Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Evil Daughter    08/09/2021    6 recensioni
Oltre ad essere rozza sei priva di delicatezza.
Pensò Vegeta. Dedicandole l’accusa.
Piegò le labbra in giù, fece maggiore pressione e l’ago schizzò fuori portandosi dietro una scia di sangue annacquato.
Ripensò al ricovero in ospedale, rimembrava ogni particolare; almeno da quando aveva riaperto gli occhi. Alcuni dettagli li avrebbe cancellati volentieri. Altri no, sedimentavano. Lo mettevano davanti a diversi interrogativi. Lei lo aveva salvato.
E sai come sprecare il tuo tempo.
Un pensiero ancora rivolto a lei.
-------------------------------------------------------------------------------------------------
Vegeta? Un folle omicida. Ma Bulma lo sa bene: mai fermarsi a giudicare unicamente la coda del mostro.
La belva deve essere sempre osservata nella sua interezza.
Periodo trattato: triennio antecedente ai cyborg.
INIZIO RELAZIONE TRA BULMA E VEGETA. STORIA ILLUSTRATA.
-------------------------------------------------------------------------------------------------
Nuovo capitolo, 18: PROGENIE SEGRETA SOTTO LAMPI DI GUERRA.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Dr. Gelo, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'ARANCE MARCE: Bulma e Vegeta, sbagliati e quindi veri.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Standby


Capitolo XVII - Terzo atto. E peggio: larvato e catastrofico perdono.

 

In un cerchio non ci sono angoli in cui nascondersi. Da una linea curva chiusa uscire è impossibile, ed ingannevole risulta percorrerla: quando si crede di essere giunti alla fine, è solo l’ennesimo inizio di uno stesso percorso. Che si ripete, daccapo, mai diverso. Solo chi lo attraversa muta, è più stanco, rischia di arrendersi. Cade.

Stava succedendo a Bulma. Il cerchio che la riguardava aveva una circonferenza interna che oscillava fra i valori undici e dodici, la misura del suo anulare sinistro; pesava qualche grammo e valeva una fortuna. Lei lo aveva dato per disperso, poi rubato, e per miracolo lo aveva riconosciuto e svelato sulla mano di un’altra donna. Credeva di essersene liberata; ma l'anello era lì, tornato a tartassare la sua coscienza.
Stette attenta a non farci scivolare dentro le dita che lo tenevano; temeva potesse nuovamente imprigionarla e aveva paura di progredire col pensiero, ma in fondo, dentro di sé, già ne vedeva il significato, l'esegesi di quel ritrovamento: Yamcha non le aveva mentito. Non completamente.
Ha detto che era un pezzo unico.
In tv ne hai visto uno simile.
E se mi fossi sbagliata su di lui? Cioè, su una parte di lui?
Perché, cambierebbe qualcosa?
L'anello le scivolò, Bulma lo riafferrò chiudendolo in un pugno.
Del vecchio amore che la legava allo spilungone non era rimasta neanche la carcassa. Tantomeno, lei aveva voglia di dargli nuova forma e rimpolparlo di viscere.
Camminò per altri metri, non aveva tasche in cui riporlo ma andava nascosto. La scienziata se lo mise nel reggiseno.
Vegeta era vicino, ne udì il respiro venire spinto fuori al probabile esito di un esercizio fisico; avanzando, Bulma lo trovò impegnato in una verticale: un solo braccio teso, in equilibrio su tre dita. Avrebbe voluto possedere la sua tenacia, l'elasticità, il suo stesso egoismo. Invece, non stava accadendo, non accadeva più da quando lo aveva conosciuto.
Il saiyan si accorse di lei: «Parla, che c’è?», era un fascio di nervi, cesellato dalla fatica e dalla morte. Risorgeva come un dio ma aveva ancora bisogno di trovare la sua luce. E lei stava per dargli le chiavi del paradiso; per raderlo al suolo.
«Dovresti essere gentile con chi ti porta buone notizie, non credi?»
«Non farla lunga, dimmi perché sei venuta.»
«È pronta. La tua gravity room è completa.»
«In anticipo?»
«Che ti aspettavi? Hai a che fare con la numero uno.»,  fallocrate principe dei saiyan.
Vegeta tornò coi piedi a terra. Bulma vide albeggiargli in volto la brama, il sorriso sottile divenne una prece ferale per Kakaroth e forse un po’ anche per lei. Sarebbe scomparso pur di allenarsi e di conseguenza si sarebbe negato alle sue attenzioni. Ma la gravity room era anche un voto di fede, rappresentava il suo di anello: un finto collare attorno al più ribelle dei diavoli.
«Non hai nulla dire?», per esempio un“grazie, Bulma” non rovinerebbe la tua antipatia.
Vegeta le si avvicinò, tronfio: «Fammela vedere.»
La scienziata sorrise compiacente, sopportò una breve ondata di brividi e poi gli prese la mano mascherando il turbamento con cortesia ed entusiasmo: «Ti ci porto subito».
Lui si lasciò guidare. Era ad un passo dall’eden dorato.

 

Il dott. Brief attendeva la figlia in corridoio, fuori dalla gravity room, con il pc sotto braccio.
«Cara, funziona tutto correttamente, è perfetta! Ah, Vegeta, vieni, non crederai ai tuoi occhi!»
Davanti al padre, Bulma aveva sciolto la presa dalla mano del saiyan; e lui stesso, poco prima, le aveva fatto intendere che si era stufato di sentirsi trascinare.
«Grazie, papà. Darò io le istruzioni, puoi andare se vuoi.»
«Ok, d’accordo. È tua. È giusto che sia tu ad indicargli come utilizzarla. Mi raccomando Vegeta, fa’ come dice mia figlia.», lo scienziato strizzò un occhio e se ne andò. Bulma si mosse verso la pulsantiera esterna, pronta a spiegare.
«Hai cacciato via tuo padre», notò il saiyan.
«Non sei contento?»
«Non fa differenza per me.»
Si insinuò tra loro un minuto di silenzio. Questo Bulma non se lo aspettava: Vegeta stava davvero abituandosi alla sua famiglia, lo sviluppo non poteva che renderla felice e gonfiarle le guance. 
Credevo fosse il contrario...
«Bene, se vieni qui ti indico come accenderla.», iniziò.

Vegeta ascoltava attento, a tratti, rimaneva sbalordito, le migliorie erano tante, non immaginava che quella donna fosse così in gamba, più brava ed intelligente persino del padre. Operosa. Preziosa.
«E premuto questo, dopo aver inserito il codice di accesso, potrai aprirla, però avrai solo dieci secondi, ricordatelo –  Bulma girò la grande manopola della porta a tenuta stagna – fatto! Avanti, entriamo!»
«È molto grande... E sembra resistente», commentò lui.
«Puoi ben dirlo, ha un doppio sistema di sicurezza che non starò a spiegarti, ti basti sapere che evita di far saltare in aria la casa. Qui, potrai scatenarti come vuoi.»
Vegeta continuò a guardarsi intorno, silenzioso e a braccia conserte. Non si stava sprecando in complimenti, Bulma ne meritava una valanga, ma si vedeva che, sotto sotto, ne era estasiato.
«Ovviamente non ho ancora attivato la gravità, non ci tengo a diventare una sardina. Ma quando uscirò, potrai mandarla in funzione utilizzando la tua voce come ti ho spiegato.»
«Fino a quanto posso spingerla?»
Bulma fremette: «... Seicento.»
«Seicento?! – ripeté lui scioccato – È il doppio rispetto a quella che chiesi a tuo padre!»
«Be’, non vuoi diventare un super saiyan?»
Se voleva? Vegeta meditava il fratricidio pur di recuperare il trono usurpato.
«Ho anche installato un impianto stereo se ti interessa.»
«No, di quello non mi importa.»
Figuriamoci. Almeno dimmi grazie, ho creato la tua palestra dei desideri, chi avrebbe potuto al mio posto?!
Ha capito che ti accontenti, ecco perché non lo fa.
No, è perché sono perdutamente cotta di lui, mi basta vederlo sorridere.
Non si vive di elemosina, lo sai. Una come te, poi, tanto bisognosa di premure da parte del partner.
Allora morirò digiuna d’amore!
Hai sempre quell’anello. Ora ti sta pizzicando un seno, ma più avanti potrebbe farti sentire meno sola se lui non ci sarà.
Bulma si portò una mano al petto, il viso radioso sprofondò in un attimo di caliginosa mestizia. Doveva essere la paura di immaginare Vegeta allontanarsi da lei a generare tale acuminata punta di incertezza. E bugiardo completo o a metà, Yamcha non era nemmeno un amico, ci voleva tempo anche per quello. Perché qualunque gesto lei avesse deciso di compiere nei suoi confronti, sarebbe stato certamente travisato.
Non significa nulla. Lo toglierò appena sarò fuori di qui e lo conserverò in un posto sicuro fino a quando deciderò di restituirglielo.
E se prima di andartene lui volesse ringraziarti? Te lo troverà addosso. Come glielo spiegheresti?
Vegeta adesso la guardava fisso.
Lui non sa dimostrare gratitudine. Non accadrà.
Ne sei sicura? Lo stai sottovalutando.
«Ti... Ti lascio campo libero, così potrai riprendere in fretta i tuoi allenamenti», corse spedita in direzione della porta, fuggevole al pari di un gatto selvatico. Convinta di potersela squagliare portando con sé anello e fisime correlate. Ma: «Bulma, aspetta», Vegeta la raggiunse impedendole di far leva sul maniglione e andarsene. La bloccò mettendo le mani contro la porta a formare con le braccia un ferro di cavallo intorno a lei. Bulma si girò: era circondata, non aveva spazio neanche per fiatare, lui le era addosso con un insolito appeal predatorio.
«Sì, Vegeta, ti ascolto.», le uscì stretto stretto tra le labbra.
Vegeta stava perdendosi in grottesche considerazioni, lasciandosi volutamente sedurre da queste. Considerazioni sulla piccola terrestre che gli stava davanti; un genio disposto al sacrificio; coraggiosa da volerlo più forte del salvatore della Terra. Più forte di Kakaroth. Così pazza da abbracciare il suo stesso sogno e crederci meglio di lui. Così pazza da volergli bene a priori, quando nessuno gliene aveva mai voluto. 
Forse, meritava una possibilità anche lei. 

Conosceva un solo linguaggio, aveva scoperto di saperlo parlare insieme alla terrestre. Però doveva sbrigarsi, perché dopo non l’avrebbe più vista, non ci sarebbe stato il tempo, la strada verso l’oro non voleva impedimenti di sorta. Glielo ripeteva di continuo: era un saiyan; era nato per combattere, l’amore non esisteva, c’era il sapore dei pugni, il languore. La bile, unica linfa a rinvigorire lo spirito. La guardò un attimo ancora. Lei sarebbe stata un grosso intralcio. Ma prima, un’ultima volta, poteva dimenticarsi di se stesso e non guardarsi in faccia. Fingere che l’amore fosse anche una sua virtù, o un suo vizio. 

Si spantalonò, quanto bastava: «Spogliati», ordinò e la asfissiò imperioso con succhiotti sbagliati simili ai baci di un vampiro; sul collo, dove il saiyan aveva imparato lei fosse sensibile.
Disobbedirgli? Rinunciarvi? Bulma tirò giù la cerniera lampo della sua tuta da lavoro. Nei guai, nei guai, nei guai. Sono nei guai. Avrei dovuto buttarlo via. La sfilò fino ai piedi, fu Vegeta a calciarla lontano. Lo vedrà, lo vedrà sicuramente e io sarò morta. Perché ... Sono sua... E lui... Noi... E proprio l’incontrollata frenesia riuscì a preservare il segreto a forma di O: Vegeta non aspettò che lei finisse di svelarsi: la sollevò, tenendola per le cosce nude, si fece incatenare dalle gambe carnose e, focoso in un modo sconosciuto, la conquistò. Guardandola dritto negli occhi.
Non sapeva dire grazie, dimostrare cosa lei gli ispirasse, fuori controllo, diversamente da come stava muovendosi. 
Non conosceva altra lingua. Poteva solo farle toccare le vette del piacere... Del dolore larvato di sudato piacere.

 

Minuti dopo.

 

«Non te l’ho detto...  Oltre allo stereo, ho installato delle videocamere e credo di averle lasciate accese.»
Vegeta sbuffò divertito: «Conserva il video, potrai rivederlo ogni volta che desideri.»
«Non era quello che intendevo! Spero che nei laboratori a fianco nessuno si sia messo a osservare.»
«Tuo padre se n’era andato.»
«È mia madre a preoccuparmi, o qualche operaio dei nostri.», ma non si esauriva lì quanto la scienziata aveva da dire: poteva contarle su più dita di una mano: «Vegeta, volevo chiederti...» lui si voltò verso i suoi occhi: adesso, sembrava davvero l’amante perfetto, disposto ad ascoltarla, ci sarebbe cascata se non avesse saputo chi fosse veramente – insomma, sta accadendo frequentemente, volevo sapere se è stato, voglio dire, un modo per ringraziarmi?»
Il saiyan grugnì. Si alzò dal pavimento dove avevano finito di amarsi. Amarsi? Era questo? Era irritato. Per una volta che lui non aveva avuto esitazioni, lei doveva sbatterglielo in faccia. Non li capiva i terrestri e non voleva sforzarsi di comprendere lei: «Pensala come ti pare, Bulma. Devo allenarmi, vorrei te ne andassi.» Si espresse conciso ma più gentile di qualche tacca rispetto al solito. Comunque, la voleva fuori dalla porta.
Bulma si sentì costretta ad annuire, niente in omaggio, lui non regalava certezze e gli sconti si erano esauriti.
Camminò seminuda per la gravity room, riprese la tuta ignifuga da lavoro, ci si infilò dentro barcollando e tirò su la lunga cerniera lampo. Vestita, come se nulla fosse accaduto. E l’anello era lì a pungerle la pelle.
«A proposito – la richiamò Vegeta, lei sperò in un’aggiunta da sogno – non provare a fregarmi, intesi?»
Le arrivò l’inferno.
S-se ne è accorto?
Come ha fatto?
D’istinto, si toccò la stoffa del reggiseno. L’anello era nascosto.
«Non devi spiarmi – chiarì lui – cerca di rimuovere quelle videocamere, non hanno senso qua dentro.»
Quasi morta.
«Le ho installate per sicurezza, potrebbe capitare che anche i nostri dipendenti passino per questi corridoi.»
«Vedrai, nessuno proverà ad entrare, io resterò qui, notte e giorno», era serissimo. E Bulma tristissima.
«Per toglierle devo intervenire dall’interno. Se lo facessi, ora non potresti allenarti. Posso tenerle spente per il momento.»
«Va bene, d’accordo. Esci.»

 

 

~ ~ ~

 

 

In un posto lontano. Non più lontano della Kame-House da West City.

 

 

Mani ricoperte dalla senilità afferrarono senza tremare un pinza e una fiamma ossidrica. Un volto arcigno, o meglio, un teschio ricoperto di pelle grigia e grinzosa, schifoso persino alla morte stessa, si animò in un sogghigno compiaciuto.
Si trattava di un uomo anziano dall’aria cattiva e dagli intenti più che diabolici.
«Adesso apri gli occhi.» gracchiò, rivolgendosi alla testa cerea e paffuta che gli stava davanti. Quella, come per miracolo, spalancò lo sguardo freddo e affilato.
«Sorridi, allarga la bocca», ordinava e quella eseguiva. «Sei perfetto.», la testa sorrise macabra eccitata dal complimento.
«Ora, attiverò anche le tue corde vocali», la fiamma ossidrica venne avvicinata ad un groviglio di tubi in metallo e un soffio di fuoco compì un altro miracolo: «Signore! Ah! Signore, io parlo!»
Il vecchio ringhiò soddisfatto sotto il suo prominente paio di baffi, «Tra non molto sarai anche in grado di fare tante altre azioni.», «Ma-ma potrò avere a-anche io delle braccia e delle gambe?», «Sì.», «E-e-e le mani? Voglio delle mani grandi! Mani potenti! Vo-vo-voglio u-u-uccidere! Uccidere!», «Non agitarti, avrai un corpo completo e ti farò dono della vita eterna.», «Ah-ah-ah-e-e-e andremo a far fuori Son Goku Son Goku?», «Certo.»
Un altro largo sorriso si aprì sulla bocca di quel prodigio. L’anziano uomo prese la testa, staccandola dal cavalletto su cui stava fissata, e la avvitò ad un busto che aveva a fianco. Poi, si fermò ad osservare il risultato: «Sarai sicuramente il migliore della serie. Nessun errore.», si complimentò il vecchio. Ma un rumore alle sue spalle gli fece cambiare totalmente umore.
«Tu! Che ci fai qui? Non ti avevo dato un ordine?», c’era qualcuno dietro di lui.
«Non posso, io non ci riesco...», rispose il suo interlocutore.
«Dovevo aspettarmelo! Sei un fallimento, un mucchio di rottami incapace persino di eseguire un semplice comando! Guardati: tanto enorme quanto stupido! Ti avviso: se non farai come ti ho detto, ti spegnerò e poi ti farò a pezzi!»
L’ira del vecchio lasciò senza parole il misterioso ingiuriato.
«Tsk! Detesto il tuo sguardo, sembri addirittura umano, ora vattene, vattene e non tornare finché il primario dell’Ospedale Generale e i suoi testimoni non saranno morti. Morti, capito?!»

 

 

~ ~ ~

 

 

Due mesi e quattro giorni dopo.

 

Da fuori si sentiva un fracasso tremendo, di oggetti scagliati a terra, di libri precipitati e penne sparse ovunque come bastoncini di Shanghai. Non ricordava dove l’aveva messa. L’aveva nascosta bene che sembrava dileguatasi anche davanti alla sua infallibile memoria. Di certo, non l’aveva buttata.
«Tesoro, stai cercando qualcosa, posso darti una mano?»
«Non ora, mamma! Sono impegnata!»
La signora Brief entrò comunque nella camera di sua figlia, schivò una scimmia peluche e un vaso di fiori che rotolava vuoto sulla moquette. Arrivò dove il fiuto riuscì a portarla: «Bulma, questo... Non ci posso credere! Hai fatto pace con Yamcha?», disse entusiasta trovando sul tavolo l’anello di fidanzamento.
«Assolutamente no!»
La scienziata corse ai ripari, un altro fraintendimento si doveva stroncare sul nascere ora che lei e Vegeta avevano una relazione, anche se all’altrui conoscenza rimaneva clandestina, e facevano l’amore regolarmente: l’ultima volta risaliva ad un mese prima, e dalla loro prima volta erano trascorsi sessantasette giorni. Teneva il conto, tutto a mente. Pure di un fastidioso ritardo di un mese e mezzo che la stava gonfiando come un pallone da parata. Dettaglio da annoverarsi fra i piacevolmente trascurabili, momentaneamente.
Il problema era un altro, Bulma si era svegliata col ticchio di sistemare una questione, non poteva più rimandare, fosse stato anche solo per dissuadere la noia: dopo la consegna della gravity room, contrariamente a ciò che lei aveva temuto, Vegeta era diventato sessualmente molto attivo, ma passato il primo mese di scintille e guerra fra le lenzuola, aveva poi disertato il campo di battaglia. Non andava nemmeno a trovarla in camera la sera; lei spesso si addormentava nel letto del saiyan sperando lui tornasse almeno nella propria stanza.
Vegeta si comportava come chi avrebbe fatto se avesse avuto un’amante. E di quella non si trattava. 
Ragion per cui, sentendosi dimenticata, la mattina si era presentata buona per perdersi in un diversivo fantastico: caccia alla scatolina blu.
«Cara, se mi dicessi cosa stai cercando potrei aiutarti.»
«Ok – si convinse, era stanca – sto cercando la custodia in cui riporlo. L’hai vista da qualche parte?»
«Dell’anello, intendi?»
«Ovvio!»
«No, mi spiace. Però, posso prestartene una io.»
«Inutile, non ci farei nulla, se voglio ritrovare l’indirizzo della gioielleria in cui l’anello è stato acquistato, devo avere il suo cofanetto.»
«Ah. E a che ti serve l’indirizzo?»
Bulma si fermò: «Voglio restituirlo e farmi dare indietro i soldi.»
«Capisco», sua madre si arrese scontenta, le piaceva quell’anello.
Dopo pochi secondi, la signora ebbe un lampo: «Bulma, Yamcha te lo aveva regalato il giorno in cui siete andati al luna park, vero?», «Sì, perché? », «E ti aveva regalato anche una simpatica scimmia, quella non l’hai perduta.», nonostante sua madre commentasse sempre e volentieri tanta fuffa e poca sostanza, a Bulma arrivò un’intuizione: ripescò il peluche precedentemente lanciato via, lo ribaltò e infilando le dita in una delle cuciture del pupazzo, come per magia, tirò fuori la scatolina blu.
«Eccola!»
L’esterno era rivestito in velluto, non v'era scritto nulla, ma aprendola e sollevando il cuscinetto con la tasca per riporre l’anello, la scienziata trovò l’etichetta con il nome e l’indirizzo del negozio.
Era fatta!

Uscì mettendo uno spolverino e del leggero lucidalabbra, la primavera era alle porte.
Il negozio verso il quale era diretta era una famosa gioielleria e casa d’aste nel centro di West City, un posto chic per tediosi miliardari.
Lei entrò indossando un paio di occhiali da sole, luoghi del genere erano assediati all’ingresso dai paparazzi, non voleva farsi riconoscere, e dopo quanto accaduto con l’esplosione della navicella era meglio tenersi ancora lontano dai flash ficcanaso.

Due hostess minute e graziose la accolsero chiamando per lei uno tra i fashion advisor disponibili.
C’era un intenso profumo agrumato lì dentro. A Bulma non piaceva molto, preferiva fragranze dolci.
Attese pochi minuti, poi, le si presentò un uomo alto, grassoccio, vestito elegante e con un insopportabile accento acuto, probabilmente aggravato dal colletto della camicia che gli stringeva la gola e gli metteva in risalto tre centimetri di pappagorgia pendente.
«Buongiorno Madame, come posso aiutarla?», quello le sorrise quasi che il viso stesse per strapparglisi in due metà dallo sforzo di mostrarsi gentile e solare.
Con nonchalance, Bulma prese la scatolina dalla sua borsa e la aprì facendogli vedere il gioiello: «Vorrei restituire questo e avere un refund, è possibile?»
Il venditore per poco non perse i sensi. «Madame, ma questo anello-»
«È un pezzo unico. Lo so.»
Avanti, me lo dica anche lei che mi sono sbagliata e che Yamcha è stato sincero.
«Mi creda, non ce ne sono così in nessun altro angolo del mondo!»
Sono stata troppo cattiva.
«Noi abbiamo registrato il nome dell’acquirente.»
«Bene, io sono la sua ex fidanzata e sono venuta per restituirlo.»
«Oh, mi spiace per voi, Madame, e mi rammarico di più nel dirle che un rimborso è del tutto impossibile.»
«Perché?»
«L’uomo che lo comprò, il suo fidanzato-», «Ex», «Sì, il suo ex, diede in cambio un altro anello di pari valore.»
«Dice sul serio?»
«Sì, sì!»
Ed era anche vero che Yamcha aveva offerto il suo anello, trofeo di campionato e di carriera, per donare quello costosissimo a Bulma.
Sono una brutta persona.
«Senta, non voglio i soldi. Mi interessa riavere quell’anello. Se io vi restituissi questo, potrei riaverlo? O è stato venduto?»
«È fortunata. Abbiamo ancora l’anello del suo ex fidanzato. Parlerò con il direttore, intanto la accompagno nella sala vip e se vuole le faccio portare dello spumante o un caffè.»
«No, la ringrazio, vado di fretta.»
«Come preferisce. Però, mi scusi se mi permetto, è sicura di volersene liberare? Qualsiasi donna desidererebbe averlo.»

 

~ ~ ~
 

Soddisfatta e con mezzo peso in meno sulla coscienza. L’altra metà le strusciava sulla strada, e doleva al pari di un’ernia inguinale mai curata. Aveva accusato Yamcha di essersi ripreso l’anello per darlo alla gallina in tv. Era stata ingiusta. Quello che aveva scambiato glielo doveva restituire, rimandare ancora non era possibile: da quando aveva ritrovato il suo, in giardino, era stato parecchio "faticoso" per lei tenerlo nascosto: come se Vegeta avesse potuto scovarlo o anche solo immaginare che ci fosse un anello, quell'anello soprattutto; il saiyan entrava nella camera della scienziata raramente e per fare altro. Era lei a vivere nella paranoia. 

Nonostante l'intenzione però, Bulma respingeva l’idea di rivedere Yamcha in un altro confronto faccia a faccia. Perché si sentiva debole, non pronta ad affrontare accuse e allusioni sgradevoli su Vegeta; che le sarebbero cadute addosso come pioggia e l'avrebbero sommersa e fatta annegare
.
Eppure, lo aveva perdonato e, catastroficamente, si sentiva anche in obbligo di farsi a sua volta perdonare per come lo aveva trattato, credendolo colpevole sin dall’inizio. 
Era colpa sua se Yamcha aveva tentato di uccidere Vegeta.
Sua.

Lei lo aveva spinto alla disperazione.

 

Continua...

 

Note: Perdonatemi se vi sono sembrata ripetitiva con un altro momento caldo tra Bulma e il Principe. Io però l’ho trovato necessario, è Vegeta ancora diverso, terzo atto, in cui non ha indecisioni. Ma sa che dovrà lasciarla (che tra l’altro la cosa non accade per un mese, ma per quello successivo).
Un modo per ringraziare? Be’, Bulma lo sgama immediatamente.
E lei ha dei ripensamenti? No, è la sua coscienza che la mette di fronte ad ogni eventualità, lo facciamo tutti, pensiamo anche le cose peggiori che mai faremmo, ma se le pensiamo è proprio per aborrirle e mettercene in guardia.
Sì, se ve lo state chiedendo, dal ritardo, si capisce che è incinta.
Se vi state chiedendo anche chi è il vecchio brutto insieme alla testa parlante, sono entrambi chi esattamente pensate, ma l’altro interlocutore chi potrebbe mai essere? È facile, è facile. Si capisce, anche perché non ci sarebbe altra alternativa. ;)
Per ora mi fermo qui. Il disegno lo rimando ad un altro momento.
Un grazie a voi tutti che continuate a leggere e a scrivermi.


Per i curiosi vi linko altre storie che se siete fan di Vegeta e Bulma vi farà piacere leggere:

MINI LONG SU VEGETA E BULMA:
Durante una festa, Bulma esprime un desiderio. Il Dio Drago la ascolta e poco importa se lei non intendeva sul serio le proprie parole, lui obbedisce.
-------------------
Ultimo capitolo pubblicato: 7. NESSUNO TOCCHI LA REGINA. (illustrazione di apertura all'ultimo capitolo: FASTIDIOSA per i fan di Bulma, di Radish, di Vegeta, il capitolo stesso è insopportabile, ve lo sconsiglio.) / Storia illustrata/ PG che aggiungo qui oltre a quelli giù segnalati: Dodoria, Freezer.
Cell è già un brutto ricordo. Ma Kakaroth è morto. Vegeta torna alla Capsule Corporation inutile e sconfitto. 
Titolo e brano di accompagnamento dei CCCP.
Buona lettura.

Transustanziazione. Se non, amare.
Fresco di battaglia contro l'inferno tinto di rosa, Vegeta torna sulla Terra. Dove dovrà affrontare Bulma e soprattutto se stesso. 
Per cuori teneri e putridi come il mio. 
Attenzione: c'è un alto tasso di zuccheri che incontrerete nel leggerla.

Aporetico EgoTismo
Una OS? No, un pugno allo stomaco. Dal Principe dei Saiyan aspettatevelo, non sarà piacevole.

GLI ALIENI... NON ESISTONO.
Più la nascondi, più la verità torna a galla. Come un cadavere.
Il piccolo Trunks scoprirà qualcosa che il suo papà non potrà più nascondere. 
Dal testo:"Si misero entrambi a ridere, brillavano gli occhi a tutti e due. Di fantasia, di ludico e puerile. 
Ma quando il vento cessò, abbassando le polveri, e i toni della terra si rivelarono essere più chiari e diversi rispetto a ciò che malamente inumavano; poco lontano da loro e dal cratere camuffato di verde spoglio, un misero dettaglio – qualcosa di forma strana, quindi aliena come aveva detto Trunks – apparì."


 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Evil Daughter