Second
thing
second
Don’t you tell me what you think that I can be
I’m the one at the sail, I’m the master of my sea, oh-ooh
The master of my sea, oh-ooh
Believer
Erano
trascorsi tre anni, da quando Sherlock mi aveva raggiunto sull’Isola. Quando
siamo entrati nel villaggio, tenendoci per mano, erano stati tutti increduli e
spaventati. Un Alfa era riuscito a superare la Barriera e a raggiungere
l’Isola! Era inaudito. Da quando gli Omega si erano nascosti dal Mondo Esterno,
si potevano contare sulle dita di una mano gli Alfa che erano riusciti
nell’impresa. Pochissimi eletti in un arco di tempo lunghissimo. Millenario.
I
maghi della Consulta dell’Accademia sottoposero la Barriera a un esame
approfondito per assicurarsi che fosse ancora attiva e che gli incantesimi che
la controllavano non avessero perso efficacia o potenza.
Non
trovarono nulla di strano. O sbagliato. O manomesso. La Barriera era in ottima
salute e gli incantesimi funzionavano in modo perfetto, come avevano sempre
fatto dal giorno in cui erano stati lanciati. Sherlock aveva superato la
Barriera perché il suo amore per me era superiore alla brama di quell’immenso potere,
che aveva acquisito quando si era creato il nostro Legame.
Sherlock
accettò di essere esaminato con educata esasperazione. Si vedeva chiaramente
che riteneva tutto il procedimento una inutile perdita di tempo e non risparmiò
battute taglienti ai maghi della Consulta. Però capì perfettamente che gli
Omega erano agitati e preoccupati per la propria incolumità e che volevano
essere certi dell’assoluta inviolabilità dell’Isola. Nessuno voleva che gli
Alfa arrivassero e ci catturassero, per costringerci a formare un Legame, in
modo da aumentare il loro potere magico.
Se
i maghi avessero conosciuto Sherlock la metà di quello che lo conoscevo io, non
si sarebbero presi il disturbo di sottoporre la Barriera a un esame così
approfondito. O di esaminare Sherlock stesso. Se esisteva qualcuno nel Mondo
Esterno cui il potere non interessava per nulla, quello era Sherlock Holmes. Gli
altri Omega non lo conoscevano. Dovevano essere certi che il nostro segreto
rimanesse tale. Per la nostra stessa sicurezza.
Non
potevamo sapere che il pericolo stava crescendo sull’Isola stessa, insinuandosi
fra di noi, con la subdola illusione che il Mondo Esterno potesse donarci solo
amore e parità.
Sherlock
ed io ci eravamo sposati alcuni mesi dopo il suo arrivo. Mycroft e Greg lo
accolsero in modo completamente diverso. Greg riempì Sherlock di domande su suo
padre e sulle meraviglie del Mondo Estremo, mentre Mycroft era più riluttante a
fare avvicinare lo zio, quasi vedesse in lui un rivale, qualcuno che potesse usurpare
il suo posto, strappandogli lo status di fratello maggiore. Per fortuna si
trattò solo dei primi giorni. Quando rimasi gravido del figlio di Sherlock, i
miei figli avevano accettato mio marito come padre.
William
Watson nacque dopo una gravidanza complicata. Il parto rischiò di ucciderci
entrambi. I medici furono costretti a rimuovere tutto il mio apparato
riproduttivo. Per quanto fui addolorato dalla cosa, mi consolai, pensando che
avevo dato un erede a ognuno degli Alfa più importanti della mia vita.
Tutto
sembrava scorrere tranquillo.
Sherlock
faceva i suoi esperimenti e insegnava chimica nella scuola di magia. Io facevo
il medico presso la Consulta dell’Accademia. I miei figli crescevano felici ed
equilibrati. Mio padre stava invecchiando serenamente, rassicurato dal fatto
che né io né mio fratello Michael saremmo mai stati mandati nel Mondo Esterno.
Tutto
era calmo e sereno.
Troppo.
Forse
è vero che bisognerebbe avere paura di essere felici, perché solo così si ha
qualcosa di importante da perdere.
Le
prime avvisaglie che qualcosa non andava si manifestarono durante una seduta
del Consiglio Generale, convocato dal Collegio degli Anziani. Alcuni maghi si
sentivano troppo stanchi e vecchi, per continuare a governare l’Isola, così si
erano dimessi dal Collegio ed era necessario eleggerne i sostituti.
Era
una bella giornata di primavera. La temperatura non cambiava molto sull’Isola da
una stagione all’altra. Erano i frutti della terra a evidenziare i cambi di
stagione. La sala del Consiglio era piena. Tutti gli Omega adulti erano
presenti. Persino a Sherlock era stato concesso di presenziare, in via del
tutto eccezionale, anche se non aveva diritto di parola o di voto.
Lui
era venuto più per curiosità che per interesse. Io pensavo che si sarebbe
annoiato e che dopo cinque minuti dall’inizio della riunione si sarebbe alzato
e sarebbe uscito, per tornare ai suoi esperimenti.
Non
ci fu occasione. L’atmosfera, all’interno della sala, si surriscaldò molto in
fretta.
Severus
McGranitt, il Presidente del Collegio degli Anziani, si alzò in piedi. Il
silenzio calò nella stanza, senza che lui avesse bisogno di alzare una mano.
Con la sua voce pacata e profonda, Severus iniziò a parlare: “Cari amici, tutti
sappiamo il perché di questa assemblea speciale. Trascorre sempre tanto tempo
fra la sostituzione di uno degli Anziani e l’altra, ma eccoci qui. Due nostri
colleghi hanno deciso di lasciare il servizio della comunità, per godersi il
giusto riposo. Siamo quindi qui…”
“Chiedo
la parola!” Nel silenzio della sala, esplose una voce giovane e impaziente.
Tutte
le teste si voltarono all’unisono per vedere il volto del giovane Omega che
aveva osato interrompere il discorso di Severus. Se anche il Presidente fosse
stato infastidito o irritato dall’interruzione, non lo diede a vedere in alcun
modo. Alzò appena un sopracciglio: “Non è certo questa la procedura normale,
Sebastian. Non puoi attendere la fine delle elezioni per fare il tuo
intervento?”
“No,
Severus. Non posso. Dopo quello che dirò, le elezioni potrebbero essere
inutili,” ribatté Sebastian.
Un
feroce mormorio di disapprovazione si levò da diverse parti. Notai il padre di
Sebastian che, furibondo, cercava di costringere il figlio a sedersi, tirandolo
per un braccio. Il giovane Omega lo ignorava, il suo sguardo fisso su Severus.
Conoscevo
Sebastian Moran. Aveva un paio di anni meno di me. Era già stato nel Mondo
Esterno due volte e presto vi sarebbe tornato per la terza. Era biondo, più
alto della norma, per un Omega. Il fisico era scultoreo e perfetto. Gli occhi
erano verdi con pagliuzze dorate.
Un
brivido mi attraversò la schiena. Non era freddo. Sembrava che avessi davanti
la materializzazione del mio peggior incubo.
Eppure,
ero amico di Sebastian. Avevamo sempre scherzato insieme. Stavo facendo il
tirocinio come praticante, quando era nato il suo secondo figlio. Io gli ero
stato accanto, tenendolo per mano per tutto il tempo del travaglio, dato che
suo padre era in pronto soccorso con l’altro bambino, che era caduto e si era
procurato un taglio alla fronte.
“Se
proprio devi, parla Sebastian. Hai la nostra attenzione,” gli concesse Severus.
“Abbattiamo
la Barriera e riveliamoci al Mondo Esterno. Non possiamo rimanere nascosti in
eterno. Non possiamo continuare ad andare nelle città degli Alfa e dei Beta
come se fossimo dei ladri…”
Un
vociare quasi feroce lo costrinse a fermarsi. Gli Omega più anziani si erano
alzati in piedi, furiosi e oltraggiati. Non si riusciva a capire che cosa
dicessero, ma si poteva intuire.
Io
ero allibito. Come si poteva proporre una cosa del genere? Come poteva
Sebastian pensare che nel Mondo Esterno non saremmo stati in pericolo? Con un
brivido freddo ricordai lo sguardo famelico con cui Charles Augustus Magnussen
mi aveva osservato, quando mi aveva fatto prigioniero.
Certo,
esistevano Alfa di cui avremmo potuto fidarci, come Sherlock. O come Mycroft
Holmes. O come Gregory Lestrade. Però come potevamo mettere in pericolo le vite
dei nostri figli, sperando che incontrassero degli Alfa degni di loro?
“SILENZIO!”
Intimò Severus.
Le
voci si zittirono. L’attenzione di tutti si spostò sul vecchio mago. Il suo
viso non tradiva alcuna emozione. Per un attimo, solo per un fuggevole attimo,
mi parve di vedere aleggiare una profonda tristezza, in quegli occhi saggi.
Come la consapevolezza di qualcosa che non poteva essere evitato. Fu solo un
attimo, però. Talmente rapido che non sono nemmeno sicuro di averlo veramente
visto.
“Sebastian,
sai anche tu che il Mondo Esterno non è ancora pronto per il nostro ritorno.
Gli Alfa…”
“Ne
abbiamo uno qui. – Moran interruppe subito McGranitt, senza nascondere l’astio
che provava – Come tutti potete ben vedere, gli Alfa non sono dei mostri. Anzi.
Oppure, solo John Watson merita di essere completo, di avere la propria anima
gemella? Solo gli eroi hanno diritto
al Legame?”
“O
gli stupidi,” intervenne Sherlock, in tono lapidario.
“Mi
stai dando dello stupido?” Sebastian si voltò a fissare il mio Alfa con occhi
gelidi.
“Sherlock…”
Tentai di fermarlo, ma non ebbi molta fortuna.
“Anche
un cieco capirebbe che ti sei fatto irretire da un Alfa molto intelligente, che
ti ha convinto a ribellarti al buon senso della tua gente.” Rispose Sherlock,
sprezzante.
“Tu
che cosa saresti? L’eccezione che conferma la regola? L’unico Alfa che ci
rispetta come persone e non vuole sfruttarci?” Ribatté Sebastian, con lo stesso
tono.
“No.
Sicuramente ce ne sono altri. Però il Legame aumenta in modo notevole il potere
magico dell’Alfa. Per loro natura, troppi Alfa sono ambiziosi, avidi e affamati
di potere. Tu sei mai stato nelle zone in cui si vedono tutt’ora gli effetti
delle Guerre del Dominio? La terra è arida e devastata. Non vi nasce né vi
cresce nulla. Si creano vortici improvvisi, che feriscono mortalmente chiunque
vi si trovi in mezzo. E per fortuna, perché prima quei poveretti impazziscono.
I nostri maghi più potenti tentano da millenni di cancellare o mitigare gli
effetti di quei potenti incantesimi, ma non sono mai giunti a nulla. Con la
tecnologia attuale e il potere del Legame a sorreggerli, basterebbero
pochissimi Alfa a scatenare guerre che decimerebbero la popolazione. O peggio. Vuoi davvero avere
questo sulla coscienza? Milioni, miliardi di morti?”
“E,
comunque, questa opzione non è inclusa nel nostro ordine del giorno. –
intervenne Severus, in tono leggero – Questa discussione ci ha fornito validi
elementi su cui riflettere, per decidere del nostro futuro, ma, come dicevo
quando ho iniziato a parlare, oggi siamo qui per eleggere i nuovi membri del
Consiglio degli Anziani ed è l’unica cosa su cui delibereremo.”
Sebastian
capì di essere stato messo a tacere. Con un’espressione torva a oscurare i suoi
bellissimi occhi verdi, si sedette accanto al padre, senza più dire una parola.
L’elezione
procedette come da tradizione. Non ricordo nemmeno chi fu eletto e per chi
votai. La mia mente continuava a portarmi all’incubo, che sempre più di
frequente visitava le mie notti. Aveva sempre più il sapore di una profezia.
Non
sapevo ancora che la realtà poteva essere più terribile del mondo dei sogni.
Angolo dell’autrice
Ed
ecco introdotto il personaggio che causerà non pochi problemi all’Isola.
Naturalmente, se c’è Sebastian Moran, non molto lontano c’è un altro
personaggio molto amato della serie. Comunque, lui apparirà un po’ più avanti.
Grazie
a chi stia leggendo il racconto.
A
giovedì prossimo.
Ciao.