Fanfic su artisti musicali > System of a Down
Segui la storia  |       
Autore: Kim WinterNight    21/08/2021    2 recensioni
È estate.
A chi non piace abbronzarsi, fare escursioni, cercare un po' di fresco e visitare le città più affascinanti del mondo?
E soprattutto, a chi non piace prendere il sole fino a squagliarsi come un ghiacciolo?
I ragazzi dei System non sono un'eccezione, anche se per rendere le vacanze perfette qualcosa deve necessariamente andare storto.
Serj, John, Shavo e Daron: quattro musicisti, quattro amici, quattro location che li metteranno duramente alla prova.
Come andrà a finire?
[Raccolta di OS partecipante alla sfida "On Holiday" lanciata da evelyn80 qui su EFP]
2: "Non mangiarlo!" partecipa alla "Real Life Challenge" organizzata da ilminipony sul forum di EFP.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Daron Malakian, John Dolmayan, Serj Tankian, Shavo Odadjian
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Senza vie di scampo

[Città]
 
 
 
 
 
 
Era il 24 giugno e il sole batteva cocente e impietoso sulle strade affollate di Firenze.
Serj staccò per un attimo gli occhi dalla mappa della città e li portò tra la folla che lo circondava, notando che gli sguardi gli scivolavano distrattamente addosso senza soffermarsi sulla sua figura.
Era perfetto: quegli occhiali da sole lo stavano rendendo particolarmente irriconoscibile e lo stavano aiutando a passare inosservato.
Voleva godersi quei pochi giorni in una delle sue città d’arte preferite, non gli andava di essere disturbato e fermato ogni due passi dai fan affamati di una fotografia o qualche autografo; voleva bene a chi lo seguiva e non dimenticava mai che era merito di quelle persone se poteva fare musica e parlare al mondo degli argomenti che più gli stavano a cuore, però c’erano momenti in cui rimpiangeva di non essere una persona qualunque e di non poter neanche mettere il naso fuori di casa senza essere braccato da orde di ammiratori.
Riportò la sua attenzione sulla cartina e seguì col dito il percorso già fatto: aveva cominciato dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, ammirando il sontuoso Duomo e il fascino della cupola di Brunelleschi. Avrebbe voluto arrampicarsi fin in cima al Campanile di Giotto e ammirare Firenze da quel punto suggestivo, ma non aveva abbastanza tempo e si era diretto alla tappa successiva. Aveva proseguito verso Piazza della Signoria e si era beato di sculture stupende, monumenti ed era rimasto colpito da Palazzo Vecchio. Aveva dovuto rinunciare a visitare per l’ennesima volta gli Uffizi – non si stancava mai di quel luogo intriso d’arte – per via della coda infinita che serpeggiava nei pressi dell’ingresso e si era recato direttamente a Ponte Vecchio.
Era quasi ora di pranzo e stava decidendo il da farsi, in modo da occupare il minor tempo possibile e proseguire con i suoi giri per tutto il pomeriggio, quando un grido particolarmente acuto attirò la sua attenzione.
Sollevò il capo e notò un paio di ragazze che indossavano delle maglie dei System e confabulavano tra loro, guardando dritte nella sua direzione; trattenne un sospiro irritato e rifletté per un attimo: non poteva scappare come un ladro, avrebbe attirato ancora di più l’attenzione, ma se quelle due si fossero avvicinate lì nel bel mezzo di Ponte Vecchio e avessero cominciato a chiedergli foto, autografi e chissà che altro, l’effetto sarebbe stato lo stesso.
Non aveva scampo.
Fece finta di non essersi accorto di nulla e individuò la sua prossima meta – Palazzo Pitti, dove voleva concedersi almeno la visita alla Galleria dell’Arte Moderna e al Giardino di Boboli.
«Serj Tankian, sei tu?» si sentì apostrofare poco dopo in un inglese piuttosto buono.
Finse di non aver sentito, sperando che le due fan credessero di averlo confuso con qualcun altro, ma loro ormai si trovavano proprio di fronte a lui e a nulla gli servì cercare rifugio dietro l’enorme cartina di Firenze.
«Possiamo fare una foto con te?» chiese ancora la ragazza.
Serj allora si arrese all’evidenza e abbassò la mappa, stampandosi in faccia un sorriso cordiale. «Certo» replicò, senza perdersi in convenevoli.
Si guardò intorno per controllare se qualcuno stesse seguendo la scena, poi attese che le giovani lo raggiungessero per scattare un selfie tutti e tre insieme.
«Quanto sei alto!» esclamò sempre la solita ammiratrice.
L’altra doveva essere incapace di parlare in inglese, e si limitava a fissarlo ammutolita e ammirata.
«Non tanto» scherzò Serj.
«Forse sono io a essere bassa!»
Il cantante non replicò e sperò che tutto finisse in fretta perché aveva fame e voleva proseguire con le sue visite all’insegna dell’arte.
Le ragazze scattarono con lui alcuni selfie, poi la prima indicò la cartina che ancora stringeva in mano. «Stai andando in giro a visitare la città?»
Serj pensò ironicamente che fosse ovvio, ma si limitò ad annuire.
Le ragazze si scambiarono un’occhiata e ridacchiarono.
«Non è che vuoi un po’ di compagnia? Noi siamo di Roma, ma veniamo spesso a Firenze!»
«No, grazie, non è necessario» rifiutò educatamente, continuando a sorridere con un atteggiamento di circostanza.
«Davvero, per noi non è un problema, non abbiamo niente da fare! A parte aspettare il concerto di domani, ovviamente» blaterò ancora la ragazza.
Per la prima volta Serj notò che quella che parlava era mora e riccia, mentre la sua amica aveva evidentemente tinto i capelli di viola.
«Ho un appuntamento, non posso trattenermi» improvvisò, cominciando a innervosirsi.
«Possiamo accompagnarti, non vorremmo mai che ti perdessi!» insistette la riccia, facendo un passo avanti.
Serj ringraziò gli occhiali scuri che nascondevano il suo sguardo probabilmente seccato e cercò di farsi venire un’idea per tirarsi fuori da quella situazione scomoda.
«Siete gentili, ma non posso proprio» ripeté, per poi voltarsi di scatto e prendere a camminare velocemente lungo Ponte Vecchio.
Il posto era gremito di turisti e lui sperava davvero di riuscire a confondersi tra la folla. Tuttavia si dovette ricredere quando udì le voci delle due ragazze che lo richiamavano, mentre cominciavano a seguirlo.
Era in vantaggio di parecchi metri e proseguì senza guardarsi indietro, sperando di individuare un luogo in cui potersi infilare per nascondersi e sfuggire alle insistenze delle giovani alle sue spalle.
Nei pressi di Palazzo Pitti si addentrò tra un forbito gruppo di tedeschi che cercavano di decifrare le loro cartine, e non appena li superò svoltò a sinistra in uno stretto vicolo.
Notò un negozietto e, senza preoccuparsi di che attività commerciale si trattasse, vi irruppe come un disperato; venne investito dalla forte aria sparata da un enorme ventilatore, oltre che da un penetrante odore di incenso.
Si concesse di guardarsi attorno, mentre rispondeva con un cenno della mano al buongiorno pronunciato in italiano da un ragazzo dietro il bancone.
Si trovava in un piccolo emporio, pieno di statuette, candele profumate, incensi e oggettistica tematica di Firenze; senza pensarci, si sfilò gli occhiali da sole per via della scarsa illuminazione, e si accostò al bancone.
Si guardò rapidamente alle spalle: non sembrava che le due ragazze l’avessero seguito.
Il giovane dietro il bancone si schiarì la gola e Serj gli rivolse un sorriso tirato.
Il commesso gli chiese qualcosa in italiano e Serj scosse il capo.
«Non parlo italiano, scusami» si giustificò.
«Scusi lei, signore. Cerca qualcosa in particolare?» domandò il commesso in un inglese stentato.
Il cantante avrebbe voluto dirgli la verità, ovvero che si era infilato là dentro soltanto per trovare rifugio dalle sue seguaci, però annuì e sorrise ancora. «Una candela alla vaniglia. Per mia moglie» improvvisò.
«Certo, subito! Se vuole ce l’ho a forma di Duomo o anche di Ponte Vecchio. Oppure posso proporle questa a forma di cuore o rotonda, molto semplice ed elegante» spiegò il commesso, disponendo alcuni articoli sul piccolo bancone.
Serj ne indicò una a caso e sperò che quel tempo trascorso all’interno del negozio facesse allontanare il più possibile le due fan che l’avevano inseguito.
Porse al commesso la carta di credito e, una volta effettuato il pagamento e preso in mano il sacchetto contenente l’acquisto più inutile della sua intera vita, uscì nuovamente sul vicoletto nei pressi di Palazzo Pitti.
Azzardò qualche passo verso l’imboccatura della stretta strada e rimase allibito quando individuò le due fan intente ad attenderlo con sorrisi smaglianti dipinti sulle labbra colorate di rossetto rosa acceso.
Non poteva credere che fossero ancora lì e che fossero riuscite a vedere dove si era nascosto.
«Serj, eccoti! Hai comprato qualcosa di bello?» domandò subito la mora dai capelli ricci.
Il cantante lanciò un’occhiata esasperata ai passanti che lo circondavano, ringraziando ancora una volta gli occhiali scuri che impedivano alle due giovani di leggergli nello sguardo.
Notò un gruppo di persone che dovevano avere circa la sua stessa età e gli venne un’idea.
«Sì, scusate, i miei amici sono arrivati!» esclamò, gettandosi letteralmente verso destra.
Avanzò a grandi falcate verso gli sconosciuti e a gran voce disse: «Ehi, Max, sono qui! Scusa per il ritardo!»
Si piazzò vicino agli uomini e alle donne che chiacchieravano e prese a battere sulla schiena di un tizio tarchiato fingendo che fossero amici da una vita.
«Vi prego, assecondatemi, poi vi spiego» bisbigliò, poi sollevò nuovamente il tono di voce e proseguì: «Max, che bello rivederti! Firenze è bellissima, vero? Come sta tua madre?»
Gli sconosciuti lo fissavano sconvolti, poi cominciarono a reggergli il gioco e risposero, anche se non parlavano un inglese esemplare – a giudicare dall’accento con cui pronunciavano le parole, dovevano provenire dall’Est Europa.
Serj lanciò occhiate furtive alle sue spalle e notò che le due ragazze lo fissavano confuse e spaesate, non sapendo come comportarsi.
«Scusate» mormorò. «Vedete quelle due ragazze laggiù?»
L’uomo tarchiato seguì il lieve cenno del suo capo. «La riccia e quella tinta di viola?» chiese.
«Loro. Mi stanno inseguendo, non riesco a liberarmene» spiegò.
«Perché?» domandò una donna dai capelli ramati legati in uno chignon.
Serj allargò le braccia e si arrese all’evidenza di doversi svelare, anche se non pareva che quei turisti fossero in città per ascoltare dei concerti. «Beh, diciamo che faccio parte di una band, suoneremo domani all’Arena e i fan ogni tanto mi riconoscono. Solo che in genere si limitano a chiedere di fare una foto insieme, ma stavolta…»
«Dai, sei un cantante? Non l’avrei mai detto!» intervenne un altro uomo, alto e imponente nell’aspetto ma simpatico nei lineamenti del viso.
«Non ho l’aspetto da cantante? Pensa che faccio musica metal, se così si può dire» replicò Serj con un sorriso divertito.
«Metal?! Chi, tu? Non è possibile! Mio nipote Reilly va matto per quei tizi che urlano come se venissero sgozzati, infatti sta sempre al festival in questi giorni» disse ancora l’uomo alto, sghignazzando.
«Se mi aiutate, giuro che farò un autografo a Reilly e a tutti i suoi amici» implorò Serj.
Il tizio tarchiato rise. «Ti aiutiamo in ogni caso, quelle due ragazzine sembrano molto determinate.»
«Comunque io sono Jakub, lei è mia moglie Dominika» fece le presentazioni l’uomo più alto, indicando una donna alta quasi quanto lui dai lunghi capelli dorati. «Loro invece sono i miei amici Jan e Berta.»
«Io sono Serj, piacere e grazie per l’aiuto» replicò il cantante. «Da dove venite?»
«Repubblica Ceca. Tu?» chiese la moglie di Jakub.
«Sono nato in Libano, ma la mia famiglia è armena. Mi sono trasferito negli Stati Uniti, ma attualmente vivo in Nuova Zelanda con mia moglie e mio figlio» spiegò Serj.
«Sembra la storia di un atleta, di quelli che si vedono alle Olimpiadi» scherzò Jan.
«Jakub, ma Alberto non fa il tassista?» domandò Dominika al marito.
«Sì, perché?»
«E se lo chiamassi per aiutare questo signore? Magari può venire a prenderlo e portarlo via da qui senza destare troppi sospetti!» suggerì la bionda, sorridendo cordialmente a Serj.
«Sarebbe perfetto, in effetti» concordò Jan, dando di gomito al cantante. «Certo che la vita delle persone famose dev’essere una rottura incredibile!»
«A volte lo è davvero» confermò Serj con un sospiro.
Jakub, intanto, si era già messo all’opera per contattare il suo amico Alberto. Parlò al telefono con lui per un po’, sempre in un inglese non troppo corretto e scorrevole, poi richiuse la chiamata e sorrise a tutti. «Arriva tra pochi minuti, non preoccuparti.»
«Grazie, davvero…» Serj abbassò lo sguardo in cerca di qualcosa che potesse donar loro in segno di gratitudine, e notò che stringeva ancora in mano l’inutile candela alla vaniglia che aveva acquistato poco prima nell’emporio. «Non so come ripagarvi di questa cortesia, posso darvi questo. Spero che alle signore piaccia» aggiunse, porgendo il sacchetto a Dominika.
Lei scambiò un’occhiata con l’altra donna, poi scosse il capo. «Non è necessario, davvero.»
«Insisto.»
La bionda afferrò il sacchetto e vi sbirciò dentro, poi ridacchiò e lo passò a Berta, dicendole qualcosa in una lingua che Serj non riuscì a decifrare.
La donna dai capelli ramati portò fuori la candela a forma di Duomo e gli occhi le si illuminarono.
«A Berta piacciono molto le candele» spiegò Dominika. «Neanche l’avessi comprata apposta per lei!»
«Mi fa piacere!»
«E gli autografi per mio nipote?» chiese Jakub.
Serj schioccò le dita. «Giusto! Avete una penna?»
Le due donne cominciarono a frugare nelle proprie borse, poi finalmente Berta ne tirò fuori una e gliela porse.
Serj fece un giro su se stesso e si accostò a una parete, appoggiandovi la propria cartina per poi cominciare a scarabocchiarci sopra una dedica per il nipote di Jakub e alcuni autografi da regalare a eventuali amici del ragazzo.
«Kelly, giusto?» chiese conferma, notando con la coda dell’occhio che le due ragazzine erano ancora ferme a diversi metri da lui e lo osservavano come se temessero di perderlo di vista.
«No, Reilly» replicò Jakub, facendogli lo spelling del nome di suo nipote.
«Perfetto, ecco a voi!» Il cantante porse ai quattro sia la mappa della città autografata, sia la penna.
«Adesso tu rimani senza cartina» commentò Dominika dispiaciuta.
«Non importa, ne comprerò un’altra» minimizzò il cantante, notando che un taxi si accostava a loro.
Jakub, riconoscendo il suo amico fiorentino, si avvicinò al finestrino dalla parte del guidatore e cominciò a parlare animatamente con l’uomo all’interno.
Serj colse soltanto alcune parole, poi si prodigò per salutare Berta, Dominika e Jan, prima di accostarsi a sua volta al taxi.
Le due ragazze non persero tempo e tentarono di fermarlo ancora una volta, scattandogli fotografie e cercando addirittura di salire in auto con lui.
Il tassista sbraitò qualcosa in italiano – forse addirittura in dialetto – e le due si ritrassero, permettendo finalmente a Serj di chiudere lo sportello e abbandonarsi in pace sul sedile imbottito e comodo.
«Ci penso io, tranquillo. Ciao, Jakub, ci vediamo in questi giorni» concluse il tassista, salutando l’uomo alto e imponente con una pacca sul braccio.
«Ciao, grazie ancora!» esclamò a sua volta Serj, facendo un cenno in direzione dei suoi salvatori.
Poi l’auto si mosse e il cantante poté tirare un sospiro di sollievo.
«Dove la porto, signore?» domandò il tassista, mentre richiudeva il finestrino.
Nell’abitacolo si diffuse il gracchiare della radio in sottofondo e il confortante refrigerio dell’aria condizionata.
Serj recuperò dalla tasca il cellulare e gli lesse l’indirizzo dell’albergo in cui alloggiava, poi tentò di rilassarsi; nonostante quelle ragazzine invadenti gli avessero impedito di fare i suoi giri per Firenze, aveva conosciuto delle persone carine e gentili e in fondo si era divertito.
«Quindi lei è famoso?» domandò ancora il tassista, con il suo accento profondamente italiano.
«Così pare…»
«Io non la conosco.» L’uomo rise. «Cosa fa? Il politico?»
«Macché. Magari! Il cantante» replicò Serj con un sorriso.
«Ah, di quelli del festival?»
«Sì, proprio di quelli. Comunque è meglio che lei non mi conosca: almeno non può importunarmi» si lasciò sfuggire, pentendosene subito dopo – non era da lui lamentarsi dei fan con degli sconosciuti, ma quel giorno si sentiva davvero esasperato.
«Questo lo dice lei! C’è mia figlia che è fissata con uno di quei gruppi del festival…»
Serj roteò gli occhi. «Scommetto che vuole un autografo» tirò a indovinare.
«Se non le dispiace! Perché non mi ricordo chi le piace, ma se scoprisse che ho incontrato il suo idolo e non le ho neanche fatto avere un autografo, come minimo mi toglie il saluto!» continuò a scherzare l’uomo, destreggiandosi nel traffico del mezzogiorno.
Serj sospirò. «Su, mi dia carta e penna» si arrese.
Aveva cercato in tutti i modi di evitare fan, autografi e fotografie, ma non ci era riuscito neanche quel giorno.
Mentre scendeva dall’auto e pagava la corsa al tassista, si disse che in fondo anche quella mattinata a Firenze aveva avuto il suo fascino.
Perché forse era proprio la città in sé a rendere l’atmosfera magica, e anche le piccole disavventure assumevano tutto un altro sapore.
Salutò cordialmente Alberto e si preparò per raccontare a sua moglie e ai suoi amici l’ennesima fuga dai fan dei System Of A Down.
Già temeva che agli altri fosse andata molto peggio che a lui e non vedeva l’ora di sapere ogni dettaglio.
Era l’unico modo che conosceva per affrontare la propria fama con filosofia e un sorriso sempre stampato sulle labbra.
 
 
 
 
 
 
😊 😊 😊
 
AUGURI SERJ, BUON COMPLEANNOOOOO *____________*
Lettori, ho approfittato di questa raccolta e di questa sfida per scrivere una storiella per festeggiare i 54 anni del nostro Serj! Sono troppo felice, anche se lui, poverino, cos’ha fatto di male per meritarsi tutto questo disagio? AHAHAHAHAHAHAHAHAH XD
Ho approfittato anche per ambientare questa storia il 24 giugno 2017, giorno che ha preceduto il concerto che i System hanno tenuto il 25 alla Visarno Arena durante il festival Firenze Rocks, al quale io ho assistito e che è stato il giorno più bello della mia vita finora *_______*
E siccome Serj è risaputo che sia un appassionato di arte, come potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di spedirlo a zonzo per Firenze, una delle città d’arte più suggestive al mondo?
A tal proposito, siccome quando sono stata al concerto non ho avuto il tempo per visitarla per bene, mi sono basata su questa pagina per descrivere a grandi linee il percorso che ha fatto prima di essere assalito (???) da queste due tizie su Ponte Vecchio XD:
Visitare Firenze:Itinerario a Firenze di 2 Giorni (visitflorence.com)
Conto di tornare al più presto in questa città che mi ha rubato il cuore, per poterla girare in lungo e in largo e potermene finalmente innamorare ancora di più!
Il prompt stavolta dovevo suggerirlo io ed era “taxi” ^^
Spero che questa shottina vi sia piaciuta e ci sentiamo alla prossima – e ultima – storia della raccolta, grazie ancora a chi legge e recensisce :)
E ANCORA TANTISSIMI AUGURI DI BUON COMPLEANNO AL SOMMO SERJ TANKIAN ♥
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > System of a Down / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight