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Autore: runami_ lu99    28/08/2021    4 recensioni
STORIA AD OC (ISCRIZIONI CHIUSE)
Fiore è nel caos da 500 anni, un perfido sovrano con un oscuro segreto mantiene il controllo su di esso con la violenza e la sottomissione, ma un gruppo di maghi riuniti dal destino riuscirà a riportare il regno alla bellezza di un tempo?
[Dal prologo]
"Se tu che stai leggendo queste righe, credi che il bene trionfi sempre sul male, ti conviene cambiare storia, perché questa non è una favola e quindi non esiste un lieto fine"
[Dal 34° capitolo]
"Il fischio dell'arma che fendeva l'aria vibrò nelle orecchie di 78 facendogli venire i brividi, e per un attimo quel sibilo gli sembrò come parole sussurrate provenienti da un'oscura creatura che di terreno non aveva nulla. Il medico abbassò lo sguardo soffermandosi sulla lama e, come a volersi beffare di lui, questa emise un tenue e lontano bagliore rossastro al di sotto dello strato di bende, proprio un attimo prima che il corpo del nemico venisse nettamente tranciato a metà."
[Dal 35° capitolo]
"I colori caldi del tramonto che prima brillavano in tutta fierezza, parvero spegnersi di colpo quando vennero in contrasto con le sue iridi gelide come il ghiaccio."
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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TRENTATREESIMO CAPITOLO:
SAGA DI KARETAO LAB: RIVEDERE SE STESSI







–Velvet è tornata– annunciò la ragazza uscendo dalla nube di fumo che aveva creato sotto lo sguardo sbigottito dei nemici e quello felice di Nicolash: il sorriso gli illuminava il viso di un chiarore splendido e per quanto fosse possibile gli occhi facevano anche di più. Velvet lo guardò mentre si rialzava da terra coperto di ferite e ripensò a ciò che si erano detti prima che lei se ne andasse e alle parole che gli aveva detto Tyson:

–Non ha mai combattuto a mente lucida da quando te ne sei andata, anzi ha affrontato i suoi avversari con la preoccupazione di perderti, sfogando solamente la sua rabbia...–

–Dove stai andando?– le chiese non capendo, la ragazza si fermò e si voltò appena guardandolo da sopra una spalla.
–Non voglio la compassione di un uomo, tutto ciò che devi fare è aspettare qui– rispose.
–Aspettare? Aspettare il tuo ritorno? E per quanto tempo?– domandò sempre più confuso.
–Finché sarà necessario, potrebbe volerci un anno, come potrebbero volerci due giorni– concluse imboccando la strada per uscire dalla città.
–Aspetta Velvet!–


Nicolash le si avvicinò a passo svelto straripante di gioia, ma lei lo bloccò allungando il braccio fino a toccare il suo petto con la mano tenendolo lontano e lo fissò seria negli occhi, Nicolash sollevò lo sguardo incatenandolo al suo confuso.
–Non mi hai ascoltato– disse semplicemente con tono duro, lui la guardò stranito.
–Cosa intendi?– chiese non capendo. La ragazza aggrottò le sopracciglia assumendo un espressione severa.
–Ti avevo detto di aspettare il mio ritorno, che non volevo la compassione di un uomo!– alzò il tono di voce, arrabbiata.
–Lo sai che cosa hai combinato non dandomi retta!?– esclamò ancora guardandolo con lo sguardo tipico di quando doveva farla pagare a qualcuno, mentre il ragazzo abbassò gli occhi mortificato: era fin troppo arrabbiata, lo sapeva, ma nonostante questo non riusciva a capirla. Velvet si avvicinò e gli sollevò il viso con una mano.
–Mi hai salvato la vita– disse in un sussurro che venne accompagnato da un sorriso sincero, un sorriso che Nicolash non poté fare a meno di fissare stralunato come se fosse la cosa più bella del mondo e forse per il suo lo era veramente.
–Grazie– continuò la ragazza, il mago scosse il capo risvegliandosi da quella specie di catalessi, poi ricambiò sorridendo a sua volta e infine le si avvicinò con sguardo languido.
–Una piccola ricompensa?– domandò alludendo a qualcosa di sporco, il sorriso di Velvet tramutò in un espressione spazientita prima che il ragazzo venisse steso a terra da una scossa elettrica.
–Ah! Con te è impossibile– sbuffò lei incrociando le braccia e battendo ripetutamente il piede a terra. Nicolash sorrise spontaneamente nascondendosi contro il pavimento: come aveva detto lei, Velvet era tornata, e grazie a dio era quella di sempre, ma in fin dei conti anche lui non era cambiato. La ragazza lo guardò sorridendo impercettibilmente poi aprì la sua giacca estraendo quello che sembrava un indumento piegato color rosso cremisi e lo lanciò al suo compagno che lo afferrò al volo.
–Credo che questo sia tuo– affermò lei, il ragazzo guardò quel pezzo di stoffa con un ghigno in volto e lo aprì per poi portarselo al collo facendolo sventolare.
–Che stregone sarei senza mantello– disse soddisfatto di aver ricevuto indietro il suo indumento.
Serval si contorceva a terra dal dolore: la sua mano era stata completamente disintegrata da una saetta e ora al suo posto non rimaneva altro che un moncherino annerito e già cicatrizzato a causa del calore. Vanica era accanto a lui e guardava inorridita la parte mancante mentre cercava di respingere una sensazione di rigetto che le salì direttamente dallo stomaco, si abbassò al suo livello per sussurrargli qualcosa nell'orecchio senza farsi sentire.
–Andiamocene– disse semplicemente, Serval sobbalzò e la guardò scuotendo la testa.
–Non possiamo, non di nuovo!– esclamò lui sbalordito, lei si mise un dito davanti alle labbra intimandogli di fare silenzio.
–So che se non obbediamo agli ordini verremo fatti fuori, ma se rimaniamo e combattiamo verremo sconfitti e di conseguenza verremo uccisi comunque, quei due sono troppo forti, non abbiamo scelta Serval– spiegò la ragazza, ma il compagno scosse la testa contrariato.
–Io non scappo Vanica, siamo in questo laboratorio da fin troppo tempo, non possono ucciderci se dovessimo commettere un piccolo errore, sarebbe ingiusto– ribatté, ma lei sospirò pesantemente.
–Esiste veramente qualcuno che sia giusto in questo mondo?– gli domandò a bruciapelo zittendolo subito dopo. Gli occhi di ghiaccio della ragazza fissarono seri quelli ambrati di Serval facendogli capire in quell'istante che la situazione era più grave di quanto si aspettassero.
–Ascoltami, abbiamo sempre combattuto in coppia e in questo modo abbiamo messo in difficoltà gli avversari, ma l'unica volta in cui tu hai affrontato il piccoletto da solo te la sei vista brutta, lo stesso vale per me quando ho combattuto contro il ragazzo con la falce...– Serval abbassò gli occhi pensando alle sue parole per un momento.
–... Capisci cosa intendo? Eravamo un passo avanti a loro solo perché combattevamo insieme, avevamo il vantaggio numerico dalla nostra parte, ma ora che anche loro sono in due abbiamo zero possibilità di vittoria. Ascoltami Serval, sono troppo forti per noi, ce ne dobbiamo andare da qui... Adesso– cercò di convincerlo. Il compagno si morse il labbro inferiore poi sbatté un pugno frustrato sul pavimento.
–Avevamo finalmente trovato un posto in cui rimanere, perché deve sempre andare tutto a puttane?– chiese lui senza rivolgersi a nessuno in particolare.
–Perché viviamo in un mondo di merda in cui se ti fermi troppo in un solo luogo o vieni cacciato o vieni ucciso, sai bene che nessuno vuole avere a che fare con dei reietti come noi– rispose la ragazza nascondendo un velo di tristezza nel suo tono di voce. Serval sollevò lo sguardo capendo il suo stato d'animo: lui provava la stessa cosa.
–Dove andremo?– chiese facendo capire alla compagna che le stava dando ascolto.
–Non importa dove...– rispose lei, gli passò una mano dietro al collo per poi avvicinare il viso al suo e far combaciare entrambe le fronti.
–Ciò che importa è rimanere uniti, come abbiamo sempre fatto... Io e te, non ci serve nessun altro– continuò. Serval sospirò amareggiato prima di afferrare il polso di Vanica aiutandola ad alzarsi.
–Allora andiamo– affermò lui annuendo, ma non fece un solo passo. Nicolash si parò davanti a loro sbarrandogli la strada, quell'espressione infuriata che aveva in viso fece capire ai nemici che da lì non avrebbero avuto possibilità di fuga. Si voltarono indietro i due cercando una scorciatoia differente, ma nuovamente la loro via fu bloccata, questa volta da una Velvet vendicativa, la cui aura emanava vibrazioni spaventose.
–Merda– imprecò la ragazza dagli occhi di ghiaccio guardando prima uno poi l'altro non sapendo cosa fare. Entrambi gli avversari partirono all'attacco intraprendendo uno scontro individuale con uno di loro senza che i due medici potessero fare niente per evitarlo.
Nicolash fu addosso a Serval in un secondo, il ragazzo riuscì a schivare il suo fendente di spada grazie solamente alla sua velocità e si portò alle sue spalle qualche metro più indietro, allontanandosi da Vanica la quale rischiava di essere colpita dallo stregone. Il ragazzo gli corse in contro facendo una finta per fargli credere che lo colpisse al fianco quando in realtà con l'altro arto sbatté il suo bastone magico sulla testa di Serval il quale si tenne la parte colpita con una mano e aggrottò le sopracciglia confuso.
–È sempre divertente vedere le vostre facce– commentò Nicolash ridendo sotto i baffi, il nemico si allontanò nuovamente sorpassandolo, mentre Neviski si voltò portando indietro la sua spada prima di scattare in avanti e raggiungere Serval, con lo slancio del movimento fece avanzare la sua arma lucente eseguendo un fendente orizzontale, il nemico si abbassò di colpo mentre il movimento d'aria gli sferzò i capelli tanto era vicino, poi usando le gambe come leva diede una gomitata allo stomaco di Neviski e con la mano intatta afferrò una manciata di aghi conficcandoglieli in un polpaccio per poi allontanarsi nuovamente. Nicolash sentì solo un pizzico nella parte colpita e non si preoccupò più di tanto, quindi scattò in avanti, ma nel momento in cui la gamba colpita poggiò a terra per darsi la spinta, questa perse le forze facendolo crollare a terra, Serval ne approfittò per lanciare altri di quegli aghi ma questa volta al braccio che impugnava la spada, essi si conficcarono nella spalla e automaticamente il ragazzo mollò la presa sulla sua arma che cadde a terra per poi scomparire. Nicolash si guardò prima un arto e poi l'altro, avendo perso la sensibilità in entrambi i casi tanto che non riusciva nemmeno ad avere la forza di muoverli. Lanciò un occhiata a Serval che continuava a girargli attorno come una falena attratta dalla luce per poi allontanarsi sempre di più. Accasciato al suolo cercò di tirarsi su con il braccio rimasto e la gamba, ma nuovamente Serval glielo impedì facendo penetrare l'ennesimo ago nell'arto inferiore sano. Il ragazzo strinse i denti e con l'unico braccio ancora in forze tolse gli aghi conficcati nella sua pelle, ma nel momento in cui tentò nuovamente di rialzarsi le gambe gli tremarono e cedettero per l'ennesima volta.
–Non puoi più fare niente, i tuoi tendini sono danneggiati, se non vuoi smettere di camminare ti conviene stare fermo dove sei– gli disse il nemico, ma Nicolash non diede peso alle sue parole e portò una mano in avanti.
–Te lo puoi scordare, ho intenzione di farvela pagare cara– disse.
Nebbia argentea– esclamò, una nube magica fuoriuscì dalla punta del suo bastone ricoprendo l'area attorno a Serval il quale si guardò attorno confuso e diffidente, subito dopo cominciò a sentire male al petto, prima in modo lieve poi sempre più forte e il suo respiro si fece sempre più corto: non doveva perdere tempo doveva solamente bloccargli l'ultimo braccio e poi se ne sarebbe potuto andare insieme a Vanica. Si avvicinò nuovamente usando la sua velocità e fuoriuscendo da quella nuvola soffocante che però lo inseguì non appena cercò di spostarsi. Nicolash si rialzò lentamente senza sforzare troppo le gambe che altrimenti lo avrebbero lasciato nuovamente cadere, si voltò aspettando l'attacco del suo nemico il quale non tardò ad arrivare. Serval fu repentino nei suoi movimenti, prese altri aculei dalla sua sacchetta e li lanciò con una precisione chirurgica, mentre volavano nella direzione dell'obbiettivo cambiò strada sicuro che il suo attacco sarebbe andato a buon fine e si allontanò per dirigersi verso Vanica impegnata contro Velvet per portarla via di lì e fuggire insieme, ma qualcosa glielo impedì: prima sentì uno schiocco metallico e poi un raggio di energia lo investì in pieno fermando la sua folle corsa.
Servitori dell'anima– sussurrò Nicolash sogghignando, due sfere erano apparse ai suoi lati ed una di questa aveva sparato un laser riuscendo a colpire il nemico che ora si trovava a terra coperto di graffi, inoltre la nube tossica lo raggiunse impedendogli nuovamente di respirare. Serval tossì più e più volte rimettendosi in piedi e guardò il suo avversario non capendo come fosse riuscito a schivare il suo colpo senza muoversi, poi ci pensò su per qualche secondo: forse aveva sbagliato mira, eppure era convinto di aver scelto la traiettoria giusta. Si spostò nuovamente liberandosi di quella nube magica che tanto gli dava da fare, un raggio di energia partì da una sfera ma lui lo schivò spostandosi a sinistra con un balzo e afferrò nuovamente gli aghi: questa volta non lo avrebbe mancato. Li scagliò di nuovo, ma proprio nel momento in cui toccarono l'arto di Nicolash questi rimbalzarono con un tintinnio accompagnati da una scintilla per poi cadere a terra. Serval si fermò scuotendo la testa sempre più confuso.
–Com'è possibile?– chiese più a se stesso che all'avversario.
–Mi dispiace per te micetto ma questo non è un normale braccio...– Neviski lo guardò con un ghigno di superiorità poi si sollevò il mantello e si alzò la manica della giacca scoprendo l'arto che intanto sollevò in aria per l'attacco successivo.
–... È bionico, quegli aghi non hanno alcun effetto– concluse inclinando la testa, intanto una lancia grossa quanto una persona fatta di energia si era formata a mezz'aria.
Lancia dell'anima!– questa nel momento in cui venne scagliata fendette l'aria creando un vuoto che risultò come un ruggito nel corridoio sgombro. Serval fissò quell'attacco con un misto di disperazione e paura negli occhi, troppo veloce anche per lui per poterlo schivare. Si scansò di qualche centimetro, ma la lancia gli colpì in pieno il braccio già privo di una mano strappandoglielo completamente dal corpo, il rumore della carne che si lacerava fece trasalire Vanica la quale si girò in pensiero per il compagno. Serval cadde all'indietro a causa della potenza e lanciò un grido di dolore straziante mentre con l'arto buono tentò di fermare la cascata di sangue che colava dalla ferita inutilmente: doveva fare qualcosa altrimenti rischiava di morire dissanguato. Estrasse un laccio emostatico dal suo camice e se lo legò attorno alla spalla stringendo il più possibile per bloccare almeno in parte la fuoriuscita di quel liquido vitale, aiutandosi con l'utilizzo della bocca. Intanto la nube magica di Nicolash continuava a seguirlo imperterrita facendolo soffocare.
–Né tu né la tua amica uscirete di qui– sibilò lo stregone. Serval si guardò attorno sopraffatto dalla disperazione: ora anche scappare risultava impossibile, il sangue perso era troppo, la pressione si era abbassata drasticamente e da lì a poco lui sarebbe collassato, provare a fermare l'emorragia in quel momento era impensabile, soprattutto perché l'avversario non sarebbe sicuramente rimasto fermo a guardare. L'adrenalina gli impedì di pensare lucidamente e l'unica cosa che tentò di fare in quel momento era alzarsi prendere Vanica e correre il più possibile lontano da quel luogo e da quei mostri. Un altro raggio dei "servitori dell'anima" lo colpì in pieno facendolo cadere nuovamente e Nicolash gli si avvicinò con fatica sorreggendosi al suo bastone, ma Serval scattò in piedi nuovamente impaurito da quello che avrebbe potuto fargli, le gambe gli tremarono, in quel momento aveva solamente la forza di stare in piedi e già significava tanto.
–So che cosa stai cercando di fare, l'ho notato da un pò– disse, il nemico  fece un passo indietro guardandolo sospettoso.
–Tu cerchi di scappare, di filartela da qui, hai combattuto fino adesso solamente perché eri in coppia con lei– disse riferendosi a Vanica impegnata con Velvet.
–E se ora stai fuggendo ci sono solo due possibilità: o sai che non puoi vincere, o sei un codardo. Io credo che tu lo stia facendo per entrambi i motivi... Freccia dell'anima!– una versione regredita dell'attacco precedente venne scagliata e Serval venne nuovamente centrato in pieno, il laccio emostatico si slegò a causa del colpo e nuovo sangue riprese ad uscire a fiotti.
–Non vi lascerò andare via da qui, non dopo quello che avete fatto a Velvet, quindi le opzioni sono due: o muori dissanguato o muori per mano mia insieme alla tua amica. Scegli– disse facendo apparire la sua spada azzurra, Serval guardò Nicolash, si fissò il braccio che vomitava sangue sempre più debole e infine guardò Vanica, si sentì improvvisamente sollevato e l'espressione sul suo viso mutò, i muscoli si rilassarono e fece un profondo respiro.
–Va bene... ma uccidi solo me– disse fissandolo negli occhi, Nicolash lo guardò confuso.
–Come?– chiese non capendo, poi si girò guardando nella stessa direzione dell'avversario.
–Puoi uccidere me, ma lascia andare lei, ti chiedo solo questo– continuò l'avversario serio, il ragazzo lo studiò: lo stupì il modo in cui glielo aveva chiesto, forse si era sbagliato quando prima gli aveva dato del codardo, perché proprio in quel momento gli pareva la persona più coraggiosa che avesse mai visto.
–So che non hai motivo di farlo, so che potresti uccidermi e poi pensare a lei, ma non mi sembri il tipo di persona che toglie la vita per puro divertimento– queste parole lo colpirono tanto che abbassò l'arma. Serval lo aveva visto quando era in procinto di trapassarlo da parte a parte, chiunque poteva essere ingannato attraverso i movimenti e gli atti del corpo, ma gli occhi mostravano sempre la verità per quella che era e in quelli ambrati di Nicolash lui ci aveva letto tanta tristezza.
–Tu non sai niente di me– disse il ragazzo facendo sparire la sua spada per poi voltarsi e raccogliere il laccio emostatico dal suolo. Si avvicinò al nemico e glielo porse sotto gli occhi stupiti di Serval il quale lo afferrò e lo riposizionò immediatamente attorno alla spalla.
–Sappiate che se vi trovo di nuovo come miei nemici non avrò pietà, perché voi avete fatto la scelta sbagliata quando avete deciso di stare dal mio fronte opposto– disse lo stregone, Serval abbassò gli occhi sorridendo amaramente.
–A volte non c'è una scelta giusta, a volte sei obbligato a fare quello che non vorresti– rispose, Nicolash non disse niente si limitò solamente a fissare verso il basso immerso nei suoi pensieri.
–Per quale motivo avete scelto questa strada?– gli chiese, Serval sobbalzò e lo guardò.
–In questo regno se sei un buono sei sempre a rischio di vita perché vieni costantemente preso di mira, mentre i cattivi la passano sempre liscia e tutto gli viene concesso, questa è una cosa che non si può cambiare. Se vuoi sopravvivere allora ti conviene diventare un cattivo che castiga piuttosto che essere un buono castigato– disse l'avversario, Nicolash emise un verso di disappunto.
–Cazzate, usi queste parole come scusa per giustificare la merda che sei diventato, ma la realtà è ben diversa– ribatté Neviski dandogli un colpo in testa con il suo bastone, come farebbe un maestro nei confronti di un allievo.
–Tu hai semplicemente deciso per la via più facile da percorrere, hai preferito non rischiare, ma se vuoi scegliere veramente la strada che ritieni più giusta allora ti devi rimboccare le maniche e farti un culo quanto una casa, altrimenti vivrai sempre nella mediocrità e soprattutto... Non bisogna mai e poi mai mollare– gli disse fissandolo intensamente, ma Serval non lo guardò, lui aveva gli occhi puntati su Vanica, cosa che a Nicolash non sfuggì: conosceva quel tipo di sguardo e ora aveva capito per quale motivo quel ragazzo si sarebbe sacrificato per lei. Una profonda tristezza si fece largo in lui e si portò la mano al collo stringendo il suo medaglione, poi guardò Velvet: sapeva perfettamente cosa provava, forse lui lo capiva più di tutti, per questo non trovò le forze di ucciderlo, perché per certi versi rivedeva sé stesso in quel ragazzo. Nicolash capì che lo scontro era finito dal momento in cui la forza di volontà del suo avversario era stata piegata perciò si abbandonò contro la parete e fissò il suo nemico ormai esausto anche solo per alzarsi in piedi.
–Medicati quella ferita altrimenti rischi di rimanerci secco–


 
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Velvet bloccò la strada a Vanica la quale indietreggiò intimorita dalla pressione che le metteva addosso con la sua sola presenza. Tentò di ritirarsi ancora per allontanarsi: non poteva vincere non aveva possibilità, non da sola, guardò alle sue spalle Serval che aveva cominciato il suo combattimento contro Nicolash e strinse i denti.
–Non crederai di scappare vero?– domandò la ragazza dai capelli rossi avvicinandosi pericolosamente.
–Stammi lontana!– ordinò la nemica facendo schioccare la sua frusta nel tentativo di colpirla, ma Velvet come se avesse predetto la sua mossa si spostò a sinistra con un semplice passo sentendo sibilare l'arma accanto al suo orecchio. Vanica la guardò negli occhi e rimase come pietrificata quando vide la sua espressione di furia pura. L'aria attorno a lei vibrava, tanto che sembrava fosse rinchiusa in una bolla di elettricità statica e l'avversaria aveva come l'impressione di non potersi avvicinare a lei per nessun motivo o sarebbe finita folgorata.
–Io non prendo ordini da nessuno– sibilò Velvet allungando una mano nella sua direzione per poi scagliare contro di lei un fulmine. Vanica fu repentina nei suoi movimenti e si piegò all'indietro in un modo del tutto innaturale, la saetta le passò a pochi centimetri dal naso schivandola per un soffio, immediatamente afferrò la sua frusta e dal basso la attorcigliò alle gambe di Velvet per poi dare uno strattone, la ragazza cominciò a ruotare per poi venire sbattuta a terra accompagnata da un imprecazione. L'avversaria si rialzò sospirando di sollievo e ne approfittò per allontanarsi sempre di più, ma Velvet non glielo permise, un fulmine cadde proprio davanti a lei sollevando una nuvola di polvere che le intaccò i polmoni facendola tossire ripetutamente. Vanica percepì un movimento d'aria all'interno della nebbia, ma non capì da quale parte provenisse, finché non intravide un bagliore dorato poco più avanti, proprio nella stessa direzione in cui si stava dirigendo, ma ciò che le si presentò di fronte le fece venire i brividi lungo la schiena. Gli occhi di Velvet brillavano nel miasma di polvere come due potenti fari in una notte di tempesta e i fulmini che la avvolgevano sembravano generati dalla nube più densa, scura e minacciosa che Vanica avesse mai visto, una nube che copriva completamente il resto del corpo della ragazza mimetizzandosi tra la polvere. Le particelle che si erano sollevate si mossero in un unica massa per poi dividersi perfettamente a metà creando un corridoio libero tra la nebbia, anticipando il momento in cui la Folgore Scarlatta vi passò in mezzo a tutta velocità, come se anch'esse avessero paura di avvicinarsi troppo a quella furia fulminea. Vanica non poté fare niente quando l'avversaria la sorpassò trapassandola con un fulmine in pieno petto e di nuovo il suo corpo fu pervaso da scosse incontrollate, i suoi vestiti si consumarono e annerirono in gran parte lasciando solo pochi esili stracci a coprirla. Cadde nuovamente sotto la potenza di quei colpi così letali e così precisi, ma non si perse d'animo e si rialzò: chiunque avrebbe pensato che avesse il cuore di un leone e che avrebbe combattuto ancora e ancora, ma la realtà era ben diversa, lei si rialzava solamente per fuggire, era solo un disperato tentativo di andarsene da quel luogo insieme a Serval. Già, Serval, d'istinto guardò il compagno poco più distante e nel suo petto si fece largo una sensazione strana, come se la sua sola presenza le avesse dato una scarica di adrenalina. I suoi muscoli ora erano di nuovo pronti a scattare. Velvet si accorse del cambiamento repentino della nemica, ma non esitò neanche per un attimo affrontandola a viso aperto. Vanica scorse la mano lungo la sua frusta e questa si irrigidì diventando una specie di lunghissima lancia, tanto che riuscì a sfiorare Velvet anche a cinque metri di distanza.
–Ora te ne stai buona lì o ti infilzo– la minacciò la dottoressa, in risposta ebbe solamente un ghigno sornione.
–Infilzami se riesci– la sfidò la ragazza dai capelli rossi facendo un cenno con la testa. Vanica strinse la presa sulla sua arma facendo uno scatto in avanti per colpire l'avversaria, ma questa si spostò di lato schivando l'affondo e corse nella sua direzione con i palmi delle mani avvolte in piccole scariche elettriche. Vanica non rimase immobile e spostò la sua lancia in orizzontale per colpirla, Velvet se ne accorse troppo tardi e tentò di usare un avambraccio per allontanarla senza successo, nel momento in cui il prolungamento sbatté contro il suo arto si sentì un secco crack e quella che prima era un'arma rigida ora era tornata una normale frusta, il rivestimento esterno si era spezzato per il colpo avvolgendo il corpo di Velvet come spire di serpi, la ragazza dai capelli rossi guardò le corde con sguardo confuso. Vanica utilizzando il gomito come leva strinse la presa, Velvet si sentì soffocare dalla pressione sulla sua cassa toracica e tentò di liberarsi senza successo.
–Quindi ora cosa vogliamo fare? Questa è una situazione di stallo, se mi liberi non puoi dartela a gambe, ma non potresti farlo comunque se sei impegnata a tenermi buona– disse lei guardando l'avversaria con un sorrisetto.
–Lo so bene anche io cosa credi– sbuffò la dottoressa non sapendo cosa fare. La sua era stata una mossa inutile, ma le serviva solo per guadagnare un pò di tempo e pensare: sapeva che non poteva niente contro di lei, per questo l'unica soluzione era tenerla lontana e alla prima occasione darsela a gambe, ma ci aveva già provato più volte inutilmente perciò decise che se non riusciva a trovare un modo, allora l'occasione se la sarebbe creata lei. Vanica la tirò a sé con uno strattone tanto che Velvet barcollò in avanti minacciando di cadere, poi anche la nemica gli si avvicinò di corsa mollando la presa sulla frusta per afferrare le corde che tenevano imprigionata l'avversaria, utilizzò un piede come leva e l'altro come punto di forza sollevando la ragazza con l'aiuto della spalla per poi scaraventarla di schiena al suolo, a causa del colpo la maga dei fulmini smise di respirare per qualche secondo cominciando a tossire in cerca di aria, intanto la frusta che la teneva legata aveva allentato la stretta permettendole qualche movimento in più. La dottoressa riprese a correre prima verso Serval per prenderlo e poi verso l'uscita da quella che ormai non era più casa loro, o che forse non lo era mai stata, ma Rockbell fu più svelta e si rimise in piedi immediatamente libera dalla prigione di corte e scattò nella sua direzione con un sorriso in volto e con una mano tesa nel tentativo di toccarla per folgorarla. Vanica si voltò all'ultimo piegandosi con tutto il busto a sinistra per evitare di essere colpita.
–Ti ho detto di non avvicinarti!– le gridò strisciando con i piedi sul pavimento come farebbe un serpente e prendendo le distanze. Velvet la seguì come un animale feroce, la testa caricata verso il basso e le braccia tese all'indietro pronte per infliggerle qualche brutta ferita: la sua preda non aveva scampo.
–E io ti ho detto che non prendo ordini da nessuno– ribatté arrivando a pochi centimetri da lei, le posò le mani sulla vita.
Elettro Shock– una scarica elettrica percorse il corpo di Vanica da capo a piedi contraendole i muscoli e impedendole di muoversi, solamente quando Velvet cominciò a sentire odore di bruciato terminò l'attacco. La nemica cadde a terra tossendo e respirando affannosamente mentre gli arti e il busto venivano scossi da tremolii, probabilmente riflessi involontari dello shock appena ricevuto. La ragazza dai capelli rossi incrociò le braccia sotto il seno e guardò la sua avversaria dall'alto in basso.
–Lo sai che fuggire è da deboli?– le chiese facendosi seria, Vanica sollevò la testa guardandola con un occhio semichiuso.
–Sì, ma morire è da stupidi– rispose poi le toccò le gambe e le sfiorò le braccia, Velvet si irrigidì di colpo bloccandosi sul posto, la nemica si allontanò in tutta calma senza che la maga dei fulmini potesse inseguirla.
–Di nuovo quello stupido trucchetto– disse sentendo i suoi arti completamente immobili, così come era successo prima di entrare nel laboratorio.
–Sarà anche stupido ma è efficace quanto basta per permettermi di andarmene– rispose zoppicando sempre più lontano, Velvet la guardò andarsene completamente seria in viso.
–Una come te che nei momenti più difficili cerca di fuggire non troverà mai una strada...– Vanica si fermò sentendo quelle parole e lentamente si fece sempre più scura in viso.
–... Fammi indovinare, sei sempre scappata da tutto ciò che ti si parava davanti e continui a farlo tutt'oggi, solamente perché è l'unico modo che conosci per affrontare le difficoltà– continuò, la dottoressa si voltò di scatto furibonda e con gli occhi lucidi avvicinandosi a lei per farle frontino la quale non poteva muoversi.
–Sì! E quindi? Sono sempre scappata! Sono una codarda se è questo che vuoi sentire! Abbiamo sempre fatto tutto da soli senza mai chiedere una mano solo perché sapevamo che nessuno sarebbe mai accorso in nostro aiuto! Questo perché siamo dei reietti, tu non sai quante volte ci hanno minacciato, quante volte ci hanno picchiato, per questo fuggiamo ogni volta perché sinceramente tengo di più alla mia vita che alla mia reputazione!– le urlò in faccia queste parole cariche di emozioni e allo stesso tempo pesanti come macigni. Questa volta però fu Velvet ad infuriarsi e senza pensarci due volte scattò con braccia e gambe spezzando la pelle nei punti articolati e facendo fuoriuscire fiotti di sangue, caricò indietro un pugno potenziato con la sua magia e lo schiantò sul viso della nemica la quale fece due capriole in aria, prima di sbattere al suolo con il segno evidente del colpo su di una guancia livida. Vanica stesa a terra poteva sentire il sapore del sangue nella sua bocca, ma ancora peggio sentiva il respiro pesante e la sensazione di potenza pura che emanava la sua avversaria.
–Come ti sei liberata?– le chiese stupita.
–Poche ora fa ho cercato di strapparmi un braccio, qualche ferita di sicuro non è la cosa peggiore...– rispose secca la ragazza.
–... Questo perché ci sono ferite che fanno peggio che farti sanguinare, ti fanno il cuore a pezzi, come quando vedi una delle persone più importanti della tua vita torturata davanti a te senza che tu possa fare niente, come quando vedi i tuoi amici farsi in quattro per poi essere respinti, la delusione nei loro occhi è la ferita peggiore che tu possa provare. E sai perché è successo tutto questo? Perché non ho chiesto aiuto, così come hai fatto tu!– esclamò la ragazza dai capelli rossi, spostò lo sguardo verso Nicolash accennando un sorriso.
–Ma grazie al tempo e alle giuste persone ho imparato che chiedere aiuto non significa essere deboli, significa conoscere i propri limiti– continuò espirando rumorosamente, mentre i suoi pugni chiusi gocciolavano sangue dalle nocche a causa delle ferite all'altezza del gomito.
–Tu non capisci, non sai cosa si prova ad essere ripudiata, ad essere evitata da tutti solo perché diversa dagli altri, non puoi capire come si sentono i reietti della società in un mondo di merda come questo– esclamò Vanica mentre i suoi occhi gocciolavano di lacrime, istintivamente si voltò verso Serval e un calore improvviso le pervase il petto.
–Non osare venire a parlarmi di ripudio, non a me– asserì Velvet autoritaria tornando seria.
–Io e te siamo uguali da questo punto di vista, ma c'è una cosa che ci differenzia...– si chinò avvicinandosi a lei.
–... Io ho le palle per reagire, tu invece hai solo la forza di scappare. Se veramente tieni alla tua vita e a quella del tuo compagno allora dovete fare qualcosa per cambiare il vostro modo di essere e di agire, perché questa non è vita, è sopravvivenza– disse la maga dei fulmini. Vanica guardò il pavimento. Quello che diceva Velvet era vero, a causa di ciò cominciò a pensare a come sarebbe stata una vita normale insieme a Serval, insieme a quello stupido ragazzo che le era sempre stato accanto e improvvisamente un sorriso le spuntò sulle labbra: poteva essere straordinaria. La maga dei fulmini la lasciò lì, malconcia ed esausta mentre con calma si diresse verso Nicolash.
–Direi che la vittoria è nostra– disse lui guardandola dall'alto verso il basso.
–Già, e ora usciamo da questo posto di merda– ribatté lei.
–Ma tua sorella?– chiese il ragazzo non vedendola.
–Tecla ha salvato me, salverà anche lei e poi nelle vicinanze c'è Tyson– rispose sorridendo, poi si chinò e si passò un suo braccio attorno alle spalle aiutandolo ad alzarsi con delicatezza, il contatto tra i due fece provare ad entrambi un brivido interno che percorse tutta la schiena.
–Mi piace quando mi stai così vicino– disse lui ammiccando con un mascherato tono scherzoso.
–Non farci l'abitudine idiota– ribatté lei sorridendo sotto i baffi.

 
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Voci indistinte gli risuonavano nelle orecchie, alcune famigliari altre completamente sconosciute, decise di aprire gli occhi Casper venendo abbagliato dalle luci di emergenza accese del laboratorio, qualcuno gli fece ombra con il corpo chiamandolo per nome e scuotendolo delicatamente.
–Casper!– di nuovo, ma nonostante lui avesse l'intenzione di parlare e rispondere, in quel momento non riusciva a far uscire una sola parola dalla sua bocca.
–Spostati ora lo schiaffeggio– questa l'aveva riconosciuta, sembrava quella di Priscilla.
–No, tiragli un pugno– Alèk.
–Non azzardatevi, è conciato troppo male– Milah.
–Casper insomma rispondi!– all'esclamazione di Alexis lui si risvegliò anche se completamente esausto e senza forze, sentiva anche un certo freddo.
–Ragazzi siete qui– disse affannosamente e con voce flebile cercando di muoversi.
–Che ti è successo? Sei in un bagno di sangue– chiese Milah allarmata.
–Mi dispiace ma...– disse il Devil Slayer il labbro inferiore cominciò a tremare e lui se lo morse per trattenere delle lacrime che comunque cominciarono a percorrergli le guance.
–... Ho perso– singhiozzò.







ANGOLO AUTRICE:

AAAAHH!! SCUSATE! Perdonatemi, voi non avete idea di quello che ho passato in questo... ehm... mese e mezzo. Insomma io ve lo avevo già detto che non avevo tempo per scrivere, bene se prima facevo una pagina al giorno in questi ultimi tempi scrivo 5 righe e poi fino al giorno dopo non vedo più la storia. NON HO TEMPO. Vi ricordate l'annuncio che dovevo fare alla fine di questa saga? Bene, mi sa che lo dirò in questo capitolo invece che nell'ultimo, da ora in poi niente più aggiornamenti ogni due settimane (ma va?) ma aggiornerò quando riuscirò a farlo, spero almeno una volta al mese. Scusatemi, comunque sia non ho intenzione di abbandonare la storia per nessun motivo.
Detto questo passiamo alle cose importanti: questo è il penultimo capitolo della saga di Karetao Lab, nel prossimo si scopriranno e accadranno cose molto interessanti ah! Non vedo l'ora!!
Cosa ne pensate fatemelo sapere! Alla prossima!!
Hola
Lu!
  
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