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Autore: Eevaa    20/10/2021    2 recensioni
[Spin-off tratto dalla long "Agrifoglio e Biancospino"]
Ha già le valigie in mano, abbiamo comprato al mercato nero una Passaporta Internazionale contraffatta, così che nessuno sappia dove sta andando.
Detesto che debba essere così. Detesto fare questa vita, detesto essere caduto così in basso. Detesto che mia madre sia costretta a vivere come una pezzente, detesto che la chiamino con quegli epiteti volgari. Detesto tutto di questa esistenza.
Non vedo come le cose possano cambiare, ma devo fingere.
Mi sporgo e le do un bacio sulla fronte. Chissà quando ci rivedremo.
«Appena i mali spiriti cesseranno, troverò il modo di risalire. Riporterò in alto il nostro nome, madre».
Riuscirò mai a mantenere questa promessa?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Agrifoglio e Biancospino - La Serie'
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte del loro universo sono di proprietà di J.K.Rowling.
Le seguenti immagini non mi appartengono e sono utilizzate a puro scopo illustrativo
Nessun copyright si intende violato.
Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale.

 
 

- Il BIANCOSPINO e La FALENA -


Atto II
 
 



4 dicembre 2000

«Diecimila Galeoni? Non ce li ho diecimila Galeoni!»
Prezzi folli per poter ristrutturare un buco in quel di Firenze. Con diecimila Galeoni potrei comprarmi un appartamento nuovo. Ma quello che mi interessa è il negozio di bacchette e il laboratorio al suo interno. Non è in buono stato, ma ci sono tutti i presupposti per farlo diventare un botteghino di tutto rispetto.
«E allora non so proprio cosa dirle, signor Malfoy» mi dice il Magarchitetto, indifferente.
Devo rassegnarmi e andare dai folletti a chiedere un prestito.
Ho sempre odiato i folletti, ma i folletti della Banca Fiorentina sono ancora più antipatici di quelli della Gringott. Le mie speranze sono pari a zero.
Quel vecchio bastardo mi ha lasciato in mano un negozio che non vale niente e un appartamento infestato da Doxy.
Me lo immagino, il signor Gianni, in qualche angoletto dell'inferno a ridere di me. E sono già troppo fortunato che non sia tornato come fantasma a stressarmi l'anima.


14 gennaio 2001

«Questa è la terza volta che la banca mi nega il prestito. 'Fanculo».
Vorrei strapparmi tutti i capelli dalla testa. Afferro il collo della bottiglia di birra Babbana e ne tracanno un nuovo sorso.
Ho scoperto molte cose Babbane che mi hanno sorpreso. Il telefono, primo tra tutti. Ho convinto Pansy a prenderne uno mesi fa, almeno non dobbiamo stare per forza davanti a un camino per poter parlare – che d'estate poi è anche una tortura. Ci sentiamo spesso, tutte le settimane. Ne sono sempre felice, lei è l'unica che può capirmi.
«Non dirlo a me...» sento Pansy rispondere dall'altra parte della cornetta. Sospira. «Mi hanno rimbalzato per l'ennesima volta all'esame di ammissione a Magimoda».
Lei è davvero l'unica a capire come mi possa sentire. Sospiro anche io e prendo un altro lungo sorso di birra.
«Facciamo schifo, Pansy... facciamo davvero schifo» le dico, schiacciandomi una mano sulla faccia.
«La prossima volta andrà bene. Te lo prometto» si appresta a dire. Lei è sempre quella del bicchiere mezzo pieno. Guardo la mia bottiglia e mi viene solo da piangere nel vedere che è mezza vuota. «Avremo modo di riscattarci, Draco!» continua lei.
Quello che dice mi sembra fin troppo utopico, improbabile. È già tanto che io stia riuscendo a sopravvivere e che non stia facendo fallire questo posto di merda.


11 giugno 2001

Spalanco la porta, mi ritrovo davanti un fantasma.
«Pansy! Che diavolo ci fai qui?»
Ci metto poco tempo a notare che il fantasma ha delle valigie con sé. E questo può significare solo una cosa.
«Mia madre è morta» mi risponde lei. Ha gli occhi lucidi e rossi, non un velo di trucco, i capelli sporchi. Sembra davvero il fantasma di se stessa.
Non le rispondo, sarei troppo meschino nel dirle che finalmente è libera. L'abbraccio e basta.


31 luglio 2001

Sento Pansy sbuffare sul divano. Vive con me da quasi due mesi, ed è l'unica cosa che rende piacevole stare in questo cesso di appartamento infestato.
Mi guardo indietro per mezzo secondo, poi continuo a scrivere frasi sconnesse.
«Inutile che continui a scrivere lettere... tanto non gliele manderai mai» sbotta Pansy.
Vorrei risponderle di farsi i cazzi suoi, ma so che ha ragione. Neanche oggi manderò gli auguri a Potter. Non l'ho fatto l'anno scorso, nemmeno quello prima e quello prima ancora. Non lo farò mai.
«No... infatti». Appallottolo la pergamena e la butto nel cestino.
Sono solo un gran codardo.


22 ottobre 2001

Avverto il fastidio dell'acqua fredda sulla faccia e sputo. Mi gira la testa, sento un saporaccio orribile tra i denti.
Delle mani mi afferrano per la camicia e vengo sbattuto in malo modo contro un muro.
«Che cazzo!» protesto.
Fatico ad aprire gli occhi, ma finalmente mi rendo conto di essere nel bagno, seduto per terra. Non ricordo niente. Forse ho appena vomitato. Forse qualcuno mi ha lavato la faccia. Pansy.
Pansy tira l'acqua del gabinetto e poi si accovaccia di fronte a me.
«Dovevi proprio conciarti in questo modo?!» sibila.
Mi sforzo di ricordare. Ah, certo! Gli affari che rallentano, la banca che mi ha negato di nuovo un prestito, mentre la vita di Potter è una meraviglia.
«Pensavo... sarebbe andato bene... non va bene un cazzo. NON VA BENE UN CAZZO, PANSY, NON VA BENE UN CAZZO!» urlo e tento di alzarmi, ma crollo di nuovo per terra. Sono troppo ubriaco.
«Devi avere pazienza!»
«'Fanculo... quello stronzo di Potter ha ricevuto una promozione, è su tutti i giornali, io faccio fatica a pagare l'affitto e mi ritrovo a fine mese così» mi dispero. Sento gli occhi bruciare, sto piangendo e nemmeno me ne rendo conto.
Pansy alza gli occhi al cielo e so che si sta trattenendo dal tirarmi un ceffone. «Ma perché devi sempre vedere quello che fa Potter, santo Merlino!» ringhia. «Dimenticati di lui!»
Fosse facile dimenticarmi di lui.
Fosse facile dimenticarmi che uno dei pochi gesti gentili che ho ricevuto durante e dopo la Guerra è stato da colui che pensavo fosse un rivale.
Fosse facile dimenticarmi che avrei potuto mettere la parola fine a quella rivalità, chiedergli consiglio, aiuto... come aveva detto mia madre. E invece sono sempre stato troppo codardo.
Ho perso la mia occasione dopo la Guerra.
Potter si sarà dimenticato di me, mentre io... io sono qui a piangere ubriaco sul pavimento di un bagno con le piastrelle tutte rotte.
Le cose devono cambiare.


3 gennaio 2002

Pansy spalanca la porta dell'appartamento con una pergamena aperta in mano. Il gufo spennacchiato che l'ha portata si dilegua spaventato.
«Mi hanno presa!» urla lei, raggiante.
Salto in piedi sul divano. «SCHERZI?!»
«Mi hanno presa, mi hanno presa!» lei inizia a saltellare e a sventolare la lettera di ammissione a Magimoda. Ci ha tentato per anni ad accedere a quella facoltà a Londra ma, a causa del suo trascorso, tutti si erano rifiutati di vedere il suo talento. In Italia invece nessuno la conosce, vedono solo quello che sa fare, le sue capacità.
«Dobbiamo festeggiare!» la esorto, appellando dalla cucina due calici e una bottiglia di bollicine. Ultimamente gli affari al negozio sembrano andare piuttosto bene, con le nuove bacchette che ho messo in vendita sto riuscendo a concedermi persino qualche sfizio.
«Non voglio nemmeno ricordarmi come mi chiamo, stasera» risponde Pansy, raggiante.
«Ecco, magari ricordati che domani devi partire per Roma».
Le sfodero un sorriso sghembo. So già che mi mancherà averla come coinquilina, ma dopo questo periodo difficile si merita la felicità. Chissà se riuscirò a essere felice anche io.


31 luglio 2002

Rileggo le quattro righe appena scritta prima di arrotolare la pergamena. Forse questa volta ce la farò a spedire gli auguri di compleanno al destinatario.
Mi avvicino alla finestra alla ricerca del mio gufo – sì, ho preso un allocco barrato, l'ho chiamato Scorpius. Lui mi restituisce uno sguardo confuso, e io cambio idea. Incendio la lettera e la getto nel lavandino. Niente da fare.
Lo riprometto a me stesso: questa è l'ultima volta che ci provo.


12 dicembre 2002

Madre,
gli affari del negozio mi permettono di vivere un po' meglio, presto avrò abbastanza soldi da parte per ristrutturarlo senza alcun prestito. Ho dovuto lavorare sodo giorno e notte. Gli ho cambiato nome, “La Bottega di Gianni” mi dava solo problemi di pregiudizio sulle bacchette. A differenza di quelle del vecchio proprietario, le mie bacchette valgono molto. Stanno andando di moda, piacciono. Ho chiamato il mio negozio “Il Fabbricante di Ponte Vecchio”.
Prima o poi le cose cambieranno, riceverò la visibilità che merito e potrò regalarti una casa. Spero di poterlo fare presto, madre.
Buon compleanno,
Draco L. Malfoy


31 luglio 2003

Dannazione, me l'ero ripromesso.


6 marzo 2004

«Woooow!»
Pansy volteggia al centro del negozio con occhi sognanti. Si è fatta crescere i capelli, li porta raccolti in una coda con un nastro malva uguale alle scarpe a punta e al rossetto. All'ultima moda. Vedo spesso le streghe vestirsi così, ultimamente.
«Ti piace?» domando, a braccia conserte.
È la prima volta che vede il negozio finito. Ci ho messo mesi a ristrutturarlo come si deve, e l'ho fatto tutto con i miei soldi. Con quello che ho guadagnato in questi anni. Ora sono di nuovo al verde, ma gli affari stanno andando talmente bene che ho ragione di credere che presto tornerò a mettere qualcosa da parte. Prima o poi voglio ristrutturare anche quel cesso di appartamento.
A volte vorrei che Gianni tornasse in vita solo per fargli vedere ciò che sono stato in grado di fare di quel merda di posto che mi ha lasciato. Proprio lui che pensava che non sarei stato capace di fare un bel niente!
«Che figata, Draco. Sono contenta per te» mi dice, saltellando qua e là tra i nuovi scaffali. Della vecchia bottega impolverata non è rimasto quasi più nulla.
Le offro un calice di vino elfico e la invito ad accomodarsi su una poltrona vicino al registratore di cassa. Lei, però, si siede a gambe accavallate sulla scrivania. Così tipico!
«E di te cosa mi dici?» le domando.
«Oh... all'accademia procede bene, ma sto facendo fatica a trovare un lavoro decente. Le boutique di alta moda non prendono studenti» fa spallucce, innocente. «Però...»
Fa una pausa e mi lancia un'occhiata furbesca che mi sa tanto di notizia grossa.
«Però?» la incalzo.
«Ho conosciuto una ragazza!» annuncia, radiosa.
Spalanco gli occhi. «Seriamente?» soffio, stupito.
«No, ma che seriamente!» scaccia l'aria con la mano. «Siamo uscite un paio di volte. È niente male!» sorride.
«Cosa fa? Magimoda anche lei?»
«Uh... non lo so. L'ho conosciuta a un pub. Magari ci conosceremo meglio, chissà» si stringe nelle spalle e alza il calice per brindare.
Di tutti i ragazzi e ragazze con cui è uscita, non mi ha mai raccontato nulla. È la prima volta che le brillano gli occhi.
«Sono felice per te» le dico, facendo tintinnare i due bicchieri.
«E tu? Qualcuno?» rimbecca lei.
Sbuffo, cinico.
«Non ho tempo per l'amore».
«Oh, giusto... sei troppo impegnato a scoprire perché tu e Potter non siete anime gemelle, per innamorarti» controbatte, molto più cinica di me.
Le scocco un'occhiata omicida, poi decido saggiamente di cambiare argomento. Non voglio pensare a Potter stasera.


31 luglio 2004

Potter,
giusto per tua informazione: la mia vita finalmente sta andando molto meglio. Anche senza il tuo fottuto aiuto.
Ancora sto provando a capire qualcosa di più su tutta la questione delle anime gemelle, ma non riesco proprio a trovare un nesso. A volte vorrei presentarmi da te per indagare meglio sulla questione. O magari invitarti qui per farti vedere dove sono arrivato. Chissà se saresti felice per me!
Che cosa sciocca. Tanto sciocca quanto questa lettera che ora vado a infilare nel camino.
Draco L. Malfoy


7 agosto 2004

«Ti sei messa con uno sbirro?!» sbraito, completamente basito.
Pansy mi fa cenno di abbassare la voce. In effetti tutti gli altri commensali del ristorante ci stanno guardando male. Mi sono preso cinque giorni di vacanza per andare a trovare Pansy a Roma, e mi sta preparando psicologicamente per incontrare la sua fidanzata, domani.
«Non è ancora uno sbirro, suvvia. Sta ancora facendo l'accademia per Auror» tenta di giustificarsi lei.
Di tutto mi sarei aspettato, tranne che questa serpe si innamorasse di una fottuta Auror.
«Merlino santissimo...»
Lei si finge offesa, ma poi ammicca. «Invidioso? Anche tu vorresti metterti con un Auror... e che Auror!»
«PANSY, E CHE CAZZO!» le urlo. Altri commensali si voltano infastiditi, ma in questo momento mi risulta fin troppo facile sgarrare dalle regole del bon ton.
«Suvvia, scherzo» aggiunge Pansy, ma io lo so che non sta affatto scherzando. «E comunque lei non è il solito Auror... diciamo che è molto... corruttibile!» sussurra, attenta alle orecchie indiscrete.
Io alzo un sopracciglio. Sapevo che c'era sotto qualcosa in tutta questa storia!
«... che diavolo state combinando?»
«Diciamo che sta usando un po' della sua influenza e la sua posizione per farmi lavorare in qualche posto di prestigio. Ha delle buone conoscenze per farmi raccomandare... gente con i Galeoni» ghigna.
«Ah... quel tipo di Auror!» ridacchio. In questi anni in Italia ho imparato tante cose sugli Auror nazionali. E anche sulla polizia Babbana. «E tu cosa le offri in cambio?»
«Oltre alla mia squisita persona?» domanda, vanesia. «Il mio potere per qualche piccola commissione».
Sono seriamente colpito, ma soffoco un'altra risata nel naso. «Serpe...»


31 luglio 2005

Tra i vari acquisti per il mio appartamento in ristrutturazione ho comprato anche un tritarifiuti Babbano. Così posso gettarci molte più pergamene, quest'anno.


30 luglio 2006

La luce fioca del negozio mi appesantisce gli occhi. C'è troppa polvere, noto. Poche finestre. Non è come il mio negozio, non è così che l'avrei arredato uno spazio del genere. Troppo antico troppo poco curato.
«Sono... interessanti» gracchia il vecchio, facendo scivolare le scatole sulla scrivania. Ha la bocca storta e gli occhi incappucciati in un'espressione vuota.
«Non sono solo interessanti, signor Olivander. Sono portentose» controbatto, riprendendomi le bacchette per riporle nella valigia.
«Lei è molto sicuro di sé, signor Malfoy, ma temo che ci sia ancora lavoro da fare» conclude, unendo le mani.
Aggrotto le sopracciglia. Non capisco proprio cosa intenda.
«Lavoro... lavoro da fare?» domando.
«Sì... temo di sì».
Mi sembra solo una scusa. Le mie bacchette rasentano praticamente la qualità di quelle di Gregorovich, si vede a occhio nudo. O, almeno, un esperto come Garrick dovrebbe notarlo. Ho talento, ho studiato, ho buone idee.
«Le stanno ordinando dal Regno Unito!» controbatto, piccato.
Olivander si alza e mi dà le spalle.
«Forse è gente che non capisce bene il valore delle bacchette. E di chi le costruisce» sussurra tra sé e sé.
Trattengo a malapena qualche epiteto sulla punta della lingua e decido di affrontare la questione con maturità.
«Penso che lei stia solo covando rancore» dico. Olivander sospira.
«Può essere. Può biasimarmi, signor Malfoy?»
Mi tremano le mani. Posso biasimarlo? Non saprei. Non sono io che l'ho fatto rinchiudere nelle segrete del maniero, non sono io ad averlo imprigionato e maltrattato. Io ero quello che faceva portare loro del pane di nascosto, dagli elfi. Ma quello Olivander non lo può sapere e non lo saprà mai. Come non lo saprà mai nemmeno la Lovegood.
Ingoio il boccone amaro e mi alzo.
«Ok, lo accetto» concludo, stanco. «Ma si ricordi del nostro accordo: non una parola sul mio nome. Non sono mai stato qui» gli rammento. Non voglio che nessuno in Inghilterra mi associ al negozio del Fabbricante di Ponte Vecchio.
Olivander annuisce lentamente, sottecchi. «Io sono un uomo di parola». So che sta trattenendo qualche mala parola nei confronti della mia famiglia, ma non mi interessa.


31 luglio 2006

Ho preso un alloggio nella Londra Babbana per questi due giorni, in attesa della Passaporta illegale che mi riporterà in Italia di nascosto. In questi anni ho imparato anche a utilizzare la nuova moneta Europea Babbana. Un vero peccato che qui in Inghilterra abbiano ancora le Sterline e io non ci abbia capito mai niente. Penso di avere fatto delle gran figuracce per pagarmi questa stanza di Hotel.
«Non sarei dovuto tornare qui» sussurro nella cornetta del telefono, con un avambraccio a coprirmi gli occhi.
«Draco... ma che è successo?» mi domanda Pansy.
«Olivander ha rifiutato la rivendita delle mie bacchette» singhiozzo. Erano anni che non mi sentivo così umiliato. «Qui nessuno mi perdonerà mai... nessuno...»
«Avevamo già appurato che la nostra vita non è più lì. Ma non perché non valiamo, ma perché non sanno riconoscere il nostro valore. Purtroppo per noi è più difficile , ma ce la stiamo facendo e dobbiamo andarne fieri. Molto più fieri di chi ha la strada spianata».
Sorrido e alcune lacrime mi cascano tra le labbra. Pansy sa sempre cosa dire per tirarmi su il morale, per farmi ragionare.
Forse non è il caso di dirle però che poche ore fa ho visto Potter. Forse non è il caso di dirle che come un codardo mi sono nascosto dietro un muro per non farmi vedere, mentre lui e i suoi amichetti erano al Paiolo Magico a brindare per il suo compleanno.
Avrei voluto dirgli qualcosa, anche solo affacciarmi e fargli gli auguri. Ma se in tutti questi anni non sono stato in grado di mandargli nemmeno una lettera, figurarsi fargli gli auguri di persona!
Non lo vedevo dalla fine della Guerra, e non mi è sembrato nemmeno cambiato.
Stessi occhiali fuori moda, stessi ricci indomabili. Stesso sorriso di chi ha cambiato il mondo. Stesso sorriso di chi ha cambiato me.


3 novembre 2006

Il telefono che squilla alle sette del mattino del mio fottuto giorno di riposo non mi stupisce nemmeno più di tanto. Non dopo che Scorpius mi ha appena lanciato la Gazzetta del Profeta dritto in faccia cinque minuti fa.
Non faccio in tempo a rispondere e avvicinare il telefono all'orecchio, che la voce acutissima di Pansy quasi mi buca un timpano.
«DIMMI CHE HAI LETTO I GIORNALI!»
«Sì...» rispondo, con la voce impastata e un gran mal di testa.
«Cos'è questo tono da oltretomba! È una notizia meravigliosa!»
«Dobbiamo rivedere il tuo concetto di meraviglia» le dico, contemplando la foto in movimento della Gazzetta che ritrae due persone uscire da un tribunale con un cipiglio tutt'altro che felice.
«Ma sei deficiente?! È il tuo momento, Draco!»
Chissà come, immaginavo che l'entusiasmo di Pansy sarebbe stato fuori luogo.
«Ma quale momento!?» sbuffo.
«Finalmente di fare qualcosa, ad esempio?!»
«E cosa cazzo dovrei fare, Pans?! Andare da lui e dirgli “ehi, ciao, ho saputo che hai divorziato. Ti va di uscire?”» sbuffo, contrariato. Non posso dire che la notizia del divorzio di Potter mi abbia fatto struggere dal dolore, anzi. Ma da qui a fare un passo verso di lui...
«Beh... può essere un inizio. Innanzitutto non stai negando di volerci uscire». Sento la sua fidanzata ridacchiare vicino a lei.
«Ma vaffanculo, Pansy. Lui non si fida di me. Nessuno si fida di me, lassù».
La mia vita oramai è qui in Italia. Lontana da Londra. Lontana da Potter.


2 aprile 2007

«Quel vecchio rincoglionito continua a non voler rivendere le mie bacchette. Eppure le ordinano da tutto il Regno Unito!» ringhio.
«Draco...»
Mi era mancata mia madre, persino il suo modo di rimproverarmi per il linguaggio poco aristocratico. Erano quasi due anni che non venivo a trovarla in Provenza.
«Chiedo scusa, madre».
Lei sorride pacatamente e spinge la zuccheriera verso di me. La casa in cui vive con lontani cugini è piccola e malmessa, ma questa veranda in mezzo ai campi di lavanda è suggestiva. Il sole è già tiepido, c'è profumo di biscotti proveniente dalla cucina. Non si sta male, qui, ma so bene che mia madre è sempre stata abituata ad altri standard. Per incontrarmi ha indossato uno dei suoi vecchi abiti di sartoria, come se si vergognasse a vivere come una campagnola. Non vorrei che mia madre si vergognasse di me. Per me rimarrà la donna di classe di sempre, anche vestita di stracci.
«Potresti ponderare di aprire una sede lì. Magari non in Inghilterra, ma comunque lassù. In Irlanda, ad esempio» mi propone. In realtà ci avevo già pensato, ma i contro sono più consistenti dei pro.
«Non ho soldi per aprire un nuovo negozio, e non ho nessuno lì che vorrebbe lavorare per conto mio. Inoltre aprire un negozio di concorrenza potrebbe invogliare Olivander a far saltare il nostro patto. Se rivelasse il mio nome, le vendite colerebbero a picco, lì» le spiego.
Mia madre sorseggia il te con eleganza. Poi poggia la tazzina e sussurra. «Quel vecchio rincoglionito...»
Non posso fare a meno di ridere.


31 luglio 2007

Potter,
vorrei trovare il coraggio, ma non lo trovo da nessuna parte. Ho trovato la forza di rialzarmi, di sopportare le peggiori angherie, le minacce, le percosse. Ho trovato il coraggio di ripartire da zero e crearmi un lavoro. Ho trovato la forza di imparare una nuova lingua, di crescere da solo, lontano da tutto e da tutti. Sono arrivato fin qui grazie solo a me stesso e ancora non trovo il coraggio di spedirti una lettera di auguri.
Draco L. Malfoy



31 luglio 2008

Potter,
è passato un altro anno. Stiamo crescendo. Sono passati più di dieci anni dalla fine della Guerra e ancora rimango attaccato al passato.

Sono passati dieci anni, sono diventato un Fabbrica-bacchette di alto livello... eppure non sono ancora riuscito a trovare una soluzione per le affinità tra le nostre. Non ho mai smesso di cercare, mi sono intestardito a lungo. Non c'è altra spiegazione oltre a quella delle anime gemelle. Insensata, impossibile. Ma questo mi spinge a continuare a pensarti, a tentare di capire.
Forse dovrei davvero chiudere il cerchio e provare a parlarti, a scriverti con questa banale scusa. O forse rimarrai un dubbio per sempre.
Draco L. Malfoy


22 agosto 2008

«Tra pochi giorni i ragazzini partiranno per Hogwarts, sono tutti alla ricerca della bacchetta perfetta. Preferisce che le ordinino tutti via gufo o rivenderle qui, ritraendone profitto?»
Questa è la seconda volta che salgo in Inghilterra sotto mentite spoglie per tentare di fare affari con Olivander. Le ho provate tutte. Lui sembra irremovibile anche stavolta e non posso fare a meno di domandarmi se sia scemo o semplicemente troppo rancoroso.
«Non rivenderò le sue bacchette, Malfoy» dice infatti.
«Allora non ha proprio senso per gli affari».
Questa volta non riesco proprio a frenare la lingua, ma lui non appare per niente stupito.
«Non faccio affari con i Mangiamorte, dopo quello che i Mangiamorte mi hanno fatto durante la Guerra» sibila Olivander, gelido.
La lingua che prima ho faticato a frenare ora mi si è incollata al palato. Dovrei essere abituato alla gente che si appella a me in questo modo, dovrei essere abituato a essere guardato con così tanto odio, ma fa sempre male. Sono anni che nessuno usa un tono così orribile con me.
Sono anni che non mi sento così tanto umiliato.
“Non sono un Mangiamorte” vorrei dirgli. “Non sono come mio padre”. Invece non dico niente. Sbatto la porta alle mie spalle e spero che nessuno veda le lacrime che mi pendono dalle ciglia.
Tutto ciò che mi viene da pensare è che quel vecchio bastardo merita di fallire.


5 ottobre 2008

«Beh... non è una casa grande, ma è pur sempre una casa. E la posizione è ottima» dico, sincero. L'appartamento sarà anche un monolocale, ma è un monolocale abbastanza grande per due persone. E la vista sul Colosseo è davvero magnifica.
«Risparmiatelo, Draco. Stiamo facendo solo una gran fatica» sbuffa infatti Pansy, lanciando un'occhiata esasperata alla sua fidanzata. A dire il vero non avrei mai pensato che potessero resistere, ma posso comprendere che dopo tutti questi anni insieme abbiano bisogno di qualche metro quadro in più. Soprattutto perché il concetto di ordine di Pansy non è esattamente convenzionale.
Mi guardo intorno e noto che in ogni angolo ci sono i suoi bozzetti di moda, disegni, progetti. Non capisco proprio come Ambrosia riesca a resistere senza lanciarli tutti nel camino in un raptus di follia.
«Non riuscite proprio a permettervi un bilocale, con la tua promozione?» domando ad Ambrosia, che giusto una settimana prima è stata chiamata a prendere il posto di capo di terza divisione Auror.
«Hah... mi pagano uno sputo comunque» sbuffa. «Dovrei essere il capo assoluto per riuscire a guadagnare abbastanza per una bella casa in una posizione come questa».
“Uno sputo” mi sembra comunque esagerato, ma comprendo che dopo tre anni di accademia e due di specializzazione si abbia voglia di meritocrazia. Ho sentito dire che in Italia non ce ne è molta.
«E quanto manca alla tua promozione?» le domando.
«Dipende da quanti casi mi farà vincere Pansy mettendo mano alle prove di nascosto...» ammicca lei.
Alzo gli occhi al cielo e scuoto la testa. «Serpi...»
Anche loro ridono. Oramai mi è piuttosto noto che la loro storia si basa su tanto amore, reciproca collaborazione e tanto inganno verso gli altri. Ambrosia Verbena sfrutta il potere di Pansy per acchiapparsi per prima i meriti di casi risolti da altri, e in cambio Ambrosia assicura a Pansy lavori per aziende immanicate. È stata Pansy stessa a collaborare con una famosa stilista per disegnare le nuove divise Auror di ricerca.
Tutto perché in Italia a quanto pare la meritocrazia non esiste, ma i giri loschi sono all'ordine nel giorno.
«Dovresti valutare anche tu il nostro aiuto» propone quindi Pansy, per l'ennesima volta.
Saranno mesi che mi propone di entrare nel loro giro di loschi affari, e sono mesi che mi rifiuto. «Non vorrei più essere una persona disonesta».
«Hai visto cosa cazzo succede a quelli come noi che tentano di essere onesti, Draco. HAI VISTO» si infervora Pansy, come sempre. Capisco il suo ardore, capisco la sua frustrazione. Quelli come noi devono fare sempre il doppio della fatica per emergere, ed è una verità.
Ho dovuto sputare sangue per ottenere ciò che ho. Sono stato deriso, picchiato, insultato.
Se fossi ancora nella stessa situazione di quattro anni fa forse accetterei l'aiuto... ma ora? Ora mi sento fiero di quello che sto facendo, di quello che ho costruito con le mie mani. Anche se vorrei di più, anche se vorrei venire riconosciuto per i miei meriti, non essere più costretto a nascondermi... non essere più umiliato.
«È già buono ciò che abbiamo» mi convinco. Ed è vero. «Pensa a come eravamo ridotti... ora abbiamo una casa, dei buoni lavori...»
«E da quando sei uno che si accontenta?!» ringhia e si avvicina a me, con il naso ad un palmo dal mio. «Tu sei... il più bravo di tutti in questo lavoro, non ti è riconosciuto solo perché non puoi rivelarti al mondo. Tu pensa che ingiustizia! Quel vecchio citrullo di Olivander non vuole vendere le tue bacchette solo perché gli ricordi tuo padre!»
Mi mordo le labbra. Ha ragione, è una vera ingiustizia. Vorrei farcela da solo... ma devo guardare in faccia la realtà. Per la società rimarrò un Mangiamorte come mio padre.


12 dicembre 2008

Mio caro Draco,
ti ringrazio per i tuoi consueti auguri di buon compleanno. Io sto bene ma, come pronosticabile, mi hanno trovata. Hanno intercettato delle lettere che ho mandato a tuo padre e mi sono arrivati degli altri auguri di compleanno oggi, molto meno piacevoli dei tuoi. Qualcuno ha minacciato di volerti trovare e rovinare, mi sembrava corretto avvisarti, ma non entrerò nei dettagli degli epiteti rivolti alla nostra famiglia. Penso che tu già li conosca.
Spero che le cose per te stiano andando sempre bene. Vieni a trovarmi quando più ti aggrada.
Narcissa Black Malfoy

Alzo gli occhi dalla pergamena e i miei denti scricchiolano dalla rabbia. Appoggio la lettera sulla pila di bollette da pagare, contratto d'affitto, ennesima lettera di diniego da parte di Olivander per la collaborazione.
Questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Ci vogliono tre squilli perché lei risponda.
«Pansy... ho cambiato idea».


3 gennaio 2009

«E questo chi sarebbe?» le domando. O forse sarebbe più corretto dire “gli” domando.
Pansy fa un paio di piroette sul tappeto del salotto e Ambrosia applaude. L'odore della Polisucco riempie tutto l'appartamento, ci vorranno giorni per farlo andare via.
«Meh... un Babbano che ha trovato Ambrosia per strada a Milano durante l'ultima missione. Carino, vero?» risponde Pansy, guardandosi meglio allo specchio. Non ha più la frangetta di capelli neri, non ha più le forme femminili. Al suo posto c'è un ragazzo alto e slanciato, muscoloso, con i boccoli castano chiaro e due occhi azzurro cielo.
«Beh... decisamente carino» ammetto. Non posso negare il contrario, e quasi mi viene un conato di vomito al pensiero di essere attratto da Pansy. Non capitava dal Ballo del Ceppo, quando ero ancora convinto di essere etero.
«Dobbiamo dargli un nome» propone lei, estasiata.
«Chissenefrega del nome» sbuffo, teso.
«Draco, sai bene che è necessario» mi rimprovera Ambrosia. «E il cognome ce l'abbiamo già!»
La guardo storto. «Non sono convinto che questa cosa possa funzionare...»
E soprattutto non sono nemmeno convinto di volerlo al cento per cento.
«Oh, sai come funzionano queste cose... funzionano eccome. Basterà annebbiare bene il cervello al vecchio e dopo un po' gli risulterà quasi credibile che sia tutto vero. Sai bene che Pansy è un portento con questi tipi di incantesimi e pozioni». Ambrosia sembra convinta. Ed è un Auror, questo mi tranquillizza sul fatto dell'illegalità della questione.
Anche se proprio non riesco a comprendere fino a che punto possano spingersi queste due pur di ottenere di più.
«E va bene... proviamo» mi faccio convincere, ma prima voglio accertarmi che la mia migliore amica sia totalmente a favore. «Pansy... ne sei proprio sicura?»
«Lo faccio volentieri per te, Draco. E per noi... sai bene cosa significa ottenere il monopolio delle bacchette» ridacchia Pansy.
«Soldi a palate! Solo la nostra parte sarà il quadruplo del mio stipendio attuale» sogna Ambrosia. Se da un lato comprendo la voglia di riscattarsi di Pansy, non capisco altrettanto l'arrivismo della sua fidanzata. Ma c'è anche da dire che non ho mai visto la mia migliore amica così felice come quando è con lei.
A volte vorrei anche io una relazione così intensa, ma poi mi ricordo che non ho tempo per l'amore. E non c'è nessuno che vorrei al mio fianco. Nessuno... tranne...
Pansy mi si getta addosso e mi stritola, dimenticandosi di avere la forza e l'altezza di un uomo. Quasi casco per terra e lei ridacchia.
«Non chiamarmi più Pansy per un po', ok?» mi dice, schioccandomi un bacio sulla guancia.
«E come vuoi che ti chiami?» le domando.
Lei storce le labbra e si mette a pensare. Poi l'illuminazione.
«Mmh... che ne dite di Edgar?»



 
Continua...

ANGOLO DI EEVAA:
Ehilà, gente!
Questo secondo atto dello spin-off è servito per mostrare la crescita di Draco, sia come personaggio sia nel mondo del lavoro... non siamo molto distanti dagli eventi di Agrifoglio e Biancospino e nel prossimo capitolo verrà inquadrato bene come e perché le tre Serpi abbiano sfruttato Edgar, ma soprattutto di come hanno organizzato tutta la questione degli eventi della storia principale.
Qualcuno aveva ipotizzato che Verbena potesse avere a che fare qualcosa in tutta questa storia e... ebbene sì! Anche lei è parte stessa del piano, oltre che essere la fidanzata della nostra cara Pansy... o meglio, Edgar. Beh, per sillogismo avete capito anche chi è la Falena, in tutto questo. Si capiva già dal primo capitolo, credo.
Lo spin-off non voleva essere nulla di misterioso, il mistero era già stato risolto, ora le motivazioni le conoscete ma... da qui a tutta la storia dell'attentato, cosa può essere successo? E dopo?
Lo vedrete nel prossimo capitolo :) non so ancora se riuscirò a farci stare tutto nel terzo atto o ce ne sarà un quarto, ma verosimilmente accorperò. 
Grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto! Un abbraccio,
Eevaa
  
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