ben presto il suo corpo fu preso da tremiti che lo lasciarono a singhiozzare sommessamente con la testa tra le mani, mentre un angolo della pergamena che stringeva tra le dita si bagnava delle sue lacrime.

Era una situazione così assurda, si sentiva ridicolo e impotente nonostante fosse ben consapevole di star facendo tutto il possibile per aiutare delle persone ingiustamente perseguitate. 
Ma non era di fronte alla situazione sociale e politica in cui era immerso che aveva le mani legate, piuttosto ciò che davvero lo faceva diventare matto era sapere troppo approssimativamente dove fosse Draco per anche solo arrischiarsi a fargli visita.

Il biondo era furbo o semplicemente lo conosceva abbastanza bene da sapere quanto fosse incapace di un ragionamento sensato quando preso dalle sue emozioni e nelle sue lettere si preoccupava di mantenere le distanze per entrambi, facendogli sapere il minimo indispensabile.
Tragicamente, applicava lo stesso metodo per ogni forma di dichiarazione d'affetto: oggettivamente inesistente.

Harry non ne avrebbe mai pretese, lui stesso era restio a rilasciarne e Draco lo sapeva, tuttavia, per quanto le insinuazioni d'inchiostro del Serpeverde facessero sorridere il moro e lo costringessero a rispondere a tono come da copione, c'era una parte di loro due che la carta non poteva contenere, che al Grifondoro mancava terribilmente e in cui iniziava a dubitare.

Era ironico pensare che, dopo il loro primo bacio, al quale entrambi avevano faticato a credere, avessero fatto di tutto perchè ognuno dei successivi non fosse altrettanto fugace e ora, di nuovo, si ritrovassero a far vagare la mente nel passato, ma con i piedi tanto a fondo piantati nel presente da dubitare che quel tempo fosse mai esistito.

E questo mandava Harry nel panico più completo, davanti ai suoi occhi tornavano a stagliarsi i contorni della sua solitudine e, sempre più nitidi e incombenti, lo portavano a fare i conti con il dato di fatto che coloro che tenevano a lui, facevano tutti la stessa fine.
Dunque, nei sette giorni che separavano la partenza di un gufo con una lettera dall'arrivo di quello con la risposta, Harry affogava nel terrore che questa volta sarebbe stato il turno di Draco.

Già una volta non lo aveva protetto, la sola idea di quello che aveva rischiato lo perseguitava costantemente, se quella luce fosse stata verde, l'attimo dopo le sue braccia avrebbero stretto solo il guscio vuoto della persona che Draco era stato solo fino all'istante prima e non ci sarebbe stato più significato in nient'altro.
Ora che era lontano da Malfoy e che sospettava fosse più in pericolo di quanto il biondo volesse ammettere, quei sette giorni erano il tempo infinito di una tortura incessante che nemmeno lo sfiancante addestramento da Auror riusciva scalzare.

Forse l'alcool avrebbe potuto, ma a Harry non era dato scoprirlo perchè Hermione e Ron non gli toglievano il fiato dal collo per un secondo, braccandolo come un animale feroce e insieme cercando di ammansirlo con discorsi motivazionali e schifosamente ottimisti sulle ottime probabilità che avevano di cavarsela in fretta in tribunale e che non facevano altro che metterlo a disagio, riempiendolo di attenzioni che detestava e di cui sicuramente non aveva bisogno.
Non aveva bisogno che si trasferissero da lui, non aveva bisogno che Ron cercasse di distrarlo con il Quidditch, non aveva bisogno che Hermione tornasse dal lavoro sorridente e piena di buone notizie per la loro causa, aveva bisogno che quel dannatissimo gufo picchiasse contro la sua finestra, aveva bisogno di quella stramaledetta lettera.

Nei mesi che seguirono quello fu il suo unico spiraglio dalla morsa soffocante che solitudine, paura e mancanza gli avevano serrato addosso, ma si chiudeva in fretta e tutto tornava insostenibile.

Era in ufficio quel giorno, fuori dalle ampie vetrate della finestra la neve cadeva pigramente da un cielo plumbeo sui rami secchi degli alberi, dando un ritmo pacato ai gesti con cui il moro sfogliava le pratiche al posto del suo superiore, a cui apparteneva l'ufficio.

Il martedì era il giorno più insopportabile, l'unico che non comprendesse anche l'addestramento fisico e si limitasse alle formalità che ogni Auror, suo malgrado, deve saper gestire.

Di fianco alle montagne di pergamene disordinate, c'era una busta aperta che sembrava quasi mettergli pressione.
Il moro smise di trascrivere i nominativi delle varie squadre del Dipartimento solo per girarsi a guardare male quella busta.

"Smettila, sto lavorando, non posso, abbi pazienza."

Lo ringhiò tanto perentorio, che quasi finì con il credere lui stesso alle proprie parole.
Chiaramente però, nel giro di cinque minuti aveva spostato l'elenco e fatto spazio per una pergamena pulita sulla quale iniziò a scrivere la risposta alla lettera di Draco, che (sempre nella testa di Harry) sorrideva soddisfatta lì a fianco.

21 Febbraio

Caro Draco,
Non capisco il tuo sgomento per la questione di Ginny.
Insomma è sempre stata una Cacciatrice formidabile, non vedo perchè debba sembrarti tanto strano che le Holiday Harpies l'abbiano presa in squadra.
È solo colpa tua che non hai mai saputo apprezzarla.

Ora, aggiornamento di servizio, mi stai distraendo dal lavoro con le tue stupide lettere, se Kemp entra e mi trova qui a risponderti sono morto.
Visto che sei un Purosangue tanto fiero di se stesso, perchè non addestri i gufi che mandi in modo che non mi rompano i coglioni mentre sono al Ministero?

Inoltre, anche se non l'hai apertamente chiesto so che muori dalla voglia di saperlo, sì, Ron ha fallito la prova di Pozioni del primo trimestre di accademia.
Ti concedo dieci secondi per gongolare prima di darti una notizia che potresti ritenere sgradevole.
Vai, sto contando.

Bene, tempo scaduto.
Hermione è entrata a far parte del Dipartimento di Applicazione delle Leggi Magiche con un solo mese sui libri.
Incredibile perfino per lei, questa sera le abbiamo organizzato una festa e...

Harry si fermò un attimo prima di scrivere una cavolata, lasciando che dalla punta affilata della piuma cadesse una goccia d'inchiostro che macchiò la pergamena.

Vorrei che ci fossi anche tu

Si morse un labbro, bloccando quel desiderio sulla punta della lingua, vietando alla penna di esprimerlo.
Ma era davvero così abominevole l'idea di dichiarare nero su bianco quanto fosse insopportabile quel senso di vuoto che Draco si era lasciato dietro e che tutto l'inchiostro del mondo non poteva riempire?

Ovviamente sì, lo era, minava troppo pericolosamente a quelle briciole di orgoglio che Grifondoro e Serpeverde, ognuno a modo suo, si trovano ad ergere a muraglia attorno a loro nei momenti di fragilità.
Quindi nessuno dei tormentati sentimenti di Harry ebbe sfogo in quella lettera, che fu invece riempita di una serie di informazioni che, tutte insieme, non sarebbero state mai preziose per Draco tanto quando quella confessione.

... subito dopo tutti a letto presto perchè ora siamo vecchi e lavoriamo.
Mica come te, aristocratico sfaticato.

Detto questo, non ci sono molte novità, Kingsley è il solito pezzo di pane e continua a sostenere la nostra causa, ma per gran parte della comunità magica restate innominabili.
È proprio un brutto vizio questo dei maghi di censurare i nomi.

Infine, Draco i tuoi capelli staranno pure crescendo un po', ma non mi sembra il caso di farne una tragedia.
Arriva un momento per i Malfoy di farsi una coda e diventare delle Barbie.
A presto Draco,

H.P.

Solo quando aveva ormai sigillato la busta e qualcuno bussò alla porta con due colpi decisi, Harry si accorse di avere un sorriso da cretino stampato in faccia.
Il moro balbettò un "avanti" spaesato e un attimo dopo Kemp fece il suo ingresso nell'ufficio, lanciando a Harry un'occhiata cupa.

"Qualcosa non va?"

Lui scosse la testa e grugnì in segno di negazione, poi fece un gesto con la mano che mise in chiaro perfettamente la sua intenzione di restare solo nel suo ufficio.
Il Grifondoro non osò contraddirlo, per quanto fosse brusco e di poche parole, Kemp non era una persona del tutto sgradevole finchè non la contrariavi, cosa che dunque il moro sperava di non dover fare a breve.

Raccolse velocemente le sue cose e lasciò l'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle e scivolando per i corridoi del Dipartimento Auror fino agli ascensori seguendo un percorso automatico.
Intanto con la mente navigava assente tra i fiumi d'inchiostro che erano diventati il suo unico contatto con Malfoy, un'infinita conversazione sempre più insignificante per chiunque altro, ma che era tutto ciò che riuscisse a riportare alla mente del moro un ricordo vivido e preciso di Draco.
Leggendo, vedeva il suo sorrisetto scaltro o la sua smorfia disgustata nascosti tra le righe, indovinava i momenti in cui si era probabilmente fermato per aggiustarsi i capelli dietro le orecchie e i tutte le volte che doveva essersi morso le labbra pensando alle stesse cose che lui pensava.

Essendosi dunque permesso di fantasticare tanto ampiamente, per la seconda volta nel giro di dieci minuti
dovette essere un suono esterno a riportarlo coi piedi per terra.
A questo giro erano state delle voci, una discussione accesa stava avendo luogo appena dietro l'angolo del corridoio che il moro, uscito dall'ascensore, stava percorrendo.

Probabilmente fu la forza dell'abitudine che lo spinse ad appiattirsi contro il muro, assottigliare gli occhi da dietro le lenti degli occhiali e aguzzare l'udito per origliare la conversazione in atto.

"Per Merlino, Kingsley sei il Ministro della Magia adesso! Non puoi permetterti di mollare la presa, di indulgere"

La prima voce Harry non seppe identificarla, ma era apertamente ostile, il che non potè che incuriosire il moro e, allo stesso tempo, fargli intendere che non avrebbe dovuto trovarsi lì.
La seconda voce invece era famigliare, pacata e profonda, Kingsley rispose dopo un sospiro.

"Quello che appoggio è il bene della comunità magica: o lo fermiamo ora o il circolo vizioso delle vendette non avrà fine."

"E lasciare quindi quei criminali impuniti?"

"Non ho detto questo"

Rispose subito il Ministro, nel vano tentativo di ammansire il suo interlocutore.

"E invece a me sembra proprio di sì. Dici di fare il bene della comunità magica ma la esponi a un enorme pericolo lasciando degli assassini a piede libero."

"Nessun assassino è rimasto a piede libero, Lyell. Tutti i Mangiamorte che lo meritavano sono ad Akzaban e lo sai bene, tu stesso mi hai aiutato a riempire quelle carceri."

Lyell

Harry fu certo di aver già sentito quel nome, sapeva di chi si trattava, ce l'aveva sulla punta della lingua ma non si arrischiò a sporgersi per sbirciare.

"Ho una lista, una lista di assolti incautamente durante i processi del '98"

Attaccò subito l'uomo, portando il Ministro a sospirare stancamente ancora una volta.

"Non riapriremo vecchie ferite, i processi sono conclusi e tutti coloro che sono stati assolti sono liberi perchè se lo meritano."

"Perchè tu credi lo meritassero o perchè Potter lo credeva, ma non perchè fosse effettivamente così. Non possiamo pendere dalle labbra di quel ragazzino ogni volta che schiocca le dita, Kingsley il Ministero ha una dignità da difendere, noi siamo la legge, non lui."

Harry serrò la mascella dal suo nascondiglio, ma riuscì a tenere a bada ogni forma di irrequietezza che lo tentasse di passare di lì con nonchalance anche solo per vedere quel Lyell mortificato dall'imbarazzo.

"Ti assicuro che Potter non ha avuto voce in capitolo durante i processi più di un qualsiasi altro testimone. E ora basta, abbiamo entrambi del lavoro da sbrigare, io ho preso la mia decisione e sei pregato di appoggiarla. Se mai dovesse dimostrarsi un errore, allora sarò ben lieto di darti retta Lyell, ma non un attimo prima."

L'uomo non azzardò una parola di più, Kingsley iniziava a scaldarsi, Harry non potè non lasciarsi sfuggire un sorrisetto soddisfatto, ma non fece in tempo a indietreggiare per cercare una strada alternativa, che il Lyell in questione quasi gli si scontrò addosso.

Ci fu un veloce scambio di sguardi, che Harry resse orgogliosamente, mentre le guance piene del Viceministro si arrossavano d'imbarazzo e l'ometto si affrettava a scivolare via verso l'ascensore, con aria rancorosa e passo sostenuto.

   
 
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